Tumgik
#ammiro
der-papero · 3 months
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Da adesso siamo TUTTI Rocco Papaleo.
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gelatinatremolante · 2 years
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Il modo in cui la lista dei partecipanti al prossimo Sanremo sarà tra le principali motivazioni che mi spingeranno a svegliarmi ogni giorno da qui fino a febbraio.
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elipsi · 7 months
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la-scigghiu · 1 year
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Perché incessante il tuo amore sospiro, Se non posso raggiungere il traguardo? Perché riempi l'aria che respiro? Ovunque del tuo desiderio ardo: apro gli occhi e dovunque ti guardo; io chiudo gli occhi e dentro me ti ammiro.
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🔸Julio Flórez
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liesmyth · 10 months
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viva i pareggi risicati ✨🇮🇹
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lognorri · 11 months
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themhac · 1 year
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ma a voi nicolato non ispira un senso di completa fiducia e serenità?
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yomersapiens · 2 months
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Pensavo fosse amore invece era un altro esame alla prostata
Tutto sta andando esattamente come deve andare ovvero molto storto. Niente segue i piani. Ci sono costanti ritardi e io non sono una persona puntuale, mi vanto sempre di avere un'enorme pazienza. Lo dico a ogni ragazza "Non hai idea delle dimensioni della mia pazienza" e poi si sorprendono e confermano "Accidenti, ma è gigantesca, non ne ho mai vista una così grande!" e io sorrido soddisfatto ma oramai mi sono rotto le palle di essere paziente. Lo penso mentre entro in ospedale, un controsenso. Entro perché sono un paziente ma vuoi sia il caldo, vuoi siano i ritardi e i rimandi: sono diventato impaziente.
Mentre ero in bici stamattina faceva fresco, quel bel fresco che di sicuro finisce che mi ammalo. Mi hanno fatto entrare in una sala piena di studenti della mia malattia o affezionati del settore. C'era un dottore giovane al centro, penso stesse cercando di fare colpo sulla classe perché era eccessivamente preciso nel descrivermi gli effetti collaterali della prossima terapia che dovrei iniziare. Questa volta sperimentale, quindi ci sono pochissimi studi al riguardo e io mi sento come un porcellino d'India, uno di quelli spelacchiati però. Aspetto mi riempiano il pancino glabro con pastiglie dai risultati imprevedibili ma sorrido, perché almeno, forse, finalmente, qualcosa si muove. Ho bisogno di una novità o di qualcosa che funzioni. O forse solo di qualcosa che mi distragga? Ecco, penso che sia più che altro questo. Io me lo sarei fatto quel dottore oggi, così, davanti a tutta la sua classe, per insegnare agli studenti che cosa è la disperazione. Che faccia ha. Ma non se ne è fatto nulla, mi hanno mandato via dicendo che è ancora troppo presto e che devo essere ulteriormente paziente. Sicuro se lo limonavo mi infilava il nuovo farmaco nella scollatura.
È vero, ultimamente latito molto da queste parti, sono colpevole. È che sto scrivendo per una specie di magazine online e allora quando voglio spremere la prostata della mia creatività lo faccio laggiù ma mica perché io mi sia scordato di questo luogo, accidenti no. Io vi guardo. Vi spio. Vi ammiro e nel privato, vi desidero. Però laggiù in teoria mi pagano, in pratica mi fanno promesse e io sono un giovane pieno di speranze e sogni che ha imparato a portare pazienza e pazientemente aspetto.
Ieri ho festeggiato due anni di Ernesto, il mio gatto. In pratica un giorno mio fratello suona alla mia porta con un gatto rosso in mano e mi dice "Da oggi tu hai un gatto, io devo partire per le ferie" e da allora quel rosso pezzo di merda controlla la mia vita. Sta male con il pancino, mangia poco, fa la pupù brutta e l'ho portato dalla veterinaria e ho speso più soldi per lui che per la mia salute fisica e mentale. Quanto cazzo costa mantenere un felino? Un altro essere vivente in generale. Cioè, poi mi chiedono perché non ho figli. Ma io ho passioni, ho una carriera da morto di fame da mantere, mica posso permettermi il lusso di far crescere una mia copia in miniatura. Sicuro mi uscirebbe ancora più stronzo del sottoscritto e magari che vuole studiare pure. Ma col cazzo. Una cosa buona di Ernesto è che è stupido come la merda ma bello come il sole. Proprio come suo padre (me).
Ho lavorato per quasi un mese e mezzo in una cucina. Ho fatto l'aiuto cuoco. Ricordo che undici anni fa, quando mi trasferii a Vienna, ero pieno di sogni e speranze ma al tempo stesso ero consapevole dei limiti umani di cui soffrivo (essere stupido come la merda, che è una condizione più grave delle mie malattie croniche) e allora me l'ero già messa via e ricordo che andavo in giro per ristoranti di finti italiani (una cosa che ho imparato vivendo all'estero: più grande è il tricolore, più ossessivamente il locale è decorato con la bandiera italiana, meno i proprietari saranno della penisola, una volta bazzicavo in questa pizzeria chiamata "Pizzeria il Vesuvio da Mario" che era un'accozzaglia di stereotipi e il proprietario era un mistro tra un panda, Lino Banfi e un libanese e c'erano poster delle Marche ovunque, cioè chi cazzo appende poster delle Marche pensando sia una buona idea? Solo questa chimera più occhiaie che talento nel fare la pizza) (dove ero rimasto?) (ah sì) andavo in giro per ristoranti a pretendere di venire assunto solo per via delle mie origini. Non portavo manco un curriculum, dicevo: "Sono italiano, sicuro sono più bravo di voi a cucinare". Undici anni fa credevo davvero un sacco nelle mie scarse potenzialità nonostante l'essere stupido come la merda. Beh, all'epoca nessuno mi assunse e invece oggi, pensate un po'? No, nemmeno oggi mi hanno assunto. Mi hanno usato per sostituire uno che se ne doveva andare e invece alla fine non se n'è più andato. Però ragazzi, quante cose ho imparato lavorando in cucina. Tipo a tagliare i datteri! Oppure che altro, ah sì, a farmi le foto sembrando uno che ci sa fare con i coltelli. Il tutto perché sto guardando la terza stagione di The Bear e se prima ho detto che mi sarei limonato il dottore che c'era oggi in ospedale beh, non avete idea di cosa farei a quel cuoco modello di Calvin Klein.
Insomma, ho migliorato le mie capacità culinarie. A resistere allo stress. A tagliare. Oramai taglio che è un piacere e perché, con quale fine, se non fare da mangiare al mio gatto del cazzo che ha la diarrea da una settimana e se non gli preparato il tacchino magro con le verdurine poverino non mangia? Ecco cosa sono diventato, il cuoco personale del mio felino. Tornerei anche domani a lavorare in cucina perché, per una volta, il mio cervello era in pausa. Non avevo tempo per dargli ascolto, c'erano troppe cose da fare contemporaneamente. Ora capisco perché tutti ci infiliamo in lavori del cazzo: perché dobbiamo stare lontani dai discorsi che il nostro cervello si mette a fare.
Io al mio cervello gli voglio bene. Ma non siamo fatti l'uno per l'altro.
Qualche giorno fa mi è stato chiesto qual è la parte del mio corpo che mi piace di più e io non ho saputo rispondere. Non c'è una singola parte di me che mi piace. Ok, mi ritengo una divinità scesa sulla terra per via di una punizione ma al tempo stesso, questo corpo terreno, mi disgusta. Una volta avrei detto "il mio cervello" ma oramai neanche quello. Ha troppi problemi. È un vecchio motore a scoppio che cerca di restare al passo con i tempi ma viene lasciato indietro da tutto. C'è stato un periodo in cui siamo andati d'accordo ma ora non fa altro che sabotare ogni cosa bella che mi accade e amplificare le cose brutte e distrarmi dalle cose importanti e soprattutto non mi fa smettere di cercare carte Pokémon. Dai, io già non ho soldi, perché mi fai questo? Avessi un figlio e non un gatto sono sicuro che prenderebbe la mia collezione di carte e ci vomiterebbe sopra. Almeno Ernesto mi vomita solo su i pavimenti. O nelle scarpe. O nello zaino. Per questo motivo sono andato a lavorare in cucina, per migliorare e farlo smettere di vomitare ovunque. Ha funzionato? Aspettate un attimo che pulisco il vomito dal tappetino della cucina e ve lo dico.
Il bello del passato, quando è veramente passato e smette di fare male, è che puoi ricordare selettivamente solo le parti che ti fanno comodo e pensare che poi, alla fine, non sia stato così una merda. Che gli anni di psicanalisi siano quasi stati divertenti perché ehi, sono passati! Per questo torna il fascismo e l'ignoranza e la demenza e persino io che sono stupido come la merda me ne rendo conto che qualcosa non torna. Il passato è passato e così deve restare ma se siete come me, una persona che è costretta a portare pazienza da tutta la vita, allora il passato sembra un luogo fantastico. È il momento in cui le cose non andavano così male. Il presente mi fa paura. Mi fa ancora più paura pensare al domani, con una terapia nuova che magari non funziona e un gatto che vomita e caga ovunque e io senza un lavoro decente ma una una collezione di carte Pokémon da fare invidia a qualche bambino alle soglie della pubertà. Poi anche lui andrà incontro al mio stesso destino, scoprirà la figa e Pikachu andrà a farsi fottere fino al momento in cui pure la figa perderà il suo potere e penserà "Oddio sono finalmente libero!!!" e invece no, torna Pikachu e 'sto giro costa il triplo.
Ho bisogno di certezze se voglio dare certezze ma al momento l'unica cosa che riesco a dare è la certezza di non starci con la testa. Da fuori sembro anche capace di controllare tutto ma se entrate un secondo dentro il cranio ci sono le matasse di pelo di Ernesto e la polvere. Io pensavo che dopo il libro tutto sarebbe stato in discesa e invece manco per il cazzo. Dopo che realizzi il tuo sogno ti rendi conto che la bestia di insicurezze che hai dentro non si placa. Il mio mostro vuole di più, non si accontenta e io come posso spiegargli che per me è già abbastanza così, vivere con la consapevolezza delle mie copie vendute sentendomi in colpa per non essere stato migliore delle mie aspettative. La mia bestia interiore è più vorace di Ernesto davanti a una scatoletta Gourmet Gold (mica cazzi per lui spendo) e poi divora e smembra e aspetta io mi volti soddisfatto per rigurgitare ogni brandello sul pavimento, fissarmi con i suoi occhi a feritoia per sfidarmi dicendomi "Voglio di più, ancora, meglio, questo non era abbastanza".
Ci ho riflettuto e io sono un figlio degli anni 80. Sono nato in un'epoca in cui ci hanno inculcato, come verme distruttivo, il pensiero che se non riesci a ottenere una cosa è solo perché non stai lavorando abbastanza. Devi lavorare di più e la otterrai. Fottuto verme del cazzo, io vorrei solo dormire la notte e avere una terapia che funzioni. A me, dei tuoi desideri non importa una sega. Però sai com'è, nella mia testa ci sei tu e io non sono un pozzo di intelligenza, sono stato cresciuto così dalla televisione e da quarant'anni di Berlusconi e dai fottuti americani e i loro film del cazzo e mi sono sempre identificato nell'eroe inaspettato, colui sul quale nessuno avrebbe mai scommesso e alla fine porta a casa il risultato e la partita e vince tutto e io cosa ho vinto? Ho più paranoie che parole e se siete arrivati a leggere fino a questo punto vi state rendendo conto dell'abisso. Il successo, la realizzazione del noi è un'utopia. La calma, la pace, il silenzio del verme nel cervello è l'obiettivo. Anche il proprio gatto che smette di avere diarrea e vomitare è un altro obiettivo ok.
Sono stato bene per un periodo e ora aspetto solo di avere nuovi sogni che accuratamente cercherò di non realizzare per tornare a stare bene.
Quando mi guardo intorno cerco di capire se sono il più vecchio nella stanza. Sono a quel punto dell'età dove non è facile capirlo. La maggior parte dei miei coetani appare vecchia come un 56k e io li guardo e penso "Cristo ma faccio schifo come loro?" e magari loro hanno una copia di se stessi che sta crescendo e che costa un sacco più del Giratina V che tanto desidero mentre io invecchio e basta e i miei tatuaggi sono stupendi perché ho una pelle magnifica ma il verme in testa mi ripete quanto dovrei fare (invece di bere solo alcolici che saranno controproducenti per la prossima terapia) è solo l'ennesimo prodotto del capitalismo che è servito ai nostri genitori per comprare casa quando avevano vent'anni mentre a noi cosa resta? Portare pazienza. Ecco cosa ci resta.
Il mio amico Matteo (che non sono io, è un altro Matteo, Matteo è un nome molto comune) mi ha detto che da quando ha divorziato ha perso interesse nell'uscire e conoscere nuove persone e mettersi in gioco perché ritiene di aver scopato abbastanza per questa vita. Lo invidio molto. A me scopare piace ma io, se c'è una cosa che metterei da parte per questa vita, è continuare ad avere sogni e desideri. Ne ho avuti abbastanza. Tutti figli del capitalismo e di una realizzazione di sè che non ha senso.
Finisco il mio ultimo vino, rileggo quello che ho scritto e maledico questo posto dove riesco, mio malgrado, a essere la versione di me stesso che vorrei essere sempre.
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susieporta · 3 months
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"Sto invecchiando con dignità, umorismo e serenità. Non uso lifting o botox e so che, per gli standard di Hollywood, sto rischiando la mia carriera. Se non vogliono darmi un ruolo perché sembro vecchia, produrrò io stessa il progetto e sceglierò chi voglio. L'importante è non prendere questo mestiere troppo sul serio.
Conosco tante mamme che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese: quelli sono i problemi seri, queste sono le donne che ammiro, che sono belle e brave anche quando tutto è difficile.
Sinceramente, ho altre paure. Ho paura per i miei figli, di non riuscire a proteggerli da chiunque voglia approfittarsi di loro. Per me è più importante star bene e far vivere bene la mia famiglia. Sono fortunata e apprezzo tutto quello che ho. Ringrazio mio marito e i miei figli ogni giorno.
Per questo, i momenti più importanti della mia giornata non sono mai quelli che trascorro sul set, ma quelli in cui faccio colazione con loro, perché parliamo di tutto. È un momento magico."
#JuliaRoberts ❤️
La vera bellezza risiede nell'anima e nei momenti condivisi con chi amiamo. 🌟
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apomaro-mellow · 4 months
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Mafia AU 7
Part 6
Eddie knew that as Robin locked her arm with his, it looked to all the world like he was being a cordial alpha, leading her around. But the truth was, she felt like an anchor for him as he went over to Steve. It wasn’t just his grandfather, his father was there too, looking at Eddie like he was unimpressive.
“This is Eddie Munson, I’m sponsoring him. Eddie, this is my nonno”, Steve introduced.
“Honored to meet you sir”, Eddie kept his face neutral and his scent restrained.
He was elderly, but still looked firm and strong. He had a jaw similar to Steve’s, just softened a little with age, and hair that had completely gone white. He held his hand out, wrist turned up. Eddie greeted him in the old way, taking it and bowing, putting his nose lightly to the scent gland before letting go and rising back up.
The man nodded, seemingly approving before turning back to Steve. When he spoke, his accent was thick and his voice was kind.
“My little Stee, sponsoring, running with the bulls. You’re not so little anymore, are you?” Then he looked at Eddie. “That was his nickname, you know. When this one”, he gestured to Harrington Sr., “started calling him Steve, that was the only way he could say it. ‘Nonno! Call me Steeee. My name is Stee now!’”
Steve blushed and Eddie was watching it rise to his face, trying to imagine a baby Steve wrapping his lips around his own name. 
“Sounds adorable”, Eddie said.
“Well, thank you for coming to meet an old man. I only want my family to be left in good hands. For my Stefano to be in good hands. He is all I have left of my daughter.”
“I understand”, Eddie replied.
They were dismissed and Steve went along with them, taking Robin’s arm this time while Eddie shadowed. Steve introduced Eddie to a few other people, let them know he was under Steve’s patronage and watched how their eyes changed. Eddie could feel it happening. The cusp of going from being a nobody to a somebody.
He wasn’t just going to be some guy they called on for the lowest level jobs anymore. He was going to be able to call some shots. A thought occurred to him as they made their rounds and he was a pretty impulsive guy sometimes, so he just went for it.
“Hey, when you get married, do I become your beau’s capo, or do I stay yours?”
“Che audacia”, Robin grinned.
“Lo so. Ma in un certo senso lo ammiro”, Steve replied with a grin of his own, then pointed it to Eddie. “I’d worry about that bridge when we come to it.” 
The event was starting to wind down and Steve was waved down by his father. They walked off together, side by side. Steve was going willingly. But just before they were out of sight, his father grabbed him by the elbow and started forcing him forward. Out of most sight besides Eddie’s that is. He looked for Robin first, finding her speaking with someone, deep in conversation. He didn’t know how to communicate ‘hey, Steve just went off with his dad and it didn’t look good’ but he hoped she got the message when their eyes met and he went after them.
Eddie trailed after, but not too close. It was obvious his dad didn’t want anyone to follow them. Steve was shoved into a room, probably a study or something and his dad went in after him, slamming the door. Eddie was pretty good at eavesdropping and was able to crack the door just the tiniest bit to hear what they were saying.
“How dare you drag that mutt in front of your grandfather!”
“Do you mean Eddie?”
“You think this is funny?”, his father fumed.
“You said I could sponsor him. You approved it”, Steve said in his defense.
“You can’t honestly believe that he’ll pass? I allowed this to happen but that does not mean I have any confidence in him or in you . You should have known better than to introduce him to your grandfather as if he had any chance-”
“Since when do you care what nonno thinks?”, Steve spat back.
There was a slam, like someone had put a fist onto a hard wood table. “Don’t you dare talk back to me! You could have chosen anyone to be sponsored. But now I can see this endeavor is a waste of time.”
“You can’t stop it, he’s already started. If you go back on your word.”
Eddie heard skin hitting skin. A smack. And then silence.
Then something muttered.
Eddie couldn’t hear it so well, it was said so quietly. But the cadence of it didn’t sound like he’d understand any of it anyway.
“What did you say?”, Steve’s father demanded. “Huh?! Say it in english if you’re so bold!”
“I said you’re an asshole!”
“Get out of my sight before I do something you regret.” 
Eddie shot away from the door then. Steve shot out of the room in the other direction. He hadn’t seen the alpha. But Eddie couldn’t let him get away. He took off after him as he went further into the estate. Steve ran into another room and slammed the door. When Eddie got there, he hesitated for only a moment before knocking.
“Steve?”, he called out softly. “Steve I…I was listening to you and your old man. I know I shouldn’t’ve but-”
“Leave me alone”, Steve cut him off, sounding like he was holding back a sob.
“Hey, you’re right. Your dad’s an as-”
“I said leave me alone!”
“Steve?”, Robin called his name as she appeared, catching up. 
Eddie was blown by how fast the door opened and Robin went inside before it immediately shut again. He stood out there for about thirty seconds, just barely able to hear them murmuring. He had caught a whiff of Steve’s scent but didn’t need that to tell him he was upset. Eddie knew he had been intrusive, but he had only wanted to tell Steve that it was alright. Sometimes you got unlucky with fathers. He could understand that better than anyone.
But apparently not as well as Robin. Not for the first time, Eddie wondered just what their relationship was. She was always hanging around, without a defined role. Eddie hadn’t thought she was his girlfriend before, given that it seemed everyone around him was intent on pairing Steve with an alpha. Could it be that he was allowed to have her around for now? Just to keep him placated? In much the same way that apparently Steve was being allowed to have Eddie. Just to keep him busy until the real thing came along?
When it was clear they weren’t going to let him in, Eddie stuck his hands in his pants pockets and stomped off. Steve wanted to keep him at arm’s length? Fine. He didn’t need to be the guy’s confidant. Not if he already had a beta on retainer. Eddie refused the ride home from the driver that had taken him here, decided to just walk until he could hail a taxi back to the apartment.
It wasn’t until he had hung up the suit in his closet, next to the two other new ones that he let the tension leave his shoulders. He was getting feelings involved. And if there was one time you couldn’t lead with your heart, it was when you were dealing with the mafia.
Part 8
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elperegrinodedios · 7 months
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Io l'amore lo vedo in tutte le cose. Lo leggo tra tutti quegli spazi, tra una parola e l'altra di ogni messaggio. Lo sento, nelle varie pause di tutti i discorsi, lo incontro, in tutte le occasioni di vita e, lo ascolto tra le molteplici riflessioni e silenzi. Lo ammiro, in mezzo alle tante sfaccettature di ogni angolo di mondo, lo dono, tra l'infelicità di tanta gente e lo regalo, a chi ne ha più bisogno.
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Io amo l'amore e lui ama me. Mi ritorna sempre. È come lanciare un boomerang, ritorna sempre e se poi lo riempi d'amore, lui ritorna più ricco di prima. Io so, che se ti regalo un sorriso, tu me lo ritorni e, mi sorriderai. Credo sia cosi. E cosi sia!
lan ✍️
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harshugs · 1 month
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bello stare in vacanza, bella la puglia, bello il mare, bella l’abbronzatura, ma mi manca da impazzire il mio gatto😔😔 ho bisogno di coccolarlo (anche se lui mi schifa) e di mettermi davanti a lui mentre gli tengo il musetto e lo guardo innamorata e gli do i bacini sul nasino e ammiro i suoi occhietti verdi prato che io tanto amo
ciao amore mio ti saluto da qui😭
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caoticoflusso · 2 months
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mi perdo ogni qualvolta che ammiro foto di gatti, libri, paesaggi, cani, qui sopra
sono il mio punto debole
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libero-de-mente · 3 months
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Il tempo passa, a volte corre.
Mi accorgo di questo quando mi fermo e mi volto, guardando la strada percorsa e le cose fatte. Incredibile, a volte non ci credo.
Vedo i volti, sento le voci, annuso gli odori, i profumi e ammiro paesaggi, tutti ricordi che sono attraversati dal mio percorso di vita.
C'è un volto tra tutti, me lo ricordo più di chiunque altro, che mi segnò la vita in maniera profonda quando lo vidi.
Il volto di un esserino appena nato, anzi in parte ancora del tutto uscito da sua madre.
Questo volto, lungo il sentiero della mia vita, è cambiato tante volte.
Ha avuto varie espressioni, dimensioni e colori ma le ricordo tutte. Sono passi del mio cammino importanti, quelli percorsi da padre.
Oggi quel volto che appartiene a te Daniele è quello di un ragazzo buono, condizione che da un certo punto di vista mi preoccupa visto il mondo che ti sto lasciando, ma di cui io sono fiero.
Avrai tanta strada da percorrere tu per un sentiero che, ne sono sicuro, ti porterà ad ammirare paesaggi e orizzonti che io neanche posso immaginare.
Esistono durante la nostra vita dei punti di svolta, dei momenti ben precisi dove le cose cambiano o, addirittura, si capovolgono.
Sento ancora la tua stretta negli abbracci, come la presa della tua manina con la mia, dove cercavi protezione.
Il non volere che io ti abbandonassi. Mai.
Ma nei giorni scorsi c'è stato uno di quei punti di svolta che ti dicevo, un tuo abbraccio in cui per la prima volta mi sono sentito protetto io.
Le tue lunghe braccia che hanno abbracciato un padre che oggi si sente fragile.
Con la differenza che non posso permettermi di chiederti di non lasciarmi mai, perché arriverà il giorno in cui tu prenderai la tua strada e la mia si fermerà. In quel punto, ammirandoti.
Nella vita non esistono i punti di non ritorno, no, credo invece che esistano punti dove si debbano prendere delle decisioni.
Continuare o fermarsi, prendere un'altra direzione o proseguire con lo stesso orientamento.
Arriverà la tua consapevolezza, quando ti volterai per guardare le immagini del tuo percorso, prima di riprendere il cammino, dove probabilmente vedrai ancora il mio volto. Le mie mani stringere le tue, le mia braccia stringerti a me.
Credimi, non avere di questi ricordi del proprio padre è una mancanza pesante, io mi ricordo dei miei abbracci a un uomo che oramai stava per lasciare questa vita.
Cammina, cammina più che puoi Daniele. Percorri più strada possibile e assapora, ascolta, annusa, ammira, tocca e ricorda ogni momento che ti ha creato emozioni e, mi auguro tante, gioie.
Oggi sono 21 anni che cammini, che sei inciampato ma ti sei alzato con caparbietà, che hai preso strade a fondo chiuso ma hai saputo trovare altri passaggi per proseguire. Questo non è da tutti.
Sono fiero di te, ma sono di più orgoglioso di essere tuo padre. Perché tu mi stai dando tantissimo.
Ti abbraccio ora. Ti abbraccerò per sempre.
Auguri di buon compleanno Daniele
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animasblogger · 4 months
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Dico molte cose in silenzio e ammiro chi mi sa ascoltare.
Luciano Mulè
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angelap3 · 6 months
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Quando Albert Einstein e Charlie Chaplin si incontrarono nel 1931, Einstein disse a Chaplin:
"Quello che ammiro di più della tua arte è la sua universalità. Non dici una parola, ma il mondo ti capisce."
"È vero." Rispose Chaplin, "ma tu sei ancora più da ammirare. Il mondo intero ti ammira, ma nessuno ti capisce."
Nel gennaio 1931 in California, al Los Angeles Theatre, ebbe luogo la prima di "Luci della città", film muto scritto, diretto, prodotto e interpretato da Charlie Chaplin, autore anche delle musiche. Tra gli spettatori Einstein e la moglie Elsa. Quando si incontrarono, alla fine del film, le due menti geniali si scambiarono quelle due battute passate alla storia.
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