#alba grigia
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Autunno di Rosetta Sacchi: Il Ritratto Poetico di una Stagione di Malinconia e Bellezza. Una poesia delicata e suggestiva che evoca i colori, i suoni e i sentimenti dell’autunno, attraverso la sensibilità di Rosetta Sacchi. Recensione di Alessandria today
La poesia Autunno di Rosetta Sacchi è un quadro lirico che cattura l'essenza della stagione autunnale con immagini vivide e un tono profondamente malinconico.
La poesia Autunno di Rosetta Sacchi è un quadro lirico che cattura l’essenza della stagione autunnale con immagini vivide e un tono profondamente malinconico. La descrizione dell’alba grigia, del vento che si alza e delle foglie che cadono, evoca non solo i cambiamenti della natura, ma anche lo stato d’animo di chi osserva il mutare delle stagioni. Il verso iniziale, “È grigia l’alba e il vento…
#alba grigia#atmosfera autunnale#Autunno#bellezza dell’autunno#bellezza delle stagioni#cambiamenti nella natura#cambiamento stagionale#canto del fringuello#ciclo della vita#Contemplazione#descrizione della natura#emozioni stagionali#foglie che cadono#immagine poetica#introspezione#Introspezione poetica#Malinconia#natura e emozioni#osservazione della natura.#poesia autunnale#poesia e sentimento#poesia italiana contemporanea#poesia malinconica#poesia minimalista#poesia sulla natura#poesia sulla natura italiana#poesia sulla vita#riflessione interiore#Rosetta Sacchi#Rosetta Sacchi poetessa
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Se mi ami, amami tutta:
Non per zone di luce o d'ombra.
Se mi ami,
amami nera e bianca.
E grigia e verde e bionda,
amami giorno,
amami notte….
E alba alla finestra aperta!
Se mi ami, non mi ritagliare:
Amami tutta…. o non mi amare!
D. M. Loynaz
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Oggi avrei voluto chiamarti, in realtà anche ieri e probabilmente anche domani.
Da quando non ci sei più sono successe così tante cose che so che avresti voluto che te le raccontassi subito.
Da quando non ci sei più la vita si è fatta più noiosa e monotona, più grigia e cupa.
E oggi avrei voluto parlarti, in realtà anche ieri e probabilmente anche domani.
Sentire di nuovo il suono della tua voce così meravigliosa e profonda come i discorsi che facevamo fino a tarda notte.
Oggi avrei voluto vederti, in realtà anche ieri e probabilmente anche domani.
Guardare di nuovi quei tuoi occhi scuri e pensare di stare osservando la creatura più bella al mondo, lo stesso mondo che ti ha devastata, distrutta, sbriciolata, che non ha saputo amarti, accoglierti, comprenderti, perché eri semplicemente speciale, tanto determinata quanto irrazionale.
Vivere senza di te fa male, non sono abituata e non so se mai mi abituerò alla tua assenza sempre più presente ogni giorno che passa.
Oggi avrei voluto te, in realtà anche ieri e probabilmente anche domani.
Oggi tu non ci sei più, ma sei e sarai per sempre stampata sul mio cuore e ti continuerò a cercare in ogni angolo della nostra città, in ogni sigaretta fumata senza di te, in ogni alba e tramonto, e tu sarai ovunque io sarò.
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a túa saia de ceo
deuses absurdos ou as ruínas do futuro tellado de fío ou vento a paz que sufrimos amarga dozura de ser cadea palabra e porto paso e paso algunha pegada abatido branco misterio onde non hai misterio algúns números
a verdade pode ser unha onda tamén acariñar os teus seos como unha folla de ar que vén e vai desfacendo a lembranza saber a cinza de sal e non ter onde apoiarse ser home e ademais estar só
non hai colunas pararme ante vós como unha sombra mentres tanto todo é escaleira cor de sima e presente onde seguen a enganarte coas dúas mans que son suma ao ceo raso seguimos sendo noite xeada alborada gris e camiños de onda isto é todo corda de carne infinita meta
escoito apoiado na estada e non lembro non vexo nada e tampouco marcho soa a sirena e todo é hoxe mesmo toda a mar é o meu corpo esperando ser as túas ondas mazá sen faro
Do libro: máis alá do pulso (work in progress)
...e na tradución de @anemos-world:
Dei assurdi o le rovine del futuro tetto di filo o avvolgere la pace che soffriamo dolcezza amara di essere catena di parole e porto passo e passo un po 'di impronta bianca abbassata mistero dove non c'è mistero alcuni numeri
la verità può essere un'onda che accarezza anche il tuo seno come un velo d'aria che va e viene annullando la memoria conoscere la cenere di sale e non avere un posto dove appoggiarsi essere un uomo e anche essere solo
non ci sono colonne davanti a te come un'ombra intanto tutto è color abisso e scala presente dove continuano a ingannarti con entrambe le mani che sono somma per il cielo poco profondo siamo ancora gelida notte grigia alba e i percorsi delle onde questo è tutto l'obiettivo della corda della carne infinita
Sento appoggiarmi al patibolo e non ricordo Non vedo niente e nemmeno me ne vado la sirena suona e tutto è oggi tutto il mare è il mio corpo che aspetta di essere la tua mela ondeggia senza faro
© MAnoel T, 2020
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Se mi ami, amami tutta,
non a zone di luce o ombra…
Se mi ami, amami nera
e bianca, e grigia, verde, e bionda,
e bruna…
Amami giorno,
amami sera…
E alba sulla finestra aperta!
Se mi ami, non tagliarmi:
amami tutta… o non amarmi!
Dulce Maria Loynaz
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Lo spiraglio dell’alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.
Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell’alba
sulle colline scure.
Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell’alba
sommergono le case.
La città rabbrividisce,
odorano le pietre
sei la vita, il risveglio.
Stella sperduta
nella luce dell’alba,
cigolio della brezza,
tepore, respiro
è finita la notte.
Sei la luce e il mattino.
"Lo spiraglio dell’alba"
Cesare Pavese
9 marzo 1950
#alba
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Solo noi siamo in grado di regalare una nuova alba alla nostra vita, seppur grigia, viva e nuova. Dipendesse dagli altri potremmo anche vivere in ombra per sempre, in eterno... ❤️
29/01/2021 h 23:18
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...Se mi ami, amami tutta,
non per zone di luce o d’ombra...
se mi ami, amami nera e bianca.
E grigia, e verde, e rossa,
amami di giorno,
amami di notte…
E all’ alba con la finestra aperta!
Se mi ami, non mi dividere:
amami tutta, o non amarmi 🦋
✒Dulce María Loynaz
.......SorrisoGiorno..... 🦋
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14.10.76 Piante e Strani Effetti Pare che il docente abbia voluto mettere alla prova la loro passione per l`erbologia; chi accetterebbe di svegliarsi prima dell`alba per aiutarlo con chissà quale diavoleria misteriosa, se non dei veri erbonerd? Il castello immerso nel buio, e con le luci fievolissimi di un sole che non sorgerà ancora per una scarsa mezz`oretta, ha il suo perchè e rende l`atmosfera abbastanza suggestiva. Arrivati allo spiazzo, potranno facilmente notare un gazebo bianco, piazzato appositamente per l`occasione, sotto il quale si trova Zevran in tutto il suo splendore. Un`altra cosa che i ragazzi potranno notare sotto il gazebo, sono due tavolini; uno rettangolare lungo quanto il lato del gazebo, e uno tondo un po` più piccolo. Sopra il primo, c`è un abbondante assortimento di biscotti, cornetti, muffin e cose del genere; il secondo, invece, è occupato da un paio di grandi caraffe termiche in metallo, di quelle con il coperchio e il beccuccio, più un vario assortimento di mug colorate in ceramica.[...]
Z:« Nel caso in cui qualcuno avesse saltato la colazione,oppure avesse sonno... lì c`è del caffè e del tè » lasciandosi scappare un sorrisetto divertito davanti a eventuali sbadigli o altre dimostrazioni di stanchezza.
T: «Oh,sì.La ringrazio» commenta con sollievo mentre già allunga le mani verso una delle mug colorate. Ascolta il dire del caro professore mentre solleva la caraffa, che si spera contiene tè, per riempire la mug. Ascolta le ipotesi di qualche compagno mentre afferra la tazza piena con la mano sinistra e un muffin con la destra.
Z: « Ho bisogno del vostro aiuto non per piantare ma per raccogliere» dice, lanciando loro qualche occhiata « Siccome va fatto entro l`alba, ho pensato che più mani abbiamo più Giana raccogliamo » sì, butta così il nome della pianta« Non vorrei fare troppi spoiler per il quarto anno. E` proprio per voi che oggi vogliamo raccogliere le foglie » plurale maiestatis perchè sì. Intanto sono arrivati al retro della serra; il docente si avvicina alla porticina, spalancandola e invitandoli ad entrare in quella parte di serra che solitamente non vedono [...]E, in circa una ventina di postazioni, un esemplare di Giana [...]Sorride loro, osservandoli come se si aspettasse qualche reazione strana da un momento all`altro. Non sembra ritenere importante, al momento, spiegare loro le proprietà della pianta.
{Rubrica cosacierainquelbuffet: chi ha mangiato i muffin sentirà il bisogno di parlare a più non posso, e raccontare i pettegolezzi (veri o finti che siano). Chi ha mangiato i biscotti si troverà improvvisamente con una voglia matta di cantare, e... non potrà tenerla a bada.Per quanto riguarda le bevande: tutti quelli che bevono caffè potranno iniziare a sentirsi più energici e lucidi, mentre quelli che hanno bevuto il tè..per ora non sembra stia succedendo nulla, a loro.}
N.R. : « oh, lo sapete che c’è un drago nei sotterrranei? Non so bene dove, forse è nelle cucine insieme agli elfi...» continua a parlare ininterrottamente, non riuscendo a fermarsi, con quella splendida voce acutissima.
Z: « Sinceramente non credo avremmo ancora degli elfi domestici, in quel caso » afferma semplicemente, con un certo cinismo.
C.M.: «Oh, sì. Lo ho sentito dire anche io. Ma non solo draghi! Nei sotterranei si nasconde di tutto!» poi invece mentre canticchia «or maybe it is a door - that`s closing up some hero`s back - on his track to be a man»
Z: « Hai pensato di entrare nel coro? » Tanto per appoggiarli, si unisce un secondo ai pettegolezzi « Sì è vero, nei sotterranei c`è un sacco di gente... anche creature strane » afferma, con un cenno della mano. Sì, signori, sta implicitamente parlando anche di sè. « se i biscotti allo Stridiosporo fanno sempre quest`effetto, li inizio a vendere »
S.C: «Ho sentito dire che di notte i fantasmi si danno alla pazza gioia con Pix, io me li immagino, soprattutto la Dama Grigia e Il Barone Sanguinario, anche se un po` di divertimento non gli guasterebbe.» prega che non ti abbiano sentito, Sunny. .
T: «Mio padre la coltiva nelle serre di casa e io ho sempre voluto provarla» A nessuno interessano queste informazioni non richieste,ma per qualche motivo non riesce a frenare la lingua. «Per qualche motivo però mio padre non vuole che entro nelle serre. Troppo pericoloso dice» E le scappa una risatina «Nemmeno ci tenesse dentro piante carnivore» Quindi si volta preoccupata verso Will «Ci coltiva piante carnivore?»Come se lui lo sapesse Quindi si volta di scatto verso i compagni «Sapete che l’altro giorno Fralker ha ballato in mutande sotto la pioggia?»E ride da sola annuendo con solennità «Si,si. E’ uscito in giardino ,si è tolto i vestiti e ha cominciato a ballare. [...]Dicono che Alyce indossi la parrucca» sussurra a Will dalla postazione accanto alla sua. Si volta a guardarlo per fargli un occhiolino e un cenno del capo verso la Prefetta Grifa «Sai: l’alopecia» Speriamo che il sussurro non sia troppo udibile.
M.B: «How many... roads must a man walk down/ before you call him a man?»
T: «Sai,dicono che Chloe faccia sparire i suoi animali... Quando l’ho conosciuta aveva tre gechi: che fine hanno fatto ora?» Lancia un’occhiata cospiratrice in direzione della compagna Tassa «Te lo dico io: se li è mangiati.Scommetto che entro la fine dell’anno sparirà anche il topo.A proposito di topi: le cucine ne sono piene. Di ratti però. Grossi,pelosi e pieni di malattie»
T.D. : « Spingo per gli spoiler. » Ovviamente. « Un ripasso per gli anni più alti e qualche informazione utile per il futuro per i più bassi. » E’ gentile, eh? Mica vuole sapere cose lui, nono.
Z:« Vi basti sapere che questa trasformante permette il cambio temporaneo di sesso, sia a livello fisico che mentale » afferma semplicemente, con un sorrisetto, prima di aggiungere « e durante il suo effetto non ci si ricorda della propria identità originale » ecco che quindi finalmente afferra la caraffa che aveva alla cintura. La stacca, portadosela davanti « io ne ho raccolta un po` tre settimane fa, e ne ho fatto un`infuso. Visto che mi avete aiutato... » e lascia vagare lo sguardo su nessuno in particolare « chi vuole, potrà averne un po`. A proprio rischio e pericolo » afferma, sfarfallando gli occhi in modo da ostentare un`aria innocente a cui davvero non crederà nessuno. Fissa i quartini per qualche istante « voi no, non voglio privarvi di farlo con i vostri compagni » afferma quindi, con un sorrisetto.
{Cosacierainquelbuffet, parte 2: quelli che hanno bevuto il tè iniziano ora ad avvertirne gli effetti: Un`amnesia localizzata, che riguarda la propria identità.Non si dimenticheranno il proprio nome o i propri valori fondamentali, ad esempio, ma invece potrebbero dimenticarsi aspetti della propria personalità di secondaria importanza}
C.M: «io… io, credo, insomma, sì. Lo vorrei, provare.» mentre lancia un occhiata a Gus come a cercarne un parere .Insomma, provarla potrebbe essere d’aiuto, forse. Ma sempre meglio provarla che non provarla, no? Annuisce mentre però inizia a sentire una strana nuova sensazione «Gus, ho dimenticato qualcosa… Cioè credo. Mi sembra.» ma poi «I boogie down like a unicorn - No stoppin` till the break of dawn - Put your hands up in the air - Like an ogre just don`t care» qua non si può davvero arrivare a finire un ragionamento oh.
T: «Miley mi ha detto che a breve intervisterà il portiere degli Applebay Arrows; dice che verrà a trovarci qui al castello» E si stringe nelle spalle mostrando quanto poco gliene freghi del Quidditch. Eppure lei è battitrice titolare... Va beh. Dà un piccolo buffetto sulla pianta di giana «Stiamo per finire» le dice. Eh,sì.Lei è una di quelle che parla alle piante. «Voglio diventare maschio» annuncia. Forse è una richiesta di provare gli effetti della pianta adesso,sotto la supervisione di un esperto?O forse una semplice dichiarazione di intenti. Un altro gossip, su se stessa stavolta. «Chissà come sono senza tette» Non che ne abbiamo molte. Abbassa lo sguardo sul proprio petto e poi si sofferma a guardare quello di Will,quasi si stesse immaginando uno scambio di corpi. «Dieci giorni?» Se fosse un po’ più lucida ci penserebbe un attimo su, probabilmente l’idea di cambiare anche carattere la bloccherebbe di sicuro. Ma beh,non siamo in noi. Perciò...per quanto la riguarda non se lo fa certo ripetere due volte. Si sfila i guanti e con passo deciso si avvicina al professore. «Alla salute»
Chloe e Tasha,poco dopo aver bevuto l`infuso, si sentiranno un po` strane. Si trasformeranno davanti agli occhi degli altri studenti, diventando a tutti gli effetti due ragazzi. E non serbando alcun ricordo di esser state, fino a poco prima, delle ragazze.
Vi presento il mio alter ego:Dòmnhall Odinsbane
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A est, oltre la città, un'alba grigia e monotona saliva a corrodere la forma dell' orizzonte.
Cormac McCarthy, Il guardiano del frutteto
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ALBA SULLO STRETTO DI MESSINA
L’alba è quando il mare si veste di luce e questa s’allarga sulla grigia spiaggia e tra le foglie immobili degli alberi, salendo sui monti dove accende le voci degli animali e i colori dei boschi tornando di nuovo tra le nubi grigie e gravide di pioggia.
L’alba è quando torna il vento e sveglia gli ulivi antichi ed i piccoli pini scendendo nella valle urlando smuovendo i fiori, piegando la ginestra, dondolando i cardi e le erbe che pendono dal muro.
L’alba è quando ritornano le voci del mondo e senti le Ciaule chiamarsi mentre scivolano nel vento, i galli gridare la loro forza ed i gabbiani inseguire la schiuma delle onde cercandosi come amanti insicuri mentre le voci ed i suoni meccanici degli uomini crescono con l’aumentare della luce
L’alba è quando lei apre gli occhi e tra le coperte calde stira gli arti come i gatti che incominciano la caccia e con gli occhi semi chiusi mi cerca nella penombra cercando il calore di un bacio per vestirsi anche lei come il mare, solo di luce.
Dawn over the Strait of Messina The dawn is when the sea dresses in light and this spreads over the gray beach and among the motionless leaves of the trees, climbing up into the mountains where it lights up the voices of the animals and the colors of the woods, returning again to the gray and pregnant clouds of rain.
The dawn is when the wind returns and wakes up the ancient olive trees and the small pines descending into the valley screaming, moving the flowers, bending the broom, swinging the thistles and the herbs hanging from the wall.
The dawn is when the voices of the world return and you hear the Crown calling each other as they slip into the wind, the cocks shout their strength and the gulls chase the foam of the waves looking for each other like insecure lovers as the voices and the mechanical sounds of men grow with the increase in light
The dawn is when she opens her eyes and between the warm blankets she stretches her limbs like the cats that begin the hunt and with half-closed eyes she looks for me in the half-light looking for the warmth of a kiss to dress herself like the sea, only by light
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“Siamo la generazione di Skins.
Siamo la generazione del sesso veloce, senz'anima, dell'amore paragonato come una sveltina, degli amici di sempre che c'hanno rubato il cuore, dell'alcol a quindici anni e del fumo ancora prima.
Siamo la generazione di stare svegli fino al mattino, quelli che ballano fino ad avere le vesciche sui piedi, che vanno a letto tardi e si svegliano ancora più tardi.
Siamo noi, siamo noi, che abbiamo paura di tutto eppure abbiamo il cuore che si chiama Riccardo, coraggioso come non mai. E mandiamo a puttane tutto, FUCK IT! A fanculo il futuro, ciò che pensa la gente, cosa vogliono mamma e papà, cosa vuole l'amore, come ci vuole il mondo. Fanculo!
Siamo quelli cresciuti credendo Goku il Dio Supremo del Mondo, con iPomekom sempre nella testa, il GameBoy giallo ocra in mano, e la PlayStation, la prima, quella grigia, sempre sotto la tivù, che Crash Bandicot e Spyro non ci lasciavano proprio mai.
Siamo quelli cresciuti la mattina con Heidi e le Tre Gemelline, e il pomeriggio in strada a giocare a pallone e scambiarci le figurine.
E c'era l'estate con Baywatch, Xena ed Hercules, e c'era l'inverno con Bim Bum Bam.
La sera, prima di andare a letto c'era Smallville e poi,nell'adolescenza, era Skins il nostro compagno di vita.
Siamo noi che ogni canzone di Ligabue è un brivido, cercando di identificarci in Alba Chiara e di ripescare quella buona musica che ora proprio non c'è. Eravamo quelli del FESTIVALBAR.
Cazzo, siamo noi.
Che se tornate fra cent'anni ci trovate sempre qua.”
#adolescenza#adolescentes#tiamo#amicizia#nuove amicizie#amicizie false#amici#miglioriamiche#miglioreamica#tivogliobene#teen#giovaneetà
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Dino Buzzati: milanese “dentro”
Nonostante l’“incidente” della nascita a San Pellegrino di Belluno, nella cinquecentesca villa, ma è quasi un castello, avita (la madre apparteneva a una famiglia di dogi), oggi diventata un B&B gestito dal nipote dello scrittore, Buzzati può a buon diritto definirsi milanese DOC: la famiglia risiedeva stabilmente in Piazza San Marco al 12, il padre era docente di Diritto Internazionale alla Bocconi, Dino frequentò il liceo classico Parini e iniziò l’attività giornalistica al Corriere della Sera ancora prima di laurearsi in giurisprudenza (facoltà scelta per assecondare la volontà della famiglia).
Il giornalismo (come vicedirettore, ma in realtà vera eminenza grigia dell’inserto Domenica del Corriere, fece portare la tiratura a quasi un milione di copie, record mai più raggiunto in seguito) rimase per tutta la vita una delle sue passioni, come si legge in questa citazione:
Metto insieme giornalismo e letteratura narrativa perché sono la stessa identica cosa. E penso che dal punto di vista della tecnica letteraria il giornalismo sia un’esemplare scuola. […] il giornalismo insegna giorno per giorno il rispetto per il lettore, al punto che uno se lo fa entrare nel sangue… E un libro scritto da un giornalista bravo non è noioso. […] Perché la tara della letteratura moderna, la tara precipua, è la noia terribile, per cui ci sono dei libri anche intelligentissimi che non si riesce ad andare avanti a leggere… E questo succede perché sono scritti da gente che non sa il vero mestiere dello scrivere, il quale coincide proprio con il mestiere del giornalismo, e consiste nel raccontare le cose nel modo più semplice possibile, più evidente possibile, più drammatico o addirittura poetico che sia possibile.
Ma, talento davvero poliedrico, Buzzati si dedicò anche alla pittura (nelle due copertine di Un amore, da cui è stato tratto anche un film con Agnès Spaak, sorella di Catherine, accostiamo un ritratto femminile di Buzzati e un disegno di Enrico Baj) e alla musica (a dodici anni sapeva suonare violino e pianoforte). L’esperienza del servizio militare, con il grado di sottotenente, lascia le sue indimenticabili tracce ne Il deserto dei tartari, mentre la passione per la montagna si declina in diverse opere, da Bàrnabo delle montagne a Il segreto del bosco vecchio. La conoscenza del sistema giuridico lo portò invece a scrivere il libretto di un’opera moderna, musicata da Luciano Chailly (padre del direttore d’orchestra Riccardo), Procedura penale. L’amicizia e la collaborazione con il compositore di Ferrara gli ispirò altri tre libretti: Ferrovia sopraelevata, Il mantello, Era proibito; un altro ne scrisse in collaborazione con il musicista Riccardo Malipiero: Battono alla porta, titolo inquietante, degno dei migliori racconti.
Se non l’avete letto (beati voi, perché potete ancora farlo) vi raccomandiamo caldamente Un amore, per diversi motivi: perché si tratta di una storia in parte autobiografica, in cui la passione “senile” del protagonista per la giovane Laide adombra quella dell'autore per la moglie Almerina Antoniazzi. Il tema della Lolita ricorre molte volte in letteratura e nel cinema: da Forte come la morte di Maupassant, a Lolita del formidabile duo Nabokov-Kubrick, a Senilità di Svevo, a Il ritorno di Casanova di Schnitzler (impossibile rendere la profondità del testo in un film, ma certo non si può negare che Alain Delon abbia le fysique du rôle di Casanova), a La bambolona di Alba de Céspedes (anche in questo caso, Ugo Tognazzi è perfetto nella parte del seduttore-sedotto). Lo stile di questo romanzo è completamente diverso da quello cui Buzzati ci ha abituato: è originalissimo, inaspettato, ricco di anacoluti, accattivante. Inoltre i milanesi potranno ritrovare in queste pagine una città inedita, tra vicoli e bassifondi, una Milano anni ’60.
Ora Milano ha deciso di dedicargli un teatro: sarà chiamato Teatro Buzzati 43 (numero degli anni in cui lavorò al Corriere in via Solferino) e si troverà nella vecchia sede del Teatro Colla, in via degli Olivetani.
Illustre rappresentante della letteratura fantastica (ma la definizione gli sta stretta, come quella, che detestava, di “Kafka italiano”), numerose sono le tematiche della sua variegata produzione: l'amore, la morte, l'attesa, la malattia, la guerra, la solitudine, il mistero, la ricerca di se stessi, il soprannaturale, offerte in maniera ambigua, aperte a diverse chiavi di lettura, messaggi mai completamente decifrati, come fossero scritti per ognuno di noi in una lingua diversa.
L'umanità di Buzzati è affannata in un'esistenza sfuggente, indefinibile, inafferrabile; quando crediamo di avere raggiunto una certa stabilità, una sicurezza economico-familiare ecco che l'imprevisto ci scombussola tutto, i timori si fanno reali, la profezia si auto-adempie: il pittore dato per morto da un errore giornalistico finisce per morire veramente (L'erroneo fu); ne Il colombre il protagonista insegue tutta la vita un mostro da cui si sente perseguitato e che in realtà voleva fare la sua fortuna; in Sette piani (Ugo Tognazzi ne ha tratto uno splendido film, Il fischio al naso, dove recita persino Marco Ferreri), il personaggio principale, entrato in ospedale per una sciocchezza, finisce per sostare in tutti i piani (come fosse un purgatorio terrestre) di cui l'ultimo è quello per i malati gravi, l'anticamera della morte. Ma tutti i numerosissimi racconti di Buzzati sono ugualmente sorprendenti, originali, metaforici, da consigliare a occhi chiusi.
Il tempo è fuggito tanto velocemente che l’animo non è riuscito ad invecchiare. E per quanto l’orgasmo oscuro delle ore che passano si faccia ogni giorno più grande, Drogo si ostina nella illusione che l’importante sia ancora da incominciare.
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A Crotone, il murale artistico che è diventato una terapia emozionale
Questa è la storia di Alba, diciassettenne di Crotone che si divide tra scuola e piscina. Con andatura incerta (ma risoluta) cerca di catturare i suoi sogni, nonostante non sia mai riuscita a godere appieno dei colori della vita. Affetta da una forma di autismo e ipovedente, guarda il mondo “sfiorandolo” e, soprattutto, ascoltandolo. Questa è anche la storia di Maria, mamma dal cuore artistico, che è riuscita a fare breccia in quella “barriera” che l’autismo genera con un’intuizione speciale, dettata da un’altrettanto speciale e amorevole sensibilità. E’ poi la storia di Lucy Mey, visual artist che per la prima volta ha sperimentato il prezioso potere dell’espressione artistica e la formidabile valenza terapeutica della sua street art.
Qualche mese fa, insieme alla mamma Maria, Alba ha cambiato casa. Si è trasferita in uno di quei palazzotti che sovrastano la periferia della città pitagorica. Grazie all’estro materno, pennellate di colore intrise d’arte hanno ravvivato stanze e porte della nuova abitazione, ma affacciandosi dal balcone, lo sguardo della 17enne si posava inevitabilmente sul muro grigio che svettava nel cortile, imponente quanto due piani di un palazzo. Un panorama plumbeo che inibiva profondamenteAlba, già costretta a valicare, quotidianamente, gli ostacoli che la vita le ha messo davanti, ma che grazie alla sensibilità e all’amore materno si è trasformato da barriera di cemento a nuovo orizzonte sconfinato, nel quale affondare lo sguardo.
L’ARTE CHE VA OLTRE OGNI BARRIERA Spinta dalla passione per l’arte, e fermamente convinta del potere catartico connaturato in ogni sua forma espressiva, Maria ha avuto un’idea originale per consentire alla sua Alba di godersi il cortile, senza turbamenti: mutare quella grigia corte in un “giardino incantato”. Così, il muro che si erge nello spazio attorno al palazzo si sarebbe trasformato da barriera angusta a parete “magica”, capace di neutralizzare le fragilità di Alba, trasportandola nei meandri di una straordinaria bellezza. Ne sarebbe scaturito un sentiero, disseminato di rami e sassi, un po’ come certe avversità che il destino ha posto sul suo cammino, ma con in lontananza un orizzonte paradisiaco. Con questa bozza ben tratteggiata nell’animo, Maria si è presentata da Lucy Mey, giovane e talentuosa artista calabrese.
IL GIARDINO INCANTATO DI LUCY MEY «Sono stata contattata da Maria tramite un’altra artista amica comune che, mesi fa, l’ha aiutata nelle decorazioni all’interno dell’abitazione. Ci siamo ritrovate a parlare lo stesso linguaggio dell’arte e, sin da subito, si è creata quella sintonia che ha permesso di gettare le basi per trasformare la sua idea in una realtà che consentisse ad Alba di accettare quello spazio esterno, come parte integrante della sua abitazione», racconta Lucrezia Siniscalchi, in arte Lucy Mey, fondatrice dell’associazione culturale Camera 237, con cui intraprende percorsi mirati a sensibilizzare l’animo umano attraverso varie forme d’arte, tra cui appunto la street art, e attiva anche nella realtà del MABOS, il Museo d’Arte del Bosco della Sila. «Ho dato subito forma al sentiero immmaginato dalla madre di Alba, a mano libera, senza disegno iniziale, guidata esclusivamente dai suoi racconti ed elaborando le emozioni assorbite durante i miei primi contatti con Alba», prosegue Lucy Mey, sottolineando il rapporto empatico creatosi con Alba e sua madre. Nell’arco di un mese, Lucy Mey ha realizzato tre scenari: oltre al sentiero centrale che conduce verso l’infinito, sulla destra c’è un’esplosione di natura sana e benefica, ricca di farfalle e coccinelle portafortuna. Sulla sinistra, invece, una barchetta è pronta ad essere disancorata per intraprendere viaggi multisensoriali.
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«Mentre io lavoravo, Alba stava in camera sua. Si affacciava di tanto in tanto intravvedendo ombre colorate finché, incuriosita, un giorno è scesa nel tanto temuto cortile, rendendosi conto che basta davvero poco per trasformare la visione che abbiamo delle cose!», aggiunge Lucy Mey, orgogliosa di aver realizzato, con la sua arte e la sua sensibilità, un’opera impreziosita anche dall’esclusività: il murale, infatti, è custodito nel cortile privato del palazzo, visibile soltanto da Alba e da chi vive in quel luogo. Tuttavia, non sarà l’unico: l’artista è già stata contattata dal Comune di Crotone per dare un nuovo volto alle facciate di alcuni quartieri popolari.
VERSO UN FUTURO LONTANO DALLA PAURA Il murale è stato da poco ultimato: incantata dalle tinte vivaci, e in perfetta sintonia con quella barchetta dipinta, Alba ha allentato l’ancora dalle sue paure e, con battiti di mani e urla di gioia, ha fatto il suo ingresso “ufficiale” nel giardino incantato, a riprova che quando le parole non bastano, arriva l’arte a toccare corde più profonde, attraverso il linguaggio delle emozioni. Ma la creatività di mamma Maria è irrefrenabile, quanto il desiderio di rendere più “ricca” e agevole la vita della figlia, disseminata di privazioni e difficoltà. Sono in corso, infatti, nuovi lavori per trasformare il cortile nel “rifugio” di Alba, adornato con erba sintetica, divanetti e una casetta di legno, in cui potrà riporre i suoi giochi e tutti i suoi nuovi, coloratissimi sogni.
L’artista Lucy Mey davanti al Giardino Incantato
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A Crotone, il murale artistico che è diventato una terapia emozionale published first on https://lenacharms.tumblr.com/
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26 Aprile – Il post precedente qui > Topi a pranzo e serpenti a cena – Diario di viaggio in Amazzonia # 7
Ultimo giorno, cielo grigio e acqua nera, un po’ come il nostro umore.
Sul ramo di fronte alla finestra del nostro bungalow un uccellino giallo porta un bruco ai suoi pulcini in un nido costruito con strani fili biancastri, sembrano di plastica ma è impossibile perché in otto giorni in giro sul Tahuayo e dintorni non abbiamo visto un solo pezzo di plastica o di carta galleggiare sull’acqua, incredibile ma vero.
In barca, si parte, sulla veranda a salutarci c’è anche il fratello maggiore del Gato, ovviamente lo chiamano el Gato Major, lui si occupa di pulizie e manutenzione del centro ricerche, un lavoro nascosto ma indispensabile.
Un paio di anse sul fiume e – scimmie! – virata a sinistra, motore spento, accostamento sul filo della corrente. Sono quattro o cinque, pelo scuro, muso nero, una coda grigia sproporzionata, ci osserviamo, la curiosità supera la paura, dopo un po’si allontanano dalla riva saltando da un ramo all’altro – sono titi – dice Marco che sta tornando con noi a Iquitos.
Sono sei in totale le specie di scimmie che abbiamo visto: il primo giorno alcune cappuccino di sfuggita tra i rami, poi Dorilla, la scimmia in castigo, poi le scimmie pigmee, i mostriciattoli sui tronchi neri, poi la saki, quella brutta col codone enorme, ma più brutte ancora le uakari, con quella faccia rossa da avvinazzate, e oggi queste, le titi, abbiamo anche sentito le scimmie urlatrici, alla fine abbiamo visto quasi la metà delle scimmie della riserva, niente male per una settimana di Amazzonia.
Dobbiamo uscire dal Tahuayo verso una laguna all’interno della selva, la prof che ha accompagnato gli studenti americani vuole andare ancora a cercare il serpente che ieri hanno visto su un albero – boa o pitone? – no, ferro di lancia – dice Marco – una specie di vipera, il più velenoso della foresta. Niente serpente, pazienza, evidentemente non è un bradipo sonnacchioso, in compenso ci sono degli hoatzin sugli alberi li attorno, questi li conosco anch’io, sono colorati come dei galli ma svolazzano tra i rami come delle galline.
Al Tahuayo Lodge salutiamo la prof e i suoi ragazzi in partenza sulla prima speed-boat, quanti in Italia, prof e studenti, sarebbero disposti a fare una simile incredibile esperienza? Noi sul secondo con tre ragazze e due uomini dello staff del lodge che tornano a Iquitos, hanno finito il loro turno di lavoro.
Sosta al villaggio inondato di el Chino per acquistare dei souvenir. Stiamo coinvolgendo la gente di qui nella gestione della riserva cercando per loro alternative alla caccia – ci dice uno degli accompagnatori – le donne fanno qualche collana, oggetti di artigianato locale, è importante che capiscano che il turismo può essere una fonte di guadagno anche per la loro comunità.
Che siano alle prime armi lo si capisce subito dalla poca varietà degli oggetti in vendita ma, soprattutto, dal fatto che nessuna donna insista per farci acquistare qualcosa. Fuori, sul fiume, i bambini vanno in giro su piccole canoe come se fossero in bici per strada. Marco fa provviste per il suo viaggio a Lima, un pesce secco di un paio di chili, Gigi insiste per comprare arco e frecce anche se all’aeroporto lo fermeranno, lui spera di no.
A Buena Vista sosta per salutare il comandante della polizia locale – com’è andata? – bene, bene, grazie – lui si lamenta che la famiglia è a Iquitos, che c’è l’inondazione, che ha poca gente, insomma i soliti convenevoli.
Ultimi chilometri sul Tahuayo poi il Rio delle Amazzoni, non un fiume, un mondo di acqua infinita, l’altra riva si perde lontana segnata da una sottile striscia verde, il cielo è finalmente azzurro e carico di nuvole pomeridiane, il respiro della foresta, le chiamano gli indios, poesia e verità.
Incrociamo un vaporetto che sembra uscire dal film Fitzcarraldo, sulla prua Selva Viva, una barca per turisti danarosi; poco dopo superiamo due uomini su una zattera di enormi tronchi di legno che fluitano a valle, una soluzione per turisti avventurosi.
Sul nostro motoscafo tutti in silenzio, assorti ognuno nei propri pensieri, una ragazza più avanti ha un tatuaggio sul collo “Nosce te ipsum”, una volta per questo scopo si andava in India, chissà se lei ci è riuscita in Amazzonia. A Iquitos gli avvoltoi allineati sui tetti delle case osservano il tramonto d’oro. Ultima cena in un ristorante locale, non posso dire cosa abbiamo ordinato.
Alba splendida sopra le acque, inutile negarlo, un po’ siamo tristi, dal finestrino dell’aereo solo acqua e foresta, arrivederci Amazzonia.
Ultimo giorno in Amazzonia: Rio delle Amazzoni e il respiro della foresta – Diario di viaggio in Amazzonia #8 26 Aprile - Il post precedente qui > Topi a pranzo e serpenti a cena – Diario di viaggio in Amazzonia # 7…
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Alba grigia e piatta Latrare di cani lontani Qualche canto di gallo ritardatario E mi regalo del tempo E il tempo è cura
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