#allegra corvo
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The Corvo family got a new family member! Her name is Pennie!
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jasmine, primrose, everlasting daisy, angel’s face, peony 😊
primrose; what book does everyone right now need to read?
Il mondo in fiamme di Klein
everlasting daisy; what’s the last dream you remember having?
Ho sognato di fare la posizione yoga del corvo (aiut)
peony; share a small random book passage that means something to you.
Ho preso un libro a caso e mi è capitato quell'anima allegra di pavese con la casa in collina. Riporto alcune sottolineature:
"quella specie di sordo rancore in cui si era conclusa la mia gioventù, trovò con la guerra una tana e un orizzonte"
"fingevo un avvenire"
"vivere per caso non è vivere. E mi chiedo se sono davvero scampato"
"... un mondo che avrei voluto anche più chiuso, più isolato, più tetro... Trovavo sempre un'aula vuota, una scala, dove passare un altro poco di tempo, allungarmi la vita, star solo ... il tempo così sminuzzato chiudeva i pensieri, trascorreva e viveva in luogo mio... In sostanza chiedevo un letargo, un anestetico, una certezza di essere ben nascosto. Non chiedevo la pace del mondo, chiedevo la mia"
Vabè la smetto che se no non finisco. Ora ricordo perché leggo Pavese a distanza di tempo: è come guardarsi allo specchio e fa molto male
Alle altre domande ho già risposto! Grazie mille anche per avermi dato l'occasione di riaprire a caso questo libro
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Deadman Wonderland - Anime
Manga Autore Jinsei Kataoka Disegni Kazuma Kondou Editore Kadokawa Shoten Rivista Shōnen Ace Target shōnen 1ª edizione 2007 – 26 luglio 2013 Tankōbon 13 (completa) Editore it. Panini Comics - Planet Manga 1ª edizione it. 21 gennaio 2010 – 13 febbraio 2014 Periodicità it. aperiodico Volumi it. 13 (completa) Serie TV anime Deadman Wonderland Regia Kōichirō Hatsumi Soggetto Yasuyuki Muto Musiche NARASAKI Studio Manglobe Rete Tokyo MX 1ª TV 17 aprile – 3 luglio 2011 Episodi 12 (completa) Aspect ratio 16:9 Durata ep. 25 min Editore it. Dynit Rete it. Popcorn TV 1ª TV it. 22 aprile 2011 Episodi it. 12 (completa) Durata ep. it. 25 min
Trama Dieci anni prima che la storia cominci, un terribile terremoto colpì il Giappone e distrusse gran parte della capitale, Tokyo, facendone affondare tre quarti nell'oceano. Nel presente, vediamo Ganta Igarashi, un ragazzo apparentemente normale, studente delle medie presso la Prefettura di Nagano. Nonostante sia uno dei pochi sopravvissuti del terremoto di dieci anni prima, non ricorda nulla dell'accaduto e conduce una vita tranquilla, normale. La sua vita cambia però un giorno, quando, a scuola, uno sconosciuto vestito con un'armatura rosso sangue appare nella sua classe, volandoci dentro dalle finestre. Senza alcuna ragione apparente, l'Uomo in Rosso massacra tutti i compagni di classe di Ganta ed, invece che ucciderlo, gli conficca nel petto un cristallo rosso. Ganta viene dichiarato unico sospettato e, dopo uno stranamente sbrigativo processo, viene condannato a morte nella prigione "Deadman Wonderland", un carcere di massima sicurezza che funge anche da luna park.
SE VOLETE GODERVI LA VISIONE SAPENDO IL MENO POSSIBILE
CONSIGLIO DI FERMARVI E SALTARE FINO AL TRAILER
Arrivato in prigione, a Ganta viene messo uno speciale collare che permette alla sicurezza di rintracciarlo in qualunque momento e di controllare i suoi segni vitali. Data la natura assai cruenta del suo presunto crimine, il ragazzo viene inoltre condannato a scontare la sua pena sotto la pena di morte del Deadman Wonderland: attraverso il suo collare, gli vengono continuamente iniettate delle dosi di veleno, neutralizzato da una caramella che i condannati a morte devono prendere ogni tre giorni per evitare l'avvelenamento. Per guadagnare i Cast Points (ovvero i soldi della prigione con cui i detenuti si comprano tutto: cibo, caramelle, ecc.), si può partecipare ai giochi estremamente violenti e spesso letali che la prigione/luna park offre. Fortunatamente per lui, Ganta viene aiutato da una misteriosa ragazza albina chiamata Shiro, che apparentemente lo conosce, e da un'altra persona, un cleptomane chiamato Yoh. Tentando di sopravvivere alla sadica routine quotidiana della prigione, Ganta diventa sempre più ossessionato dall'Uomo in Rosso e cerca così di scoprire chi egli sia. Senza capire il perché, il ragazzo sviluppa l'abilità di manipolare il suo sangue e di trasformarlo così in un'arma: Ganta entra quindi a far parte dei "Deadman", un gruppo di prigionieri tenuti segregati dagli altri con le stesse abilità del ragazzo. Ganta viene così costretto a partecipare a scontri brutali contro altri Deadmen, nella lotta chiamata Carnival Corpse, i cui spettatori pagano ingenti somme per guardare e scommettere. Nonostante la situazione li metta contro, il ragazzo riesce a diventare amico con i suoi sfidanti ed assieme a loro continua la sua ricerca per scoprire l'identità dell'Uomo in Rosso, per capire il perché sia finito dentro Deadman Wonderland e svelare i più oscuri segreti che le autorità della prigione nascondono. (da Wikipedia)
Trailer (in inglese)
youtube
Opinione Mi è stato consigliato e, dopo aver letto la trama, mi sono buttata. Posso dire che in meno di 24 ore ho divorato questa prima stagione (per ora unica, ma ci sono rumors riguardo una possibile seconda stagione verso aprile 2018; aspetto conferme però). Semplicemente stupendo! Una storia tratta da un manga (che leggerò perché libri e/o fumetti sono sempre migliori, quindi se già questo mi è piaciuto...) originale ed interessante. Ho lasciato tutta la trama, anche se l'ho visto conoscendo solo alcuni tratti e quindi ho scoperto nuove cose durante la visione, insieme al suo protagonista Ganta. Come vi ho segnalato infatti sopra, se volevate evitare di scoprire troppo. Tranquilli, segnalerò ancora se e quanto dirò qualcosa in più. In ogni modo, sono puntate piuttosto brevi (non pesano da vedere, anzi!) che regalano allo spettatore una storia piacevole e dai tratti macabri, portandolo a scoprire di puntata in puntata, sempre più cose riguardo a quel carcere così particolare e all'Uomo in Rosso, che ha sconvolto la vita di Ganta.
COME SOPRA
SE VOLETE GODERVI LA VISIONE SAPENDO IL MENO POSSIBILE
CONSIGLIO DI SALTARE
Insieme a lui scopriremo infatti in cosa consiste questo carcere, ovvero un luogo dove i detenuti hanno un collare che li monitora costantemente e che sono costretti a superare e vincere certi giochi per poter avere dei crediti, da spendere anche solo per mangiare. Inoltre chi è condannato a morte deve vincere più spesso degli altri per poter avere delle caramelle particolari che neutralizzano un veleno rilasciato dal collare, altrimenti dopo tre giorni senza viene eseguita la sentenza tramite quel veleno.
Ganta ha solo quattordici anni quanto entra in questa struttura, visto dagli altri come un pericoloso (e crudele) criminale eppure non temuto da nessuno, si troverà dalla sua parte una ragazza molto particolare: Shiro. Forte ed estremamente allegra in ogni occasione, che a modo suo lo protegge.
Ma non sarà l'unica scoperta in quel luogo.
Infatti l'Uomo in Rosso ha lasciato qualcosa a Ganta, un cristallo rosso impiantato nel suo petto.
Capirà presto che quel "dono" ha un potere estremamente potente, ma sarà solo dopo l'incontro con Senji "Il Corvo" che tutto avrà un senso.
Lui, come altri detenuti in quel luogo, sono chiamati Deadman e hanno il potere di manipolare il sangue, ognuno in modo differente. Ed ognuno, tranne Ganta, lo ha ottenuto dieci anni prima, quando ci fu quel terribile terremoto...
Questi prigionieri sono costretti a combattere tra loro nei Carnival Corpse, per poter vincere altri giorni di vita, mentre al perdente la morte o un altro prezzo da pagare se escono vivi da quell'arena, nascosta sotto il parco divertimenti.
Ognuno con un nome di un uccello.
Ganta diventa il Picchio. Con il potere di poter sparare il proprio sangue.
Il Corvo, Sanji, con il potere di trasformare il sangue in lame. Ed altri con il potere di trasformare in fruste, in bombe,...e molto altro.
POTETE CONTINUARE A LEGGERE
Ganta vuole solo sopravvivere per poter trovare la verità e scoprire chi è l'Uomo in Rosso per potersi vendicare della morte dei suoi amici e portare giustizia a se stesso, condannato ingiustamente.
Durante questo viaggio vedremo questo ragazzino che si troverà a dover crescere in questo luogo malato e folle, dove troverà amici e nemici intorno a sé.
Eppure, nonostante siano passati anni dal debutto, la storia non è conclusiva, nemmeno un po'.
Anzi, il finale è aperto per un seguito (o più), per approfondire varie tematiche aperte e mai spiegate durante la visione.
Questa, se vogliamo, una piccola pecca della serie.
Io incrocio le dita per il prossimo anno, che continuino questa serie perché mi è piaciuta davvero molto! E voglio saperne di più...
Ps. Oltre ai 12 episodi, c'è un "tredicesimo" che parla di Sanji e di chi era prima del carcere.
Vi consiglio di cercare anche questo!
E per chiudere, la canzone(ninnananna) di Shiro
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Un piccolo picchio birichino Un altro giorno, beccando i buchi Rovinando i boschi, demolitore di alberi Il vecchio dio della foresta arrabbiato ha trasformato il tuo povero becco in un coltello velenoso Povero piccolo picchio I tuoi nidi sono tutti contaminati, il tuo cibo con le tossine si diffonde Tocca i tuoi amici e moriranno tutti cadendo ai tuoi piedi Oh, triste piccolo picchio Lacrime velenose, che brillavano luminose mentre scorrono sulle tue guance from Blogger http://ift.tt/2B4EZvE via IFTTT
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Gli ospiti del Père Lachaise
Ogni notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre, un ospite del cimitero Père Lachaise di Parigi, può esprimere i suoi sentimenti di fronte a tutti gli altri ospiti. Morti. Tutti morti.
Sì, è di morti che parla questa storia, morti che ascoltano.
Un unico ospite all’anno ha diritto ad avere voce, così come venne stabilito il 21 maggio 1804 dal custode di allora, subito dopo l’apertura.
William Durzmorkik era un umano ingenuo, smemorato e sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato, nuotatore in trasferta, capelli biondi, un biondo camomilla all’eccesso causato dal cloro, spalle larghe e imponenti, uno zio amorevole e un nuotatore spaventoso, a volte si chiedeva se fosse in grado di fare altre cose oltre al nuoto e non trovava risposte. Amava le leggende popolari e tanti anni prima aveva letto di questa storia al Père Lachaise ma come già scritto William Durzmorkik era un uomo smemorato, non ricordava nemmeno che l’orario di chiusura del cimitero erano le 17:45 e non sapeva della campane che vengono suonate per annunciarla.
Un corvo nero gli ruotò attorno: CRA-CRA! Se ne alzarono altri cento, CRA-CRA!
Che diavolo stava accadendo?
William sentiva come se un alone di umidità lo inseguisse, vedeva calare la luce e il cielo farsi investire da un blu oscuro, vi era però nel momento precedente al calare della sera, una luce giallastra che sembrava alzarsi dal prato, dalle tombe… e spostarsi verso l’alto. Come se la brina avesse un colore, un colore spento.
Sentì di nuovo le campane, si guardò attorno: nessuna persona nell’arco di pochi metri. Con la sua lenta intuizione capì, iniziò quindi a correre verso le uscite, gli parve di vedere un gatto correre con lui, lo sentì tra le gambe e inciampò; allora rallentò il passo pensando di averlo preso a calci e non vide più nulla, sembrava svanito. Riprese la sua corsa verso l’uscita ma quando arrivò ai cancelli, li trovò chiusi. Il suo casio indicava le 18:00. E lui William Durzmorkik, bravo ragazzo smemorato e non troppo perspicace era rimasto chiuso dentro al Père Lachaise. Provò a telefonare ai suoi compagni di squadra ma il suo cellulare era come annullato, non vi era campo e ogni tanto si spegneva per riaccendersi come un neon mal funzionante. William iniziò a gridare, qualche passante così lo avrebbe sentito e sarebbe arrivato ad aiutarlo. Si sentiva intrappolato. Certo era un luogo bellissimo ma la bellezza non elimina la paura e William di paura ne aveva molta, soprattutto perché continuava a sentirsi circondato da un’umidità inconsueta. Camminava per riscaldarsi e allo stesso tempo urlava per trovare chi gli aprisse. L’umidità era fredda, il tempo di alzare lo sguardo per imprecare e un ramo si spezzò e lo colpì, fece in tempo a vedere tutto cambiare colore, le croci in cima ai mausolei si staccarono e volarono via, e William svenne.
Quando le sue palpebre riuscirono a riaprirsi, il cimitero era illuminato delicatamente come se ovunque ci fossero candele accese, William continuava ad avere freddo, mancava poco a mezzanotte, era steso a terra e senza forze, vide una tomba a cui appoggiarsi e la raggiunse stordito, stava seduto e si strinse le gambe al petto per proteggersi. Non era normale quel freddo, William provava una sensazione non troppo rassicurante, come se stesse indossando degli abiti fradici, c’era puzza di decomposizione.
Fu mentre pensava a questi dettagli che da dietro la collina si alzò di nuovo una brina giallastra che diventò sempre più densa, lentamente prendeva sempre più le somiglianze di un fumo, un fumo da concerti, il gatto lo sfiorò di nuovo ma stavolta rimaneva lì, non fuggiva, William lo poteva vedere, allungò la mano per accarezzarlo ma il corpo del gatto non poteva essere toccato, la mano oltrepassava l’animale.
Il ragazzo sentì una canzone emergere dal silenzio, era una canzone che lui conosceva bene: The Ghost Song dei Doors. William era lì per la tomba di Jim Morrison e conosceva tutte le canzone dei Doors, pensò che vi era qualcosa di incantato nell’aria, il suo cuore pulsava fortissimo.
Comparirono da dietro la collina delle persone sorridenti, non erano zombie, erano fantasmi. Tutti avevano la consistenza di quel gatto. Come lo sapeva? Perché ad un certo punto erano dappertutto e lo attraversavano come se lui non fosse lì.
E’ in quel momento che al centro del cimitero vi erano tutti, tutti i morti del Père Lachaise, una fiumana di morti, tutti i suoi “ospiti”. E’ così che li chiamava un tizio che indossava una divisa verde marcio, diceva: “OSPITI! Per favore! Avanti! Ormai sapete come funziona! In cerchio tutti in cerchio!” fu in quell’attimo che William li vide: Jim Morrison, Edith Piaf, Oscar Wilde, Maria Callas, Marcel Proust, Frédéric Chopin… come tutti gli altri morti erano sorridenti, muti e si accomodavano a sedere al centro del Père Lachaise, in cerchio.
“L’ospite eletta dal consiglio quest’anno è… Elizaveta Aleksandrovna Stroganova”.
Si sentì un urlo di gioia immensa, di liberazione. Nessun altro oltre al custode aveva voce, fino a quel momento. Il custode infatti, dopo aver fatto la sua introduzione fu come se passasse la voce, o semplicemente la capacità di parlare ad alta voce, a questa nobildonna.
Sì era decisamente una nobildonna, pensò anche William.
“Signori e signore. Quest’anno è arrivato il mio momento, la mia notte! La mia! Si tende a pensare che i morti non abbiamo più nulla da dire quando sono morti ebbene, invece io credo che proprio dopo essere morti, accumulano cose da dire. Perché è solo quando si è morti che gli altri iniziano a parlare per noi. Sono qui ormai da 199 anni, a breve duecento… Ho vissuto la mia esistenza, troppo breve, tra la Russia e la Francia, ho apprezzato così tanto Napoleone… sono stata una donna allegra, anche se non ho avuto un allegro matrimonio. Sono stata pur sempre una baronessa, ma mi annoiavo. Ho voluto una bara in cristallo di rocca e voi tutti sapete cos’altro volevo dopo la morte. E io mi chiedo PERCHE’ tutto questo è risuonato così strano e tutt’ora risuona in tal modo. Desideravo un mausoleo con vista sulla città, una tomba altissima, desideravo dominare il Pere Lachaise, è tanto orribile? Può darsi, ma pensare di dominare mi faceva sentire così viva che volevo dominare anche nella tomba. E poi… vi ringrazio per non gettare su di me sguardi giudicanti come sanno fare bene i vivi, soltanto un’altra cosa volevo: che qualcuno vincesse la sfida.”
William era come totalmente coinvolto dalla storia della signora Stroganova, si sentiva come vittima di un incantesimo ma stava bene, era preso benissimo, troppo forse. Si ritrovò ad esclamare con una voce curiosa e squillante: “che sfida?”
Quando si trattava di sfide William era sempre pronto a farsi avanti, gli piaceva soprattutto sfidare se stesso.
Tutti i morti si girarono come se fossero parte di un gruppo di danza che faceva lo stesso balletto. Lo guardarono e con gli occhi dissero quello che la Stroganova poi espresse: “E tu chi sei?”
“Io sono William e sono rimasto incastrato qui.”
“Qui negli inferi? Qui dove?”
“Qui al Pere Lachaise. Mi state dicendo che questi sono gli inferi?”
“William… gli inferi sono l’unica cosa che accade quando muori. Rimaniamo qui ad aspettare questa notte per sempre. E aspettiamo e aspettiamo, sperando che sia il nostro momento per parlare.”
“Non volevo interromperla, continui…che sfida?”
“Ero un’aristocratica così ricca… la mia eredità era tanto alta. Ma non volevo lasciarla a nessuno, se non a colui che avesse accettato di farmi compagnia nel mio mausoleo per 366 notti, da solo, leggendomi libri. Dissi che potevano andarsene quando volevano se era troppo. E tutti quelli che ci hanno provato, se ne sono andati via, non hanno potuto sopportarlo… impazziti, spaventati, c’è chi è addirittura morto a sua volta. Hai altre domande, mio caro?”.
William continuava imperterrito la sua conversazione con i morti: “Come sarebbero sopravvissuti se fossero rimasti?”
“Ho garantito scorte di cibo, acqua e un po’ di ottimo alcol… Ho garantito anche un bidone per le necessità del corpo… Ma nessuno William, nessuno ha voluto farmi compagnia, o per lo meno… nessuno ci è riuscito. Quindi, signori e signore, stanotte, illuminata dalla città riprendo la mia voce per dirvi che la sfida è ancora aperta e non mi arrenderò fino a quando un essere umano sarà riuscito a ottenere la mia eredità. Provo disgusto per quelli che si sono fatti sfuggire una simile occasione.”
I morti si strinsero le mani, uno ad uno, crearono una catena e attorno a loro si alzò un’onda che sembrava galleggiare sul nulla: erano parole, frasi, pensieri, William li sentiva parlare, sentiva quell’onda trafiggergli la testa, faceva male ma la sentiva, lo sapeva cos’era: era quello che avrebbero voluto far sapere agli umani laggiù in città, appena le loro mani si lasciarono: il vortice di pensieri volò via.
William era confuso, ma sapeva cosa voleva… accettare la sfida.
“Signorina Elisaveta? Mi può indicare la strada per il mausoleo?”.
Le ore passarono, la voce ritornò al custode che annunciò che per ancora qualche ora avrebbero potuto starsene lì, poi regalò gli ultimi tre minuti di voce di nuovo a Jim Morrison, che intonò di nuovo Ghost Song. Mai visto un concerto così. Mai visto Jim Morrison dal vivo, pensò William.
E’ passato quasi un anno e al Père Lachaise i corvi continuano a gracchiare e gli umani addolorati continuano a portare fiori che poi appassiranno ai loro cari. Ogni tanto qualcuno getta ceneri nel giardino delle rimembranze mentre i turisti passeggiano. Gli abitanti del cimitero continuano ad essere solo gatti, forse vivi o forse no e le tombe, alcune crepate, rimangono lì per essere contemplate.
La notte dei fantasmi si avvicina, il momento di risvegliarsi dalla tenebre è arrivato. Chi sarà l’ospite d’onore quest’anno?
Le campane suonano, i cancelli stanno per essere chiusi, questa volta tutti i visitatori sono usciti in tempo.
E William?
Presto saranno 365 giorni che nessuno l’ha più rivisto.
Serena Caramaschi
Immagine tratta dal libro: Guide de la France mystérieuse, éditeur Tchou
Racconto inventato, storia di Elizaveta Aleksandrovna Stroganova non inventata. Per approfondire: http://lacustodeditombe.blogspot.it/2015/07/117-elizaveta-alexandrovna-stroganoff.html
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27 de Maio, 2007.
Principado de Mônaco, 10:30 a.m.
— Vossa Alteza, levante-se depressa! Os de Médici já estão chegando aos arredores do Palácio e sua mãe está extremamente brava com vossa senhoria. – a governanta, Olenna, já estava a empurrar-me de minha própria cama aos berros.
— Oly, não seja tão chata ás vezes. Te insuportável já basta minha própria pessoa. – ditei, enquanto coçava os olhos cansada e com uma aparência horrenda.
— Ande logo, vou te ajudar a se aprontar antes que Madame Grace derrube seu quarto e te puxe pelos cabelos mocinha! – Olenna me empurrou para a sala de banho, já me aguardando.
— Eu tenho muito cabelo, alguns não farão falta. Não diga isso. – eu sorrindo, fazendo uma cara convincente de ‘’anjo’’.
— E você não seja tão petulante e arrogante! – qualquer um que falasse comigo nesse tom, seria, provavelmente, decapitado( não á meu comando), mas é de Oly que estou falando, ela não mede papas na língua e é direta, por isso a amo.
Meus lábios formavam um sorriso torto, enquanto a água percorria pelo meu pequeno corpo. Logo, Olenna me jogou um roupão e antes que eu pensa-se em dar um passo, ela já possuía uma escova e um vestido em sua palma e antebraço esquerdos. Eu me perguntava como uma senhora de 59 anos recém feitos conseguia ser tão ágil a esse ponto, mas como disse, é de Olenna que estamos falando.
— Não brinque com as canetas Jade, irá se sujar! – ela deu um pequeno tapinha em minha mão e logo eu abri uma carranca até engraçada, visto que Oly começou a rir enquanto arrumava meu cabelo em algum penteado novo, ou pelo menos tentava.
— Está tudo bem Oly, a sujeira fica para depois do almoço. – girei a cadeira assim que ela terminou meu cabelo, procurando minhas botas de caça.
— A senhorita vai mesmo usar esse ‘’trapo’’ para receber a família di Médici?! Jade, já és uma mocinha de 9 anos e uma princesa, tenha modos! – ela me olhou novamente com ‘’aquele’’ olhar, ala Grace Grimaldi.
— Não são ‘’trapos’’, minhas botinhas são especiais e não pretendo ficar fazendo sala para os nobres por muito tempo. – levantei-me, dando um beijo na bochecha direita de Oly e indo em direção a porta. — Obrigada Oly, você é a melhor!
Antes que eu cruzasse o quinto corredor para chegar mais rápido ao Salão Principal, esbarrei em uma figura que logo percebi ser feminina. Minhas narinas logo identificaram cheiro de lírios e era possível sentir uma tensão no ar. Agora eu perderia metade do meu cabelo:
— Elizabeth Jade Lílian Mary de Bourbon Valois- Grimaldi, oque eu irei fazer com você mocinha?! – minha mãe esbravejava e eu podia sentir a frieza em seus olhos, assim que eu levantei a cabeça para encara-la como ela sempre me ensinou. ‘’Jamais abaixe sua cabeça para alguém, mesmo que esse alguém seja eu’’, a frase que escutei aos 5 anos de idade martelava minha mente naquele momento.
— Eu dormi tarde, perdoe-me mamãe. – olhei aflita para os lados, em busca de um socorro. E parece que minhas preces foram ouvidas, logo um guarda apareceu informando que uma carruagem se aproximava do nosso portão.
— Teremos uma conversa mais tarde, mocinha. E trate de limpar essas botas. – ela sussurrou para mim, impedindo que o guarda ouvisse. Revirei os olhos. Senti até um certo incomodo por ter feito tal ato, mas agradeci a Deus que minha mãe já andava alguns passos á minha frente.
Minha família já estava de pé para os portões, eu fiquei ao lado de minha mãe, seguida dos meus irmãos em ordem de nascimento. Meu pai deu um leve aceno com a cabeça para mim e logo uma piscadela. Eu já sabia o que significava. Ele tinha umas horas livres e seriam dedicadas á mim e meus irmãos. Os de Médici eram uma família nobre e italiana, alguns grandes nomes, como por exemplo, a antiga Rainha da França, Catherine de Médici. Eu estudei o suficiente sobre esta família para saber o quanto ambiciosos e inteligentes eram, não é atoa que meu pai tem uma grande amizade com Lorenzo de Médici. Minha mãe não é tão familiarizada com a Lady Allegra de Médici, de acordo com ela, é uma senhora rabugenta e gosta de prender os filhos em masmorras de joelhos para o milho. Ao mesmo tempo que são uma família rica e lotada de terras, são também uma família estranha. A primeira esposa de Lorenzo era Lady Rosella Cooper, a mãe do primogênito de Lorenzo, Lucca e o caçula Percy. Lady Rosella faleceu de uma forma bastante estranha, semanas após Lucca completar 6 anos. A sua autópsia dizia que ela sofreu um traumatismo craniano, consequente de uma queda das escadas da ‘’ The Noble Green Mansion’’, atual casa da família. Entretanto, boatos dizem que Rosella foi jogada de lá por alguma amante de Lorenzo. Lembrando que 1 mês depois foi anunciado o casamento de Lorenzo com Allegra Bianucci, uma das damas de Rosella, e mãe da filha caçula, Lyanna di Médici.
A carruagem parou em nossa frente. Hoje seria mais um daqueles dias em que eu escutaria bobagens sobre política. Descendo da carruagem bege, avistei uma figura de cabelos tão negros quanto as asas de um corvo negro. Era uma garotinha, provavelmente da mesma idade que Caroline. Devia ser a Lyanna, filha caçula. A pequena, ao perceber sua própria euforia, tomou uma postura ereta e uma vermelhidão em suas bochechas, descendo como uma verdadeira Lady. Logo atrás dela, Lord Lorenzo estava acompanhado de sua bela esposa, Allegra. Lady Allegra não parecia ser nada do que minha mãe alertou, mas sempre existe um lobo em pele de cordeiro. Ela tinha feições harmoniosas e claramente mais novas que de seu marido. Seguido de ambos, desceu um garotinho loiro e mais alto que eu, acompanhado de outro um pouco menor e com uma carranca maldosa enorme. Papai se aproximou de Lorenzo, o olhando com uma cara que eu julguei muito estranha e nada feliz. Lorenzo e toda sua família já estavam ambos ajoelhados. O Rei da Itália pediu para o Nobre se levantar, o encarando com firmeza. Fiquei aflita, observando aquela troca de olhares:
— Você está gordo. – meu pai soltou, logo, gargalhadas entre os dois começaram a tomar conta do ambiente e eu percebi que tudo era apenas uma brincadeira de velhos amigos. — Sejam muito bem-vindos, caros amigos. Entrem e poderão nos contar de sua viagem. – papai dizia, entusiasmado ao reencontrar um amigo.
— Claro meu amigo, será um prazer. – Lorenzo correspondia ao entusiasmo.
Adentramos todos ao Grande Salão, indo em direção ao Salão Azul, usado para visitas íntimas. Sentei ao lado de Aurora, que recebia olhares profundos de Lucca de Médici:
— Parece que alguém arrumou um pretendente, o que me diz Aury? – sussurrei disfarçadamente, ainda olhando para minhas botinhas julgadas como ‘’trapos’’.
— Calada Jade, pelo amor de Deus. – minha irmã abaixou a cabeça, envergonhada.
— Lady Allegra, deve estar muito feliz com o crescimento de Lyanna. Será uma jovem extremamente bela, com certeza a mais bela dos de Médici desde Catherine de Médici. – mamãe deu um sorriso que logo percebi ser falso, mas sabia que em relação a Lyanna ela falava a verdade.
— Imagino que não tanto quanto suas meninas, Majestade. Em especial, Elizabeth. – ela apontou para mim, o que me fez arregalar os olhos. — A propósito, belas botas meu bem. Imagino que deve ter paixão em atividades, hum, masculinas. – ela sorriu e logo franzi o cenho.
— Agradeço pelo elogio Lady Allegra. Bom, no regulamento real não diz que tais ‘’atividades’’ são direcionadas apenas a homens, tenho total convicção disto. – manti minha postura ereta e pude jurar uma risadinha vinda do outro lado da sala.
— Ágil e rápida. Será uma boa Rainha. – ela sorriu um pouco receosa enquanto eu mantinha nosso contato visual fixo.
— Não são só de palavras que se governa um Reino, minha Lady. Nem todos os homens foram feitos para dançar com dragões. – a frase simplesmente saiu, e agora eu realmente percebi que aparências não são nada.
Após um curto espaço de tempo em silêncio, meu pai voltou a conversar sobre alguns assuntos políticos e logo avistei Sylvya olhando seu relógio, preocupada. Pedi permissão para me retirar, indo na direção da mesma:
— Syl? Algum problema? – perguntei, com um pouco de curiosidade.
— Nada demais, terei de sair para o Centro resolver alguns problemas e acho que sua mãe não se lembra. Poderia avisar sua mãe por mim? – ela parecia agitada e ansiosa.
— É claro, pode deixar. Será um ótimo motivo de escapatória daquela conversação irritante. – revirei os olhos.
— Não se preocupe Jade, lembre-se do que sempre te digo...
— Um leão não precisa da opinião de ovelhas. – sorri.
— Muito bem, está evoluindo. Tenha cuidado para não se tornar tão má do que já é. – ela deu uma piscadela pela brincadeira, saindo em seguida.
Logo após Sylvya se retirar, senti uma mão em meu ombro direito e me virei depressa:
— Aqui está você pequena pombinha, sua mãe estava aflita. – ela passou seus dedos sob minha bochecha e logo desviei.
— Não seja mentirosa, Lady Allegra. Minha mãe me conhece muito bem para saber o porquê sempre sumo. – eu não esbanjava felicidade em sua presença, e ela pareceu perceber.
— Você é espera, Alteza. Esperta até demais. E pessoas espertas precisam ser contidas, ou podem fazer estragos maiores. Veja só Lyanna, ela é assim como você, mas nada que disciplina não resolva. – ela sorriu
— Prefiro ignorar seus conceitos sobre ‘’disciplina’’, meus pais me deram educação, assim como me ensinaram com quem usa-la. – retruquei com firmeza.
— Não estou tão certa disso, é visível a decepção deles toda vez que você retruca alguém. Por que acha que é dita como a princesa ‘’Maria-macho’’ de Mônaco? Eu sei que deve estar pensando, ‘’ Eu jamais acreditaria em uma estranha, ela só quer me tornar frágil’’. Meu bem, aquele papo de leões e ovelhas não funciona na vida real, aprenda que você é uma simples peça chave em um jogo e que pode ser eliminada a qualquer momento. Imagine só, Lyanna e Carlos seriam Majestades lindas, não acha? Não seja tola, pombinha. Mulheres como você, mesmo que seja uma criança, não chegarão a um trono com essa postura. Mas confesso admitir que admiro sua imposição e coragem. Admita, pode até ser corajosa, mas sabe que no fundo é uma total decepção para a majestosa Grace e o grande Louis. Acho que ambos não esperavam uma fera no lugar de uma princesa quando saiu do útero de Grace. – ela não media suas palavras e eu fiquei estática, sem reação.
Por que fui afetada? Por que estava me mostrando fraca? Talvez ela tivesse razão. Ao mesmo tempo que vários pensamentos esmagavam minha mente, uma criada chegou falando com Lady Allegra. Aproveitando a deixa, pedi para uma serviçal ajudar minha mãe e corri depressa até o estábulo real. No meio do caminho, eu tentava tirar aquele maldito vestido e não tive solução se não começar a rasga-lo. Uma pena, eu gostava muito dele. Vovó Mary me presenteou com ele no ano passado. Comecei a correr, soltando meu cabelo de um penteado e ele acabou ficando em uma única trança. Estiloso, gostei. Eu trajava outras vestes por baixo do vestido e definitivamente, não me importava com isso. Seria ótimo para que não me reconhecessem. Subi no cavalo e saí em disparada para algum lugar, sempre seguindo em frente. Uma lágrima seca e fria descia sobre minhas bochechas, ela ardia como fogo devido aos golpes de vento. Eu nunca chorava, mas não consegui me controlar diante daquele momento. Acabei abaixando minha cabeça na sela do cavalo, deixando ele me guiar até onde quisesse. Momentos depois ele parou e eu escutei assobios de passarinhos, levantando meu rosto que já se encontrava inchado Eu nunca vim nesse lugar. Percebi que meus braços ardiam e logo vi sangue escorrendo, provavelmente de arranhões em algum espinho. Bom, vários. Levando em conta os vários arranhões. Desci do cavalo e parei em frente ao lago, limpando os arranhões e sentando em alguma pedra. Parecia um ótimo lugar para relaxar, e ali mesmo, eu adormeci.
Floresta do Leste, Mônaco.
07:30, p.m.
Que frio! Esse pensamento logo me tirou dos meus sonhos, eu estava de frente para uma guilhotina enquanto minha mãe e meus pais me olhavam com um rosto sério. Certo, foi um pesadelo horrível. Voltando ao momento atual, me levantei tão rápido que não percebi no primeiro momento que estava banhada de água:
— Que maldição é essa? – ditei furiosa, sem perceber outra presença.
— Que bom que acordou, Bela Adormecida. Seus pais estão aflitos e preocupados. – O garoto moreno dos de Médici revirou os olhos enquanto observava minha situação.
— E quem você pensa que é?! – eu gritava enquanto partia para cima do garoto.
— Percy...- ele desviou de um tapa — Christopher Cooper...- ele abaixou quando meu punho esquerdo quase acertou seu rosto. — de Médici, Alteza. – ele voltou a sua antiga postura, com uma expressão vazia e apenas segurando meus dois punhos.
— Não seja sarcástico comigo, seu idiota. Você me deixou ensopada! – eu ainda gritava.
— Diminua o volume, alteza. Não seja tão dramática, meus informantes fizeram questão de dizer que odiava drama. Não deixe sua fama se perder. – ele deu um sorriso sínico, o que me deixou mais brava ainda.
— Largue os meus punhos! – ditei. — Que lugar é esse?
— O parquinho das princesas Disney. Não está óbvio que é uma floresta, senhorita? – ele ergueu uma sobrancelha. — Seu irmão Carlos tem razão quando diz que você é lerda.
— E ambos são idiotas. – assim que ele me soltou, procurei for minha faca e bolsinha. — Devolva, não irei repetir.
— Uma princesa são devia andar com objetos cortantes, alteza. – ele sorriu, enquanto girava minha faca em seu dedo anelar.
— E quem é você para dizer com o que uma princesa deve andar ou não? - me aproximei, em uma tentativa falha de pegar minhas coisas de volta.
— Vossa Alteza é surda ou não escutou quando eu disse meu nome? – ele franziu o cenho.
— E Vossa Senhoria não tem nenhum medo de perder a cabeça em uma guilhotina, presumo eu. – meu joelho foi em direção a ‘’partes’’ do menino, mas logo falhei quando ele rapidamente conseguiu me parar.
— Que selvagem você, adorei. Tenha cuidado, minha querida. – ele tocou em meus ombros.
— Eu não sou sua querida! – esbravejei, nervosa, tomando minhas coisas de sua mão.
— Certo, essa foi uma ótima resposta. Parece até que convive com Allegra. – ele parecia pensativo.
— Não me compare com sua madrasta, já estou cheia de ofensas por hoje. E essa foi definitivamente, a pior de todas. - revirei os olhos, enquanto colocava minha bolsinha na sela do cavalo.
— Eu concordo plenamente com a senhorita nesse quesito. – ele sorriu e eu o encarei, erguendo uma sobrancelha. — Oque? Aquela mulher é horrenda e.. este é meu cavalo, alteza.
— Oque te fez não gostar de Allegra. – perguntei, voltando a me aproximar envergonhada de errar o cavalo.
— Tirando o fato que ela maltrata minha irmã Lyanna, eu acredito que ela foi a mandante do assassinato de minha mãe. Minha mãe não era nenhuma bêbada como ela a ponto de cair de vários degraus por conta própria. – ele disse e eu senti uma fúria em sua voz, ele devia amar muito Lady Rosella. — Eu não tenho muitas memórias dela, sabe? Mas eu a conhecia. – ele ficou cabisbaixo.
— Vamos unir uma gangue para acabar com sua madrasta, o que acha? – dei um sorriso entusiasmado.
— Com todo respeito, mas sua estatura não é de bom uso, alteza. – ele disse enquanto me olhava de cima a baixo.
Ignorei. Já estava cansada de ser chamada de baixinha.
— Jade, me chame de Jade. – disse quase em um suspiro.
— Certo. – ele suspirou, me imitando. — Jade.
— Engraçadinho.
— Sou um ótimo comediante, mas, por que veio até aqui?- ele perguntou, mesmo sem parecer realmente interessado.
— Bom, essa é uma longa história. – e assim, partimos de volta para o Palácio.
Dias atuais...
Toscana, 09:04 p.m
Desde aquele dia, rixas, brigas, mágoas, afeição, amizade, companheirismo e outros sentimentos maiores surgiram entre mim e o futuro Arquiduque de Toscana. Mas isso é história para outro momento.
— Elizabeth Jade L. M. Grimaldi
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Allegra worked on her painting skill that evening, thinking of the future with Leighton.
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Allegra spent the next day thinking, and she decided that she wanted to marry Leighton!
Sim must have a full relationship bar with their significant other before proposing
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Atlas Corvo - Star Quality | Brave
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After the usual early morning vomiting session, the toilet broke and Allegra found out she was pregnant again!
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It's a boy! Meet Atlas Corvo!!
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Soon enough, the baby was coming! Leighton wasn’t there to panic so Allegra had to go to the hospital on her own.
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Allegra and Leighton got married in the backyard with friends and family watching!
Congratulations Mr. & Mrs. Corvo!!
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After breakfast, Allegra went to meet more neighbors, and this included a lady from across the street named Jade. (Jade was made by @poisonfireleafs)
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Now Leighton and Sam are officially part of the household. Sam’s no longer a cute toddler and he somehow aged up with the Evil trait.
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Allegra talked to Jade again, and the two became friends!
(Note to self: find Jade a cute girlfriend)
@poisonfireleafs
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