#arzilla
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screwdriver-and-souffle · 9 months ago
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Ricchi e poveri ci hanno dato la canzone danzereccia, il ruveal e la tipa è più arzilla di me
vincitori morali
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risefromtheashes14 · 9 months ago
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io voglio quello che si prende Angela per essere arzilla così
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l-incantatrice · 2 years ago
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Oggi sono arzilla e pimpante come questa mummia che ho fotografato al museo egizio di Torino 😂
BUONGIORNO ♣️
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mineestellepolari · 1 year ago
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Non io che dormo tre ore a notte e sto sempre arzilla.
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digitalandy · 9 months ago
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Lento, Roma
Piccolissima ma ben organizzata enoteca sulla Tuscolana che ha aperto da pochi mesi grazie alla passione di tre giovani soci con diverse provenienze.
La passione si vede e si sente nei piatti del giovanissimo chef che si mette alla prova con ingredienti ben selezionati proponendo un menù piccolo ma con un buon mix di tradizione e innovazione.
I piccoli assaggi iniziali vedono crostini con moscardini con un bel sugo concentrato e hot dog con salse servito in un bun di farine selezionate. Selezione di salumi e formaggi è anche disponibile. Interessante il piatto di cipolla che vede sue tipologie diverse, rossa e dorata, cotte in modo differente e servite con una salsa di parmigiano 40 mesi Buona, anche se non appastanza salata, la zuppa di arzilla con il broccolo verde ancora croccante e impreziosita da bocconcini di una ben cucinata rana pescatrice.
Ingredienti curatissimi a partire dal pane di un produttore che lavora esclusivamente con grani antichi o dalla tartare che viene dai capi allevati al pascolo del maso Pretzhof.
Lista dei vini solo naturali e con una buona estensione per origine e tipologia. Il tutto impreziosito da una selezione di bottiglie di vecchie annate, 2010 ma anche più vecchie, di produttori friulani (JNK, Zidarich, Skerk, Radikon...) e non solo.
Servizio genuino e appassionato capace di dare maggiore spessore all'offerta.
Unica pecca la piccola dimensione del locale che lascia poco spazio per muoversi. Belli comunque gli scaffali con le bottiglie on mostra.
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silfideoli · 10 months ago
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10 di 365
Ieri stavo tutta arzilla per una risposta positiva ad un'email e i voti ricevuti dall'erasmus. Troppo sovraccarica e presa bene per scrivere. Non c'è niente da fare, si scrive quando si sta male (io almeno, sto pluralia maestatis non c'azzecca). Ho lincenziato la psicologa, mi ha scritto un messaggio ma non le ho nemmeno scritto. E' bastato qualche giorno di fiducia, di presabene e mi pare di poter tirare giù gli Appennini. Era una cosa a drenarmi di energia. Tutto mi drenava di ogni energia, ovvero non avere uno scopo, e ogni volta che l'avevo, pareva deludermi e ferirmi a morte mentre vedevo tutto fallire, svanire mangiato dal mio dispiacere. E io diventato un boccone del mio stesso dispiacere. La mia mente lo diventava, e i miei rapporti, il mio stato d'animo. Tutto mangiato, fagocitato. Poi mi basta un po' di campagna, magari pure qualche tiro di canna e torno a casa tutta contenta, ispirata, fiduciosa, ottimista. Con ottomila sfumatura di meraviglia negli occhi.
Mamma ha preso un virus alla pelle. Sono preoccupata, ho paura le arrivi all'intestino e al fegato come quell'uccellaccio del malaugurio del medico ha borbottato. Ma le ho detto di non preoccuparsi, e me lo so detta pure a me stessa. Dài, sì riprende presto certo che tra lei e papà, negli ultimi mesi...
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ahrisen · 10 months ago
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04.01.2024
Un locale molto fancy, di notte, a tema esoterismo. La proprietaria è questa anziana ma arzilla signora. Prova a vendermi delle carte, e contrattiamo sul prezzo di un mazzo di tarocchi dai disegni carini.
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sognosacro · 11 months ago
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In questo momento la mia casa fa dei rumori strani, secondo me ci sono dei fantasmi. Ma ho dormito di M e non ho la mente arzilla per captare cose o per vedere cose, ho passato la notte a Bellinzona con tanta gente, un bambino, un tipo che mi urta e gli dico "fai attenzione per favore" poi questo inizia a minacciare insieme a un altro, me ne vado, ma inizia una specie di apocalisse non zombie, ma di traditori (gente che pugnala alle spalle) che cercava di uccidermi.
Allora sono tristemente volata via, mi sono appollaiata su un tetto di una baita mentre pioveva per riposare e un gruppo di giovini fanciulli mi hanno detto "non puoi stare qui" "ma se mi sono appoggiata per riposare"
E sono entrata nella baita e al posto di volare ho iniziato a camminare.
QUINDI le mie emozioni suggestionano il mio potere interiore.
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screwdriver-and-souffle · 9 months ago
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Angela droppaci la ricetta che ti dà il medico per essere così arzilla, vi adoro
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lamilanomagazine · 11 months ago
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Rovigo, il "Natale a teatro nelle frazioni", spettacoli Fenil Del Turco, Grignano e Mardimago
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Rovigo, il "Natale a teatro nelle frazioni", spettacoli Fenil Del Turco, Grignano e Mardimago Tre serate speciali per salutare a teatro l’arrivo del Natale e condividere qualche ora all’insegna della spensieratezza. Torna l’iniziativa “Natale a teatro nelle frazioni”, giunta alla sua quinta edizione. Domenica 10, sabato 16 e giovedì 21 dicembre, sempre alle 21, tre spettacoli a ingresso gratuito, per iniziativa dell’Amministrazione Comunale, con l’organizzazione di Fita Rovigo Aps (Federazione Italiana Teatro Amatori) e la collaborazione di associazioni e comitati delle frazioni. Ma ecco nel dettaglio il cartellone. Si parte domenica 10 nel teatro parrocchiale di Fenil del Turco con la compagnia I Sbregamandati di Polesine Camerini che porterà in scena la commedia “La Sbraghssona” di Mendes Bertoni: la storia di un’umile famiglia di campagna in cui l’obiettivo principale di Tea, moglie e madre con un carattere difficile, è di far sposare la sua unica figlia e sistemarla. Ma un imprevisto manda all’aria i piani della donna. Si continua sabato 16 nel teatro parrocchiale di Grignano con la compagnia Nove etti e mezzo di Villa d’Adige di Badia Polesine in “Parcheggio a pagamento” di Italo Conti, storia ambientata nella casa di riposo Villa Arzilla, struttura alquanto discutibile. Qui vive da quattro anni Beatrice, anziana abbandonata lì dai parenti serpenti contro i quali la donna, aiutata dalla compagna di stanza Nana, progetta un piano per vendicarsi. Si chiude giovedì 21 nell’atrio della scuola primaria di Mardimago con La bottega dei commedianti e lo spettacolo “Don Giacinto (Disavventure e tentazioni in parrocchia)” di Severino Zennaro: nella sacrestia di un piccolo paese di provincia un bravo parroco deve celebrare un matrimonio alquanto insolito perché al momento della confessione tutti i protagonisti gli creano situazioni imbarazzanti. Il prete dovrà anche respingere le avances di alcune donne. Al termine di ogni spettacolo un brindisi conviviale per scambiarsi gli auguri per le festività. “Questa rassegna da alcuni anni arricchisce l’offerta di intrattenimento ed è sempre molto seguita e partecipata – sottolinea l’assessore alla Cultura Benedetta Bagatin – perché il teatro è un ottimo strumento di partecipazione e condivisione in attesa dell’arrivo delle festività. Un sentito ringraziamento va anche alle associazioni del territorio, parrocchia di Fenil del Turco, circolo Noi San Benedetto di Grignano e Polisportiva di Mardimago che da supportano Fita negli eventi». «Portare il teatro nelle frazioni dà sempre molta soddisfazione per il calore e l’accoglienza del pubblico – afferma la presidente di Fita Rovigo Aps Roberta Benedetto – e quindi siamo molto grati all’Amministrazione comunale per averci dato di nuovo questa opportunità. Il programma 2023 sarà all’insegna del divertimento e della condivisione». Ingresso libero Informazioni su Facebook alla pagina di Fita Rovigo Aps, ai numeri 349 4297231 - 340 1045590 – [email protected]... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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mariuskalander · 2 years ago
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La Baldino è stata messa in difficoltà da una arzilla signora #lariachetira
— Mario Calandra (@MariusKalander) Mar 30, 2023
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ris8lifestyle · 2 years ago
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Vivienne Westwood non ha inventato il punk
#VivienneWestwood non ha inventato il #punk, ma il #punk è stato fondamentale per la carriera da #stilista di #Vivienne #Westwood. #ris8 #ris8lifestyle #magazine #fashion #style #malcolmmclaren #sexpistols #ramones #damned #moda #punkrock 
Il 29 dicembre, oltre a Pelé, ci ha lasciati, come saprete già tutti, la geniale stilista Vivienne Westwood. La notizia del lutto ha avuto un certo clamore perché  la stilista era strettamente legata agli albori del punk. Stupisce il clamore che ha avuto su quella sorta di Villa Arzilla che è ormai Facebook dove, appena muore qualcuno legato all’immaginario collettivo, inizia una parodia da…
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Ricerche d’identità: Tra memoria storica e realtà conflittuale. Breve postilla sulla poesia di Alberto Mario Moriconi
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(Ma cosa sono queste “Ricerche d’identità”? Semplicemente, si tratta di un tentativo, risultante da alcuni libri o testi disparati ma significativi, in riviste e antologie che abbiamo letto in questi anni, sin dagli anni scolastici e giovanili ‒ in alcuni casi aggiornati da letture più recenti ‒, molto illogico, come la struttura semantica delle postille stesse. Organizzate spesso per frammentazione, per frasi “singole”, cioè con gli accapo dopo ogni punto, in quanto sono essenzialmente sensazioni estemporanee, si propongono di individuare – appunto – lineamenti d’identità con cui riconoscere, per grosse linee, al di là delle dottrine e suggerimenti partigiani, alcuni poeti. Nella composizione degli abbinamenti (tre poeti per volta legati dalla stessa identità, secondo noi), facendo comunque attenzione al fatto di evitare di coinvolgere il lettore nel vortice della confusione, non si è tenuto conto della diversità di stile, di generazioni, di formazione o di notorietà tra gli autori dello stesso gruppo. Ciò che andiamo dicendo ‒ occupandoci anche di quei poeti che hanno prodotto o producono poesie a margine delle loro principali attività di critici, di narratori o di artisti, per cui sono conosciuti ‒, a volte in poche righe e non sempre con un giudizio favorevole, con semplicità e sovente ricorrendo al sostegno di citazioni e lacerti di alcuni critici, creando tra i due concetti ‒ quello nostro e quello del critico citato ‒ un filo logico, un principio di compattezza, un sentimento comune ‒ ma anche una dialettica costruttiva ‒, vuol essere un piccolo orientamento non scientifico sul corpus poetico di alcuni autori, lasciando al lettore, attraverso l’approccio con i testi che chiudono le varie postille, ogni giudizio finale). * * * La prima volta che feci la conoscenza letteraria con questo poeta fu alle scuole superiori: in una delle antologie letteraria che ci facevano studiare, c’erano alcune sue poesie. Quando ne parlai con Moriconi di questo “incontro”, notai in lui una certa soddisfazione che più tardi esternò nella dedica sulla prima pagina di Decreto sui duelli («a Giorgio che mi dovette studiare a scuola e non mi odiò». Luglio 2002), che mi fece recapitare – come vedremo più avanti – tramite Carlo Di Lieto. Già intravedevo la sua verve ironica. Ho un ricordo indelebile di Moriconi, soprattutto attraverso le nostre conversazioni telefoniche (ci siamo incontrati di persona poche volte, in qualche serata dedicata alla poesia. Egli arrivava sempre per ultimo, come le grandi star; d’altronde era il decano dei poeti napoletani, quindi come tale veniva accolto dalla platea, con molto rispetto). Mi diceva che io potevo essere, dopo la sua morte, la persona adatta per divulgare la sua arte: «Sai, potresti incominciare a parlare del bestiario presente nelle mie poesie. Quindi ti farò avere tutte le mie pubblicazioni». Insomma una specie di ornitologo letterario. Un giorno mi vidi recapitare a casa da Carlo Di Lieto ciò che mi aveva promesso. Ce n’era di che occuparsi in fatto di bestiario! Per es. nella Canzone per la liana del Mato Grosso, che apre Un carico di mercurio (Laterza, 1975), facciamo la conoscenza di animali dal nome in portoghese: il caititu, una varietà di cinghiale; la jibóia, il serpente boa; il jacaré, l’alligatore: il campeiro, il capriolo della prateria; il veado mateiro, piccolo cervo di foresta ( il caititu grugna / la jibóa strizza / il jacaré / sgrigna / solca il cerrado lustre / aspre foglie il tenero / corno del veado…). Ma per vari motivi dovetti abbandonare l’aspirazione di Moriconi: niente bestiario, almeno per ora. Riuscii solo a buttare giù un breve scritto che rimase inedito e che ora fa parte di questa breve postilla. Continuando a sfogliare questo volume, leggiamo una poesia dal titolo Ippopotamo (Poi so d’un ippopotamo che / un impala, nel bere, addentato / da un coccodrillo ritrasse / a riva / – fugò lo scaglioso / orrore, la ratta arzilla / maciulla…; dove l’impala è un’antilope, p. 33) che certifica la partecipazione alla realtà da parte di Moriconi. Per chi non lo conoscesse, Alberto Mario Moriconi era nato a Terni nel 1920, ma sin dall’infanzia visse a Napoli, dove è morto nel 2010. Svolse attività di penalista, poi docente di letteratura drammatica all’Accademia di Belle Arti e collaboratore letterario di quotidiani e riviste. Per «Il Mattino» di Napoli ha tenuto rubriche culturali, anche con lo pseudonimo di Morick. Fu soprattutto un poeta (pubblicò Vortici rupi mammole, Gastaldi, 1952; Trittico fraterno, Ceschina, 1955; Anno Mille, Rebellato, 1958); Le torri mobili, Guanda, 1963; La ballata del guano, Ed. Uomini e Idee, 1996; poi in Dibattito su amore, Laterza, 1969; Un carico di mercurio, id., 1975; Decreto sui duelli, id., 1982; Il dente di Wels, Pironti, 1995; Io, Rapagnetta Gabriel e altre sorti, id., 1999), ma pubblicò anche un volume in prosa: Un autocommento (discreto), Liguori, 2003). «Poesia esplosiva, che attrae il lettore, lo avvince per la piacevolezza e la scorrevolezza della lettura, la ricchezza delle immagini, la musicalità del linguaggio ma non si creda che la poesia di Moriconi si esaurisca in questa giocosità. Al “fondo” di tutto c’è una grande amarezza, il senso della tragedia, della solitudine dell’uomo» (S. Grasso, rec. a Dibattito su amore, in «La Tribuna del Mezzogiorno», 27 gennaio 1970). Aggiungiamo poesia innovatrice del linguaggio lungo un intenso impegno di denuncia, di cronachismo lirico ma moderno, di citazioni anche dotte, plurilinguismo, allusioni, che interroga da un punto di vista anche di metafisica autocritica e demistificata; il grottesco che diventa anarchico tra tragedie e diversità, relazioni umane, accadimenti per accumulo di materiale verbale; sarcasmo pronto a farsi guidare da uno stile sperimentale da un estremo all’altro del discorso frammentario, «ora allusivo e sfumato, ora gergale e corposo, nell’imprevedibilità di modi sempre geniali, per il sapore, i toni, i richiami, i ritmi. Il lessico stesso è carico di intensità poetica, perciò è provocatorio» (C. Di Biase, in «Corriere di Napoli», 28 settembre 1974). In Moriconi le assonanze (senza dimenticare la parodia, l’allegoria, l’ironia, le rime interne, epiteti s’impastano con un’affascinante dissacralità che spesso strappa una risata tra tradizione e modernità, personaggi storici e contemporanei per un nuovo genere letterario tutto suo (come ebbe a dire Raffaele La Capria) che ‒ secondo Elio Gioanola ‒ «sfugge a ogni possibilità di inquadramento nel panorama della poesia novecentesca», o come aggiunge Claudio Toscani, «il poeta più originale del nostro Novecento» (queste due espressioni sono tratte dalla descrizione riportata al volume La trilogia tragicomica. Dibattito su amore Un carico di mercurio Decreto sui duelli, a cura di Armando Maglione, sul sito del compianto editore Tullio Pironti). Dai personaggi del reale e della nostra storia moderna e antica, spesso conflittuali con la realtà in cui sono calati (citando alla rinfusa: la madre di Balzac, i lebbrosi, i filantropi inventori, l’aeronauta Arban, i sensitivi, i nomadi, etc.; Cesare, Garibaldi, Catone e i due Scipioni, mister Brown , Vivaldi, Campanella, Marc’Aurelio, etc.), discerne la poesia di Alberto Mario Moriconi: sono personaggi storici “rivisitati”, a suo modo, e presentati come personaggi “nuovi”, ovvero nelle forme e rivoli sconosciuti, dove in primis campeggia la psicologia. Tra memoria storica e realtà conflittuale, facciamo, quindi, la scoperta di un Belli a double face (ci riferiamo al testo Gioacchino Belli e i ribelli, inserito in Decreto sui duelli, opera moriconiana che chiude la trilogia pubblicata da Laterza, e che prendiamo come riferimento, unitamente a Io, Rapagnetta Gabriel e altre sorti, per questo nostro breve excursus sulla poesia di Moriconi). Dal ribelle e mangiapapi che era, si ritrova un giorno “ammaestrato” e devoto al potere: «Questo, il Luogotenente, ed il possente / Belli... / Be’... / s’aggrovijò sotto la sottana / de quarche panzanera de curato / quann’arrivò quer macero spretato / che seppe accenne troppa de mattana, / quer cacchio rosso de Mazzini, e vola / la bona pace der, sì, zozzo, ovile, / ma sempre pace, sagramento! E frana / er vecchio monno? Ah sor fischietto, a scola! / ah sor Mazzì, a ’sto monno senz’er titolo / o de Papa o de Re o d’Imperatore / che Cristo ce po’ avé voce in capitolo? / Annate a fa’ la cacca a la sediola: / io ce manno mi’ fijo: l’ho ammojato / pe’ dispenzallo da guardia civile» (A. M. Moriconi, Gioacchino Belli e i ribelli (II), da Decreto sui duelli, op. cit., p. 29). Il serio e il giocoso, il tragico e il comico, si combinano in una sorta di commistione carica di corpus narrativo-epigrammatico, al limite dell’esopico e dell’epico, quasi escatologico, nel senso di mito terreno più che di sorte del singolo individuo dopo la morte, benché qui pure è interessata in qualche modo: «solo chi non è amato / muore senza dolore: / il solo desolato / ch’ora si aspetta amore. / / invidio il desolato / che senza un cane muore / accanto, / e sorride un compianto / al mio schianto d’amore / sognando amore, vita, /  all’uscita da questa / sua vita camposanto» (Id., L’eterna rima in ore (il distacco), da Io, Rapagnetta Gabriel e altre sorti, op. cit., p. 57). Dicevamo all’inizio della conflittualità esistente tra i personaggi della poesia di Moriconi che sperimenta un diverso modo di fare ricerca poetica (ironica e materialmente giocosa, sperimentale, attuale, con il ricorso di una metrica che si avvale anche della tradizione duecentesca), conflittualità sfaccettata e densa di un plurilinguismo di lingue vive e morte (e il francese, lo spagnolo, l'inglese, il portoghese, etc.) frammiste ai gerghi dialettali, spregiudicato e originale, che innesta una contraddizione di fondo, leopardiana: “sregolare” la tradizione e “rivendicare” gli elementi esclusi dalla natura, dalla vita quotidiana. E il piacere che ne trae dalla contaminatio è indefinito; più forte è la capacità di sovvertire le apparenze o gli errori della storia-natura, tanto più piacevole è affidarsi ai contrari, all’intreccio dell’investigazione. La poesia di Moriconi si alimenta di drammaticità attraverso la citazione di eventi e personaggi di tutti i luoghi e di tutte le epoche: si tratta di un duplice dramma, colpa di una realtà in contrasto con il poeta e viceversa. Allora, per ridimensionare una realtà così nefasta e avvilente, il poeta usa le armi dell’ironia e dell’allegoria, non per una poesia stralunata alla Sereni – per intenderci –, ma per preservare proprio quel dramma umano, quella inquietudine che è alla base del fare creativo: altrimenti, sarebbe robetta la poesia. L’ironia, dunque, è il piacere dell’impossibile che diventa possibile, sembra dirci Moriconi, tra percezione dei sensi e l’abisso, tra il dire e il non dire. Il gioco dei paradossi, invece, è continua formazione e deformazione della realtà, curioso di possibilità in divenire, con tutti i rischi che ciò comporta, contro cui il poeta schiera il proprio linguaggio alla ricerca delle differenze, delle similitudini tra le parole, quel ruolo primario dell’uomo, le libertà nella catena di montaggio della vita. Il linguaggio è frazionato, frammentato tra pathos e comicità, tra tensione e inquietudine, senza cui la poesia non avrebbe senso di esistere: Pesce rondine S’io fossi turchino e più corto sarei quel pesce rondine (celo due, forse, aluzze vertiginose), del pari attratto da coste umane, e da oscuri venti interni distratto, ritratto.                                                  Né è più l’età per la mia sete d’alto mare.            Balzo a tre o quattro metri sul viscido pelo e per cento metri anch’io volo:                              e il goffo rituffo, in vista d’un molo calcinato, in un liquido letame. Non ho né squame né ali turchine,                 son tozzo non corto, pesce gregario sì, e solo, nel fondo del tossico porto di Napoli. (da Decreto sui duelli, op. cit., pp. 98-99) Read the full article
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nusta · 9 months ago
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C'era proprio una puntata con una signora particolarmente arzilla perché aveva la sifilide che le toglieva i freni inibitori, questo sarebbe stato il sequel perfetto XD Comunque io ci metterei la firma per invecchiare così ;)
I Ricchi e Poveri sembrava un episodio di, tipo, Dr House, in cui l'infermiere fattone droga accidentalmente tutti i vecchi🤯
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pierpaologattari · 2 years ago
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Iniziamo la stagione Fanese con un bel weekend di #bike frà colline e #mare #mombaroccio #beatosante #bargni #sanbartolo #arzilla (at Parco Regionale Monte San Bartolo) https://www.instagram.com/p/CdlTQycMTSM/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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osterialasolfa · 4 years ago
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Minestra di broccoli in brodo d'arzilla e Seppie in trippa! 🍽️Oggi #primopiatto storico della #tradizioneromana e come #secondopiatto una rivisitazione de #ercococlaudio 👨‍🍳 T'aspettamo a #pranzo in #osteria o anche per #asporto e #consegne 📞067027996 📱3392463518 💻sito in bio 🛵@ubereats o su tutta Roma entro il GRA con @moovendaofficial 🔥e fino al 28 febbraio con sconto del 15% con codice FEB15 Daje de #cucinaromana 🎼#osterialasolfa #lasolfasulsofà 🛋️ 🎶 🎶 🎶 🎶 #mangiareromano #mangiarearoma #cucinaromanarivisitata #zuppa #minestra #minestradibroccoli #arzilla #piattiromani #piattitipici #piattitipiciromani #seppie #seppieintrippa #piattirivisitati #esquilino #santacroceingerusalemme #roma (presso Osteria La Sol Fa) https://www.instagram.com/p/CLoYY2QFJ4l/?igshid=q21svoq4c42
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