#Violazione legge
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Prometto di esserti fedele sempre La fedeltà è l'altro nome del possesso, l'umore dove fermenta la tossina della gelosia, che inquina i sentimenti e struttura i rapporti di potere più dolorosi e squilibrati. Nel momento stesso in cui la pronuncio, la parola diventa falsa e riesco a definirla solo per negazione: so quello che fedeltà non è. Da ragazzina quando compravo "Cioè" rispondevamo ai test con domande come: "Sei un tipo fedele?". Io non sapevo mai cosa dire. Capivo che dire di no avrebbe fatto di me una brutta persona, ma a dire sì proprio non riuscivo. Se significava consacrare la propria libertà alle insicurezze di qualcun altro, allora no, non sono fedele. Se significa stare con qualcuno che mi considera un bene proprietario di cui si può rivendicare l'esclusiva, non sono fedele. Se significa che qualcuno può pretendere di avere controllo sui miei comportamenti, sui miei pensieri, sul mio corpo o sulle mie scelte, non sono fedele. La struttura dei rapporti queer rigetta la fedeltà e richiede affidabilità. Con chi vai a letto o di chi t'innamori sono dati ininfluenti: la romanticizzazione e la sessualizzazione dei rapporti sono le armi con cui il binarismo patriarcale controlla la vita delle persone, specie di quelle che chiama donne. Quando il gioco della vita si fa duro, vince soltanto chi resta e fa quello che serve. Chi mi vuol bene sa che ci sono e ci sarò, ma la mia responsabilità è direttamente proporzionale alla libertà con cui posso agirla. Si può voler davvero appartenere a un altrə in modo esclusivo, sotto minaccia di legge o dello stigma sociale dell'infedele? La violazione della fedeltà è l'alibi delle violenze domestiche e dei femminicidi. È in nome della fedeltà che si può dare a una donna della puttana, giudicarne il comportamento e persino ottenere le attenuanti in tribunale se la si ammazza. Se devono imporci di promettere fedeltà, è perché non ci appartiene: tuttə vogliamo essere liberə, perché solo dentro alla più completa libertà è possibile esercitare la più stabile delle responsabilità. Non avrò bisogno di fuggire, se non cercherai continuamente di ficcarmi dentro una gabbia.
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"Con un provvedimento notificato il 20 gennaio 2024, il Garante per la protezione dei dati personali ha multato il comune di Trento per la violazione della riservatezza personale dei cittadini nell’ambito della sperimentazione dei progetti ”Marvel” e “Protector”, sanzione che dovrà essere pagata entro il termine di 30 giorni, cancellando i dati trattati in violazione di legge. "
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@monicaelis
https://www.federprivacy.org/informazione/flash-news/telecamere-con-microfono-incorporato-nei-luoghi-pubblici-sanzionato-il-comune-di-trento-per-violazione-della-privacy-dei-cittadini#:~:text=Con%20un%20provvedimento%20notificato%20il,dovr%C3%A0%20essere%20pagata%20entro%20il
E che adesso la corte dei conti faccia pagare la sanzione ai burocrati responsabili!
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Sono stufo di chi giustifica i pestaggi della polizia dicendo: "Eh, è stata violata la legge, non c'era altro modo".
Quanto è inconsistente questa argomentazione, in una scala da uno a "perché Sanremo è Sanremo?".
Del resto dicono anche "la legge è legge" e passano la vita ad affermare altre cose di analogo tenore, come "perché sì", "perché te lo dico io", "è così e basta".
Sono stanco di tutto ciò.
Non hai rispettato la legge? Ti meriti tutto.
È così che la pensano.
Spesso la lamentata violazione è impalpabile o addirittura inesistente, ma il punto è un altro.
Troppa gente pensa che si possa fare qualsiasi cosa a chi non ha rispettato la legge, come se l'atto di disubbidienza comportasse l'automatica perdita dello status di creatura vivente che percepisce il dolore, come se la tua infrazione ti trasformasse in un portaombrelli da gettare in discarica.
Ma idolatrare la legge come se fosse una sorta di divinità ancestrale conduce all'accettazione acritica di qualsiasi ingiustizia codificata dall'autorità. Conduce all'abominio dei CPR per gli immigrati clandestini. Ci porta nel baratro di giustificazioni sempre più simili a "obbedivamo solo a degli ordini".
Io non riesco più ad ascoltare i discorsi infarciti di spietato legalismo. Proprio non ce la faccio e questo mi fa pensare di essere lontano dall'imperturbabile serenità del saggio. Forse dipende anche delle mie idee anarchiche. So solo che non ho voglia di iscrivermi a un corso di yoga per imparare a sopportare tutto ciò. Per me le persone sono più importanti di qualsiasi legge. Molti progressi sociali li dobbiamo a chi ha deciso di non rigare dritto di fronte a regole ingiuste o disumane. [L'Ideota]
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In Corea del Nord è stata eseguita la condanna a morte di un ragazzo di 22 anni giudicato colpevole di aver visto film sudcoreani e ascoltato musica come il k-pop – genere musicale sudcoreano mescolato o ispirato alla musica pop statunitense – in violazione della legge che vieta di farlo. Lo ha evidenziato l’ultimo rapporto sui diritti umani in Corea del Nord, diffuso giovedì dal ministero per l’Unificazione della Corea del Sud: è la prima volta che il governo sudcoreano conferma che una persona è stata uccisa per motivi simili in Corea del Nord, ma non sarebbe il primo caso simile.
Il rapporto si basa sulle testimonianze di 649 persone scappate dalla Corea del Nord e la notizia della condanna a morte su quanto raccontato in forma anonima da una di queste. Il ragazzo era originario della provincia dello Hwanghae Meridionale, nel sud-ovest della Corea del Nord, ed è stato ucciso pubblicamente nel 2022 per aver ascoltato 70 canzoni sudcoreane e visto tre film, che poi avrebbe passato ad altre sette persone.
Questo viola una legge approvata nel 2020 che proibisce qualunque forma di diffusione di «ideologia e cultura reazionaria» originaria di «paesi ostili»: riguarda in particolare la cultura sudcoreana, che la Corea del Nord ritiene una grave minaccia per la propria società, si rivolge soprattutto alle persone giovani e in caso di violazioni prevede appunto la pena di morte. Tra le altre cose la legge vieta alle donne di indossare abiti da sposa bianchi, di bere vino dai calici o di indossare occhiali da sole, tutte abitudini diffuse sia in Occidente che in Corea del Sud. Nel 2022 inoltre il regime di Kim Jong Un ha introdotto ulteriori misure che vietano alle persone nordcoreane di indossare indumenti come i jeans e maglie con marchi stranieri, così come di portare capelli tinti o troppo lunghi.
Quello diffuso giovedì è il secondo rapporto che riguarda gli abusi e le violazioni dei diritti delle persone in Corea del Nord dopo quello del 2023, ed evidenzia altri casi di esecuzioni pubbliche per chi aveva violato la legge. In base a un rapporto pubblicato nel dicembre del 2021 dal Transitional Justice Working Group, un’organizzazione per i diritti umani di Seul, le persone uccise pubblicamente per aver guardato o diffuso media sudcoreani, tra cui video k-pop, erano almeno sette. Il rapporto diceva che da quando Kim Jong Un governava il paese c’erano state almeno 23 uccisioni pubbliche: due per impiccagione e le altre con armi da fuoco.
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Neologismi di cui non sapevate di non poter fare a meno #4
Reatro: rafforzativo del termine ''tealtro'', indica uno spettacolo teatrale talmente pessimo da far riflettere il pubblico (o la maggioranza di esso) se sussistano i termini di violazione di qualche legge, se tale bruttezza non sia passibile di arresto, sanzione e pena da parte delle forze dell'ordine.
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"Il bue che dice cornuto all'asino"
Tratto da Repubblica
Mosca: “Inaccettabili i raid israeliani sulla Siria”
Mosca ha definito "inaccettabili" i bombardamenti israeliani della notte scorsa sulla Siria. "Tali azioni aggressive contro la Siria costituiscono un'aperta violazione della sovranità di questo Paese e delle norme fondamentali della legge internazionale", e possono portare a "conseguenze estremamente pericolose", ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, citata dall'agenzia Ria Novosti.
Mosca: “Condanniamo gli attacchi di Israele in Libano”
Mosca condanna fermamente gli attacchi militari su larga scala di Israele contro il Libano. Lo ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, sottolineando che l'ultima escalation in Libano è profondamente preoccupante. "Il 23 settembre, la leadership israeliana ha annunciato che l'Idf aveva lanciato un'operazione offensiva, soprannominata 'Northern Arrows', volta a minare l'infrastruttura militare del movimento Hezbollah", ha ricordato la Zakharova, aggiungendo che "l'aeronautica militare israeliana ha condotto massicci attacchi aerei in tutto il Libano, colpendo decine di insediamenti nel sud e nell'est del paese. Hezbollah, a sua volta, ha intensificato i suoi attacchi missilistici contro le strutture militari in Israele". "Condanniamo fermamente gli attacchi militari su larga scala contro il Libano - ha detto ancora la portavoce - Vorremmo in particolare sottolineare la nostra posizione di principio sull'inammissibilità di attacchi indiscriminati che prendono di mira i civili".
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[TRAD ITA] 231229 ANNUNCIO WEVERSE DELLA BIGHIT MUSIC:
"Salve.
Questa è la BIGHIT MUSIC.
La nostra azienda avvia regolarmente procedimenti legali contro autori di attività dannose legate ai BTS, tra cui diffamazione, attacchi personali, molestie sessuali, diffusione di informazioni infondate e critiche mal intenzionate. Desideriamo fornire un aggiornamento su queste attività.
Durante questo trimestre, abbiamo presentato numerose denunce penali alle forze dell'ordine presentate dai nostri fan e raccolte attraverso il nostro monitoraggio sulla base di prove relative ad atti che violano i diritti degli artisti, inclusa la diffamazione.
La persona contro cui abbiamo presentato denuncia penale per aver violato la legge sulla pena del reato di stalking menzionata nel nostro precedente avviso è stata sottoposta a sanzioni penali a seguito delle indagini dell’accusa. In considerazione della gravità dei comportamenti che mettono a rischio l'incolumità e la privacy degli artisti, abbiamo presentato istanze chiedendo sanzioni più severe. L'individuo che ha visitato più volte la residenza degli artisti è stato denunciato alla polizia con l'accusa di violazione della legge sulla pena del reato di stalking e violazione di domicilio, e un'indagine è in corso, come riportato dai media.
Per quanto riguarda la persona che in precedenza si era spacciato per un membro dei BTS e aveva fatto trapelare musica inedita, abbiamo ottenuto prove di ulteriori crimini di furto d'identità di artisti. Ulteriori accuse penali sono state presentate contro l'impostore, che hanno portato all'arresto e all'incriminazione. Il processo è in attesa del verdetto del tribunale.
Per quanto riguarda le voci calunniose con evidente intento malevolo nei confronti degli artisti, abbiamo raccolto numerosi messaggi malevoli che comportano la diffusione di informazioni false e diffamazione e li abbiamo inclusi nella denuncia. Adottiamo una politica di tolleranza zero quando intraprendiamo azioni legali in procedimenti civili e penali contro dicerie dannose che minano la reputazione dei nostri artisti.
Dopo una lunga indagine di polizia, è stata accertata l'identità di un individuo che ha ripetutamente pubblicato false informazioni e commenti malevoli e diffamatori su NatePann e Naver, per un totale di decine di casi. Sebbene il sospettato in questione abbia proposto un accordo, abbiamo chiaramente reso nota la nostra presa di posizione di perseguire la massima responsabilità legale senza un accordo.
La BIGHIT MUSIC raccoglie regolarmente informazioni su messaggi dannosi riguardanti i BTS, li segnala alle autorità e intraprende azioni legali. Continueremo a intraprendere azioni legali senza interruzione, anche mentre tutti i membri stanno svolgendo il servizio militare. Continueremo ad adottare a misure rigorose e seguire la nostra politica di assenza di accordi e di clemenza ritenendo i sospettati responsabili.
Vi chiediamo di utilizzare costantemente la nostra hotline per le questioni legali ([email protected]) per segnalare eventuali casi di abuso.
Siamo sempre grati per l'affetto e la dedizione dimostrati dai fan dei BTS. La BIGHIT MUSIC continuerà a lavorare per garantire che i diritti dei nostri artisti siano pienamente protetti.
Grazie."
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Giuls)
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Il racconto della NATO del presidente Putin
La presunta violazione da parte dell'Occidente dell'impegno a non allargare la NATO è stata a lungo un elemento chiave nella narrazione di Putin riguardo (e contro) l'Alleanza. Nel suo roboante discorso del febbraio 2007 alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco , disse:
E abbiamo il diritto di chiederci: contro chi è destinata questa espansione [della NATO]? E che fine hanno fatto le assicurazioni fatte dai nostri partner occidentali dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia? … Vorrei citare il discorso del Segretario Generale della NATO Mr. Woerner a Bruxelles il 17 maggio 1990. All'epoca disse che: 'il fatto che siamo pronti a non collocare un esercito NATO al di fuori del territorio tedesco dà all'Unione Sovietica una ferma garanzia di sicurezza”. Dove sono queste garanzie?
Il presidente russo è tornato sull'argomento nel suo discorso al Cremlino del 18 marzo 2014, giustificando l'annessione illegale della Crimea da parte della Russia: “… loro [i leader occidentali] ci hanno mentito molte volte, preso decisioni alle nostre spalle, posto davanti a noi un fatto compiuto. Ciò è accaduto con l'espansione della NATO a est, così come con il dispiegamento di infrastrutture militari ai nostri confini".
Le cose stanno così?
L'impegno della NATO dell'Occidente
Ciò su cui tedeschi, americani, inglesi e francesi concordarono nel 1990 fu che non ci sarebbe stato alcun dispiegamento di forze NATO non tedesche sul territorio dell'ex RDT. All'epoca ero un vicedirettore della scrivania sovietica del Dipartimento di Stato, e questo era certamente il punto delle discussioni del segretario James Baker con Gorbaciov e il suo ministro degli Esteri, Eduard Shevardnadze. Nel 1990, pochi pensavano seriamente alla possibilità di un più ampio allargamento della NATO ad est.
L'accordo sul non dispiegamento di truppe straniere sul territorio dell'ex RDT è stato incorporato nell'articolo 5 del Trattato sull'accordo finale con la Germania, firmato il 12 settembre 1990 dai ministri degli Esteri delle due Germanie, il Regno Unito Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia. L'articolo 5 conteneva tre disposizioni:
Fino a quando le forze sovietiche non avessero completato il loro ritiro dall'ex RDT, solo le unità di difesa territoriale tedesche non integrate nella NATO sarebbero state dispiegate in quel territorio. Non ci sarebbe stato alcun aumento del numero delle truppe o dell'equipaggiamento delle forze statunitensi, britanniche e francesi di stanza a Berlino. Una volta che le forze sovietiche si fossero ritirate, le forze tedesche assegnate alla NATO avrebbero potuto essere schierate nell'ex RDT, ma le forze straniere e i sistemi di armi nucleari non sarebbero stati schierati lì.
Quando si legge il testo integrale del discorso di Woerner citato da Putin, è chiaro che i commenti del segretario generale si riferivano alle forze Nato nella Germania orientale, non a un impegno più ampio a non allargare l'Alleanza.
Il punto di vista dell'ex presidente sovietico Gorbachev
Ora abbiamo una voce molto autorevole da Mosca che conferma questa comprensione. Russia behind the Headlines ha pubblicato un'intervista con Gorbachev, che fu presidente sovietico durante le discussioni e i negoziati sui trattati riguardanti la riunificazione tedesca. L'intervistatore ha chiesto perché Gorbaciov non "ha insistito sul fatto che le promesse fatte a te [Gorbaciov] - in particolare la promessa del Segretario di Stato americano James Baker che la NATO non si sarebbe espansa a est - fossero codificate legalmente?" Gorbaciov ha risposto: “Il tema dell''espansione della NATO' non è stato affatto discusso e non è stato sollevato in quegli anni. … Un'altra questione che abbiamo sollevato è stata discussa: assicurarsi che le strutture militari della NATO non avanzassero e che ulteriori forze armate non sarebbero state dispiegate sul territorio dell'allora RDT dopo la riunificazione tedesca. La dichiarazione di Baker è stata fatta in quel contesto... Tutto ciò che avrebbe potuto essere fatto e doveva essere fatto per consolidare quell'obbligo politico è stato fatto. E soddisfatto.
Gorbaciov ha continuato dicendo che “L'accordo su un accordo definitivo con la Germania ha affermato che non sarebbero state create nuove strutture militari nella parte orientale del paese; non sarebbero state schierate truppe aggiuntive; nessuna arma di distruzione di massa sarebbe stata collocata lì. È stato rispettato in tutti questi anni. A dire il vero, l'ex presidente sovietico ha criticato l'allargamento della NATO e l'ha definito una violazione dello spirito delle assicurazioni date a Mosca nel 1990, ma ha chiarito che non c'erano promesse riguardo a un allargamento più ampio.
Diversi anni dopo la riunificazione tedesca, nel 1997, la NATO affermò che nel "contesto di sicurezza attuale e prevedibile" non ci sarebbe stato uno stazionamento permanente di consistenti forze di combattimento sul territorio dei nuovi membri della NATO. Fino all'occupazione militare russa della Crimea a marzo, non c'era praticamente alcuno stazionamento di alcuna forza di combattimento della NATO sul territorio dei nuovi membri. Da marzo, la NATO ha aumentato la presenza delle sue forze militari nella regione baltica e nell'Europa centrale.
Putin non è stupido, e i suoi aiutanti hanno sicuramente accesso ai registri ex sovietici dell'epoca e comprendono la storia degli impegni presi dai leader occidentali e dalla NATO. Ma la presunta promessa dell'Occidente di non allargare l'Alleanza rimarrà indubbiamente un elemento standard della sua interpretazione anti-NATO. Questo perché si adatta così bene al quadro che il leader russo cerca di dipingere di una Russia addolorata, sfruttata da altri e sempre più isolata, non a causa delle proprie azioni, ma a causa delle macchinazioni di un ingannevole Occidente.
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SENSI DELL’ARTE - di Gianpiero Menniti
LA FRAGILE CIVILTÀ
Il teatro naturale dell’orrore esiste. Il sistema delle Rift Valley africane, quel vasto territorio considerato la culla dell’umanità, ne è lo sfondo: lì, si vive per la morte. Il mondo animale è talmente estremo, nel suo ciclo quotidiano e nel succedersi delle stagioni, da rendere improvvisamente veridica la filosofia di Schopenhauer: la specie prevale sull’individuo. E quella di Leopardi sulla vita:
«Il più solido piacere di questa vita è il piacere vano delle illusioni. Io considero le illusioni come cosa in certo modo reale state ch’elle sono ingredienti essenziali del sistema della natura umana, e date dalla natura a tutti quanti gli uomini, in maniera che non è lecito spregiarle come sogni di un solo, ma propri veramente dell’uomo e voluti dalla natura, e senza cui la vita nostra sarebbe la più misera e barbara cosa. Onde sono necessari ed entrano sostanzialmente nel composto ed ordine delle cose.»
Le illusioni necessarie hanno costituito uno dei fondamenti dell’arte. Quella che racconta la lunga e faticosa evoluzione sentimentale dell’umanità: un sistema di convivenza in antitesi al cinico, insensato modello imposto dalla natura. Tuttavia, la violazione delle norme poste a difesa della vita cosciente, talvolta emerge e sommerge. La violenza della guerra diviene una fatalità che muta gli equilibri e impone un nuovo impegno. Chi ha imbracciato le armi, più di altri, conosce quel tragico destino. Come Vasily Vasilyevich Vereshchagin (1842 - 1904), artista russo vissuto nell’età di Lev Tolstoj e di Fëdor Dostoevskij, l’età di una profonda svolta culturale in quel lontano e affascinante oriente europeo. Così, Vereshchagin seppe rappresentare l’anima di una civiltà in bilico tra la maturità dello spirito e le pulsioni viscerali della violenza ubriaca di retorica nazionalista: dramma assai diffuso nel mondo. Ci riuscì, in particolare con un dipinto: “L'apoteosi della guerra” (1871) conservato nella Galleria Statale Tret'jakov, a Mosca. Crudo. Efficace. Definitivo. Costruito come un cumulo artificiale dell’orrore ancestrale. Eppure, più vero dell’illusione. E più abissale e dissennato di ogni legge di natura. Tragicamente più forte della fragile civiltà.
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GABRIELLA BON
FRANCESCA ANGELUCCI
GIAMPIERO COSTANTINI
MARIA TUDECH HENKE
COOPERATIVA SOCIALE TEA
CONSORZIO FHOCUS DI TRIESTE
3 ANNI E PIÙ DI ASSOLUTA IMPUNITÀ PER AVER VIOLATO DIRITTI E LEGGI.
UN'ABOMINIO, FECCIA, TROPPO RACCOMANDATA. TI DEVONO SQUARTARE VIVA E DARTI FUOCO MENTRE ANCORA RESPIRI.
70 ANNI DI PURA CRIMINALITÀ, RACCOMANDAZIONE, CORRUZIONE, VIZI, CAPRICCI, RACCOMANDAZIONE, PROSTITUZIONE E VIOLAZIONE DI DIRITTI E DI LEGGI PER ASSOLUTA VOLONTÀ DI GIOCARE CON LA VITA ALTRUI PER IL PROPRIO DIVERTIMENTO.
VEDERTI MORTA NEL PIÙ ATROCE DEI MODI È ASSOLUTO SOLLIEVO VITALE. TI DEVONO FAR PASSARE LA MALATA VOGLIA DI GIOCARE CON LA VITA ALTRUI E DI ESSERE COSÌ MALATA E VOGLIOSA DI CAZZO ANCHE IN POLTRONA DELLA COOPERATIVA SOCIALE.
DEVONO FARVI FUORI TUTTI, TE, FAMIGLIA, FRANCESCA ANGELUCCI, GIAMPIERO COSTANTINI, MARIA TUDECH HENKE, TUTTA LA COOPERATIVA SOCIALE TEA E TUTTO IL CONSORZIO FHOCUS DI TRIESTE.
QUALSIASI OMERTOSO, CORROTTO, RACCOMANDATO, PUTTANA E PUTTANIERE, TROGLODITA, CRIMINALE, PSICHIATRICO ESATTAMENTE COME TE.
PSICHIATRICA GRAVISSIMA, CRIMINALE, TROPPO RACCOMANDATA, IN UN'ITALIA CORROTTA E TROPPO DISTURBATA E LIMITATA INTELLETTUALMENTE.
LA BELLA VITA ASSICURATA.
#fvg#friuli venezia giulia#italia#psichiatrici#trieste#consorzio fhocus#cooperativa sociale tea#francesca angelucci#gabriella bon#lgbt#Giampiero Costantini#Maria Tudech Henke#Confcooperative FVG#Prostituzione#Raccomandazione#Corruzione#CRIMINALE#GABRIELLA BON CRIMINALE#Francesca angelucci PSICOLOGA PSICHIATRICA#Atto fraudolento#Frode#Violazione diritti#Violazione legge#Transfobia
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=== Formazione Online ===
SAVE THE DATE: 29 MARZO 2023 – 14.30 / 16.00
Dal 15 luglio 2022 gli “adeguati assetti organizzativi e amministrativo-contabili” sono ormai diventati obbligatori per legge: il recente Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) e alcuni articoli del Codice Civile ne impongono l’adozione alle imprese, a prescindere dalla natura e dalla dimensione.
Questo significa in particolare che gli strumenti della pianificazione e del controllo di gestione devono far parte degli attrezzi con cui si gestiscono anche le Piccole e Medie Imprese.
Agli assetti in questione bisogna però dare un contenuto tecnico appropriato, tale da renderli “adeguati“ alla complessità gestionale delle imprese, in particolare quelle piccole e medie, evitando che diventino adempimenti rituali privi di efficacia oppure che semplicemente restino lettera morta.
Nel corso del webinar saranno esaminate le ultime novità introdotte in tema di adeguati assetti gestionali e le conseguenti ricadute pratiche, focalizzando alcuni dei problemi che si porranno in caso di esercizio di azione di responsabilità nei confronti dell’amministratore da parte degli organi competenti.
A CHI E’ RIVOLTO:
- Personale di nuova nomina nei Servizi Amministrativi
- Responsabili di Funzione area Amministrazione e Finanza
- Figure aziendali che si occupano di pianificazione aziendale e controllo di gestione
- Imprenditori individuali, Amministratori e Manager Direzionali
CONTENUTI:
• Principi generali degli adeguati assetti secondo i nuovi obblighi di legge
• Obiettivi normativi e gestionali sottostanti
• Il concreto contenuto delle obbligazioni poste a carico di chi amministra l’azienda
• La violazione degli art. 2086 Codice Civile e 3 CCII come fonte di responsabilità
• Conclusioni
ISCRIZIONE:
Per partecipare all'evento è necessario effettuare la registrazione entro il 26/03/2023 compilando il form seguente >>> https://forms.gle/qu2ySfMiK5rs45hN8
POSTI DISPONIBILI LIMITATI !
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1 Giovanni 3:1 Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
2 Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quando egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è.
3 E chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com'egli è puro.
4 Chiunque commette il peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge.
5 Ma voi sapete che egli è stato manifestato per togliere i peccati; e in lui non c'è peccato.
6 Chiunque rimane in lui non persiste nel peccare; chiunque persiste nel peccare non l'ha visto, né conosciuto.
7 Figlioli, nessuno vi seduca. Chi pratica la giustizia è giusto, com'egli è giusto.
8 Colui che persiste nel commettere il peccato proviene dal diavolo, perché il diavolo pecca fin da principio. Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo.
9 Chiunque è nato da Dio non persiste nel commettere peccato, perché il seme divino rimane in lui, e non può persistere nel peccare perché è nato da Dio.
10 In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello.
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L’appello di Cathy La Torre a Giorgia Meloni:
«Diventiamo tutti immuni al patriarcato, approvi una legge per l’educazione affettiva»
Io sono una donna emancipata».
«Io non chiedo il permesso a nessuno».
«Io sono cresciuta tra le donne, il patriarcato non so cosa sia».
Per tanti anni ho pensato così, che questa fosse la mia verità. In fondo il mio curriculum parlava da solo: lesbica, attivista per i diritti e l’eguaglianza di genere, al punto da essere definita una ‘nazifemminista’ (e già associare il femminismo al nazismo non è folle?).
Non ho forse tutte le carte in regola per avere milioni di anticorpi contro il patriarcato?
E invece non è così.
Il patriarcato è una malattia che nessuno di noi vuole ammettere di avere.
E invece è praticamente ovunque, persino nella ‘casa del Mulino Bianco’ e fra i cosiddetti ‘ bravi ragazzi’.
Il patriarcato è vivo e protetto meticolosamente, pervicacemente, silenziosamente anche da chi oggi grida di essere diverso, di essere non colpevole.
Tra queste ci siamo anche noi donne.
Tra queste ci siamo anche io e Lei, e così togliamo questo gigante dalla stanza, signor Presidente, anche io sono stata ammalata di patriarcato e per curarmene ho dovuto prima di tutto riconoscerlo.
Anche io, come Lei, sono cresciuta in un matriarcato.
Mia madre è americana, parla 3 lingue, ha studiato in uno dei migliori college ma quando si trasferì in Sicilia si rese conto che lì contavano poco. Quello che contava era che fosse la perfetta donna di casa. Per questo ogni mattina si svegliava alle 6 e tirava su le tapparelle delle finestre: per far vedere al paese che lei, come ogni brava donna, si alzava prima per far trovare al marito la colazione pronta e la casa linda. Mia madre però dopo l’operazione tapparelle tornava a dormire e la colazione non la preparava a nessuno. Col senno di poi mi ha insegnato a fregare il patriarcato senza neanche rendersene conto.
Ma anche questo non è bastato, purtroppo, a proteggermi da reazioni inconsapevoli basate sull’essere cresciuta in una società maschilista e patriarcale.
Quella che lei, signor presidente del Consiglio Giorgia Meloni, finge di non vedere. Ogni giorno decine e decine di ragazze e donne mi chiedono se sia normale che il partner controlli il loro telefono.
Se sia normale che gli impedisca di uscire con determinate persone.
Se sia normale che distrugga la sua autostima.
Se sia normale che insista per avere rapporti sessuali.
Altre donne mi dicono, invece, che sono loro a ritenere “normale” controllare i propri partner.
Insomma, confondere comportamenti amorosi con reati, non riconoscere che quello non è amore o parte dell’amore, ma violazione (anche di norme e leggi) è già di per sé avere la gigantesca prova che non solo il patriarcato esiste, ma colpisce proprio tutti e tutte.
Un esempio?
Quando una donna viene uccisa, di femminicidio, che Lei chiama barbarie, ma invece si chiama femminicidio perché le parole non solo sono importanti ma solo lo specchio delle nostre convinzioni; quante volte si dice «eh però guarda in che situazione si era ficcata?».
Com’era la Sua frase Signor Presidente del Consiglio?
«Occhi aperti e testa sulle spalle», non è forse dire che dobbiamo essere più attente perché spetta anche a noi la responsabilità di evitare di essere stuprate, violate o ammazzate?
Quindi le 106 vittime di femminicidio forse non avevano abbastanza testa sulle spalle?
E se anche Lei fosse del tutto immune dal patriarcato, perché vaccinata fin da piccola con i migliori anticorpi, il suo partito Fratelli d’Italia (a proposito mi sono sempre domandata ma perché non si chiama Fratelli e Sorelle d’Italia, forse le sorelle si sono perse per strada?), si è rifiutato di aderire alla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne per «ribadire la preoccupazione sulle tematiche legate al gender».
Allora Le faccio una proposta, visto che Lei il patriarcato non lo ha vissuto, né è immune, lasci che anche milioni di ragazze e ragazzi crescano come lei immuni da questo male: approvi in fretta una legge che già a partire dalle scuole primarie insegni l’educazione sentimentale ed affettiva, a riconoscere cosa sono gli stereotipi legati al genere, e i ruoli di genere che vorrebbero i maschi a far certe professioni, sport, ad avere certe ambizioni e le femmine no; visto che il 54% delle studentesse è incuriosita dalle cosiddette materie Stem (Scienza, tecnologia, ingegneristica, matematica) ma le reputa ancora poco adatte al femminile.
Insomma, Lei che ha il potere di farlo, si smarchi da questa logica del no, io non ho la “malattia” del patriarcato e faccia qualcosa di concreto, reale, efficace, affinché questo male venga veramente estirpato.
Perché sa qual è la diseguaglianza più radicata, bestiale, inaccettabile fra donne e uomini? Il peso della paura così iniquamente distribuito: gli uomini non si preoccupano di come si vestono per uscire da casa perché hanno paura che una donna potrebbe stuprarli.
Gli uomini non hanno paura del lupo cattivo.
Gli uomini non hanno paura che uno di loro ogni 3 giorni scompaia perché ammazzato da una donna.
Gli uomini non hanno paura che domani possa toccare a loro.
E se questo avviene non è solo e soltanto colpa degli uomini, ma si chiama patriarcato e si alimenta, come una muffa, di quello che donne e uomini producono.
In Fede, Cathy La Torre
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Tutte le balle sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio. Parla il giurista Stortoni
L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio “è contraria al diritto internazionale”, “creerebbe un vuoto di tutela per i cittadini”, “eliminerebbe un importantissimo reato spia”. Tutte affermazioni infondate o addirittura false, spiega Luigi Stortoni, professore emerito di Diritto penale dell’Università di Bologna
L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio “creerebbe un vuoto di tutela per i cittadini contro le angherie dell’autorità pubblica”, “eliminerebbe un importantissimo reato spia”, “è contraria al diritto internazionale”. Sono solo alcune delle tesi che hanno trovato spazio nel dibattito pubblico negli ultimi giorni – da parte di magistrati, politici e giornalisti – contro l’ipotesi di abrogazione del reato di abuso d’ufficio (deciso martedì in prima battuta dalla commissione giustizia del Senato). Affermazioni infondate o addirittura false, come spiega al Foglio Luigi Stortoni, professore emerito di Diritto penale dell’Università di Bologna. Partiamo dalla prima. “Non è vero che con l’abrogazione dell’abuso d’ufficio si creerebbe un vuoto di tutela per il cittadino – dice Stortoni –. Il vuoto di tutela ci sarebbe se i numeri dimostrassero una corrispondenza tra denunce e condanne, e invece questo è assolutamente smentito dai dati: il 95 per cento delle denunce finisce con l’archiviazione, mentre il restante 5 per cento solo in pochissimi casi dà luogo a condanne e per giunta per fatti bagatellari”.
Insomma, prosegue Stortoni, “si hanno tanti processi inutili, che sono dannosi non solo per chi li subisce ma anche per l’immagine della Pubblica amministrazione. Non ci sarebbe alcun vuoto perché i cittadini potrebbero continuare a rivolgersi alla giustizia amministrativa, nata proprio con la funzione di verificare l’eventuale cattivo uso della discrezionalità amministrativa”.
La seconda obiezione mossa contro l’abrogazione del reato è che questo costituirebbe un reato spia molto importante per indagare su altri reati più gravi, come corruzione, concussione o turbativa d’asta. “Questa argomentazione è contraria a qualsiasi principio del processo penale liberale e anche costituzionale – replica Stortoni –. Si usa un reato, che si afferma non avere una sua ragion d’essere, per creare impropriamente uno strumento processuale per accertare altri eventuali reati, anziché accertarli con i modi ordinari previsti dalla legge. Il reato spia non può esistere nel nostro ordinamento. Il reato deve essere giustificato in sé”.
Altra obiezione mossa in questi giorni: se abroghiamo il reato violiamo il diritto europeo e internazionale. “E’ una bugia”, dichiara netto Stortoni: “E’ falso che esista un obbligo sovranazionale a mantenere questo reato. Nella convenzione di Merida la penalizzazione dell’abuso d’ufficio è meramente facoltativa e non obbligatoria come è per altri reati, come la corruzione. C’è poi una proposta di direttiva europea che introdurrebbe questo obbligo, ma la proposta è ancora tutta da discutere ed è molto criticata dalla dottrina, soprattutto per il mancato rispetto dei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità. Il testo quindi potrebbe subire modifiche o essere approvato non si sa fra quanti anni”.
C’è un’altra critica di carattere tecnico. La riforma del 2020 avrebbe tassativizzato in misura maggiore il reato di abuso d’ufficio, stabilendo che occorre la violazione di una specifica disposizione di legge, e in questo modo le ambiguità precedenti sarebbero state superate. “Purtroppo non è così – spiega Stortoni –. La giurisprudenza della Corte di cassazione, ad esempio, con la sentenza n. 2080 del 2022, si è mostrata refrattaria alla modifica legislativa, sostenendo – come in precedenza – che può costituire reato anche un comportamento che non vìola una specifica disposizione di legge ma che è contrario lato sensu al principio di imparzialità stabilito dall’articolo 97 della Costituzione”.
C’è un dato che ieri è stato rilanciato con grande enfasi: la soppressione del reato porterebbe alla cancellazione di oltre tremila condanne definitive. Il dato si riferisce agli ultimi 25 anni, anche se non è chiaro come sia stata calcolata questa cifra (secondo il ministero della Giustizia, nel 2021 le condanne sono state 44 davanti alla sezione gip/gup e 18 in dibattimento). “Anche io non comprendo da dove siano stati tirati fuori questi dati – afferma Stortoni –. Ad ogni modo, se ci sono state delle condanne per un reato, che poi viene abrogato, è normale che quelle condanne vengano annullate, non c’è niente di scandaloso. Secondo questo ragionamento allora l’abrogazione dei reati di adulterio o di omicidio d’onore avrebbe dovuto lasciare in vita le pregresse condanne?”. “Se mi è concesso, questa obiezione dimostra davvero la pochezza degli argomenti utilizzati in questi giorni nel dibattito pubblico”, conclude.
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ChatGPT, cronaca di una montatura. ...) venerdì 31 marzo il #garanteprivacy richiede a #openai il rispetto del #gdpr per continuare a operare in Italia. (in risposta) OpenAI chiude #chatgpt (...) comunicando che (lo fa) su richiesta del Garante. Nei due giorni successivi esplodono le polemiche più assurde: chi parla di censura, chi di decisione retrograda, chi ne deduce che in Italia non si può innovare, chi capisce che il garante ce l'ha con le AI per principio. (...) Il garante Privacy italiano (...) ha solo preteso il rispetto del GDPR. Non sono nuove, le società americane, alla violazione del GDPR. (L)e osservazioni del garante non sono spaventose: si chiede di riconoscere i minori, di indicare quale sia il trattamento dei dati, di spiegare perché si trattano tutti questi dati personali e perché così tanti. (...) ChatGPT ha esposto i dati degli utenti in un data breach giusto il mese scorso, qualche spiegazione dovrebbe darla... Invece decine di esperti di innovazione, investitori professionisti, fondatori di startup, dirigenti di aziende si stracciano le vesti e invocano la rovina sulla nazione. Repubblica paragona la decisione del garante ai proclami dei talebani; un noto investitore paragona l'Italia alla Cina e alla Corea del Nord. (Ci) si chiede quali saranno i contraccolpi sulla reputazione dell'Italia, gli rispondono che la reputazione è già distrutta.(...) Nessuno si domanda perché non si risponda alle richieste del Garante aderendo alla legge. Questa volta, tra aziende americane ed Europa, la leva contro il GDPR è il provincialismo dell'ambiente pseudo-innovatore di casa nostra, e la sua mancanza di orgoglio.
da https://www.linkedin.com/feed/#:~:text=ChatGPT%2C%20cronaca%20di,mancanza%20di%20orgoglio.
Mah. Molto vero quanto ad ambiente provinciale locale, ma molto sommessamente noto PROVINCIALISMO BIDIREZIONALE: sia questo ma anche i "nostri" contro l'ammerecani che non si piegano ai diktat burocratici più assurdi, come invece fanno i nativi ben edukati fin da pampini a farlo, ce lo chiede l'Europa.
Gli ammerecani del resto, più provincial imperiali che mai, se ne strasbattono di un mercatino di periferia come l'Italy, siamo noi a doverci adattare sempre e comunque se non vogliamo rimanere Arcadia e tornare ad esser fori muscosi e atri cadenti visitati per i Grand Tour - molti dei nostri adorano tutto questo, la provincia offre poteri, residuali ma poteri, agli azzeccagarbugli provinciali.
Scegliete quel che più vi aggrada: ulular veementi "down with Nato" e "maledetti Sparalesto", oppure piegarsi per non farci riconoscere come degli olandesi qualunque. Per me si può esser più mercato meno burosauri "ci ha mandato l'Europa, siamo qui per proteggervi", senza per questo piegarsi e perdere identità, anzi i ladrones di indentità li vedo più di qua d'Oceano che di là, ma fate pure voi.
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Legge della giungla
Ma se uno prende una foto bella fatta da qualcuno anche famoso, ne ritaglia un particolare, lo modifica, magari aggiungendoci una frase, e poi pubblica la nuova immagine: si può parlare di furto o violazione del diritto d'autore?
E con le citazioni?
Se ad esempio io scrivessi: "Non solo Dio è morto, ma comincia anche a puzzare: è ora di seppellirlo", Nietzsche potrebbe risentirsene e farmi causa?
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