#Vincenzo Musolino
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almeriamovies · 5 years ago
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“May God Forgive You, But I Won't” a.k.a. Chiedi perdono a Dio... non a me by Vincenzo Musolino (1966) Ride in Las Salinillas, Tabernas desert #Almeria
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perfettamentechic · 6 years ago
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9 maggio … ricordiamo …
9 maggio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic #felicementechic #lynda
2017: Michael Parks, attore e cantante statunitense. Partecipò ad oltre 100 tra film e serie televisive, ma è noto soprattutto per i suoi lavori negli ultimi anni di carriera con Quentin Tarantino e Robert Rodriguez.  Michael Parks si sposò quattro volte; l’ultima nel 1997 con Oriana Parks, con la quale rimase fino alla morte. Ebbe due figli, Kimberly (dalla prima moglie) e James (dalla terza), e…
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infosannio · 5 years ago
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L’autunno in aula di Renzi sr., Lotti, Descalzi e gli altri (di Saul Caia, Vincenzo Iurillo, Giuseppe Lo Bianco, Davide Milosa, Lucio Musolino e Giacomo Salvini | Il Fatto Quotidiano, 22 SETTEMBRE 2019) - Inchieste ancora in corso (da quella sull’ex sottosegretario Armando Siri, a quella di Perugia che ha svelato le trame interne al Csm e al “Russiagate” a Milano) e processi che attendono la definizione nei prossimi mesi.
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onoranzetriolo · 7 years ago
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E' morto Rodolfo Meliadò, pens. ATAM
E’ morto Rodolfo Meliadò, pens. ATAM
http://www.onoranzetriolo.com/wp-content/uploads/2017/07/SPOT-VIDEO-TRIOLO.mp4
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allnews24 · 7 years ago
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Estorsioni: R. Calabria; incendia auto per ritorsione, arrestato Reggio Calabria  – Tentata estorsione e danneggiamento mediante incendio di autovettura. Con queste accuse la Polizia di Stato di Reggio Calabria ha arrestato un uomo, Vincenzo Musolino, di 75 anni.
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cosenzapage · 7 years ago
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Non ottiene lavori per la propria ditta edile, incendia auto di una donna
http://www.cosenzapage.it/media/2018/03/polizia.jpg - #CosenzaPage REGGIO CALABRIA – Ha incendiato l’auto di una donna perché non volava affidare alla ditta edile che gestisce di fatto alcuni lavori. E’ l’accusa mossa a un uomo di 75 anni, Vincenzo Musolino, arrestato dalla squadra mobile di Reggio Calabria in esecuzione di ...
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giuliocavalli · 7 years ago
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A proposito dell'Crotone calcio e del suo storico presidente
A proposito dell'Crotone calcio e del suo storico presidente Qualche mese fa (era aprile del 2016) scrissi del Crotone calcio e della suo turbolenta storia (trovate tutto qui): ci du una mezza sollevazione di massa da parte di alcuni amici crotonesi che rimasero parecchio turbati di "certa stampa che vuole rovinare la favola del Crotone". Ora, sempre sui Vrenna, escono alcune informazioni (contenute tra le carte dell'inchiesta "Stige") che aggiungono altri elementi. Ne scrive il sempre puntuale Lucio Musolino per Il Fatto Quotidiano: Rifiuti ospedalieri trasportati con i camion di Raffaele Vrenna e interrati vicino a una scuola elementare. Monnezza e ‘ndrangheta, un binomio imprescindibile tanto per la cosca dei “cirotani” quanto per le altre famiglie mafiose calabresi. Non ci sono solo i rifiuti dell’Ilva di Taranto nelle carte dell’inchiesta “Stige”, condotta dai carabinieri del Ros con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Nell’ordinanza di custodia cautelare, che martedì ha portato all’arresto di 170 persone della cosca Farao-Marincola di Cirò Marina, il gip Giulio De Gregorio ha inserito anche alcuni verbali di collaboratori di giustizia che hanno consentito al procuratore Nicola Gratteri, all’aggiunto Vincenzo Luberto e ai pm Domenico Guarascio, Fabiana Rapino e Alessandro Prontera, di aprire uno squarcio sugli affari della ‘ndrangheta crotonese. Tra i pentiti c’è anche Vincenzo Marino, fino al 2007 organico della cosca Vrenna-Corigliano-Bonaventura padrona incontrastata di Crotone. La sua attendibilità – scrive il gip –  “veniva positivamente valutata da diversi giudici e tra questi quelli del Tribunale di Catanzaro nell���ambito del processo ‘Scacco Matto’”. Il 25 settembre 2015, Marino è di nuovo davanti ai pm di Catanzaro e a loro “riferiva dell’esistenza di un legame tra la sua cosca e quella dei cirotani”. In particolare, il pentito ha raccontato “l’ingerenza della cosca cirotana in diversi ambiti imprenditoriali con la ‘creazione’ di monopoli per il tramite della carica di intimidazione”. Oltre che su una “grossa estorsione” ai danni di un imprenditore che a Crotone “stava costruendo la caserma dei vigili del fuoco” e su “un grosso traffico di stupefacenti” gestito “con Peppe Spagnolo e Martino Cariati”, prima che l’interrogatorio si concludesse, Vincenzo Marino si è soffermato su un giro di “rifiuti ospedalieri” che partivano da Cosenza. Ed è a questo punto che il pentito fa il nome dello storico presidente del Crotone Calcio Raffaele Vrenna, dimessosi lo scorso marzo, già assolto in Cassazione per associazione mafiosa, estorsione, corruzione e voto di scambio (nell’ambito dell’inchiesta “Puma”) e più recentemente, in primo grado, dall’accusa di intestazione fittizia. “Con i cosentini, in particolare, con tale Bella Bella un ragazzo distinto che parlava sempre in italiano, ho gestito un traffico di rifiuti ospedalieri – fa mettere a verbale Marino – I rifiuti provenivano da Cosenza, ho incontrato questo ragazzo in una stazione di servizio carburante sita in territorio sibaritide. I rifiuti venivano presi in carico dai camion delle impresa di Raffaele Vrenna e scaricati in Crotone nei pressi della scuola elementare, vicino a casa di Pino Vrenna”. Quest’ultimo era il boss di Crotone che, nel 2010, ha saltato il fosso e ha iniziato a collaborare con la giustizia. “Ho solo accennato a queste vicende – conclude il pentito Marino che, rivolgendosi ai pm, li ha invitati a verificare – Se scavate potete trovare ancora oggi qualcosa. Sono disponibile ad effettuare un sopralluogo per indicare il posto dove sono stati interrati i rifiuti”.
Qualche mese fa (era aprile del 2016) scrissi del Crotone calcio e della suo turbolenta storia (trovate tutto qui): ci du una mezza sollevazione di massa da parte di alcuni amici crotonesi che rimasero parecchio turbati di “certa stampa che vuole rovinare la favola del Crotone”. Ora, sempre sui Vrenna, escono alcune informazioni (contenute tra le carte dell’inchiesta “Stige”) che aggiungono altri…
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tuttolionssicilia2015 · 8 years ago
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Passaggio della Campana
Domenica 25 giugno, nella suggestiva location, sovrastata dalle frondi dello straordinario monumento della Natura, “Il Grande Pino”, insieme a tanti Officers Distrettuali e di Club, amici Lions e numerosi ospiti, il Lions Club Sant’Agata Militello, in uno al Passaggio della Campana, ha celebrato altri 2 straordinari eventi: la Cerimonia di  ingresso di due Soci onorari, il Direttore della Stroke Unit del Policlinico di Messina prof.ssa Rosa Musolino ed il dott. Francesco Freni Terranova, Immediato Past Governatore, che ha anche presenziato la Cerimonia; nonchè il dono alla Comunità della chiesa S. Francesco d’Assisi di Sant’Agata Militello di un banco ligneo, al quale affiggere, a futura ed indelebile memoria, una targa con il Simbolo del Centenario del Lions Club International, da me consegnata con la partecipazione sentita dell’intera platea commossa per le parole del Parroco Padre Franchina.
Presenti al tavolo della Presidenza il Presidente della III Circoscrizione Agostina La Torre, il Presidente della Zona 9 Gaetano Sergi ed il senatore Bruno Mancuso, che si è detto ben lieto di condividere con noi, “suoi amici”, momenti ed eventi salienti della vita dell’Associazione.
L’orgoglio e la soddisfazione di accogliere tra di noi i nuovi soci onorari era palpabile, il desiderio condiviso e maturato in tanti anni di collaborazione e vicinanza con i due soci prossimi ad entrare a fare parte del nostro Club, era evidente.
Emozionata, ho voluto ricordare alla platea che il sodalizio con la prof.ssa Rosa Musolino e con la Sua Equipe, partecipe all’evento, “è nato tanti anni fa, quando io non facevo ancora parte del Club e la Stroke Unit di Messina ancora non era stata attivata.”
Ho ritenuto altrettanto importante riandare con la memoria all’anno sociale 2008-2009, Presidente Gaetano Sergi, quando si è svolta per la prima volta a  Sant’Agata Militello, sotto l’impulso ed il coordinamento del nostro socio Franco Di Maria, la Giornata per la Prevenzione dell’Ictus Cerebrale. Evento, che da allora si rinnova ogni anno allo scopo diffondere informazioni preziose finalizzate non solo alla prevenzione, ma anche a consentire a tutti noi di essere in grado di individuare quei primi segnali della “catastrofe ictus” per raggiungere, anche dai più internati paesi dei Nebrodi, la Stroke Unit di Messina funzionante 24 ore su 24 ore, che registra percentuali di successo ben superiori alla media nazionale, al punto da considerare la Stroke Unit e il modello messo in atto a Messina un modello da esportare.
Del secondo socio onorario, l’Immediato Past Governatore Francesco Freni Terranova, ho ricordato il Suo legame con il Club Sant’Agata Militello, forte a mia memoria, sin dall’anno sociale 2011- 2012, quando sono entrata a farne parte e Lui ha ricoperto l’incarico di Presidente della III Circoscrizione e come, sin da allora, non perdeva l’occasione per dimostrare la sua determinazione ed il suo impegno per la diffusione degli scopi e dell’etica lionistica, incitandoci, in particolare nell’anno in cui ha servito il Distretto 108 YB Sicilia in qualità di Governatore, a fare Service concreti, Service di qualità, e soprattutto ad indossare i nostri giubbotti gialli per stare tra la gente ed ascoltare le loro esigenze e le esigenze del nostro territorio.
Svolti i due straordinari eventi e giunti al passaggio del testimone alla prof.ssa Elena Franzone, con la naturale emozione che nasce spontanea al momento di condividere momenti speciali, mi sono soffermata a considerare  l’anno di Presidenza come  una straordinaria occasione di crescita e di formazione, che, una volta concluso, ci permette iniziare il nuovo, forti dell’esperienza appena maturata che, se opportunamente messa a servizio di tutti, può senz’altro dare nuovo e maggiore vigore, ove ve ne fosse bisogno, all’intero Club.
Muovendo da questa consapevolezza ho provocatoriamente invitato ciascuno dei soci a “prenotare” il proprio anno sociale con la certezza che le soddisfazioni compenseranno senz’altro qualche piccolo sacrificio e qualche inevitabile fatica.
Quindi, soffermandomi sull’Anno del Centenario, che ci ha visti tutti impegnati e coinvolti nelle sfide di questo importante Anniversario, ho richiamato i Lions presenti ciascuno al proprio impegno personale e necessario per affrontare sempre nuove ed ambiziose sfide mettendo in campo le nostre migliori energie, animati sempre dalla forza dello spirito di servizio, che così bene riassume in nostro motto: “WE SERVE” ed il motto del nostro Governatore del centenario Vincenzo Spata: “Coerenza e operosità’ ” con la meta comune indicataci dal Presidente Internazionale Bob Corlew “Nuove Montagne da scalare”.
Infine, prima di passare a rassegna i più significativi service realizzati, portati a termine all’insegna del WE SERVE, in attuazione delle Direttive distrettuali e nel rispetto delle esigenze del territorio, ho evidenziato, come l’intera mia attività sia stata improntata sempre al servizio  delle categorie più deboli: infanzia, gioventù, anziani, malati e rivolta a favore della tutela di diritti fondamentali dell’individuo costituzionalmente garantiti: prevenzione e tutela del bene della salute, dell’istruzione, del patrimonio ambientale e paesaggistico e dei beni culturali.
Nel successivo intervento, il Presidente incoming Elena Franzone, con la competenza ed il garbo che La contraddistingue, non ha mancato di rivolgere un pensiero particolare  a chi Vi scrive per gli “interventi ed  iniziative importanti per il raggiungimento degli obiettivi del Lions International”.
Quindi si è detta consapevole che il primo compito che Le si richiede, è proprio quello di impegnarsi costantemente “perché, all’interno del club, si affermi il linguaggio della “comunione” e si manifesti attraverso vari segni e nelle più svariate circostanze, come una tela da tessere con pazienza e perseveranza che, “avvicinando  gradualmente i punti”, consenta una copertura sempre più estesa e compatta.”
 Convinta “che  il più importante tra i progetti del Club,  riguardi proprio la coesione tra i soci, una coesione che nasca dal confronto delle idee e dalla conoscenza  dell’altro, delle sue competenze, ma anche delle sue emozioni e dei  suoi stati d’animo.”
Dopo avere presentato i componenti del Consiglio Direttivo ha concluso con le parole di Plutarco, scrittore e filosofo greco del I secolo dopo Cristo che “Nell’arte di ascoltare” così dice: “ La mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma, come legna da ardere, ha bisogno solo di una scintilla che la accenda, che vi infonda l’impulso alla ricerca  della verità.”
E’ stata una bellissima giornata il cui ricordo terrò custodito nel mio cuore.
Letizia Marzullo – Presidente
LC Sant’Agata di Militello Passaggio della Campana Domenica 25 giugno, nella suggestiva location, sovrastata dalle frondi dello straordinario monumento della Natura, “Il Grande Pino”, insieme a tanti Officers Distrettuali e di Club, amici Lions e numerosi ospiti, il Lions Club Sant’Agata Militello, in uno al Passaggio della Campana, ha celebrato altri 2 straordinari eventi:
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secondopianonews · 7 years ago
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Bruciò l'auto a chi si rifiutò di fargli ristrutturare casa, arrestato
Bruciò l'auto a chi si rifiutò di fargli ristrutturare casa, arrestato.
La Squadra Mobile di Reggio Calabria ha arrestato e posto ai domiciliari Vincenzo Musolino, di 75 anni, per tentata estorsione e danneggiamento mediante incendio di autovettura. Il provvedimento è stato emesso dal gip del tribunale di Reggio su richiesta della locale procura.
I fatti risalgono al 23 dicembre 2017 quando, in pieno centro cittadino, intorno alle cinque del mattino, una Fiat Panda…
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movieinimages · 9 years ago
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Due Soldi di Speranza - Renato Castellani - 1952
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infosannio · 5 years ago
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Il decreto Coronavirus fa crollare dell’80% rapine, estorsioni e furti
I REATI – FERME ANCHE LE ATTIVITÀ DELLE COSCHE, MA LA PIAZZA DI SPACCIO DELLA CAMORRA TRASLOCA SU TELEGRAM
  (di Vincenzo Iurillo, Antonio Massari e Lucio Musolino – Il Fatto Quotidiano) – Rapine, furti e spaccio dal 9 marzo sono crollati di oltre l’80%. Tempi duri anche per i clan. Può accadere che un elemento di spicco dello storico clan camorrista Nuvoletta, per esempio, venga arrestato per un…
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allnews24 · 7 years ago
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Non affida i lavori ad una ditta e le incendiano l'auto Arrestato un uomo a Reggio per tentata estorsione
Non affida i lavori ad una ditta e le incendiano l’auto Arrestato un uomo a Reggio per tentata estorsione
REGGIO CALABRIA – Ha incendiato l’auto di una donna perché non voleva affidare alla ditta edile che gestisce di fatto alcuni lavori. E’ l’accusa mossa a un uomo di 75 anni, Vincenzo Musolino, arrestato dalla squadra mobile di Reggio Calabria in esecuzione di un’ordinanza di custodia ai domiciliari emessa dal gip su richiesta della Procura per tentata estorsione e danneggiamento.
I fatti…
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giuliocavalli · 7 years ago
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‘Ndrangheta, parla il pentito: “I servizi segreti ci mangiavano con i sequestri di persona”
‘Ndrangheta, parla il pentito: “I servizi segreti ci mangiavano con i sequestri di persona” (Lucio Musolino per Il Fatto Quotidiano) Con la stagione dei sequestri di persona gestiti dalla ‘ndrangheta, ci mangiavano tutti: le cosche calabresi ma anche pezzi delle istituzioni che con le famiglie mafiose più potenti della provincia di Reggio non avrebbero esitato a sedersi allo stesso tavolo. Servizi segreti, poliziotti e mediatori che, in un modo o nell’altro, si sono spesi per dare un’immagine di uno Stato che reagisce all’Anonima sequestri. Anche a costo di entrare nelle sanguinarie dinamiche dell’Aspromonte non esitando a scarcerare boss della ‘ndrangheta come Vincenzo Mazzaferro e a far circolare, per tutta la Locride, una valigetta con dentro 500 milioni di vecchie lire. Erano i soldi che lo Stato ha pagato per la liberazione diRoberta Ghidini, sequestrata il 15 novembre 1991 a Centenaro di Lonato, in provincia di Brescia, e liberata in Calabria dopo 29 giorni. Un sequestro per il quale è stato condannato il boss Vittorio Jerinò al termine di un processo nelle cui pieghe, forse, ancora si nasconde il resto di una storia che, se confermata, dimostrerebbe come lo Stato non ha trattato solo con Cosa nostra per fermare le stragi del 1993. Lo ha fatto ancora prima, in Calabria, avventurandosi tra i sentieri dell’Aspromonte con i boss della ‘ndrangheta.   L’archiviazione della Procura di Brescia “Dottori, queste sono cose delicate perché questi sono uomini di legge…”. Interrogato dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Paci e dai sostituti della Dda Stefano Musolino e Simona Ferraiuolo, il collaboratore di giustizia Nicola Femia sa che le sue dichiarazioni rischiano di riaprire storie vecchie e mai del tutto chiarite, nonostante i rapporti tra uomini in divisa e clan siano stati oggetto di un’indagine poi archiviata dalla Procura di Brescia per la quale – riportava un’Ansa del 1996 – “restano semplici sospetti insufficienti a sostenere delle accuse davanti a un tribunale”. Quei sospetti, oggi, sono confermati dal boss Femia arrestato nell’inchiesta “Black monkey” sugli affari delle cosche calabresi in Emilia Romagna. Condannato in primo grado, Femia ha deciso di pentirsi. Ai magistrati della Procura di Reggio ha raccontato di non essere mai “stato affiliato alla ‘ndrangheta. Io praticamente ero un uomo ‘riservato’ di Vincenzo Mazzaferro”. I pm lo interrogano a giugno e il verbale finisce nel fascicolo del processo “Gotha” che vede alla sbarra la componente “riservata” della ‘ndrangheta, tra cui gli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano. Non è un caso che nei capi di imputazione contestati nel processo ci sia anche il riferimento alla famiglia mafiosa dei Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica.   Ai magistrati, Femia descrive gli anni in cui viveva in Calabria, sempre al fianco del boss Vincenzo Mazzaferro. Racconta di quando lo accompagnava a casa di don Paolino De Stefano e della famiglia Tegano, delle rapine commesse in gioventù e per le quali avrebbe dato una parte a un maresciallo dei carabinieri. Parla dei miliardi portati a Milano e in Vaticano: “Sono andato dentro le mura praticamente. – dice -Portavo i soldi a lui e c’era un garage, in una specie di alberghetto… portavo la macchina là e se la vedeva tutto lui”. Lui era un “certo Antonio” che aveva il compito di andare in Colombia dove i miliardi delle cosche si trasformavano in tonnellate di droga. Una trattativa Stato-‘ndrangheta per liberare l’ostaggio Ma è la seconda parte del verbale, quella dedicata ai sequestri di persona degli anni 80 e 90, che ha spinto il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo (nella foto) e il pm Stefano Musolino a inserire numerosi “omissis” per coprire i nomi pronunciati da Femia sulla trattativa Stato-‘ndrangheta per la liberazione di Roberta Ghidini. Fascicoli che, adesso, la Dda sta rispolverando per incrociarli con le dichiarazioni di Femia secondo cui quel sequestro “lo aveva fatto Vittorio Jerinò”. Per convincere quest’ultimo a rilasciare l’ostaggio, entrano in gioco i servizi segreti che – ricorda Femia – “si muovono con i soldi”. Ma i soldi non bastano: servono anche contatti, numeri di telefono, persone disposte a stare nel mezzo. In una parola, mediatori capaci di entrare in contatto con Jerinò. “E hanno trovato Vincenzo Mazzaferro” che però, in quel momento, era detenuto e doveva “uscire dal carcere”. Detto fatto: “I soldi tramite loro (i servizi, ndr) sono arrivati, so che si sono mossi ed è uscito Vincenzo Mazzaferro dal carcere. Era detenuto a Regina Coeli, a Roma, ed è uscito”. Quando la ‘ndrangheta prende un impegno, non ci sono dubbi che lo porti a termine: il boss parla con Vittorio Jerinò e gli dà i soldi che gli deve dare, liberano l’ostaggio e tutti amici.   “Vincenzo Mazzaferro ritorna in carcere? – domanda il procuratore aggiunto Paci – Cioè come esce?”. “No, che ritorna. Esce. Femia ricorda tutto quello che gli ha confidato Mazzaferro ma non ha le risposte a ogni domanda: “Farete le indagini voi per vedere che cosa è successo, io non vi posso dire niente perché sono fatti di Stato”. Fatti di Stato e ‘ndrangheta. Servizi segreti e cosche che, almeno per quanto riguarda Mazzaferro, si parlavano attraverso un confidente, un informatore del quale Nicola Femia fa anche il nome: “Isidoro Macrì. Basta che vi informate alla questura di Reggio Calabria. Era l’autista… l’autista perché Vincenzo Mazzaferro era strano… questo Isidoro portava l’imbasciata avanti e indietro, faceva pure la persona normale… perché lui lo mandava… i rapporti con i marescialli glieli faceva tenere direttamente a lui e non a persone che magari erano di fiducia per non sputtanarsi”. A un certo punto, le cose cambiano. La ‘ndrangheta lascia stare i sequestri e il suo core-business diventa il traffico internazionale di droga.   Così la ‘ndrangheta decise di chiudere con i sequestri “Hanno fatto in modo che non si dovevano fare più sequestri”. Per il pentito Femia è stato un vero e proprio accordo tra le famiglie della Locride: “All’epoca – dice – erano iniziati i traffici con la droga e calcolate che a Mazzaferro gli arrivavano 1000 chili di droga, 2000 chili di droga ogni tre mesi. Lui la pagava un milione e ottocentomila lire. La dava a tutte le famiglie a 10 milioni al chilo”. Con i sequestrati in Aspromonte e i controlli della polizia non si poteva trafficare in droga. Ecco perché ci fu un summit di ‘ndrangheta in cui si decise di chiudere con la stagione dei sequestri. Una strategia voluta dai boss Peppe Nirta, Vincenzo Mazzaferro e Pepé Cataldo, tutti morti ammazzati da lì a qualche anno e tutti in periodi in cui le loro famiglie non erano coinvolte in faide: “Di smettere con i sequestri. – fa mettere a verbale Femia – non gli è stato bene a qualcuno… a personaggi che lavorano con i servizi, non lo so a chi”. Il pentito: “I servizi ci mangiavano con i sequestri” Il collaboratore ha paura, il pm Musolino lo capisce e lo tranquillizza: “Non sia timoroso”. Femia continua e lascia intendere che dietro quegli omicidi potrebbero esserci moventi diversi da quelli esclusivamente mafiosi: “Chi lo doveva ammazzare Vincenzo Mazzaferro? – si domanda – Aveva la macchina blindata e non la prendeva più, con gli Aquino (clan rivale, ndr) aveva fatto la pace, chi lo doveva toccare?”. Le risposte il pentito non ce l’ha. Sa solo che “i servizi ci mangiavano con i sequestri. Se arrivavano cinque miliardi, due miliardi se li prendevano i servizi”.
(Lucio Musolino per Il Fatto Quotidiano)   Con la stagione dei sequestri di persona gestiti dalla ‘ndrangheta, ci mangiavano tutti: le cosche calabresi ma anche pezzi delle istituzioni che con le famiglie mafiose più potenti della provincia di Reggio non avrebbero esitato a sedersi allo stesso tavolo. Servizi segreti, poliziotti e mediatori che, in un modo o nell’altro, si sono spesi per dare…
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