#oggi e sempre nei secoli dei secoli
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Da adesso siamo TUTTI Rocco Papaleo.
#mi dispiace solo per angela che ammiro#ma per il resto afammocc#maledetti#oggi e sempre nei secoli dei secoli#a testa bassa a casa vostra#così vi voglio#io ne conosco di strunz#di nome e di fatto
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Il rock è la miglior musica del mondo · su FB
"Molti se ne sono andati, e quelli che sono ancora qui sono chiamati
"gli anziani."
Siamo nati negli anni '40-'50-'60.
Siamo cresciuti negli anni '50-'60-'70.
Abbiamo studiato negli anni '60-'70-'80.
Siamo stati insieme negli anni '70-'80-'90.
Ci siamo sposati o meno e abbiamo scoperto il mondo negli anni '70-'80-'90.
Avventurandoci negli anni '80-'90.
Ci stiamo stabilizzando nei 2000.
Siamo diventati più saggi negli anni 2010.
E stiamo andando forte nel 2020 e oltre.
Si scopre che abbiamo attraversato OTTO decenni diversi...
DUE secoli diversi...
DUE millenni diversi...
Siamo passati dal telefono con operatore per le chiamate a lunga distanza, cabine telefoniche, videochiamate in tutto il mondo.
Siamo passati dalle diapositive a YouTube, dai vinili alla musica online, dalle lettere scritte a mano alle email e a WhatsApp.
Partite dal vivo alla radio, TV in bianco e nero, TV a colori, poi TV HD 3D.
Andavamo al videonoleggio e ora guardiamo Netflix.
Abbiamo conosciuto i primi computer, le schede perforate, i dischi e ora abbiamo gigabyte e megabyte sui nostri smartphone.
Abbiamo indossato pantaloncini durante tutta la nostra infanzia, poi pantaloni, pantaloni a zampa o minigonne, Oxfords, Clarks, kefiah, tute e blue jeans.
Abbiamo evitato la paralisi infantile, la meningite, la poliomielite, la tubercolosi, l'influenza suina e ora il COVID-19.
Abbiamo fatto pattinaggio, pattinaggio a rotelle, triciclo, bicicletta, motorino, a benzina o diesel e ora guidiamo ibridi o elettrici.
Abbiamo giocato con i più piccoli
cavallucci e dama, ostrica e biglie, mille soglie e monopoli, ora c'è Candy Crush sui nostri smartphone.
E abbiamo letto... molto.
E la religione dei nostri compagni di scuola non era un argomento di discussione...
Bevevamo acqua del rubinetto e limonata in bottiglie di vetro, e le verdure nel nostro piatto erano sempre fresche, oggi ci consegnano i pasti.
Sì, abbiamo vissuto molto ma che vita meravigliosa abbiamo avuto!
Potrebbero descriverci come “ex-annuali”; persone nate in questo mondo degli anni '50, che hanno avuto un'infanzia analogica e un'età adulta digitale.
Dovremmo aggiungere la Rivoluzione Biologica che abbiamo testimoniato. Nel 1960, la biologia era molto descrittiva. Abbiamo assistito all'evento della Biologia Molecolare: sono state scoperte le molecole della vita: DNA, RNA, ecc. Quando vedi tutto ciò che ne è derivato: terapia genica, impronte genetiche e altro, i progressi sono considerevoli.
In un certo senso, abbiamo "visto tutto"!
La nostra generazione ha letteralmente vissuto e testimoniato più di qualsiasi altra in ogni dimensione della vita.
Questa è la nostra generazione che si è letteralmente adattata al "CAMBIAMENTO".
Un grande augurio a tutti i membri di una generazione molto speciale, che sarà UNICA..."
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Breve storia del clima.
In epoca romana, dal 250 a.C. al 450 d.C., la temperatura era di almeno 2ºC più alta di oggi (i più nerd tra i medioman vi diranno che c'erano variazioni, senza rendersene conto confermando la tesi: le variazioni climatiche avvengono "da sole" non certo per colpa dell'uomo. I più fessi, quelli che non sapendo leggere ma solo ubbidire chiedono "le fonti?", sostengono che i romani aumentarono la CO2 ... bruciando legna. La fonte? ndr).
Era un periodo di riscaldamento globale. La popolazione è aumentata (...). L'agricoltura del clima caldo poteva essere intrapresa in aree a latitudini e altitudini molto più elevate di adesso. (La vite in Inghilterra, ndr). Questo riscaldamento non poteva essere dovuto alle emissioni umane di CO2.
Seguirono i secoli bui. Questo è stato un periodo di freddo pungente di fallimento dei raccolti, carestia, malattie, guerra, spopolamento, espansione del ghiaccio e aumento del vento. (...) Bande assassine di rifugiati climatici vagarono per l'Europa in cerca di prede. Civiltà come i Maya crollarono.
Il successivo riscaldamento medievale (900-1300 d.C.) fu un periodo (positivo) per la vita sulla Terra. Le calotte glaciali, i ghiacciai e il ghiaccio marino si contrassero, consentendo l'esplorazione e l'insediamento del mare ad alte latitudini. Colture di cereali, bovini, ovini, fattorie e villaggi furono stabiliti in Groenlandia, almeno 6ºC più calda di oggi.
Sebbene ci sia stato un periodo freddo di 40 anni nel riscaldamento medievale (i clcli del clima che cambia COSTANTEMENTE, ndr), i fallimenti dei raccolti e la carestia erano rari. La popolazione aumentò (...). La ricchezza creata (...) è stata utilizzata per costruire cattedrali, monasteri e università. Il riscaldamento medievale era globale. Ancora una volta il riscaldamento non poteva essere dovuto alle emissioni umane di CO2.
La piccola era glaciale iniziò alla fine del XIII secolo con una diminuzione dell'attività solare. La piccola era glaciale è stata caratterizzata da un clima rapidamente fluttuante, e periodi straordinariamente freddi durante l'inattività solare: (1280-1340, 1450–1540, 1645–1715 e 1795–1825). Faceva molto freddo (i carri dei rifornimenti a Venezia potevano passare sulla laguna ghiacciata d'inverno, ndr). È stato un cambiamento climatico globale. C'era il fallimento del raccolto, la carestia, la malattia (peste nera, peste manzioniana, ndr), la guerra e lo spopolamento.
Ci fu uno spaccamento sociale (rivoluzione francese). I prezzi del cibo aumentarono nei periodi di debole attività solare. I vichinghi in Groenlandia si estinsero. Non era un buon momento per vivere. La piccola era glaciale terminò nel 1850 e da allora c'è stata una tendenza al riscaldamento con periodi più freddi (1940-1976 e 1998-2005). Storia, archeologia e geologia dimostrano che attualmente viviamo in un clima interglaciale e variabile.
I cambiamenti che possiamo osservare con la strumentazione moderna sono molto piccoli. Sia i tassi che l'entità del cambiamento climatico sono inferiori ai cambiamenti negli ultimi 1000, 10.000 o 100.000 anni.(...) La storia e l'archeologia ci mostrano che il raffreddamento globale provoca siccità, sconvolgimenti sociali, migranti climatici, carestie, malattie, guerre, spopolamento, collasso di civiltà ed estinzioni di piante e animali. Le grandi civiltà prosperarono in tempi caldi. Viviamo nei tempi migliori che gli esseri umani abbiano mai avuto sul pianeta Terra.
Siamo l'unica generazione di umani a temere un clima caldo! Il riscaldamento globale ci ha sempre reso più ricchi e più sani. La storia è li a ricordarcelo ma, come la matematica e le scienze, oggi non si studia più.
via https://twitter.com/climacritic/status/1738157567820312714
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Il 18 aprile 1480, secondo le fonti, nasceva a Subiaco, nel Lazio, Lucrezia Borgia, celeberrima nobile rinascimentale alla cui figura sono legate infinite storie e misteri.
E non poteva mancare - e no che non poteva - l’Abruzzo.
Da secoli una leggenda aleggia sui territori della Valle Siciliana, sotto al Gran Sasso.
Lucrezia Borgia e Alfonso d’Aragona, in fuga dal Duca Valentino (al secolo Cesare Borgia, fratello di Lucrezia), intorno al 1499 trovarono rifugio a Castiglione della Valle, antichissimo paese oggi disabitato (ma ancora visitabile, fa parte del comune di Colledara, TE).
Gli abruzzesi della vallata aiutarono Lucrezia a salvarsi, scacciando inoltre le truppe del Duca in una battaglia campale.
Per molti anni a Castiglione si è svolta una festa mascherata in “ricordo” di questi eventi.
Non lontano da Castiglione della Valle, oggi esiste un paese, con tanto di cartello.
Castelmaidetto, uno dei nomi più straordinari della toponomastica abruzzese.
Gli abitanti della zona chiamano questo paese “Chiarino” (dal nome di un fiume che passa lì accanto), anche perché un castello non ci sta… ma forse ci stava.
E che si dice in giro? Perché questa attuale frazione di Tossicia, non lontana da Castiglione della Valle, si chiama ufficialmente Castelmaidetto?
Perché una volta lì c’era un castello e Lucrezia, nei mesi della presunta battaglia abruzzese, mentre il duca la cercava arrajato, soleva appartarvisi per celebrare la lussuria e la libertà.
Nessun abitante del luogo osava fare la spia su ciò che accadeva nell’antico castello sulla piana del Fiume Chiarino.
E allora, quel castello che non fu mai detto, quel castello in cui accadevano cose da non dire, divenne “Castelmaidetto”.
Ed io penso che questa sia la leggenda più bella di sempre dietro al nome di un paese.
Da "L' abruzzese fuori sede"
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Mamma, Sono passati due anni da quando te ne sei andata, eppure il tempo sembra ancora confuso, come se non sapessi davvero in quale direzione stia andando. A volte mi sembra che siano passati secoli, altre volte mi sembra che tu sia ancora qui, che possa sentire la tua voce, il tuo profumo. Il dolore non svanisce, cambia forma, si nasconde tra le pieghe dei giorni, ma torna, qualche volta, quando meno me lo aspetto. Due anni... Sono stati pieni di vuoti. Il tuo vuoto. Un'assenza che pesa ogni volta che cerco di parlarti e mi accorgo che non posso. Ci sono stati momenti in cui avrei voluto chiamarti solo per raccontarti qualcosa di banale, per sentire i tuoi consigli, per ridere insieme come facevamo. Ci sono domande che non posso fare a nessuno tranne a te, e la tua assenza le lascia senza risposta. Ma, mamma, voglio anche dirti che sto bene. Ho trovato qualcuno, una persona speciale che mi ha fatto ricominciare, che mi ama davvero, e che è stata una luce nei miei giorni più bui. È stato come rinascere, trovare una nuova speranza, una nuova ragione per andare avanti. Quanto vorrei che tu potessi conoscerlo... sono sicura che ti sarebbe piaciuto così tanto. Ha quella gentilezza e quella profondità che mi fanno pensare che, in qualche modo, tu ci abbia messo lo zampino, che tu mi abbia guidato verso di lui. Sai, quando lo guardo, a volte mi viene da pensare a quanto sarebbe stato bello vedervi insieme, vedere il modo in cui avreste riso e parlato. Mi mancano i tuoi abbracci mamma, ma oggi, sento che la vita mi sta restituendo un po' di quella felicità che credevo perduta per sempre. Se chiudo gli occhi, posso ancora immaginarti accanto a me. Cerco di ricordare ogni dettaglio: la tua voce, le tue mani, il modo in cui mi guardavi quando sapevi che qualcosa non andava, anche quando non dicevo nulla. Ecco, forse è proprio questo che mi manca di più: il modo in cui mi capivi, senza bisogno di parole. So che, in qualche modo, sei ancora qui con me. Lo sento in quei momenti in cui trovo la forza di affrontare le sfide, nei gesti che mi ricordano te, nei sorrisi che nonostante tutto riesco ancora a fare. Ma non posso fare a meno di desiderare di averti ancora qui, in carne ed ossa, solo per un momento, per poterti dire quanto mi manchi e quanto ti voglio bene. Ti porto sempre con me, in ogni pensiero, in ogni battito. La tua assenza è dolorosa, ma il tuo amore è la mia guida. Spero che tu possa sentire tutto ciò che non riesco a dire a parole, tutto quello che il mio cuore vorrebbe comunicarti, ma che resta sospeso tra il cielo e la terra. Ti amo, mamma. E mi manchi. Per Sempre Tua M
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«Nessuna religione tanto quanto quella giudaica fu mai così impastata di anima e di spirito. Questa religione, che costituisce parte integrante della razza giudaica, ha creato un popolo di finanzieri e rivoluzionari perché è
Esclusiva - quindi inassimilabile.
Terrena - quindi materialista.
Messianica - quindi rivoluzionaria.
Il fondamento del giudaismo, ciò che costituisce il suo pensiero principale, ciò che gli conferisce una straordinaria originalità, è la sua esclusività. Tutta la storia del popolo ebraico e della sua religione, che è inseparabile da esso, ruota intorno a questo fenomeno centrale. Un Dio geloso: Iahvé, il suo popolo eletto: Israele. I riti, i comandamenti, la legge che li lega l'uno all'altro, questa è l'essenza di ogni verità e di ogni giustizia; fuori di questo c'è solo il mondo e il male; il mondo del male. Questa miopia, ma appassionata e singolarmente potente, ha fatto l'integrità di un popolo per tremila anni. Questo indefettibile esclusivismo ha creato una razza, una nazione, una religione, una mentalità che sono senza analogia nella storia universale. Attraverso la forza delle sue tradizioni, di mezzo alle tempeste che hanno fatto turbinare gli uomini nei secoli, il giudaismo è rimasto incrollabile, inesorabilmente simile a sé stesso; come lo scopriamo alle sue origini, tale lo ritroviamo oggi. L'umanità cambia, gli Imperi sorgono e crollano, gli ideali nascono, risplendono e poi si spengono, ma l'ebreo rimane, il Giudaismo rimane, avvolto nel suo accanito esclusivismo, sperando tutto nel domani, instancabilmente... sovrumano, inumano.
Prigionieri delle immutabili tradizioni che sono l'essenza del loro esclusivismo, i Giudei sono, in mezzo all'umanità che si compone di un'immensa maggioranza di non-Giudei, degli eterni disadattati.
l giudaismo dunque non può che desiderare la sovversione: è dovere del Giudeo e soprattutto del suo istinto, formato da tradizioni tre volte millenarie, di contribuire alla distruzione dell'ordine. L'esclusivismo giudaico comanda e giustifica lo spirito di rivolta. Il Giudeo fu sempre animato da quel vecchio materialismo giudaico che sognò perennemente un paradiso realizzato sulla terra e respinse sempre la lontana e problematica speranza di un Eden dopo la morte. Si sa che il giudaismo antico ignora l'Aldilà. L'uomo può sperimentare il bene o il male solo in questo mondo; se Dio vuole punire o ricompensare, può farlo soltanto durante la vita dell'uomo. È dunque qui sulla terra che i giusti devono prosperare e gli empi devono soffrire. La filosofia del Giudeo fu semplice...avendo solo un numero limitato di anni da dedicarvi, volle goderne, e non erano i piaceri morali che chiedeva, ma quelli materiali, atti ad abbellire e addolcire la sua esistenza. Poiché il Paradiso non esisteva, egli poteva aspettarsi da Dio, in cambio della sua fedeltà, della sua pietà, solo favori tangibili; non vaghe promesse, buone per i cercatori dell'aldilà, ma realizzazioni formali, risolte con un incremento della fortuna, un aumento del benessere... Non avendo alcuna speranza di compenso futuro, il Giudeo non poteva rassegnarsi alle disgrazie della vita; può consolarsi dei suoi mali pensando alle beatitudini celesti solo molto in avanti con l'età. Alle calamità che lo colpivano, non rispondeva né con il fatalismo, né con la rassegnazione; rispondeva con la rivolta. Così la concezione che i Giudei si fecero della vita e della morte fornisce il primo elemento al loro spirito rivoluzionario. Parlando di questa idea che il bene, ovvero ciò che è giusto, dovesse essere realizzato non nell'oltretomba,
poiché nell'oltretomba c'è il sonno fino al giorno della resurrezione del corpo, ma durante la vita, essi cercarono la giustizia e, non trovandola giammai, perpetuamente insoddisfatti, si consumarono per ottenerla. Senza la legge, senza Israele per praticarla, il mondo non sussisterebbe, Dio lo farebbe rientrare nel nulla; e il mondo non conoscerà la felicità se non quando sarà sottomesso all'impero universale di questa legge, ossia all'impero dei Giudei. Questa felicità si realizzerà attraverso la libertà, l'uguaglianza e la giustizia. Tuttavia, se tra le nazioni quella di Israele è stata la prima a pensare a queste idee, altri popoli, in vari momenti della storia, le hanno sostenute, ma nel farlo non sono stati popoli di ribelli come il popolo giudaico. Perché? Perché se questi popoli erano convinti dell'eccellenza della giustizia, dell'uguaglianza e della libertà, non ritenevano la loro piena realizzazione come possibile, perlomeno non in questo mondo, e quindi non lavoravano unicamente per il loro avvento. Al contrario, gli ebrei credevano che la giustizia, la libertà e l'uguaglianza non soltanto potessero essere sovrane del mondo, ma si credevano in particolare incaricati di lavorare per questa loro attuazione. Tutti i desideri, tutte le
speranze che queste tre idee suscitavano finirono per cristallizzarsi intorno ad un'idea centrale: quella dei tempi Messianici, della venuta del Messia, che doveva essere inviato da Iavhé per consolidare il potere delle rovine terrene. Ora gli avvenimenti contemporanei dimostrano ancora, qualunque cosa si voglia controbattere sull'argomento, la stretta parentela che unisce il Giu45ismo e lo spirito di rivolta. Sotto formule differenti è sempre il vecchio sogno messianico dei profeti e dei salmisti che infesta i cervelli. Ecco in cosa consiste la religione giudaica, ecco come si differenzia da qualsiasi altra fede. È una rottura con tutto il genere umano; essa non fa proseliti perché non può trasfondere il sangue d'Israele che solo vanta la promessa; tra tutte le religioni che si professano, ce n'è una [il giudaismo] che aborrisce la religione di Cristo, poiché questa gli ha strappato la promessa interpretandola diversamente. L'idea fondamentale, quella secondo cui si doveva a uno straniero meno considerazione che a un compatriota, a un correligionario, è rimasta la stessa dai tempi della Torah fino ai giorni nostri. Questa è l'impressione che devono riportare tutti coloro che eseguono uno studio imparziale del diritto internazionale privato nei libri sacri ebraici: Torah, Talmud, Codici e commentari.
- G.Léon Marie Pierre de Montaigne de Poncins.
(La misteriosa internazionale giudaica)
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Geova è uno dei tanti nomi e inganni dei divini impostori assetati di potere e adorazione.
Tutte le religioni nascono con buone intenzioni ma vengono rilevate e distorte per un unico obiettivo: dividere,annullare il principio di ogni custode dello spirito.
Il demiurgo nella sua gerarchia come Geova o Yahvé sono entità egoiste i cui sfoghi di megalomania e crudeltà si possono vedere chiaramente nell'Antico Testamento della sacra Bibbia....che di sacro purtroppo non ha più nulla.
Nel corso dei secoli è stata riscritta, aggiustata e interpretata male...e oggi i vari traduttori ne hanno testimoniato abbastanza per sollevare dubbi e sollecitare i cuori impavidi di vera saggezza, a riscrivere i veri concetti d'amore incondizionato e crescita spirituale per poter aprire la porta allo spirito. Uno spirito chiuso in una gabbia illusoria di nebbia fitta che non permette il risveglio, non accende la coscienza addormentata.
Il demiurgo è allo stesso tempo quella forza mentale che crea il suo mondo illusorio solo grazie alla pura energia pensante della vera creazione originale... le vere essenze divine - che provengono dalla Sorgente.
I figli amati sono solo ostaggi, spiriti infiniti, immortali che sono stati intrappolati nei corpi umani eoni fa, per soddisfare la fame di energia di coloro che sono stati ingannati da un dio genetista che si spaccio' per la Fonte.
La loro predazione è basata sulla paura, il dolore, la sofferenza, la crudeltà, il male e i desideri che il demiurgo e le sue gerarchie provocano, si deve comprendere che, le polarità hanno istinti diversi, c'è chi sfrutta e provoca appunto basse energie vibrazionali e chi invece le fa' elevare perché si nutre di quelle sottili. La guerra è loro e usano noi come pedine.
Finisce un ciclo dove hanno governato gli oscuri e passano la palla ai nordici corrotti che la new age spinge ignorantemente dichiarandoli benevoli.
Richiedono la nostra energia per sopravvivere...e per tanto inganneranno attraverso la quinta dimensione,la nuova trappola soprannominata " il paradiso in terra, la Gerusalemme celeste".
I canalizzatori che riportano messaggi angelici non hanno compreso che sono messaggi ingannatori del basso astrale. Sono parassiti energetici, tanti sono esseri demoniaci e gli egregori mentali.
In altre parole è il demiurgo che come strategia di potere ci ha messo la mente per il controllo, la manipolazione e la predazione energetica.
La cosa più grave è che per mancanza di conoscenza, crediamo che sia la "nostra mente" e che tutti i pensieri siano nostri.
Abbiamo una mente superiore e una mente inferiore.
Così ci sottomettiamo e crediamo che questa realtà di limitazione imposta, accettando il dolore, la limitazione e la sofferenza sia parte obbligatoria della vita, come presunto "apprendimento" per "crescere" ed "evolvere" ciò che non è vero. Lo spirito infinito È per sempre libero senza limiti❗
Solo la connessione con il tuo interiore può farti uscire da questa prigione distruggendo le mura di Alcatraz.
Sarà la forza del tuo cuore, quella scintilla divina o Spirito che è il tuo vero Essere, che determinerà la tua scelta.
Si batterà in un duello contro il demiurgo, per poter riottenere il controllo di se stessi. Lui esercita sulla nostra mente con infinite trappole astutamente pianificate dove ti fa credere di aver trovato, in qualcuno, in qualcosa, nel denaro, nel potere, in una professione o in qualsiasi cosa, la tua forza, volontà e verità.
L'energia del corpo mentale nell'essere umano è il territorio dell' OPPRESSORE : il demiurgo.
Per spegnere il suo potere va fatta presenza della luce non è altro che il tuo spirito infinito che non è altri che il vero portatore di un'essenza pura e indistruttibile.
Non cercare fuori ciò che è solo dentro di te.
Una volta che avrai capito come distruggere il sistema operativo mentale che il demiurgo controlla, potrai dire di aver corretto la matrice. Non potranno agganciarti perché sei solo un Hacker.
Riflettiamo....... ❤
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MASSIMO CACCIARI (“La Stampa”, 30/09/24)
"Ciò che più stupisce – o forse dovremmo dire atterrisce – nel modo in cui da ogni parte politica o quasi vengono seguite e commentate le tragedie di questo decisivo momento della nostra storia, quelle medio-orientali in particolare, è l’assoluta dimenticanza in cui sono precipitati principi, idee, simboli che, fino a un non remoto passato, avevano cercato di mantenere viva la speranza di poter giungere a un accordo, se non a una pace, nonostante la violenza del conflitto. Vi erano voci, sia israeliane che islamiche che europee, le quali facevano memoria della triplice preghiera di Abramo, per gli incirconcisi, per Isacco e per Ismaele, voci che non si arrendevano allo “scontro di civiltà” e ricordavano gli innumeri episodi che testimoniano come non solo la contrapposizione, ma anche la complementarietà abbiano caratterizzato nei secoli i loro rapporti.
Non è un destino ineluttabile che il bellum civile tra i popoli che incarnano i grandi monoteismi abramitici debbano assumere l’aspetto della guerra assoluta, della guerra che non può finire se non con l’annullamento del nemico.
Non è un destino, ma l’espressione della volontà perversa di élite culturali e politiche che hanno dimenticato i propri valori, il proprio Dio, o ne hanno interpretato la parola, bestemmiandola, come identità esclusiva, comando, imposizione, feroce intolleranza. È una gara a chi meglio dimentica la virtù senza la quale mai potrebbe darsi una pace in terra. Il torto chiama vendetta e basta, e se smisurato il torto, smisuratissima sia la vendetta. Il perdono non è possibilità prevista. Neppure un fantasma ormai, un puro nulla. Credete si tratti solo di virtù teologica? Poveri incantati realisti! Col vostro realismo si sono prodotti i trattati di “pace” seguenti la prima Grande Guerra; coi vostri disincanti si sono generati gli Hitler. La disponibilità al perdono è virtù quintessenzialmente politica.
Dove sono passati fiumi di sangue, nessun cammino di pace è concepibile se essa non solo manca, ma viene assolutamente negata anche come pura, remota possibilità. Attenzione però, il Male assoluto non è perdonabile. E oggi il nemico è tale, così viene sempre rappresentato. Guerra infinita perciò sia.
E noi europei occidentali? Vi assistiamo forti di crederci al riparo delle catastrofi globali che per due volte in mezzo secolo dal nostro cuore di tenebra si sono scatenate. Non abbiamo prevenuto il bellum civile balcanico, tantomeno quello ucraino-russo. Pensiamo di porre fine a quest’ultimo come si è fatto col primo, bombardando Belgrado? Nessun piano europeo di compromesso, neppure di armistizio, nessuna iniziativa autonoma. La discussione verte sul modello di missili di cui fornire l’Ucraina. Alta diplomazia invero, grande politica. Tanto, si pensa, l’ “affare” si risolverà attraverso distruzioni e massacri che riguardano “loro”. Le atomiche le hanno russi e americani e vedrete che non le useranno. Infatti, le grandi potenze imperiali progettano da tempo altre forme di guerra, per le quali investono trilioni di dollari. Troppo “sporca” l’atomica, e come è arcaica la sua stessa immagine, in fondo una bomba moltiplicata per miliardi di volte.
Cerchiamo mezzi nuovi, armi batteriologiche, virus mirati a colpire a morte etnie specifiche, o magari per fasce di età. Progettiamo attacchi ai sistemi di comunicazione e informazione, capaci di distruggere l’ “intelligenza” del nemico.
La fantasia creatrice non si industria a esplorare la via del compromesso politico, ma a scoprire come farsi male in forme innovative, degne di bravi progressisti.
Ci stiamo arrendendo all’idea dell’inevitabilità della guerra.
È incredibile il salto mortale compiuto da tanti opinionisti e “scienziati” del Politico: dalla idea della pace universale garantita dalle “leggi” del libero scambio e del mercato, e dal crollo del Dittatore nemico, che a esse pretendeva di sottrarsi, al “realismo” che considera la guerra lo stato normale dei rapporti tra potenze e interbellum la pace. È un passo avanti, certo, rispetto alla strampalata fantasia di un Governo planetario retto da una presunta universale razionalità tecnico-economica. Peccato non si riesca a essere altrettanto razionali nell’indicare e praticare, in tutte le sedi, vie che possano condurre, sulla base del riconoscimento degli interessi vitali in gioco, a possibili punti di mediazione. Più facile calcolare quanti dollari ci vogliono per rinnovare i propri armamenti.
Nessuno si illuda. Più si sviluppa questa mentalità di guerra, più essa influenzerà le nostre forme di vita, più difficile sarà difendere, non dico sviluppare, all’interno degli stessi Paesi occidentali i principi più autentici di uno Stato di diritto. Tutto si tiene. La tremenda guerra ai confini d’Europa, confini che appartengono all’Europa, determina fisiologicamente l’unilaterale rafforzamento degli Esecutivi, il silenzio dei Parlamenti, regimi dal carattere sempre più autoritario in nome della sicurezza nazionale.
Determina esattamente ciò che si esprime nell’attuale iniziativa legislativa in materia di “ordine pubblico”: blocco stradale che diventa reato penale; proteste in carcere, proteste contro la “grandi opere”, propaganda in loro favore, che diventano punibili in quanto tali; carcere fino a 7 anni per chi occupa case sfitte; vietato l’acquisto della SIM per immigrati senza permesso (Trump applaude). Fare l’abitudine allo stato di guerra significa far l’abitudine a tutto ciò.
Ma anche, cerchino di ricordarselo i nostri democratici, rendere inevitabile il progressivo avanzamento delle destre, e pure di quelle estreme, nell’Occidente sia europeo che americano. È del tutto logico che uno stato di guerra favorisca quelle forze culturali e politiche che proprio sull’inimicizia, sull’inospitalità, su sovranismi gelosi hanno costruito le loro ideologie. Non stupiamoci allora se in Brandeburgo, che ha capitale Berlino, una delle città simbolo, con Gerusalemme, delle tragedie della nostra civiltà, l’AfD sfiora il 30% dei voti, ma arriva al 40% tra i giovani dai 20 ai 30 anni. Non ha sfondato però! dicono i nostri democratici. Non ha sfondato la Le Pen, e, per carità, la Meloni è tutt’altra pasta. E Orbán pure. Non sfondano. E noi consoliamoci sopravvivendo."
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Tanto Dio, quanto uomo.
E già. Se non fosse stato tanto uomo Gesù non avrebbe sofferto e patito le tentazioni e, se non fosse stato tanto Dio, non avrebbe camminato sopra le acque del Lago Tiberiade. Se non era tanto uomo non si sarebbe commosso e pianto con Maria per la morte di Lazzaro suo fratello e su Gerusalemme e nè si sarebbe adirato contro tutti gli scribi ed i farisei nel tempio. Se egli non fosse stato tanto uomo non avrebbe mai amato Maddalena e, non avrebbe mai potuto provare emozioni al punto di vivere tra i ladri, i lebbrosi, alle prostitute ed i reietti. Se poi non fosse stato tanto Dio, non avrebbe mai potuto risuscitare i morti e tanto meno, avrebbe potuto risuscitare sè stesso al terzo giorno, cosi che noi tutti oggi saremmo condannati e destinati alla polvere.
Tanto uomo e tanto Dio. Tanto uomo da soffrire la passione, quei chiodi e la croce, tanto Dio da donare la sua vita per la nostra. Conoscendo la natura dell'uomo dunque e tutte le tentazioni a cui è sottoposto, egli ci ha indicato la via e non ci ha chiesto niente altro che credere in lui. Chi crede in lui ottiene il perdono dei peccati di ieri, oggi e domani e per la sua grazia la vita eterna.
Tanto uomo si, con un carattere forte, un ribelle da solo contro tutti quelli al potere e golosi solo di ricchezza, i falsi testimoni della Torah politici in maschera, finti seguaci di Dio che a parole si riempivano la bocca ed in privato occupavano i letti delle vedove, senza amore nè misericordia che colavano il moscerino e inghiottivano poi il cammello, finti testimoni dediti solo a se stessi.
A Gesù non sono mai piaciuti nè i "santini" e nè gli smielati che vogliono piacere a tutti e non ha mai amato la religione, pur ricordandoci che la bilancia con sui piatti della giustizia e dell'amore deve sempre rimanere orizzontale perfetta cosi come dice il vecchio testamento. Lui è davvero stato un fuorilegge perchè la vecchia legge l'ha compiuta lui, no non l'ha abrogata ma compiuta traghettandoci dall'antica "era" della Pazienza di Dio con la legge del taglione, all'era della Grazia, dell'amore, del perdono e della "salvezza".
A te la lode, la gloria, la magnificenza, la maestà e la potenza nei secoli dei secoli. Amèn e Amèn!
lan ✍️
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CONTRO L’AMORE. Non c’è nulla di più odioso di chi ti VUOLE amare. Non c’è nulla di più devastante di chi ti VUOLE aiutare. Non c’è nulla di più soverchiante di chi ti vuole portare sulla retta via, “per amore”. Non c’è nulla di più perverso di chi ti vuole coinvolgere in quello che a lui piace per rassicurarsi che anche tu possa rientrare nel suo gregge, senza infastidire. Non esiste falsificazione sociale più stomachevole della propria, tentata o riuscita, legittimazione, o autoinganno (nei propri confronti e degli altri) mettendo in scena la retorica dell’amore per farsi i cazzi propri in stato allucinatorio, ebetamente “felice”. Quello che oggi chiamiamo generalmente “amore” è il volto sociale dell’egoismo. Alla base dei più efferati delitti c’è “l’amore”. I femminicidi hanno come inconscio supporto teorico “l’amore”. Così come gli esuli di famiglie sfasciate replicano, per bovina coazione a ripetere, gli stessi deliri dei fallimenti precedenti: e lo fanno “per amore”.
Ecco che “amore” è il senhal (il travestimento linguistico) dell’egoismo, tanto che, rifiutato, si trasforma sempre nel suo opposto.
“Solo il dittatore si riempie la bocca della parola ‘amore’”, scriveva Jacques Lacan ma questa semplice realtà quotidiana perpetuata non può passare.
Secoli fa, con i termini “Fede, speranza e carità”, si intendeva “amore” in senso non coercitivo, non allucinatorio. In un’altra cultura, quella greca, “amore” aveva diverse definizioni: “Agàpe”, per Socrate, indicava “amore” in senso opposto a quello violento e prevaricante di oggi, reso ugualmente dal latino “fraternitas” o meglio ancora “sororitas”. Non abbiamo oggi corrispettivi reali per queste parole ma le si può esprimere con frasi, ad esempio: “accettazione dell’altro e della sua libertà”. “Libertà” intesa nei reciproci limiti che regolano l’accoglimento dell’altro come Altro e non come membro dell’amoroso gregge o del proprio “amoroso” ego.
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Aldo Nove
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“Io sono Eva, Signore.E non voglio obbedirti, soltanto amarti perché credo che l’Amore contenga già l’Obbedienza.Io sono Eva, Signore, stanca di sacrifici. Eva che vuole gioire perché crede che l’Allegria contenga già il Servizio.Io sono Eva, Signore, anche senza figli, perché una donna anche con la mente è Madre e il Grembo delle sue idee dà vita ad ogni Creazione.Io sono Eva, Signore ed ho compreso che “l’Amore per Sempre”non era per Lui, non era per Te, ma era la sola Fedeltà possibile che potevo garantire a me stessa.Io sono Eva, Signore e oggi come ieri, affronto il Lavoro in casa e fuori.Ma non nascondo più la fatica di farlo dietro il Sorriso ossequioso della serva o della puttana.E credo nella maternità, ma non a costo della mia vita e dell’Infelicità di quelli che genero.E credo nell’amore, ma non come Asservimento del corpo, del cuore, dei pensieri.E se qualcuno vuole Giocare con me, prima deve addomesticarmi come il Piccolo Principe fece con la Volpe e rinunciare al dominio, alle guerre e agli eserciti ai quali, nei secoli è stato concesso lo Stupro.Perché io non sono più una che si trasforma in albero per sfuggire ai sottoprodotti maschili del Violentatore Sacro che, tante volte, qualcuno ha chiamato “dio”.Io sono Eva, Signore, allevata, sfidando, per miliardi di anni, Roghi e Calunnie.Eva da sempre, certamente Sola.Eppure ancora spaventata dalla Solitudine, ancora terrorizzata dall’Abbandono.Eva che, però, ha deciso, di non avere più Paura di ciò che, in verità, Desidera: LA LIBERTA’ anche a costo della Solitudine.Ho capito Infatti, Signore, che esiste un terrore da abbattere peggiore della Morte e più potente di ogni Divinità.Un terrore sconfiggendo il quale ogni libertà è possibile.Quel terrore da abbattere è la Paura della solitudine.ECCO PERCHE’ OGGI, Signore, IO SONO Eva: LIBERA E SOLA.E vengo, FELICE, ad incontrarti.”
dal libro “Single per sempre” di Maria Rita Parsi
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Team: Antonio, potresti integrare il nostro tool nel tuo plugin VSCode? Io: ma certo! quali output ha il vostro tool? Team: beh, vediamo, esporta in file testo, in un formato binario proprietario, in un ... Io: c'è per caso un output JSON? Mi verrebbe molto comodo! Team: MA OVVIAMENTE! Io: uaaaa perfetto, mi aiuta tantissimo, risparmiamo tanto lavoro e viene un prodotto migliore! Team: Perfetto!!
Faccio una prova, e ottengo questo:
{ "output": [ .... .... .... ] }
Io che li richiamo:
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Settembre.
Inizia così un nuovo mese, chi posta impressioni di settembre in tutte le sue versioni, chi inizia a vedere l'autunno, chi alle temperature che si abbassano e così via. Io vedo già la mia uscita di scena da questo lavoro che è semplice ma con risvolti psicologici paurosi, infatti come sapete ho rifiutato di restare e ho visto quanto un uomo di 50 anni sia un bambino coglione che se la prende se gli dici no, oltre a essere schiavista che solo per questo meriterebbe una denuncia, ma passo oltre e mi libero prima possibile, già la prossima settimana dovrebbe essere l'ultima visto l'orario, meglio. Il tema del giorno è sicuramente la violenza sulle donne, chi inneggia alla castrazione chimica (il mojito man) chi a non ubriacarsi se no trovi il lupo, chi invece ragiona e giustamente dice che è il sistema che è sbagliato, naturalmente le donne in prima linea. Io dico che da quando sono adolescente ho sempre visto gli altri avere verso le ragazze un atteggiamento troppo possessivo, la conquista, la MIA ragazza è solo mia, se le tratti male ti si appiccicano, il brano teorema di Ferradini, ecc ecc. Quel mondo patinato delle pubblicità dove per venderti qualsiasi prodotto usano il corpo della donna, spesso semi nudo, i ruoli secondari nei film dove spesso la donna viene maltrattata dall'eroe perché deve dimostrare il suo machismo, in molti anche uccisa, picchiata, quindi il mondo hollywoodiano dove poi vengono a galla violenze sessuali per far lavorare le attrici, cosa che sembra ci sia sempre stata un pò ovunque e in molti campi, anche nella musica, anche se non tutti sono dei mostri che ti danno il lavoro solo se ci vai a letto. E' la base che è sbagliata, quello che ci hanno inculcato negli anni, non dico secoli perché ne ho appena mezzo, il maschio dominante, la figura coi pantaloni, è questo lo sbaglio secondo me. Nella società odierna, ma doveva essere così anche prima, sia uomini che donne dovrebbero aiutarsi a vicenda e non farsi la guerra, c'è la famosa frase che mi sono sentito dire non so quante volte "Voi uomini...." e naturalmente ho sentito anche "Voi donne...".
Si tende a generalizzare ad etichettare i comportamenti spesso stereotipati di un genere, come se tutti gli uomini e tutte le donne si comportassero allo stesso modo, che poi è spesso un disegno massmediatico che tende però a dividere, sempre per il fatto che uniti siamo più forti. Bisogna cooperare, dicevo, l'uno ha bisogno dell'altra e viceversa, in tutti i campi non solo quello affettivo, si potrebbe partire già da avere uno stipendio equo per tutti e non in base al sesso, perché (e lo dico da uomo) ci sono donne che lavorano meglio degli uomini. Il discorso è lungo e non sono proprio il tipo che potrebbe cambiare il mondo, ma nel mio piccolo seguo delle semplici regole generiche : mai giudicare, usare la testa, mai deridere, cercare sempre di aiutare, essere sempre gentile, questa oramai è vista come una debolezza, essere sinceri, non fare quello che non vuoi fare.
Cambiando discorso oggi è il compleanno di un grande del teatro italiano e mondiale Carmelo Bene, avrebbe compiuto 81 anni, quindi vi lascio così.
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Ogni famiglia, che sia composta da due, tre o quattro membri, ha un suo linguaggio. Un linguaggio strettamente linguistico, uno fisico, uno comportamentale e così via.
Ognuno ha un suo modo di rapportarsi a sé e all'altro unico e che, in famiglia, diventa in qualche modo qualcosa di condiviso, così che questo linguaggio possa essere letto e scritto da tutte le parti.
Ebbene, io vorrei sapere qual è stato il mio primo evento della mia vita che mi ha portato letteralmente a scollarmi dal linguaggio della mia.
Ero decisa: sarà stato il lontano 2017, quando ho preso quell'aereo e ho vissuto una vita mia per la prima volta.
Poi ho pensato ancora: no, forse è stato prima. Forse è cominciato tutto con il DCA: quando piangevo all'improvviso e l'unica cosa che mi si riusciva a dire era che ero pazza e che mi dovevo alzare dal letto perché andava rifatto.
O forse ancora prima: quando ho incontrato a 14 anni la mia migliore amica che, gracile gracile, mi ha dato uno zuccherino ogni volta per sciogliere un po' questo muro di ghiaccio che mi hanno insegnato a portare.
O forse, io ci sono nata con un altro linguaggio e basta, chi lo sa. Perché sennò... perché piangevo tutte le volte che mamma non rimaneva all'asilo con me? Perché io dovevo sentire questo bisogno costante di essere considerata, di avere la prova di esistere e di essere presente, di sentirsi voluta bene?
Il mio linguaggio è sempre stato diverso da quello della mia famiglia. E infatti, a quei pianti non ho mai ricevuto carezze per calmarmi, ho ricevuto abbandono perché mia mamma se ne andava a casa. Non ho ricevuto abbracci (pure finti) che da maggiorenne.
E quindi anche oggi mi ritrovo in una dinamica la cui grammatica mi è proprio estranea, totalmente.
Ma la vogliamo smettere di stare con il muso lungo?
Ma come stai? Che ti senti? Oggi stai meglio?
Non sono di certo pronta a ricevere col sorriso domande del genere, il mio orgoglio non me lo permette, ma non posso negare che desidererei ricevere queste domande. E invece, forse per lo stesso orgoglio, queste domande nemmeno le si fanno. Ah quindi forse il linguaggio ha una base comune? Sni perché io ho subito un torto, un torto che potrei fare come lo avessi dimenticato il prossimo minuto se qualcuno facesse anche solo la mossa di un tentativo di riappacificazione. Invece nessuna mossa, nessun tentativo. Si aspetta, passivi, che la rabbia sbollisca. Perché così è scritto nel linguaggio, nei secoli dei secoli.
Io però non parlo più questa lingua. Non tollero più di dimenticare senza ricevere le mie dovute scuse. Le mie amiche, quando ho raccontato l'accaduto, non hanno fatto altro che ripetere le stesse parole e tra di loro non si sono nemmeno sentite: che schifo, che vergogna. Parole per me fortissime, sono arrabbiata ma forse non avrei usato schifo. Ma se le usano le mie amiche, chi sono io per non accettarla? Forse questo dimostra nuovamente quanto io abbia perdonato talmente tanto da non sentirmi più una dignità, una importanza. In effetti è come mi sono sentita quella sera: senza nessuna importanza. Perché un altro linguaggio in questa famiglia è che l'importanza te la devi da solo, nessuno te la da perché è giusto che sia così.
Se dico un mezzo fatto mio che mi preoccupa, nessuno mi chiederà dettagli. Te lo devo sciorinare tutto per filo e per segno per ricevere, forse, la tua attenzione.
Io però non sono fatta così, di nuovo. Io per ogni cosa ho sempre questa cosa per cui mi vorrei fare piccola piccola, così non disturbo nessuno. E nella mia testa continuo a farlo pure se sono ancora arrabbiata - anche perché poi vengo etichettata come dispettosa ed è una cosa che proprio non tollero.
Non lo so quand'è che ho cominciato ad avere un linguaggio mio. Forse è così da sempre e io non ho fatto altro che soffrire proprio per questo motivo perché non mi si capiva e io non capivo quello che mi si diceva. È una sofferenza anche così. Purtroppo, per me è una sofferenza sempre e comunque: sia nella tempesta che nella quiete. Ma se il campo avversario non è in grado di abbassare armi che non si capisce nemmeno perché siano state alzate, allora non posso fare altro che arrendermi alla mancanza di volontà della quiete.
Ovviamente anche questa volta piangerò sempre e solo io, come sempre. Ma per quanto farà male, forse farà bene dopo. E va bene così. O forse no.
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Cotoni stampati e mezzari
Dalle Indie all'Europa
Margherita Bellezza Rosina, Marzia Cataldi Gallo
Sagep, Genova 1993, 256 pagine, 22x28,8 cm, rilegato, cartonato, sovracoperta e custodia, ISBN 978-8870585018
euro 50,00
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Miti antichissimi e ritrovamenti archeologici testimoniano quanto le arti della tessitura e della stampa su stoffa siano profondamente radicate nella tradizione culturale indiana. Per molto tempo, tutavia, i tessuti dell'India furono conosciuti in Occidente in maniera occasionale e solo a partire dal XVII secolo, nel quadro delle attività svolte dalle compagnie commerciali, si iniziò un processo di scambio. Cotoni stampati in Oriente spesso adattando ai gusti degli acquirenti i motivi originali furono importati in tutta l'Europa, influenzando profondamente la moda dell'abbigliamento e dell'arredo domestico. All'Oriente, e a tecniche di stampa rimaste immutate nei secoli, guardarono poi le manifatture sorte dagli inizi del Settecento in Gran Bretagna, Francia, Svizzera, Olanda e Italia, che contribuirono con una produzione articolata a diffondere presso livelli sociali sempre più vasti l'uso delle "indiane". A questo scambio fra Oriente e Occidente fanno riferimento le autrici nel ricostruire in parallelo, e con un continuo gioco di rimandi, la storia dei cotoni stampati e quella dei mezzari genovesi dei quali viene per la prima volta ordinata una classifcazione sistematica. L'attenta analisi delle fonti d'archivio e un'appassionata ricerca, che ha portato fra l'altro a scoprire l'esistenza di una manifattura fino ad oggi sconosciuta, ricreano un quadro vivacissimo, popolato da raja e aristocratici, mercanti e viaggiatori, imprenditori e stampatori, e offrono un contributo importante alla migliore conoscenza di un argomento per cui si nota un interesse sempre crescente.
22/07/23
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la scrittura
La prima attestazione di scrittura in lingua greca risale all'epoca micenea (XV secolo a.C): nel 1900 l'archeologo Arthur Evans scoprì nel cosiddetto palazzo di Minosse a Cnosso, sull'isola di Creta, un gran numero di tavolette di argilla incise con una scrittura della lineare-B, per distinguerla da un'altra scrittura sillabica rinvenuta sempre a Creta e detta lineare-A. Altre tavolette simili vennero poi alla luce nei palazzi micenei del Peloponneso (Pilo, Micene) e nella Grecia continentale (a Tebe e a Eleusi).
Mentre la lineare A resta ancora un mistero irrisolto, nel 1953 il linguista John Chadwick e l'architetto esperto di codici criptati Michael Ventris decifrarono la lineare B: si tratterebbe della scrittura dei conquistatori achei di lingua greca subentrati alla civiltà minoica. Le tavolette riportano per lo più elenchi di persone, oggetti, doni e proprietà: erano infatti i registri delle attività amministrative, civili ed economiche dei palazzi micenei. Impastate di argilla seccata al sole, le tavolette si sono salvate per pura casualità in seguito all'incendio dei palazzi durante il crollo della civiltà micenea.
Al termine dell'epoca micenea, la scrittura scomparve a lungo in Grecia, nei cosiddetti secoli bui. Ricomparve con l'introduzione dell'alfabeto fenicio, le cui prime testimonianze risalgono all'VIII secolo a.C. -proprio il secolo in cui si diffondono, ma solo oralmente, i poemi omerici. L'alfabeto fenicio comprendeva 22 segni consonantici e non annotava le vocali: i Greci conservarono le lettere fenicie, trasformarono in vocali quei segni che esprimevano suoni non esistenti in greco e ne aggiunsero altri, dal suono doppio (Φ Σ Χ Ψ). Inoltre, mutarono il senso della scrittura, da sinistra verso destra: i Fenici scrivevano da destra a sinistra. In età arcaica è comunque attestata in greco la scrittura bustrofedica, ovvero un modo di scrivere che alternava regolarmente la sua direzione, una riga da destra, una da sinistra (il termine deriva infatti dal movimento del bue, βοῦς, nell'atto di arare il campo, quando si volta ad ogni solco.
Nel 403/402 a.C. l'editto di Archino impose ad Atene e alle città alleate un alfabeto ufficiale, di tipo ionico. Grazie all'egemonia culturale di Atene l'alfabeto si diffuse in tutto il mondo greco: a partire dal III secolo a.C. l'alfabeto "ateniese" è attestato fino a Cipro, che aveva sempre utilizzato una scrittura sillabica simile alla lineare -A. I Greci trasmisero l'alfabeto anche alle popolazioni con cui entrarono in contatto, primi fra tutti gli Italici delle numerose colonie greche. Anche gli Etruschi elaborarono l'alfabeto greco e lo trasmisero alle popolazioni locali: da qui deriva l'alfabeto latino.
Molti secoli più tardi, nell'850 d.C., l'imperatore di Bisanzio affidò a due fratelli di Salonicco, Cirillo e Metodio, il compito di evangelizzare le popolazioni slave: Cirillo avrebbe trasmesso loro un alfabeto greco che partiva dalla scrittura greca corsiva. In epoca successiva, ispirandosi alla scrittura greca maiuscola, il mondo slavo adottò l'alfabeto ancora oggi in uso, impropriamente attribuito a san Cirillo e perciò detto cirillico.
-A. Marcolongo (La lingua geniale)
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