#amor cortese
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Io vidi li occhi dove Amor si mise quando mi fece di sé pauroso, che mi guardar com' io fosse noioso: allora dico che 'l cor si divise;
e se non fosse che la donna rise, i' parlerei di tal guisa doglioso, ch'Amor medesmo ne farei cruccioso, che fe' lo immaginar che mi conquise.
Dal ciel si mosse un spirito, in quel punto che quella donna mi degnò guardare, e vennesi a posar nel mio pensero: elli mi conta sì d'Amor lo vero, che ogni sua virtù veder mi pare sì com' io fosse nello suo cor giunto.
Guido Cavalcanti, Io vidi li occhi dove Amor si mise (Rime, XXIII)
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N.E. 02/2024 - "Dalla spiritualità della poesia alla sua inevitabile umanità. Dante, Beatrice e Francesca", saggio di Diletta Follacchio
Forse, nonostante la traduzione scialba e il commento pedestre e frettoloso, ha ricevuto il messaggio, ha sentito che lo riguarda, che riguarda tutti gli uomini in travaglio, e noi in specie. (P. Levi, Se questo è un uomo) Dante Alighieri si innamorò di Beatrice Portinari quando lui stava per compiere i nove anni e lei gli otto, come racconta lo scrittore nella Vita Nuova[1]. Doveva essere…
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#Alessandro Barbero#amore#Boccaccio#Commedia#cortese#critica#Dante#Dante Alighieri#Diletta Follacchio#Divina Commedia#donna#donna-angelo#Guido Cavalcanti#Guido Guinizzelli#medioevo#N.E. 02/2024#Osip Mandel’štam#Paolo e Francesca#Primo Levi#Rivista Nuova Euterpe#sacro#spiritualità#unione#Vita Nuova
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letteralmente la moodboard romancizzata di ciò che sto studiando per l’esame di letteratura inglese
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EVIL Has an Eye On You! "The Goldsmith" reveiwed! (Cinephobia Releasing / DVD)
“The Goldsmith” on DVD From Cinephobia Releasing! Childhood friends and career criminals Stefano, Arianna, and Roberto plan their next heist of an elderly couple. Suspecting the older husband to be a jeweler with a hidden lab stashed with product, the trio work off a plan based off a third party’s overheard intel that the house is well worth the score. Successfully penetrating the home’s…
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#Amor Bandido#Andrea Porti#Antonia Gadalopi#Antonio Cortese#Brightwood#Cinephobia Releasing#DEA Films#Demon&039;s Twilight#dvd#Emanuelle&039;s Revenge#Francesco Collinelli#Germano Tarricone#Gianluca Vannuci#Giuseppe Pambieri#hammer death#home invasion#horror#Hurricane Studios#in the Box#Italy#L&039;orafo#Lui non esiste#Mattea Silvestri#Mike Cimini#Minerva Films#Stefania Casini#Suspiria#Tana Bambaci#Ted Nicolauo#The Estruscan Mask
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Desiderio di vedova
D'improvviso. S'era ritrovata giovane e sola, con due figli piccoli. Ma era una donna stupenda: fine, bellissima, colta e molto intelligente. Aveva un buon lavoro, grazie al cielo e si manteneva dignitosamente. L'equilibrio era perfetto. Sin quando dopo qualche mese non iniziò a vedere e finalmente ad amare un uomo bellissimo e corretto che, seppur sposatissimo, la voleva solo per sé. Lei acconsentì alla sua corte. Ma in assoluta discrezione lei non avrebbe mai saputo rinunciare al sesso forte e scorretto che routinariamente già faceva in segreto con i due mariti delle due sue più care amiche. Per giunta... ciascuno ignaro dell'altro! S'erano entrambi subito offerti di aiutarla e consolarla, pur di potersela scopare. E lei s'era sentita in dovere di ringraziare. Gongolando dentro come una vera porca. Le era venuto spontaneo farsi fottere da tutt'e due: avrebbe saputo gestire la cosa, ne era certa.
Forse anche perché la passione di una donna sola s'aggrappa immediatamente a qualsiasi gentilezza, a un gesto cortese. A un aiuto che poi, si sa: magari non è proprio disinteressato. Erano diventati tutt'e due pazzi d'amore per lei e non sospettavano di non avere l'esclusiva di quella femmina: meravigliosa, calda e sessualmente vorace. Quello con loro, comunque, per lei era solo sesso. Essendo però da poco entrato in gioco l'amore per un nuovo arrivato, il suo cuore e la sua passera dovettero decidere. Allora, semplicemente e senza scrupoli, da due gli amanti segreti... divennero tre. Uno ufficiale e due occulti. E lei imparò a orhestrare il gioco della seduzione sapientemente. Era sempre tutto gestito sul filo di lana dell'erotismo più puro. Sesso sospeso e sapientemente centellinato a tutti i suoi amanti. Ora finalmente aveva l'amore puro. E anche il sesso sfrenato.
Ma di quell'ultimo arrivato in particolare era gelosissima: pretese che non facesse più sesso con sua moglie. Lui, obbediente, ormai toccava soltanto la sua pelle e pensava solo ai suoi occhi. E lei gli giurava il suo amore come esclusivo ed eterno. Anche se invece in realtà mentre scopava con lui pensava sempre più a come riuscire a prendere in corpo entrambi i cazzi dei suoi due amanti segreti. E sarebbe poi successo, nei mesi a seguire: in lacrime, tenera come un agnellino caduto in tentazione, lei ha semplicemente confessato a entrambi il suo "occasionale tradimento" e preteso infine di averli entrambi nel suo letto, quando avesse voluto. Loro due, di comune accordo, hanno infine deciso di accontentarla, invece di cedere all'ira e ricorrere alle inutili vie di fatto in quanto rivali per amore. La donna mantide è vorace, diplomatica, perfida, attraente, machiavellica, intelligentissima e infine quanto di più pericoloso ma affascinante, desiderabile possa capitare a un uomo.
RDA
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per amor cortese
#[.art]#[.oc]#knight#... I don't actually know what to tag this as. They're a Knight that is all the information I have about them#history#16th century#<- as inspiration goes at least that's roughly where I took it from but it is nowhere near historically accurate#medieval armor#<- again. I did take museum pictures as a base but
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Un po' di sano amor cortese ⚔️
#frasi italiane#frasi sulla vita#citazione#citazioni#citazione vita#frasi tristi#background#wallpaper images#wallpapers#love#knight#romantico#love couple#fantasy
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Una poesia di Trilussa dall'aldilà
"Caro amico, vorresti comporci una poesia intitolata 'Lo spiritismo'?"
La risposta cortese fu la seguente:
"Nel 1916 ho già composto una poesia con questo titolo, ma allora ero scettico; ad ogni modo ve ne farò volentieri un'altra, una quartina per ogni seduta. Trilussa (Salustri Carlo Alberto)"
LO SPIRITISMO
(Dettata medianicamente dopo la morte da Trilussa)
Novembre 1951
Era de moda Eusapia Paladino
e 'gni tanto la sera a casa mia,
s'aridunamio accanto ar tavolino,
pe' conversà co' l'anima de zia.
Lei nun mancava mai l'appuntamenti,
margrado ch'io nun ce credessi affatto
“perchè” pensavo “co' st'esperimenti
c'è caso che diventi mezzo matto”.
Me pare strano assai che li cristiani
pe' potè conversà coll'altro monno
deveno formà un cerchio co' le mani
come li regazzini ar girotonno!
Se sapeva che barba de' scenziati
come Richette, Crocchese e Bozzano,
erano stati in parte cojonati.
“Perciò” pensavo “è mejo annacce piano!”
Però ce stava sempre quarche cosa
che me lassava in dubbio e pensieroso:
l'apporto de' na' foja o de' na' rosa,
un fojo co' no' scritto misterioso,
na' stretta sulle spalle all'improvviso,
l'impronta de' na' mano drento an vaso
un ciancechio come se fusse raso.
Immezzo a sta' buriana er tavolino
ce venne a dì che c'era na' persona
pronta a parlà con me, che poverino
n' fonno n' fonno ero n'anima bona.
A me nun parse vero e n'cominciai
a damandaje chi era e che voleva.
“Stai bene? M'aricordi? Come mai...”
Ma a ste' domanne lui nun risponneva.
De botto ce ordinò de fa silenzio
e incominciò a dettacce adagio adagio
“Sabato venti aprile, via Crescenzio,
nun t'aricordi più?...” e sto' messaggio
era un messaggio de parole belle
che solo io fra tutti li presenti
potevo riconoscele: eran quelle
cose che si so' tue, te te le senti.
La frase che me disse era d'amore,
d'amore puro senza cose strane.
“Amore” disse “m'hai rubbato er core...”
“ma nun durò che poche settimane...”
Che d'è lo spiritismo? In quer messaggio
ce stava n'antra vita; sì, 'un finiva.
Capii ch'er monno è un ponte de passaggio
fatto pe' riportacce all'antra riva.
(Da R. Piergili, Quegli spirti..., Diari - Trascrizione di sedute medianiche del Gruppo spiritualistico "Gastone De Boni", Roma, vol. I)
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characters that would have vibed so hard with the amor cortese “servitude of love” ethics in the 12th century
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Falsi amici, falsi mariti, falsi amanti, veri bastardi anzi veri virus esistenziali. L'empatia non è contemplata, l'altro o l'altra non sono che qualcosa da usare, sopportare e infine eliminare. Sono creature nate dalla società dove la donna è un premio, quindi un bene da guadagnare, vincere, mettere in cassaforte. Vogliono il sesso e il controllo, devono riscattare i centimetri in meno di altezza, i chili di meno, le scarse virtù virili o supposte tali. Imparano, quasi come fosse un talento, quali ragazze colpire, come sedurle, far loro pensare che sono indispensabili, distruggerne personalità e vita sociale, autostima e amor proprio ventilando la minaccia del rifiuto, della solitudine, del giudizio machista: torni single senza di me, e una ragazza single da noi o è sfigata o è zoccola.
In tutto questo schifo, nella morte di Giulia e oggi anche di una poliziotta uccisa dal marito, vi è l'eredità anche di un regno della morte che opprime il concetto di "maschio". Maschio appunto non Uomo. Fin da ragazzini ti dicono di "trattarle male" così si affezionano, a loro che se ti tratta male allora ti vuole bene. Gelosia, possessività, manipolazione e violenza come elementi di una mutazione dell'amor cortese. Ma attenzione, è un problema non solo italiano, perché questa stereotipizzazione dei sessi e delle relazioni, connessa ovviamente anche ad omofobia e transfobia è figlia anche di una visione capitalista, per la quale tutto ha un valore, tutto si può comprare.
Lei ti dice di no? Insisti vedrai che cede, perché in fondo mica può dire no. Uscite a bere una cosa? Te la dà per forza. Vuole una storia invece di essere un passatempo? È una rompipalle. Vuole solo sesso invece di una relazione? È una zoccola. Le donne da noi sono incoraggiate a cercare non una relazione paritaria,, ma un nuovo padre putativo, che deve rispondere a caratteristiche materiali, estetiche, non comportamentali o empatiche. Del resto se sei mamma single sei una poco di buono no? Il partner? Deve essere un vincente, un leader, un provider, 190 cm con soldi, agganci, deve dirti cosa fare e quando, ogni tanto metterti le corna e darti un pattone perché sennò non è masculo.
La donna dove persiste l'eredità cristiana è peccatrice, ci ha fatto perdere l'Eden, è inferiore, è fattrice della progenie nostra, non sua, della "famiglia tradizionale" a cui il maschietto italico crede così tanto che appena può se ne fa altre in giro. Questo tizio è uno dei tanti che venivano scelti al posto dei "bravi ragazzi" perché da noi esserlo è sinonimo di sfigati in ogni ambito. Gli "stronzi" figlia mia ti servono, che loro si che sanno come fare. Tu? Tu metti la testa a posto, se ti picchia hai fatto qualcosa che non va, se ti ammazza te la sei cercata ma Dio vi riunirà in cielo, così avrete tutto il tempo per rifarlo.
-Giulio Zoppello
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All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d’erbe famiglia e d’animali,
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l’ore future,
né da te, dolce amico, udrò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirto
delle vergini Muse e dell’amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a’ dí perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte?
Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme,
ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve
tutte cose l’obblío nella sua notte;
e una forza operosa le affatica
di moto in moto; e l’uomo e le sue tombe
e l’estreme sembianze e le reliquie
della terra e del ciel traveste il tempo.
Ma perché pria del tempo a sé il mortale
invidierà l’illusïon che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l’armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de’ suoi? Celeste è questa
corrispondenza d’amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l’amico estinto
e l’estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall’insultar de’ nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli.
Sol chi non lascia eredità d’affetti
poca gioia ha dell’urna; e se pur mira
dopo l’esequie, errar vede il suo spirto
fra ‘l compianto de’ templi acherontei,
o ricovrarsi sotto le grandi ale
del perdono d’lddio: ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove né donna innamorata preghi,
né passeggier solingo oda il sospiro
che dal tumulo a noi manda Natura.
Pur nuova legge impone oggi i sepolcri
fuor de’ guardi pietosi, e il nome a’ morti
contende. E senza tomba giace il tuo
sacerdote, o Talia, che a te cantando
nel suo povero tetto educò un lauro
con lungo amore, e t’appendea corone;
e tu gli ornavi del tuo riso i canti
che il lombardo pungean Sardanapalo,
cui solo è dolce il muggito de’ buoi
che dagli antri abdüani e dal Ticino
lo fan d’ozi beato e di vivande.
O bella Musa, ove sei tu? Non sento
spirar l’ambrosia, indizio del tuo nume,
fra queste piante ov’io siedo e sospiro
il mio tetto materno. E tu venivi
e sorridevi a lui sotto quel tiglio
ch’or con dimesse frondi va fremendo
perché non copre, o Dea, l’urna del vecchio
cui già di calma era cortese e d’ombre.
Forse tu fra plebei tumuli guardi
vagolando, ove dorma il sacro capo
del tuo Parini? A lui non ombre pose
tra le sue mura la città, lasciva
d’evirati cantori allettatrice,
non pietra, non parola; e forse l’ossa
col mozzo capo gl’insanguina il ladro
che lasciò sul patibolo i delitti.
Senti raspar fra le macerie e i bronchi
la derelitta cagna ramingando
su le fosse e famelica ululando;
e uscir del teschio, ove fuggia la luna,
l’úpupa, e svolazzar su per le croci
sparse per la funerëa campagna
e l’immonda accusar col luttüoso
singulto i rai di che son pie le stelle
alle obblïate sepolture. Indarno
sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade
dalla squallida notte. Ahi! su gli estinti
non sorge fiore, ove non sia d’umane
lodi onorato e d’amoroso pianto.
Dal dí che nozze e tribunali ed are
diero alle umane belve esser pietose
di se stesse e d’altrui, toglieano i vivi
all’etere maligno ed alle fere
i miserandi avanzi che Natura
con veci eterne a sensi altri destina.
Testimonianza a’ fasti eran le tombe,
ed are a’ figli; e uscían quindi i responsi
de’ domestici Lari, e fu temuto
su la polve degli avi il giuramento:
religïon che con diversi riti
le virtú patrie e la pietà congiunta
tradussero per lungo ordine d’anni.
Non sempre i sassi sepolcrali a’ templi
fean pavimento; né agl’incensi avvolto
de’ cadaveri il lezzo i supplicanti
contaminò; né le città fur meste
d’effigïati scheletri: le madri
balzan ne’ sonni esterrefatte, e tendono
nude le braccia su l’amato capo
del lor caro lattante onde nol desti
il gemer lungo di persona morta
chiedente la venal prece agli eredi
dal santuario. Ma cipressi e cedri
di puri effluvi i zefiri impregnando
perenne verde protendean su l’urne
per memoria perenne, e prezïosi
vasi accogliean le lagrime votive.
Rapían gli amici una favilla al Sole
a illuminar la sotterranea notte,
perché gli occhi dell’uom cercan morendo
il Sole; e tutti l’ultimo sospiro
mandano i petti alla fuggente luce.
Le fontane versando acque lustrali
amaranti educavano e vïole
su la funebre zolla; e chi sedea
a libar latte o a raccontar sue pene
ai cari estinti, una fragranza intorno
sentía qual d’aura de’ beati Elisi.
Pietosa insania che fa cari gli orti
de’ suburbani avelli alle britanne
vergini, dove le conduce amore
della perduta madre, ove clementi
pregaro i Geni del ritorno al prode
cne tronca fe’ la trïonfata nave
del maggior pino, e si scavò la bara.
Ma ove dorme il furor d’inclite gesta
e sien ministri al vivere civile
l’opulenza e il tremore, inutil pompa
e inaugurate immagini dell’Orco
sorgon cippi e marmorei monumenti.
Già il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo,
decoro e mente al bello italo regno,
nelle adulate reggie ha sepoltura
già vivo, e i stemmi unica laude. A noi
morte apparecchi riposato albergo,
ove una volta la fortuna cessi
dalle vendette, e l’amistà raccolga
non di tesori eredità, ma caldi
sensi e di liberal carme l’esempio.
A egregie cose il forte animo accendono
l’urne de’ forti, o Pindemonte; e bella
e santa fanno al peregrin la terra
che le ricetta. Io quando il monumento
vidi ove posa il corpo di quel grande
che temprando lo scettro a’ regnatori
gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela
di che lagrime grondi e di che sangue;
e l’arca di colui che nuovo Olimpo
alzò in Roma a’ Celesti; e di chi vide
sotto l’etereo padiglion rotarsi
piú mondi, e il Sole irradïarli immoto,
onde all’Anglo che tanta ala vi stese
sgombrò primo le vie del firmamento:
- Te beata, gridai, per le felici
aure pregne di vita, e pe’ lavacri
che da’ suoi gioghi a te versa Apennino!
Lieta dell’aer tuo veste la Luna
di luce limpidissima i tuoi colli
per vendemmia festanti, e le convalli
popolate di case e d’oliveti
mille di fiori al ciel mandano incensi:
e tu prima, Firenze, udivi il carme
che allegrò l’ira al Ghibellin fuggiasco,
e tu i cari parenti e l’idïoma
désti a quel dolce di Calliope labbro
che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma
d’un velo candidissimo adornando,
rendea nel grembo a Venere Celeste;
ma piú beata che in un tempio accolte
serbi l’itale glorie, uniche forse
da che le mal vietate Alpi e l’alterna
onnipotenza delle umane sorti
armi e sostanze t’ invadeano ed are
e patria e, tranne la memoria, tutto.
Che ove speme di gloria agli animosi
intelletti rifulga ed all’Italia,
quindi trarrem gli auspici. E a questi marmi
venne spesso Vittorio ad ispirarsi.
Irato a’ patrii Numi, errava muto
ove Arno è piú deserto, i campi e il cielo
desïoso mirando; e poi che nullo
vivente aspetto gli molcea la cura,
qui posava l’austero; e avea sul volto
il pallor della morte e la speranza.
Con questi grandi abita eterno: e l’ossa
fremono amor di patria. Ah sí! da quella
religïosa pace un Nume parla:
e nutria contro a’ Persi in Maratona
ove Atene sacrò tombe a’ suoi prodi,
la virtú greca e l’ira. Il navigante
che veleggiò quel mar sotto l’Eubea,
vedea per l’ampia oscurità scintille
balenar d’elmi e di cozzanti brandi,
fumar le pire igneo vapor, corrusche
d’armi ferree vedea larve guerriere
cercar la pugna; e all’orror de’ notturni
silenzi si spandea lungo ne’ campi
di falangi un tumulto e un suon di tube
e un incalzar di cavalli accorrenti
scalpitanti su gli elmi a’ moribondi,
e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
Felice te che il regno ampio de’ venti,
Ippolito, a’ tuoi verdi anni correvi!
E se il piloto ti drizzò l’antenna
oltre l’isole egèe, d’antichi fatti
certo udisti suonar dell’Ellesponto
i liti, e la marea mugghiar portando
alle prode retèe l’armi d’Achille
sovra l’ossa d’Ajace: a’ generosi
giusta di glorie dispensiera è morte;
né senno astuto né favor di regi
all’Itaco le spoglie ardue serbava,
ché alla poppa raminga le ritolse
l’onda incitata dagl’inferni Dei.
E me che i tempi ed il desio d’onore
fan per diversa gente ir fuggitivo,
me ad evocar gli eroi chiamin le Muse
del mortale pensiero animatrici.
Siedon custodi de’ sepolcri, e quando
il tempo con sue fredde ale vi spazza
fin le rovine, le Pimplèe fan lieti
di lor canto i deserti, e l’armonia
vince di mille secoli il silenzio.
Ed oggi nella Troade inseminata
eterno splende a’ peregrini un loco,
eterno per la Ninfa a cui fu sposo
Giove, ed a Giove diè Dàrdano figlio,
onde fur Troia e Assàraco e i cinquanta
talami e il regno della giulia gente.
Però che quando Elettra udí la Parca
che lei dalle vitali aure del giorno
chiamava a’ cori dell’Eliso, a Giove
mandò il voto supremo: - E se, diceva,
a te fur care le mie chiome e il viso
e le dolci vigilie, e non mi assente
premio miglior la volontà de’ fati,
la morta amica almen guarda dal cielo
onde d’Elettra tua resti la fama. -
Cosí orando moriva. E ne gemea
l’Olimpio: e l’immortal capo accennando
piovea dai crini ambrosia su la Ninfa,
e fe’ sacro quel corpo e la sua tomba.
Ivi posò Erittonio, e dorme il giusto
cenere d’Ilo; ivi l’iliache donne
sciogliean le chiome, indarno ahi! deprecando
da’ lor mariti l’imminente fato;
ivi Cassandra, allor che il Nume in petto
le fea parlar di Troia il dí mortale,
venne; e all’ombre cantò carme amoroso,
e guidava i nepoti, e l’amoroso
apprendeva lamento a’ giovinetti.
E dicea sospirando: - Oh se mai d’Argo,
ove al Tidíde e di Läerte al figlio
pascerete i cavalli, a voi permetta
ritorno il cielo, invan la patria vostra
cercherete! Le mura, opra di Febo,
sotto le lor reliquie fumeranno.
Ma i Penati di Troia avranno stanza
in queste tombe; ché de’ Numi è dono
servar nelle miserie altero nome.
E voi, palme e cipressi che le nuore
piantan di Priamo, e crescerete ahi presto
di vedovili lagrime innaffiati,
proteggete i miei padri: e chi la scure
asterrà pio dalle devote frondi
men si dorrà di consanguinei lutti,
e santamente toccherà l’altare.
Proteggete i miei padri. Un dí vedrete
mendico un cieco errar sotto le vostre
antichissime ombre, e brancolando
penetrar negli avelli, e abbracciar l’urne,
e interrogarle. Gemeranno gli antri
secreti, e tutta narrerà la tomba
Ilio raso due volte e due risorto
splendidamente su le mute vie
per far piú bello l’ultimo trofeo
ai fatati Pelídi. Il sacro vate,
placando quelle afflitte alme col canto,
i prenci argivi eternerà per quante
abbraccia terre il gran padre Oceàno.
E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
ove fia santo e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane.
I Sepolcri-Ugo Foscolo.
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La strada della vita
Questa mattina percorrendo la strada che mi portava in centro città, complice la pigrizia del traffico, mi sono preso la briga di automotivarmi.
Di pensare positivo, di vedere la vita in maniera da prendere un respiro e ricominciare.
Ricominciare a viaggiare, ricominciare a leggere, ricominciare ad ascoltare musica, ricominciare ad assaporare le cose belle della vita.
In una giornata primaverile con il colori sgargianti, grazie a un sole limpido, osservavo dai finestrini la vita scorrere lungo la strada.
Ed ecco una coppia, molto anziana, entrambi ricurvi sulle loro schiene camminare attaccati l'una all'altro. Ho subito pensato che per arrivare a stare tanto tempo insieme, quelle due persone, abbiano imparato a ingoiare il dolore per non farlo deglutire a chi gli sta a fianco.
Arrivato al semaforo successivo nell'auto sulla corsia al mio fianco un'altra coppia, stavano litigando. Le urla le sentivo nonostante i finestrini fossero chiusi. Non ho voluto invadere quel momento ho rivolto lo sguardo davanti a me, solo una cosa ho notato: gli occhi di lei, quasi abituati a una disperazione quotidiana. A non piangere per mancanza di tempo, perché se si fermasse cederebbe e verrebbe sopraffatta.
Nel tragitto vedo una donna con un cane al guinzaglio, un cucciolo pieno di vita e curiosità che si sofferma ad annusare e osservare tutto quello che incontra. Lei, lo asseconda con amore guardando quella piccola creatura come se fosse suo figlio.
Probabilmente uscivano dalla clinica veterinaria poco più in là, quella dove nel momento del mio passaggio un furgone per la raccolta di rifiuti speciali sta caricando quello che la clinica veterinaria aveva preparato in un cassonetto. Nel ribaltare il cassonetto non ho potuto fare a meno di notare che tra sacchetti neri e scatole c'era una carcassa. Quello di un cane di grossa taglia, bianco e nero, rigido nel suo stato di morte. La sua anima avrà già superato il ponte, qualcuno in questi giorni ha pianto per l'addio a un membro scodinzolante della famiglia. Un amico fedele, una presenza rassicurante e molti divani condivisi con i suoi famigliari umani. Questo mi sono imposto di pensare, non voglio credere che abbia avuto una vita fredda come il cassonetto metallico in cui si trovava la sua carcassa. Anche se io lo definirei "un corpo". Perché sanno essere più umani di noi.
Passato un incrocio un uomo, avvolto in un eskimo di molte taglie più grandi che lo copriva completamente, la testa coperta dal cappuccio il volto mascherato da una sciarpa fino sotto gli occhi, stava urinando sul marciapiede, contro il muretto di cinta di un giardino pubblico. In mezzo alla strada. Barcolla e riprende a camminare con un equilibrio compromesso, quasi trascinandosi.
Venti metri dopo averlo superato una ragazzina, seduta sotto la tettoia di una fermata dell'autobus, aspetta la sua corsa guardando incantata il cielo. Grandi cuffie sulle orecchie le trasmettono musica che lei canticchia sorridendo mentre muove la testa a ritmo. Il tutto con lo sfondo di un enorme zaino scolastico in spalla.
La vita sta proprio in questo, un lungo percorso dove si alternano momenti di vita piene d'amore e gioia e sogni, con sconfitte e lutti e rabbia.
Non esiste una soluzione per vivere al meglio intesa come legge universale, poiché non tutti ci comportiamo allo stesso modo, non siamo spinti dalle stesse motivazioni. Non abbiamo lo stesso cuore, non siamo uguali. Esiste chi il cuore lo usa tanto, esiste chi il cuore non lo ascolta da così tanto tempo che esso si è rassegnato. Atrofizzato.
Ho semplicemente percorso un tratto di strada che mi portava in centro città, ma se si osserva bene quello che ci circonda c’è da imparare e comprendere in ogni angolo del mondo.
Arrivo al mio appuntamento lavorativo, conscio di aver imparato qualcosa in più di ieri e meno di domani. Stringo le mani, saluto con sorriso cortese e comincio a ritornare con i piedi per terra.
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“Algo que te concierne” Carlos Mastronardi.
De aquella tertulia lejana y amable
que ocurrió en Basilea o quizás en Bolonia,
una noche generosa
en rostros, en palabras, en señores insignes
que el ocaso juntó por un momento,
todo se ha borrado,
como si las vidas y las circunstancias
y esa misma noche brillante
no fueran otra cosa
que la trama deshecha de un sueño
tejida por un dios que nos devora
y que en aire y en humo se complace en
[plasmarnos.
Así, d ese encuentro de sombras corteses,
tan incierto que ya no recuerdo su lugar ni
[su tiempo,
y cuya condición menguante
es la de todo aquello que se funda en las formas,
en los acuerdos exteriores,
no en el completo don que nos construye,
nada me queda, nada sobrevive,
excepto tu pensado rostro.
Puesto que de fervor está hecha la sustancia
de cuanto existe, de aquellas vagas horas
en que sin verse se rozaron muchos,
solo recobro una persona clara,
y así vuelve a ser vivido el momento remoto
que busco y que persigo con palabras:
entre un fulgor de vasos y perdidos
en la sensible música que engendras,
unos mansos fantasmas, acaso sin saberlo,
se estaban despidiendo para siempre.
Bien lo comprendes: la dispersión propia de un
[sueño;
sin embargo, no es todo un callado naufragio
porque la realidad con tu recuerdo empieza.
Se apagaron los hombres y las luces,
pero una luz más firme le concede
continuidad al alma retraída
y una fiesta más en mí perdura.
Ahora, en la quietud de la alta noche
bebo el café y doy con una página
donde leo que el Amor filosofa,
porque el eros, a diferencia del ignaro,
busca lo que le falta,
sospecha claridades que están lejos
y pide esencialmente la belleza.
Dejo el antiguo texto. Es tarde. Me devuelven
[al mundo
el poder solitario de la noche
y el viento que en los árboles insiste.
Ya han de andar las abejas sobre jardines jónicos.
Me olvida y calla el tiempo
bajo el círculo claro de la serena lámpara.
Yo escribo que te quiero.
Semejante a una ternura antigua
regresa el habitual carro del alba,
como si fuera el eslabón que salva
la persistencia, el orden de este mundo.
La ciudad duerme bajo la lenta lluvia.
Suena un vago reloj en el piso de arriba.
Vuelvo a mí mismo, a verte.
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“Il mio amico Nando (più che amico, il mio sparring-partner da una vita) sostiene che la mia è una forma distorta di amor cortese: gli effetti sono quelli, ogni mio spirito vien meno se sento la voce di Marcello - magari sono incazzato con lui, sono disperato e vorrei offenderlo, ma se sento la sua voce subito mi assalgono gioia e soggezione. Quando compare, è vero che l'aria trema intorno a lui. È vero che sto affidando il mio futuro all'idea che se saprò amarlo con generosità e sapienza, anche lui non potrà fare a meno di amarmi un poco, in contraccambio; amor che a nullo amato amar perdona.”
Walter Siti - Troppi paradisi
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mi chiedo se è veramente così difficile trovarsi certe volte. mi chiedo se certe persone con cui immaginiamo un futuro quel futuro non esisterà mai perché uno dei due è in una fase della vita dove non riesce a concedersi ad altro.
ci siamo incontrati in un momento sbagliato? sei troppo impegnata adesso o qualcosa ti ha ferito? perché sembra che non vuoi più sentirne di certe dinamiche, che non hai spazio per altro, adesso. È giusto pensare a se stessi, apprezzo tantissimo chi lo fa, apprezzo chi riesce a comprendersi.
Io a me ci penso spesso, anche troppo anche se avvolte sbaglio e non mi metto al primo posto ma per l amore sono sempre pronto, forse è questo che non va in me? l amore per me va oltre tutto e magari tu non senti lo stesso oppure essere romantici ormai è passato di moda.
Non ho mai smesso di pensarti ma forse tu l’hai già fatto da tempo e sei troppo cortese per ammetterlo.
Amo la tua bontà, i tuoi capelli il tuo viso. Ti amo perché non so rispondere a questo, un motivo non c’è. Le emozioni che provo quando mi parli me lo fanno capire. Si, ti amo perché mi parli io amo come parli, mi sa che amo la tua mente.
questo è un bel casino..
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