#ambulanze veterinarie
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Delfini e tartarughe feriti, in Liguria la prima ambulanza per soccorrere gli animali marini
DIRETTA TV 1 Marzo 2023 Ambulanze per soccorrere gli animali marini. È la nuova iniziativa di Gian Marino Dotti, Presidente della Federazione Ambulanze Veterinarie Italia: saranno attive da giugno in Liguria, per la prima volta in Italia. 0 CONDIVISIONI Un’ambulanza per soccorrere gli animali marini feriti. Arriverà in Liguria e sarà la prima ambulanza in mare d’Italia. Si tratta di motoscafi…
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Sanificatori ad Ozono
Nei giorni scorsi abbiamo più volte affrontato il tema della ripresa delle attività post-lockdown Covid-19. In questo articolo, ad esempio, anticipavamo una serie di prodotti che sarebbero potuti essere interessanti - se non indispensabili - per ripartire in piena sicurezza con la propria attività. Successivamente vi abbiamo dato notizia dell'opportunità di ottenere un credito di imposta del 50% sugli acquisti di dispositivi di protezione individuale, idonei a proteggere i lavoratori dai più comuni rischi di contagio. Oggi, continuiamo su questo filone di informazioni, introducendo un'alta tipologia di prodotti che sta suscitando molto interesse sul mercato, ovvero i Sanificatori ad Ozono per Ambienti. Su questa linea di prodotti infatti, c'è molto da dire, ma soprattutto molto da chiarire. Nell'immaginario collettivo, l'ozono è un sottile strato di gas che si trova al di sopra dell'atmosfera più esterna del globo terrestre e ci protegge dai raggi ultravioletti. L'ozono però ha una varietà di utilizzi nella vita di tutti i giorni, in quanto si tratta di un gas composto unicamente di ossigeno. L'ozono è un disinfettante ed ossidante molto potente. Qualsiasi agente patogeno o contaminante può essere disinfettato, alterato o rimosso, tramite un processo di ossidazione influenzato dall'ozono. L'ozono di fatto è la più forte di tutte le molecole disponibili per la disinfezione nel trattamento delle acque, ed è seconda solo al fluoro elementare in quanto a potere ossidante. Rispetto ad esempio al cloro, la sostanza chimica più comune per la disinfezione dell'acqua, l'ozono ossida del 50% in più ed è 3000 volte più veloce. Oltre a ciò il cloro ed il fluoro sono sostanze chimiche altamente tossiche al contrario dell'ozono. Per molto tempo l'ozono è stato utilizzato per purificare le acque potabili o l'acqua in bottiglia o per decontaminare le torri di raffreddamento. Addirittura negli Stati Unit la FDA (Food and Drugs Association) ha autorizzato l'utilizzo dell'ozono per applicazioni a contatto con gli alimenti. In tutto ciò è facile intuire che gli ambiti di applicazione dei sanificatori ad ozono sono i più disparati: Abitazioni private (l’ozono agisce eliminando i fattori che causano allergie alle persone sensibili a polvere, pollini, acari e spore che si annidano tipicamente in tessuti, materassi, tappeti e tendaggi. Altri ambiti di applicazione possono essere gli ambulatori medici, i laboratori di analisi, le case di riposo, i centri estetici, le SPA ed i centri benessere, le mense, i locali di ristoro, gli spogliatoi, i servizi igienici, gli hotel i ristoranti. Ambulatori veterinari, ambulanze, farmacie, scuole, uffici, officine, automobili, saloni di auto usate, autobus, dentisti, cucine, dispense alimentari, sale giochi, sale di attesa. Per non parlare di luoghi pubblici ad alta densità di perone quali i cinema, le chiese, le discoteche, i supermercati, le saune, le piscine... Alla luce di ciò, è facile comprendere che un sanificatore ad ozono potrebbe (e dovrebbe) essere uno strumento indispensabile e necessariamente presente ove vi sia un afflusso di pubblico, o una situazione di assembramento. La cosa veramente sorprendente è che i sanificatori ad ozono, sono prodotti per tutte le tasche e per tutte le esigenze. Si parte da prezzi veramente alla portata di tutti, fino ad arrivare a prodotti professionali che ovviamente hanno costi più importanti. Sanificare un ambiente con l'ozono, significa garantirsi un luogo di vita o di lavoro, sano, pulito e libero da batteri ed agenti patogeni. Insomma, un ambiente idoneo a contrastare la diffusione ed il proliferare di virus, quali ad esempio il Covid-19. Tutti i sanificatori ad ozono presenti sul nostro sito, sono rigorosamente Made in Italy e vantano una rete di assistenza dedicata su tutto il territorio italiano. Read the full article
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📌AMBULANZE VETERINARIE Inaugurazione nuova sede!!! ❤️🚑 👉Ieri è stato un grandissimo piacere partecipare in rappresentanza della Provincia di Novara all’inaugurazione della sede dedicata alle ambulanze veterinarie istituita presso #novarasoccorso. Nella mia breve storia da amministratore locale ho sempre dedicato grande attenzione al mondo degli amici animali e dei loro padroni. E se è vero che la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali, allora possiamo dire che adesso #Novara e il novarese sono un esempio assolutamente virtuoso, grazie sopratutto all’impegno e alla passione di tanti volontari e di tanti amministratori che negli anni sono stati sensibili a queste tematiche. Adesso è ufficialmente operativa la sezione di 🌟 AMBULANZE VETERINARIE ITALIA 🌟 (presso Pubblica Assistenza Novara Soccorso) https://www.instagram.com/p/ByM7DHvCpve/?igshid=1r9pjbh1wqt25
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Inaugurazione dell'Ambulanza Veterinaria
I volontari di Avit Onlus (Ambulanze Veterinarie Italia di Torino), specializzati nel trasporto, recupero, contenimento ed interventi di emergenza per animali, organizzano una festa d'inaugurazione del servizio il giorno venerdì 21 settembre a Cascina Roccafranca. Maggiori informazioni.
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All4Animals ha pubblicato un nuovo articolo: https://www.all4animals.it/2017/03/18/io-italiana-sono-stata-in-india-come-volontaria-di-animal-aid-ecco-la-mia-esperienza/
"Io, italiana, sono stata in India come volontaria di Animal Aid. Ecco la mia esperienza"
Una nostra utente ha voluto condividere con noi la sua splendida esperienza presso il santuario per animali di Animal Aid Unlimited, in India. Le abbiamo fatto qualche domanda per scoprire insieme a lei come funziona il rifugio, come opera l’associazione e quale apporto prezioso possono dare i volontari.
Ringraziamo di vero cuore Francesca per averci dedicato il suo tempo.
D: Cosa ti ha portato a decidere di prestare opera di volontariato per Animal Aid Unlimited India e come hai conosciuto l’associazione? R: Penso che sia chiaro quanto io ami gli animali e ad agosto ho adottato un orso dalla luna presso l’Associazione Animals Asia. Fatto questo passo e avendo letto tanto, tantissimo di loro, volevo andare nel loro santuario in Vietnam ma la loro referente italiana, con la quale mi scrivo spesso, mi ha comunicato che non avrei potuto “sporcarmi” le mani ed aiutarli, poiché gli orsi che vengono salvati dalle fattorie della bile sono estremamente traumatizzati e hanno bisogno solo di pace e libertà di esprimersi. Inoltre essendo le loro sedi (in tutto il mondo) in Paesi che li ospitano, fanno fare i lavori manuali alla gente del posto che così riesce a guadagnare qualcosa. Detto questo, io avevo e ho la necessità di lavorare nel vero senso della parola, e lì non avrei potuto, quindi ho optato per Animal Aid Unlimited che seguivo già da tempo in internet. Mi sono messa in contatto con Erika (la fondatrice, insieme al marito Jim e alla figlia Claire) e mi sono fatta spiegare se potevo andare a dare una mano. Qui ho ricevuto risposte totalmenti differenti. Infatti tutti i volontari sono ben accetti e anzi, l’associazione ha bisogno di loro. Così ho aspettato che mi terminasse il contratto di lavoro il 31/12/16 e a gennaio sono andata a sentire cosa dovevo fare per andare in India a fare volontariato. Niente di più semplice che qualche vaccinazione e biglietto aereo.
D: Come è organizzato il santuario? R: Il santuario è organizzato benissimo. Nel senso che hanno 2-3 ambulanze che ogni giorno/notte escono e prelevano gli animali che sono in difficoltà. Li portano in associazione, vengono curati da veterinari hindi e non solo (anche qui ci sono sia lavoratori indiani che volontari da tutto il mondo) e poi se è il caso vengono rilasciati nel quartiere dove sono stati prelevati, altrimenti se non sono in grado di sopravvivere da soli, restano per tutta la loro vita in Animal Aid. Hanno circa 45 tra uomini e donne hindi che lavorano lì e una media di 10-15 volontari al giorno (quando più quando meno) che vanno a offrire il proprio aiuto. Nessun animale viene mai abbandonato a sé stesso: una volta trasportato nel santuario viene trattenuto per tutto il tempo necessario e sottoposto a tutte le cure di cui ha bisogno e solo successivamente, se possibile, rilasciato.
D: Come valuti la situazione dei randagi e in generale degli animali vaganti in India? R: La situazione degli animali in India è tragica. Non che sia diverso tantissimo dalla nostra realtà, è che lì ci sono mucche, asini e cani che girano in città, in centro e in qualunque strada voi percorriate. Il problema principale è la modalità di guida di molti abitanti. Infatti la prima cosa che mi ha traumatizzato è stato il taxi che ho preso dall’aeroporto di Udaipur fino all'”albergo” che avevo prenotato. In pratica non ci sono regole, ognuno va dove gli pare, non ci sono stop, cartelli, precedenze, nulla di nulla. Corrono come dei pazzi, suonano con i clacson in continuazione e quello che gli capita davanti viene urtato senza nessuna preoccupazione. Per cui l’80% degli animali che sono ricoverati o che vivono stabilmente in associazione è perchè sono stati investiti da auto, tuk tuk, camion, autobus, scooter, eccetera. Inoltre, essendo l’India un Paese molto povero, per gli animali non esiste il discorso sterilizzazione se non per quelli che entrano in Animal Aid.
D: Quali sono le principali differenze che hai riscontrato tra la nostra gestione delle emergenze e la loro? R: Per quanto riguarda le differenze, sinceramente non saprei dirvi. L’unica cosa che è molto chiara è che tutte le chiamate che arrivano in Animal Aid vengono gestite il prima possibile. Non esiste come da noi, che chiami quello, chiami quell’altro, chiami il mondo e nessuno ti calcola o tutti passano la “palla” a qualche altro ente che non risponderà mai: lì a tutte le segnalazioni viene data risposta.
D: Come è organizzata la giornata di un volontario al santuario? R: La giornata nel santuario è qualcosa di semplicemente fantastico. Dal primo istante in cui entri in Animal Aid senti l’amore invaderti il corpo, l’anima e la mente. Si inizia alle 9 della mattina, scoprendo i giacigli dei cani che la notte dormono sotto a coperture piuttosto precarie con teli ai lati che, nel pomeriggio, vengono tirati giù per riparare le creature dalle intemperie. Si puliscono poi tutti i vari recinti dagli escrementi e si dà da mangiare agli animali. Poi si parte con le coccole a non finire, le medicazioni, i giri nei carrellini per fargli muovere gli arti buoni, i bagni. Alle 11 c’è il tea break, dove noi volontari assaporiamo il loro squisito té, gentilmente offerto, mentre i lavorati hindi pranzano con le loro pietanze, buonissime ma piccantissime. Poi alle 11.30 si va a dare il latte col biberon ai vitellini orfani di madre, si spazzolano gli asini e poi ancora giù di coccole a chiunque ne voglia. Alle 13 si va a pranzo. E’ possibile portarsi qualcosa o, in alternativa, servirsi a un piccolo chiosco dove si possono mangiare samosa, chapati, riso e verdure piccanti. Alle 14 si riprende con i lavori già detti sopra, dalle 15 circa si inizia a preparare la cena per tutti gli animali, alle 15.45 c’è un altro tea time e dopo questa pausa si dà il cibo agli animali. Dopo di che si ricoprono di nuovo i loro giacigli e alle 17 tutti fuori. Detto questo, all’interno del santuario è possibile muoversi liberamente, andare e tornare, pur restando nel range dei loro orari di gestione. Tutti gli animali mangiano rigorosamente vegetariano, quindi i loro papponi sono composti da soia, ceci, piselli, lenticchie, fagioli, latte e una volta ogni tanto delle uova.
D: Quali specie animali sono ospitate al santuario? R: Il santuario ospita prevalentemente cani, poi ci sono molte mucche e tori, asini, vitellini, piccioni, due maiali/cinghiali di nome Gold e Silver, un cammello e una scimmietta cieca alla quale si è bruciato il viso rimanendo incastrata nei fili dell’alta tensione. Non è molto socievole, ma come darle torto? Gatti pochissimi, ne avrò visti massimo una decina.
D: Quali storie ti hanno colpito particolarmente, mentre facevi volontariato sul posto? R: Non ci sono storie che ti colpiscono di più o di meno: qualunque creatura arriva lì, sai già che ha vissuto grosse sofferenze, per cui sono tutti uguali. Se i cani sono quasi tutti paralizzati per incidenti stradali, le mucche sono quasi tutte piene di plastica. La presenza di molta spazzatura gettata nei campi ai lati delle strade inevitabilmente fa sì che le mucche la ingeriscano. Tante volte mi è capitato di vederle con buste di carta o plastica in bocca che poi mandavano giù. Il gonfiore dei loro stomaci è infatti quasi sempre provocato dall’ingestione di plastica che, se non gestita, porta alla morte.
D: Ripeteresti la tua esperienza? R: Ripeterò assolutamente l’esperienza! Non potrebbe essere diversamente! Una volta che entri nel santuario vorresti non uscirne più. Voglio tornare da loro, ma vorrei fare altre anche esperienze in altri Paesi, tipo il Messico. Ormai le mie vacanze saranno destinate ad aiutare i nostri amici animali in giro per il mondo. Spero di trovare lavoro il prima possibile in modo da poter avere il denaro per partire.
D: Cosa ti porti dietro da questa esperienza e cambierà il modo in cui vedi o tratti gli animali, d’ora in poi? R: Non cambierà il modo di vedere e trattare gli animali perché sono sempre stata una grande amante di tutto ciò che non cammina a due zampe. Mi spiace solo di essere diventata vegetariana solo da un anno, anch’io mi sono macchiata di sangue nel mio passato e questo non me lo perdono. Però non è mai tardi per cambiare rotta e iniziare a fare sul serio. Da questa esperienza mi porto dietro l’amore, la stima, la fortuna che ho avuto nell’incontrare queste stupende persone, l’umiltà, il sapersi arrangiare con poco più di niente e il dare dare dare, dare, dare, dare, dare, aiuto e amore a chi non ha parola.
D: Come è possibile aiutare l’associazione? R: L’associazione si aiuta principalmente con le donazioni e con il volontariato. Prima di partire avevo fatto delle donazioni anche a loro (ne faccio spesso, nel mio piccolo cerco di aiutare il più possibile) e, piano piano e acquisto dopo acquisto, sono riuscita a preparare uno zaino grosso pieno colmo di garze, bende, ghiaccio secco, guanti, forbicine, materiale vario che ai volontari di Animal Aid Unlimited è stato molto utile. Poi una volta lì ho acquistato quattro magliette con il loro logo. Tutti soldi che gli permettono di essere ciò che sono: una associazione fantastica.
Nelle foto: alcuni momenti del volontariato di Francesca (per gentile concessione di Francesca stessa, che detiene i diritti delle immagini).
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1973: i giorni de'"L' Austerity". Ecco quello che successe in Toscana
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1973: i giorni de'"L' Austerity". Ecco quello che successe in Toscana
Correva il lontano 6 ottobre 1973 quando la guerra dello Yom Kippur ebbe inizio. Di tutte queste guerre arabo israeliane ad onor del vero oramai abbiamo perso memoria, ma questa però ce la dovremmo ricordare perchè lasciò un segno indelebile anche in Garfagnana, una terra lontana ben quattromila chilometri di distanza da quei bellici eventi.
Lo Yom Kippur, è il giorno più sacro nel calendario ebraico, un giorno di espiazione, durante il quale gli ebrei adulti sono tenuti a digiunare, con lo scopo di meditare e di avvicinarsi a Dio. In quel momento religioso-meditativo, dal quale deriva una generale rilassatezza, il governo israeliano, con il primo ministro Golda Meir, considerava quasi improbabile un attacco diretto sul proprio territorio, poichè le rispettive festività religiose proibivano la guerra.
La signora Golda Meir Primo Ministro Israeliano
Diversamente il presidente egiziano Sadat, forte dell’appoggio del mondo arabo ed in collaborazione con Al Assad presidente della Siria, decise di avvantaggiarsi, sfruttando quel prezioso momento per attaccare e riconquistare i territori persi durante le precedenti guerre arabo israeliane. L’attacco incrociato degli egiziani e dei siriani ebbe inizialmente successo, d’altronde gli aiuti economici e militari di Libia, Marocco, Giordania, Libano, Iraq, Palestina erano di manforte, tuttavia il successo delle forze arabe non continuò oltre l’11 ottobre, quando le truppe israeliane, una volta che si erano riprese dall’attacco a sorpresa, riuscirono a riprendere il controllo della situazione, prima respingendo i siriani e poi contrattaccando gli egiziani che subirono un rovescio clamoroso: gli israeliani li respinsero oltre il Canale di Suez, arrivando perfino a minacciare la capitale del Cairo.
Immagine della guerra dello Yom Kippur
Praticamente appena dopo una settimana di conflitto, la guerra stava volgendo già al termine… con l’aiuto fondamentale di parte americana a favore degli israeliani stessi… A chiudere militarmente, e sottolineo militarmente, ogni questione ci pensò l’ONU che con la risoluzione 338 imponeva il cessate il fuoco. Ma il bello però doveva ancora venire. Dove gli arabi non erano riusciti a ferire con fucili e carri armati, decisero di provarci con la più potente arma a loro disposizione: il petrolio.
Il 16 ottobre i paesi arabi associati all’OPEC aumentarono il prezzo del greggio da tre a cinque dollari per barile, arrivando nel tempo perfino a stabilire il prezzo fino ad undici dollari, inoltre le stesse nazioni arabe adottarono altre due clamorose linee d’azione per tutti quei paesi che avevano favorito gli israeliani.
Agli americani, portoghesi ed olandesi gli fu imposto il totale embargo petrolifero, mentre al resto dei paesi europei, fra i quali l’Italia, il petrolio fu venduto al di sotto del loro fabbisogno reale e ad un prezzo più elevato al periodo precedente della guerra dello Yom Kippur.
L’Italia da questo semi-embargo, come buona parte dei paesi europei, fu messa in ginocchio. Il nostro governo fin da subito fu costretto a varare misure d’emergenza mai adottate prima. Il 22 novembre 1973 il presidente del consiglio Mariano Rumor annunciò l’entrata in vigore del decreto detto dell’ “Austerity”. Già a quel tempo c’eravamo fatti prendere la mano dai vocaboli anglofoni, ma comunque era chiaro per tutti che forti politiche di austerità si sarebbero abbattute sulla nostra nazione. Vennero infatti introdotte limitazioni ai consumi d’elettricità: bandite cosicchè le insegne luminose di grandi dimensioni, nonchè vigeva l’obbligo di ridurre la pubblica illuminazione del 40% e consigliato (dal momento che eravamo in prossimità delle festività)di fare parsimonia di luci natalizie. Ma non solo, l’orario dei negozi fu ridotto, la chiusura di cinema, bar e ristoranti fu anticipata.
La chiusura dei programmi RAI fu determinata alle ore 23, con l’anticipo dell’inizio del telegiornale di RAI 1 alle ore 20 anzichè alle 20:30 (n.d.r: orario che si è mantenuto fino ai giorni nostri). Fu inoltre abbassato il limite di velocità per le auto in autostrada e il riscaldamento nelle case non doveva superare tassativamente i 18°, salvo non si facesse uso di camino a legna. Ma la norma che rimase più impressa nelle italiche memorie fu un’altra ed effettivamente lasciò un segno tangibile nelle consolidate abitudini dei nostri padri. Difatti dal 2 dicembre di quel bizzarro 1973 venne imposto il divieto di circolazione nei giorni festivi dei mezzi privati, si pensava con questo stop di risparmiare ben 50 milioni di litri di petrolio per ogni giorno di festa che le auto sarebbero rimaste ferme. Da questo fermo obbligato rimasero esenti i mezzi di trasporto pubblico, le ambulanze, mezzi di soccorso e di pubblica sicurezza, le auto dei medici, veterinari, dei servizi postali e… dei sacerdoti. La pena per i trasgressori non era nè una carezza nè tantomeno un rimbrotto paterno, la multa andava dalle centomila lire , fino ad arrivare a un milione, oltre all’immediato sequestro del veicolo. Insomma, per far capire bene la gravità del momento anche il Presidente della Repubblica Giovanni Leone la mattina si recava a messa a piedi con tutta la famiglia e Papa Paolo VI nel giorno dell’Immacolata Concezione, quando si recò a rendere omaggio all’immagine della Madonna in Piazza di Spagna, si fece trasportare da una carrozza tirata da uno scalpitante cavallo. E in Garfagnana, questo periodo di “Austerity” come fu preso? Quali furono le reazioni? Le cronache del tempo parlavano ad un ritorno al passato neanche poi tanto lontano. Da poco era finito il boom economico, quel miracolo italiano che portò ad una crescita economica e tecnologica esponenziale che in Garfagnana aveva avuto però i suoi effetti più dilati nel tempo. Eravamo ancora piuttosto legati alle nostre agresti abitudini, ancora in molti paesi della montagna si viveva come prima della guerra. Per l’appunto per gli anziani non cambiò niente, loro erano abituati a quel modo di vivere, ai loro tempi non c’era la luce nelle case, nemmanco la televisione, frigoriferi o lavatrici e delle auto nemmeno l’ombra, poi al ristorante o al cinema chi andava mai?
Solo nei paesi del fondovalle, Castelnuovo compresa, il consumismo e l’industria aveva cominciato a marciare a pieno ritmo. I grandi sociologi del tempo parlavano di una non troppo remota possibilità di esaurimento delle fonte energetiche, al punto da paventare un ritorno alla civiltà preindustriale… ma come abbiamo letto, in Garfagnana buona parte della sua popolazione ancora era a quel punto. Comunque sia anche per buona parte dei garfagnini fu un ritorno ai tempi andati. Fu difatti riassaporata la vecchia dimensione di vita da poco dimenticata: le biciclette ripresero a circolare come una volta, dalle loro stalle uscirono nuovamente “i miccetti” e i cavalli e qualcuno rispolverò, con grande curiosità dei bimbetti che mai le avevano viste circolare, le carrozze usate un tempo per il trasporto delle persone. Anche i vecchi giocattoli dismessi ebbero un nuovo momento di gloria: tricicli, monopattini e calessi a pedali ripresero a scarrozzare per le vie dei paesi garfagnini. Quelle domeniche e quelle feste furono presi da tutti i garfagnini con molta responsabilità e senso civico, a quanto pare nella valle non fu elevata nessuna sanzione e nel resto del Paese le multe furono solamente 1317. D’altronde lo spirito d’adattamento del garfagnino è sempre stata una delle sue prerogative principali. Ben presto in quei giorni gli uomini e le donne tornarono ad impossessarsi della strade e delle vie, le signore cominciarono nuovamente a sedersi in gruppo fuori casa a fare la maglia, a giocare a tombola e a spettegolare com’era usanza un tempo. I signori invece riportarono fuori dai loro laboratori i vecchi mestieri: il ciabattino, il cestaio, l’arrotino, tutti nella via senza la noia di doversi spostare ogni cinque minuti per far passare un auto.
Anche i ragazzetti provarono l’ebbrezza di giocare, saltare e divertirsi senza le consuete raccomandazione della mamma:
– Mi raccomando quando attraversi la strada prima guarda sinistra e poi a destra…– o sennò-Quando giochi a pallone, vai attenzione alle auto, perchè se ne ammacchi una ti do due sberle !!!-.
Significativa è la testimonianza dell’Alfredo di Gallicano che aveva la sua fidanzata a Barga. La domenica difatti era il giorno dedicato all’incontro fra fidanzati, tutta la settimana del resto si lavorava o si studiava e le circostanze per incontrarsi non erano molte come oggi e la domenica, appunto era il giorno dedicato esclusivamente alla fidanzata:
“Era il gennaio del 1974, aveva nevicato e quella domenica diventò inutile prendere anche la bicicletta. Allora m’incamminai a piedi, ero tutto imbacuccato da capo a piedi, era un freddo che si moriva, perdipiù quando parti di casa cominciò nuovamente a nevicare e a tirare vento, nonostante ciò non tornai indietro.
Quei sei chilometri che mi distanziavano da Barga e dalla mia fidanzata furono tutti “dedicati” agli arabi e agli americani: gli inviai una sequela d’accidenti impressionanti che se avessero fatto effetto sarebbero state più letali che di qualsiasi altro missile israeliano. Comunque sia arrivato a Barga, trovai la mia fidanzata preoccupata, sapeva che ero partito ma non sapeva che fine avessi fatto (all’epoca i telefonini non c’erano) Rimane il fatto che quel giorno mi abbracciò come se fossi un eroe”.
Sempre a proposito di fidanzati, si racconta che molti matrimoni “garfagnini”, nella primavera del 1974 furono celebrati portando la sposa in carrozza, anzichè con le fiammanti auto. Ad ogni modo, molti di quei giovanotti di allora, come Alfredo, provarono (in parte) sulla propria pelle il medesimo stile di vita che avevano avuto i loro padri, ma ormai quel modo di vivere era morto e sepolto e a parte tutte queste singolarità, già questi ragazzi erano diventati, loro malgrado, figli di un tempo che non era più il loro. Questi ragazzi, nonostante il divertimento iniziale non vedevano l’ora che la cosiddetta “austerity” avesse fine. I cinema con De Niro e Pacino, la discomusic di Donna Summer, la musica pop degli Abba, la voglia di vacanze al mare e le lotte operaie di quegli anni avevano proiettato questi “nuovi giovani” nel nuovo mondo che anche in Garfagnana stava per avere inizio, soppiantando definitivamente un vecchio mondo antico. Per loro questa austerità era un noioso paletto, bisognava ripartire… e così fu. Dall’aprile 1974 si allentarono le misure sul traffico privato, potendo così far circolare le auto a targhe alterne. Si arrivò poi anche al fatidico giugno dello stesso anno, dove tutte le misure di austerità furono abolite (n.d.r: com’è usanza nelle “buone” abitudini italiane, tali misure sono state formalmente e “tempestivamente” abrogate dal Codice della strada del 1992).
L’Italia non si sarebbe più fermata… fino al marzo 2020, quando un’epidemia colpì il nostro Paese e tutto il resto del mondo…
#1976 in Italia#Al Assad#Austerity#Canale di Suez#curiosità dei bimbetti#OPEC#paesi arab#presidente egiziano Sada#prezzo del greggio#semi-embargo#toscana
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1973: i giorni de'"L' Austerity". Ecco quello che successe in Toscana
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1973: i giorni de'"L' Austerity". Ecco quello che successe in Toscana
Correva il lontano 6 ottobre 1973 quando la guerra dello Yom Kippur ebbe inizio. Di tutte queste guerre arabo israeliane ad onor del vero oramai abbiamo perso memoria, ma questa però ce la dovremmo ricordare perchè lasciò un segno indelebile anche in Garfagnana, una terra lontana ben quattromila chilometri di distanza da quei bellici eventi.
Lo Yom Kippur, è il giorno più sacro nel calendario ebraico, un giorno di espiazione, durante il quale gli ebrei adulti sono tenuti a digiunare, con lo scopo di meditare e di avvicinarsi a Dio. In quel momento religioso-meditativo, dal quale deriva una generale rilassatezza, il governo israeliano, con il primo ministro Golda Meir, considerava quasi improbabile un attacco diretto sul proprio territorio, poichè le rispettive festività religiose proibivano la guerra.
La signora Golda Meir Primo Ministro Israeliano
Diversamente il presidente egiziano Sadat, forte dell’appoggio del mondo arabo ed in collaborazione con Al Assad presidente della Siria, decise di avvantaggiarsi, sfruttando quel prezioso momento per attaccare e riconquistare i territori persi durante le precedenti guerre arabo israeliane. L’attacco incrociato degli egiziani e dei siriani ebbe inizialmente successo, d’altronde gli aiuti economici e militari di Libia, Marocco, Giordania, Libano, Iraq, Palestina erano di manforte, tuttavia il successo delle forze arabe non continuò oltre l’11 ottobre, quando le truppe israeliane, una volta che si erano riprese dall’attacco a sorpresa, riuscirono a riprendere il controllo della situazione, prima respingendo i siriani e poi contrattaccando gli egiziani che subirono un rovescio clamoroso: gli israeliani li respinsero oltre il Canale di Suez, arrivando perfino a minacciare la capitale del Cairo.
Immagine della guerra dello Yom Kippur
Praticamente appena dopo una settimana di conflitto, la guerra stava volgendo già al termine… con l’aiuto fondamentale di parte americana a favore degli israeliani stessi… A chiudere militarmente, e sottolineo militarmente, ogni questione ci pensò l’ONU che con la risoluzione 338 imponeva il cessate il fuoco. Ma il bello però doveva ancora venire. Dove gli arabi non erano riusciti a ferire con fucili e carri armati, decisero di provarci con la più potente arma a loro disposizione: il petrolio.
Il 16 ottobre i paesi arabi associati all’OPEC aumentarono il prezzo del greggio da tre a cinque dollari per barile, arrivando nel tempo perfino a stabilire il prezzo fino ad undici dollari, inoltre le stesse nazioni arabe adottarono altre due clamorose linee d’azione per tutti quei paesi che avevano favorito gli israeliani.
Agli americani, portoghesi ed olandesi gli fu imposto il totale embargo petrolifero, mentre al resto dei paesi europei, fra i quali l’Italia, il petrolio fu venduto al di sotto del loro fabbisogno reale e ad un prezzo più elevato al periodo precedente della guerra dello Yom Kippur.
L’Italia da questo semi-embargo, come buona parte dei paesi europei, fu messa in ginocchio. Il nostro governo fin da subito fu costretto a varare misure d’emergenza mai adottate prima. Il 22 novembre 1973 il presidente del consiglio Mariano Rumor annunciò l’entrata in vigore del decreto detto dell’ “Austerity”. Già a quel tempo c’eravamo fatti prendere la mano dai vocaboli anglofoni, ma comunque era chiaro per tutti che forti politiche di austerità si sarebbero abbattute sulla nostra nazione. Vennero infatti introdotte limitazioni ai consumi d’elettricità: bandite cosicchè le insegne luminose di grandi dimensioni, nonchè vigeva l’obbligo di ridurre la pubblica illuminazione del 40% e consigliato (dal momento che eravamo in prossimità delle festività)di fare parsimonia di luci natalizie. Ma non solo, l’orario dei negozi fu ridotto, la chiusura di cinema, bar e ristoranti fu anticipata.
La chiusura dei programmi RAI fu determinata alle ore 23, con l’anticipo dell’inizio del telegiornale di RAI 1 alle ore 20 anzichè alle 20:30 (n.d.r: orario che si è mantenuto fino ai giorni nostri). Fu inoltre abbassato il limite di velocità per le auto in autostrada e il riscaldamento nelle case non doveva superare tassativamente i 18°, salvo non si facesse uso di camino a legna. Ma la norma che rimase più impressa nelle italiche memorie fu un’altra ed effettivamente lasciò un segno tangibile nelle consolidate abitudini dei nostri padri. Difatti dal 2 dicembre di quel bizzarro 1973 venne imposto il divieto di circolazione nei giorni festivi dei mezzi privati, si pensava con questo stop di risparmiare ben 50 milioni di litri di petrolio per ogni giorno di festa che le auto sarebbero rimaste ferme. Da questo fermo obbligato rimasero esenti i mezzi di trasporto pubblico, le ambulanze, mezzi di soccorso e di pubblica sicurezza, le auto dei medici, veterinari, dei servizi postali e… dei sacerdoti. La pena per i trasgressori non era nè una carezza nè tantomeno un rimbrotto paterno, la multa andava dalle centomila lire , fino ad arrivare a un milione, oltre all’immediato sequestro del veicolo. Insomma, per far capire bene la gravità del momento anche il Presidente della Repubblica Giovanni Leone la mattina si recava a messa a piedi con tutta la famiglia e Papa Paolo VI nel giorno dell’Immacolata Concezione, quando si recò a rendere omaggio all’immagine della Madonna in Piazza di Spagna, si fece trasportare da una carrozza tirata da uno scalpitante cavallo. E in Garfagnana, questo periodo di “Austerity” come fu preso? Quali furono le reazioni? Le cronache del tempo parlavano ad un ritorno al passato neanche poi tanto lontano. Da poco era finito il boom economico, quel miracolo italiano che portò ad una crescita economica e tecnologica esponenziale che in Garfagnana aveva avuto però i suoi effetti più dilati nel tempo. Eravamo ancora piuttosto legati alle nostre agresti abitudini, ancora in molti paesi della montagna si viveva come prima della guerra. Per l’appunto per gli anziani non cambiò niente, loro erano abituati a quel modo di vivere, ai loro tempi non c’era la luce nelle case, nemmanco la televisione, frigoriferi o lavatrici e delle auto nemmeno l’ombra, poi al ristorante o al cinema chi andava mai?
Solo nei paesi del fondovalle, Castelnuovo compresa, il consumismo e l’industria aveva cominciato a marciare a pieno ritmo. I grandi sociologi del tempo parlavano di una non troppo remota possibilità di esaurimento delle fonte energetiche, al punto da paventare un ritorno alla civiltà preindustriale… ma come abbiamo letto, in Garfagnana buona parte della sua popolazione ancora era a quel punto. Comunque sia anche per buona parte dei garfagnini fu un ritorno ai tempi andati. Fu difatti riassaporata la vecchia dimensione di vita da poco dimenticata: le biciclette ripresero a circolare come una volta, dalle loro stalle uscirono nuovamente “i miccetti” e i cavalli e qualcuno rispolverò, con grande curiosità dei bimbetti che mai le avevano viste circolare, le carrozze usate un tempo per il trasporto delle persone. Anche i vecchi giocattoli dismessi ebbero un nuovo momento di gloria: tricicli, monopattini e calessi a pedali ripresero a scarrozzare per le vie dei paesi garfagnini. Quelle domeniche e quelle feste furono presi da tutti i garfagnini con molta responsabilità e senso civico, a quanto pare nella valle non fu elevata nessuna sanzione e nel resto del Paese le multe furono solamente 1317. D’altronde lo spirito d’adattamento del garfagnino è sempre stata una delle sue prerogative principali. Ben presto in quei giorni gli uomini e le donne tornarono ad impossessarsi della strade e delle vie, le signore cominciarono nuovamente a sedersi in gruppo fuori casa a fare la maglia, a giocare a tombola e a spettegolare com’era usanza un tempo. I signori invece riportarono fuori dai loro laboratori i vecchi mestieri: il ciabattino, il cestaio, l’arrotino, tutti nella via senza la noia di doversi spostare ogni cinque minuti per far passare un auto.
Anche i ragazzetti provarono l’ebbrezza di giocare, saltare e divertirsi senza le consuete raccomandazione della mamma:
– Mi raccomando quando attraversi la strada prima guarda sinistra e poi a destra…– o sennò-Quando giochi a pallone, vai attenzione alle auto, perchè se ne ammacchi una ti do due sberle !!!-.
Significativa è la testimonianza dell’Alfredo di Gallicano che aveva la sua fidanzata a Barga. La domenica difatti era il giorno dedicato all’incontro fra fidanzati, tutta la settimana del resto si lavorava o si studiava e le circostanze per incontrarsi non erano molte come oggi e la domenica, appunto era il giorno dedicato esclusivamente alla fidanzata:
“Era il gennaio del 1974, aveva nevicato e quella domenica diventò inutile prendere anche la bicicletta. Allora m’incamminai a piedi, ero tutto imbacuccato da capo a piedi, era un freddo che si moriva, perdipiù quando parti di casa cominciò nuovamente a nevicare e a tirare vento, nonostante ciò non tornai indietro.
Quei sei chilometri che mi distanziavano da Barga e dalla mia fidanzata furono tutti “dedicati” agli arabi e agli americani: gli inviai una sequela d’accidenti impressionanti che se avessero fatto effetto sarebbero state più letali che di qualsiasi altro missile israeliano. Comunque sia arrivato a Barga, trovai la mia fidanzata preoccupata, sapeva che ero partito ma non sapeva che fine avessi fatto (all’epoca i telefonini non c’erano) Rimane il fatto che quel giorno mi abbracciò come se fossi un eroe”.
Sempre a proposito di fidanzati, si racconta che molti matrimoni “garfagnini”, nella primavera del 1974 furono celebrati portando la sposa in carrozza, anzichè con le fiammanti auto. Ad ogni modo, molti di quei giovanotti di allora, come Alfredo, provarono (in parte) sulla propria pelle il medesimo stile di vita che avevano avuto i loro padri, ma ormai quel modo di vivere era morto e sepolto e a parte tutte queste singolarità, già questi ragazzi erano diventati, loro malgrado, figli di un tempo che non era più il loro. Questi ragazzi, nonostante il divertimento iniziale non vedevano l’ora che la cosiddetta “austerity” avesse fine. I cinema con De Niro e Pacino, la discomusic di Donna Summer, la musica pop degli Abba, la voglia di vacanze al mare e le lotte operaie di quegli anni avevano proiettato questi “nuovi giovani” nel nuovo mondo che anche in Garfagnana stava per avere inizio, soppiantando definitivamente un vecchio mondo antico. Per loro questa austerità era un noioso paletto, bisognava ripartire… e così fu. Dall’aprile 1974 si allentarono le misure sul traffico privato, potendo così far circolare le auto a targhe alterne. Si arrivò poi anche al fatidico giugno dello stesso anno, dove tutte le misure di austerità furono abolite (n.d.r: com’è usanza nelle “buone” abitudini italiane, tali misure sono state formalmente e “tempestivamente” abrogate dal Codice della strada del 1992).
L’Italia non si sarebbe più fermata… fino al marzo 2020, quando un’epidemia colpì il nostro Paese e tutto il resto del mondo…
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