#Una donna spezzata
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Camille Claudel
1863 - 1943
Il 19 ottobre 1943, nel manicomio di Montdevergues, si spegneva Camille Claudel, dopo trent'anni di solitudine ed abbandono, aspettando invano la visita della sorella e della madre, alla quale aveva ripetutamente chiesto di essere riaccolta in casa.
" Cara mamma, ho tardato molto a scriverti perché faceva talmente freddo che non riuscivo a reggermi in piedi. Non ho potuto scaldarmi in tutto l’inverno, sono gelata fino alle ossa, spezzata in due dal freddo. (…) Sei ben crudele a rifiutarmi un asilo a Villeneuve. Non farei scandali come tu credi. Sarei troppo felice di riprendere la vita normale per fare qualunque cosa. (…) I manicomi sono fatti apposta per far soffrire, non c’è rimedio, specialmente quando non si vede mai nessuno. È il caso di dire che dovete essere pazzi. Quanto a me, sono così disperata di continuare a vivere qui che non sono più una creatura umana. (…) Non ho fatto quel che ho fatto per finire la mia vita come un numero in una casa di cura, ho meritato qualcosa di diverso."
Camille Claudel, da una lettera dal manicomio di Montdevergues alla madre.
“Tenetevela, ve ne supplico … ha tutti i vizi, non voglio rivederla, ci ha fatto troppo male”, così scrive la madre al direttore del manicomio senza riuscire a perdonarle le sue scelte anticonformiste. In trent'anni di internamento, Camille non ricevette mai una sua visita.
"Mia sorella Camille aveva una bellezza straordinaria, ed inoltre un'energia, un'immaginazione, una volontà del tutto eccezionali. E tutti questi doni superbi non sono serviti a nulla; dopo una vita estremamente dolorosa, è pervenuta a un fallimento completo."
Paul Claudel
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Sono precipitata in un baratro … Del sogno che fu la mia vita, questo è l’incubo.
"Sono 17 anni che Rodin e i mercanti di oggetti d’arte mi hanno spedita a far penitenza nei manicomi. Dopo essersi impossessati dell’opera di tutta la mia vita…
Il mio povero atelier, qualche povero mobile, qualche utensile che mi ero forgiata io stessa, la mia povera piccola casa eccitavano ancora la loro cupidigia! – L’immaginazione, il sentimento, il nuovo, l’imprevisto che nasce da uno spirito evoluto, tutto questo era loro precluso, a quelle teste murate, a quei cervelli ottusi, eternamente chiusi alla luce, per cui avevano bisogno che qualcuno gliela donasse. E lo ammettevano: “Ci serviamo di una pazza per trovare i nostri soggetti”.
C’è forse qualcuno che nutre almeno un po’ di riconoscenza per chi lo ha nutrito, che sa dare qualche risarcimento a colei che hanno depredata del suo genio? No! Un manicomio! È lo sfruttamento della donna, l’annientamento dell’artista a cui si vuol fare sudare sangue…Mi si rimprovera (crimine spaventoso) di aver vissuto da sola, di passare la mia vita con dei gatti, di avere manie di persecuzione! È a causa di queste accuse che sono incarcerata come un criminale, privata della libertà, privata del cibo, del fuoco e delle comodità più elementari. "
Camille Claudel in una lettera del 1918 al dottore che ha firmato il suo internamento
"Paul, fratello mio, portami fuori da qui… questo non è il mio posto e tu lo sai… Io so che farai di tutto per allontanarti da me, accetterai incarichi all’estero pur di liberarti di me… è così crudele… crudele...Mio caro Paul, devo nascondermi per scriverti e non so come farò a imbucare questa lettera. Perché, renditi conto, Paul, che tua sorella è in prigione. In prigione con delle pazze che urlano incessantemente, fanno smorfie, sono incapaci di articolare parole sensate. Ecco il trattamento che da quasi vent’anni s’infligge a un’innocente. Quando la mamma era in vita non ho mai smesso di implorarla di togliermi di qui, di mettermi in un posto qualsiasi, un ospedale, un convento, ma non in mezzo ai pazzi. Contavo su di te… mi avete trattata come un’appestata. Tu mi dici, Dio ha pietà degli afflitti, Dio è buono… Parliamone del tuo Dio che lascia marcire un’innocente in fondo a un manicomio."
dalle lettere di Camille Claudel al fratello Paul
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Un uomo spacca il volto di una donna. Ma questa non è violenza “di genere”. È lo sport woke. Un uomo si definisce donna e massacra una donna vera perché è comunque un uomo.
La donna finisce a terra, spezzata non solo dai colpi... ma dalla frustrazione per tanta ingiustizia.
Il femminismo ha ucciso il femminile. Insieme allo sport.
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POST SEMISERIO SULLE RELAZIONI.
La donna cerca e spera di trovare nell’uomo e nell’unione con lui due cose soprattutto:
Protezione e sicurezza.
Ella sa che percependosi protetta e sicura, potrà esprimere il suo Yin, cioè dolcezza, accoglienza, sensibilità, amorevolezza.
Quando entra nella coppia, ci entra con queste “aspettative”.
L’uomo entra nella coppia perché anela a qualcuno che si prenda cura di lui, si pone in relazione come un bambino, o un adolescente.
Uno psicologo ha affermato che le donne più felici, sono single, e gli uomini più felici, sono sposati.
Queste dinamiche all’inizio vengono mascherate dai fumi suadenti dell’energia ses*uale, la quale impedisce di vedere davvero cosa si sta realmente muovendo nella relazione che sta nascendo.
Ecco che quando la donna scopre che il cavaliere dall’armatura scintillante è in realtà un adolescente viziato e prepotente, anch’ella si trasforma da principessa a matrigna e ferma la sua ascesa al divenire Regina.
Bel guaio.
Nulla esiste al mondo di più letale di una donna che rinuncia alla relazione rimanendo nella relazione come matrigna o come “sguattera”.
Povero il disgraziato che dovrà fare i conti con la sua ira funesta a volte manifesta a volte passiva, ma attenti entrambi sono in uno stato di totale frustrazioni come due debuttanti che si ritrovano a servire il te al ballo.
Allora la donna si sente costretta a scegliere tra due possibilità: o chiude la relazione o continua e gliela fa pagare cara, invece l’uomo permane in quello stato di soddisfazione adolescenziale anche tutta la vita non provando mai o quasi mai ambizione altra.
Oggi, moltissime donne hanno rinunciato al proprio femminile a causa di questo guaio immenso che chiamerei guaione, tragedia, infima condanna.
Si sono travestite da uomo e hanno messo sulle spalle la croce di dover prendersi cura del marito 14 enne, dei figli di 2,3 anni, del gatto, della casa, del lavoro e spesso anche delle finanze del marito o comunque di gestire la sua vita come se egli fosse e di fatto è un pubero immaturo.
Ce ne sono migliaia di donne così o anche di donne che per schivare il suddetto mega proiettile, decidono di tenersi solo cane, gatto, casa e lavoro, rinunciando al compimento della relazione di della maternità (Parthenope in fondo parla di questo, piccola parentesi cinematografica).
Ora care mie possiamo trasformare questo flagello in una grande possibilità quella di diventare davvero Yin e Yang e ricomporre la nostra identità spezzata in due.
E lo stesso i cari fratelli, che privati della sostituta materna o evolveranno nutrendo il loro femminile o rimarranno sposati con la madre fino alla sua morte e oltre (come in psycho, altra parentesi cinema).
L’era della coppia zoppa è finita, questi antichi giochini della matrix si sono rotti.
È tempo di ricomporre i cocci personali e donarsi solo ad un altro o altra interi scivolando all’abbisogna da una polarità all’altra senza restare rigidamente ancórati al ruolo e rimanendo così perpetuamente delusi e frustrati.
Senza queste premesse non solo non parlerei di relazione ma sarebbe da preferisci persino un criceto o un pesce rosso o un bambolo o bambola gonfiabile, almeno da risparmiare i denari per gli avvocati, le ulcere, le coliti, i mutui e dei figli poli traumatizzati che a 16 anni vi insulteranno come degli Hooligans con la squadra avversaria.
ClaudiaCrispolti
Adesso non vi sperticate a puntare l’indice contro le donne o contro gli uomini e dire io non sono così. Non ce ne frega niente.
Qui si parla in generale e sei tu sei l’eccezione, bravo, brava, ok ma mi raccomando tientelo per te.
Polemiche, messaggi aggressivi che denotano solo il livello di frustrazione e altre noiosità verranno esposte al pubblico ludibrio con mio grande giubilo. 😋👍
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Ma so che mi muoverò.
La porta si aprirà lentamente e vedrò cosa c’è dietro. C’è l’avvenire. La porta dell’avvenire sta per aprirsi. Lentamente. Implacabilmente. Io sono sulla soglia. C’è soltanto questa porta e ciò che v’è nascosto dietro. Ho paura. E non posso chiamare nessuno in aiuto. Ho paura.
Simone de Beauvoir - "Una donna spezzata"
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Testimonianza di un convertito...
(Quinta parte)
Nella parte precedente ossia la quarta parte si era arrivati a questa testimonianza del pentito:
Per poi proseguire nel racconto degli illuminati:
E cosi la croce ansata significa che disprezzate la verginità e credete nei riti della fertilità e che adorate il Dio sole Ra. Il Dio sole Ra, è il nome egiziano di Lucifero. Il simbolo della pace non è dunque il simbolo della pace.
Ricordo che io non dovetti fare l'iniziazione che comprende la croce spezzata, perchè ero nato già nella Stregoneria, e non era necessario e le persone, che non hanno educazione cristiana non devono farlo. Ma se una persona cresciuta in una chiesa cristiana, che questa persona sia cristiana o no, vuole poi unirsi alla Stregoneria, dovrebbe prendere una croce di ceramica, per capovolgerla, spezzare le braccia verso il basso come simbolo di rifiuto del Calvario e della sua fede cristiana. Si dice che questo fatto dia pace mentale mentre si pratica la Stregoneria, è da lì che ha ricevuto il nome di "Simbolo della Pace". L'abbiamo chiamato simbolo della pace, per gli ultimi venti anni, loro l'avevano chiamata croce spezzata, per le ultime e parecchie centinaia di anni. Dopo di questo c'è il famoso e cosiddetto corno dell'Unicorno o corno Napoletano, come lo chiamano adesso per poterlo vendere.
La traduzione letterale è che "confidi nel diavolo per le tue finanze". Se non confidate nel diavolo per le vostre finanze, non portatelo! Io vi posso assicurare che ha l'effetto contrario nella vita di un Cristiano. C'è poi l'ultimo simbolo, il simbolo indossato da vari sacerdoti e dalle sacerdotesse iniziati, i membri di una congrega, per indicare che sono stati iniziati. Dei Cristiani mi chiedono spesso: "Cos'ha a che fare questo, con la Chiesa Critiana?" Noi no, non dobbiamo occuparcene!!". Questa mattina, abbiamo scacciato dei demoni da un giovane che è stato liberato da questo, lui che aveva la cicatrice dell'iniziazione sul polso ed era consigliere e membro dei Ministeri della Parola della Vita, i Ministeri del Club Cristiano della Parola della Vita. Sono dappertutto si!! La giovane donna che ha preso il mio posto è stata cresciuta ed educata e faceva parte della chiesa Battista di Thomas, Road a Lynchburg, là, nella Virginia, la chiesa di Jerry Falwell. Jerry non lo sa, ma è lì, che lei è stata allevata e cresciuta ed ora siede nel Consiglio dei 13. "Sono veramente dappertutto!".
lan ✍️
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Che libro stai leggendo?
un donna spezzata di de beauvoir, tre racconti di tre donne che affrontano momenti difficili
il primo racconto riguarda una moglie che scopre che il marito la tradisce. è scritto sotto forma di diario personale, è come assistere a una slavina che aumenta di metro in metro, di pagina in pagina, e si mangia tutto, il presente, il futuro e il passato di questa donna che rimette in discussione ogni aspetto della sua vita e della sua relazione
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*Dopo aver ucciso la creatura, Heather segue Vincent Carter nell'appartamento, che aiuta la ragazza a coprire Wyatt con un lenzuolo e dei fiori. Heather dice le ultime preghiere per suo ziastro e decide di uccidere Claudia, nonostante Vincent le ricorda che nella vendetta non c'è consolazione. L'uomo si offre di accompagnarla a Silent Hill, e le consegna la mappa datagli da Lucas, che tempo prima ha detto a Douglas di cercare Leonard Wolf (il padre di Claudia) una volta arrivati in città. infine le dà anche il diario dello ziastro, in cui racconta cosa è successo ad Heather in passato e le dice addio.
Heather e Vincent arrivano a Silent Hill il giorno dopo; la città è deserta è piena di nebbia, e i due si rifugiano al Jacks Inn. Dopo un pò Heather decide di recarsi all'Ospedale Brookhaven, mentre Vincent andava alla ricerca della casa di Leonard Wolf.
Heather nell'ospedale cerca indizi su Claudia, e invece trova le infermiere demoniache, tra cui alcune armate di revolver. Scopre anche che uno dei pazienti dell'ospedale, Stanley Coleman, è ossessionato da lei, e che Leonard è imprigionato nell'ospedale.
Heather entra di nuovo nel mondo distorto dove incontra Leonard Wolf. Sfortunatamente l'uomo è diventato un mostro e attacca Heather, che lo sconfigge. Heather trova così il Sigillo di Metatron, un talismano che possedeva l'uomo. Heather, dopo la morte di Leonard, torna nel mondo normale e decide di ritornare da Vincent al Jacks Inn. Tuttavia, prima di ritornare, Heather ascolta una conversazione tra Claudia e Lucas riguardo la setta e gli abusi che Claudia subiva dal padre.
Lucas aspetta il ritorno della ragazza al Jacks Inn, mentre Claudia va via. Heather gli chiede dove si trovi Vincent, ma il prete la esorta ad andare alla chiesa di Silent Hill, dove si trova Claudia, dicendole di passare attraverso il Parco Divertimenti Lakeside. Quando arriva al parco giochi, la protagonista si ritrova ancora una volta nel mondo distorto, accorgendosi che quello in realtà rappresenta l'incubo avuto nel fast food. Heather sale quindi di nuovo sulle montagne russe, ma appena il carro si avvicina salta giù.
Una scena mostra Vincent e Claudia che litigano: Vincent si sente tradito da dalla donna, poiché gli aveva raccontato che la ragazza era stata rapita e le avevano fatto il lavaggio del cervello, ma ora ha capito che Heather è una ragazza normalissima. Claudia gli dice che ha bisogno di Heather per portare il "Paradiso" in terra, un mondo eterno senza dolore, né guerre, né fame, né malattie, né vecchiaia, né avidità. Douglas però le dice che un mondo del genere non è il paradiso, ma un mondo stagnante in cui non accade nulla di realmente prezioso, che un mondo del genere sarebbe inutile e noioso. Claudia gli dice di provare pena per lui, successivamente Vincent le punta la pistola addosso, e quello che accade dopo rimane un mistero.
Dopo aver esplorato il parco giochi, Heather incontra di nuovo Vincent che non può muoversi perché ha una gamba spezzata (non si sa come se la sia rotta, ma durante il gioco Vincent afferma che Claudia ha dei "poteri"). Douglas svela che suo figlio è stato sparato mentre rubava in una banca, e le parla molto della sua vita. Heather gli promette che dopo aver regolato i suoi conti ritornerà a salvarlo, dopodiché si ritrova nella parte del parco giochi in cui capitò anche Wyatt 17 anni fa. Qui sale sulla stessa giostra su cui Harry trovò Cybil posseduta, e incontra la proiezione di Alessa, sanguinante e ustionata. Dopo aver sconfitto la sua parte malvagia, Heather entra nella cappella e trova il diario di Claudia*
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È incredibile che nel 2023 si debba ancora sentir parlare di femminicidio, l'ennesimo, per cosa poi? Una ragazza incinta, tradita, delusa e questo non bastava, anche uccisa insieme al suo bambino. E il suo assassino non si può dire sia un uomo, non si può dire che sia un essere umano. Un vero mostro che non ha avuto pietà per una donna che gli è stata accanto per anni, e neanche per suo figlio. Ma di cosa stiamo parlando? Dovrebbe rimanere tutta la vita in carcere e non avere NEANCHE la soddisfazione di morire lui stesso, perché deve rimanere in vita e soffrire per sempre. È questo che gli auguro, di non avere un attimo di pace.
Giulia ha frequentato la mia stessa università, ha attraversato i corridoi che percorro io, ha frequentato i miei stessi bar, la differenza è che io sono ancora qui per poterlo dire.
Sempre più delusa e sconcertata per un mondo sempre più cattivo, invece di andare avanti torniamo indietro ed insieme alla sua vita ormai spezzata, si spezza anche il mio cuore.
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In tutte le donne, soprattutto quando entrano nell'età matura, alberga una forza sotterranea e invisibile che si esprime attraverso intuizioni improvvise, esplosioni di energia, acute percezioni, slanci appassionati: un impulso travolgente e inesauribile che le spinge ostinatamente verso la salvezza, verso la ricostruzione di qualsiasi integrità spezzata.
Se una donna vuole un compagno sensibile deve rivelargli il segreto della dualità femminile. Deve parlargli della donna interiore, che insieme a sé fa due. Lo farà insegnando due domande che la faranno sentire guardata, ascoltata, conosciuta: “Che cosa vuoi?”, “Che cosa desidera il tuo io più profondo?” Per amare una donna, il compagno deve amarne anche la natura selvaggia… l’amante più prezioso è colui che desidera imparare. Se c’è una forza che alimenta la radice del dolore, quella è il rifiuto di apprendere ancora. Il buon compagno è colui che continua a tornare per capire e non si lascia scoraggiare. Se un lato della natura duale femminile si può chiamare Vita, la sorella gemella della vita è una forza detta Morte.
La donna selvaggia, l’amante selvaggio, sanno sopportarne la vista. E ne escono completamente trasformati.
Clarissa Pinkola Estés
Donne che corrono coi lupi
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L'amica geniale 4, cosa resta in fine? Il legame indissolubile di Lila e Lenù
Fresca di una nomination ai Critics Choise Awards come miglior serie non in lingua inglese, L'amica geniale 4 è arrivata alla sua conclusione. La serie italo-statunitense tratta dalla tetralogia di Elena Ferrante ha iniziato il suo cammino nel 2018 e, dopo sei anni, si è congedata dai suoi spettatori con i due episodi finali che scrivono la parola fine ad un racconto che ha attraversato sessant'anni di storia d'Italia e, soprattutto, dei personaggi nati dalla penna della scrittrice senza volto. Su tutti Lila e Lunù, le due amiche del rione Luttazzi che si sono amate, odiate, allontanate e riavvicinate senza smettere mai di pensare l'una all'altra.
L'amica geniale, il finale: la riflessione sul femminile
La piccola Tina in una scena de L'amica geniale 4
Una storia d'amore a suo modo, capace di raccontare un femminile profondo e sfaccettato. Donne, figlie, amiche, madri, compagne. Donne che sbagliano, lottano, invidiano, tradiscono, protestano, amano. C'è tutta la loro complessità umana nella scrittura di Elena Ferrante che le sceneggiature firmate negli anni da Saverio Costanzo, Francesco Piccolo e Laura Paolucci (con il contributo della stessa scrittrice) hanno saputo catturare nel corso delle varie stagioni.
Una riflessione sul rapporto tra donne attraverso diversi tipi di relazione, di sangue e amicale. In quest'ultima stagione, tratta da Storia della bambina perduta, tanta attenzione è stata data alla maternità. Da Immacolata alla piccola Imma, quattro generazioni di donne e modi diversi di esserlo anche condizionati dalla società che le circonda. Le discussioni sul cognome, passato di padre in figlio, hanno puntellato le puntate portando poi a riflettere sui "corpi informi" delle madri e la riappropriazione di se stesse così come le gravidanze delle due protagoniste vissute in modi diametralmente opposti.
La bambina scomparsa
Irene Maiorino è Lila
Il capitolo 33, La scomparsa, inizia con la piccola Imma che si rifiuta di vedere suo padre Nino, nel frattempo diventato deputato e definitivamente affrancato dalla miseria del rione. Ma quell'incontro nell'appartamento di Lenù con Dede, Elsa e anche la piccola Tina sarà determinante per il futuro di ognuno di loro. Dal confronto tra le due bambine che trafigge Lenù come una lama si passa all'evento che dà il titolo alla quarta stagione. Tina scompare tra le bancarelle del rione per non essere mai più ritrovata. Mille ipotesi, su tutte quella che i fratelli Solara abbiano fatto del male a Tina per punire Lila e riprendersi definitivamente il potere sul rione.
"Tina doveva essere meglio di tutti quanti voi", dirà Lila a Lenù quando ormai la sua vita è stata spezzata per sempre. Quella scomparsa consuma la donna che non ha più interesse in nulla. Se già Irene Maiorino aveva dato prova di essere la scelta perfetta per raccogliere l'eredità di Gaia Girace e incarnare una Lila adulta, gli ultimi due episodi - caratterizzati da un cambio di passo rispetto ai precedenti - ne confermano l'immensa bravura.
Un'immagine de L'amica geniale 4
La regia di Laura Bispuri, molto vicina ai corpi, attenta ai dettagli e ai primi piani, enfatizza ancor di più lo sconforto, la rabbia e l'abbandono di Lila messi in scena dall'attrice. La puntata si conclude con l'uccisione sulle scale della chiesa dei fratelli Solara per mano di Pasquale e Nadia e le parole di Lila. "Tina è uscita di nuovo dalla mia pancia e si sta vendicando con tutti. Li ha ammazzati lei".
Come nei capitolo 31 e 32, Il ritorno e L'indagine, anche ne La scomparsa la quantità di avvenimenti è densissima. Questo porta in alcuni passaggi ad avvertire un'accelerazione negli eventi messi in scena, sebbene la qualità della narrazione rimanga sempre alta.
Le bambole
Un momento della quarta stagione de L'amica geniale
Questa sensazione nel conclusivo La restituzione è ancor più amplificata dal passare degli anni. La maggior parte del racconto è dedicata alla rottura del rapporto tra Dede ed Elsa per l'amore provato da entrambe per Gennarino con tanto di fuga del figlio di Lila con la più piccole delle due figlie avute da Elena con Pietro Airota. Ormai cresciute e andate via di casa, Lenù decide di trasferirsi a Torino con Imma.
Confidata la scelta a Lila, l'amica le confiderà che anni prima ha pensato che la sparizione di Tina fosse riconducibile alla foto pubblicata su Panorama che ritraeva la sua bambina con Lenù accompagnata da una didascalia che, erroneamente, la definiva figlia sua. Lei che con quel romanzo di cui anche i politici parlavano in tv avrebbe potuto essere nel mirino di qualche male intenzionato. Un'ipotesi che gela Elena e alla quale non aveva mai pensato in tutti quegli anni in cui Lila era rimasta in un limbo di rabbia e dolore.
Alba Rohrwacher e Irene Maiorino in una scena della serie
Molti anni dopo l'episodio ci riporta all'inizio della prima stagione, Le bambole, nel quale una Lenù ormai adulta riceve una telefonata da Gennarino preoccupato perché sua madre è scomparsa. Lila non voleva lasciare niente di sé e così ha fatto. È sparita come la sua Tina. E mentre Elena si mette seduta al computer per scrivere della loro amicizia lunga oltre mezzo secolo nel tentativo di farla in qualche modo riapparire, Lila squarcia quel silenzio lasciando nella cassetta delle poste dell'amica un pacco.
Quando Lenù lo scarta si ritrova tra le mani Tina e Nu, le bambole di quando erano bambine e che hanno dato inizio alla loro amicizia. La prova "dell'inganno" di Lila nei confronti di Elena, ma anche del fatto che era ancora viva e lo era secondo le sue regole. Finalmente libera dai paletti che le erano stati messi e si era messa da sola. "Ora che Lila si era mostrata così nitidamente, dovevo rassegnarmi a non vederla mai più".
Le bambole Tina e Nu
Un racconto circolare
Alba Rohrwacher e Fabrizio Gifuni
I romanzi così come la serie hanno una struttura circolare rappresentata proprio dalle bambole delle protagoniste. Molto più di un gioco. Un simbolo. La bambola rappresenta l'amicizia, il femminile, la maternità. I temi sui quali si basa l'intera tetralogia. Lila getta nella cantina di don Achille Tina e Lenù subito dopo Nu, le bambole l'una dell'altra. "Quello che fai tu, faccio io" dice Elena all’ amica. E sarà così per gli anni a venire. Amicizia e invidia legate ad un livello profondo e due esistenze che comunicano tra di loro, si alimentano, si cercano e allontanano con la stessa intensità.
"Un'amicizia splendida e tenebrosa", uno sdoppiamento continuo che porta entrambe ad essere investite del titolo di "geniale" e a vivere in una competizione continua. Un paragone iniziato sui banchi di scuola e proseguito negli anni nel rapporto con l'altro sesso, il lavoro, la maternità. Tematiche che nella quarta stagione "esplodono" e costituiscono un ponte con l'infanzia e l'adolescenza.
Elisabetta De Palo è Elena Greco
L'amica geniale ha saputo raggiungere così tante persone, nonostante la cornice in cui si muove il racconto sia localizzata in un luogo e in un tempo precisi, grazie all'attenzione riservata a dettagli e temi in cui chiunque nel mondo può rispecchiarsi. C'è un'onestà nella scrittura che non censura le storture delle sue protagoniste. Dall'incapacità di Lenù di abbandonare una relazione tossica o il suo ruolo di madre che non risponde ai modelli accettati dalla società fino alla ferocia di Lila e la sua abilità di manipolazione.
Ma, soprattutto, mette in scena un rapporto umano stratificato caratterizzato da un'ambiguità costante e capace di slanci umani. Un rapporto profondo e, al tempo stesso, oscuro. Come lo scantinato di don Achille nel quale sono scese insieme per riemergere amiche per la vita.
Conclusioni
Con La scomparsa e La restituzione si conclude L'amica geniale. Due episodi densi, ricchi di avvenimenti e salti temporali nei quali in più di un passaggio si ha l'impressione di un'accelerazione degli eventi per riuscire a contenere quanto più possibile del romanzo di Elena Ferrante. Irene Maiorino, grande sorpresa di questa stagione, regala un'interpretazione magnifica e dolorosa della sua Lila disperata e piena di rabbia per la perdita di sua figlia Tina. Un finale imperfetto ma dalle emozioni autentiche, capace di mettere in scena tutta la complessità del rapporto delle due protagoniste e contraddistinto da un andamento circolare che ci riporta al primo episodio della prima stagione.
👍🏻
L'interpretazione di Irene Maiorino e Alba rohrwacher
L'andamento circolare del racconto
L'emozione scaturita della sequenza finale
La regia di Laura Bispuri
👎🏻
Una certa tendenza a condensare troppo gli eventi
#l'amica geniale#l'amica geniale 4#my brilliant friend#l'amica geniale season 4#my brilliant friend 4#my brilliant friend s4#my brilliant friend season 4#lila cerullo#elena greco#enzo scanno#irene maiorino#elena ferrante#alba rohrwacher#hbo#hbomax#recensione#review
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Ritratto di donna
Deve essere a scelta.
Cambiare, purché niente cambi.
È facile, impossibile, difficile, ne vale la pena.
Ha gli occhi, se occorre, ora azzurri, ora grigi,
neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime.
Dorme con lui come la prima venuta, l'unica al mondo.
Gli darà quattro figli, nessuno, uno.
Ingenua, ma è un'ottima consigliera.
Debole, ma sosterrà.
Non ha la testa sulle spalle, però l'avrà.
Legge Jaspers e le riviste femminili.
Non sa a che serve questa vite, e costruirà un ponte.
Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane.
Tiene nelle mani un passero con l'ala spezzata,
soldi suoi per un viaggio lungo e lontano,
una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka.
Dove è che corre, non sarà stanca?
Ma no, solo un poco, molto, non importa.
O lo ama, o si è intestardita.
Nel bene, nel male, e per l'amor di Dio.
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“Non è normale amare. È roba dell’altro mondo. L’inverosimile è la sola realtà. Si diventa sonnambuli, a volte…”
Nessuno sa veramente che cos’è l’amore. Nonostante le infinite forme che il più potente sentimento del mondo può assumere, o le sconfinate circostanze nelle quali si può manifestare. Già è sbagliato definirlo sentimento. Non si definisce. Semmai, si prova. E donarlo o riceverlo è appagante. Ciò nonostante non sappiamo da dove venga, né quando finirà. È lui a dettare le regole del gioco. Sempre. Lo viviamo e basta. Però è mistero, senza compromessi.
Chi può dire di averne abbastanza, si sbaglia; ha preso un abbaglio. Chi non ne ha, lo desidererebbe come appiglio o, quanto meno, s’è abituato senza. Pur sapendo che è sola bestemmia pensarlo. Il fatto è che ci abituiamo a tutto, tranne proprio che all’amore.
Il poeta, eterno bambino, qualcosa ne sa. Egli penetra nei giardini delle donne, ivi ne costruisce i labirinti e vi si perde. Corteggiato, rispettato all’inverosimile, altrimenti bistrattato o tenuto al guinzaglio da qualche musa, s’è scontrato con l’enigma conficcato tra spazio e tempo. Il poeta visita l’altrove, vedendo altro, stando oltre la soglia. Ma andiamo oltre.
Non è normale amare. È roba dell’altro mondo. Voler bene è poca roba, al confronto. Qui stiamo insinuando l’inverosimile e l’impossibile che diventano realtà. Si diventa sonnambuli, a volte. Altre, non si sa. L’amore è cocaina allo stato puro. Una volta provato, è difficile rinunciarvi. Ma chiedi a qualcuno di dirti che cos’è, per davvero… Non si sa se sia pianto o riso, godimento o deliquio. Illusione o sortilegio.
Nei cortili di ringhiera (chissà se ne esistono ancora?) c’era sempre un pozzo. E le rondini, a primavera, costruivano un nido nel cantuccio più nascosto del portone. Sono ricordi dell’infanzia da non dimenticare. Dunque l’amore è un far memoria, testimoniare l’accaduto della bellezza. Desiderarne il rinnovarsi. L’amore è infinito creare: cadere nel pozzo, sapendo che qualcuno, prima o poi, verrà a salvarci. Oppure, inoltre, le donne hanno in seno quell’amore che nemmeno il poeta potrà mai sperare. Ma se una donna sarà poeta, il busillis si farà interessante.
Eppure nessuno vuole sapere realmente cosa sia l’amore. Quel qualcosa che rompe gli indugi, improvvisamente. Non ci si può ‒ non ci si deve ‒ ammalare per amore. Forse che il dolore da esso provocato possa diventare giustificazione alle nostre debolezze. Strappa i limiti, scioglie i patti: il poeta questo lo sa bene. Egli ne ha parlato e scritto nelle sue poesie. Perché ne conosce il battito, in levare. Sa che è sacro, indissolubile. Assoluto. Esso permane oltre la morte. Travalica persino il suicidio.
Ditemi cos’è l’amore e vi farò re e regine! Il mio argento per un bacio… Dell’amore io ne porto il segno. Trafitto. Un anello al dito che fu speranza spezzata. Ora quest’anello assurge a aristocrazia della forma. Scisso un patto ancestrale sotto una sfacciata luna piena, ho giurato a me stesso che darò tutto per la letteratura. E non può più bastare nemmeno un abbraccio a tentare di scalfire la furia del poeta. Egli vuole tutto: un amore onnicomprensivo, pieno, colmo. Diversamente, dirsi addio. Diversamente, è menzogna, opportunismo, compiacenza.
L’amore morde, è roba da fratellanza orfica; colpisce, inganna, tradisce. Si sta come su un palcoscenico. Magari a omaggiare chi non si è mai conosciuto. Forse a incontrare chi si conoscerà. Quindi l’amore è immortale, perché nell’anima possiede il soffio. Non ditelo troppo in giro. Vivetelo, piuttosto. Esso non ama definizioni, tanto meno definirsi. L’amore preferisce l’esempio, non è ciarliero. D’altronde, qualcuno ci aveva messo sull’avviso: “l’amor che move il sole e l’altre stelle”, non ha bisogno di ulteriori spiegazioni.
Giorgio Anelli
*In copertina: John Singer Sargent, “Miss Elsie Palmer”, 1890
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Studio psicologia e mi sento di commentare il messaggio che hai lasciato in risposta a una ragazza sotto al tuo post riguardo il caso di Giulia. Mi trovi d'accordo su molte cose, molte, ma non sull'impossibilità di rieducarli. Da donna sono profondamente abbattuta per la società in cui viviamo, per i numerosi casi di femminicidio che sembrano aumentare sempre di più. Il morte di Giulia mi ha distrutta, sarà che anche io sono in procinto di laurearmi, una ragazza come lei piena di sogni e ambizioni.. la sua vita spezzata da un ragazzo con evidenti problemi psicologici.
Ci sono disagi che si manifestano già in età infantile, disagi spesso frutto di maltrattamenti fisici ma anche psicologici, bambini che crescono in famiglie multiproblematiche e che crescendo manifestano comportamenti aggressivi, sono insicuri al punto da essere possessivi e gelosi nei confronti della ragazza con cui stanno confondendo tutto questo per amore. Spesso non sono i grado di distinguere l'amore reale da quello che provano loro. Dico spesso perché non tutti hanno dei problemi o un passato difficile alle spalle. Non si tratta di giustificare ma comprendere che alla base di ogni comportamento disorganizzato c'è una ragione. La famiglia di lui nell'intervista sminuisce la sua possessività e gelosia mettendola su un piano "normale" quando di normale non c'è niente. È questo il problema fondamentale, si SMINUISCE qualsiasi campanello d'allarme soprattutto perché molti genitori non vogliono vedere e credere che il proprio figlio possa avere bisogno di aiuto o essere capace di uccidere chi sostiene di amare. Bisogna educare già da piccoli, perfettamente d'accordo, ma bisogna anche seguire persone adolescenti e adulte che non hanno mai imparato ad amare in modo sano perché nessuno glielo ha insegnato. Devono, giustamente, pagare per aver tolto la vita, per aver commesso un reato, un omicidio, ma bisogna anche supportarli psicologicamente altrimenti non si andrà da nessuna parte perché non capiranno mai dove, come e perché hanno sbagliato.
Scusa per il poema ma spero di aver espresso il mio punto di vista, senza mancare di rispetto a nessuno e sperando di non scatenare il putiferio nei miei confronti.😊
Tranquilla, nessuna mancanza di rispetto, anzi, sicuramente da studentessa di psicologia ne sai analizzare meglio la situazione. Son d'accordo sul fatto che molti genitori non vogliono/fanno fatica ad accettare la realtà del fatto che il proprio figlio abbia problemi (questo anche con bambini problematici "gravi"), ma non capisco come poter rieducare una persona che ha torturato e tolto la vita ad un'altra. Mi sembra un paradosso, proprio perchè va fatto prima che possa commettere un tale gesto...Probabilmente sono poco lucido e poco razionale. Comunque grazie per il tuo punto di vista.
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CI RISIAMO. PURTROPPO.
Un'altra storia da fare tremare i polsi. Un'altra vicenda che lascia un amaro corrosivo in bocca. Un'altra donna, un'altra giovane vita, spezzata solo per impedirne l'emancipazione da un uomo opprimente e violento.
Abbiamo sperato tutti fino alla fine, pur temendo il tragico epilogo, puntualmente materializzatosi in una fredda mattina di novembre.
Quanto dolore, Giulia. Poco più grande di mia cugina, con tutta la vita davanti, Giulia paga il solo scotto di essere stata troppo buona con un ex "bravo, chiuso, timido, non violento, né geloso" che però "le controllava il telefono... Ma che sarà mai".
Sentire quest'ultima frase uscire dalla bocca del padre di Filippo, il "mister Hyde travestito da dottor Jekyll" (o viceversa, il confine oramai è davvero labile) mi ha fatto accapponare la pelle. Come si è potuto ignorare tali campanelli di allarme? Cosa deve passare come messaggio, che l'amore fa rima con ossessione?
No, non ci siamo proprio. Piangiamo l'ennesima vita spezzata, la 150esima dall'inizio dell'anno. Un numero, dietro il quale si nasconde una persona. Giulia. Una vita davanti, spezzata in nome del possesso.
#restinpeace #giuliacecchettin
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Non scriverò più poesia perché sono stufa degli ingegneri della parola, ricordo un certo Gadda che aveva dei manoscritti tutti torturati, ma non c'era in me volontà di criticare, non permaneva la critica in me. Il mondo si faceva mela e il creatore la riempiva di sapienza, e così tutte le dame vollero mangiarla, e finì male, finì proprio male. La Genesi comincia con la descrizione di un parto di un agnello. La donna qualsiasi è ritornata nella costola. Si è spezzata tutta la colonna vertebrale! Scriverò un copione, lo sottoporrò agli occhi infami dell'Arena del Sole e dei suoi preziosi professorucci, e me ne andrò da qualche parte tipo Roma o più su, a Verona dove scorre il fiume che mi piace tanto. Abbiamo pestato le foglie, ma nessuna era come quella dell'albero di Linda. Di quelle foglie ce n'è una sola, e di carità non ne esiste. Non facciamo beneficienza agli orfani di credibilità. Un'unica domanda si insinua nel torpore degli eletti: frenesia e fantasticheria dall'eco immonda, il pianeta si pulirà o sarò costretto a punirci? Vivo da sempre nella condizione di punita, sono anche io un'imperdonabile, vivo perché non dovevo vivere. Ho sognato da tempo la morte, e mi è parsa arrivare con la sua carrozza nera, tutte le sere, gemendo e gracchiando (dovevano cambiarle l'olio). La morte è un sonno che tutto libera e tutti salva, seguita da Virgilio che non la potè vincere. Ma quante citazioni oggi! Forse che un'aspirante suicida non può dar sfoggio della propria cultura letteraria? Ma non scriverò più poesia. Quei ridicoli poeti del Centro di Poesia hanno dato il premio a qualcuno che non ero io, non hanno capito cosa la poesia sia (e nemmeno io, ah ah ah ah ah ah !) Rido, rido perché di poesie ce ne sono tante e ce ne sono molte brutte, rido perché la gente non sa affatto scrivere né controllare le mail e rispondere correttamente. Vivevo in un amore fasullo, ma adesso non mi posso mai più innamorare. Io non scriverò più poesia e non mi innamorerò mai più perché altrimenti dovrei scriverne una.
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Dream Stealers
Padre Celeste,
Vengo davanti a te per combattere ogni spirito vagabondo/ladro di sogni/cancellatore di sogni e ogni spirito che lavora al loro fianco. Lego ogni demone che viene ad attaccare la mia mente e il mio stato di sogno e porto il sangue di Gesù Cristo tra di noi. Padre, so che usi i miei sogni per comunicare con me, per darmi un'idea di ciò che mi sta accadendo nel regno spirituale, per darmi buone notizie e persino per inviare avvertimenti. C'è scritto dentro Genesi 20:3 "Ma quella notte Dio venne da Abimelech in sogno e gli disse: "tu sei un uomo morto, perché quella donna che hai preso è già sposata".
C'è anche scritto Giobbe 33:14-15 "Poiché Dio parla in un modo e in un altro, eppure nessuno se ne accorge. In un sogno, in una visione notturna, quando un sonno profondo cade sugli uomini mentre dormono nei loro letti." Decreto e dichiaro che le opere segrete dei miei nemici saranno smascherate. "La memoria dei giusti è una benedizione, ma il nome degli empi marcirà". Proverbi 10:7 Gesù mi ha promesso che lo Spirito Santo mi ricorderà tutte le cose che mi ha detto, quindi dichiaro nel nome di Gesù che tutti i miei sogni sono chiari e li ricordo.
"Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutte le cose che vi ho detto". Giovanni 14:26
"Poiché nulla è segreto che non sarà rivelato, né nulla di nascosto che non sarà conosciuto e non verrà alla luce". Luca 8:17
Spirito Santo, ripristina e ravviva tutti i miei sogni rubati ora nel nome di Gesù. Rimprovero e rinuncio a ogni patto e contratto con i cancellatori di sogni e li lego ora con una corda a tre fili che non può essere spezzata facilmente e comando loro di non tornare mai più. Copro la mia mente nel sangue di Gesù Cristo e dichiaro che la mia mente è chiara, benedetta e il mio bagaglio della memoria è la coscienza di tutte le rivelazioni, avvertimenti e visite angeliche che mi appaiono durante il mio tempo di riposo. Lego ogni gomma da sogno che è stata nel mio lignaggio familiare per anni, nel nome di Gesù. Dichiaro che la mia memoria non è più sotto il controllo dei poteri oscuri. Debilito e disabilito ogni demone della notte che inquina la mia mente. Grazie Padre Celeste per aver risposto alla mia preghiera, nel potente nome di Gesù prego, Amen.
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