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Putting on Prosthetic limbs
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Ricordi
Oggi 21 dicembre Facebook mi ricorda un mio post, lo pubblicai in questo giorno tre anni fa.
Non riporto il testo. Non me la sento.
Ma dell'essere vivente la cui foto pubblicai tre anni fa, oggi rimane solo un ciuffo di peli.
Quella che vedete a destra nell'immagine è la punta della coda di Alvin.
La perse. Si, la trovai per terra e al povero micione venne amputata la parte finale della struttura della coda di circa mezzo centimetro, per evitargli una necrosi.
Non abbiamo mai capito dove gli rimase impigliata la coda, tanto da recidergli la punta.
Mistero.
Mi dispiace scrivere ancora di lui, ma questa volta Fb con i suoi ricordi mi ha mescolato ancora le mie interiora.
Quel gatto mi è entrato nell'anima come nessun altro animale prima. Anche se la sua esistenza non è arrivata neanche a quattro anni di vita.
Alvin arrivò in un periodo, lockdown, in cui la mia possibilità professionale di vedere tanta fatica chiudersi con la sottoscrizione di contratti importanti era una chimera.
Ad Alvin io queste cose le raccontavo la sera, prima di addormentarmi, lasciavo a lui mie speranze e ambizioni sussurrate alla luce di una piccola lampadina che ci illuminava a stento.
Le mie illusioni e speranza. Lui le accoglieva continuando a emettere le sue fusa propedeutiche al mio benessere psicofisico.
Steso sopra il mio torace.
Alvin se n'è andato una mattina in cui io stavo partecipando alla firma di un contratto importante. Uno di quelli che, con lui, avevo condiviso paure e certezze.
Come se la sua missione fosse finita con me, una sorta di Tata Matilda chiamata in chissà quale altra parte del mondo, a sostenere e salvare un'anima.
Il destino a volte è uno sceneggiatore che a Hollywood se lo sognano.
Rimane quella punta pulita, lavata, sterilizzata, priva di carne ma solo di peli intrecciati tra di loro.
La conserverò con tutta la cura che potrò, anche se ogni tanto si bagnerà delle mie lacrime.
Grazie a chiunque mi comprenda.
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Qualcosa ha cominciato a incrinarsi più del dovuto qualche tempo fa, quando mi trovavo nel mio bar di fiducia in una mattinata abbastanza ottimista; e poi no, non c’era motivo perché il barista mi dice all’improvviso che l’altro ragazzo che lavorava lì, il quale negli ultimi tempi era solito disegnarmi un cuore o un fiore dentro il mio cappuccino rigorosamente di soia, si era licenziato, non lo avrei più rivisto. Per una persona normale probabilmente questa notizia sarebbe ordinaria, rientrerebbe nell’ordine naturale delle cose e al massimo ci si augurerebbe un lavoro migliore per l’altro. Questo non è possibile per il mio cervello, dono ingrato che si poggia su un equilibrio labile e precario, che si era abituato alla presenza rassicurante e ordinaria di questo ragazzo di nome Alessandro quasi ogni mattina per un anno e mezzo e per il quale questa perdita è diventata una frattura insanabile nell’ordine delle cose che mi porto addosso. Quella figura sconosciuta e sempre sorridente è diventata all’improvviso una figura umana di assoluta importanza nella mia vita e quando se ne è andata mi sono sentita amputata di qualcosa.
Il concetto che ricorre, negli ultimi tempi, nelle mie relazioni umane e interpersonali in particolare, è questo senso di Perdita, di amputazione, questo esser costretti a lasciare qualcuno indietro o a farci lasciare indietro da qualcuno a nostra volta, per alcuni è la vita e per me questa è una tragedia, è una cosa con la quale non riesco a venire a patti, come la malattia della mia migliore amica che me la concede e me la restituisce a fasi alterne senza che io possa fare nulla, dire nulla, pensare nulla.
In questo preciso istante ho bisogno di parlare di Alessandro e di Sofia e delle mie amputazioni tanto quanto ho la certezza che nessuno ne riconoscerebbe la gravità o riuscirebbe a capirle e quindi vorrei solo riuscire a sanguinare lontano, il più lontano possibile.
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...A questo incombente sentimento di morte rimanda in particolar modo la Sarabanda di Haendel, che - derivata dalla prima suite per clavicembalo e riorchestrata da Rosenman - apre il film sui titoli di testa e inesorabilemte lo percorre tutto. Negli studi su Barry Lyndon si è rilevata l'associazione della Sarabanda con i molti duelli che vi ricorrono e in particolare con i due scontri speculari (quello "finto"
con il capitano Quinn e quello "vero" con Lord Bullington) che determinanon il destino del protagonista e che sono correlati tra loro anche dal ricorrere della medesima orchestrazione - un cupo rintocco dei timapni sull'inquieto dei violoncelli e dei contrabbassi. In realtà il tema haendeliano letteralmente "assedia" l'ultima parte di Barry Lyndon, accompagnando implacabile il precipitare del dramma di Redmond Barry verso la perdita del figlio e il successivo disfacimento fisico e psichico fino alla tragica condizione di invalido determinata dal drammatico esito del duello con il figliastro: nella scena in cui il protagonista appare ormai sconfitto a letto con la gamba amputata il tema della Sarabanda ritorna ancora una volta, affidato peraltro al violoncello "solo" secondo uno stilema che - come si è più volte rilevato - è particolarmente caro a Kubrick.
La composizione di Haendel assume in tal modo in Barry Lyndon un ruolo nodale, tanto più rilevante perché - grazie anche a un'orchestrazione che ne amplifica le implicazioni drammatiche - questa musica tipicamente barocca viene sganciata da una precisa funzione storicizzante, come ci dice lo stesso Kubrick quando riconosce che essa non vuol evocare alcuna epoca in particolare.
La centralità della Sarabanda è ribadita dal suo ritornare anche nei titoli finali sulla base di una scelta che è assolutamente inedita nel cinema di Kubrick, sin qui caratterizzato dalla differenziazione tra musiche di "testa" e di "coda": posto agli estremi di Barry Lyndon, il brano haendeliano viene così a "chiudere" il film, smentendone in certo modo la traiettoria lineare e la connotazione "storica" e svelando l'illusorietà della stessa vicenda del protagonista, ricondotta infine il dove era incominciata.
#barry lyndon#stanley kubrick#video#sarabanda#georg friedrich händel#vimeo#mine#leonard rosenman#Vimeo
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Dalla GAMBA AMPUTATA, fino alla NAZIONALE: La storia di Lorenzo Marcanto...
Video interview with one-legged footballer Lorenzo
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Diserzione
Chi faceva politica fino agli anni '70 o '80 era immerso in un discorso politico in cui c'era una concezione meccanicistica della società. Non tanto perché era esplicitamente inquadrata così, ma c'erano tutta una serie di assunti ottocenteschi che persistevano. In quel contesto, aveva senso l'idea che "bloccare un ingranaggio" grosso abbastanza, avrebbe avuto un impatto su tutto il resto della macchina sociale. Quindi in un'ottica del genere, la diserzione è l'idae che noi siamo un ingranaggio e se ci sottraiamo ad una serie di dinamiche sociali, allora la macchina ad un certo punto si fermerà.
Al contrario, negli anni più recenti, anche in politica è traspirata un'idea più organicistica della società, in cui nessuna delle parti è fondamentale e può essere amputata se il sistema è pronto a sobbarcarsene il costo. Quindi la diserzione, ma in generale tutte le forme di politica che prevedano un sottrarsi alla società, il "disobbedire", il cercare un "fuori" in cui scappare, non hanno prospettiva, perché il sistema si adatterà a questa sottrazione. Il paragone che mi avevano fatto è: "se tu ti disconnetti da internet, la rete sta su uguale, sei solo tu ad esserti disconnesso e perdi qualunque potere di convincere gli altri a disconnettersi"
Se le due opzioni sono:
accanirsi a restare in un progetto che ha preso una direzione diversa portando roba che non gliene frega a nessuno
andare a fare di meglio
la seconda per me è sempre la migliore. Di battaglie non ne mancano e se uno sta combattendo una battaglia che non ci interessa, anche se la riteniamo valida, gliela si lascia fare, si lascia la porta aperta, ma ci si concentra su altro.
Però imho questo non ha nulla a che fare con la diserzione. Non è che legga Bifo più di tanto, ma quando parla di diserzione per me lui parla di disingaggiarsi dai sistemi produttivi, dal dibattito pubblico, dalla partecipazione alla politica istituzionale.
Scegliere strategicamente come spendere il proprio tempo ha poco a che fare con la diserzione. Diserzione è scegliere di non spenderlo.
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Proprietà privata
Mi stuzzichi, eh, ha scritto.
A te non piace la proprietà privata...quando è dellə altrə. Ipocrisia sentimentale. Mi stuzzichi, eh.
Hai già giocato col fuoco una volta: una parte di te amputata, o forse due, e tutte le ossa rotte. Mi stuzzichi, eh.
Hai giurato a te stessa che non l'avresti fatto mai più, perché tu col fuoco non ci sai giocare e finisci sempre divorata dalle sue fiamme. Il fuoco brucia, attira spietatamente ma brucia!
A te non piace la proprietà privata, quando è dellə altrə. O forse, semplicemente, non vuoi mettere confini al tuo sentire, toccare, assaporare, vivere, godere. E una proprietà privata i confini ce li ha eccome! Lo sai bene che lì potrai sbirciarci, metterci un piede dentro...forse potresti anche entrarci tutta, dentro, per qualche attimo. Ma dovrai sempre uscirci, prima o dopo. Dura legge della proprietà privata.
Ti basterà, all'inizio, come ti è già bastato in un tempo che sembra di un'altra vita. T'illuderai di poter starci dentro (o fuori) alla staccionata che imprigiona il tuo desiderio. Ma sarà un miraggio, una chimera.
Perché tu non vuoi limiti, hai bisogno di avere tutto e dare tutto, quando vuoi e ovunque lo desideri. Vuoi qualcuno che ti faccia volare, come ti ha detto un'amica in un'altra vita. Volare in alto, altissimo, senza l'ago che ad un certo punto buca il palloncino.
Mi stuzzichi, eh.
Sai che non dovresti farlo più, che non va bene. Ma per te, non per lei. Sai anche che probabilmente continuerai a farlo perché, forse ingiustamente, senti di averne il diritto.
Diritto di bruciare e di provocare incendi (quanta voglia hai di appiccare il fuoco, piccola piromane?), di desiderare ed essere desiderata. Di godere, e tanto, con il corpo e con la mente. Ma anche diritto ad una connessione profonda, che sia solo tua e sua.
Diritto di volare, senza precipitare a causa di un ago. Fuoco fatuo, chimera, quando c'è di mezzo una proprietà privata.
Tu sei acqua, a volte dirompente, altre leggera. Sei acqua, non fuoco. Il fuoco ti attira ma non lo sai gestire. Ricordatene, prima di scegliere di bruciare. Ricordatene, prima di scegliere di farti dilaniare fino all'ultimo brandello.
...
Mi stuzzichi,eh.
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Mario Bellagambi l'aviatore fiorentino asso dei Diavoli rossi
Mario Bellagambi nacque a Firenze nel 1915. Nel 1935 ottenne il brevetto come pilota civile presso l’aeroporto di Firenze/Peretola. Nel 1937 arruolatosi nella Regia Aeronautica, ottenne anche il brevetto di pilota militare, pilotando il biplano da caccia Fiat CR 32 Freccia, venendo assegnato alla 362° Squadriglia del 24° Gruppo del 52° Stormo Caccia Terrestre. Militò poi nel XVI Gruppo Caccia “La Cucaracha” e nella Squadriglia autonoma mitragliamento “Ocio che te copo” (in veneto “Occhio che ti accoppo”).
Partì volontario per la Guerra di Spagna nel 1938 inquadrato nella Squadriglia Gamba di Ferro di Tito Falconi, così chiamata in onore dell’Asso Ernesto Botto, che poco tempo prima in Spagna, aveva perso una gamba in un combattimento aereo. Amputata la gamba destra, tornò comunque in servizio con un arto artificiale, meritando la Medaglia d’oro al valore, e l’onore di poter dare il nome alla 32° Squadriglia con una sua effige: una gamba di metallo come quella indossata in battaglia dai cavalieri medievali. Mario sostenne in Spagna undici combattimenti senza però abbattere nessuno nemico. Rientrato nel 1939 in Italia, tornò al suo vecchio reparto per seguire altri addestramenti.
CR 32 Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, volò su gran parte dei velivoli italiani da caccia come : Fiat G 50 Freccia II, Macchi 200 e 202, CR 32 e CR 42 Falco, Fiat G 55 Centauro, ma anche C 202 Folgore Aermacchi e Reggiane Re 2000, sostenendo combattimenti contro velivoli solitamente di alto livello, come gli americani P 51 Mustang e P 47 Thunderbolt, ma anche contro aerei inglesi come Gloster Gladiator, Hurricane, Spitfire, o aerei russi come il Polikarpof I 15 e I 16, o, verso la fine del conflitto, contro i bombardieri Boeing B-17 Flying Fortress, North American B-25 Mitchell e Martin B-26 Marauder che imperversavano sui cieli d’Italia. Nel 1941 arriva in Africa Settentrionale Italiana posto al comando della 364° Squadriglia. Solo nel giugno del 1942 conseguì la sua prima vittoria aerea venendo promosso capitano. Rientrato in Italia dopo essere stato ferito in combattimento ad una gamba, prese l’abilitazione di volo sul famoso Messerschmitt Bf 109 (con l’insegna “1 Giallo”), si trattava di uno dei migliori e più diffusi aerei da caccia tedeschi (costruito in circa 33.000 esemplari in diverse versioni e varianti), venendo schierato a Castelvetrano a Trapani, partecipando a vari scontri aerei.
Dopo l’armistizio decise di aderire alla Repubblica Sociale e dunque all’ Aeronautica Nazionale Repubblicana ottenendo il comando della 2° Squadriglia Diavoli Rossi. Questo grazie alle sue competenze acquisite sul velivolo tedesco e nelle tecniche di combattimento della Luftwaffe (l’Aeronautica militare tedesca).
Volò ancora sui Fiat G55 e sui Bf 109 versione G (le versioni di questi aereo partivano dalla A fino alla K seguendo l’ordine alfabetico). Prese così parte a quarantacinque combattimenti aerei rivendicando 10 abbattimenti, anche se secondo gli atti ne risultano quattordici.
Ottenne anche due Medaglie d’argento al valore militare, per il coraggio dimostrato attaccando bombardieri nemici e bersagliando truppe e posizioni e perché continuò a combattere anche quando ferito alla gola, o alla gamba, senza mai tirarsi indietro, nonostante si scontrasse sempre contro forze superiori. Ottenne onorificenze anche dagli alleati tedeschi, come la Croce di ferro di Prima Classe e quella di Seconda Classe, sempre grazie al valore dimostrato.
Nel 1949 rientrerà in servizio con il grado di capitano nell’Aeronautica Militare alla Scuola di Guerra Aerea di Firenze, dopo un periodo di epurazione avendo aderito alla Repubblica Sociale. Pilotò così i Fiat G 59, i P 51e i P 47, aerei che per ironia della sorte aveva combattuto e infine volando anche sui nuovi aerei a reazione come i Fiat G 91 e i Sabre F 86 K. Comandandò poi il 20° Gruppo e la Pattuglia acrobatica della 51° Aerobrigata. Nel 1958 entrò a far parte della 56 a Tactical Air Force. Dal 1961 al 1963 fu comandante del 3° S.O.C. e poi nel 1964 ebbe la nomina di addetto militare italiano a Tokyo, dove rimase fino al 1967. Fu infine promosso generale di brigata aerea. Morirà a Firenze, la sua città natale, il 25 luglio del 2001.
Riccardo Massaro Read the full article
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Beautiful woman, shows great balance, dancing with a hula hoop. She is amazing.
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“Stanotte si sono riaperti gli abissi infernali del dolore, fresco come nei primi tempi: le parole folli, le proteste rabbiose, i sobbalzi dello stomaco, l'irrealtà da incubo, l'orgia di lacrime. Perché nulla resta « giù», nel dolore. Si è appena emersi da una fase, che ci si ritrova al punto di partenza. E poi ancora, e ancora. Tutto si ripete. È un girare in tondo, il mio, oppure oso augurarmi che sia una spirale?
Ma se è una spirale, sto salendo o scendendo?
Quante volte (sarà per sempre?) dovrò contemplare sbigottito questo vuoto immenso come se lo vedessi per la prima volta, quante volte dovrò dire: «Solo adesso capisco ciò che ho perduto»? La gamba viene amputata una, dieci, cento volte. E sempre uguale ritorna il primo morso del coltello nella carne.
Dicono: «Il codardo muore molte volte». Anche la persona amata. L'aquila di Prometeo non trovava a ogni pasto un fegato nuovo da straziare?”
C.S. Lewis - Diario di un dolore
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A Liverpool non so quanto giocherà hanno due fenomeni sulle fasce, a Barcellona aveva il posto, non capisco la scelta un modo laporta lo trova, hanno ucciso e falsificato il certificato medico di un difensore per tesserare provvisoriamente Olmo 😅😅 (non so come mi sentirei se fossi in Christensen)
È il Liverpool che cerca lui o lui disperato che cerca loro? Se è la prima, a qualcosa gli servirà 🤷🏻♀️ c'è qualcuno in scadenza che perderanno a zero il prossimo anno e anticipano il colpo Chiesa??
Grandissimo club il Barcelona. Non gli fanno mai un tubo. A Christensen verrà amputata una gamba, non può tornare, ci sarebbero troppo problemi.
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Incidente stradale nel Palermitano, auto contro guardrail: amputata gamba a 32enne agrigentino
Incidente stradale nel Palermitano, auto contro guardrail: amputata gamba a 32enne agrigentino E' grave e ha subito l'amputazione della gamba in seguito a un incidente stradale avvenuto durante... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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UGGIA NOSTRANA
La stradina sconnessa dall’accidia che dal tempio di Athena scende, uggiosa come pece, verso la marina amputata dei suoi vetusti ficus dai carri armati degli Inglesi ancora ubriachi di vittoria ingiusta al whisky e fieri della regina e dei suoi degni ignobili compari, un sigaro in bocca e una farfalla in un corpo obeso, la stradina uggiosa dall’apatia che dalla chiesa del collegio dei…
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Neonato con due facce, quattro gambe e braccia: la madre non riesce a nutrirlo e muore In India è nato un bambino con quattro braccia, quattro gambe e due facce ma la sua vita è durata poche ore perché la madre non è riuscita a sfamarlo. Rama Devi, 38 anni, è stata trasportata d’urgenza in un ospedale rurale quando ha iniziato ad avvertire le doglie del parto. Tuttavia, il personale dell’ospedale e gli abitanti del villaggio sono rimasti sotto shock nello scoprire che il bambino era nato congiunto a un altro corpo che non si era ancora completamente sviluppato . LEGGI ANCHE Scoperto caso di gemelli siamesi “ragno”: amputata una gamba per farli sedere Morti i gemelli siamesi più vecchi del mondo: fratello e sorella avevano 62 anni Donna di 70 anni partorisce due gemelli: è la mamma più anziana d’Africa Bimba nasce col feto della gemella che cresceva nel cranio: sopravvive un anno Neonato con due facce e otto arti: è un caso unico Ciò aveva fatto sì che il bambino nascesse con due paia facce, gambe e braccia. Sembra che le gambe e le braccia sottosviluppate sporgessero dal petto del bambino. Il bambino è morto cinque ore dopo il parto. Questa condizione è così rara che i medici non hanno ancora trovato un nome per definirla. Non è chiaro come esattamente sia morto il bambino, anche se non era in grado di allattare o di assumere latte da solo. Medici e infermieri spaventati ma la gente accorre a vederlo Alla vista dell’aspetto insolito del bambino, il personale dell’ospedale ha reagito con paura e ha rapidamente spostato il neonato fuori, scatenando il caos all’interno dell’ospedale. Molte persone si stanno precipitando in ospedale per vedere lo straordinario bambino. Tuttavia, Ramphal, marito di Rama, ha espresso stupore per la nascita del loro bambino così unico. Sebbene il parto sia stato semplice e non abbia comportato complicazioni, è avvenuto in una zona rurale in cui le donne difficilmente si sottopongono a screening prenatali, il che potrebbe spiegare perché le condizioni del bambino siano state una sorpresa. Gemelli siamesi fusi sono eventi rari Sebbene non sia chiaro se questa condizione specifica sia già stata osservata in precedenza, in India e nei paesi limitrofi sono state segnalate altre forme incredibilmente rare di gemelli siamesi. A novembre, una donna trentenne in India ha dato alla luce un bambino con quattro mani e quattro gambe. In Indonesia, sono nati due gemelli uniti per il bacino, con tre gambe e quattro braccia e sono stati chiamati “gemelli ragno”. E due bambini su un milione in tutto il mondo nascono con il diprosopo, una rara forma di gemelli siamesi in cui tutto o parti di un volto sono duplicati. In questi casi, i volti e il cervello sono collegati solo a un tronco encefalico. In genere, i gemelli siamesi rappresentano un bambino su 50.000-200.000 nati vivi e nascono quando un singolo ovulo fecondato si divide e si sviluppa in due individui. LEGGI LE ALTRE NOTIZIE DI MONDO Neonato con due facce, quattro gambe e braccia: la madre non riesce a nutrirlo e muore Poliziotto dà calci in faccia a sospetto, video del brutale arresto sui social Rissa a basket tra 13enni: giocatore spacca a calci la testa ad avversario Guardia carceraria incinta di un detenuto: condannata non andrà in cella con lui Spazzino a colpi di scopa sventa furto d’auto: ladri in fuga
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Auguri piccola Melissa
Melissa è una bambina palestinese che è diventata orfona e amputata a seguito di un bombardamento. Si sta ancora cercando fondi per fare il modo che sua zia, unica parente in vita e che si sta prendendo cura di lei, raggiunga assieme alla piccola i suoi famigliari.
Ieri due volontarie che stanno seguendo il caso dall'inizio, hanno organizzato una piccola festa per il secondo compleanno di Melissa con una torta, dei regalini, pizza e alcuni bambini di Gaza
Riuscire a far sorridere un* bambin* in un momento così tragico è davvero difficile quindi complimenti a tutt* !
Fonte: Avv. Francesca Napoli (@storiedallaltromondo)
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