#architettura alpina
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Pontboset: Il Cuore Pittoresco della Valle di Champorcher. Un Borgo Antico tra Storia, Natura e Acqua Cristallina. A cura di Alessandria today
Immerso nel fascino intramontabile della Valle di Champorcher, Pontboset si presenta come uno dei gioielli più pittoreschi delle Alpi.
Immerso nel fascino intramontabile della Valle di Champorcher, Pontboset si presenta come uno dei gioielli più pittoreschi delle Alpi. Questo borgo montano, caratterizzato da antichi edifici in pietra e da un’atmosfera sospesa nel tempo, rappresenta un luogo perfetto per gli amanti della tranquillità e della bellezza naturale. Il celebre ponte in pietra, che dà il nome al borgo, è un simbolo…
#acque cristalline#Alessandria today#architettura alpina#bellezza naturale#borghi antichi#borghi medievali#borghi suggestivi.#borgo storico#cascate naturali#Cultura Locale#destinazioni pittoresche#escursioni Valle d’Aosta#fascino alpino#fotografia di paesaggi#Google News#italianewsmedia.com#natura e avventura#natura incontaminata.#paesaggi alpini#panorami mozzafiato#Pier Carlo Lava#Pontboset#ponti storici#relax in montagna#storia e tradizione.#torrente Ayasse#Tradizioni montane#trekking alpino#Trekking in montagna#turismo alpino
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Piemonte: regione molto varia e interessante
La regione del Piemonte è una delle regioni più importanti dell'Italia, situata nella parte nord-occidentale del paese. Il Piemonte confina con diverse regioni e stati, tra cui la Liguria a sud, l'Emilia-Romagna e la Lombardia a est, la Valle d'Aosta a nord-ovest, la Francia a ovest e la Svizzera a nord. E' una regione molto vasta, con una superficie di 25.402 km² e una popolazione di circa 4,3 milioni di abitanti. La regione è divisa in 8 province: Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Torino, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli. Il territorio del Piemonte è caratterizzato da tre fasce: quella alpina e appenninica, che è la più esterna, una zona collinare e una zona pianeggiante. Le principali catene montuose sono le Alpi, che circondano la regione a ovest e nord, e gli Appennini, che si trovano al confine con la Liguria ed Emilia-Romagna. Queste montagne danno alla regione un aspetto imponente e aspro, con cime che superano i 4.000 metri di altezza. Il Piemonte è una regione molto importante dal punto di vista economico, con un'economia basata principalmente sull'industria, l'agricoltura e il turismo. La regione è famosa per i suoi vini pregiati, come il Barolo, il Barbaresco e il Nebbiolo, e per la sua cucina ricca e gustosa, con piatti come il risotto al tartufo, la bagna cauda e il vitello tonnato.Il capoluogo del Piemonte è Torino, una città ricca di storia, cultura e architettura. Torino è stata la prima capitale d'Italia ed è stata fondata dai Romani nel I secolo a.C. La città è famosa per la Mole Antonelliana, simbolo di Torino, e per la Reggia di Venaria, un grande palazzo reale situato a pochi chilometri da Torino. Tra i musei più importanti ci sono il Museo Egizio di Torino, uno dei più importanti musei egizi al mondo, e il Museo Nazionale del Cinema. Il Piemonte è anche una regione molto importante dal punto di vista religioso, con numerosi santuari e luoghi di culto. Tra i santuari più famosi ci sono il Santuario di Oropa, uno dei più antichi santuari mariani d'Europa, e il Santuario di San Giovanni Bosco, dedicato al fondatore dei Salesiani. Il Piemonte è una regione molto varia e interessante, con una storia e una cultura ricche, paesaggi mozzafiato, una cucina gustosa e pregiati vini. Se siete alla ricerca di una destinazione per le vostre vacanze, il Piemonte è sicuramente una scelta eccellente. Non esitate, cercate e prenotate il vostro soggiorno con Cozycozy. Read the full article
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Architettura contemporanea in provincia di Bolzano
Architettura contemporanea in provincia di Bolzano
Negli ultimi anni sono stati realizzati progetti di architettura più che notevoli in provincia di Bolzano. I principali studi di architettura sudtirolesi cercano più che mai di combinare design moderno e qualità strutturale con forme regionali. I risultati sono spettacolari e interessano – non solo per il paesaggio unico alpino – gli appassionati di architettura. Gli studi di architettura…
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Desideri ‘patafisici
Streaming dal 31.05 al 2.06.2020 (e contributi vari sino al 4 giugno inoltrato tra le coltri blu)
Per far cantare la Ghira, nel desiderio giallo Napoli della Cuccagna Alpina. Saranno anche aggregate interviste ed incontri quasi umani. Con una latenza di una manciata di ore, prima in streaming e ora nel sito archeologico del tumblr:
Domenica 31 maggio
dalle ore 19.30 sarà online l’intervista con la ricercatrice Silvia Cafora. Ricercatrice al PoliTO che ha appena attraversato lo spazio progettato da Edoardo Gellner (Ex Villaggio Eni di Corte di Cadore).
dalle ore 21.30 sarà rilasciata l’intervista con l’Arch. Alessandro Melis, prossimo curatore del Padiglione Italia della Biennale di Architettura 2021 ‘Resilient Communities’
Lunedì 1 giugno
dalle ore 20.30 sarà ascoltata la voce del giovane ricercatore e architetto Mattia Menardi, attorno all’idea del progetto inerte Trampolino Olimpico Italia , teodoforo naturale di lancio de-funzionalizzato dal 1990:
Parte I°: Descrizione del trempolino ventosa
Parte II° Colorazione e armonizzazione nello spazio
dalle ore 21 sarà rilasciata l’intervista con l’artista ‘patafisico Maurizio Elettrico
dalle ore 21.30 saranno rilasciate le letture di Paola Acampa ’patafisica napoletana - letture e voce di Paola Nitido:
lettura 1: parla Paola Acampa la papessa vesuviana
lettura 2: ballata in napoletano che omaggia la Papessa
Martedì 2 giugno
racconto su Paola Acampa ‘patafisica napoletana realizzato da Fulvia Ambrosino
dalle ore 9.30 saranno rilasciate e ripetute letture e interviste precedenti (in loop assieme a letture e descrizioni emozionali varie
Vicesindaco di Cortina Luigi Alverà
Nostalgie dell’Ex Villaggio Eni:
Silvia Pighi racconta l’incontro con la modernità di Gellner a inizio anni ‘70
Paola Bergamaschi racconta la sua esperienza di vacanze nelle ville gelneriane a inizio anni ‘70
Dal 31 al 2 giugno 2020
Dalle ore 9.30 del mattino fino alle ore 19 saranno messi in onda letture (D. Haraway, A. Jerry, M. Elettrico), incontri, descrizioni dello status di trans-umanesimo nello spazio, nelle vocali del tempo, nell’Olocene dei tempi luoghi. Per insegnare ad una ghira a cantare all’italiana:
Letture e alterazioni di Alfred Jarry
Letture e alterazioni di Jean Genet I
Genet e il ladro, II
Descrizione ‘patafisica del tedoforo olimpico italia (Trampolino di salto di Cortina)
Il bene privato è una gemma egoista dell'ascoso riflesso di tigna
Una sinfonia per lavatrici, parole sul desiderio. Davide Stucchi intervistato da g. olmo stuppia (3 giugno 2020)
Letture in greco: Sara Follador (storica dell’arte), Paola Nitido (professional speaker), Nicola Nitido (curatore di arte contemporanea e grecista)
Programma, suoni, voce principale: g. olmo stuppia
[email protected] - FB page
si ringraziano Progetto Borca e Dolomiti Contemporanee
#radioborcia#dolomiticontemporanee#soundscapes#golmostuppia dolomitiunesco milanocortina2026 criticsound contemporaryart#milanocortina2026 milanocortina
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Biophilia 2020. Il primo Biophilic Camp italiano.
Biophilia 2020. Il primo Biophilic Camp italiano.
Un’immersione nella natura, cinque giorni insieme nei boschi dell’Alto Adige per apprendere e applicare i principi della progettazione biofilica, in un’esperienza che combina biologia e agile management, architettura e psicologia, ingegneria e sostenibilità rigenerativa. Siete pronti per il primo “Biophilic Camp” italiano? 😉
Quando: 9-13 Ottobre 2020
Dove: San Felice (Bolzano), presso Felizitas
D…
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#Architettura alpina#Biofilia#Collaborative#Indoor Environmental Quality#International Living Future Institute#Living Building Challenge#Living Future Europe#mindfulness#regenerative design
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Architettura alpina #alpeplane #rifugioalpeplane #valleargentera #agriturismo #montagna #valledisusa #notav #natura (presso Rifugio agrituristico ALPE PLANE) https://www.instagram.com/p/B1UBwWhoLu9/?igshid=1skrd5fp01ai2
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Carlo Mollino
L’arte di costruire in montagna
Casa Garelli, Champoluc
Sergio Pace, Laura Milan
Electa, Milano 2018, 96 pagine
euro 29,00*
email if you want to buy :[email protected]
Il volume illustra il progetto di Carlo Mollino per Casa Garelli a Champoluc, nella Val d’Ayas valdostana. Un incarico quantomeno singolare: smontare una vecchia baita per spostarla su un nuovo terreno, sito sul versante opposto della valle, e quindi restaurarla o – forse meglio – ripensarla del tutto, per trasformarla in un’abitazione di villeggiatura. Al culmine di una carriera brillante, come progettista e fotografo, appassionato di volo e auto da corsa, sciatore esperto e alpinista convinto, Mollino progetta e realizza un’opera piccola ma di straordinaria intensità, una ricostruzione che, in realtà, si rivela un inedito e talvolta spericolato assemblaggio di parti esistenti, rivedute e corrette, e parti realizzate ex novo, spesso disegnate su modelli della tradizione alpina. Facendo leva sulla giustapposizione di superfici e volumi, materiali e cromie, Mollino mette in scena un sofisticato procedimento d’invenzione che destabilizza molti luoghi comuni, costringendo a ripensare i confini tra edilizia vernacolare e architettura moderna. La pubblicazione è corredata da schizzi di studio e fotografie, realizzate da Marcello Mariana, che documentano nel dettaglio il progetto e l’esito finale dell’intervento di Mollino.
orders to: [email protected]
twitter: @fashionbooksmi
flickr: fashionbooksmilano
instagram: fashionbooksmilano
tumblr: fashionbooksmilano
#Carlo Mollino#Mollino#casa Garelli#Champoluc#Valle d'Aosta#architettura#architectural books#fashionbooksmilano
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San Giacomo Church, Ferrara
San Giacomo Church, Ferrara Modern Place of Worship, EMBT Italian Architecture Photos
San Giacomo Church in Ferrara
2 Apr 2022
San Giacomo Church
Design: Miralles Tagliabue EMBT, Barcelona
Location: Ferrara, Italy
The Parish complex of San Giacomo Church is proposed as a catalyst for the area in which it is introduced, creating a new fulcrum that is capable of creating identity within the local community by promo-ting socialization, education and interaction.
The building is designed to have a welcoming presence that is open to the people, doing so through the use of lightweight organic architecture that contrasts with the robust and compact materiality of the historically important preexisting Ferrara.
The slim profiles of subtle trees encloses the area, creating an intimate and familiar environment where the building controls the scene with sculptural forms while maintaining a dialogue with the surrounding nature by using a formal language inspired by it.
Exemplified by the design of a large square in front of the church, there is a natural extension and a grouping that leads to sociability where the place of congregation and its union with the broadening space of the church opens up to the city.
The building is positioned in both a visual and spiritual axis with the new bridge and the city beyond the river, but access is achieved via two lateral axes that join the design of the square to the church, acting as two arms open to the community.
The floor design continues laterally, connecting the square to a series of annexed structures that provide educational and recrea-tional services for the community. In addition to new secondary spaces close to the school, the parish complex also maintains a formal dialogue.
A bell tower at the South end notes the presence of the building, protected by a green curtain of trees, becoming a point of reference while emphasizing everyday life and its rituals.
San Giacomo Church in Ferrara, Italy – Building Information
Architects: Miralles Tagliabue EMBT
Place: Ferrara, Italy First Prize in competition: October 2012 Architect: Benedetta Tagliabue Miralles Tagliabue EMBT Artist: Enzo Cucchi Liturgist: Vincenzo Gatti Project Director: Joan Callis Project Team: Gabriele Rotelli, Katrina Varian y Valentina Noris Collaborators: Agustina Mascetti, Angelos Siampakoulis, Bárbara Ruschel Lorenzoni, Cj Rogers, Ernesto Lopez, Guido Aybar Maino, Grant Mc Cormick, Gonzalo Peña, Irene Botas Cal, Jiyoun Park, Lauren Lochry, Lorenzo Trucato, Marta Ruiz Benito, Oscar Lopez.
Area: Building 1800sqm + Landscape 600sqm
Photographs: Paolo Fassoli
San Giacomo Church, Ferraray images / information received 200221
Location: Ferrara, Italy, central Europe
Italian Architecture
Italian Architecture Designs – chronological list
North Italian Hotel Buildings on e-architect:
Hotel Silena, Via Birchwald, Valles, Bolzano, Italy Design: noa* photograph : Alex Filz Hotel Silena in Vals
Hotel Valentinerhof Building, Kastelruth Design: noa* photo from architecture studio Hotel Valentinerhof Building
Rosa Alpina Hotel SPA Penthouse, Dolomites Architects: Vudafieri-Saverino Partner photography : Alex Filz Rosa Alpina Hotel SPA Penthouse
North Italian Building Designs
Italian Houses
South Tyrol House, Kaltern an der Weinstraße (Caldaro) South Tyrol, northern Italy Design: feld72, architects photo : David Schreyer South Tyrol Family Home
House at Muehlen In Taufers / Campo Tures, South Tyrol, northern Italy Design: Pedevilla Architects photograph © Pedevilla Architects / Photography by Gustav Willeit House at Mill Creek Muehlen In Taufers
Z House, Tarvisio, Udine, Italia, north east Italy Design: GEA Gri e Zucchi Architettura srl photo : Gianni Antoniali Z House in Tarvisio, Udine
Italian Architecture in major cities : news + key projects
Italian Buildings : Projects outwith major cities
Italian Architect
Comments / photos for the San Giacomo Church, Ferrara – Northern Italy Architecture page welcome
Website: Ferrara, Italy
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Conosciuta e scelta da tutti come rifugio di montagna per eccellenza, Bolzano è in realtà una città che sa stupire. Tutto merito del suo aspetto inedito e monumentale ad alto tasso di design che forse qualcuno ancora non conosce. Piazza Walther e Duomo di Bolzano – Fonte iStock/Aprott Se parliamo della territorio più a Nord d’Italia, è inevitabile immaginarsi immersi nella natura all’ombra di frutteti, boschi di latifoglie e larici tra laghi e cime di montagna. Eppure qui, nella città dei celebri mercatini natalizi, l’antico incontra il moderno e la flora e la fauna alpina convivono in armonia con strutture di design contemporaneo e monumentale che farebbero innamorare qualsiasi appassionato di architettura. A dimostrazione del fatto che qui, architettura e natura convivono serenamente, ci pensa il Museo della Montagna Corones ospitato all’interno di una struttura maestosa che si inserisce mimeticamente nel paesaggio senza invaderlo. Il museo, incassato nella roccia, si lascia abbracciare da tutto il panorama circostante, e lo valorizza con la sua presenza, dallo Zillertal all’Ortles fino alle Dolomiti. Il progetto di costruzione porta la raffinata firma di Zaha Hadid. Museo della Montagna Corones – Fonte iStock/Lady Photo Quello di Corones non è l’unico spazio museale a rendere la provincia autonoma di Bolzano meta di designer e architetti. Degno di menzione è anche l’ufficio informazioni turistiche di Bressanone, che si configura come un vero e proprio edificio di design. Concepito dallo studio italiano MoDusArchitects, la struttura celebra l’unione tra uomo e natura in tutte le sue forme: è infatti costruito attorno a un grande platano e modellato proprio seguendo la sua chioma TreeHugger, questo il suo nome, svolge la funzione di portale della città unendo funzionalità e design in quelle forme curve che tanto ricordano gli affascinanti padiglioni cinesi e giapponesi. Un altro caso esemplare di conciliazione tra design e natura è quello del Museo della Montagna di Castel Firmiano che sorge su un’altura di roccia porfirica. Un tempo castello medievale, dal 2006 è sede principale del circuito Messner Mountain Museum. Il progetto di conciliazione tra il complesso fortificato e lo spazio espositivo è stato curato dall’architetto venostano Werner Tscholl che ha realizzato un vero e inedito capolavoro di architettura medievale e contemporanea. Museo della Montagna di Castel Firmiano – Fonte Getty Images https://ift.tt/2VO5fXl Tra natura e design: la Bolzano inedita e monumentale che non ti aspetti Conosciuta e scelta da tutti come rifugio di montagna per eccellenza, Bolzano è in realtà una città che sa stupire. Tutto merito del suo aspetto inedito e monumentale ad alto tasso di design che forse qualcuno ancora non conosce. Piazza Walther e Duomo di Bolzano – Fonte iStock/Aprott Se parliamo della territorio più a Nord d’Italia, è inevitabile immaginarsi immersi nella natura all’ombra di frutteti, boschi di latifoglie e larici tra laghi e cime di montagna. Eppure qui, nella città dei celebri mercatini natalizi, l’antico incontra il moderno e la flora e la fauna alpina convivono in armonia con strutture di design contemporaneo e monumentale che farebbero innamorare qualsiasi appassionato di architettura. A dimostrazione del fatto che qui, architettura e natura convivono serenamente, ci pensa il Museo della Montagna Corones ospitato all’interno di una struttura maestosa che si inserisce mimeticamente nel paesaggio senza invaderlo. Il museo, incassato nella roccia, si lascia abbracciare da tutto il panorama circostante, e lo valorizza con la sua presenza, dallo Zillertal all’Ortles fino alle Dolomiti. Il progetto di costruzione porta la raffinata firma di Zaha Hadid. Museo della Montagna Corones – Fonte iStock/Lady Photo Quello di Corones non è l’unico spazio museale a rendere la provincia autonoma di Bolzano meta di designer e architetti. Degno di menzione è anche l’ufficio informazioni turistiche di Bressanone, che si configura come un vero e proprio edificio di design. Concepito dallo studio italiano MoDusArchitects, la struttura celebra l’unione tra uomo e natura in tutte le sue forme: è infatti costruito attorno a un grande platano e modellato proprio seguendo la sua chioma TreeHugger, questo il suo nome, svolge la funzione di portale della città unendo funzionalità e design in quelle forme curve che tanto ricordano gli affascinanti padiglioni cinesi e giapponesi. Un altro caso esemplare di conciliazione tra design e natura è quello del Museo della Montagna di Castel Firmiano che sorge su un’altura di roccia porfirica. Un tempo castello medievale, dal 2006 è sede principale del circuito Messner Mountain Museum. Il progetto di conciliazione tra il complesso fortificato e lo spazio espositivo è stato curato dall’architetto venostano Werner Tscholl che ha realizzato un vero e inedito capolavoro di architettura medievale e contemporanea. Museo della Montagna di Castel Firmiano – Fonte Getty Images Nel territorio più a nord d’Italia, natura e design convivono in maniera esemplare rendendo Bolzano meravigliosa. Scopriamola insieme.
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La Preistoria. Le prime forme di architettura
La Preistoria Le prime forme di architettura
I villaggi del Neolitico
Veduta dei Sassi di Matera
Le prime forme di architettura risalgono al tempo in cui l'uomo si è stabilito in comunità sedentarie, dando origine a veri e propri villaggi. Villaggi palafitticoli, le cui case sono cioè elevate su piattaforme sostenute da pali conficcati nel terreno. Nella metà dell'Ottocento, il ritrovamento di palificazioni nel lago di Zurigo aveva suggerito l'ipotesi nei villaggi palafitticoli le case, allineate per le file parallele, sorgessero su piattaforme lignee erette su pali molto alti confitti nelle acque del lago. La distanza dalla riva sarebbe stata giustificata da ragioni di difesa e confermata dal buono stato di conservazione degli oggetti di legno, argilla e fibre vegetali ritrovati al loro interno. A partire dalla metà del Novecento, le palafitte non sarebbero state erette su laghi o zone paludose, ma in villaggi di terraferma. Ciò sarebbe stato dimostrato dal fatto che proprio il progressivo aumento del livello dei laghi e l'attenzione delle zone paludose avrebbe determinato l'abbandono dei villaggi, gradualmente sommersi dall'acqua. Dall'Età mesolitica sono frequenti i centri con abitazioni dal pavimento elevato su una palificazione. Tali soluzioni furono ampiamente diffuse nelle regioni alpine. Le Terramare. Generalmente quadrangolari, questi insediamenti erano delimitati da un argine e da un fossato. Risalgono alla media e recente Età del bronzo (1600-1200 a.C.), quando in Emilia si verificò una forte espansione demografica che determinò la fondazione di circa 60 villaggi. Un altro tipo di insediamento è ottenuto scavando in modo sistematico le abitazioni nella pietra e tra gli anfratti del terreno. L'esempio dei Sassi di Matera, composte da caverne scavate le tufo, parzialmente sovrapposte disposte lungo un ripido pendio. Il primo stanziamento risale a circa 10000 anni fa e divenne in poco tempo un vero e proprio villaggio. Le pareti scavate e quelle costruite si compenetrano, in modo che il tetto di un'abitazione diventi la strada di accesso all'altra superiore.
Le costruzioni megalitiche
Carnac. Bretagna
Dolmen di Bisceglie. Bari
All'ultima fase del Neolitico e alle successive età del rame e del bronzo risalgono le grandi costruzioni megalitiche (dal greco mégas grande, e lithos pietra). L'inizio della civiltà megalitica segnò la fine dell'Età neolitica e il principio di quella eneolitica, intorno al 4000 a.C. Tutti i tipi di megaliti più diffusi ricordiamo il menhir (dal bretone men, pietra, e hir. lunga), costituita da una pietra conficcata nel terreno, di forma troncoconica o parallelepipeda posta probabilmente ad indicare un luogo di sepoltura. Sono alti mediamente da 2-3 mesi a 6 metri; possono tuttavia raggiungere altezze elevatissime, come il menhir di Kerloas in Bretagna (alto 9,5 metri, ma un tempo ancor più elevato) e quello di Locmariaquer (alto 23,5 metri). Il dolmen (dal bretone tol, tavola e men, pietra) è costituita, nella forma più semplice, da due blocchi, lapidei infissi nel terreno, cui è sovrapposta una lastra orizzontale. Fu utilizzato dal III al I millennio a.C. nell'Europa atlantica (dalla Scandinavia al Portogallo) e mediterranea. Il dolmen ha carattere sepolcrale che può essere una tomba intellettuale e collettiva. Questo sistema costruttivo è il primo utilizzato dall'uomo e prende il nome di trilico, perché composto da tre pietre: due verticali, i piedritti, che sostengono una terza orizzontale, l'architrave. I dolmen erano in origine ricoperti da un tumulo di pietrame o di terra (cairn). In Italia, i più antichi dolmen sono quelli rinvenuti in Sardegna, regione posta al centro di importanti traffici marittimi, nelle Puglia e, nell'Età del rame, nella regione alpina. I cromlech (dal bretone crom, rotondo, e lech, pietra), serie di dolmen disposti in modo da formare figure circolari concentriche. Nella penisola salentina sono i numerosi i menhir e i dolmen ritrovati nelle campagne. Per molti di essi si è verificato l'orientamento secondo precise direzioni astronomiche, riferite in particolare al Sole e alla Luna. Il dolmen di Bisceglie, il più imponente, è introdotto da un percorso d'ingresso orientato.
Aosta megalitica
Ad Aosta, nel quartiere, di San Martin de Corleans, si trova la più vasta area di resti megalitici mai rinvenuta in Italia. Databili a partire dall'inizio del III millennio a.C. testimoniano una società economicamente e culturalmente evoluta rispetto alle società coeve. Si tratta forse di un'area sepolcrale, in cui venivano celebrate anche cerimonie rituali. In venti anni di scavi sono state rinvenute tombe, reperti, stele antropomorfiche, dolmen ed altri segni, come buchi di palificazione ed arature sacre. Gli allineamenti seguono l'orientamento di un'area arata e rispondono a precise connessioni astronomiche, riferibili a cicli solari e lunari. Tutti sono rivolti, al sorgere del Sole nel solstizio d'inverno. I lati del basamento triangolare su cui poggia il dolmen denominato tomba II, sono orientati secondo direzioni astronomiche: il tramonto e l'alba al solstizio invernale, il tramonto della Luna nel sua massima declinazione. Particolarmente interessante è la disposizione delle stele antropomorfe. Accostate le une alle altre e quasi tutte di altezza compresa tra i due e i tre metri, seguono due allineamenti ortogonali, all'interno dell'area sacra.
I templi di Malta
Ipogeo di Hal Saflieni
Dall'inizio del IV alla metà del III millennio a.C., l'arcipelago maltese fu interessato da un'intensa fase costruttiva, un momento di fioritura commerciale ed economica. Le testimonianze più importanti per la natività delle tipologie e per la quantità dei ritrovamenti, sono i complessi monumentali dei santuari. Al loro interno, i grandi templi (ne sono stati individuati circa trenta nell'arcipelago) derivano probabilmente dalle sepolture collettive ipogee, documentate a partire dalla fine del V millennio a.C. Nell'età dei complessi templari la popolazione nell'arcipelago, che era pari a circa 10000 abitanti, era organizzata in villaggi. I templi sorgevano su alture o presso guadi o approdi. In alcuni casi essi si concentrano in aree più densamente abitate. La prima di questo fenomeno, attestata tra il 3600 e il 3000 a.C., prende il nome dal sito Ggantija, ("Torre dei giganti"), nell'isola di Gozo. Si tratta forse del primo esempio di architettura templare con pianta a lobi: un corridoio centrale distribuisce simmetricamente locali absidati, dietro ai quelli tre ulteriori vani si dispongono attorno ad un cortile. Questa distribuzione è rimasta pressoché invariata nel tempo, anche se tra la fine del IV e la metà del III millennio ha acquisito una maggiore articolazione spaziale. Tutti i complessi sacri sono perimetrati da un possente muro a forma di D. Gli edifici templari potevano raggiungere i nove metri di altezza. Le facciate insistevano su ampi cortili, mentre i blocchi di pietre erano disposti ordinatamente su filari orizzontali in alto e verticali in basso. L'ingresso è di norma inquadrato da tre grandi monoliti. Gli interni erano spesso intonacati e dipinti, talvolta arricchiti da rilievi a motivi geometrici e figure animali che componevano un ricco apparato iconografico. Sono state rinvenute figure votive. Le figurine della dea obesa, distesa su un lettino e dormiente, come quella ritrovata nell'ipogeo di Hal Saflieni, capolavoro dell'arte preistorica maltese. Essa era forse rappresentazione del passaggio tra la veglia ed il sonno, quindi tra la vita e la morte.
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Piemonte: regione molto varia e interessante
La regione del Piemonte è una delle regioni più importanti dell'Italia, situata nella parte nord-occidentale del paese. Il Piemonte confina con diverse regioni e stati, tra cui la Liguria a sud, l'Emilia-Romagna e la Lombardia a est, la Valle d'Aosta a nord-ovest, la Francia a ovest e la Svizzera a nord. E' una regione molto vasta, con una superficie di 25.402 km² e una popolazione di circa 4,3 milioni di abitanti. La regione è divisa in 8 province: Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Torino, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli. Il territorio del Piemonte è caratterizzato da tre fasce: quella alpina e appenninica, che è la più esterna, una zona collinare e una zona pianeggiante. Le principali catene montuose sono le Alpi, che circondano la regione a ovest e nord, e gli Appennini, che si trovano al confine con la Liguria ed Emilia-Romagna. Queste montagne danno alla regione un aspetto imponente e aspro, con cime che superano i 4.000 metri di altezza. Il Piemonte è una regione molto importante dal punto di vista economico, con un'economia basata principalmente sull'industria, l'agricoltura e il turismo. La regione è famosa per i suoi vini pregiati, come il Barolo, il Barbaresco e il Nebbiolo, e per la sua cucina ricca e gustosa, con piatti come il risotto al tartufo, la bagna cauda e il vitello tonnato.Il capoluogo del Piemonte è Torino, una città ricca di storia, cultura e architettura. Torino è stata la prima capitale d'Italia ed è stata fondata dai Romani nel I secolo a.C. La città è famosa per la Mole Antonelliana, simbolo di Torino, e per la Reggia di Venaria, un grande palazzo reale situato a pochi chilometri da Torino. Tra i musei più importanti ci sono il Museo Egizio di Torino, uno dei più importanti musei egizi al mondo, e il Museo Nazionale del Cinema. Il Piemonte è anche una regione molto importante dal punto di vista religioso, con numerosi santuari e luoghi di culto. Tra i santuari più famosi ci sono il Santuario di Oropa, uno dei più antichi santuari mariani d'Europa, e il Santuario di San Giovanni Bosco, dedicato al fondatore dei Salesiani. Il Piemonte è una regione molto varia e interessante, con una storia e una cultura ricche, paesaggi mozzafiato, una cucina gustosa e pregiati vini. Se siete alla ricerca di una destinazione per le vostre vacanze, il Piemonte è sicuramente una scelta eccellente. Read the full article
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Architettura alpina in valle San Bartolo 🦔🦋🌼🌻🌷🌹🌲🌞❤ #pieropelosphoto #tarvisio #vallesanbartolo #camporosso #alpigiulie #baita #mountains #summer # https://www.instagram.com/p/B1RRveaizNn/?igshid=1n7pz7h2a0reb
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Acqua[forte]: l’acqua e la musica in Valle Varaita
Il contest fotografico promosso dall’Associazione Contardo Ferrini di Caraglio, in provincia di Cuneo, è giunto alla sua terza edizione. Il sostegno degli enti privati e pubblici che ci hanno sostenuto per la realizzazione di questa terza tappa esplorativa dei territori alpini dell’Italia occidentale – che quest’anno toccherà la Valle Varaita – rappresenta per noi motivo di grande soddisfazione e, al contempo, di grande responsabilità.
Con questa terza tappa, il progetto di ‘mappatura’ fotografica della porzione montana del Piemonte sud-occidentale si arricchirà così di un nuovo tassello, di un nuovo capitolo composto da immagini fotografiche realizzate da giovani autori su un territorio affascinante che merita di essere esplorato con occhi nuovi e nuovo entusiasmo.
La Valle Varaita presenta specificità e caratteristiche che la rendono interessante e fortemente attrattiva; in tutta la sua lunghezza – si estende infatti per circa 70 chilometri con un andamento est-ovest – la Varaita contiene al suo interno frazioni, paesi e borgate la cui storia millenaria è immersa in un contesto naturale di notevole valore. Nel corso del tempo in questa parte delle Alpi piemontesi hanno potuto svilupparsi saperi materiali e culture montane i cui risultati possono oggi essere ammirati visitando le numerosissime località che punteggiano la Varaita dalla pianura fino ai circa 2700 metri di quota del Colle dell’Agnello.
Come nelle edizioni passate, anche in quella di quest’anno i fotografi che saranno selezionati per prendere parte al contest e alla relativa residenza d’artista potranno trarre ispirazione da un tema-guida scelto dagli organizzatori. Per la Valle Varaita il tema è rappresentato dall’elemento dell’acqua, presente in valle grazie ai suoi fiumi e torrenti e al bacino del grande lago di Pontechianale, e da quello della musica, che a sua volta occupa uno spazio importante in valle sia dal punto di vista della cultura folklorica condivisa dalle comunità che la abitano, sia perché in essa hanno sede alcune importanti istituzioni che con la musica e tutto ciò che le ruota intorno lavorano da tempo.
Anche quest’anno i 5 candidati che saranno selezionati per prendere parte al contest potranno vivere l’esperienza della residenza d’artista che si terrà presso il Comune di Melle, località della media Valle Varaita.
La residenza comincerà domenica 1 settembre e terminerà sabato 7 settembre. Anche quest’anno l’intenzione è infatti quella di rendere la permanenza dei 5 giovani autori in valle un’occasione unica. Costoro potranno non solo trascorrere una settimana in loco, sviluppando una conoscenza mirata e approfondita del territorio e delle sue comunità, ma anche fruire di alcuni momenti formativi garantiti dalla presenza, durante la residenza, di tre professionisti dell’immagine fissa e in movimento.
Tre figure che saranno incaricate di passare una giornata intera insieme ai 5 fotografi, guidandoli attraverso lezioni e workshop della durata di otto ore ciascuno. Come per lo scorso anno, le lezioni potranno essere frontali – e sfruttare quindi la struttura di accoglienza messa a disposizione dal Comune di Melle – oppure itineranti, durante le quali i giovani autori saranno guidati in località della valle particolarmente adatte a sviluppare tematiche e approcci utili alla costruzione dei progetti scelti.
Finalità del contest fotografico e modalità di partecipazione
Possono inviare la propria candidatura per la partecipazione al contest i fotografi maggiorenni nati in Italia (o qui attualmente residenti) che non abbiano ancora compiuto, alla scadenza del termine di presentazione della domanda, il 35° anno di età.
Saranno privilegiati i candidati con al loro attivo una certa esperienza fotografica, comprovata dalla realizzazione di progetti (editi o inediti) riferibili agli ambiti della fotografia di paesaggio, della fotografia di architettura e della fotografia di ambito sociale. Attenzione: ai candidati non è richiesta la presentazione di lavori necessariamente realizzati in area montana.
Tutte le candidature devono pervenire agli organizzatori entro e non oltre domenica 18 agosto 2019 (eventuali proroghe della scadenza verranno comunicate attraverso il sito web e i social network). Non verranno in alcun modo accettate le candidature pervenute oltre il termine di scadenza indicato.
I fotografi interessati a presentare la propria candidatura – e in possesso dei requisiti anagrafici sopra enunciati – dovranno inviare all’indirizzo di posta elettronica [email protected] i seguenti materiali:
- un documento in formato word che riporti il nome, il cognome, la data e il luogo di nascita, la residenza, la nazionalità, il recapito telefonico, l’indirizzo mail, l’eventuale link al proprio sito web. Inoltre, un breve curriculum vitae (max 1500 battute spazi inclusi) che illustri la propria attività fotografica (mostre, pubblicazioni, partecipazione a workshop ecc.);
- la scansione di un documento di identità;
- una selezione di 10-15 immagini che facciano parte di un corpus di lavoro caratterizzato da una coerenza e un’organicità ben riconoscibili, e riferibile nel suo sviluppo ad almeno uno dei tre ambiti fotografici sopra menzionati. Le immagini dovranno essere in formato jpg (300 dpi, 1200 pixel sul lato lungo) e dovranno essere nominate in modo sequenziale come nell’esempio che segue: Antonio_Rossi_1, Antonio_Rossi_2 ecc. (attenzione: il suddetto corpus non deve essere necessariamente relativo alla Valle Varaita);
- un documento in formato word che riporti un testo esplicativo di accompagnamento della selezione di immagini proposta per la candidatura (max 2000 battute spazi inclusi) e l’anno della sua realizzazione.
Considerato il peso dei file, si consiglia di utilizzare la piattaforma wetransfer (https://wetransfer.com) per inviare il materiale suddetto all’indirizzo di posta elettronica indicato.
Selezione delle candidature
Le candidature pervenute agli organizzatori saranno esaminate da una giuria composta dai membri ideatori del progetto (un operatore culturale, un membro dell’associazione capofila del progetto, un fotografo professionista, un regista e un editore). La selezione, i cui risultati saranno comunicati via posta elettronica entro sabato 24 agosto 2019 (eventuali ritardi nell’uscita degli stessi saranno resi noti sul sito e sui canali social), porterà all’individuazione finale di 5 fotografi che prenderanno parte al contest e alla residenza d’artista a esso collegata. La selezione sarà fatta a insindacabile giudizio della giuria.
Svolgimento del contest e risultati attesi
Come si è detto, lo scopo principale di questa seconda edizione del contest è chiedere ai 5 fotografi selezionati di realizzare un reportage fotografico in Valle Varaita. Grazie alla permanenza in valle, arricchita anche dalla residenza d’artista, i 5 autori potranno prendere liberamente spunto dal tema-guida dell’acqua e della musica, oppure costruire un reportage fotografico strutturato in base alla scelta di soggetti e modalità narrative che la progressiva esplorazione del territorio suggerirà loro. Lo scopo è comunque quello di arrivare alla realizzazione di cinque progetti fotografici che siano in grado di restituire un’immagine attuale, contemporanea della Valle Varaita, degli abitati e delle comunità umane che ancora oggi li animano.
Per la realizzazione del proprio lavoro, ogni fotografo avrà a disposizione l’arco di tempo compreso tra il 24 agosto 2019 – data della comunicazione della selezione dei 5 fotografi scelti tra le candidature pervenute – e il 30 settembre successivo – data nella quale dovranno essere consegnati i reportage alla giuria giudicatrice. In entrambi i casi, eventuali variazioni di data saranno tempestivamente comunicati ai 5 autori.
La residenza d’artista in Valle Varaita (1-7 settembre 2019)
Anche la residenza che intendiamo proporre nell’ambito di questa terza edizione del contest si basa sul coinvolgimento di tre figure di riferimento che avranno il compito di organizzare e di seguire passo dopo passo la permanenza degli artisti in Valle Varaita durante il periodo di permanenza in quell’area. Queste tre figure – due fotografi e una regista documentarista – si caratterizzano per un elevato livello di professionalità nei relativi ambiti di specializzazione. Tra i loro principali compiti non ci sarà solo quello di diventare veri e propri tutor di riferimento per i cinque giovani autori selezionati in seguito alla open call nel corso di tutta la residenza, ma anche quello di dare vita a degli incontri (in aula e/o in ambiente esterno) le cui finalità dovranno essere di natura sia didattica sia conoscitiva del contesto locale entro cui si svolge la residenza stessa.
Gli incontri saranno in tutto tre per la durata di 8 ore ciascuno (per un totale di 24 ore) e ognuno di essi potrà tenersi nel corso di una stessa giornata (4 ore al mattino, 4 ore al pomeriggio) o potrà essere ‘diluito’ in più giorni, a seconda delle esigenze dei partecipanti e della programmazione dei lavori. I tre professionisti incaricati di affiancare gli artisti in residenza opereranno nelle seguenti direzioni:
Identità di ieri e identità di oggi attraverso i riti, i costumi, il folklore di una vallata alpina e la loro rappresentazione fotografica (a cura di Luca Prestia)
L’acqua e la musica come ingredienti di un film documentario (a cura di Erica Liffredo)
Fotografia e musica: un legame complesso tra riflessione e creatività (a cura di Antonio La Grotta)
(i dettagli relativi ai contenuti di ognuno dei tre incontri saranno resi noti nelle settimane successive e saranno comunicati direttamente ai 5 autori selezionati).
Come specificato, la residenza ha una durata di 7 giorni, a partire dal 1 settembre. Al termine della stessa, i 5 autori che decideranno di prolungare la loro permanenza in valle potranno, se necessario, beneficiare della possibilità di farsi accompagnare dai tutor sul territorio, allo scopo di completare la realizzazione dei rispettivi reportage, che dovranno essere comunque consegnati entro il 30 settembre 2019.
Aspetti economici
Dal punto di vista economico, resta inteso che tutte le spese di trasporto, di vitto e di alloggio – così come quelle riferibili all’acquisto di attrezzature e all’eventuale sviluppo e stampa dei negativi o dei file digitali – sostenute durante la realizzazione del reportage sono totalmente a carico dei fotografi selezionati, che – ripetiamo – avranno la possibilità di portare a termine il proprio progetto nell’arco di tempo compreso tra l’avvenuta comunicazione della selezione, sabato 24 agosto 2019, e lunedì 30 settembre 2019. Nel rispetto di tali limiti temporali, ogni autore è in ogni caso libero di decidere quanto tempo trascorrere in valle al fine di realizzare il reportage nel modo che ritiene più idoneo (nota bene: ognuno dei 5 autori selezionati è comunque tenuto a frequentare la residenza d’artista per tutta la sua durata, pena l’esclusione dal contest).
Nel solo corso della residenza le spese di alloggio che ogni autore dovrà sostenere sono invece a carico dell’organizzazione, mentre in quello stesso periodo sono escluse quelle relative al vitto, ai trasporti e all’eventuale acquisto di beni e materiali personali.
Specifiche tecniche dei reportage
Ciascun autore può utilizzare il tipo di attrezzatura fotografica che giudica più adatto allo scopo prefissato: tuttavia, qualora decidesse di scattare le immagini in pellicola, sarà sua cura far pervenire alla giuria i singoli scatti digitalizzati.
Ogni reportage da consegnare alla giuria giudicatrice dovrà essere composto da 20 immagini, accompagnate da un breve testo descrittivo del lavoro svolto (max 1500 battute spazi inclusi). Le immagini, in formato TIFF, devono essere della massima risoluzione possibile consentita dallo strumento utilizzato e nominate, anche in questo caso, in maniera sequenziale (si veda l’esempio riportato sopra).
Una volta realizzati, i singoli reportage (in possesso delle specifiche tecniche sopra indicate) dovranno quindi essere inviati per mail alla giuria giudicatrice – all’indirizzo [email protected] – entro e non oltre le ore 23.59 di lunedì 30 settembre 2019 (eventuali, minime proroghe di consegna dovranno essere discusse e concordate con gli organizzatori). A causa del peso dei file, la spedizione dovrà essere fatta servendosi tassativamente della piattaforma wetransfer.
Utilizzo del materiale fotografico prodotto
Una volta pervenuti alla giuria, i 5 reportage verranno esaminati. Entro una data ancora da definire, e che verrà comunicata in seguito, sarà annunciato il reportage vincitore del contest (anche in questo caso la scelta è a insindacabile giudizio della giuria).
Tutte le immagini che fanno parte del reportage dichiarato vincitore saranno pubblicate in un apposito volume fotografico, che conterrà anche una selezione degli scatti che compongono i restanti 4 reportage pervenuti alla giuria. Il catalogo, stampato e distribuito a spese degli organizzatori dalla casa editrice Araba Fenice (partner tecnico del progetto) in un’apposita collana editoriale inaugurata due anni fa, darà quindi la possibilità ai 5 fotografi di far conoscere il proprio lavoro a un pubblico ampio grazie alla distribuzione a livello nazionale del volume stesso, che ospiterà al suo interno anche alcuni testi introduttivi. Inoltre, le stesse immagini saranno stampate (anche in questo caso a cura e a spese degli organizzatori) per dare vita a mostre ed esposizioni organizzate, nel corso dei mesi successivi alla conclusione del progetto, in un certo numero di rinomate strutture sul territorio regionale.
Come avvenuto in occasione delle scorse edizioni del contest in Valle Grana e in Valle Gesso, anche nel caso della Valle Varaita lo scopo del progetto è anche quello di dar vita a un nutrito fondo fotografico del tempo presente. Attraverso la personale interpretazione degli artisti coinvolti, questo settore delle Alpi sarà ‘mappato’ fotograficamente garantendo al territorio un nuovo patrimonio fruibile. I risultati saranno pertanto il frutto di un vero e proprio dialogo tra passato e presente della Valle Varaita, il cui esito ultimo potrà trasformarsi in un’indicazione per il futuro, utile alle comunità che vivono nell’area.
N.B. Sottoponendo la propria candidatura, ogni autore – pur conservando i diritti d’autore delle immagini prodotte – riconosce agli organizzatori del progetto la possibilità di utilizzare liberamente e senza limiti di tempo le fotografie dei reportage per gli scopi sopra enunciati (realizzazione del volume fotografico e stampe per mostre ed esposizioni). Inoltre, le stampe stesse sono di proprietà esclusiva dell’Associazione Contardo Ferrini di Caraglio, che ne ha sostenuto i costi di realizzazione.
Si allegheranno a breve qui di seguito le relative liberatorie – in formato PDF – che dovranno essere sottoscritte dagli autori selezionati prima di procedere con la realizzazione dei rispettivi reportage.
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La preistoria.Le prime forme di architettura. I villaggi del Neolitico. Le costruzioni megalitiche. Aosta megalitica. I templi di Malta.
Dolmen di Bisceglie (Bari)
Aosta. Stele detta n.3 sud
Stanza principale dell'ipogeo di Hal Saflieni
Complesso megalitico di Stonehenge, nella contea di Wiltshire. Inghilterra
Carnac. Bretagna
I Sassi di Matera
La preistoria
Le prime forme si architettura
Il villaggi del Neolitico
Le pime forme di architettura rislagono al tempo in cui l'uomo si è stabilito in comunità sedentarie, dando origine a veri e propri villaggi. Villaggi palafitticoli, le cui case sono cioè elevate su piattaforme sostenute da pali conficcati nel terreno. Nella metà dell'Ottocento, il ritrovamento di palificazioni nel lago di Zurigo veva suggerito l'ipotesi che nei villaggi palafitticoli le case, allineate per file parallele, sorgessero su piattaforme lignee suu pali molto alti confitti nelle acque del lago. La distanza dalla riva sarebbe stata giustificata da ragioni di difesa e confermata dal buono stato di conservazione degli oggetti in legno, argila e fibre vegetali ritrovati al loro interno. Le palafitte non furono erette su laghi o zone paludose, ma in villaggi di terraferma. Ciò sarebbe dimostrato dal fatto che proprio il progressivo aumento del livello dei laghi e l'estenzione delle zone paludose avrebbe determinato l'abbandono dei villaggi, gradualmente immersi dall'acqua. Dall'Età msolitica sono frequenti centri con abitazioni dal pavimento elevato su una palificazione. Tali soluzioni furono ampiamente diffuse nelle regioni alpine. Le Terramere, generalmente quadrangolari, questi insediamenti erano delimitati da un argine e da uno fossato. Risalgono alla media e recente Età del bronzo (1600-1200 a.C.), quindi in Emilia si verificò una forte espansione demografica che detrminò la fondazione di circa 60 villaggi. Un altro tipo di insediamento neolitico è ottenuto scavando in modo sistematico ke abitazioni nella pietra e tra gli anfratti del terreno. L'esempio più viistoso in Italia è costituito dai Sassi di Matera, composti di caverne scavate nel tufo, parzialmente sovrapposte disposte lungo un ripido pendio. Il primo stanziamento risale a circa 10000 anni fa e divenne in poco tempo un vero e proprio villaggio. Le parti scavate e quelle costruite si compenetrano, in modo che il tetto di un'abitazione diventi la strada di accesso all'altra superiore.
Le costruzioni megalitiche
All'ultima fase del Neolitico e alle successive Età del rame e del bronzo risalgono le grandi costruzioni megalitiche (dal greco mégas, grande, e lìhos, pietra). L'inizio della civiltà megalitica segnò la fine dell'età neoolitica e il principio della eneolitica, intorno al 4000 a.C. Tra i tipi di megaliti più diffusi ricordiamo il menhir (dal bretone men, pietra, e hhir, lunga), costituito sa una pietra conficcata nel terreno, di forma troncoconica o parallelepipeda posta probabilmente ad indicare un lugo di sepoltura. Sono alti mediamente da 2-3 metri a 6 metri; possono tuttavia raggiungere altezze elevatissime, come il menhir di Kerolas in Bretagna (alto 9,5 metri, ma un tempo ancor più elevato) e quello di Locmariaquer (alto 23,5 metri). Il dolmen (dal bretone tol, tavola, e men, pietra) è costituito nella forma più semplice, da due blocchi lapidei infissi nel terreno, cui è sovrapposta una lastra orizzontale. Fu utilizzato dal III al I millennio a. C nell'Europa atlantica (dalla Scandinavia al Portogallo) e mediterranea. ll dolmen ha carattere sepolcrale: può essere una tomba individuale o collettiva. Questo sistema costruttivo è il primo utilizzato dall'uomo e prende il nome di trittico, perché composto da tre pietre: due verticali, i piedritti, che sostengono una terza orizzontale, l'architrave. I dolmen erno in origine ricoperti di tumuli di petrame o di terra (cairn). In Italia, i più antichi dolmen sono quelli rinvenuti in Sardegna, regione posta al centro di importanti traffici marittimi, nelle Puglie e, nell'Età del rame, nella regioe alpina. I cromlech (dal bretone crrom, rotondo, e lech, pietra), serie di dolmen disposti in modo da formare figure circolari concentriche. Nella penisola salentina sono numerosi i menhir e i dolmen ritrovati nelle campagne. Per molti di essi si è verificato l'orientamento secondo preciise direzioni economiche, riferite in particolare al Sole e alla Luna. Il dolment di Bisceglie, il più imponente, è introdotto da un percorso d'ingresso orientato.
Aosta megalitica
Ad Aosta, nel quartiere Saint Martin de Corleans, si trova la più vasta area di resi megalitici mai rivenuti in Italia. Databli a partire dal III millennio a.C., testimoniano una società economicamente e culturalmente evoluta rispetto alle società coeve. Si tratta forse di un'area sepolcrale, in cui venivano celebrate anche cerimonie rituali. In venti anni di scavi sonno state rinvenute tombem reperti, stele antropomorfe, dolmen ed alri segni, come buche per palificazioni ed arature sacre. Gli allineamenti seguono l'oriientamento di un'area arata e rispondono a precise connessioni astronomiche, riferibili a cicli solari e lunari. Tutti sono rivolti, al Sorgere del sole nel solstizio d'inverno. I lati del basamento triangolare su cui si poggia il dolmen denominato tomba II, sono orientati secondo direzioni astronomiche: il tramonto e l'alba al solstizio invernale, il tramonto della Luna nella sua massima declinazione. La disposizione delle stele antropomorfe, accostate le une alle altre e quasi tutte di altezza compresa tra i due e i tre metri, seguono due allineamenti ortogonali, all'interno dell'area sacra.
I templi di Malta
Dall'inizio del IV alla metà del III millennio a.C. l'arcipelago maltese fu interessato da un'intensa base costruttiva, momento di fioritura commerciale ed economica. Le testimonianze più importanti, per la novità delle tipologie e per la quantità dei ritrovamenti, sono i complessi monumentali dei santuari. Al loro interno, i grandi templi (ne sono stati individuati circa trenta nell'arcipelago) derivano probabilmente dalle spolture collettive ipogee, documentate a partire dalla fine del V millennio a.C. Nell'età dei complessi templari la popolazione dell'arcipelago, che era pari a circa 10000 abitanti era organizzata in villaggi. I templi sorgevano su alture o presso guadi o approdi. In alcuni casi essi si concentravano in aree più densamente abitate. La prima fase di questo fenomeno, attestata tra il 3600 e il 3000 a.C., prende il nome del sito di Gantija ("Torre dei giganti"), nell'isola di Gozo. Architettura templare con pianta a lobi: un corridoio centrale distribuisce simmetricamente locali absidati, dietro ai quali tre ulteriori vani si dispongono attorno ad un cortile. Questa distribuzione è rimasta pressoché invariata nel tempo, anche tra la fine del IV e la metà del III millennio ha acquisito una maggiore articolazione spaziale. Tutti i complessi sacri sono perimetrati da un possente muro a forma di D. Gli edifici templari potevano raggiungere i nove metri in altezza. Le facciate insistevao su ampi cortili, mentre i blocchi di pietre erano disposti ordinatamente su filari orizzontali in alto e verticali in basso. L'ingresso è di norma inquadrato da tre grandi monoliti. Gli interni erano spesso intonacati e dipinti, talvolta arricchiti da rilievi a motivi geometrici e figure animali che componevano un ricco apparato iconografico. Sono state rinvenute anche statue e figure votive. Esemplari sono le figurine della dea obesa, distesa su un letto e dormiente, come quella ritrovata nell'ipogeo di Hal Saflieni, capolavoro dell'arte preistorica maltese. Essa era forse rappresentazione del passaggio tra la veglia ed il sonno, quindi tra la vita e la morte.
Il complesso megalitico di Stonehenge
Il più importante e celebrato dei comlech è quello di Stonehenge, eretto nella contiea di Wiltshire in Inghilterra. Realizzato in tre fasi tra il 3100 a.C. e il 1500 a. C.; presenta una struttura circolare formata da 30 monoliti allineati e sormontati da architravi in modo da costituire una sequenza continua di triliti. Sono alti quattro metri e delimitano una circonferenza del diametro di circa 30 metri.il cromlech è circndato da un fossato di circa 98 metri di diametro e 6 di larghezza; all'interno un'ulteriore struttura a forma di ferro di cavallo corrisponde forse ad un cerchio non completato. In alcune pietre sono rimaste tracce di figure incise. Il complesso sarebbe stato in Età preistorica un osservatorio astronomico. I costruttori di Stonehenge avrebbero disposto i monoliti, allineamenti che corrispondono alle posizioni del Sole nei solstizi d'estate e d'inverno. Le 56 buce poste nell'anello esterno: sarebbero servite a contare gli anni (appunto 56), che separano, ciclicamente, un'eclissi solare dalla successiva. Utilizzato per circa due millenni, come calendario, come uno strumento per compiere osservazioni astronomiche e per fornire predizioni e forse come area sacra e cimiteriale. Alcuni monoliti, in pietra azzurra di dolerite screziata, provenivano da cave gallesi distanti 230 km. Alla prima fase, intorno al 3100 a.C. risalirebbero lo scavo esterno, il cerchio più piccolo e concentrico con el 56 buche e l'erezione di due pietre d'ingresso sul lato nord-occidentale (una sola, tuttavia, è ancora in sito). Una seconda fase potrebbe risalire al 2100 a.C., quando furono portate in sito e collocate le circa 80 'pietre azzurre' formanti il cromlech. In una terza fase, a partire dal 2000 a.C., furono disposte le pietre interne, provenienti da cave non molto distanti da Stonehenge. Di queste, solo sette sono oggi in sito. Un'ulteriore fase vide il collocamento di circa 20 'pietre azzurre? disposte ad ovale e, intorno al 1500, la formazione di altri due cerchi concentrici e la disposizione di ulteriori monoliti.
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Rosazza storia di una città massonica
qui tutto è mistero e occultismo
Rosazza la sua storia legata al mistero e massoneria
Rosazza comune della provincia di Biella, inserito nell’Alta Valle Cervo, la sua storia, la sua architettura, con simboli, chiaramente di ispirazione massonica e occultismo, è voluta da Federico Rosazza.
Ma chi era Federico Rosazza Pistolet? Fu Senatore del Regno, membro della Giovane Italia Mazziniana e Gran Maestro Venerabile della massoneria biellese, nato nel 1813, da giovane studiò in seminario, per poi abbandonarlo e seguire gli studi di Giurisprudenza.
Durante i suoi studi, strinse amicizia con Giuseppe Mazzini aderendo alla Giovine Italia, due gravi lutti segnarono la sua vita, dando una svolta, che incise favorevolmente sulla comunità della terra di origine e la sua popolazione, la morte prematura della moglie e dell’unica figlia.
Si interessò al mondo dell’occulto e all’alchimia, sostenuto dall’inseparabile amico Giuseppe Maffei e nell’ultimo trentennio dell’Ottocento, si dedicò a numerose opere pubbliche di rifacimento, per abbellire Rosazza e la Valle Cervo, il tutto a proprie spese.
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Rosazza e il legame massonico ed esoterico nella sua storia
Federico Rosazza, insieme all’amico Maffei, cominciò l’abbellimento e una radicale ricostruzione di parte del borgo, utilizzando maestranze locali e materiali del posto, partecipando in questo modo allo sviluppo economico.
La sua conoscenza del mondo esoterico, la sua fede mazziniana, i suoi legami con la massoneria e la conoscenza della storia dei Templari, gli concessero i favori della Chiesa, nonostante nei suoi progetti vi fosse la ricostruzione della chiesa di Rosazza.
Tutte le sue opere, sono piene di simboli esoterici e massonici, questo dovuto anche all’amico e architetto Maffei, a cui fu affidata la guida dei lavori artistici, si dice che fosse dotato di poteri medianici e facoltà paranormali e che molte decisioni, in campo artistico, venissero prese dall’architetto, solo dopo la consultazione del proprio “spirito guida“.
Due sono i simboli massonici che ricorrono spesso nelle architetture di Rosazza, la Rosa e la Stella a cinque punte
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La facciata della chiesa di Rosazza
Il soffitto a volte della chiesa dipinto a cielo stellato
Simboli massonici sulla chiesa la stella a cinque punte e la svastica
La chiesa e il cimitero di Rosazza
Demolita la vecchia chiesa e spostato il cimitero al di là del fiume Cervo, sul vecchio sito cimiteriale, Federico Rosazza fece erigere la nuova chiesa, dove troviamo molti simboli massonici.
Per arrivare alla facciata, entrando in paese bisogna costeggiarla, perché si presenta di spalle.
La piazzetta prospiciente il portone d’ingresso, è tutto in ciottolato, dove vengono a volte, creati disegni con sassi bianchi e neri, ricorrenti nei templi massonici e impiegati dai templari, a raffigurazione della dualità di bene e male, di luce ed ombra, inserite nella pavimentazione le stelle a cinque punte e sull’ultimo gradino della scalinata, che conduce all’interno della chiesa, sono riportate le seguenti parole, “Desiderium peccatorum peribit”, “periranno i desideri dei peccatori”, la frase rievoca Dio che sconfigge i peccatori e esalta i Giusti aiutandoli a compiere i loro disegni.
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La facciata contiene molti simboli massonici, dalle tre piccole aperture in alto, che simboleggiano i tre vertici della piramide, alle rose e stelle a cinque punte, che si susseguono lungo la decorazione appena sopra l’entrata, con al centro una rosa aperta da dove spunta una croce.
L’interno della chiesa, quello che colpisce immediatamente, è l’immensa copertura a volte, dipinta a cielo stellato, si possono notare l’Orsa maggiore e quella minore, il Piccolo e il Grande Carro, la Via Lattea e la Stella Polare, mentre sulla volta sopra l’altare spicca la Croce del Sud e anche qui rose e stelle a 5 punte, appaiono ovunque, sul pavimento e nei capitelli delle colonne.
Costeggiando la chiesa lungo il lato destro, ci si immette in un vicolo, delimitato dalla chiesa sulla sinistra e da un alto muro sulla destra, due importanti simbologie posizionate rispettivamente su due porte, all’ingresso del vicolo, una stella a cinque punte e una svastica, nascono come simbolo propiziatorio di buon augurio per le religioni indiane, gianitiche, buddiste e induiste, la sua presenza sul muro di una chiesa è comunque un mistero.
Il castello di Rosazza con l’ingresso ad arco simile a quello di Volterra e il castello con la torre alle spalle
Il Castello
Il castello, la sua storia particolare, perché voluto da Federico Rosazza, influenzato dal sogno sulla figlia che gli raccomandava di usare la sua dote, per abbellire il paese nativo e la Valle.
La costruzione, progettata da Maffei, richiama gli antichi templi di Paestum e chiari riferimenti esoterici alla massoneria, lo compongono false muratura sbrecciate trattate con acido nitrico, finti colonnati ed architravi.
Visto il grande interesse per la botanica, fece mettere a dimora molte specie di piante di grande pregio provenienti da tutto il mondo, ridisegnando così l’intero parco del castello, il suo accesso è una riproduzione dell’arco di Volterra, un arco in pietra sbrecciato, dove risaltano le teste di tre valligiane con una stella a cinque punte tra i capelli.
La Fontana della Rosa
Le fontane parlanti
Sempre nel progetto di abbellimento del paese, realizzò un’impresa idraulica, di grande utilità pubblica, distribuendo l’acqua in tutto il paese attraverso una rete di tubazioni in ghisa.
Moltissime fontane furono disseminate per tutto l’abitato, contrassegnate sempre dagli stessi simboli, la rosa e la stella a cinque punte.
Furono denominate ”fontane parlanti”, perché oltre al rumore dell’acqua, alcune frasi scolpite nella pietra, richiamano lo sguardo di chi si abbevera.
Una delle più grandi fontane, è la fontana della Colonna, dove una grossa colonna centrale ad una conca, sorregge una statuetta di Pietro Micca e reca la scritta “O cielo benedici chi nostra la fè”.
Un’altra fontana, posta di fronte al municipio, la Fontana della Rosa è incorniciata da due colonne con una grande rosa nel mezzo in marmo rosso, una conchiglia in marmo bianco e tre stelle in marmo giallo, disegnato nella pavimentazione con sassi, la raffigurazione di una stella alpina e il nome botanico in più lingue “leontopodium o edelweis, gnaphalium o ruhrhaut”.
Al fianco della chiesa la Fontana della Fede, con la statua della prima delle tre virtù teologali, un bassorilievo raffigurante Adamo, con testa coronata di foglie di acacia ed Eva, con in capo una rosa.
E’ iscritta anche qui una frase “quemadmodum desiderat cervus ad fontes aquarum – ita desiderat – anima mea ad te Deus”, che, secondo i Salmi di Davide, significa “come il cervo aspira-desidera le sorgente d’acqua, cosí l’anima mia sospira per voi, Dio mio”.
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Il ponte sul fiume Cervo che dà accesso al cimitero monumentale di Rosazza
Le lacrime in pietra presenti nel cimitero intorno alle panche
Il Cimitero Monumentale
Lo spostamento del Cimitero al di là della sponda del fiume Cervo, comportò la costruzione di un ponte.
Questo fu eretto a tre arcate costituite da blocchi lapidei regolari, carreggiata con pavimentazione a lastre regolari e acciottolato compresa, tra due balaustre laterali formate da colonne cilindriche di pietra.
Prima di imboccare il ponte c’è una piazzola acciottolata, con due panche in granito per la sosta.
Il richiamo dello stile costruttivo all’ingresso del cimitero è chiaramente moresco, con decorazioni a losanghe e arco bicromo.
Un portale in legno posto in fondo ad un piccolo disimpegno con colonne in granito ai due lati esterni.
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L’interno è su quattro livelli collegati da scala monumentale, il suo interno, si articola su quattro livelli collegati da una scala monumentale, il primo tratto è a due rampe ad andamento curvo e conduce a una terrazza, il secondo è costituito da una ampia e ripida scalinata,che porta a un portico.
Al terzo piano c’è una cappella utilizzata per le funzioni religiose, mentre l’ultimo livello è raggiungibile da una piccola rampa di scale laterale.
In tutta la pavimentazione del cimitero sono presenti alcune “lacrime di pietra”, distribuite intorno alle panche, simbolo del dolore spesso ricorrente nelle logge massoniche, infatti il candidato al grado di maestro veniva sdraiato su un tappeto disseminato di lacrime.
La storia del Borgo, diventato comune, è impregnato di mistero, di simbologia massone ma al di là di tutta quella che può essere la sua storia, dietro vi è un uomo, che ha voluto donare alla sua città natale e ai luoghi della sua infanzia, forse anche in ricordo della moglie e della figlia, un aspetto del tutto nuovo e che ha portato a oggi, molti turisti a visitarlo, per assaporare quel vago sentore di misticismo e per conoscerne la sua storia, nelle architetture del paese.
Storia e segreti, occultismo e spiriti di Rosazza il borgo del mistero Rosazza storia di una città massonica qui tutto è mistero e occultismo Rosazza comune della provincia di Biella, inserito nell’Alta Valle Cervo, la sua storia, la sua architettura, con simboli, chiaramente di ispirazione massonica e occultismo, è voluta da Federico Rosazza.
#borghi medievali#Borghi più belli d&039;Italia#Castelli e Rocche in Italia#massoneria#occultismo#Rosazza
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Appropriate Bistro Bergsteiger, Sesto
Appropriate Bistro Bergsteiger, Sesto Restaurant, North East Italy Architecture, Italian Architecture Photos
Appropriate Bistro Bergsteiger in Sesto
21 July 2020
Design: Plasma Studio
Location: Sesto Dolomites, North East Italy
Appropriate Bistro Bergsteiger
Located in the midst of the Unesco Natural Heritage area of the Dolomites of Sesto, in a position used as a tourist hotspot, Bistro Bergsteiger fits properly and carefully into its natural and built context.
The edge of an embarkment, located along a well-known hiking trail, is used to insert the new volume and to integrate it into the surrounding topography.
The view from the entrance to the valley, on a mountain landscape that closes the area to the south, is not reduced by the insertion of the new volume, just as it does not visually interfere with the existing protected building.
The dimensions are reduced as much as possible, and the geometries adapt to the existing presences.
On one side, the building faces the Cima 12 towards south, and on the other side it dialogues with the surrounding buildings.
In plan, the new volume aligns with the listed building, while the reduced heights are studied to connect its southern elevation with the overall profile of the constructed elements. The result is an architecture that is “appropriate” to the context, which nevertheless develops with character.
The double-pitched roof surface is treated with intensive green and rises towards the main view; full-height windows allow the eye to wander over the mountain landscape. The interior is designed in order to offer an undisturbed view to as many visitors as possible.
The main room is composed of different areas: the counter, the circulation space, and the two dining areas, defined in order to enhance the sense of intimacy and tranquility, and to allow a wide view thanks to the difference of height between the floors.
The glass façade that separates the interior space from the exterior terrace can be opened: in good weather, the outdoor space can be extended inwards.
In terms of materiality, the building is inspired by the nearby listed structure: spray plaster inside and outside, and a larch wood cladding designed as a contemporary reinterpretation of the old decorative motif.
Exposed screed and plaster prepared with local stone and sand, the use of Dolomite stone, and local larch wood for the furnishings enhance the relation of the new building with its context.
Nomen est omen: the owners of the bistro are the descendants of mountaineering pioneers, Michl and Sepp Innerkofler, and the documentation of their first ascent is part of the interior design.
Dialogue with the context and moderation in the intervention define a project that is fully defined in its “appropriateness”.
Appropriate Bistro Bergsteiger in Sesto Dolomites, Italy – Building Information
Architects: Plasma Studio Type Hospitality, Interior Status Commission, Built Location Sexten, Italy Year 2021 Client Hotel Dolomitenhof GmbH
Design team Eva Castro, Niccolò Dal Farra, Ulla Hell, Holger Kehne, Giulia Mariotti, Irene Mutschlechner, Peter Pichler, Chuan Wang Collaborators Team 4, Klaus Seeber
About Plasma Studio Folding space into space, Plasma Studio draws landscapes into buildings, streets into façades, inside to outside. Transformative tectonics set spaces, planes, and bodies into unforeseen relationships that challenge conventional topographies and spatial codes. An architecture of trajectory and momentum, which responds to the specificities of the local context.
Plasma Studio has evolved to productively engage with the complex potentials and challenges of today:
its diverse locations in Europe and Asia enable the firm to mediate local conditions and particularities with a global scope.
Photo credit Florian Jaenicke
Appropriate Bistro Bergsteiger, Sesto Dolomites images / information received 210720
Location: Sesto Dolomites, Northern Italy, central Europe
Italian Architecture
Italian Architecture Designs – chronological list
North Italian Hotel Buildings on e-architect:
Hotel Silena, Via Birchwald, Valles, Bolzano, Italy Design: noa* photograph : Alex Filz Hotel Silena in Vals
Hotel Valentinerhof Building, Kastelruth Design: noa* photo from architecture studio Hotel Valentinerhof Building
Rosa Alpina Hotel SPA Penthouse, Dolomites Architects: Vudafieri-Saverino Partner photography : Alex Filz Rosa Alpina Hotel SPA Penthouse
North Italian Building Designs
Italian Houses
South Tyrol House, Kaltern an der Weinstraße (Caldaro) South Tyrol, northern Italy Design: feld72, architects photo : David Schreyer South Tyrol Family Home
House at Muehlen In Taufers / Campo Tures, South Tyrol, northern Italy Design: Pedevilla Architects photograph © Pedevilla Architects / Photography by Gustav Willeit House at Mill Creek Muehlen In Taufers
Z House, Tarvisio, Udine, Italia, north east Italy Design: GEA Gri e Zucchi Architettura srl photo : Gianni Antoniali Z House in Tarvisio, Udine
Italian Architecture in major cities : news + key projects
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Italian Architect
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