#anzianotti
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A volte mi dimentico di essere strana, poi penso che: venerdì sera ero a bere negroni con un amico, discutendo di intelligenza artificiale prima che andasse in onda in radio. Oggi discutevo al castello, con tre dei miei anzianotti, di che potenza deve avere il motore di un decespugliatore.
Per forza i miei cookies non hanno senso.
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Se mi siedo 20 secondi crollo dal sonno come quegli anzianotti che si addormentano sulla poltrona mentre leggono il giornale.
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Interno giorno.Farmacia.
Entra una signora anzianottis.
“Buongiorno signora prego”
“Buongiorno…senta… “
(Si guarda intorno ed essendo io in una postazione a fine bancone si mette quasi di fianco a me…e continua…)
“Senta…io ho un problema. Mio marito.”
E già detta così stavo morendo…(risposte infinite si susseguivano nella mia mente.)
E lei continua.
“Lui ha 79 anni. Quando ha voglia…due volte al mese…però…un po’ duro…un po’ molle…un po’ duro …un po’ molle…Perché lui c ha voglia…ma non ce la fa ad avere un orgasmo. Però la pillolina blu non la vuole…ma in tv abbiamo visto il cavallo rampante…ma mio marito si vergogna. E allora ho detto vado giù io…e sono venuta…”
Ed io con la professionalità che mi contraddistingue:”Signora, nessun problema, glielo ordino per oggi pomeriggio…”
E lei:” Vengo giù io a ritirare, che lui c ha vergogna. Così magari stasera...Grazie. Buongiorno.”
“Buongiorno signora…”
In fondo…la speranza è l’ultima a morire… perché negargli un sogno 🤣🤣🤣🤣🤣
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I Simpson: diseducativi o (fin troppo) educativi?
I Simpson: diseducativi o (fin troppo) educativi?
“Ai miei tempi” è la frase con cui esordiscono, generalmente, tutti i genitori di un certo vecchio stampo che ritengono che i vecchi valori e il vecchio mondo siano sempre e di gran lunga migliori di quelli che dilagano in un’epoca “nuova”, che faticano a comprendere e a decodificare. E’ tutto peggiorato dal prima all’adesso: la musica, i film, la gioventù, il divertimento, le donne, i cartoni animati. Tutto è così svuotato dal suo valore in quanto costantemente paragonato con qualcosa che non esiste più in quanto tale, ma solo nel ricordo dei più grandicelli e anzianotti.
Tutto ciò che non intercetta i gusti di qualcuno più grandicello, diventa in buona sostanza spazzatura, senza possibilità di rivalutazione. E lo dovrebbe sapere bene un cartone animato come quello de I Simpson di @mattgroening-blog, che nel corso degli anni ha avuto un hating non indifferente, venendo considerato un cartone troppo spinto, troppo volgare e troppo diseducativo, e ci sarà un motivo se in Italia qualche puntata (specie le vecchie) è andata in onda col bollino giallo, e che vuol dire cioè che gli ideatori dell’opera / coloro che ne decretano il contenuto ritengono che la visione debba essere seguita da un minore accompagnato da un adulto. Adulto che, si presuppone, abbia le carte in regola per poter fornire al figlio o alla figlia gli strumenti giusti per decodificare il programma.
Parolacce, nudità, consumo di alcol e tabacco, talvolta droghe, riferimenti più o meno espliciti al sesso: diciamo che non tutti i cartoni animati sono Peppa Pig, ma del resto il mondo è bello perché vario, no? Eppure non ci si capacita di come un cartone animato possa essere un tantino sopra le righe. “Diseducativo”, come se I Simpson fossero dei bambinai, come quella scatola (ora divenuta piatta) potesse sostituire i genitori (o le figure che ne fanno le veci) nell’educazione delle creature, che vengono troppo spesso parcheggiati ora davanti al computer, prima davanti la televisione, e sempre più spesso li si intrattiene dando loro uno smartphone in mano.
In realtà, probabilmente, nel subconscio delle persone, ciò che più fa paura è che un bambino possa scoprire come realmente gira il mondo là fuori, che non è un mondo rosa e fiori, ma pieno di pericoli dietro ogni angolo, e pieno di corruzione e che starà a noi decidere se evitare o contribuire alla corruzione del mondo. I Simpson rappresentano niente di più niente di meno che il mondo là fuori, con ironia e tanta originalità, non a caso han fatto da apripista per tanti altri cartoni americani di genere simile (due su tutti: American dad!, 18 stagioni, e I Griffin, 21 stagioni, contro le ben 34 de I Simpson; da notare che tutti e tre i titoli ruotano attorno a tre famiglie americane, da cui partono le storie degli episodi).
Ne I Simpson non c’è ipocrisia nella descrizione del mondo, ma solo tanta trasparenza: nella stessa famiglia Simpson, per ogni personaggio in grado di dimostrare intelligenza, saggezza, ce n’è sempre uno che invece dimostra stupidità e/o disrispetto per la legge (rispettivamente Lisa e Marge, e Bart e Homer), sebbene a volte le caratteristiche si cambino in alcuni episodi: se Bart è generalmente in aperta competizione con la sorella, in qualche puntata ha dimostrato di saper fare comunella con lei, da amico e fratello maggiore; stessa cosa per Homer, che generalmente stupido, ha dimostrato, in fondo di avere un cuore e, perché no?, anche un cervello, a volte pensante.
Perché dico che i Simpson sono fin troppo educativi? Perché parlandoci chiaramente tutti quanti e senza ipocrisia, piacerebbe a tutti un mondo in cui il centro del proprio movimento non siano i soldi, ma già dagli anni ’90 la tendenza era proprio questa: un mondo che gira attorno al denaro, la cui forza riesce a fare breccia già nell’innocente cuore di un bambino che, per quanto (e forse *in quanto*) puro, riesc e a comprendere anche più cose di quante non ne comprenda una persona adulta, già fortemente influenzata dal proprio vissuto e dal proprio essere un cittadino immerso nella società e da quest’ultima formato e deformato.
I Simpson han sempre affrontato tematiche molto dure, sapendo addolcire la pillola con l’ironia, e mostrando al mondo molte storture che spesso non vengono mai considerate. Anche tematiche come il politicamente corretto non sono stati evitate: e la cosa più incredibile è che la tematica, affrontata egregiamente, sia stata vivisezionata in una delle puntate delle primissime stagioni. Visionari? Forse. O forse con uno spiccato talento nel saper scegliere le tematiche in base a come sta girando il mondo e anticipandone i trend. Non è un caso che chi lavora nel mondo dell’arte e dell’intrattenimento debba anche avere la capacità di decriptare la società che ci circonda.
Proprio in merio alle battaglie per il politicamente corretto, una puntata de I Simpson sviscera l’argomento sfruttando il personaggio di Marge, che si fa portavoce di una fetta di società eccessivamente sensibile al tema del politicamente corretto, e che maldigerisce la “diseducatività” di alcuni cartoni che si mandano in onda in America (come una sorta di risposta a tutti coloro che possono criticare e attaccare la produzione del cartone di Groening).
Marge contro il politicamente scorretto.
Grattachecca & Fichetto rappresentano una perfetta inception: un cartone animato nello spettacolo di un altro cartone animato. Due animali, un topo e un gatto, come la versione “dark” di Tom & Jerry di Hanna e Barbera. Le scene che solitamente si ripetono in ogni cartone animato sono di una violenza sanguinaria: Fichetto, il topo, che gliele suona di santa ragione a Grattachecca, il gatto, usando arnesi quali mazze chiodate, asce, accette, pistole, bombe, carri armati, coltelli, uccidendolo puntualmente in ogni finale di puntata. Il programma è uno dei siparietti preferiti di Bart e Lisa, ma non di Marge, che in una puntata de I Simpson si ritrova a fare battaglia ai creatori dell’Itchy & Scratchy (titolo originale del Grattachecco e Fichetto show).
Ciò che ha spinto Marge nella puntata è stata l’ideologia secondo la quale un cartone per bambini non debba essere troppo violento in quanto “diseducativo”. La battaglia Marge la vince, mentre per gli ideatore dell’Itchy & Scratchy è una disfatta totale: per seguire le indicazioni di Marge, che richiede uno spettacolo ripulito, perdono la loro forza e la loro arma più potente, vale a dire la violenza che era proprio ciò che faceva presa sui ragazzini.
Per i ragazzi dunque accade qualcosa di nuovo: annoiati da uno spettacolo “ripulito”, in cui, anziché dar vita a surreali scontri sanguinari Grattachecca e Fichetto si scambiano parole d’amore sorseggiando limonata e dondolandosi sulla loro sedia a dondolo, decidono di spegnere i televisori per uscire fuori di casa, rimanendo accecati dalla luce del Sole.
Nel frattempo, Marge è diventata la voce di tutti i cosiddetti perbenisti, che continuano a interpellarla per questa o per quella causa socio-culturale.
In un dibattito relativo alla libertà di espressione, c’è chi sostiene che anche quella degli ideatori del Grattachecca & Fichetto show sia una libertà di espressione di cui possono e devono usufruire. Del resto, i cartoni animati sono anch’essi delle forme d’arte da rispettare e non censurare in alcun modo, per evitare di intralciare il loro modo di comunicare.
La situazione si evolve quando, in un lungo tour, si apprende che la statua del David di Michelangelo dovrà fare tappa al museo di Springfield. Ancora una volta, a fare da icona per tutti gli atti visti è Marge, che in questa occasione muta il proprio modo di pensare. Infatti, i sopracitati attivisti decidono di fare battaglia affinché la statua di Michelangelo venisse censurata e venissero coperte le parti intime con un grande pantalone, per evitare di turbare i bambini che dovranno andare in gita a visitare il museo. (A tal proposito, I Simpson si dimostrano ancora una volta lungimiranti, se si pensa a quella che oggigiorno vien chiamata cultura della cancellazione, in inglese cancel culture, che prevede una pesante censura nei confronti di dichiarazioni, opere d’arte, persone e personaggi, e fenomeni socio-culturali appartenenti ad un’epoca passata, per renderli più appetibili ai giorni nostro, senza capire che ciò non solo non cancella/modifica il passato, ma cancella ogni consapevolezza di appartenere a due epoche differenti, con tutte le differenze del caso che ci possono essere, dettate anche dal progresso socio-culturale, per cui ciò che tempo addietro veniva considerato anche solo moralmente accettabile, oggi vien considerato addirettura illegale, o viceversa ciò che un tempo veniva considerato qualcosa di deprecabile, oggigiorno è stato rivalutato in maniera positiva).
Ha senso prendersela con I Simpson?
Sarebbe sbagliato credere che oggi la società sia caduta in basso (anche) a causa de I Simpson. Sarebbe una delle castronerie più grandi che si possa dare. Al contrario, I Simpson han sempre cercato di far riflettere chiunque volesse riflettere e avesse voglia di farlo, senza pregiudizio alcuno.
Del resto, la città di Springfield ha tutti i personaggi che si possano desiderare: dal dottore ciarlatano ai giudici, dal sindaco (non di rado sciupafemmine e corrotto) ai conduttori di radio e tv, dalla baby sitter al ricco miliardario e proprietario di una centrale nucleare, dal fervido cristiano credente e praticante al parroco, dal rabbino all’indiano che gestisce il jet market. A Springfield ci sono tutti, e tutti, nel corso degli episodi, sono responsabili di ciò che accade, e rappresentano tutti gli strati possibili e immaginabili della società. Tutt’altro che qualcosa di statico: una realtà che muta repentinamente e con molti cambi di scena. Non è un caso, pertanto, che I Simpson abbiano avuto tutto il successo che hanno avuto, tra alti e bassi e in mezzo a numerose critiche, ma riuscendo sempre a fare breccia nella società e facendo comunque parlare di sé.
Prendersela con I Simpson serve solo a distrarre l’attenzione da problematiche sociali più grandi che loro in primis nei loro sketch sollevano, a volte criticandoli, a volte semplicemente narrandoli e stimolando una reazione nello spettatore. Per quanto “scurrili” e “diseducativi” possano essere, non lo saranno mai più della realtà che ci circonda e dalla quale dovremmo realmente tenerci lontani per non farci inquinare da tutta la corruzione che c’è, cosa altamente utopica, praticamente impossibile da fare.
Nei Simpson c’è della filosofia, c’è dell’ironia, c’è dibattito, c’è la storia, c’è tanta ignoranza e anche un certo genio e un certo grado di intelligenza. Tuttavia fa sempre comodo parlare per luoghi comuni e unirsi al coro, perché uscire può fare male a sé stessi e alla propria felicità. Non pensare è sempre meglio: Homer stesso non sarebbe così tragicamente divertente se non fosse così stupido, divenendo forse il personaggio chiave di tutta la famiglia Simpson, con più sfaccettature, a volte anche in contrasto tra loro, e che ha dato la possibilità a molti di entrare in empatia con lui, senza tuttavia voler sminuire tutte le altre figure dei Simpson.
Homer e Bart.
Nella famiglia Simpson, potremmo tracciare un parallelismo tra padre e figlio, che all’interno della famiglia si potrebbe dire siano uno l’estensione dell’altro.
Si potrebbe riassumere il tutto con una frase: mai seguire l’esempio di Homer come padre, per non ritrovarsi dei figli come Bart.
Bart nella famiglia è l’unico figlio maschio oltre che il fratello più grande, ma che, tuttavia, non segue per nulla la regola che vuole i fratelli maggiori come esempi da seguire per i più piccoli.
Homer è un padre assente molte volte, che non brilla certo per genialità e intelligenza, e che spesso e volentieri si ritrova nei guai, anche a causa sua e della sua impulsività. Non è un ribelle, a differenza di Bart, ma solo un bambinone con un cuore tenero, un cuore d’oro, e lo vediamo in svariati episodi, come quello in cui, rivedendo alcuni episodi del passato (l’episodio verteva sulle prime parole pronunciate da Bart e Lisa), mette a letto la più piccola Maggie, sussurrandole delle parole dolcissime, o come nell’episodio in cui, alla domanda “perché avete le foto di Bart e Lisa, ma non di Maggie?”, risponde affermando di avere conservate tutte in un luogo in cui ha più bisogno di coraggio e forza, inquadrando poi il muro dinanzi alla sua postazione di lavoro alla centrale nucleare, nell’episodio visto come un luogo di grossi sacrifici e tante rinunce.
Bart invece è un ragazzo molto sveglio, non cattivo, ma costantemente alla ricerca di una bricconata da portare a termine, a volte affiancato dall’amico Milhouse.
A scuola Bart non rende, a differenza della sorella Lisa, e sono rari gli episodi in cui Homer e Marge decidano di imporre pugno duro nei confronti del figlio. In particolare, in un episodio delle prime stagioni, Bart, messo sotto torchio dal padre, riesce sempre a raggirare quest’ultimo.
Tuttavia, anche al di là dell’aria da duro, pure Bart, come Homer, dimostra più volte di avere dei sentimenti, che esterna in famiglia e non solo, come nell’episodio in cui, innamoratosi della figlioccia del reverendo, si assume (ingiustamente) le colpe per un furto commesso dall’amata.
Un attaccamento particolare tra i due emerge chiaramente anche nel film uscito nel 2007: dalle sfide che Homer propone a Bart (e viceversa) fino al litigio tra i due, dovuto all’idiozia di Homer, che Bart non di rado chiama per nome. Il litigio stesso si conclude positivamente, con la proposta, da parte di Homer, di compiere un’acrobazia folle in moto facendo tenere la bomba al figlio, da lanciare fuori dalla cupola sotto la quale la città di Springfield era stata rinchiusa dalla epa (ente protezione ambientale). Proprio qui Bart, dopo un lungo periodo di rinnegazione del padre, e dopo aver trascorso molto del suo tempo con Ned Flanders, perdona il padre con un’esclamazione felice: “quest’uomo mi conosce!”.
Marge e Lisa.
Un’altra coppia/connessione che è possibile descrivere è quello delle donne di famiglia: Marge e Lisa, la parte più razionale e propositiva della famiglia.
Le differenze tra madre e figlia tuttavia son tante. Per esempio, se Lisa tende sempre a esprimere la propria opinione, anche se dolorosa e negativa, nei confronti di fatti o persone, ma sempre con molta diplomazia e senza infierire, Marge al contrario, per principio tende a nascondere ogni opinione negativa, nella speranza che anche quella forma di supporto possa migliorare o, comunque non avere cali di autostima. In una puntata Marge sottolinea che questo è un modo d’essere intrinseco della sua natura.
Entrambe sono donne combattive però, ricche di ideali che emergono nel corso delle puntate, al di là che si sia d’accordo o meno. Marge, ad esempio, l’abbiamo già vista nella puntata relativa al politicamente corretto.
Spesso Marge e Lisa hanno cercato di riportare sulla corretta strada rispettivamente Homer e Bart, anche a costo di alzare la voce con loro.
Non di rado Marge ha momenti di crisi col marito, così come con la famiglia, portandola ad allontanarsi da essa, seppur temporaneamente, o ad allontanare Homer di casa, che è puntualmente riuscito a riconquistare con i suoi buffi e grotteschi modi di fare.
Lisa, invece, è il genio della famiglia: voti alti, a differenza del fratello, in tutte le materie (o quasi: in un episodio Lisa ha un’insufficienza in educazione motoria, e viene obbligata a scegliere uno sport da praticare), e mostra di avere un particolare interesse per la musica jazz, essendo anche sassofonista. Ciò che non tollera, tuttavia, è di essere seconda a qualcuno, quasi come ossessionata da un ideale di perfezione che non esiste.
Come detto, ad accomunare le due donne sono i forti ideali che hanno, e il fatto che ancora abbiano degli ideali è già una grande vittoria, se si considera quanta rozzezza dilaga nel mondo circostante a loro, e quanto poco ci sia di spirituale, e quanto ci sia di materialistico e futile che, per quanto più concreto di un ideale, se non sfruttato con coscienza può certamente portare all’autodistruzione del genere umano.
Homer e Marge.
In alcuni episodi, c’è stato modo di entrare anche nella famiglia Simpson prima della nascita dei pargoletti, mostrando come si siano conosciuti Marge e Homer, oltre a conoscere le famiglie dei due coniugi. Lui figlio di un padre solo, che in alcune puntate è stato raccontato come una specie di sciupafemmine; lei figlia di una madre conservatrice in una casa di sole donne in una famiglia che oggi potremmo dire “disfunzionale” in cui tanto la mamma, quanto le sorelle di Marge (le gemelle Patty e Selma) non di rado criticano acidamente e demoliscono le scelte di Marge, a partire dalla scelta di mettersi con Homer.
Homer stesso, al di là della sua stupidità, malsopporta le sorelle di Marge, che non hanno mai favorito o promosso la possibilità di instaurare un dialogo equo, sano, pacifico e privo di veleno. A fare da paciere è sempre Marge… O almeno ci prova.
In genere è proprio Marge a dover ingoiare tanti rospi nella vita coniugale, per le marachelle che combina il marito, ritornando tuttavia sempre tra le sue braccia. Un amore che non conosce fine, diremmo.
Non sempre il loro modo di essere genitori coincide: ciò è dovuto proprio al loro carattere individuale. Da una parte il quasi totale menefreghismo di Homer, e dall’altra parte Marge, che riesce ad imporre quel minimo di autorità in più, che il marito invece non riesce a imporre sulla famiglia.
Nelle prime stagioni, la storia d’amore di Marge non era con Homer, ma con .Arty, studente della scuola dove studiavano tutti e tre. Arty era invaghito di Marge, tanto quanto Homer, e sebbene Marge abbia pure provato a frequentarsi con .Arty, alla fine ha deciso di scegliere Homer, sempliciotto, ma sinceramente interessato alla propria amata, e sicuramente, per paradosso, meno strampalato e meno impacciato (e meno “molesto”) del suo rivale in amore.
E il coronamento del loro amore è stato proprio l’arrivo dei loro tre figli, con Maggie nata in un periodo di crisi familiare, e arrivata in maniera imprevista, tanto che la stessa Marge è stata inizialmente reticente nel dare la lieta novella ad Homer, che la apprende solo in seguito ad una bastardata organizzata dalle sorelle di Marge, che nonostante abbia chiesto loro di non far sapere nulla al marito, attuano un piano per fargli arrivare la notizia semplicemente comunicando la notizia alle due persone che a Springfield di più chiacchierano e diffondono chiacchiere e notizie.
Sebbene all’interno della coppia sia un genere Marge a dover recuperare Homer da sé stesso, talvolta capita il contrario, ovvero che sia Homer a dover ri-condurre Marge alla lucidità mentale, come nell’episodio in cui Homer, a bordo della macchina del commissario Winchester, si ritrova coinvolto in un inseguimento in cui ad essere inseguite sono un’amica di Marge e la stessa Marge al fianco, portata a fare compagnia ad una criminale per il suo grande bisogno di avere un rapporto di amicizia con persone al di fuori del nucleo familiare.
Bart e Lisa.
Anche Bart e Lisa sono un’altra coppia iconica nella famiglia: i classici fratello e sorella, spesso in conflitto tra loro, come accade in numerosissime famiglie, separati anche dalle loro anime, fortemente diversi: Bart ribelle, Lisa valorosa e idealista. Eppure, nonostante ciò, sono molti gli episodi in cui fanno prevalere il loro senso di fratellanza: dove non arriva la follia e la durezza di Bart, arriva la saggezza e la lungimiranza di Lisa; e viceversa, dove non può, Lisa, contrastare gli eventi con la sua perspicacia e con il suo equilibrio, ci pensa il fratello maggiore.
Bart e Lisa rispecchiano in pieno i ragazzi impopolari a scuola, quelli “senza infamia, né lode”: se Lisa colleziona tutti bei voti a scuola, avendo ben pochi rivali, dall’altra si ritrova sempre sola, chiusa nel suo mondo che poco si concilia coi valori del mondo circostante, col quale spesso si trova in conflitto, stessa cosa ma all’inverso vale per Bart, che non spicca di certo a scuola, collezionando una lunga serie di insufficienze, ma avendo ugualmente pochi amici, forse solo uno, Milhouse, con cui condivide molto del suo divertimento. Anche gli episodi di bullismo sono un’altra cosa che condividono: infatti, sia Bart che Lisa vengono tormentati in svariati episodi dai bulli e compagni di scuola. Scarpe appese all’albero, essere gettati nei bidoni dell’immondizia, pestaggi e “semplici” sfottò: è proprio così che i due fratelli diventano l’esempio di figli di una famiglia media non inseriti in alcun giro preciso.
Un episodio in particolare vede Lisa e Bart unirsi in un abbraccio fraterno: si tratta di Lisa sul ghiaccio, in cui gli ideatori mostrano una Lisa che, per far salire i suoi voti scolastici in educazione fisica, si ritrova a dover scegliere uno sport da praticare, che ricade su hockey su ghiaccio, nel ruolo di portiere. Così Lisa e Bart si ritrovano a praticare lo stesso sport ma in ruoli e squadre rivali: Lisa in porta e Bart come attaccante. Durante una partita in cui si ritrovano ad essere rivali, le due squadre sono ad un punteggio pari, 3-3. Quando il tempo sta per finire, Bart ha il dischetto davanti la mazza e deve solo concentrarsi a tirare per segnare. Tuttavia, dopo un’agguerrita partita passata a farsi guerra, i due pongono fine alla sfida ricordandosi di tutti i momenti in cui sono stati di aiuto l’uno per l’altra, e viceversa, concludendo la partita con un toccante abbraccio, tra i fischi del pubblico che sperava nel sangue fino alla fine della gara.
Le critiche alle ultime stagioni de I Simpson.
Nonostante I Simpson siano stati rinnovati fino al 2025, avviandosi verso i 1000 episodi totali (seppur molto lentamente, rimane pertanto una cifra molto lontana), sono molti a criticare le ultime stagioni, incolpando la serie di una serie di cambiamenti che hanno snaturato l’anima del programma.
Senza dubbio c’è la questione relativa al politically correct, che col tempo avrebbe avuto la meglio su quella scorrettezza degli albori, su quel linguaggio scurrile, irriverente, senza padroni delle prime stagioni. Un linguaggio che col tempo era già quasi estinto dopo le prime due o tre stagioni, pur rimanendo una serie irriverente, pungentemente critica nello spirito e nell’invenzione delle storie.
Anche le trame sono al centro delle critiche dei fan / delle persone, che sarebbero diventate troppo piatte e monotone, ripetitive e carenti di emotività, cose che si riscontravano maggiormente nelle prime stagioni.
Tuttavia, si tratta di critiche ricorrenti e costanti che accomunano tutte le produzioni seriali che si ripetono nel tempo, e poco importa se si tratti di critiche veritiere o no. Le persone infatti, generalmente, tendono ad affezionarsi alle cose con molta più facilità di quanto non facciano gli stessi creatori e ideatori, e ciò porta per conseguenza i fan a scongiurare qualsiasi tipo di cambiamento seppur minimo. Inoltre, specie se si interiorizzano certe cose da giovani, si associano automaticamente queste cose ai periodi di spensieratezza e leggerezza della propria vita, riempiendo di valore e di significato ciò che vediamo e sentiamo.
I Simpson dunque, checché se ne dica, sono numeri e successo, genio e sregolatezza, ma al contempo e per paradosso anche molto educativi alla vita di tutti i giorni. Ma qual è il vostro episodio preferito de
I Simpson
? Cosa ti ha colpito di più di questa serie televisiva? Fallo sapere con un commento!
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Buhaioli offesa o tradizione, scegliete voi.
Buhaiolo o buhaiola è un termine ormai volgare in uso nel vernacolo fiorentino come offesa, spesso seguita da parole come "di merda". Si, concordo, fra i tanti articoli che si possono scrivere su Firenze non ho scelto il più edificante, ma la vita di una città non si misura solo con i pittori e gli scultori, con gli architetti e i condottieri, ma anche, e spesso maggiormente, con i popolani e i semplici Cittadini che non a caso scrivo sempre maiuscolo. Buhaiolo nella sua accezione maschile oggi assume più significati secondo il contesto in cui viene usato. Significa bastardo inteso come assenza di un'origine matriarcale certa, quindi non è conosciuto il buco d'uscita. Oppure è usato come termine spregiativo per uomini anzianotti che frequentano le Cascine in cerca di "buchi" giovani. Nell'accezione femminile, buhaiola, identifica sempre una donna di facili costumi, che da via il "buco" per denaro o anche no. Come non ricordare in Amici Miei " i cinque mandrigalisti moderni" che esplicano in canto il termine buhaiola. https://youtu.be/2DrLL1KcVuc Detto questo, e tornando a qualcosa di meno volgare, possiamo ricercare l'origine della parola nel passato e scoprire che il termine può riferirsi a più di una situazione che però nel lavoro trova la sua collocazione.
La più conosciuta appartenenza della parola è da riferirsi ai renaioli detti anche, appunto, bucaioli dato che scavavano nell'Arno delle buche per recuperare la rena. Da qui l'espressione "Buhaioli c'è le paste" che veniva gridata dalle mogli di questi lavoratori dalla spalletta dell'Arno per avvertirli che il desinare l'era pronto. Sembra che i renaioli di paste ne mangiassero davvero in grossa quantità in quanto il loro lavoro era davvero faticoso e i carboidrati non bastavano mai. Immaginate, con delle pertiche anche lunghe 5 metri raschiare il fondo del fiume per riportare in superficie la rena, un lavoro davvero sfiancante. La stessa espressione "Buhaioli c'è le paste" qualcuno racconta che veniva usata anche per i negozianti di San Lorenzo che lavoravano in botteghe sotto il piano stradale detti appunto "buche" assumendo quindi il nome di bucaioli. All'ora di pranzo i venditori e i ristoratori della zona gridavano "Buhaioli c'è le paste" per avvertirli che era l'ora di mangiare. Infine qualcuno sostiene che venivano chiamati buhaioli anche gli stradini che si occupavano di riempire le buche che si formavano per la strada, una categoria scomparsa soprattutto a Firenze dato che ormai le strade sono talmente piene di voragini che converrebbe illuminarle invece di riempirle e indicarle come opere d'arte. O forse sarebbe meglio usare l'espressione in oggetto rivolgendola agli eletti comunali che dovrebbero provvedere ad eliminarle.
Jacopo Cioni Read the full article
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12anni #anzianotti #steve #minipin #dogsofinstgram
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Buon per lei.
Grande messaggio moderno ai ggiovani: NON STUDIATE, “INFORMATEVI” (dalle fonti che vi diciamo noi) e sostenete la vivoluzzione approvata da finanza e politici.
Vanna Marchi faceva lo stesso mestiere con guadagni analoghi sul medesimo target (circuire ignoranti anzianotti, i politici) ed è finita in galera, pensa te le ingiustizie. O le protezioni.
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Quindi si possono fare gay jokes a sanremo. Anzi, si possono fare scenette ghei e alla gente piacciono anzi parte anche la ship con presentatori anzianotti e sposati con figli perchè booooh.
Però. Se uno è lgbt veramente no no, tipo Madame punteggio basso che boh c'era molto di peggio, e Michele Bravi non ammesso ma ok poteva essere x la storiaccia della prigione...diciamo.
Quello che mi pare di notare è che se il personaggio in questione è etero ma si atteggia a fluido, aperto, ammiccante o curioso, tutti a sbavargli/le dietro, tipo achille lauro che mi piaceva pure gli anni passati ma mi ha rotto le palle adesso co sta scena stile Bowie di borgata...ma se invece c'è qualcuno che lgbt lo è davvero, e invece di fare scenette canta una canzone su sentimenti, e non sesso, lgbt, la reazione è diversa.
Il che mi fa pensare a quando gli americani parlavano di fetishizing lgbt stuff...non ho mai cagato sta cosa ma ora la vedo. Perché c'è gente che va in fissa con amadeus e Fiorello che si inchiappettano x finta, o con elettra Lamborghini e myss keta l'anno scorso, ma impiccherebbero chi insinuava che ci potesse essere qualcosa tra i metamoro 2 persone che manco mi va di nominare, e boh i sentimenti sono una cosa carina. E invece in tutto questo vedo un po' di fetishizing. Ma anche un po' di trash. Io amo il trash cmq e mi va benissimo eh. Però questa cosa mi offende abbastanza, come persona lgbt.
#se qualcuno tra le mille persone che ho bloccato legge sta cosa e la commenta non#non ci fa una bella figura#e siccome ho bloccato mezzo fandom....#sanremo#meglio ciao2020#e la gag del film p.rno senza donne lol
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Ieri sera sono andata a vedere “Marx può aspettare”.
Ero la più giovane in sala. La cosa, devo dire, non mi è dispiaciuta affatto.
Tutti gli over 60 erano concentrati a guardare i miei jeans bianchi con dragoni azzurri.
Io, come al solito, mi siedo in ultima fila.
A me il film è piaciuto. Molto.
La lettera di Camillo mi ha commosso. Io, in Camillo, mi ci rivedo. Questa cosa mi ha resa un po’ inquieta.
Dietro alla frase “Marx può aspettare” c’era tutta la sua sofferenza.
Il film parlava di una famiglia. Fratelli che si sentono colpevoli, ma non lo dicono. Una madre ossessionata dalle fiamme dell’inferno incapace di metabolizzare il suicidio del figlio.
A me, però, una cosa ha dato fastidio. Gli anzianotti ricconi di Este che vanno al cinema tanto per fare e poi si lamentano. Si lamentano. Si lamentano del fatto che il film fosse triste. Si lamentano del fatto che il film non parlasse di Marx. E pensano solo alle loro aspettative deluse, quasi non si accorgono di aver avuto il privilegio di entrare nell’intimità della famiglia Bellocchio; di capire le dinamiche e i personaggi che hanno ispirato quasi tutti i film del regista.
Poveri loro.
“Il finale è il riassunto simbolico del film, con l’incontro solo sfiorato tra il regista ottantenne e il per sempre giovane Camillo, sul ponte Gobbo di Bobbio. Film come ponte – in un certo senso l’opposto della cecità –, ma al tempo stesso con la consapevolezza che la parola e la memoria sono «qualcosa che approssima e non tocca».”
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Raga scusate se ieri sono sparita.
Comunque ho riascoltato un attimino alcune delle canzoni in gara, la mia opinione è questa:
I giovani (persino i più acclamati) hanno portato le solite generiche canzoni d’amore (che fanno schifo se a cantarle sono gli anzianotti, ma diventano improvvisamente capolavori se vengono cantate dagli under 25). Questi ragazzi hanno praticamente tutto il pubblico dalla loro parte, ma sinceramente... non sono tra i loro sostenitori.
Anche gli anziani hanno portato canzoni d’amore, ma perlomeno hanno “diversificato”. La Bertè e Nino D’Angelo hanno provato a modo loro a distinguersi dagli altri, e credetemi, di solito sparo a zero sui “vecchi” che non vanno in pensione, ma quest’anno l’odio non se lo meritano. Inoltre voglio specificare che a me la Bertè sta antipaticissima, quindi non avrei nessun motivo per difenderla, EPPURE---
La canzone di Achille Lauro mi fa schifo, ma è talmente brutta che inizia a piacermi (un po’ come “una vita in vacanza” dell’anno scorso). È l’unica da Eurovision ahimè.
Tra tutte le canzoni che ascoltato per bene: secondo me la migliore è quella di Daniele Silvestri, ma ho adocchiato anche Mahmood e Nigiotti.
Vi prego non mangiatemi, non sono assolutamente un critico musicale, e di certo non ho competenze in questo campo, la mia è un’opinione, che può essere condivisa come no.
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Sono dal medico, entro nello studio con un gruppo giovani anzianotti. Due secondi e comincia il tutti contro tutti per stabilire la gerarchia delle visite. Urla, sguardi truci, faccia a faccia. E poi come se nulla fosse successo, tutti amici. Ma amici per davvero, conoscenti da una vita.
Ah la senilitá.
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Sono ancora a lavoro.
I ragazzini assembrati fuori dalla farmacia hanno scatenato l’ira dei condomini (genere anzianottis!) che hanno chiamato i carabinieri.
Io non giustifico e non critico...semplicemente non sopravvaluto i ragazzi di quell’età...
E comunque non me ne frega un cazzo...
Non posso e non voglio passare il tempo a riempire verbali per consegnare video di telecamere inutili quanto il tempo che perdo ogni volta!
E ho fame.
E voglio andare a casa.
Che c’ho una pizza surgelata di tutto rispetto che mi aspetta!!!
E basta.
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Tra i pregiudizi più idioti in circolazione quello dell'età credo che li batta tutti. Si tende a pensare, invero, che esista un rapporto direttamente proporzionale tra età/saggezza/profondità e maturità. Per quella che è la mia esperienza personale e professionale tra i più grandi stronzi o rincoglioniti mai conosciuti annovero coetanei e uomini più grandi di me (non tutti naturalmente). Tronfioni, arroganti, affetti da sindromi di Peter Pan o regressive, incoscienti, immaturi, cagasotto, vigliacchi e codardi. Laddove ho incontrato spesso giovani delle ultime generazioni che avrebbero soltanto da insegnare a imbolsiti e incanutiti che si sentono tutto loro. Questo per ribadire alle donne disperate che si accaniscono dietro a tardoni che non solo non hanno nulla da offrire loro ma che pure le trattano male. Sveglia! C è un mondo di uomini molto più giovani di voi molto più attento, gentile, educato, empatico e sensibile. Ma soprattutto più puro.
Lasciate gli anzianotti imbolsiti e maltrattanti agli ospizi e riprendete i in mano le vostre vite prima di finire a far loro le badanti!
Cinzia Mammoliti
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Frames
Un signore di colore con barba, jeans, mocassini di pelle, iphone, che prende caffè e brioches al bar del rione e ringrazia in italiano perfetto salutato dagli habitué
Un tipo tutto tatuato con cappellino verde militare e dilatatori ad entrambi i lobi che chiede informazioni su dio a due testimoni di Geova in gonna e tacchi e se ne va con un depliant su come avere una famiglia felice
La calzolaia con gli occhi chiari e luminosi, che ride davanti all'ennesimo paio di sandali rosicchiati dal mio cane
La cameriera che si inciampa e lancia latte e acqua su me, sedia, tavolo, borsetta e bastone di una signora seduta accanto
La signora che legge il giornale e non si accorge di nulla
Una signora abbronzata con capelli bianchi cortissimi, occhiali, gonna al ginocchio, camicetta di seta bianca, sandali e collana che potrei essere io in una versione migliorata e corretta ma non sono io
Una giovane donna altissima, biondissima, bellissima con sandali tacco 12 e jeans attillati che fa la salita davanti al mio portone, pendenza tipo Everest, parlando al cellulare
Una signora anziana e grossa in un ampio vestito rosso, che pedala in piedi sotto i portici con la spesa e il bastone appesi alla bicicletta e i capelli grigi che sfuggono dallo chignon
Un gruppo di uomini anzianotti e panciuti che bevono calici di bianco a 1 € fuori dal buffet* e salutano a gran voce l'amico che li raggiunge ticchettando con le scarpette da ciclista e la tutina fluorescente
Gli autisti dell'autobus che si incrociano sulla strettissima salita verso casa e si salutano passando a un millimetro uno dall'altro senza rallentare
Io che seppellisco una cornacchia morta, spero di morte naturale.
La mia gatta che mi guarda con un graffio sul naso e gli occhi dorati
I pomodori con le foglie cadenti per il caldo e perché mia madre crede nel risparmio dell'acqua
Il prato verdissimo di mia zia, che non ci crede
Il mare lontano coperto dalla foschia
*tipo di locale caratteristico di Trieste
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Ma i miei vicini anzianotti che lanciano sempre i biscottini dalla finestra alla mia cagnetta?
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