#accucciata
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Una certa Audacia Non è volgare.... Volgare è l'eccesso Di Pudore
E. Arsen
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mi fa:
quando sono andato in libreria mica mi aspettavo di trovare una come te. stavi accucciata a fare non so cosa (sistemavo i libri nei cassetti) e ti ho trovato ad altezza cazzo. avevi questi occhi enormi con le pupille dilatate. ti faccio "avete questo libro?" e tu fai "ah sì Huxley, cerchiamo subito" e io mi dico "cazzo Huxley, questa legge". avrei voluto chiederti subito il numero, ma mica pensavo me lo potessi dare. quando sono tornato la terza volta te l'ho chiesto tu mi hai risposto "sì volentieri". poi sono andato a prendere un caffè e mi continuavo a dire "sta qua mi ha detto sì volentieri". mica pensavo andasse a così
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Mi vede in terrazza, occhi negli occhi per un breve istante, poi salta di qua ed entra da me.
Non ci vediamo da cinque giorni.
Inizia il rito silenzioso dell’accoglienza: resto accucciata, mi sfiora il polpaccio poi s’infila fra la gamba e il braccio per cercare carezze; ripete il giro due tre volte poi si lascia accarezzare completamente.
Testina, schiena, dietro alle orecchie, petto, poi ancora testina, mento in alto, occhi chiusi, nasino rosa vicino al mio e poi occhi aperti: vicinissime, piccole persone s’incontrano.
Finiti i grattini fa il giro delle sedie, tutte le gambe posteriori sono oggetto di struscio, poi il frigo e i mobili.
Resto ad osservarla come per entrare nel suo essere totale d’intenzionalità chiara e potente poi mi siedo sulla poltrona.
Finito lo struscio inizia la pulizia, prima in zona cibo poi davanti a me respirando l’aria fresca che entra dalla porta finestra.
Sto in silenzio: è una pulizia-danza, una ginnastica aerobica con leccata. Eleganza anche mentre si fa il bidet. Brevi istanti di pausa e poi via un nuovo avvitamento elegante e leggero.
Leggo.
All’improvviso è alle mie spalle: gioca con il tiragraffi, selvaggia, agguerrita, occhi sbarrati a tratti sfidanti, s’interrompe, mi guarda.
Le faccio sempre i complimenti, sembra chiedere approvazione.
A pancia in su, mostra la parte più delicata di sè, un manto bianco morbidissimo: mi tornano alla mente alcuni tratti di “Gatti molto speciali” “Il trucco più grazioso, del quale faceva sfoggio soprattutto per avere compagnia, consisteva nello sdraiarsi di schiena sotto un divano, e poi spingersi fuori da sola facendo leva sulle zampe, con scatti rapidi e bruschi, fermandosi per volgere l’elegante testina da un lato e dall’altro, gli occhi gialli semichiusi, in attesa dell’applauso”.
Fine dei giochi, oggi si è rotto l’elastico che tiene legata la pallina al tiragraffi, Micia è rimasta per un istante interdetta poi si è accontentata di mordere e sfilare l’elastico tenendosi con le zampe aggrappata al cilindro; qualche altro morso alla piuma e poi via, si porta di nuovo davanti alla finestra.
Respira l’aria fresca, osserva fuori possibili prede allungando il collo a destra e sinistra, resta immobile qualche istante poi si gira, mi guarda con quell’aria mista di dolcezza e voluttà.
È finita, intende dire, per ora è finita, gradirei uscire mia cara; se tu mi usassi la cortesia di alzare la zanzariera potrei tornare nel mondo dei vivi, grazie, non temere, quando ne avrò voglia tonerò a mostrarti cosa sono bellezza e libertà. Tornerò.
Alzo la zanzariera, passa sotto come fosse di gomma ma resta fuori ad osservarmi. Ad un certo punto miagola, è cosa strana perché solitamente lo fa solo quando vede il cibo.
Esco, in effetti fuori l’aria e molto più fresca e respirabile; ancora un po’ di grattini e di fusa, poi comincia a sbirciare fra le aste di finto legno della terrazza. Prede. Uccelli. Caccia. Istinto.
Salta sulla ringhiera. Non esisto più. Posizione aerodinamica, tutti i sensi accesi. Salta. È via.
Buona giornata.
A più tardi.
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Amore mio 😍 il giorno in cui ti ho adottata ti sei accucciata dietro lo zaino ed hai atteso l’arrivo nella tua nuova 🏠 eri dolcissima 🥰
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è vero, a me interessa solo stare accucciata nel letto di orazio al caldo
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Sono qui accucciata ai bordi del tuo cuore. Non mi muovo, osservo. (…) Difficile è far finta di non amarti. Tiziana Miceli
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Fertile di sesso
I campi che circondano il paese hanno le loro stagioni, il riposo quieto dell'inverno, il brulicare della semina, il germogliare della crescita e quel giallo riardere dopo la mietitura.
C'è quella fase sempre più rara nel nostro tempo, che sa di terra bagnata. L'umido suolo, fertile, ricco, pronto, preparato, nutriente.
Così in quel fosso appena accanto al campo, al fresco e al riparo di quel filare di pioppi, se ne sta accucciata la giovane in calore, fertile, aperta, con una cosina deliziosa, profumata di figa. Piscia esponendo le vergogne sessuali con malizia.
Si condisce la fessa, lo sa bene mentre aspetta che finisca, il maschio del campo, lesa maestà il suo pisciare sul suo terreno. Che pisciasse sul suo cazzo almeno. Che schizzasse quegli odori e quei sapori sulla carne che la nutre centimetro dopo centimetro.
L'amore e il sesso rurale nulla hanno da invidiare con le orge sofisticate. La sozzeria appartiene alla terra, al saper ravanare nello sporco per tirar fuori i frutti. Al saper grattare via l'orgasmo da un culo aperto.
Le semina le fessa con cura, con tempi contadini, fatti di lentezza dell'asciugatura del fieno e con la fretta della raccolta prima della tempesta.
La prende in terra, come fosse ancora nel ventre della madre, come se quello scopare fosse in un sacco amniotico essenziale, protetti dalla loro stessa voglia.
Odora il sesso nella terra, odora di buono, odora di concime, seme, frutta, pesca e merda.
Non ha mezze misure il sesso così. Non si ferma al limitar del lecito, ma sprofonda nell'inopportuno sporco pisciarsi nel culo. Giù, profondo, che monta, fino a non capire più cosa sia.
E ci si ritrova poi a guardare un cielo che sa di agosto, con i coglioni riversati nel ventre altrui e con il cazzo sporco.
Quella pace addosso e le cicale.
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Hai bisogno di te.
Hai bisogno di questo tempo
in cui non si cucina
e non si prega.
Si sta.
Soli e improvvisati
abbandonati e senza senso
si sta, frastornati
e vuoti.
Si sta.
E l’indomabile fiducia
accucciata fuori dalla porta
come un cane folle
di devozione
dorme sonni
che contengono alba.
Chandra Livia Candiani
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Io ti dico dove sono e tu.....vieni a (sor)prendermi
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Il corpo albicante
C'è un posto, privo di apparente bellezza, dove non c'è chiasso di ego e di fandonie, dove mi reco quando voglio nascondermi dall'urgenza del mondo. I pavimenti sono di carne, è buio e ci pascolano stelle cadute, cadute stelle.
C'è il rumore che fanno i pensieri, qualcosa che sembra la fine del fuoco ardente, quando la legna diventa brace e ha il colore violento dell'amore consumato in fretta. È qui che produco la pazienza. Sto accucciata come se dovessi mungere una capra e piano piano mi domo e divento mansueta. Quel che succede in questo posto è magnifico, ritorno in me e alla bellezza del sé, quando questi - il pronome gli rende le sembianze che si merita - si spoglia dalla furia e dalla vanità.
Adesso, che scende la sera e mi accolgono i dèmoni, porto con me il ristoro della visita alla donna che sono e divento più fertile e forte.
Leggera.
Cecilia Resio
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Dedico tutto a me stessa e alla forza che ci ho messo a superare quel buco nero dove mi ci avevano spinto ed io mi ero accucciata e avevo perso le forze per uscirne fuori, ad un anno di distanza dico grazie per tutti i sacrifici e i percorsi che ho dovuto affrontare, le medicine che ho dovuto prendere e ai gradini che ho salito trascinandomi a poco a poco riprendendo le forze, sono uscita da quel periodo di vuoto e tristezza che mi porterò come brutti ricordi sempre sulle spalle ma mi servirà. Sono fiera di me e dei passi che ho fatto per la mia salute mentale e fisica, nonostante io stia ancora arrancando e combattendo con piccoli mostri che mi disturbano ancora so che sono comunque a buon punto.
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Il mattino di domani
Come sarà il mattino di domani,sarò ancora in piedi e la poesiasarà pur sempre una cosa da ragazzi? Lo chiedo a te, mia Sibilla,accucciata sopra un platano frondosodel Lungotevere, che come un fuso volteggiavi in un capodanno di bicchieri,lanciati nel cortile. La poesiaè tornata bambina, indossa la tua vestaglietta blu, con il muso serrato,in quel polverso ballo del Settantatre.Sfoglia adesso,…
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Genova, reati contro il patrimonio, furto e aggressione a pubblico ufficiale: nei guai un 42enne, un 36enne e una 57enne.
Genova, reati contro il patrimonio, furto e aggressione a pubblico ufficiale: nei guai un 42enne, un 36enne e una 57enne. La Polizia di Stato di Genova ha arrestato un 46enne per il reato di tentata rapina. Un fedele si trovava seduto all’interno della Parrocchia di Sant’Antonio in attesa della Messa quando ha sentito dei rumori provenire dal fondo della chiesa e, voltandosi, ha visto un uomo che, con un cacciavite ed una torcia, stava tentando di estrarre le monete dalla cassetta delle offerte. Si è avvicinato per farlo smettere e il 46enne lo ha minacciato di ritorsioni e ha tentato di allontanarsi dal luogo sacro. Appena fuori è stato fermato da un passante e dallo stesso richiedente l’intervento, che nel tentativo di trattenerlo è stato graffiato alle braccia. I poliziotti delle Volanti dell’UPGSP sono intervenuti prontamente e lo hanno arrestato sequestrandogli un cacciavite di grosse dimensioni. La Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un provvedimento di cattura a carico di un 42enne. Durante il normale servizio di pattugliamento del territorio i poliziotti del Commissariato Cornigliano hanno sottoposto a controllo il 42enne che essendo privo di documenti è stato accompagnato in Questura per essere identificato. I successivi accertamenti hanno fatto emergere che l’uomo, pluripregiudicato per reati contro il patrimonio, era destinatario di un provvedimento di cattura per espiare la pena di 9 mesi e 29 giorni per cumulo di pene concorrenti. Ultimati gli atti di rito l’uomo è stato tradotto presso la casa circondariale di Genova- Marassi. La Polizia di Stato di Genova ha arrestato un 36enne nella flagranza del reato di lesioni personali aggravate e resistenza a Pubblico Ufficiale. Un poliziotto della Polfer, libero dal servizio, stava transitando con la sua auto in via Sant’Alberto quando ha visto un uomo urlare furiosamente e prendere a pugni con violenza il vetro di un’auto in sosta dentro la quale si era chiusa dentro una ragazza visibilmente spaventata. L’operatore ha prima richiesto l’intervento delle volanti e poi si è avvicinato al 36enne qualificandosi. Quest’ultimo ha minimizzato i fatti occorsi dicendo che si trattava di una semplice lite e, innervosito dall’intervento del poliziotto gli si è scagliato contro e, nonostante quest’ultimo inizialmente sia riuscito a respingerlo è poi stato colpito da un pugno al volto. Subito sono intervenute altre persone presenti per allontanarli e, nell’immediatezza, è giunta anche la volante del Commissariato Cornigliano. Gli operatori intervenuti hanno cercato di calmare il soggetto oltremodo aggressivo che ha opposto un’attiva e violenta resistenza. Il poliziotto colpito dal pugno è stato refertato al Pronto soccorso e dimesso con una prognosi di 10 giorni per trauma all’occhio, graffi al collo e contusioni al ginocchio. Il 36enne è stato messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. La Polizia di Stato ha denunciato una donna di 57 anni per il reato di furto aggravato. Un'infermiera si è recata presso un paziente allettato per somministrargli una cura e ha visto una donna accucciata a terra intenta a rovistare nel borsello posto sotto la barella dell’uomo. Le ha chiesto cosa stesse facendo e questa si è alzata tenendo tra le mani le banconote appena rubate. La donna ha restituito il maltolto ed è stata denunciata dai poliziotti del Commissariato Sestri giunti poco dopo sul posto.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Immobile, inerme, obbediente, stai lì ferma, in attesa che cominci il mio gioco
Le tue forme mi sono evidenti, senza vergogna, impudiche, mi manca il fiato.
Il tuo respiro, è irregolare ansimante, il rumore riempie quel vuoto silenzio, resti accucciata su quella sedia in attesa.
Colgo ogni piccolo movimento il più impercettibile sussulto del tuo corpo provoca spasmi nella mia mente, fantasie represse vengono alla luce senza ritegno.
La tua schiena mostra i segni del dolore, solchi arrossati, bagnati di piacere.
L' estremo atto dell'appartenenza, ti ha colto d'improvviso, tu donna ribelle, restiva, sfuggente, hai ceduto, ti sei arresa alla mia mente senza condizioni, un unico desiderio ora appaga i tuoi sensi soddisfare il mio volere per avere quel piacere sempre sognato e mai raggiunto veramente. Ora sei pronta si comincia...
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Non ci sei più da così tanti anni eppure eccomi qui, come facevi tu. Sto accucciata su una sedia in cucina la sera tardi con la testa girata a guardare uno schermo
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