#affari illeciti
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"Domino" di Riccardo Bruni: un intricato mistero tra affari loschi e segreti inconfessabili. Recensione di Alessandria today
Dante Baldini, tra investigazioni private e loschi intrighi nella Rocca Tirrenica
Dante Baldini, tra investigazioni private e loschi intrighi nella Rocca Tirrenica. Nel terzo capitolo della serie dedicata all’investigatore privato Dante Baldini, Riccardo Bruni ci porta in un giallo dai contorni oscuri, ambientato nel suggestivo scenario della Rocca Tirrenica. Il romanzo “Domino” prende il via con un mistero legato a una somma di denaro trovata dalla vedova Cristina Serpieri,…
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Vittoria: eseguiti tre fermi per tentato omicidio ai danni di un ex collaboratore di giustizia
Vittoria (Ragusa): eseguiti tre fermi per tentato omicidio ai danni di un ex collaboratore di giustizia A partire dalle prime ore della mattinata del 4 giugno scorso, la Polizia di Stato ha eseguito tre fermi di indiziato di delitto emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania per "tentato omicidio aggravato e associazione mafiosa". I provvedimenti sono stati adottati in quanto agli indagati, sono stati contestati, in concorso tra loro, i reati di tentato omicidio ai danni di un ex collaboratore di giustizia e di associazione a delinquere di stampo mafioso. In particolare, le investigazioni avviate subito dopo il tentato omicidio avvenuto il 25 aprile scorso a Vittoria, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, hanno permesso di ipotizzare nei confronti delle persone fermate la responsabilità nella commissione dell'agguato, nonché la sussistenza di una pericolosa organizzazione criminale armata di stampo mafioso, riconducibile alla "stidda vittoriese". L'attività di indagine corroborata da attività tecnica di intercettazione e tradizionali servizi di polizia giudiziaria ha permesso di far ritenere che all'interno dell'associazione criminale vi fosse l'obiettivo dell'eliminazione fisica di un elenco di persone che hanno collaborato con la Giustizia e che sono presenti a Vittoria, ciò con scopi di vendetta e al fine di consolidare il controllo esclusivo di tutti gli affari illeciti di interesse dell'organizzazione criminale su Vittoria e sull'intera provincia di Ragusa. L'attività di indagine posta a fondamento delle misure adottate ha permesso altresì di far luce sulla disponibilità di un numero considerevole di armi, anche da guerra, e sul possibile utilizzo da parte degli associati alla consorteria mafiosa per portare a termine il disegno criminoso dell'organizzazione e per acquisire il controllo di attività economiche cittadine attraverso attività estorsive poste in essere ai danni di numerosi imprenditori e commercianti. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Quanti coglioni ci sono al potere in occidente che parlano perché glielo hanno ordinato, certo che fa ridere che queste merde non vengano prese di mira dalle mafie dato che in qualsiasi caso di guerra nucleare ci rimetterebbero tutti i loro affari illeciti e sicuramente le loro posizioni così faticosamente ottenute, probabilmente non possono fare la guerra a Putin ma a chi la fa procurare dicendo cazzate si.. poi magari invece gli sta bene anche a loro essendoci altri interessi anche in una guerra nucleare.
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I narcos nigeriani e i riti voodoo per propiziare i carichi di droga
AGI – Si sottoponevano a un rito “voodoo” propiziatorio per scongiurare possibili eventi negativi nello svolgimento degli affari illeciti. È quanto emerso dalle indagini che hanno portato i carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere all’esecuzione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della Procura, nei…
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Ambiente: in arrivo una nuova direttiva dall'Europa
In arrivo una nuova Direttiva dell'Europa in materia di ambiente. Lo scorso 16 novembre, infatti, è stato raggiunto, tra Consiglio e Parlamento europeo, l'accordo su nuove norme che regoleranno in maniera più incisiva la questione ambientale. L'accordo, che va ad aggiornare il testo approvato nel 2008, ha raddoppiato le fattispecie di reato in questo ambito e rivisto le sanzioni rivolte a persone fisiche e aziende. L'approvazione è prevista per il prossimo anno. Dopo la pubblicazione della Direttiva, i Paesi membri avranno due anni per recepirla. Avranno due anni, cioè, per adeguare i propri ordinamenti giuridici. La direttiva dell'Europa sull'ambiente La novità principale del testo che andrà in approvazione il prossimo anno è l'aggiornamento del numero dei reati previsti. Dai 9 del testo precedente, si passa a 18. Tra questi reati sono contemplati: - il traffico di legname (causa principale della deforestazione) - il riciclaggio dei componenti inquinanti delle navi - il commercio di mercurio e dei gas che provocano l'effetto serra - la consunzione illegale delle risorse idriche - inquinamento diffuso - incendi boschivi su larga scala Pene e sanzioni previste A sostegno della Direttiva, il testo prevede anche sanzioni pecuniarie e pene detentive più severe rispetto alle precedenti. E' stabilito, infatti, che, nel caso di persone fisiche, se commettendo un reato di quelli descritti, si provoca la morte di una persona, la condanna alla reclusione abbia una durata massima non inferiore ai 10 anni. Le persone giuridiche, invece, possono essere multate con una sanzione di importo pari al 5% del fatturato mondiale. Per le aziende sono previste anche altre sanzioni quali: - l'obbligo di ripristino dell'ambiente danneggiato o della compensazione dei danni - l'esclusione da finanziamenti pubblici - il ritiro di autorizzazioni Gli affari delle ecomafie Il Parlamento europeo puntava al riconoscimento del crimine di ecocidio ma durante i lavori la proposta è stata trasformata. Si è arrivati alla creazione di "reati qualificati" per quelle violazioni intenzionali che provocano distruzione o danni estesi o addirittura irreversibili a ecosistemi, habitat, inficiano la qualità di aria, acqua e suolo. Pur mancando il termine ecocidio, gli ambientalisti si sono ritenuti soddisfatti dell'accordo raggiunto. Unico neo, manca il riferimento alla pesca illegale che resta una delle forme più lucrative di criminalità ambientale. La normativa che sta per essere approvata sembra comunque un grande passo avanti per contrastare le cosiddette ecomafie le cui attività crescono ogni anno. Secondo il rapporto di Legambiente sulle ecomafie presentato a luglio 2023, nel 2022 i reati contro l'ambiente sono stati 30.686, lo 0,3% in più rispetto all'anno precedente. Le filiere nelle quali si è verificato il maggior numero di illeciti sono quelle legate a cemento, fauna e rifiuti. Gli illeciti legati al cemento, dall'abusivismo edilizio agli appalti, sono stati 12.216, +28,7% rispetto al 2021. 6.481 sono stati i reati contro la fauna (+4,3% rispetto al 2021) mentre il ciclo illegale dei rifiuti ha visto un decremento degli illeciti penali: 5.606 nel 2023, vale a dire −33,8% rispetto all'anno precedente. In copertina foto di Foto-RaBe da Pixabay Read the full article
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A noi che abbiamo sperato nella incriminazione di Ursula
Maurizio Blondet 15 Ottobre 2022
Cesare Sacchetti avverte:
Vedo che alcuni stanno esultando perché l’ufficio del procuratore pubblico europeo (EPPO) ha aperto una inchiesta sulla fornitura di vaccini all’Unione europea. Non vorrei essere troppo brutale, ma probabilmente alcuni non sanno che tale ufficio non è un corpo indipendente come dichiara. Questo organo lavora per l’UE ed è pagato dall’UE. La sua regolamentazione è prevista nei trattati. L’UE voleva dimostrare ipocritamente di essere trasparente e ha creato questo ufficio il cui compito non è quello di scoprire i crimini commessi dai commissari europei, ma di certificare, su mandato della stessa UE, che nulla è accaduto.
A Bruxelles sono anni che i presidenti della Commissione e i commissari ricevono tangenti da case farmaceutiche e potentati industriali. Sapete quanti grossi affari illeciti comunitari ha fatto scoprire l’EPPO? Zero. I deputati europei che vendono l’inchiesta dell’EPPO come un grande “successo” non stanno aiutando a far venire fuori la verità sui vaccini. Stanno proteggendo la Pfizer
La donna che vedete a destra è Laura Kövesi, l’attuale procuratore a capo dell’ufficio del procuratore pubblico europeo. La Kövesi alcuni anni fa era a capo in Romania dell’ufficio nazionale anticorruzione. In questa foto, scattata nel 2014, c’è seduto vicino a lei Liviu Dragnea, ex presidente del partito socialdemocratico rumeno. Dragnea all’epoca era sotto inchiesta per corruzione proprio dall’ufficio che dirigeva la Kövesi. La Kövesi sedeva e chiacchierava tranquillamente assieme a lui in una festa di compleanno quando in realtà avrebbe dovuto evitare qualsiasi contatto con lui. Oggi il magistrato rumeno presiede l’ufficio pagato dall’UE che dovrebbe indagare sui reati commessi dai commissari europei. Ovviamente, come detto prima, tale ufficio non indaga un bel nulla in realtà. Protegge la Commissione europea. Come al solito, la falsa controinformazione nasconde queste informazioni fondamentali ai lettori”.
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Becciu è il malfattore, il Papa l’innocente tradito. Ho il sospetto che la realtà sia un po’ diversa Gigantesche e oscure speculazioni finanziarie spesso finite malissimo, violentissime rivalità interne tra gerarchi in tonaca disposti a tutto pur di far del male al proprio rivale, imprenditori e finanzieri di dubbia reputazione e in qualche caso in odor di mafia divenuti negli ultimi anni abituali frequentatori delle stanze vaticane e lì ricoperti di denaro. Se giudicata dai fatti che emergono dalle cronache di questi giorni e non dalle parole delle encicliche o dei documenti pontifici, la chiesa “povera e per i poveri” annunciata da Francesco appare poco di più di una felice immagine retorica, di una formula buona forse per ottenere il plauso di qualche “ateo devoto” in cerca di identità, ma certo inadatta a descrivere il modo in cui la Chiesa agisce concretamente nel mondo. Insomma, la Chiesa di Roma predica bene e razzola malissimo e usa molti dei denari che i poveri, direttamente o indirettamente, le donano per arricchire prelati di corte, faccendieri vari e le famiglie di tutti costoro. Quello che non convince nelle ricostruzioni giornalistiche di queste vicende è però l’individuazione delle catene di responsabilità. Sempre in casi come questo l’attenzione della pubblica opinione viene giustamente puntata in alto, in direzione del vertice dell’organizzazione, verso i capi, che non potevano non sapere. Qui invece è bastato che papa Francesco, guarda caso proprio pochi giorni prima della pubblicazione della prima inchiesta giornalistica, licenziasse brutalmente e degradasse il cardinal Becciu, implicitamente additandolo al pubblico ludibrio come traditore, perché tutta la stampa che conta si precipitasse sul cadavere politico dell’alto gerarca per sbranarne quel che resta, per dipingerlo come il più sordido dei criminali, come un infido malfattore fattosi strada con l’astuzia nelle segrete stanze per appropriarsi dei suoi tesori. Non manca giorno che non si apprenda di qualche nuova pista, invero mai approfondita e mai corredata da solide prove di colpevolezza, che porta ad arricchire il catalogo dei crimini di costui. Il fatto che il papa lo abbia solo due anni fa promosso prefetto (cioè capo) della congregazione dei santi e soprattutto nominato cardinale non ha, per la stampa, nessun rilievo. Becciu è diventato ormai il sinonimo di Giuda, capace, per qualche denaro, di vendere l’immacolato e purissimo successore argentino di Pietro. Giorno dopo giorno cadono con lui nella polvere altre figure, ma la loro disgrazia non fa che esaltare, nelle cronache, il candore della veste papale, l’innocenza tradita del Santo Padre. Più costoro sono meschini più lui appare diverso da tutti, unico e puro. E’ lo schema usato in altre circostanze storiche per descrivere il rapporto tra i sovrani e la loro corte, tra i dittatori e il loro seguito. “Il re e è puro e ama il suo popolo – questo è l’adagio – ma i perfidi cortigiani tramano alle sue spalle e approfittano della sua immensa bontà per compiere il male”. Oppure “il duce è onesto, sono i suoi collaboratori ad essere corrotti”. E’ questo anche lo schema adoperato all’inizio di Tangentopoli da quei leader politici che cercavano disperatamente di scaricare tutte le responsabilità degli affari illeciti dei loro partiti sui “mariuoli”, sui segretari amministrativi, su chi gestiva i cordoni della borsa. In questo scenario, la curia romana viene descritta come una sorta di associazione di liberi professionisti indipendenti, in cui ciascuno fa un po’ quel che gli pare mentre il capo pensa solo a pregare e a celebrare messa. Quando si concludono affari di centinaia di milioni di euro quest’ultimo non viene nemmeno consultato. Ho il sospetto che la realtà sia un po’ diversa. La Chiesa Cattolica è la più centralizzata e gerarchica delle istituzioni esistenti. Il monarca che la guida è dotato di poteri immensi e assoluti e la curia è il principale apparato organizzativo al suo diretto servizio. Se così stanno le cose, i casi sono due: o Bergoglio si trova nella stessa posizione che fu di Ratzinger e ha perso completamente il controllo della situazione e allora siamo di fronte ad un vuoto di potere che immaginiamo sarà colmato al più presto (casomai grazie a un gesto di responsabilità, un autopensionamento del monarca) oppure il papa regna e governa a tutti gli effetti e allora qualche responsabilità l’avrà anche lui nelle vicende di cui sopra. Quel che in ogni caso sarebbe bello sentirgli dire è che, per risolvere il problema alla radice, andrebbe direttamente soppressa la curia romana, che la struttura di governo accentrata e autoritaria ereditata dall’impero romano non funziona più, che non ha senso che un’organizzazione religiosa amministri una tale quantità di denaro e che lo investa cercandone di fare profitti, che è venuto il momento per delegare poteri, risorse e responsabilità alle periferie, facendo seguire una volta tanto alle parole i fatti. Sarebbe bello. Ma temiamo di dover aspettare ancora qualche secolo. Marco Marzano, professore ordinario di Sociologia all'Università di Bergamo
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Prostituzione, violenza e schiavitù. Colpo grosso alla mafia nigeriana, uno Stato dentro lo Stato
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/prostituzione-violenza-e-schiavitu-colpo-grosso-alla-mafia-nigeriana-uno-stato-dentro-lo-stato/
Prostituzione, violenza e schiavitù. Colpo grosso alla mafia nigeriana, uno Stato dentro lo Stato
Prostituzione, violenza e schiavitù. Colpo grosso alla mafia nigeriana, uno Stato dentro lo Stato
Tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, risse, estorsioni, rapine, violenze sessuali e lesioni personali, ma anche sfruttamento della prostituzione: queste le accuse mosse a 32 persone che, per la Polizia di Stato, apparterrebbero alle “mafie nigeriane”. Stamani il blitz internazionale con cui la squadra mobile di Bari ha eseguito 32 arresti in sette regioni italiane (Puglia, Sicilia, Campania, Calabria, Marche, Basilicata, Lazio, Emilia Romagna, Veneto) e all’estero, in particolare e grazie al coordinamento dello Sco e dell’Interpol – in Germania, Francia, Olanda e Malta. (QUI) A carico di fermati – tutti nigeriani – pende un´ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo pugliese, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia locale. Gli indagati sono ritenuti appartenere, con vari ruoli, ad una associazione mafiosa finalizzata al favoreggiamento della immigrazione clandestina, alla tratta di esseri umani, alla riduzione in schiavitù, alle estorsioni, alle rapine, alle lesioni personali, alla violenza sessuale, all’uso di armi bianche ed allo sfruttamento della prostituzione e dell’accattonaggio. Si tratta del blitz in materia di mafia nigeriana con il più alto numero di arrestati mai eseguiti in Italia. La tesi è che gli indagati facciano parte, insieme a numerose altre persone ancora non identificate, di due distinte associazioni di natura cultista, operanti nella provincia di Bari come cellule autonome delle fratellanze internazionali denominate “Supreme Vikings Confraternity-Arobaga” e “Supreme Eiye Confraternity”, che avrebbero agito per lungo tempo per ottenere il predominio sul territorio barese e poter così gestire i propri affari illeciti. GLI “ADEPTI” COPTATI NEL CENTRO D’ACCOGLIENZA Tutto è partito dalle denunce presentate a fine 2016 da due cittadini nigeriani ospiti del Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Bari. Questi hanno raccontato di esser stati vittima di pestaggi, rapine e ripetuti tentativi di condizionamento per esser “arruolati” tra le fila di un gruppo malavitoso che stava espandendo la sua influenza all’interno del Centro, poi scoperto essere quello dei cosiddetti “Vikings”. I dettagli contenuti nelle loro denunce hanno quindi permesso agli agenti di ricostruire numerosi episodi di violenza dentro al Cara e collegati tra loro. Violenza che si inserivano, infatti, nella “guerra” tra le due principali gang criminali, quella dei “Vikings” e quella degli “Eyie”, la prima più numerosa e più violenta della seconda. Entrambe reclutavano i nuovi adepti attraverso dei riti di iniziazione cruenti consistenti in delle “prove di coraggio”, per tentare di prevalere l’una sull’altra, commettendo anche violenze, rappresaglie e punizioni fisiche, il cosiddetto “Drill”, da cui il nome della operazione di oggi. I CAPI, LE REGOLE E LE PUNIZIONI CRUENTE Gli investigatori spiegano come entrambe le gang siano caratterizzate dalla solidità del vincolo associativo, dalla programmazione di reati di varia natura e da un capillare e costante controllo da parte dei “capi” per il rispetto dei ruoli e delle regole, con l’applicazione di metodi punitivi cruenti ogni qualvolta si rendesse necessario per ristabilire gli equilibri compromessi. I due gruppi hanno dimostrato di possedere una struttura rudimentale quanto ai mezzi adoperati, ma solidissima dal punto di vista dell’ideologia, della organizzazione e dei reati da perseguire, senza cercare in alcun modo aderenze con le mafie locali anzi dando prova, quanto allo sfruttamento della prostituzione, di una supremazia anche nei confronti delle bande composte da albanesi e rumeni. Coloro che non accettavano di aderire alle confraternite o che non ne rispettavano le regole erano destinatari infatti di inaudite violenze: le vittime hanno infatti raccontato di pestaggi, frustate, pugni, calci e bastonate con l´utilizzo di spranghe, mazze e cocci di bottiglia. LE DONNE “CETI INFERIORI” E BUONE SOLO PER IL SESSO Le donne nigeriane, invece, venivano vessate psicologicamente, perché ritenute ceti inferiori, buone solo a soddisfare le esigenze sessuali della comunità maschile e, soprattutto, a produrre denaro attraverso lo sfruttamento della prostituzione. È risultata emblematica la figura delle cosiddette “blu queen”, donne considerate una merce di proprietà esclusiva del gruppo degli “Eyie” dopo essersi sessualmente concesse ai capi e destinate a gestire, per loro conto, le giovani prostitute fatte entrare nel Cara. Una delle principali attività delle associazioni è stata infatti lo sfruttamento della prostituzione. Durante le indagini, ad esempio, è emerso anche il caso della tratta e della riduzione in schiavitù di una donna e che si ritiene gestito da uno degli indagati, Sunday Victor che, dopo averla accompagnata su una delle tante imbarcazioni di clandestini in partenza per l’Italia dalla Libia ed averla fatta entrare abusivamente nel Cara, l’avrebbe obbligata a prostituirsi e consegnare i ricavi al gruppo. La donna, che ha provato a ribellarsi, sarebbe stata punita con violenze fisiche ripetute, sino ad arrivare ad accendere il focolaio di una vera e propria rissa tra bande, il 22 marzo 2017. Insieme a lei, è stato punito anche il compagno. LA PROSTITUZIONE FUORI DAL CENTRO Grazie alle numerose intercettazioni telefoniche a ai riscontri sul territorio, gli agenti hanno accertato che uno dei principali interessi era quello di fare entrare clandestinamente le connazionali nel Centro di accoglienza e farle prostituire. Inizialmente la pratica sarebbe stata gestita solo all’interno del Cara, in un secondo momento il gruppo avrebbe però fornito prostitute a clienti anche al di fuori della struttura, per le strade o in abitazioni della città. I “Vikings” e gli “Eiye” si sarebbero dunque estesi arrivando ad occupare immobili adibiti a case di appuntamento, e le strade sulle quali collocare le giovani vittime del meretricio. Si sarebbe verificato, inoltre, un “asservimento” delle “maman” nigeriane che operano a livello locale alle richieste delle due gangs relative alla necessità di dover “piazzare” ragazze per strada per farle prostituire. IL PIZZO IMPOSTO ANCHE AI MENDICANTI Gli agenti hanno poi scoperto lo sfruttamento dei nigeriani che mendicano davanti ai supermercati ed altri esercizi commerciali di Bari e provincia. Le indagini hanno infatti svelato uno spaccato di vita e di criminalità all’interno della comunità africana. Le vittime hanno infatti confermato la sottomissione al pagamento del “pizzo” sui loro miseri ricavi, con la consegna del denaro agli esponenti delle gang o con ricariche telefoniche sulle utenze di quest’ultimi. LA CREAZIONE DELLA TASK FORCE DELLA POLIZIA Le indagini della Polizia, coordinate dalla DDA di Bari, avrebbero così fatto luce sia sul fenomeno associativo nel suo complesso, sia sui singoli e gravi fatti che hanno afflitto il territorio barese negli ultimi anni, determinando anche un notevole allarme sociale e pericoli per l’ordine e la sicurezza pubblica. Gli episodi che hanno destato una gravissima preoccupazione sono stati dapprima trattati singolarmente. La loro comprensione ed il loro inserimento in un quadro più complesso ed articolato è stato possibili soltanto grazie alla creazione di una squadra di investigatori dedita alla osservazione del fenomeno. L’accoltellamento di una donna nigeriana nel gennaio 2017, la già citata rissa del 22 marzo 2017 con gravi ferimenti di alcuni dei partecipanti; un altro scontro all’interno del Cara dell’8 maggio dello stesso anno, in cui è morto uno dei nigeriani appartenente alla compagine dei “Vikings”; ed ancora, una rissa nell’agosto sempre del 2017 per le strade del quartiere Libertà ed uno stupro di gruppo commesso all’interno del Cara ai danni di una ragazza (nel marzo 2017), sono solo alcuni dei violenti episodi che si sono verificati a Bari e che hanno caratterizzato il contrasto tra i due gruppi criminali. I dati acquisiti durante le indagini si sono dimostrati sovrapponibili agli esiti investigativi che, nel frattempo, molte altre Squadre Mobili in Italia hanno portato avanti in quel periodo. Questo a conferma che la mafia nigeriana si è radicata i molte zone del territorio nazionale (dal Veneto alla Sicilia, dal Piemonte alla Campania, dalle Marche alla Puglia) con numerosi insediamenti di cellule di ispirazione cultista, tutte votate a perseguire stessi obiettivi delinquenziali e tutte operanti secondo le classiche metodologie mafiose improntate alla violenza, all’assoggettamento e all´omertà. LA PRESENZA CAPILLARE DELLE CELLULE CULTISTE Nel 2011 l’Ambasciata Nigeriana a Roma ha emanato una nota in cui parlava di una “nuova attività criminale di un gruppo di nigeriani appartenenti a sette segrete, proibite dal governo a causa di atti violenti: purtroppo ex membri sono riusciti ad entrare in Italia e hanno fondato nuovamente l´organizzazione qui, principalmente con scopi criminali”. L’informativa di reato depositata dalla Squadra Mobile alla Procura nell’aprile scorso, nella quale sono state individuate responsabilità a vario titolo di ben 50 nigeriani per i reati di cui parlavamo prima, avrebbe evidenziato le forme organizzative delle due associazioni criminali. Le gangs – inquadrate nel più ampio scenario internazionale delle confraternite universitarie sorte in Nigeria agli inizi degli anni ´50 per contrastare una Università di élite, frequentata solo da studenti facoltosi, e legati al mondo coloniale – erano volte a favorire gli studenti poveri promettenti, per poi, negli anni ‘70 e ‘80, essere finanziate ed armate dai leader militari. Esse sono strutturate in forma verticistica e militare, e traggono la loro forza dall’intimidazione, dalla violenza e dall’assoggettamento omertoso inculcato nelle vittime. Si caratterizzano, poi, e al pari delle mafie di casa nostra, per i rituali di affiliazione paragonabili a vere e proprie prove di forza difficilmente superabili, in quanto basate su primitive pratiche di sofferenza corporale, così come per l’utilizzo di codici interni e di vocaboli pregni di un simbolismo pressoché incomprensibile, oltre che per una rigida suddivisione dei ruoli, così da risultare impenetrabili ed altamente efficienti. IL QUADRO DI UNO “STATO DENTRO LO STATO” È dunque emerso il quadro di uno “Stato dentro lo Stato”, fatto di proprie regole e totalmente incurante delle leggi, ma anche di molte basilari norme di convivenza civile. A titolo di esempio, una delle due confraternite si è vantata di una fitta presenza sul territorio italiano, diviso, secondo le parole dei protagonisti, in “13 nest” (cellule operative): “… Eh … perché adesso è diventato un solo comando … perché i “world aviary” hanno già detto … e hanno fatto in Edo State … loro vogliono che ci siano 13 “nest” in Italia…” Il linguaggio degli associati, dai capi ai semplici partecipi, è stato indicativo di un forte senso di appartenenza militante riferita ad un gruppo associativo: “… no … da quel giorno che sono andato via da Bari, non sono più tornato … non posso venire a Bari senza chiamarti … e adesso che ho una casa … e ho tutto … e adesso che voglio far navigare nuovamente la “ship” a Bari, posso tornare a Bari in qualsiasi week-end …” Anche il ritualismo di iniziazione (il battesimo) è stato descritto dalle parole degli associati, ad esempio, con particolare drammaticità, il momento in cui un candidato non superava la prova di forza prevista: “… stava succedendo questo H.F. ha cominciato ad avere i dubbi e forse non ce la fa a superare questo fatto, ha cominciato a sanguinare, H.F. ha cominciato a piangere, ha cominciato a fare cose strane, da lì tu hai detto che tipo di persona hanno portato, sta piangendo … tu hai detto che il ragazzo deve andare via, che loro devono dire al ragazzo che deve andare via …” Ed ancora, carico di soggezione si è dimostrato il rapporto tra i mendicanti ed i capi delle organizzazioni che pretendevano da loro la tangente sui ricavi delle elemosine davanti ai supermercati; i poveri mendicanti chiamavano “Signori” i loro estorsori. Ma l’elemento più caratterizzante della metodologia mafiosa è rappresentato dal potere sanzionatorio, che impone una punizione (drill) a chi non si adegua alle regole dell’associazione, cioè non ne entra a far parte quando richiesto, non si impegna a pagare la periodica retta di appartenenza, non si prostituisce e, in generale, non rispetta le direttive dei capi: “… mi ha detto che il suo ID si è lamentato perchè se non si riusciva a fare “drill” a Ifa nel campo tu dovevi farglielo sapere … perchè Ifa ogni domenica viene in città … e lui può dare ordine di far prendere Ifa … può parlare di questo fatto… e fare “drill” a lui ….” – “… questa notte gli taglierò le orecchie a quel “Junior” … si comporta male … gli farò “drill” … tu non preoccuparti … sappiamo quello che gli faremo …” – “… Aro, stai zitto! … sto ancora parlando con lui … stai zitto … stai zitto … ma che cosa stai dicendo? … ma cosa gli sta prendendo a questo german (cioè `fratello´, appartenente al gruppo criminale)? … se vieni vicino a me ti metto sotto e ti faccio “drill” per quello che stai dicendo … Aro non mi nascondo … Aro non ho paura e questo non posso nasconderlo … se vieni qui ti metto sotto e faccio “drill” …” – “non lo picchiare … Eiye non picchia … tu hai detto di essere “old set” … ci sarà “drilling” … bisogna osservare il protocollo per forza…” – “eh… tu aspetta che veniamo… se sbaglia noi facciamo “drill” a lui… lui sa come funziona a casa … e così funziona anche qui… invece di gridare con lui tu lascialo perdere… quando io esco lo chiamiamo… quando una persona sbaglia bisogna …”. LE INDAGINI Il provvedimento cautelare è arrivato al termine di circa due anni di indagini (dal 2016 al 2018) in cui gli investigatori della Sezione Contrasto al Crimine Extracomunitario e Prostituzione hanno faticosamente ricostruito la rete di rapporti tra numerosi cittadini nigeriani stanziati a Bari e provincia, sia dentro che fuori dal Cara, spesso in posizione irregolare sul territorio nazionale. Fino a quel momento, infatti, soltanto nel 2013, a Bari, è stata operativa una cellula dei “Black Axe”, anche se, al di là di sporadiche risse e scontri tra bande, non è mai stata documentata una attività di tipo associativo, con caratteristiche organizzativo-comportamentali tali da determinare la sua mafiosità. Quanto alla confraternite raggiunta oggi dai provvedimenti cautelari, gli investigatori rilevano che è stato particolarmente complicato penetrare nella loro cultura, delineare le gerarchie ed i ruoli, decriptare il loro linguaggio, incontrando molto spesso obiettive difficoltà connesse all’assenza di interpreti liberi da forme di condizionamento nei confronti della loro comunità. Durante il periodo delle indagini, le presenze di nigeriani all´interno del Cara si attestavano a circa 600 unità. Nell’attualità gli ospiti sono poco meno di un centinaio. GLI ARRESTI La Squadra Mobile di Bari ha svolto una meticolosa attività di ricerca degli indagati sul territorio nazionale e, tramite il coordinamento del Servizio Centrale Operativo e l’ausilio di molte Squadre Mobili, è riusciti ad individuare le dimore di quelle persone che nel frattempo avevano lasciato Bari dopo i fatti di violenza più cruenti in cui erano state coinvolte le gangs. Allo stesso modo, le attività informative ed i canali di collegamento con le autorità estere, opportunamente attivati dalla Divisione Interpol del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, hanno consentito di individuare i Paesi Europei, tra cui Germania, Francia, Olanda e Malta, in cui altri appartenenti alle confraternite nigeriane si erano di recente trasferiti. Completate le attività propedeutiche al rintraccio degli indagati, nella nottata di oggi, a Bari e nelle province di Taranto, Lecce, Caserta, Roma, Ancona, Matera, Reggio Emilia, Cosenza, Trapani e Rovigo, sono state eseguite le catture, ed in contemporanea i collaterali uffici di Polizia esteri sono stati interessati dall’Interpol per dare esecuzione ai Mandati d’Arresto Europei firmati dal Giudice per le Indagini Preliminari di Bari.
Tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, risse, estorsioni, rapine, violenze sessuali e lesioni personali, ma anche sfruttamento della prostituzione: queste le accuse mosse a 32 persone che, per la Polizia di Stato, apparterrebbero alle “mafie nigeriane”. Stamani il blitz internazionale con cui la squadra mobile di Bari ha eseguito 32 arresti in sette regioni italiane (Puglia, Sicilia, Campania, Calabria, Marche, Basilicata, Lazio, Emilia Romagna, Veneto) e all’estero, in particolare e grazie al coordinamento dello Sco e dell’Interpol – in Germania, Francia, Olanda e Malta. (QUI) A carico di fermati – tutti nigeriani – pende un´ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo pugliese, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia locale. Gli indagati sono ritenuti appartenere, con vari ruoli, ad una associazione mafiosa finalizzata al favoreggiamento della immigrazione clandestina, alla tratta di esseri umani, alla riduzione in schiavitù, alle estorsioni, alle rapine, alle lesioni personali, alla violenza sessuale, all’uso di armi bianche ed allo sfruttamento della prostituzione e dell’accattonaggio. Si tratta del blitz in materia di mafia nigeriana con il più alto numero di arrestati mai eseguiti in Italia. La tesi è che gli indagati facciano parte, insieme a numerose altre persone ancora non identificate, di due distinte associazioni di natura cultista, operanti nella provincia di Bari come cellule autonome delle fratellanze internazionali denominate “Supreme Vikings Confraternity-Arobaga” e “Supreme Eiye Confraternity”, che avrebbero agito per lungo tempo per ottenere il predominio sul territorio barese e poter così gestire i propri affari illeciti. GLI “ADEPTI” COPTATI NEL CENTRO D’ACCOGLIENZA Tutto è partito dalle denunce presentate a fine 2016 da due cittadini nigeriani ospiti del Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Bari. Questi hanno raccontato di esser stati vittima di pestaggi, rapine e ripetuti tentativi di condizionamento per esser “arruolati” tra le fila di un gruppo malavitoso che stava espandendo la sua influenza all’interno del Centro, poi scoperto essere quello dei cosiddetti “Vikings”. I dettagli contenuti nelle loro denunce hanno quindi permesso agli agenti di ricostruire numerosi episodi di violenza dentro al Cara e collegati tra loro. Violenza che si inserivano, infatti, nella “guerra” tra le due principali gang criminali, quella dei “Vikings” e quella degli “Eyie”, la prima più numerosa e più violenta della seconda. Entrambe reclutavano i nuovi adepti attraverso dei riti di iniziazione cruenti consistenti in delle “prove di coraggio”, per tentare di prevalere l’una sull’altra, commettendo anche violenze, rappresaglie e punizioni fisiche, il cosiddetto “Drill”, da cui il nome della operazione di oggi. I CAPI, LE REGOLE E LE PUNIZIONI CRUENTE Gli investigatori spiegano come entrambe le gang siano caratterizzate dalla solidità del vincolo associativo, dalla programmazione di reati di varia natura e da un capillare e costante controllo da parte dei “capi” per il rispetto dei ruoli e delle regole, con l’applicazione di metodi punitivi cruenti ogni qualvolta si rendesse necessario per ristabilire gli equilibri compromessi. I due gruppi hanno dimostrato di possedere una struttura rudimentale quanto ai mezzi adoperati, ma solidissima dal punto di vista dell’ideologia, della organizzazione e dei reati da perseguire, senza cercare in alcun modo aderenze con le mafie locali anzi dando prova, quanto allo sfruttamento della prostituzione, di una supremazia anche nei confronti delle bande composte da albanesi e rumeni. Coloro che non accettavano di aderire alle confraternite o che non ne rispettavano le regole erano destinatari infatti di inaudite violenze: le vittime hanno infatti raccontato di pestaggi, frustate, pugni, calci e bastonate con l´utilizzo di spranghe, mazze e cocci di bottiglia. LE DONNE “CETI INFERIORI” E BUONE SOLO PER IL SESSO Le donne nigeriane, invece, venivano vessate psicologicamente, perché ritenute ceti inferiori, buone solo a soddisfare le esigenze sessuali della comunità maschile e, soprattutto, a produrre denaro attraverso lo sfruttamento della prostituzione. È risultata emblematica la figura delle cosiddette “blu queen”, donne considerate una merce di proprietà esclusiva del gruppo degli “Eyie” dopo essersi sessualmente concesse ai capi e destinate a gestire, per loro conto, le giovani prostitute fatte entrare nel Cara. Una delle principali attività delle associazioni è stata infatti lo sfruttamento della prostituzione. Durante le indagini, ad esempio, è emerso anche il caso della tratta e della riduzione in schiavitù di una donna e che si ritiene gestito da uno degli indagati, Sunday Victor che, dopo averla accompagnata su una delle tante imbarcazioni di clandestini in partenza per l’Italia dalla Libia ed averla fatta entrare abusivamente nel Cara, l’avrebbe obbligata a prostituirsi e consegnare i ricavi al gruppo. La donna, che ha provato a ribellarsi, sarebbe stata punita con violenze fisiche ripetute, sino ad arrivare ad accendere il focolaio di una vera e propria rissa tra bande, il 22 marzo 2017. Insieme a lei, è stato punito anche il compagno. LA PROSTITUZIONE FUORI DAL CENTRO Grazie alle numerose intercettazioni telefoniche a ai riscontri sul territorio, gli agenti hanno accertato che uno dei principali interessi era quello di fare entrare clandestinamente le connazionali nel Centro di accoglienza e farle prostituire. Inizialmente la pratica sarebbe stata gestita solo all’interno del Cara, in un secondo momento il gruppo avrebbe però fornito prostitute a clienti anche al di fuori della struttura, per le strade o in abitazioni della città. I “Vikings” e gli “Eiye” si sarebbero dunque estesi arrivando ad occupare immobili adibiti a case di appuntamento, e le strade sulle quali collocare le giovani vittime del meretricio. Si sarebbe verificato, inoltre, un “asservimento” delle “maman” nigeriane che operano a livello locale alle richieste delle due gangs relative alla necessità di dover “piazzare” ragazze per strada per farle prostituire. IL PIZZO IMPOSTO ANCHE AI MENDICANTI Gli agenti hanno poi scoperto lo sfruttamento dei nigeriani che mendicano davanti ai supermercati ed altri esercizi commerciali di Bari e provincia. Le indagini hanno infatti svelato uno spaccato di vita e di criminalità all’interno della comunità africana. Le vittime hanno infatti confermato la sottomissione al pagamento del “pizzo” sui loro miseri ricavi, con la consegna del denaro agli esponenti delle gang o con ricariche telefoniche sulle utenze di quest’ultimi. LA CREAZIONE DELLA TASK FORCE DELLA POLIZIA Le indagini della Polizia, coordinate dalla DDA di Bari, avrebbero così fatto luce sia sul fenomeno associativo nel suo complesso, sia sui singoli e gravi fatti che hanno afflitto il territorio barese negli ultimi anni, determinando anche un notevole allarme sociale e pericoli per l’ordine e la sicurezza pubblica. Gli episodi che hanno destato una gravissima preoccupazione sono stati dapprima trattati singolarmente. La loro comprensione ed il loro inserimento in un quadro più complesso ed articolato è stato possibili soltanto grazie alla creazione di una squadra di investigatori dedita alla osservazione del fenomeno. L’accoltellamento di una donna nigeriana nel gennaio 2017, la già citata rissa del 22 marzo 2017 con gravi ferimenti di alcuni dei partecipanti; un altro scontro all’interno del Cara dell’8 maggio dello stesso anno, in cui è morto uno dei nigeriani appartenente alla compagine dei “Vikings”; ed ancora, una rissa nell’agosto sempre del 2017 per le strade del quartiere Libertà ed uno stupro di gruppo commesso all’interno del Cara ai danni di una ragazza (nel marzo 2017), sono solo alcuni dei violenti episodi che si sono verificati a Bari e che hanno caratterizzato il contrasto tra i due gruppi criminali. I dati acquisiti durante le indagini si sono dimostrati sovrapponibili agli esiti investigativi che, nel frattempo, molte altre Squadre Mobili in Italia hanno portato avanti in quel periodo. Questo a conferma che la mafia nigeriana si è radicata i molte zone del territorio nazionale (dal Veneto alla Sicilia, dal Piemonte alla Campania, dalle Marche alla Puglia) con numerosi insediamenti di cellule di ispirazione cultista, tutte votate a perseguire stessi obiettivi delinquenziali e tutte operanti secondo le classiche metodologie mafiose improntate alla violenza, all’assoggettamento e all´omertà. LA PRESENZA CAPILLARE DELLE CELLULE CULTISTE Nel 2011 l’Ambasciata Nigeriana a Roma ha emanato una nota in cui parlava di una “nuova attività criminale di un gruppo di nigeriani appartenenti a sette segrete, proibite dal governo a causa di atti violenti: purtroppo ex membri sono riusciti ad entrare in Italia e hanno fondato nuovamente l´organizzazione qui, principalmente con scopi criminali”. L’informativa di reato depositata dalla Squadra Mobile alla Procura nell’aprile scorso, nella quale sono state individuate responsabilità a vario titolo di ben 50 nigeriani per i reati di cui parlavamo prima, avrebbe evidenziato le forme organizzative delle due associazioni criminali. Le gangs – inquadrate nel più ampio scenario internazionale delle confraternite universitarie sorte in Nigeria agli inizi degli anni ´50 per contrastare una Università di élite, frequentata solo da studenti facoltosi, e legati al mondo coloniale – erano volte a favorire gli studenti poveri promettenti, per poi, negli anni ‘70 e ‘80, essere finanziate ed armate dai leader militari. Esse sono strutturate in forma verticistica e militare, e traggono la loro forza dall’intimidazione, dalla violenza e dall’assoggettamento omertoso inculcato nelle vittime. Si caratterizzano, poi, e al pari delle mafie di casa nostra, per i rituali di affiliazione paragonabili a vere e proprie prove di forza difficilmente superabili, in quanto basate su primitive pratiche di sofferenza corporale, così come per l’utilizzo di codici interni e di vocaboli pregni di un simbolismo pressoché incomprensibile, oltre che per una rigida suddivisione dei ruoli, così da risultare impenetrabili ed altamente efficienti. IL QUADRO DI UNO “STATO DENTRO LO STATO” È dunque emerso il quadro di uno “Stato dentro lo Stato”, fatto di proprie regole e totalmente incurante delle leggi, ma anche di molte basilari norme di convivenza civile. A titolo di esempio, una delle due confraternite si è vantata di una fitta presenza sul territorio italiano, diviso, secondo le parole dei protagonisti, in “13 nest” (cellule operative): “… Eh … perché adesso è diventato un solo comando … perché i “world aviary” hanno già detto … e hanno fatto in Edo State … loro vogliono che ci siano 13 “nest” in Italia…” Il linguaggio degli associati, dai capi ai semplici partecipi, è stato indicativo di un forte senso di appartenenza militante riferita ad un gruppo associativo: “… no … da quel giorno che sono andato via da Bari, non sono più tornato … non posso venire a Bari senza chiamarti … e adesso che ho una casa … e ho tutto … e adesso che voglio far navigare nuovamente la “ship” a Bari, posso tornare a Bari in qualsiasi week-end …” Anche il ritualismo di iniziazione (il battesimo) è stato descritto dalle parole degli associati, ad esempio, con particolare drammaticità, il momento in cui un candidato non superava la prova di forza prevista: “… stava succedendo questo H.F. ha cominciato ad avere i dubbi e forse non ce la fa a superare questo fatto, ha cominciato a sanguinare, H.F. ha cominciato a piangere, ha cominciato a fare cose strane, da lì tu hai detto che tipo di persona hanno portato, sta piangendo … tu hai detto che il ragazzo deve andare via, che loro devono dire al ragazzo che deve andare via …” Ed ancora, carico di soggezione si è dimostrato il rapporto tra i mendicanti ed i capi delle organizzazioni che pretendevano da loro la tangente sui ricavi delle elemosine davanti ai supermercati; i poveri mendicanti chiamavano “Signori” i loro estorsori. Ma l’elemento più caratterizzante della metodologia mafiosa è rappresentato dal potere sanzionatorio, che impone una punizione (drill) a chi non si adegua alle regole dell’associazione, cioè non ne entra a far parte quando richiesto, non si impegna a pagare la periodica retta di appartenenza, non si prostituisce e, in generale, non rispetta le direttive dei capi: “… mi ha detto che il suo ID si è lamentato perchè se non si riusciva a fare “drill” a Ifa nel campo tu dovevi farglielo sapere … perchè Ifa ogni domenica viene in città … e lui può dare ordine di far prendere Ifa … può parlare di questo fatto… e fare “drill” a lui ….” – “… questa notte gli taglierò le orecchie a quel “Junior” … si comporta male … gli farò “drill” … tu non preoccuparti … sappiamo quello che gli faremo …” – “… Aro, stai zitto! … sto ancora parlando con lui … stai zitto … stai zitto … ma che cosa stai dicendo? … ma cosa gli sta prendendo a questo german (cioè `fratello´, appartenente al gruppo criminale)? … se vieni vicino a me ti metto sotto e ti faccio “drill” per quello che stai dicendo … Aro non mi nascondo … Aro non ho paura e questo non posso nasconderlo … se vieni qui ti metto sotto e faccio “drill” …” – “non lo picchiare … Eiye non picchia … tu hai detto di essere “old set” … ci sarà “drilling” … bisogna osservare il protocollo per forza…” – “eh… tu aspetta che veniamo… se sbaglia noi facciamo “drill” a lui… lui sa come funziona a casa … e così funziona anche qui… invece di gridare con lui tu lascialo perdere… quando io esco lo chiamiamo… quando una persona sbaglia bisogna …”. LE INDAGINI Il provvedimento cautelare è arrivato al termine di circa due anni di indagini (dal 2016 al 2018) in cui gli investigatori della Sezione Contrasto al Crimine Extracomunitario e Prostituzione hanno faticosamente ricostruito la rete di rapporti tra numerosi cittadini nigeriani stanziati a Bari e provincia, sia dentro che fuori dal Cara, spesso in posizione irregolare sul territorio nazionale. Fino a quel momento, infatti, soltanto nel 2013, a Bari, è stata operativa una cellula dei “Black Axe”, anche se, al di là di sporadiche risse e scontri tra bande, non è mai stata documentata una attività di tipo associativo, con caratteristiche organizzativo-comportamentali tali da determinare la sua mafiosità. Quanto alla confraternite raggiunta oggi dai provvedimenti cautelari, gli investigatori rilevano che è stato particolarmente complicato penetrare nella loro cultura, delineare le gerarchie ed i ruoli, decriptare il loro linguaggio, incontrando molto spesso obiettive difficoltà connesse all’assenza di interpreti liberi da forme di condizionamento nei confronti della loro comunità. Durante il periodo delle indagini, le presenze di nigeriani all´interno del Cara si attestavano a circa 600 unità. Nell’attualità gli ospiti sono poco meno di un centinaio. GLI ARRESTI La Squadra Mobile di Bari ha svolto una meticolosa attività di ricerca degli indagati sul territorio nazionale e, tramite il coordinamento del Servizio Centrale Operativo e l’ausilio di molte Squadre Mobili, è riusciti ad individuare le dimore di quelle persone che nel frattempo avevano lasciato Bari dopo i fatti di violenza più cruenti in cui erano state coinvolte le gangs. Allo stesso modo, le attività informative ed i canali di collegamento con le autorità estere, opportunamente attivati dalla Divisione Interpol del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, hanno consentito di individuare i Paesi Europei, tra cui Germania, Francia, Olanda e Malta, in cui altri appartenenti alle confraternite nigeriane si erano di recente trasferiti. Completate le attività propedeutiche al rintraccio degli indagati, nella nottata di oggi, a Bari e nelle province di Taranto, Lecce, Caserta, Roma, Ancona, Matera, Reggio Emilia, Cosenza, Trapani e Rovigo, sono state eseguite le catture, ed in contemporanea i collaterali uffici di Polizia esteri sono stati interessati dall’Interpol per dare esecuzione ai Mandati d’Arresto Europei firmati dal Giudice per le Indagini Preliminari di Bari.
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The shaoshan collective is on telegram
The post is machine translated
The next post will be the last of this series,also I should be done with today's activity after another couple of posts,today is of irregular activity,expect a drop of activity in the coming days
A reminder that a real person is behind this account.
⚠️ CHI SARANNO I PROBABILI NUOVI MEMBRI DEL COMITATO PERMANENTE DELL'UFFICIO POLITICO DEL PARTITO COMUNISTA CINESE? - PARTE 7 ⚠️
📄 Questo post verrà dedicata ad un solo candidato, in quanto non è solamente una "Stella Nascente" (后起之秀), ma si tratta di uno dei più competenti ed efficienti funzionari del Partito Comunista Cinese.
🤔 Chen Min'er, attuale Segretario del Partito Comunista della Municipalità di Chongqing, è un papabile candidato al ruolo di Primo Segretario del Segretariato del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese.
🚩Qualora ottenesse tale ruolo, si occuperebbe della "Costruzione del Partito" e della Propaganda.
📈 Hu Chunhua e Chen Min'er sono le figure più promettenti della "Sesta Generazione dei Comunisti Cinesi" (第六代).
🇨🇳 Nato a Zhuji, nella Provincia dello Zhejiang il 29 settembre del 1960, Chen Min'er si è iscritto al Partito Comunista Cinese nel 1982, dopo la Riforma e Apertura.
📚 Dopo aver completato gli studi in Letteratura e Lingua Cinese a Shaoxing, ha iniziato a lavorare proprio nelle strutture del governo locale, per poi raggiungere il ruolo di Governatore della Contea, fino all'ottenimento della posizione di Segretario del Partito di Shaoxing nel 1994.
📈 Successivamente, dopo aver raggiunto ottimi risultati a Shaoxing, ha perfezionato gli studi politici presso la Scuola Centrale del Partito, e ha lavorato nel settore della Propaganda sotto Xi Jinping - quand'egli era Governatore dello Zhejiang - arrivando fino alla carica di Vice-Governatore della Provincia dello Zhejiang.
📑 Nel 2013, è diventato Governatore della Provincia del Guizhou e ha supportato con entusiasmo le politiche di Xi Jinping, diventato Segretario Generale del Partito Comunista, come la campagna interna al Partito "三严三实", ovvero "tre dichiarazioni di onestà, tre dichiarazioni di severità":
🔺 Sii onesto nel prendere decisioni e nell'attuare politiche.
🔺 Sii onesto nel condurre affari e nel forgiare la tua carriera.
🔺 Sii onesto nel comportamento personale con gli altri.
🔹Sii severo e rigoroso nella condotta morale.
🔹Sii severo nell'esercitare il potere.
🔹Sii severo nel disciplinare te stesso.
🇨🇳|🧾 Inoltre, Chen Min'er ha sostenuto la Campagna Anti-Corruzione lanciata da Xi Jinping e ha avviato politiche atte a colpire gli illeciti dei funzionari della provincia, occupandosi personalmente dei casi più gravi.
📄 In un'intervista, ha affermato che "il potere deve essere limitato nella gabbia delle istituzioni e il potere deve essere esercitato alla luce del sole", affermando che 𝗔𝗽𝗲𝗿𝘁𝘂𝗿𝗮 (开幕) e 𝗧𝗿𝗮𝘀𝗽𝗮𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 (透明度) sono valori fondamentali nella politica. Pertanto, ha istituito oltre 1400 Comitati di Lavoro nei quartieri e nelle aree rurali della provincia per analizzare i reclami e la condotta dei funzionari.
🔬 Come Governatore della Provincia del Guizhou, ha istituito un programma per la riduzione della povertà in quanto Primo Obiettivo del Centenario del Partito, e ha investito grandi somme di denaro per rendere la Provincia un centro di innovazione per i big data e l'analisi dei dati.
🌟 Nel luglio del 2017, Chen Min'er è stato nominato Segretario del Partito della Municipalità di Chongqing, in sostituzione di Sun Zhengcai, condannato nel 2018 per reati di corruzione. Avendo ottenuto la guida di una delle Quattro Municipalità a Controllo Diretto, ha anche ottenuto un seggio nel CC al 19° Congresso.
🥇Chen Min'er, secondo esperti di politica cinese, è - ad oggi - la figura di più alto grado della "中国新左派", ovvero la "Nuova Sinistra Cinese", di cui fanno parte la "Nuova Armata dello Zhejiang" e la "Connessione del Guizhou".
💭 Chen Min'er, pertanto, rappresenta il futuro dello sviluppo istituzionale del Movimento della 中国新左派 di Xi Jinping oltre il 2022, almeno per un decennio.
🧾 Fonte - Lista dei Candidati
https://www.brookings.edu/interactives/candidates-for-chinas-20th-politburo-standing-committee-and-politburo/
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⚠️ WHO ARE THE LIKELY NEW MEMBERS OF THE PERMANENT COMMITTEE OF THE POLITICAL OFFICE OF THE CHINESE COMMUNIST PARTY? - PART 7 ⚠️
📄 This post will be dedicated to a single candidate, as he is not only a "Rising Star" (后起之秀), but he is one of the most competent and efficient officials of the Chinese Communist Party.
🤔 Chen Min'er, current Communist Party Secretary of Chongqing Municipality, is a candidate for the position of First Secretary of the Central Committee Secretariat of the Communist Party of China.
🚩If he gets that role, he'll be in charge of "Party Building" and Propaganda.
📈 Hu Chunhua and Chen Min'er are the most promising figures of the "Sixth Generation of Chinese Communists" (第六 代).
🇨🇳 Born in Zhuji, Zhejiang Province on September 29, 1960, Chen Min'er joined the Chinese Communist Party in 1982, after the Reformation and Opening.
📚 After completing his studies in Chinese Literature and Language in Shaoxing, he started working in the local government structures, and then reached the role of County Governor, until he obtained the position of Party Secretary of Shaoxing in 1994 .
📈 Subsequently, after achieving excellent results in Shaoxing, he completed his political studies at the Central Party School, and worked in the propaganda sector under Xi Jinping - when he was Governor of Zhejiang - reaching the position of Vice-Governor of Zhejiang Province.
📑 In 2013, he became Governor of Guizhou Province and enthusiastically supported the policies of Xi Jinping, who became General Secretary of the Communist Party, such as the internal party campaign "三 严 三 实", or "three declarations of honesty, three statements of severity ":
🔺 Be honest in making decisions and implementing policies.
🔺 Be honest in conducting business and forging your career.
🔺 Be honest in your personal behavior with others.
🔹Be strict and rigorous in moral conduct.
🔹Be strict about exercising power.
🔹Be strict in disciplining yourself.
🇨🇳 | 🧾 In addition, Chen Min'er supported the Anti-Corruption Campaign launched by Xi Jinping and initiated policies aimed at targeting the crimes of the provincial officials, personally dealing with the most serious cases.
📄 In an interview, he stated that "power must be limited in the cage of institutions and power must be exercised in the open", stating that 𝗔𝗽𝗲𝗿𝘁𝘂𝗿𝗮 (开幕) and 𝗧𝗿𝗮𝘀𝗽𝗮𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 (透明度) are fundamental values in politics. Therefore, he has established over 1,400 Labor Committees in neighborhoods and rural areas of the province to analyze complaints and the conduct of officials.
🔬 As Governor of Guizhou Province, he established a poverty reduction program as the Party's Centennial First Goal, and invested large sums of money to make the Province an innovation hub for big data and analytics. data.
🌟 In July 2017, Chen Min'er was appointed Party Secretary of Chongqing Municipality, replacing Sun Zhengcai, who was convicted in 2018 of corruption offenses. Having gained the leadership of one of the Four Directly Controlled Municipalities, he also won a seat in the CC at the 19th Congress.
🥇Chen Min'er, according to Chinese political experts, is - to date - the highest-ranking figure of the "中国 新 左派", or the "New Chinese Left", which includes the "New Army of Zhejiang" and the "Connection of Guizhou".
💭 Chen Min'er, therefore, represents the future of the institutional development of Xi Jinping's 中国 新 左派 Movement beyond 2022, at least for a decade.
🧾 Source - List of Candidates
https://www.brookings.edu/interactives/candidates-for-chinas-20th-politburo-standing-committee-and-politburo/
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Ispezioni nel 2017 hanno portato alla chiusura di 34 centri di accoglienza e 900 mila euro di penali. Un’analisi delle persone arrestate rivela legami politici con la destra e la criminalità organizzata
Ci sono i piccoli boss locali. E poi i colossi del sociale che macinano decine di milioni. Tutti con gli amici giusti, in contesti dove la politica pesa, senza distinzioni di schieramento.
Se Mafia Capitale era il cancro che infettava Roma corrompendo politica e amministrazione, è vero che il suo sistema si ripete, in piccolo, in tutta Italia. Il cuore del business dei migranti si chiama Cas, sigla delle strutture gestite da privati attraverso bandi delle prefetture. Nati nel disastro della disorganizzazione dell’emergenza, con la politica che non ha potuto o in alcuni casi voluto occuparsi del fenomeno, i Cas sono spuntati come funghi. A fine anno erano 9.132 (il 99,8% delle strutture di prima accoglienza) e gestivano 148.502 richiedenti asilo (il 93,5% del totale).
I Cas sono spesso semplici case risistemate, senza grandi pretese. Hanno un vantaggio: i piccoli numeri sono più gestibili e hanno un minor impatto sul territorio. E uno svantaggio: non sono gli Sprar, organizzati dagli enti locali e sottoposti a un sistema di controlli molto più rigido. Aggiungeteci che nel 2017 lo Stato ha elargito qualcosa come 1,68 miliardi di euro ai Cas, come poteva finire? Accanto a cooperative, onlus e organizzazioni serie, che da sempre si occupano del sociale, sono arrivati i predoni. Che spesso sono legati a chi è al potere in quei territori.
A differenza di quel che vuole la vulgata, chi intasca i famigerati 35 euro per richiedente asilo sfruttando situazione e migranti, prime vittime del sistema, può dunque avere un diverso colore politico. Anche «nero».
Cooperative con la mano tesa
Prendete il caso Fondi, nel cuore del Sud Pontino, l’area in provincia di Latina che si spinge fino al confine con Caserta. Quarantamila abitanti, sede del più importante mercato ortofrutticolo all’ingrosso del centro Italia, è da almeno 15 anni la roccaforte laziale della destra, soprattutto di Forza Italia. Gli affari a Fondi non riguardano solo frutta e verdura. Due Onlus, Azalea e La Ginestra, dal 2015 gestivano i centri di accoglienza per richiedenti asilo con un giro d’affari di quasi sei milioni di euro. Nel 2016 scoppia una rivolta, gli ospiti scendono in strada, si ribellano, qualcuno chiama la Polizia. I magistrati di Latina decidono però di capire meglio cosa accade nei centri gestiti da piccoli imprenditori locali, famiglie fondane conosciute. La squadra mobile scopre le condizioni disumane di quelle case di accoglienza: sovraffollamento, 1,66 euro spesi per fornire due pasti, vestiti recuperati qui e lì nei cassonetti dei rifiuti.
La Onlus più attiva è la Senis Hospes. L’anno scorso ha incassato 20 milioni
In altre parole una cresta sui finanziamenti destinati a rendere la vita perlomeno dignitosa a chi aveva scelto l’Italia per sfuggire a guerre e persecuzioni. Pochi giorni fa il pm Giuseppe Miliano ha chiuso l’inchiesta, chiedendo il rinvio a giudizio.
In città i movimenti dell’ultra destra intanto cercavano di fatturare politicamente. Forza Nuova annunciava manifestazioni contro le vittime, dimenticando di raccontare fino in fondo chi fossero i carnefici. Uno di questi, Luca Macaro, ha una storia interessante. Candidato nella lista Progetto Fondi, che appoggiava insieme alla Lega Lazio il candidato della destra Franco Cardinale, un padre – anche lui coinvolto nella gestione del centro di accoglienza, ma non indagato – che su Facebook metteva la classica manina tesa a mo’ di saluto romano e cliccava like sul profilo proprio dei camerati di Forza Nuova. Una passione per i migranti, quello della famiglia Macaro, recentissimo. Scorrendo il profilo Facebook di Luca Macaro fino a qualche anno fa erano ben altri gli interessi: movida fondana e aperitivi.
Il colosso che finanzia Fi
Se le due Onlus laziali in fondo erano piccole imprese, un vero e proprio gigante dell’accoglienza è invece il gruppo Senis Hospes / MediHospes, il gestore del centro di Borgo Mezzanone in provincia di Foggia. Travolto dallo scandalo nato dopo l’inchiesta giornalistica dell’Espresso, non si è perso d’animo. E, soprattutto, non è mai uscito dal giro. Secondo i dati del Viminale nel 2017 ha gestito 15 centri, da Pordenone a Messina, per un totale di 2.067 ospiti e un incasso superiore a 20 milioni di euro.
Anche qui amicizie e legami puntano a destra. Nelle dichiarazioni depositate alla Tesoreria della Camera dei deputati relative alle elezioni del 2013 il gruppo Senis Hospes risulta nell’elenco dei donatori del Popolo delle libertà di Silvio Berlusconi, con un versamento di 15 mila euro. Il presidente del gruppo, Camillo Aceto, ha poi staccato personalmente un assegno da 5 mila euro a Maurizio Lupi, che poco dopo diverrà ministro delle Infrastrutture.
Ma i rapporti tra Aceto e Lupi erano prima di tutto ideologici, grazie al legame dei due con il movimento cattolico Comunione e Liberazione.
In Sicilia c’è l’Udc
Raccontano le cronache che a Trapani, con il picco del flusso di migranti, i vecchi Ras si siano messi a rastrellare case, cascine, piccole strutture. Posti letto da utilizzare per l’accoglienza. Nulla a che vedere con lo spirito umanitario che pur contraddistingue una parte dell’isola. Nel 2016 le indagini portarono ad arrestare anche un sacerdote, don Sergio Librizzi, con pesanti accuse di molestie sessuali e di affari illeciti con i richiedenti asilo (condanna a 9 anni appena tornati in Appello dopo un passaggio in Cassazione).
Le indagini, però, non si sono fermate. Da un’intercettazione spunta una nuova pista, che conduce lo scorso luglio a un arresto eccellente. L’ex deputato regionale dell’Udc, Onofrio Fratello, finisce in manette con l’accusa di aver gestito una capillare rete di strutture attraverso prestanome. L’ex deputato regionale era stato condannato per mafia il 13 dicembre 2006 ed era sottoposto a una vigilanza sui movimenti patrimoniali. Da Cosa nostra al business sulla pelle di chi fugge dall’inferno di Tripoli il passo è stato breve.
Profondo Nord e politica
Prima la Dc, poi il Pdl. Simone Borile, la politica, la masticava da sempre. Così come la monnezza, il suo primo business nel Veneto dei padroncini. Poi sono arrivati i migranti e ha intuito il nuovo filone. Le cose, però, non sono andate bene. Lo scorso marzo la Finanza di Padova ha sottoposto a sequestro preventivo 3 milioni di euro per la sua attività con i rifiuti. Quindi è arrivata l’inchiesta sulla gestione dei migranti dei centri di Cona e Bagnoli, dove è indagato. E anche in questo caso le indagini erano partite dalle proteste degli ospiti.
Ispezioni e contestazioni
Centinaia di bandi, controlli difficoltosi, che spesso arrivano dopo le inchieste giornalistiche o le proteste degli ospiti. Nel 2017 solo il 40% di queste strutture ha ricevuto un’ispezione e, in 36 casi, si è arrivati alla revoca dell’affidamento per gravi inadempienze. Le contestazioni sono state 3.000 e le penali applicate ammontano a 900.000 euro. Numeri in fondo piccoli se si pensa all’intero sistema. Recita la Relazione sul sistema di accoglienza, appena resa pubblica e a firma del ministro dell’Interno Salvini: «Nell’indire le gare finalizzate al superamento degli affidamenti diretti, i prefetti hanno affrontato oggettive difficoltà riconducibili all’inidoneità di molti immobili proposti, non rispondenti agli standard previsti od offerti da soggetti non qualificati o addirittura collegati ad ambienti malavitosi».
Anche per questo dallo scorso 1° dicembre il ministero ha assegnato un prefetto al coordinamento delle ispezioni e si è concordato con l’Anticorruzione uno schema unico dei capitolati d’appalto per rendere omogenei requisiti e standard. Sarà però difficile e ci vorrà tempo per liberarsi dei predoni. Un’idea sarebbe partire dal Lazio, la regione più critica. Se a livello nazionale la media delle contestazioni per centro visitato è stato di 0,79, qui siamo a 2,38: tre volte tanto. Forse non è un caso se a Roma tutti ricordano la frase di Salvatore Buzzi, il Ras delle coop alleato con il nerissimo ex Nar Massimo Carminati: «Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno».
Inchiesta a cura di Andrea Palladino, Raphaël Zanotti
da La Stampa
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Tajani in visita alle ambasciate del Sud America per ispezionare il corretto svolgimento del lavoro
Tajani in visita alle ambasciate del Sud America per ispezionare il corretto svolgimento del lavoro Proseguono in queste settimane le ispezioni disposte dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani, nelle Ambasciate e negli Uffici consolari di alcuni Paesi dell'America Meridionale (Argentina, Brasile, Uruguay e Venezuela), volte ad accertare la corretta gestione delle pratiche amministrative e consolari e, in particolare, la regolarità delle procedure legate al riconoscimento delle cittadinanze italiane. Queste missioni ispettive rientrano in un'azione a tutto campo, disposta dal Ministro Tajani fin dall'inizio del suo mandato, per contrastare e prevenire fenomeni illeciti e per continuare a migliorare la qualità dei servizi resi ai cittadini dalla rete estera della Farnesina. Le risultanze dei controlli, effettuati da missioni ispettive composte da personale del Ministero degli Affari Esteri coadiuvato da personale della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza su numerosi fascicoli e altri atti amministrativi, e le relazioni finali sono come di consueto messe a disposizione delle autorità competenti. Il ciclo di ispezioni in atto nelle Sedi in America Latina, pianificato nei mesi scorsi, fa seguito alle ispezioni già effettuate nel corso del 2023 nelle Ambasciate in Congo, Repubblica Democratica del Congo, Sri Lanka, Bangladesh e Pakistan, volte ad accertare irregolarità legate alle procedure relative al rilascio di visti per l'Italia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Relazione Dia: guerra tra clan per controllare Salerno, il porto crocevia di affari illeciti ... | www.salernonotizie.it
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Ma Salvini che parla del mancato monitoraggio dei contagiati a Mondragone è lo stesso che critica l’app Immuni? di ILARIA RONCONE Il focolaio di Mondragone, che ormai conta 49 positivi tracciati, desta preoccupazione in Campania soprattutto per la gestione dei contagiati. Dal 22 giugno scorso la Regione ha emesso un’ordinanza che ha istituito una mini zona rossa per 700 persone messe in quarantena. Si tratta dei residenti nei Palazzi ex Cirio, dove è concentrata anche una buona parte della comunità bulgara della cittadina. Tra italiani e comunità bulgara in questa zona la tensione è alta già normalmente a causa degli «affari illeciti» ai quali gli stranieri sono dediti secondo accertamenti delle indagini. Un fuoco già difficile da gestire sul quale non bisognerebbe buttare benzina, insomma. «Tante parole zero fatti»: questo è quello che Salvini dice di De Luca parlando della questione di Mondragone, dove stamattina quattro positivi sono scappati dalla zona rossa facendo perdere le proprie tracce. Non perde occasione per fare distinzione tra i cattivi bulgari e i bravi italiani. Dimenticati del tutto i numeri del Viminale che, negli scorsi mesi, hanno indicato che moltissime persone contagiate hanno infranto le regole violando l’obbligo di quarantena. Anche quelli tutti stranieri? L’attacco a De Luca è diretto: «Così pronto a insultare la Lega, tace. Amici napoletani mi segnalano una bella espressione Nu piatt vacànt. Tante scene, a partire dalle sparate sul lanciafiamme, ma alla prova dei fatti il piatto è vuoto. Da De Luca tante parole ma zero fatti». Immancabile il riferimento agli «amici napoletani» in tempo di campagna elettorale. Le critiche sul mancato monitoraggio della situazione in Campania da parte di Salvini sono pesanti, alimentando la bagarre politica tra lui e De Luca. Andiamo però ad analizzare i fatti: Salvini ha sempre contrastato l’utilizzo dell’app Immuni dicendo a tutti – compreso il suo popolo – che non utilizzerà l’app Immuni perché «non si fida» sull’uso che verrà fatto dei suoi dati personali. Si dice “predicare bene e razzolare male”, considerato che uno dei pochi strumenti realmente utili per il monitoraggio messi a disposizione del paese è stato da lui fortemente criticato. Però poi su Tik Tok, social accusato più volte di essere uno strumento di spionaggio da parte di Pechino, si iscrive senza problemi.
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Libano: un quadro per sanzioni mirate
Il Consiglio Europeo ha adottato un quadro per misure restrittive mirate in considerazione della situazione in Libano. Il quadro prevede la possibilità di imporre sanzioni nei confronti di persone ed entità responsabili di compromettere la democrazia o lo Stato di diritto in Libano mediante una delle azioni seguenti: - l'ostacolare o pregiudicare il processo politico democratico contrastando in modo persistente la formazione di un governo ovvero ostacolando o pregiudicando gravemente lo svolgimento di elezioni l'ostacolare o pregiudicare l'attuazione dei piani approvati dalle autorità libanesi e sostenuti dai soggetti internazionali pertinenti, inclusa l'Unione, e volti a migliorare la responsabilità e la buona governance nel settore pubblico o ad attuare riforme economiche fondamentali, anche nei settori bancario e finanziario compresa l'adozione di una normativa trasparente e non discriminatoria sull'esportazione di capitali gravi illeciti finanziari in materia di fondi pubblici, nella misura in cui gli atti in questione sono coperti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, e l'esportazione non autorizzata di capitali. Le sanzioni prevedono: per le persone, il divieto di viaggio nell'UE e il congelamento dei beni; per le entità, il congelamento dei beni. È fatto inoltre divieto alle persone ed entità dell'UE di mettere fondi a disposizione delle persone ed entità inserite in elenco. Il 7 dicembre 2020 il Consiglio ha adottato conclusioni in cui rilevava con crescente preoccupazione che la grave crisi finanziaria, economica, sociale e politica radicatasi in Libano aveva continuato ad aggravarsi nei mesi precedenti, constatando che la popolazione libanese era la prima a risentire delle crescenti difficoltà nel paese. Il Consiglio ha sottolineato l'urgente necessità che le autorità libanesi attuino riforme al fine di ripristinare la fiducia della comunità internazionale. Ha inoltre invitato tutti i portatori di interessi e le forze politiche libanesi ad appoggiare l'urgente formazione, in Libano, di un governo di missione credibile, responsabile e in grado di attuare le riforme necessarie. Da allora il Consiglio ha ripetutamente espresso seria preoccupazione per l'aggravarsi della situazione in Libano. Non si riscontrano progressi malgrado i ripetuti appelli alle forze politiche e ai portatori di interessi libanesi affinché agiscano nell'interesse nazionale e non ritardino ulteriormente la formazione di un governo nel pieno dei suoi poteri in grado di soddisfare i bisogni urgenti del paese e di attuare riforme fondamentali. Nel frattempo, la situazione economica, sociale e umanitaria in Libano seguita a peggiorare e la popolazione continua a soffrire. L'Unione è pronta a ricorrere a tutti i suoi strumenti strategici per contribuire a una risoluzione durevole dell'attuale crisi e per rispondere a un ulteriore deterioramento della democrazia e dello Stato di diritto in Libano, nonché della sua situazione economica, sociale e umanitaria. Durante il Consiglio "Affari esteri" del 12 luglio 2021, l'alto rappresentante ha annunciato un'intesa politica secondo cui sarà istituito un regime di sanzioni nei confronti dei responsabili della situazione. L'UE mantiene il suo impegno ad aiutare il Libano e il suo popolo a superare le attuali sfide e a tal fine è pronta a utilizzare i diversi strumenti a sua disposizione. È tuttavia della massima importanza che la leadership libanese accantoni le divergenze e collabori per formare un governo e adottare le misure necessarie per guidare il paese verso una ripresa sostenibile. La stabilità e la prosperità del Libano rivestono un'importanza cruciale per l'intera regione e per l'Europa. Read the full article
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Progetto di Storia
« Quanto scommettiamo che il vecchio Pierre avesse stipulato un accordo per il traffico di corna di Graphorn dai Troll? »
«Chi me l`ha fatto fare di lavorare con due Corvonero» bofonchia Alya melodrammatica, mentre li lascia a perdersi nella loro degressione storica su Bonacord e presunti illeciti affari con la comunità Troll. Solleva lo sguardo dal libro solo per tornare a roteare due acquamarine stupite su David; in viso dipinta tutta l`aria di un "are you serious?". «È davvero commovente la maniera in cui riesci a distrarti anche in assenza di distrazioni» « Prego. » Gli sta piacendo la ricostruzione... più che altro perché ha la scusa di avventurarsi in letture d`approfondimento storico senza che questo venga discreditato al giudizio dei docenti. « La fretta è una pessima consigliera, Tassorosso. » La rimbecca ora, dopo che la ragazza ha spronato in quel modo Aconite sul fuoco. Non che lui si applichi per aiutare l`una o l`altra « Figo. » sbuffa divertito, bilanciando l`equilibrio della sedia sulle sue sole zampe posteriori, le gambe a penzoloni oltre il bordo del sediolino legnoso.
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