#ambientazione naturale
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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🌄 "Impossibile" di Erri De Luca: un viaggio tra natura, memoria e confronto umano. Recensione di Alessandria today
Erri De Luca, uno degli autori più apprezzati della letteratura italiana, con il suo romanzo Impossibile ci conduce in un racconto che intreccia montagna, memoria e destino umano
Erri De Luca, uno degli autori più apprezzati della letteratura italiana, con il suo romanzo Impossibile ci conduce in un racconto che intreccia montagna, memoria e destino umano. Pubblicato nel 2019, il libro esplora i confini del possibile e dell’impossibile, attraverso una narrazione intensa che si sviluppa tra le maestosità della natura e la complessità dei rapporti umani. 📚 La trama: un…
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tylerhoechlinnews · 1 year ago
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Mediterranean Pool - Poolhouse
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Picture of a large tuscan front yard with a rectangular infinity pool
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compelamaserati · 2 years ago
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Poolhouse Poolhouse An illustration of a large Tuscan front yard with a rectangular infinity pool
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eztul · 2 years ago
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Poolhouse - Mediterranean Pool Idea for a pool house with a sizable Mediterranean front yard and a rectangular infinity pool
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moonstar-and-her-puppy · 2 years ago
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Poolhouse - Mediterranean Pool Idea for a pool house with a sizable Mediterranean front yard and a rectangular infinity pool
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kon-igi · 1 month ago
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DAMMI TRE PAROLE
DIVERTIMENTO, REGOLE, DIVERTIMENTO.
Era tanto che volevo scriverne in merito e vista la mia trentennale esperienza credo di poterne parlare con cognizione di causa, magari smentito da esperti più giovani ma accetterò qualsiasi critica, visto che è 'solamente' un gioco.
Due foto divulgative per rendere evidente di cosa parlo:
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In sintesi, GIOCHI DI RUOLO... Dungeons&Dragons per chi avesse solo un'infarinatura dell'argomento ma ne esistono CENTINAIA, di ogni tipo e ambientazione.
Possiamo dire che il 'gioco' è composto in parti ogni volta differenti di:
INTERPRETAZIONE
ALEATORIETÀ
Da una parte il giocatore decide con libero arbitrio come interpretare un certo personaggio, cercando di rimanere all'interno di un ruolo più o meno preciso (guerriero impavido ma stupido, chierica bigotta ma generosa, mago geniale ma spietato etc... ma anche ogni gamma possibile di carattere contorto o all'apparenza semplice).
Dall'altra avremo l'aleatorietà cioè la casualità nella riuscità di un'azione o nella manifestazione di un evento esterno, determinata da un lancio di dadi.
Semplificando all'osso, tutti i personaggi possono lanciare un coltello ma ovviamente il lancio avrà più successo se il personaggio ha una destrezza alta o ha ricevuto addestramento in tal senso: un assassino lanciatore di coltelli potrà avere il 95% di probabilità di colpire il bersaglio mentre un mago di 120 anni solo il 3%...
... ma il primo può sempre sbagliare e il secondo miracolosamente riuscire.
ATTENZIONE CHE QUA ARRIVA LA MIA CONSIDERAZIONE, astrusa per chi non abbia mai giocato, fondamentale per chi è sappia di cosa parlo.
Il master è colui che tiene le fila della storia... la presenta ai giocatori/personaggi ignari, interpreta tutti quei caratteri che i giocatori incontreranno e, soprattutto, farà tirare e tirerà lui stesso i dadi per determinare un evento casuale.
Io sono stato e sono master/keeper/dungeon master/magister/arbitro/judge/animator/GOD di svariati giochi di ruolo ma non ho mai dimenticato LA REGOLA DEI TRE...
DIVERTIMENTO, REGOLE, DIVERTIMENTO
Più o meno in tutti i GdR (giochi di ruolo) esistono regole precise che delimitano i comportamenti all'interno dello spazio-tempo, regole che unite all'aleatorietà 'simulano' il nostro mondo reale e che spesso, però, danno risultati inaspettati e deludenti.
In Stranger Things, per esempio, Eddie masterizza una partita di D&D (anzi... di Advanced D&D ma vabbe') e alla fine chiede ai giocatori di fare un tiro per vedere se fossero riusciti a colpire Vecna e a sconfiggerlo.
Dovevano fare 20 con un dado da 20 (viene detto '20 naturale')... un 5% di probabilità di riuscita.
Il master è eccitato tanto quanto i giocatori e quando il tiro riesce Eddie gioisce insieme a loro.
NO
O meglio, sì ma meglio di no.
In quel caso la regola dei tre è stata invertita in
REGOLE, DIVERTIMENTO, REGOLE
cioè si è prediletto il rispetto delle regole a discapito del divertimento e questo ve lo dico con cognizione di causa perché il 20 naturale è un risultato infrequente e il fallimento avrebbe comportato la morte di tutti i personaggi e la fine della storia.
'Questa è la vita', direbbero alcuni master rompic... precisini ma per ciò che mi riguarda non ho mai masterizzato con orgoglio, egocentrismo o l'illusione prepotente di avere in mano il destino dei personaggi (tecnicamente sì però anche no) ma sempre cercando di entusiasmarmi e divertirmi assieme a loro, ben consapevole - da giocatore - quanto sia terribile e traumatico perdere un personaggio a cui si è affezionati.
Il bravo master (e io ho imparato dai migliori, pur essendo solo bravino) guida i propri personaggi alla vittoria, con sofferenza e tribolazione, ma sempre con una buona conclusione.
La morte di un personaggio non deve essere MAI casuale per un tiro di dadi fallito o per una scelta sbagliata ma sempre legata all'evoluzione della storia e all'arco esperienzale del gruppo di gioco (il cosiddetto party).
Il master ancora più bravo lo fa con astuzia, non nascondendo il tiro dei propri dadi con il master screen (è un opzione di gioco ed è quello schermo di carta della foto) ma 'guidando' i personaggi affinché non ci siano stagnazioni, avvenimenti inutili, divergenze noiose o plot twist incongrui (Conan che si pianta la spada in un piede o Gandalf che cade da cavallo al Fosso di Helm).
Poi, se invece siete tutti
REGOLE, REGOLE, REGOLE
non verrò certo a picchiarvi a casa, però che due palle che siete.
Noi, dopo trent'anni di gioco con i miei amici power-player (in senso buono), ormai usiamo la regola del
DIVERTIMENTO, DIVERTIMENTO, DIVERTIMENTO
Io invento la storia ma masterizziamo tutti assieme, con pochi lanci di dadi e un gioco di ruolo spassosissimo che piega la realtà verso quello che non bisogna mai dimenticare essere il motivo per cui si gioca...
Provare la gioia di essere qualcuno che non siamo, insieme a vecchi amici nuovi, ogni volta sempre diversi.
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Buona partita a tutti... magari un giorno ci vedremo su Discord :)
@pensierosatanista @spettriedemoni @biggestluca
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curiositasmundi · 15 days ago
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[...]
Nato a Senigallia (AN) nel 1948 ma da sempre abitante di Milano, Manfredi è stato un personaggio multimediale per eccellenza. Autore di oltre trecento canzoni, di numerose sceneggiature cinematografiche e televisive, di vari saggi di critica musicale e di oltre una dozzina di romanzi, ha debuttato come sceneggiatore fumettistico creando nel 1991 il personaggio di "Gordon Link" per l'Editoriale Dardo.
Tre anni dopo comincia a collaborare con la nostra Casa editrice, scrivendo numerose sceneggiature per Dylan Dog e Nick Raider, ma è nel 1997 che fa centro nei cuori dei lettori, creando la serie di ambientazione western Magico Vento, in cui si mescolano anche elementi horror e magici.
Oltre ad aver scritto numerose avventure di Tex, Manfredi ha creato per noi e per i nostri lettori anche i personaggi di Volto Nascosto, Shanghai Devil e Adam Wild. Nel 2018 debutta invece Cani sciolti, con cui racconta un importante pezzo della storia d'Italia attraverso gli occhi degli adolescenti di fine anni 60.
«Gli artisti come lui in fondo non ci lasciano mai» ha scritto ancora la figlia maggiore. «Gianfranco vivrà sempre attraverso tutto quello che ci ha lasciato e questo allevia il nostro dolore. Oggi ricordatelo ascoltando una sua canzone, leggendo una delle migliaia di pagine da lui scritte, o ripensando a un momento passato insieme, lo farebbe sicuramente felice.».
La stessa Diana ha voluto inviarci l'immagine con cui apriamo questa triste notizia, un Magico Vento che cavalca, accompagnato dal saluto dei Lakota Sioux: Mitakuye Oyasin, "Siamo tutti connessi", ovvero facciamo tutti parte della comunità degli esseri umani, siamo un tutt'uno con la dimensione naturale della terra, del vento, del sole e dell'acqua. Il modo scelto da Gianfranco per salutare tutti i lettori. [...]
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chez-mimich · 2 years ago
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ROMEO E GIULIETTA
È tradizione ormai inveterata che tutti i registi teatrali, a cominciare dai più grandi, quando devono cimentarsi con un testo classico del teatro, cerchino nelle loro messe in scena di darne una versione “attualizzata”, cerchino insomma di ambientare l’azione nella contemporaneità. Sono pochi i registi che hanno resistito a questa tentazione. Così anche Mario Martone, uno dei più celebrati registi italiani (non solo teatrale, s’intende), ha ceduto al richiamo del “hic et nunc”, nella sua prima regia per il Piccolo Teatro di Milano, dove ha portato in scena “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, scritta presumibilmente tra il 1594 e il 1597. L’operazione, come è facilmente immaginabile comporta dei rischi notevolissimi: opere tanto perfette, fatte di equilibri delicati, orditi e trame calibratissime e veicolatrici di messaggi profondi, di morali solenni o di dubbi amletici, se non maneggiate con cura possono trasformarsi in patetiche boiate o ridicole rappresentazioni. Credo si possa dire che Mario Martone abbia superato più che brillantemente la prova che si presentava piuttosto ardua. L’apertura del sipario con il disvelamento della scena, ha subito fatto ben sperare: un colossale intreccio di rami di un gigantesco albero (o forse l’intersecarsi di più alberi), popolato dai protagonisti del dramma shakesperiano, con una carcassa d’auto e altre tipologie di rifiuti urbani, introducono Montecchi e Capuleti, molto più simili a due gang giovanili che non alle due storiche famiglie veronesi. Il rischio era elevato, non v’è dubbio, ma fin dai primi dialoghi, la bellezza del testo (voglio solo ricordare le funamboliche parole di uno strepitoso Mercuzio, (interpretato da Alessandro Bay Rossi), sembra valorizzata da questa ambientazione che, se da un lato propone una bucolica visione naturale, dall’altro sottolinea la crudezza della cultura urbana nella durezza delle dialettiche famigliari, tematica ben presente nel testo di Shakespeare, come sottolinea lo stesso Martone. Anche l’adattamento dell’opera originale, con ampi inserti di frasi e gesti idiomatici della nostra contemporaneità utilizzati da Chiara Lagani, non solo quindi semplice traduttrice, rende il testo agibile al presente. Se sulla trama è inutile indugiare, trattandosi di un capolavoro della letteratura e del teatro, è certamente utile interrogarsi sulla sontuosa scenografia di Margherita Palli. L’imponente albero, che deve molto alle “macchine ronconiane”, quasi un bosco in sospensione, permette agli attori di muoversi ed agire sui giganteschi rami utilizzati come spazi e camminamenti, mettendo quindi la “natura” del sentimento in luogo della “cultura” della città, quella Verona che fa da sfondo alla vicenda dei due giovani innamorati. Un po’ una contraddizione se vogliamo, anche in considerazione del fatto che gli scontri tra i componenti delle due famiglie sono di natura prettamente urbana. Trenta gli attori, quasi tutti giovani o giovanissimi sulla scena, un formicaio brulicante dove su tutti, non potevano che brillare i due eccezionali protagonisti Romeo (Francesco Gheghi) e Giulietta (Anita Serafini, 15 anni). Una recitazione intensa e mai forzata, un mondo d’amore disperato, ma sempre protetto dall’ostile mondo circostante. Allo Streheler di Milano fino al 6 aprile, disponibile per chi non si voglia perdere un “quasi-capolavoro”.
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multiverseofseries · 2 months ago
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Ops! È già Natale: festività fuori stagione in una commedia per tutti
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Atmosfera natalizia, buon cast, buoni sentimenti per la commedia family diretta da Peter Chelsom con Danny DeVito, Andie MacDowell e la giovanissima Antonella Rose.
Alberi decorati, luci, regali, le classiche Christmas Songs. È una festa amatissima come il Natale a far da sfondo, in qualche modo, a un classico film per tutti, una commedia family che ha le carte in regola per assicurare un'ora e mezza di leggerezza al proprio pubblico. Questo è Ops! È già Natale, il film diretto da Peter Chelsom che si ispira al nostrano Improvvisamente Natale per raccontare una storia di buoni sentimenti nell'incantevole ambientazione delle Dolomiti.
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Si balla in Ops! è già Natale
Il tutto con un gran cast in cui spiccano Danny DeVito ed Andie MacDowell, ma la cui figura centrale è la giovanissima Antonella Rose, pronti ad accogliere gli spettatori in sala per Natale.
Natale ad agosto nella storia del film
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Sul set
Siamo nelle Dolomiti ed è il mese di agosto. Abbie e Jacob vi si recano con la figlia Claire per andare a trovare il nonno Lawrence nel suo hotel in quella splendida zona d'Italia. È una visita che di solito fanno per Natale, ma l'occasione è diversa dal solito, meno festiva, più delicata: Abbie e Jacob sono in procinto di separarsi e non sanno come dirlo alla figlia, che ha soli dieci anni, così decidono di lasciare che sia il nonno, a cui la bambina è particolarmente legata, a comunicarle la notizia. La ragazza è però sveglia e capisce subito che qualcosa non va, così come si rende conto che il loro classico Natale in famiglia non ci sarà più, così decide, pretende, che lo festeggino subito, ad agosto, con tutto quel che comporta, compreso far arrivare gli altri nonni dagli Stati Uniti. Lo scopo: mettere in piedi un piano elaborato per riappacificare i genitori. Ci riuscirà?
Un gran cast per una commedia brillante
Commedie leggere per la famiglia come queste hanno bisogno di un cast che sappia accogliere lo spettatore, che le faccia sentire in qualche modo a casa nel corso della visione. E Ops! È già natale ha la giusta amalgama di attori e attrici per assolvere a questo scopo, a cominciare dalla giovane protagonista Antonella Rose che dà vita a una Claire con cui si riesce a empatizzare e partecipare. Inutile dire che le punte di diamante di questo gruppo di interpreti siano Danny DeVito ed Andie MacDowell, due star assolute che non possono non catalizzare l'attenzione, ma con quella delicatezza e mestiere che permette loro di non mettere in ombra chi li circonda.
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La famiglia protagonista del film
Al cast si affida Peter Chelsom per sostenere la leggerezza del film, anche laddove il ritmo cala come nella parte centrale dell'intreccio, mettendo in piedi un film che sa curare con attenzione i personaggi e la loro costruzione anche in fase di scrittura, riuscendo a intrattenere con delicatezza e garbo, senza strafare ma anche senza scadere in eccessive banalità. Un film che vuole intrattenere e accogliere, con consapevolezza e quel pizzico di furbizia che a volte serve per conquistare il pubblico.
L'atmosfera festiva di Ops! È già Natale
L'elemento del Natale, seppur fuori stagione nell'economia narrativa del racconto, è ovviamente parte integrante di questa furbizia a cui abbiamo accennato, con tutto il repertorio del caso: canzoni natalizie, i rossi e verdi delle decorazioni, lucine e regali, ma soprattutto i buoni sentimenti che li accompagnano in modo quasi naturale, creando la giusta miscela di ingredienti, la ricetta gustosa che gli amanti di questo tipo di commedie non vede l'ora di assaporare. Non è ovviamente il film che farà innamorare del Natale i detrattori di questa festa all'insegna di determinate emozioni e sensazioni, ma chi ci si ritrova a suo agio troverà abbastanza per passare una serata piacevole.
Conclusioni
Ha l'atmosfera giusta Ops! È già Natale, quella che tanti amano delle festività di fine anno, tra alberi, luci e tutto il necessario per celebrare quella ricorrenza. Ed ha anche il tono giusto da commedia family il film di Peter Chelson, al netto di qualche problema di ritmo nel suo segmento centrale, anche grazie a un cast in parte guidato dalla giovanissima Antonella Rose coadiuvata da big del grande schermo come Danny DeVito ed Andie MacDowell. Leggerezza e buoni sentimenti, gli ingredienti che tutti ci aspettiamo da questo tipo di produzioni. E va bene così!
👍🏻
L'atmosfera del Natale, anche se fuori stagione.
La protagonista Antonella Rose e tutto il cast, a cominciare dalla presenza magnetica di due big come Danny DeVito ed Andie MacDowell.
Il tono, quello giusto, per questo tipo di produzioni.
👎🏻
Qualche caduta di ritmo nella parte centrale della storia.
Inutile dire che chi cerca qualcosa di più profondo non lo troverà in Ops! È già Natale.
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wdonnait · 8 months ago
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Underwater Cycling: Un'Esperienza Unica di Fitness e Divertimento
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/underwater-cycling-unesperienza-unica-di-fitness-e-divertimento/117595?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=117595
Underwater Cycling: Un'Esperienza Unica di Fitness e Divertimento
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  Il ciclismo subacqueo, noto anche come underwater cycling, è una disciplina innovativa che combina i benefici del ciclismo con quelli dell’attività subacquea. Nato come una forma creativa di fitness, questo sport ha guadagnato popolarità per la sua capacità di offrire un allenamento a basso impatto, adatto a persone di tutte le età e livelli di abilità. Vediamo in dettaglio di cosa si tratta, quali sono i suoi benefici e come si pratica.
Origini e Sviluppo
Il concetto di ciclismo subacqueo è relativamente nuovo e si è sviluppato in risposta alla ricerca di modi più creativi e coinvolgenti per mantenersi in forma. Le prime forme di questa disciplina sono state introdotte come programmi di riabilitazione e fitness in alcune piscine e centri benessere, dove le biciclette stazionarie erano immerse in acqua. Con il tempo, il ciclismo subacqueo si è evoluto in una vera e propria attività sportiva, con competizioni e classi organizzate in tutto il mondo.
Attrezzatura e Ambientazione
Per praticare il ciclismo subacqueo sono necessari alcuni elementi chiave:
Biciclette Subacquee: Le biciclette utilizzate per questa disciplina sono appositamente progettate per essere resistenti all’acqua. Sono costruite con materiali anti-corrosione e dotate di basi stabili per mantenersi salde sul fondo della piscina.
Piscina: Il ciclismo subacqueo si pratica in piscine con una profondità adeguata, solitamente tra 1 e 1,5 metri. La temperatura dell’acqua è generalmente mantenuta a un livello confortevole per permettere un allenamento prolungato.
Abbigliamento: I partecipanti indossano costumi da bagno e, in alcuni casi, scarpe da acqua per proteggere i piedi e migliorare la presa sui pedali.
Benefici del Ciclismo Subacqueo
Il ciclismo subacqueo offre numerosi benefici per la salute, rendendolo una scelta eccellente per chi cerca un’attività fisica completa:
Basso Impatto: L’acqua riduce il peso corporeo percepito, diminuendo lo stress su articolazioni e muscoli. Questo rende il ciclismo subacqueo ideale per persone con problemi articolari, in fase di riabilitazione o con limitazioni fisiche.
Resistenza Naturale: L’acqua fornisce una resistenza uniforme contro i movimenti, permettendo un allenamento efficace per la muscolatura senza la necessità di carichi pesanti.
Cardio e Forza: Il ciclismo subacqueo combina esercizi cardiovascolari con allenamenti di resistenza, migliorando la salute del cuore e aumentando la forza muscolare.
Flessibilità e Mobilità: I movimenti in acqua aiutano a migliorare la flessibilità e la mobilità delle articolazioni, promuovendo un maggiore range di movimento.
Rilassamento e Riduzione dello Stress: L’ambiente acquatico ha effetti rilassanti sul corpo e sulla mente, contribuendo a ridurre lo stress e l’ansia.
Come Si Pratica
Le sessioni di ciclismo subacqueo possono variare da lezioni di gruppo a allenamenti individuali. Ecco una tipica sessione di ciclismo subacqueo:
Riscaldamento: La sessione inizia con esercizi di riscaldamento per preparare i muscoli e le articolazioni. Questo può includere movimenti leggeri e stretching in acqua.
Allenamento Principale: Durante l’allenamento principale, i partecipanti pedalano a diverse intensità, seguendo ritmi di musica o istruzioni dell’istruttore. Possono essere inclusi intervalli di alta intensità, pedalate in salita simulata e altri esercizi per variare l’allenamento.
Defaticamento: La sessione si conclude con un defaticamento, che può includere pedalate leggere e ulteriori esercizi di stretching per favorire il recupero muscolare.
Competizioni e Eventi
Oltre agli allenamenti di fitness, il ciclismo subacqueo ha dato origine a competizioni uniche. Questi eventi, che si tengono in piscine o in acque libere, vedono i partecipanti sfidarsi in percorsi di resistenza e velocità. Le competizioni di ciclismo subacqueo sono un’ottima opportunità per promuovere il divertimento e lo spirito sportivo tra i partecipanti.
In sintesi
Il ciclismo subacqueo rappresenta una modalità innovativa e salutare di fare esercizio fisico. Con i suoi numerosi benefici per la salute e la sua natura divertente, è destinato a crescere in popolarità. Che si tratti di riabilitazione, fitness o competizione, il ciclismo subacqueo offre un’esperienza unica che combina il meglio del ciclismo tradizionale con i vantaggi dell’attività subacquea.
Pro e Contro del Ciclismo Subacqueo
Pro
Basso Impatto sulle Articolazioni:
Beneficio: L’acqua riduce il peso corporeo percepito, diminuendo lo stress su articolazioni e muscoli. Questo rende il ciclismo subacqueo ideale per persone con problemi articolari, in fase di riabilitazione o con limitazioni fisiche.
Resistenza Naturale:
Beneficio: L’acqua fornisce una resistenza uniforme contro i movimenti, permettendo un allenamento efficace per la muscolatura senza la necessità di carichi pesanti.
Combina Cardio e Forza:
Beneficio: Il ciclismo subacqueo unisce esercizi cardiovascolari con allenamenti di resistenza, migliorando la salute del cuore e aumentando la forza muscolare.
Migliora Flessibilità e Mobilità:
Beneficio: I movimenti in acqua aiutano a migliorare la flessibilità e la mobilità delle articolazioni, promuovendo un maggiore range di movimento.
Rilassamento e Riduzione dello Stress:
Beneficio: L’ambiente acquatico ha effetti rilassanti sul corpo e sulla mente, contribuendo a ridurre lo stress e l’ansia.
Accessibile a Tutte le Età e Livelli di Abilità:
Beneficio: Il ciclismo subacqueo è adatto a persone di tutte le età e livelli di abilità, rendendolo un’opzione inclusiva per molti.
Varietà di Allenamenti:
Beneficio: Le sessioni possono includere intervalli di alta intensità, pedalate in salita simulata e altri esercizi per variare l’allenamento, mantenendo alta la motivazione.
Contro
Accesso Limitato:
Svantaggio: Non tutte le palestre o i centri benessere offrono strutture per il ciclismo subacqueo, limitando l’accesso a questa attività.
Costo Elevato:
Svantaggio: L’attrezzatura specializzata e la necessità di piscine adeguate possono rendere il ciclismo subacqueo più costoso rispetto ad altre forme di esercizio.
Logistica e Manutenzione:
Svantaggio: La manutenzione delle biciclette subacquee e delle piscine richiede tempo e risorse, il che può rappresentare un ostacolo per alcuni centri fitness.
Abbigliamento Specifico:
Svantaggio: I partecipanti devono indossare costumi da bagno e, in alcuni casi, scarpe da acqua, il che può non essere comodo per tutti.
Limitazioni di Stagione:
Svantaggio: In alcune regioni, il ciclismo subacqueo può essere limitato ai mesi più caldi, a meno che non si disponga di piscine coperte riscaldate.
Competenza dell’Istruttore:
Svantaggio: La qualità dell’esperienza può variare notevolmente a seconda della competenza e della preparazione dell’istruttore, influenzando l’efficacia dell’allenamento.
Potenziale di Infortuni:
Svantaggio: Anche se il rischio è ridotto rispetto ad altre attività, c’è sempre un potenziale di infortuni dovuti a scivolamenti o movimenti errati in acqua.
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personal-reporter · 2 years ago
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Una mostra sui Lego al centro commerciale Leonardo di Roma
Fino al 7 gennaio 2024 il centro commerciale di Parco Leonardo a Fiumicino propone la mostra di mattoncini Lego più grande d’Europa, su 2000 metri quadrati di spazio ,  cento modelli esposti e sette milioni di pezzi utilizzati e iconici set divisi per in storia, scienza, architettura, cinema, sport, musica, cultura pop. Fiore all’occhiello dell’esposizione è il modello del Titanic, il più grande costruito con i Lego. Il celebre transatlantico britannico, naufragato il 15 aprile 1912 durante il viaggio inaugurale, è stato riprodotto utilizzando mezzo milione di mattoncini, per una lunghezza di undici metri e un’altezza di quasi tre. Tra i tributi storici  si possono osservare le riproduzioni in scala del Campidoglio americano, della Città del Vaticano, della Lupa Capitolina, del Colosseo. Nel settore scienza e biologia, adulti e bambini possono divertirsi  attraverso fedeli ricostruzioni degli organi interni, dello scheletro e dei diversi apparati che compongono l’organismo. Per gli appassionati di musica ci sono gli strumenti musicali, dalle chitarre alla batteria, costruiti nei minimi dettagli, mentre gli sportivi possono conoscere i propri idoli con incredibili riproduzioni nel Viale dello Sport. Una menzione a parte merita il settore cinema, in particolare l’ala dedicata a Star Wars cocn navi, personaggi, scene di battaglia, della serie cult ideata da George Lucas. I fan della Marvel  hanno l’occasione di farsi fotografare con Thor e Captain America, riprodotti a grandezza naturale. Non mancheranno i personaggi di Harry Potter, a quelli della Disney, al villaggio dei Puffi, o all’eccezionale Fortezza di Erebor – Montagna Solitaria, principale ambientazione del romanzo Lo Hobbit, mappata sul modello originale con una riproduzione fedele della facciata. Lungo il percorso c’è uno strabiliante set di treni elettrici, composti ovviamente da mattoncini, che possono essere attivati manualmente attraverso un pulsante, come il Pendolino, l’ICE, il TGV, che viaggiano nelle stazioni di Varsavia, Berlino e Parigi. Per chi desidera esplorare altre città europee, Lego mette a disposizione la prima mappa interattiva d’Europa fatta di mattoncini in modo da conoscere i confini tra gli Stati e le relative bandiere. Inoltre la galleria commerciale offre l’area divertimento Fun Park, dove adulti che bambini hanno la possibilità di sbizzarrire l’immaginazione utilizzando a proprio piacimento i famosi mattoncini. Read the full article
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meridabears · 2 years ago
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Front Yard - Natural Stone Pavers
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levysoft · 4 years ago
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Poco fa Deborah Martorell ha postato la foto che vedete qui sopra: sono precipitate circa 900 tonnellate di apparati che erano sospesi sopra la gigantesca parabola (300 metri di diametro) del radiotelescopio di Arecibo, in Porto Rico. I cavi che reggevano questi apparati, quelli che si vedono nella foto d‘archivio qui sotto (fonte), erano lesionati da tempo e non più riparabili, e avevano già danneggiato parzialmente la fragile parabola.
È la fine ingloriosa di uno strumento scientifico straordinario, che per decenni è stato il più grande radiotelescopio a parabola singola del mondo. Molti lo ricordano come ambientazione fantastica ma vera di alcune scene dei film Goldeneye con Pierce Brosnan e di Contact. Ma il suo contributo alla conoscenza dell’universo va ben oltre le comparsate cinematografiche.
La National Science Foundation dice che il crollo è avvenuto durante la notte e che non ci sono stati feriti.
Le prime immagini del crollo visto dall’aria sono brutali. Non c’è nessuna speranza di riparazione.
Dietro questo capolavoro d’ingegneria c’è una storia altrettanto straordinaria.
Il colossale radiotelescopio di Arecibo sembrava preso di peso da un film di fantascienza: aveva una superficie circolare concava di oltre 300 metri di diametro, collocata in un avvallamento naturale del terreno, e un apparato ricevente mobile da 900 tonnellate sospeso a 150 metri d’altezza tramite cavi collegati a tre torri altissime.
Ma era un’opera da fantascienza anche in un altro senso: quest’apparato scientifico gigantesco fu infatti costruito a tempo di record, in soli tre anni, negli anni Sessanta del secolo scorso. Come fu possibile un’impresa del genere, vista l’eterna difficoltà di reperire fondi per branche a prima vista così lontane da ritorni pratici come la radioastronomia, che oltretutto all’epoca era una scienza giovanissima e quindi povera?
Per capirlo bisogna frugare nel suo passato. L’enorme apparato non era sempre stato un radiotelescopio come lo abbiamo conosciuto per decenni: in origine, alla fine degli anni Cinquanta, fu infatti commissionato e finanziato dai militari statunitensi dell’ARPA (Advanced Research Projects Agency) non per osservare gli astri lontani ma per svolgere ricerche sulla ionosfera, nell’ambito del grande progetto Defender per la difesa contro i temutissimi missili balistici sovietici. Il suo acronimo originale era Arecibo Ionospheric Observatory (AIO); la ricerca astronomica era un sottoprodotto e una buona storia di copertura.
Un’antenna così grande e sensibile, infatti, avrebbe permesso di rilevare le perturbazioni prodotte nella ionosfera dal passaggio ipersonico dei missili nemici, a circa 80 chilometri di quota, e di distinguere le loro testate nucleari reali da quelle finte (decoy), concepite per depistare e sovraccaricare i sistemi di difesa antimissile.
C’era anche il problema non banale di distinguere un missile che rientrava in atmosfera da una meteora o da altri fenomeni naturali che potevano essere scambiati per un attacco nucleare. Sferrare un contrattacco atomico per errore sarebbe stato piuttosto imbarazzante.
Il radiotelescopio di Arecibo nacque quindi come impianto di ricerca del Dipartimento della Difesa statunitense e fu costruito da imprese civili sotto la supervisione dell’esercito. È questa genesi militare la spiegazione della misteriosa rapidità di costruzione e della disponibilità straordinaria di fondi.
La gestione dell’impianto fu affidata ai civili della Cornell University e finanziata per metà dall’ARPA per il primo decennio di attività. Ma le attività militari proseguirono anche dopo l’affidamento ai civili: per esempio, l’NSA usò Arecibo per localizzare i radar strategici sovietici, sfruttando ingegnosamente i loro segnali riflessi dalla Luna e spacciando quest’attività per uno studio delle temperature lunari. “The open designation of our work was a study of lunar temperatures”, scrive N.C. Gerson nell’articolo parzialmente desecretato SIGINT in Space del 1984, presente negli archivi pubblici dell’intelligence statunitense.
Per dare un’idea dell’aria che tirava in quegli anni, vale la pena di leggere attentamente questa nota disinvolta di Gerson: “Avevo fatto notare [all’ARPA] che [...] un sito alle Seychelles sarebbe stato molto migliore. Godell dell’ARPA si offrì in seguito di costruire un’antenna per l’NSA, alle Seychelles o altrove. Sarebbe stata utilizzata una detonazione nucleare e l’ARPA garantiva una radioattività residua minima e la forma corretta del cratere in cui poi collocare l’antenna.” Non se ne fece nulla per via della moratoria sui test nucleari, ma si proponeva in tutta serietà di scavare una conca con una bomba atomica. Alle Seychelles.
I militari si resero conto ben presto che c’erano altri modi più efficienti di gestire la difesa antimissile e lasciarono perdere Arecibo. La comunità scientifica si trovò così con uno strumento radioastronomico che rimase senza rivali per oltre quarant’anni, fino alla recente realizzazione del radiotelescopio cinese FAST da 500 metri di diametro. Arecibo ha permesso di scoprire, fra tante altre cose, il vero periodo di rotazione di Mercurio nel 1967 (59 giorni, 1967), le prove dell’esistenza delle stelle di neutroni, contribuendo a un premio Nobel per la fisica nel 1974 e a un altro nel 1993 (pulsar binarie), producendo la prima mappa radar di Venere (pianeta perennemente coperto di nubi e quindi impossibile da mappare otticamente), scoprendo i primi esopianeti (1992) e ottenendo la prima immagine radar di un asteroide (Castalia). Fu anche usato, nel 1974, per trasmettere il primo messaggio intenzionale verso eventuali civiltà extraterrestri.
Le origini militari dell’impianto furono dimenticate ben presto dall’opinione pubblica e sopravvivono oggi solo nei documenti d’epoca e in qualche pubblicazione rievocativa per addetti ai lavori.
Ci si lamenta spesso dei costi della ricerca scientifica, ma storie dimenticate come questa dimostrano che sono poca cosa rispetto alle spese belliche. Il più grande radiotelescopio del mondo fu costruito dai militari con gli spiccioli del loro budget: è questa la vera parabola su cui riflettere.
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mezzopieno-news · 5 years ago
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LE AQUILE BIANCHE RITORNANO DOPO L’ESTINZIONE
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Le aquile dalla coda bianca sono in via d’estinzione, ormai assenti da 240 anni nell'Inghilterra meridionale, oggi stanno ritornando.
Un programma dell’ente forestale inglese ha reintrodotto una famiglia con sei i cuccioli sull'isola di Wight, nel sud del Regno Unito, dove gli esperti e i volontari del progetto hanno seguito la loro ambientazione. Inizialmente seguiti e sostenuti nell'alimentazione per arrivare pian piano ad un’autonomia completa, le aquile sono state accompagnate nel loro nuovo ambiente naturale e rese indipendenti.
Roy Dennis, fondatore della Wildlife Foundation partner di questo programma, ha dichiarato: “Ho trascorso gran parte della mia vita lavorando alla reintroduzione di questi meravigliosi uccelli e vederli volare nei cieli dell'Isola di Wight è stato un momento davvero speciale. Stabilire una popolazione di aquile dalla coda bianca nel sud dell'Inghilterra collegherà e sosterrà le popolazioni emergenti di questi uccelli nei Paesi Bassi, in Francia e in Irlanda, con l'obiettivo di ripristinare le specie nella parte meridionale dell'Europa”.
L'Isola di Wight è stata scelta come luogo per reintrodurre le aquile dalla coda bianca in quanto offre un ambiente ideale per questi uccelli amanti della costa. Le sue scogliere e i boschi offrono cibo e siti di nidificazione. Bruce Rothnie, direttore della Forestry England, ha dichiarato: “Le foreste della nazione forniscono un habitat importante per la fauna selvatica e stanno svolgendo un ruolo fondamentale nel sostenere il successo del ripristino di molte specie perse o minacciate. Siamo immensamente orgogliosi del fatto che questi uccelli incredibilmente rari mentre ritornino sulla costa inglese". 
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Fonte: Forestry England - Roy Dennis Wildlife Foundation - 23 aprile 2020
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freedomtripitaly · 5 years ago
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È uno di quei luoghi in grado di ammaliare al primo sguardo ed è parte del circuito dei Borghi Più Belli D’Italia: Guardia Perticara è un piccolo comune in provincia di Potenza che conta meno di 600 abitanti Ma che grazie alle sue strette stradine, alle case in pietra ed agli scorci caratteristici è considerato un vero gioiello della Basilicata. Guardia Perticara deve alla sua particolare architettura l’appellativo di “paese delle case di pietra”, mentre il nome del borgo fa probabilmente riferimento alle pertiche longobarde, ossia porzioni di territorio assegnate un tempo dai Longobardi alle famiglie dei coloni. Il territorio che ospita il paese narra però una storia molto più antica, che pare abbia radici nella già prima età del ferro, nel IX-VIII secolo a.C: sono numerose infatti le testimonianze archeologiche presenti nell’area che raccontano affascinanti epoche passate. I rinvenimenti di corredi tombali risalenti al V secolo a.C. avvenuti a Guardia Perticara, più precisamente in località San Vito, sono stati determinanti ad esempio per reperire informazioni sugli antichi abitanti della Basilicata, gli Enotri. Sono inoltre numerose le popolazioni che si sono succedute nei secoli in questo territorio dalla bellezza disarmante, imprimendogli influenze greco-ortodosse, e segnali del passaggio di saraceni, svevi, angioini e molti altri. È incredibilmente affascinante oggi passeggiare per Guardia Perticara alla scoperta del suo passato e dei tesori che custodisce gelosamente tra le sue mura. Cosa vedere a Guardia Perticara: le attrazioni da non perdere Una visita al piccolo borgo di Guardia Perticara permette di immergersi completamente in luoghi senza tempo e di camminare nel silenzio tra vicoli ordinati di un centro storico dall’atmosfera medievale decorato da archi e balconi fioriti. Nel borgo lucano, la pietra è un simbolo e la sua lavorazione una tradizione millenaria che si trasmette di generazione in generazione. La si ritrova nelle gradinate e nei portali, così come nei ballatoi degli antichi palazzi e dei graziosi dettagli costruttivi che caratterizzano Guardia Perticara. Muovendosi senza fretta per il paese delle case di pietra, si notano qui e là opere magistrali realizzate dai mastri artigiani del luogo. La strada più caratteristica del borgo è Via Armando Diaz, che un tempo era conosciuta come Via dei Carbonari e che ancora oggi regala portali tutti da ammirare, ma interessanti sono anche il rosone di Casa Marra, lo stemma di Palazzo Montano ed il bassorilievo di San Nicola sul portale della Chiesa di San Nicolò Magno. O ancora la mensola in pietra di Casa Sassone oppure l’arco Vico II in piazza Europa. Piccoli gioielli artistici, icona di un luogo che tiene stretta la sua autenticità. È proprio curiosando tra questi esempi di incredibile sapienza costruttiva che si può giungere alla cima del colle dal quale Guardia Perticara si affaccia, per restare letteralmente ammaliati dalla vista che si gode dai suoi 700 metri di altitudine. La valle del sorgente Sauro si stende ai piedi del borgo, creando un paesaggio naturale davvero splendido ed imperdibile se si passa per questo angolo di Basilicata. Tra case arroccate, gradinate che si inerpicano lungo le sponde del colle, archi e fontane, gli edifici religiosi di Guardia Perticara non deludono gli appassionati di questo genere di turismo. Molte sono le interessanti storie e leggende misteriose che aleggiano attorno ai luoghi di culto del borgo, come ad esempio quella legata alla Chiesa di Sant’Antonio. Costruita tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, sembra fu voluta dall’allora principe di Brindisi Ascanio Cataldi, che fece erigere il tempio in segno di ringraziamento per il ritrovamento del figlio rapitogli. All’interno della chiesa è custodita una lapide che ricorda il ruolo della famiglia Cataldi nell’edificazione del luogo sacro, oltre che tele di Biagio Guarnacci ed altri meravigliosi dipinti e sculture lignee. È una leggenda ad aleggiare anche attorno alla Chiesa di Santa Maria di Sauro: si narra che nella pianura dell’omonimo fiume alcuni contadini avrebbero visto la Vergine su di un carro trainato da buoi. La chiesa cela infatti una statua lignea della Madonna col Bambino del XIV secolo, la quale ogni primo maggio viene trasportata in processione fino al paese, per essere ricondotta al santuario nella seconda domenica di agosto. Di valore storico ed artistico è anche la Chiesa Madre dedicata a San Nicolò Magno. Sul suo portale spicca una raffigurazione del santo, risalente al XVII secolo, mentre all’interno del santuario sono numerose le opere di interesse, come ad esempio la statua lignea di San Nicolò vescovo del diciassettesimo secolo, in onore del quale viene ogni 9 maggio celebrata la festa patronale. I dintorni di Guardia Perticara non sono meno affascinanti che il suo nucleo storico: da non perdere assolutamente le grotte basiliane, oltre che i ruderi dell’antica città di Turri ed il bosco comunale Amendola con i suoi 500 ettari di incontaminata macchia mediterranea. Guardia Perticara nel cinema Grazie alla sua suggestiva ambientazione ed alla posizione decisamente panoramica, il borgo di Guardia Perticara è stato spesso scelto come location per famosi film. Solo per citarne alcuni, nel 2010 “Basilicata coast to coast”, il primo film da regista dell’attore lucano Rocco Papaleo, ha mostrato molti angoli caratteristici del territorio lucano, tra cui appunto Guardia Perticara. Già nel 1979 però il borgo aveva ospitato le riprese del film di Francesco Rosi “Cristo si è fermato a Eboli” tratto dall’omonimo libro. https://ift.tt/2Akjag2 Cosa vedere nel borgo di Guardia Perticara È uno di quei luoghi in grado di ammaliare al primo sguardo ed è parte del circuito dei Borghi Più Belli D’Italia: Guardia Perticara è un piccolo comune in provincia di Potenza che conta meno di 600 abitanti Ma che grazie alle sue strette stradine, alle case in pietra ed agli scorci caratteristici è considerato un vero gioiello della Basilicata. Guardia Perticara deve alla sua particolare architettura l’appellativo di “paese delle case di pietra”, mentre il nome del borgo fa probabilmente riferimento alle pertiche longobarde, ossia porzioni di territorio assegnate un tempo dai Longobardi alle famiglie dei coloni. Il territorio che ospita il paese narra però una storia molto più antica, che pare abbia radici nella già prima età del ferro, nel IX-VIII secolo a.C: sono numerose infatti le testimonianze archeologiche presenti nell’area che raccontano affascinanti epoche passate. I rinvenimenti di corredi tombali risalenti al V secolo a.C. avvenuti a Guardia Perticara, più precisamente in località San Vito, sono stati determinanti ad esempio per reperire informazioni sugli antichi abitanti della Basilicata, gli Enotri. Sono inoltre numerose le popolazioni che si sono succedute nei secoli in questo territorio dalla bellezza disarmante, imprimendogli influenze greco-ortodosse, e segnali del passaggio di saraceni, svevi, angioini e molti altri. È incredibilmente affascinante oggi passeggiare per Guardia Perticara alla scoperta del suo passato e dei tesori che custodisce gelosamente tra le sue mura. Cosa vedere a Guardia Perticara: le attrazioni da non perdere Una visita al piccolo borgo di Guardia Perticara permette di immergersi completamente in luoghi senza tempo e di camminare nel silenzio tra vicoli ordinati di un centro storico dall’atmosfera medievale decorato da archi e balconi fioriti. Nel borgo lucano, la pietra è un simbolo e la sua lavorazione una tradizione millenaria che si trasmette di generazione in generazione. La si ritrova nelle gradinate e nei portali, così come nei ballatoi degli antichi palazzi e dei graziosi dettagli costruttivi che caratterizzano Guardia Perticara. Muovendosi senza fretta per il paese delle case di pietra, si notano qui e là opere magistrali realizzate dai mastri artigiani del luogo. La strada più caratteristica del borgo è Via Armando Diaz, che un tempo era conosciuta come Via dei Carbonari e che ancora oggi regala portali tutti da ammirare, ma interessanti sono anche il rosone di Casa Marra, lo stemma di Palazzo Montano ed il bassorilievo di San Nicola sul portale della Chiesa di San Nicolò Magno. O ancora la mensola in pietra di Casa Sassone oppure l’arco Vico II in piazza Europa. Piccoli gioielli artistici, icona di un luogo che tiene stretta la sua autenticità. È proprio curiosando tra questi esempi di incredibile sapienza costruttiva che si può giungere alla cima del colle dal quale Guardia Perticara si affaccia, per restare letteralmente ammaliati dalla vista che si gode dai suoi 700 metri di altitudine. La valle del sorgente Sauro si stende ai piedi del borgo, creando un paesaggio naturale davvero splendido ed imperdibile se si passa per questo angolo di Basilicata. Tra case arroccate, gradinate che si inerpicano lungo le sponde del colle, archi e fontane, gli edifici religiosi di Guardia Perticara non deludono gli appassionati di questo genere di turismo. Molte sono le interessanti storie e leggende misteriose che aleggiano attorno ai luoghi di culto del borgo, come ad esempio quella legata alla Chiesa di Sant’Antonio. Costruita tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, sembra fu voluta dall’allora principe di Brindisi Ascanio Cataldi, che fece erigere il tempio in segno di ringraziamento per il ritrovamento del figlio rapitogli. All’interno della chiesa è custodita una lapide che ricorda il ruolo della famiglia Cataldi nell’edificazione del luogo sacro, oltre che tele di Biagio Guarnacci ed altri meravigliosi dipinti e sculture lignee. È una leggenda ad aleggiare anche attorno alla Chiesa di Santa Maria di Sauro: si narra che nella pianura dell’omonimo fiume alcuni contadini avrebbero visto la Vergine su di un carro trainato da buoi. La chiesa cela infatti una statua lignea della Madonna col Bambino del XIV secolo, la quale ogni primo maggio viene trasportata in processione fino al paese, per essere ricondotta al santuario nella seconda domenica di agosto. Di valore storico ed artistico è anche la Chiesa Madre dedicata a San Nicolò Magno. Sul suo portale spicca una raffigurazione del santo, risalente al XVII secolo, mentre all’interno del santuario sono numerose le opere di interesse, come ad esempio la statua lignea di San Nicolò vescovo del diciassettesimo secolo, in onore del quale viene ogni 9 maggio celebrata la festa patronale. I dintorni di Guardia Perticara non sono meno affascinanti che il suo nucleo storico: da non perdere assolutamente le grotte basiliane, oltre che i ruderi dell’antica città di Turri ed il bosco comunale Amendola con i suoi 500 ettari di incontaminata macchia mediterranea. Guardia Perticara nel cinema Grazie alla sua suggestiva ambientazione ed alla posizione decisamente panoramica, il borgo di Guardia Perticara è stato spesso scelto come location per famosi film. Solo per citarne alcuni, nel 2010 “Basilicata coast to coast”, il primo film da regista dell’attore lucano Rocco Papaleo, ha mostrato molti angoli caratteristici del territorio lucano, tra cui appunto Guardia Perticara. Già nel 1979 però il borgo aveva ospitato le riprese del film di Francesco Rosi “Cristo si è fermato a Eboli” tratto dall’omonimo libro. Protagonista anche al cinema, Guardia Perticara è un borgo storico della Basilicata ricco di monumenti, chiese ed altre bellezze tutte da scoprire.
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chez-mimich · 3 years ago
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TRA DUE MONDI
Pensare a Ken Loach guardando il magnifico film di Emmanuel Carrere (sì proprio lui) è fin troppo facile, direi scontato. Del resto, Loach, rimane il termine di paragone naturale per tutti quei registi che decidono di raccontare storie legate alla classe operaia e al proletariato urbano (perdonate i termini un po’ vetero-marxisti, ma al momento non me ne sovvengono altri più calzanti). Eppure in “Tra due mondi”, orrendo titolo italiano di “Le Quai de Ouistreham”, c’è anche qualcosa di più delle squallide storie di sfruttamento del lavoro, di ingiustizia sociale e di precarietà del grande regista britannico. La vicenda racconta della scrittrice Marianne Winkler che, per immedesimarsi nella condizione di una addetta alle pulizie, si fa assumere dalla ditta che effettua le pulizie sui ferry-boat che collegano Francia e Gran Bretagna (il titolo originale allude appunto al molo della sponda francese a Caen). L’infiltrata, per così dire, stringe amicizie e relazioni coi colleghi e con una in particolare, Christèle, madre di tre bambini. Marianne tocca con mano la durezza del lavoro, i salari da fame, le difficoltà quotidiane, ma anche i forti legami e la solidarietà che si creano tra queste lavoratrici e lavoratori. Non si tratta però della coscienza di classe che aleggia sempre nei film di Ken Loach, si tratta più che altro di partecipazione umana alla sofferenza altrui. Marianne, a causa di un contrattempo, viene scoperta nella sua vera identità, proprio da Christèle che le imputa di aver ingannato le compagne di lavoro e lei stessa. Christèle non può proprio perdonare una scelta di campo fittizia, fatta solo per poter avere materiali di prima mano per la stesura di un libro. Il metodo “Stalinslavskij” applicato alla scrittura, non è sufficiente per trasformare una scrittrice in una operaia, e se lo è per il materiale letterario, non lo può essere per condividere la condizione umana degli ultimi, tesi magari discutibile, ma certamente fondata. Magnifica interpretazione di Juliette Binoche nella parte di Marianne, ambientazione opportunamente squallida, dialoghi credibili, un (altro) film per pensare.
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