#albero di ciliegio
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4. Qual è la tua parola preferita?
5. Se tu fossi un tipo di albero, cosa saresti?
24. Si può avere solo un tipo di sandwich. Ogni ingrediente noto all'umanità è a tua disposizione. Crea il tuo panino.
🤍🍮🥛.
4. Fantasia.
Quella che i bambini hanno e vivono per essa, ma gli adulti si dimenticano che esiste. Tutti noi dovremmo ricordarci che esiste la fantasia e sognare un po' di più.
Saremmo sicuramente, tutti un po' più felici.
5. Albero di ciliegio.
È così bello, ed in più rappresenta parte della mia personalità.
Invece se mi dici scegli una rosa ti dico la rosa nera.
24. Mh, interessante domanda 😋
Direi insalata, salmone, e Philadelphia (perché l'ho provato al sushi e non c'è cosa più buona di questo abbinamento) peccato che viene segnalato come "vietato" per gli intolleranti al lattosio quindi da quando ho deciso di smettere di mangiare alimenti con lattosio ho eliminato questo "sushino" come si chiamano? Ahahah
Grazie per le domande.
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Narra la leggenda che in una foresta incontaminata, lontana dalla civiltà, crescesse un ciliegio che non riusciva a fiorire. La sua aura negativa e triste impediva all'erba di crescere e agli animali di avvicinarsi. Era come bloccato, incapace di sbocciare e di vivere.
Attirata da questa stranezza, una Kami, una divinità boschiva, ebbe compassione dell'albero e gli offrì il suo aiuto. Gli diede la capacità di trasformarsi in uomo, donandogli un cuore umano, così che potesse viaggiare e trovare delle ragioni buone e belle che lo portassero a fiorire.
Aveva un anno per trovare un motivo che gli permettesse di sbocciare, scaduto il quale sarebbe morto.
Il ciliegio accettò, ma in principio l'umanità non gli piacque, così presa da guerre di potere, morte e violenze. Tutto cambiò però quando il ciliegio incontrò Sakura, una giovane donna, a cui si presentò col nome di Yohiro, ossia "speranza".
I due diventarono ben presto confidenti, poi cari amici ed infine si innamorarono. Il ciliegio non nascose a Sakura la sua vera natura, lasciandola profondamente turbata e sorpresa.
Tuttavia, l'anno era quasi passato e la dea si ripresentò per chiedere a Yohiro se fosse pronto a sbocciare... o a morire. Fu allora che Sakura capì che non poteva rimare senza il ciliegio, così la divinità le propose di fondersi a Yohiro nello stesso albero per stare insieme a lui per sempre.
Sakura accettò e, quando i due amanti si abbracciarono, diventarono una cosa sola. A quel punto l'albero sbocciò, riempiendosi di centinai di fiori rosa, simboli di un amore eterno suggellato da una cascata di petali. Anna Silvia Armenise ****************** Legend has it that in an uncontaminated forest, far from civilization, a cherry tree grew that could not blossom. His negative and sad aura prevented the grass from growing and the animals from approaching. It was like stuck, unable to blossom and live.
Attracted by this strangeness, a Kami, a forest deity, took pity on the tree and offered her help. She gave him the ability to transform into a man, giving him a human heart, so that he could travel and find good and beautiful reasons that lead him to flourish.
He had a year to find a reason that would allow him to blossom, after which he would die.
The cherry tree accepted, but in the beginning it didn't like humanity, so caught up in wars of power, death and violence. However, everything changed when the cherry tree met Sakura, a young woman, to whom he introduced himself with the name of Yohiro, meaning "hope".
The two soon became confidants, then close friends and finally fell in love. The cherry tree didn't hide her true nature from Sakura, leaving her deeply disturbed and surprised.
However, the year had almost passed and the goddess came back to ask Yohiro if he was ready to blossom ... or die. It was then that Sakura understood that she couldn't stay without the cherry tree, so the deity proposed that she merge with Yohiro in the same tree to be with him forever.
Sakura accepted, and as the two lovers embraced, they became one. At that point the tree blossomed, filling itself with hundreds of pink flowers, symbols of an eternal love sealed by a cascade of petals. Anna Silvia Armenise
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In quel meraviglioso bosco si ergeva un albero che non fioriva mai. Pur essendo pieno di vita, sui suoi rami non apparivano mai i fiori. Per questo aveva l’aspetto di un albero morto, ritorto e secco. Pur essendo vivo, sembrava condannato a non godere del colore e degli aromi della fioritura.
L’albero si ergeva solitario. Gli animali non gli si avvicinavano per paura di essere contagiati dallo stesso male, neanche l’erba cresceva nei suoi dintorni. La solitudine, la sua unica compagna. Narra la leggenda di Sakura che una fata dei boschi si commosse vedendo l’albero apparisse vecchio, pur essendo giovane.
Una notte la fata comparve accanto all’albero e con nobili parole gli sussurrò che avrebbe voluto vederlo rigoglioso e raggiante, e che era disposta ad aiutarlo. Allora gli fece la sua proposta: avrebbe lanciato un incantesimo che sarebbe durato 20 anni. Durante questo lasso di tempo, l’albero avrebbe provato quello che prova il cuore umano. Forse così si sarebbe emozionato e avrebbe trovato la fioritura.
La fata aggiunse che si sarebbe potuto trasformare in qualsiasi momento in essere umano e di nuovo in pianta, come più desiderava. Tuttavia, se terminati i 20 anni non fosse riuscito a recuperare la sua vitalità e bellezza, sarebbe morto immediatamente.
Proprio come disse la fata, l’albero scoprì che poteva prendere le sembianze di un uomo e tornare a essere albero quando voleva. Provò a passare lunghi periodi tra gli umani, per vedere se le loro emozioni lo potevano aiutare nel suo proposito di fiorire. Inizialmente, però, ricevette una delusione: attorno a lui non vedeva altro che odio e guerra.
Questo lo spingeva a tornare nelle sue sembianze originali per lunghi periodi, e così passarono i mesi e poi gli anni. L’albero era quello di sempre e non trovava negli esseri umani la svolta che potesse liberarlo dalla sua condizione. Un giorno, tuttavia, dopo essersi trasformato in umano, camminò fino a un ruscello cristallino e lì vide una bellissima giovane. Era Sakura. Impressionato dalla sua bellezza, l’albero dalle sembianze umane si avvicinò a lei.
Sakura si rivelò gentile con lui. Per ricambiare la sua gentilezza, la aiutò a trasportare l’acqua fino a casa. Durante il tragitto conversarono animatamente, e con una vena di tristezza sullo stato di guerra in cui si trovava il loro paese, condividendo i loro sogni di speranza.
Quando la giovane gli chiese quale era il suo nome, all’albero venne in mente una sola parola: “Yohiro”, che significa speranza. Tra i due nacque una profonda amicizia. Si incontravano tutti i giorni per conversare, per cantare e leggere poemi e libri pieni di storie meravigliose. Più conosceva Sakura, più sentiva il bisogno di stare al suo fianco. Quando non era con lei, contava i minuti che mancavano per vederla.
Un giorno Yohiro non poté più trattenersi e confessò a Sakura tutto il suo amore. Le confessò anche la sua vera natura: era un albero tormentato che presto sarebbe morto perché non era riuscito a fiorire. Sakura rimase impressionata e restò in silenzio. Il tempo era passato e la scadenza dei 20 anni stava per avvicinarsi. Yohiro, che tornò ad assumere le sembianze di un albero, si sentiva sempre più triste.
Un pomeriggio, quando meno se lo aspettava, Sakura si presentò al suo fianco. Lo abbracciò e gli disse che anche lei lo amava. Non voleva che morisse, non voleva che gli accadesse nulla di male. Fu allora che apparve nuovamente la fata e chiese a Sakura di scegliere: rimanere umana o fondersi con Yohiro sotto forma di albero.
Lei si guardò intorno e ricordò i campi desolati e distrutti dalla guerra. Allora scelse di fondersi per sempre con Yohiro. Ed ecco che i due si fusero e divennero uno solo, e come per miracolo, l’alberò fiorì. La parola Sakura significa “Bocciolo di ciliegio”, ma l’albero non lo sapeva. Da allora, il loro amore profuma i campi del Giappone.
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“ Un albero di ciliegio aveva messo le radici nelle fenditure tra i sassi componenti il muretto che sosteneva la terrazza; sporgendosi dalla ringhiera, si vedeva sotto il suo tronco uscire dal muretto a due metri da terra, e poi arcuarsi in modo che, spingendosi in alto, si rovesciava in dentro. Quasi tutta la chioma era perciò sopra il giardino, anzi sembrava stendersi verso l’interno il più possibile, e mi faceva tetto sopra la testa. Notai che la ringhiera era un po’ fuori sesto, come tirata in giù, proprio nel tratto dove il tronco, salendo dall’esterno, le passava rasente. Guardai e vidi che il muro si era gonfiato intorno al punto da cui il tronco ne usciva. Qualche sasso si era staccato e giaceva per terra nel prato sottostante. Fatta questa breve ispezione mi ritirai d’un passo e rivolsi lo sguardo in su. I rami, esili e serrati, formavano una cupola, e i fiori bianchi erano così fitti da non lasciar vedere nemmeno un pezzetto di cielo. Non avevo mai visto niente di così numeroso, e nel primo momento quella ripetizione infinita di petali dello stesso colore bianco mi diede il capogiro. Dove si apriva un varco, l’occhio era subito fermato da un intreccio di petali sul piano successivo; un piano era sfondo dell’altro; da sotto, si poteva credere che quell’immensa fuga di alette bianche non terminasse mai. Il sole non filtrava e, per quanto vedevo, la fioritura stava in ombra, senza vibrazioni di raggi e tutta luminosa allo stesso grado. Stampava un’ombra netta sul prato: fuori del suo contorno, il prato risplendeva d’una luce calda: ma io mi trovavo chiuso sotto una campana di luce chiara, fredda e come irradiata da una sorgente artificiale. Eppure portava qualcosa di vigoroso e di eccitante più dello stesso giorno. Mi pareva di essere caduto in un mondo diverso da quello della casa, e forse lo ero davvero; ho sempre pensato possibile, l’intrusione di un altro mondo in quello nostro abituale, e che possiamo scivolarvi da un momento all’altro. Mi giunse, in un secondo scatto, anche il movimento e il rumore. L’albero era pieno d’api, che in quell’ombra non luccicavano, ma volavano nitide tra i rami e penetravano nelle grotte dei rami, facendo un brusio d’alveare. Quella era la cosa vivente che amavo di più in casa mia, che avevo spesso ricordato, e da cui mi piaceva essere ricevuto dopo una lunga assenza. Emanava una grande, quasi smisurata energia, trasmetteva una vibrazione invisibile come le onde eteree che giungono fino alle stelle; era l’energia degli dei, dei grandi animali e dei morti. “
Guido Piovene, Le stelle fredde, Arnoldo Mondadori Editore, (Collana Scrittori Italiani e Stranieri), 1970¹; pp. 32-34.
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Ciliegio nano, molto produttivo e di lento accrescimento con una costante produzione di ciliegie duracine rosso luminoso. Le dimensioni contenute di questo alberetto da frutto rendono possibile la sua coltivazione anche su terrazzi, balconi e piccoli giardini. Provalo! L’alberello arriva al massimo, a1,50 m di altezza e non ingombra!!
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Albero di Pasqua: idee per un tocco di primavera nelle nostre case
L'albero di Pasqua è una delle idee giuste per dare quel tocco in più alle nostre case in questi giorni. La luce e i colori della primavera insieme ai simboli della festa sono la combinazione adatta per vivacizzare gli ambienti in cui viviamo. Da realizzare in pendant con l'arredamento o in uno stile vicino ai più piccini, ecco alcuni suggerimenti per realizzare l'albero di Pasqua adatto a voi. Non solo l'albero di Natale Prima, però, facciamo un passo indietro e vediamo dove e quando nasce la tradizione di addobbare le case con l'albero di Pasqua. Fratello minore del più famoso albero di Natale, l'albero di Pasqua nasce dalla tradizione molto in voga nei Paesi del Nord e Centro Europa di decorare alberi e cespugli con fiori e uova per celebrare l'arrivo della primavera. La cristianità, poi, ha trasformato questo rito pagano inondandolo con i suoi significati. Ecco che le uova con cui decoriamo l'albero, da simbolo di rinascita, diventano rappresentazione della resurrezione di Cristo. L'usanza si è ben presto diffusa in tutto il mondo e anche da noi in Italia sta diventando una piacevole occasione per vivacizzare gli ambienti casalinghi. Secondo la tradizione, l'albero di Pasqua si realizza subito dopo il mercoledì delle ceneri per fare compagnia durante tutto il periodo della Quaresima. Idee per l'albero di Pasqua nelle nostre case La base dell'albero di Pasqua è costituita da rami di alberi come ciliegio, pesco, betulla, albicocco o melo. La presenza di gemme sui rami darà al tutto un aspetto più realistico. In alternativa si possono utilizzare anche rami finti, magari con piccoli fiori. Come tutte le decorazioni, anche l'albero di Pasqua dovrà adattarsi allo stile generale della casa: - In ambienti dallo stile classico sarà azzeccatissimo un albero realizzato con rami veri sistemati in un vaso di terracotta e addobbati con piccoli ovetti colorati e sagome di coniglietti. - Uno stile moderno, invece, richiama un albero realizzato anche con rami anche finti da sistemare in un vaso di vetro. Se non vi piace che si vedano i rami adagiati nel vaso potete nasconderli con della sabbia colorata. A quel punto potete procedere con le decorazioni. Una valida alternativa può essere tinteggiare di bianco i rami di bianco: in questo modo, i colori delle decorazioni risalteranno maggiormente. - Se avete un giardino scegliete un albero o un cespuglio e decoratelo con uova colorate di una misura più grande: l'impatto visivo sarà garantito. Coinvolgere i più piccoli Proprio come il Natale, anche la Pasqua può essere un'occasione per ritagliarsi del tempo di qualità con i propri figli. Possiamo coinvolgere i nostri piccoli nella realizzazione dell'albero sia in casa che all'aperto oppure realizzarne uno diverso da esporre nella loro cameretta. L'opzione più gettonata, nel secondo caso, è un albero realizzato con del panno lenci e un'anima di ferro che lo aiuti a tenersi in piedi. Insieme ai piccini si possono ritagliare le sagome di uova e di coniglietti e decorarle per renderle più realistiche e vivaci. Armatevi di forbici e colla e il gioco sarà fatto. In copertina foto di scartmyart da Pixabay Read the full article
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Verona. Piano di riforestazione urbana 2024. Messa a dimora altri 1000 alberi con il progetto "un albero per ogni neonato"
Verona. Piano di riforestazione urbana 2024. Messa a dimora altri 1000 alberi con il progetto "un albero per ogni neonato". Un nuovo polmone verde da oggi dà il benvenuto a chi arriva in città. È quello inaugurato stamattina nell'area verde di via Mantovana all'altezza di Forte Gisella. Un parco boschivo composto da circa 1000 piante arboree e arbustive messe a dimora dal Comune di Verona per lo sviluppo degli spazi verdi urbani nell'ambito del progetto "Un albero per ogni neonato". La realizzazione è stata effettuata su una superficie di circa 7.000 metri quadrati, mettendo a dimora piante arboreo-arbustive di varie specie, a completamento della forestazione effettuata nel 2017. Un intervento eseguito garantendo la salvaguardia degli alberi piantumati, dal momento che è stato installato un impianto di irrigazione a goccia assicurando l'innaffiamento durante tutto l'arco dell'anno. Alla conferenza stampa di presentazione, organizzata sul posto, sono intervenuti l'assessore ai Giardini e Arredo urbano Federico Benini, i consiglieri comunali Lorenzo Didonè, Paola Poli, Fabio Segattini e il presidente Circoscrizione 4^ Alberto Padovani. "È un'altra forestazione importante per la nostra città, un intervento già in atto dalle scorse settimane e che proseguirà nei prossimi giorni grazie all'intervento di Amia – commenta l'assessore ai Giardini e Arredo urbano Federico Benini -. Un'operazione corposa a favore dell'ambiente, dell'aria e dell'ossigeno, eseguita con installazioni di impianti irrigui che tutelano e proteggono uno dei tanti boschi urbani della città. La prossima forestazione è in programma già per la prossima settimana in Borgo Roma, precisamente in via Legnago in un'area che era stata lasciata a sè. Anche quella sarà recuperata a favore dell'ambiente e del verde". "È un'importante messa a dimora in una zona di confine fra la città e il comune in un'area con forte percorrenza stradale – afferma il presidente della Circoscrizione 4^ Alberto Padovani -. Di conseguenza avremo nuovo ossigeno in ingresso e in uscita da Verona a tutela di tutto il quartiere". Le principali specie utilizzate sono: Acero campestre, Ippocastano, Carpino bianco, Frassino, Ginkgo biloba, Carpino nero, Pioppo, Ciliegio, Pero da fiore, Quercia farnia, Tiglio, Olmo, ed arbusti tipo Nocciolo, Ligustro, Prugnolo, Frangola, Viburno. L'intervento è in attuazione alla Legge n. 113/1992 "Obbligo per il Comune di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica" e modificata dalla Legge n. 10/2013 "Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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You never give up heels when you want to be just a shadow of the evening and crush confetti with light as if you had to stick them with a sword. Don't give up being a woman and raising your body with the same grace as a cherry tree in bloom. Don't give up the heels if you really want to wait for me, I'll choose the chains, I'll choose the whip, and I'll respect the heels that are yours and it's you, and you're the gentle song of the felines in love that recall as soon as evening comes
Non rinunci mai ai tacchi quando vuoi essere solo un’ombra della sera e schiacciare i coriandoli di luce come se li dovessi infilzare con una spada. Non rinunci ad essere donna ed ad alzare il tuo corpo con la stessa grazia di un albero di ciliegio in fiore. Non rinunci ai tacchi se mi vuoi aspettare davvero, sceglierò le catene, sceglierò la frusta, e rispetterò i tacchi che sono tuoi e sei tu, e sei il canto gentile dei felini in amore che si richiamano appena viene sera
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67enne ferito da albero pericolante a Bolzano
Un bolzanino di 67 anni questa mattina, mentre in un giardino stava tagliando un ramo, l’albero di ciliegio pericolante e crollato per terra e ha ferito l’uomo in modo serio. Sul posto sono intervenuti la Croce bianca, i vigili del fuoco e i vigili urbani. Riproduzione riservata © Copyright ANSA source
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In quel meraviglioso bosco si ergeva un albero che non fioriva mai. Pur essendo pieno di vita, sui suoi rami non apparivano mai i fiori. Per questo aveva l’aspetto di un albero morto, ritorto e secco. Pur essendo vivo, sembrava condannato a non godere del colore e degli aromi della fioritura.
L’albero si ergeva solitario. Gli animali non gli si avvicinavano per paura di essere contagiati dallo stesso male, neanche l’erba cresceva nei suoi dintorni. La solitudine, la sua unica compagna. Narra la leggenda di Sakura che una fata dei boschi si commosse vedendo l’albero apparisse vecchio, pur essendo giovane.
Una notte la fata comparve accanto all’albero e con nobili parole gli sussurrò che avrebbe voluto vederlo rigoglioso e raggiante, e che era disposta ad aiutarlo. Allora gli fece la sua proposta: avrebbe lanciato un incantesimo che sarebbe durato 20 anni. Durante questo lasso di tempo, l’albero avrebbe provato quello che prova il cuore umano. Forse così si sarebbe emozionato e avrebbe trovato la fioritura.
La fata aggiunse che si sarebbe potuto trasformare in qualsiasi momento in essere umano e di nuovo in pianta, come più desiderava. Tuttavia, se terminati i 20 anni non fosse riuscito a recuperare la sua vitalità e bellezza, sarebbe morto immediatamente.
Proprio come disse la fata, l’albero scoprì che poteva prendere le sembianze di un uomo e tornare a essere albero quando voleva. Provò a passare lunghi periodi tra gli umani, per vedere se le loro emozioni lo potevano aiutare nel suo proposito di fiorire. Inizialmente, però, ricevette una delusione: attorno a lui non vedeva altro che odio e guerra.
Questo lo spingeva a tornare nelle sue sembianze originali per lunghi periodi, e così passarono i mesi e poi gli anni. L’albero era quello di sempre e non trovava negli esseri umani la svolta che potesse liberarlo dalla sua condizione. Un giorno, tuttavia, dopo essersi trasformato in umano, camminò fino a un ruscello cristallino e lì vide una bellissima giovane. Era Sakura. Impressionato dalla sua bellezza, l’albero dalle sembianze umane si avvicinò a lei.
Sakura si rivelò gentile con lui. Per ricambiare la sua gentilezza, la aiutò a trasportare l’acqua fino a casa. Durante il tragitto conversarono animatamente, e con una vena di tristezza sullo stato di guerra in cui si trovava il loro paese, condividendo i loro sogni di speranza.
Quando la giovane gli chiese quale era il suo nome, all’albero venne in mente una sola parola: “Yohiro”, che significa speranza. Tra i due nacque una profonda amicizia. Si incontravano tutti i giorni per conversare, per cantare e leggere poemi e libri pieni di storie meravigliose. Più conosceva Sakura, più sentiva il bisogno di stare al suo fianco. Quando non era con lei, contava i minuti che mancavano per vederla.
Un giorno Yohiro non poté più trattenersi e confessò a Sakura tutto il suo amore. Le confessò anche la sua vera natura: era un albero tormentato che presto sarebbe morto perché non era riuscito a fiorire. Sakura rimase impressionata e restò in silenzio. Il tempo era passato e la scadenza dei 20 anni stava per avvicinarsi. Yohiro, che tornò ad assumere le sembianze di un albero, si sentiva sempre più triste.
Un pomeriggio, quando meno se lo aspettava, Sakura si presentò al suo fianco. Lo abbracciò e gli disse che anche lei lo amava. Non voleva che morisse, non voleva che gli accadesse nulla di male. Fu allora che apparve nuovamente la fata e chiese a Sakura di scegliere: rimanere umana o fondersi con Yohiro sotto forma di albero.
Lei si guardò intorno e ricordò i campi desolati e distrutti dalla guerra. Allora scelse di fondersi per sempre con Yohiro. Ed ecco che i due si fusero e divennero uno solo, e come per miracolo, l’alberò fiorì. La parola Sakura significa “Bocciolo di ciliegio”, ma l’albero non lo sapeva. Da allora, il loro amore profuma i campi del Giappone.
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Ridammelo, ridammelo tutto indietro l’amore che ti ho dato, forse non ti è servito, forse non ti è bastato, ridammi indietro il mio cuore puro, ridammi l’innocenza di un bacio, ridammi indietro le lacrime, l’ansia, il mal di stomaco, il nodo alla gola, le palpitazioni, ridammi indietro la gioia, ridammi indietro il sesso, ridammi indietro l’adolescenza, le notti a pregare che fossi tu quello giusto, ridammi i miei pensieri, le mie angosce, i miei occhi gonfi, i miei ricordi, dammi tutto perché vorrei seppellirlo nel giardino più bello che ci sia, piantarli sopra un albero di ciliegio, vorrei scriverlo su un pezzo di foglio e gettarlo al mare, annegare tutto questo dolore che mi provochi la notte
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Ciliegio di Nanchino , Prunus Tomentosa Generalità Il Ciliegio di Nanchino ( Prunus tomentosa) è un piccolo albero deciduo originario della Cina,
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🌸 Spring 🌸
(FOTO MIA)
#Spring#Sakura#Fiori di ciliegio#primavera#photografy#photooftheday#photo#my photos#Albero di ciliegio#fiori#fioritura#artists on tumblr#tumbrl#fotografia#foto
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*Ho letto una storia molto bella ed ho deciso di condividerla qui con voi!
《Il ciliegio del sedicesimo giorno
Nel distretto di Wakegori, che appartiene alla provincia di Iyo, c’è un ciliegio famoso e antichissimo chiamato Jiu-roku-zakura, ovvero «ciliegio del sedicesimo giorno», perché fiorisce tutti gli anni il sedicesimo giorno del primo mese (secondo il vecchio calendario lunare), e quello soltanto. Il tempo della sua fioritura cade quindi nel Periodo del Grande Gelo, sebbene per regola naturale i ciliegi attendano la primavera prima di azzardarsi a fiorire. Il fatto è che nello Jiu-roku-zakura fiorisce una vita che non è − o almeno non lo era in origine − la sua. In quell’albero alberga lo spirito d’un uomo.
Era egli un samurai di Iyo e l’albero cresceva nel suo giardino e fioriva, insieme a tutti gli altri, verso la fine di marzo e i primi di aprile. Aveva giocato sotto quell’albero quando era bambino; i suoi genitori, i suoi nonni e i suoi antenati avevano appeso ai suoi rami in fiore, una stagione dopo l’altra, per più di cento anni, strisce di carta colorata che recavano scritte poesie di lode.
Lui stesso era diventato vecchissimo sopravvivendo ai suoi figli e non gli era rimasta altra creatura da amare che non fosse il ciliegio. Ma, ahimè, durante l’estate di un certo anno, l’albero si avvizzì e morì. Il vecchio se ne dolse oltre ogni dire. Invano cortesi vicini gli trovarono un altro ciliegio, giovane e vigoroso, e lo piantarono in giardino, con la speranza di recargli conforto. Li ringraziò di cuore e dette mostra di aver ritrovato la felicità. Ma in realtà aveva la morte nel cuore, perché così teneramente aveva amato il vecchio albero che nulla avrebbe potuto consolarlo.
Alla fine gli venne in mente una buona idea: si ricordò come si può salvare una albero morente. Era il sedicesimo giorno del primo mese. Si recò da solo in giardino e s’inchinò davanti all’albero avvizzito rivolgendogli le seguenti parole: «Ti scongiuro di fiorire ancora una volta… perché sto per morire al posto tuo». (È convinzione diffusa, infatti, che si possa immolare la propria vita per un’altra persona, o per qualsiasi essere creato, compreso un albero, purché si ottenga l’aiuto degli dèi; e questa trasmigrazione dell’esistenza è espressa dalle parole migawari ni tatsu: «agire per sostituzione».)
Allora il vecchio distese sotto l’albero un telo candido e vi depose alcuni cuscini, quindi vi s’inginocchiò e fece hara-kiri, alla maniera dei samurai. E il suo spirito trasmigrò nell’albero e lo fece fiorire in quel preciso istante.
E tutti gli anni continua a fiorire il sedicesimo giorno del primo mese, nella stagione delle nevi.》
****
#giappone#albero di ciliegio#anima#cuore#ricordi#vita dopo la morte#trascendenza#vita#solitude#amicizia#amore
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Piccola storia di una Merletta
La Merletta è tornata all'attacco. Ieri ha saccheggiato il "giardino" ( che chiamo così per comodità, ma che in realtà è un misero lembo di terra tipo loculo che ospita addirittura un ippocastano piantato decenni fa dagli originali proprietari.)L' albero è altissimo e raggiunge il terzo piano del palazzo sfiorando le finestre dei condomini, recentemente è stato impietosamente potato. Averlo piantato fu una follia e nemmeno l' unica...all' Ippo facevano compagnia un ciliegio selvatico e nel "giardinoloculo" accanto addirittura un pino che solitamente si trova in montagna.Sopravvissuto solo Ippo, datosi albero di larghe vedute e fronde, decise di diventare B&B. Ecco perché la Merletta e suo marito Merlodalbeccogialloeappuntito la scorsa settimana avevano pensato bene di buttare giù dal nido, offerto da Ippo, il loro unico figlio. Poiché Leo, pur essendo vecchiotto non è ancora del tutto rinco, gli ha dato la caccia e io ho dato la caccia a Leo salvando il Figliounico dalle sue fauci sdentate e infilandolo contro la sua volontà nel giardino del signor E.,protetto da ogni pericolo. Ora mi sono resa conto che la Merletta deve avere un secondo figlio perché questa mattina ho visto Leo,che solitamente esibisce un'andatura ondeggiante con pancia strascicata sul terreno tipo leone della Savana in procinto di catturare una preda, fare uno scatto degno di Mennea ai tempi d' oro. Ho subito braccato il felino, sgridato con parole a lui comprensibili tipo" Guai a te, non ci provare, ti ammazzo..." e sono tuttora in attesa di recuperare il fratello di Figliounico per infilarlo nel giardino del signor E.
Ho proprio niente da fare...
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Adesso,
salgo sopra il cielo,
Sopra di te.
Mi sembra che tutta la vita ritorni a danzare
d'amore e poesia,
proprio come io
ho intenzione di viverla,
la vita più piena
e Assoluta.
Di luce e di prese lancinanti,
io sono fatta
per scomparire
negli altri, nei momenti migliori,
in me stessa,
nei momenti peggiori.
Sono pura, sono libera.
Sono come te, Sono animale, albero,
motore immobile, dinamismo perpetuo, ciliegio
inconsistente, giornate appassite, pienezza inaudita.
Sono me stessa,
tra i croli e i colteli,
tra le luci e le stelle.
Al diradarsi del cammino, vi è un fiore ad attenderti.
Sono io.
Greta Verdini
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