#Tres generales
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ENTRADA MÁS LEÍDA EN ESTE BLOG EL AÑO 2023: NO QUIERO SER ESPAÑOL. Rafael Dávila Álvarez, General de División (R.)
Incertidumbre. Muchas y variadas situaciones, declaraciones, a raíz de lo que en España está sucediendo y en todas un futuro de incertidumbre se barrunta. Nada bueno. Es lógico sentir el peso de lo que uno ha hecho hasta ahora y en el repaso que me corresponde resulta que de nada me arrepiento. Ni un paso atrás. Me apoyo en lo que fui e hice. No me gusta lo que veo ni lo que parece que viene: la…
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#Ayudante de Campo de S.M. el Rey Don Juan Carlos I#blog generaldavila.com#Fidel Dávila#general jefe de la brigada de la legion rey alfonso xiii#Jefe de su Guardia Real#La Segunda guerra civil de Franco#Manuel Dávila y Rafael Dávila#rafael davila alvarez#Tres generales#viva españa
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sono su tinder perché non voglio precludermi esperienze etc etc etc ma porco dio quanto fa schifo
#sinceramente le dating apps in generale fanno schifo#avendo messo solo donne mi spuntano letteralmente solo uomini cis che hanno messo di essere donne per ? non lo so sinceramente. donne etero#profili di coppia che vogliono una cosa a tre e tra le persone restanti. oggettivamente conoscersi con le dating app non mi piace proprio#toglie molto della bellezza di incontrare persone dal vivo e averci a che fare di faccia sin da subito. poi dato che comunque la selezione#di persone appena fatta rende il campione di possibili match Microscopico la maggior parte delle persone con cui faccio match sono#abbastanza distanti da me e quindi è tutto un circolo vizioso di mi scarico tinder per incontrare gente ma finisco ad avere conversazioni#che durano massimo due/tre giorni e tira avanti così per un sacco di tempo finché non mi scoccio e non lo uso più ma poi lo riscarico perché#mi scoccio e. Odio odio odio. can my gf just drop from the sky Please
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INDICIOS DE SUPERDOTACIÓN (III)
SIGNS OF GIFTEDNESS (III) El término de SUPERDOTADO/A hace referencia a aquellas personas con habilidades intelectuales superiores en comparación con las capacidades medias que determinan las diversas pruebas de valoración del coeficiente intelectual. La Organización Mundial de la Salud (OMS) establece que una persona superdotada es aquella que posee un coeficiente intelectual superior a 130…
#A LOS MAESTROS#A LOS PADRES#A TODOS#CARACTERISTICAS GENERALES#CARACTERISTICAS POR CATEGORIAS#CLAVES PARA IDENTIFICAR A UN NIÑO SUPERDOTADO#COLUMNA#Cristina Barcelona Columnista#INDICIOS DE SUPERDOTACIÓN#JOSEPH RENZULLI#lomasleido#lomasvisto#MODELO DE LOS TRES ANILLOS#MUNDO#PARTE 3#PSICOLOGIA#RESUMEN
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* post per i pochissimi affezionati che si domandano di me
se volessi fare un recap dall'inizio del nuovo anno ad adesso scriverei che il tempo è scorso fra le mie mani senza che io effettivamente ne avessi piena coscienza a. e t. sono cresciuti moltissimo e hanno iniziato ad andare a scuola b. é una creaturina di appena un anno composta posata e seria ma quando sorride ti manda letteralmente il cuore in un mare di giuggiole aver avuto la fortuna di poter intraprendere una nuova avventura lavorativa é stato provvidenziale e salvifico mia nonna letteralmente come una leonessa combatte quella condizione terribile di malattia con un carattere ed una forza d'animo incredibile inviarle libri riviste e foto e chiamarla con assiduità non attutisce molto il rammarico di non poterle stare più vicina "da vicino" la mia presenza online si è ridotta drasticamente ad esclusione di un piccolissimo spazio di foto su patreon che curo con una leggerezza che raramente mi caratterizza e che mi tengo ben cara in compenso sono riuscita a leggere tre saggi e ad approfondire bene i temi legati al mondo della nutrizione il tempo libero è pochissimo ad eccezione dei momenti in cui l'umore è terribile e soffocato dall'ansia mi accorgo di vivere momenti assolutamente perfetti come la colazione al parco di questa mattina con b. vista fiume dove l'acqua brillava e le canoe sembravano avanzare come in una danza delicatissima con gli alberi che rendevano l'ombra freschissima o il gelato giuditta di ieri sera prima di entrare a lavorare o in generale le sere d'estate trascorse a passeggiare non ho previsto vacanze e di cose che non funzionano ne restano ancora troppe ma non posso che essere gratissima per poter avere l'occasione di migliorare ed essere ed avere ciò che desidero e per essere riuscita ad uscirne illesa da tutta una serie di vicende oggettivamente pesanti ed impattanti questa sera ho la visita dalla dottoressa e spero per quel momento di aver conservato il medesimo approccio vi leggo ogni volta che ho modo e sarei felicissima di ricevere cose scritte da voi in cui mi raccontate quello che vi va
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Smettere di dormire per sognare meglio
Sono al nord e mi sto beccando la prima pioggia ufficiale dell'autunno, non perché l'autunno sia già iniziato, certo che no, è che tra una notte insonne e l'altra, è apparso settembre che come ben sappiamo è il mese che citofona e tu vai a rispondere e chiedi "Chi è?" e lui fa la voce strana "Signora, sono l'ultimo spiraglio di estate, mi fa entrare?" e tu gli credi e apri ma quando te lo ritrovi sull'uscio di casa ha fatto ingiallire tutte le foglie, ti sei dovuto mettere un pulloverino e piove, piove tantissimo, piove solo come in autunno piove. Se hai il videocitofono questo problema non si presenta perché gli puoi dire "Eh no caro ragazzo mio, io lo vedo che sei settembre, io mica ti faccio entrare, io voglio godermi ancora un po' di estate" però settembre sa essere davvero convincente "Signora, lo so che mi vede, guardi io volevo solo rinfrescare, mica avevo altre intezioni..." e allora cedi "Va bene ma limitati con la pioggia ché un paio di gitarelle io vorrei ancora farmele!" "Certo signora, non si preoccupi, faccio il bravo!".
Piove e sto in casa. Maledetto settembre. Non so neanche dove stanno gli abiti autunnali. Quest'anno mi sono sbarazzato di un sacco di cose inutili date le alte temperature: i vestiti in lana, i vestiti lunghi, i vestiti in generale e le ore di sonno. Non sto più dormendo e quando dormo sono seminudo. Non un grande spettacolo per la mia famiglia che oramai conosce a memoria i nei sulle mie chiappe e mia madre mi ha anche già prenotato una visita dal dermatologo. Ho eliminato i vestiti perché io in estate voglio mi si vedano non solo i tatuaggi (visto quanto li ho pagati) ma pure le cosce lunghe e quelle zone dove un giorno, quando finalmente attuerò ciò che dico e mi metterò a fare sport, compariranno i muscoli. C'è grande fermento per l'arrivo dei muscoli. Tutti ne parlano (solo alcune tra le mie personalità). Ce la farà? Arriveranno sul serio? Dopo tante promesse, si metterà a fare sport? I bagarini dicono che è più probabile lo stretto sul ponte di Messina rispetto ai miei muscoli post quarantanni di nullafacenza. Dannati bagarini. Hanno ragione.
Ho passato parecchi giorni sul terrazzo del nonno questa estate. Sono scappato da un'altezzosa Vienna e mi sono rifugiato nel caldo abbraccio familiare. Non avevo mai dormito in terrazzo. Da un lato si vede il golfo di Napoli mentre dall'altra parte c'è il mio più acerrimo nemico: il Vesuvio. Colui che se ci penso mi viene male. Ogni tanto gli do le spalle, poi mi giro all'improvviso per coglierlo sul fatto: "Ah! Ti vedo che vuoi eruttare!" urlo indicandolo ma lui niente, dormicchia. Io non voglio che erutti un po' perché non mi piace come la lava rende la mia pelle, ho una pelle delicata io, preferisco una sostanza meno abravasiva e deturpante che non incenerisce. Non mi piace perché poi i miei parenti me li ritrovo a Vienna a chiedere ospitalità e stanno sotto casa e mi citofonano e io non posso fare come faccio con settembre, che cedo alle sue lusinghe, io posto in casa per un centinaio di napoletani non ce l'ho. Io ho le mie piante. Non mi piace perché poi si realizzerebbe quella canzone che mi cantavano fin da bambino, quella che non capivo, quella dove mi domandavo ma perché mai vogliono che un disastro naturale uccida i miei nonnini e ditrugga la loro casuccia? Ora mia nonna non c'è più e il nonno si sta avviando verso la fine, però è uguale io non voglio dare ragione a quelli che hanno reso la mia infanzia una merda.
Mio nonno una volta aveva un migliaio di storie da raccontare. Poi le storie sono diventate cento, poi una dozzina, poi sempre meno. Ora sono le stesse tre storie che alterna spesso unendole alla trama di qualche film che ha visto di recente. Credo che quando si sarà dimenticato pure di queste tre semplicemente sparirà nel nulla, come una tecnologia dimenticata. Come quell'iPod che avete da qualche parte in una scatola in garage senza più batteria ma con una playlist che avete volutamente dimenticato.
Sul terrazzo del nonno si sente di tutto, principalmente si sente la vita. C'è un sacco di gente che vive al sud. Paragonato a casa mia a Vienna dove durante gli anni del Covid ho pensato di essere l'unico umano vivo sul pianeta (ero molto molto solo, non avevo ancora Ernesto e il mio appartamento affaccia su un cortile interno che mi isola da ogni rumore esterno, sento solo il respiro affannato dei vicini quando salgono le scale). A Napoli andavo a dormire verso le 22, alle 23 venivo svegliato dai primi festeggiamenti. Un matrimonio, un battesimo, un gol di qualche squadra di calcio, un gratta e vinci da 5 euro, tutto vale la pena di essere festeggiato. Alle 24 i botti, soprattutto se il gratta e vinci era da 10 euro. Dalle 1 alle 2 un po' riuscivo a chiudere occhio, tra un brano e l'altro della discoteca sul litorale che dubito abbia davvero i permessi per pompare musica a quel volume. Alle 3 silenzio totale, dormivo. Verso le 4 un bambino piangeva, ininterrottamente, forse perché il dj della festa in spiaggia non gli ha messo la sua canzone preferita. Alle 5 attaccava a cantare il primo gallo, poi un altro gallo e infine pure un terzo più distante che desiderava manifestare la sua gallosità chicchiricchiando un motivetto stridente. Cosa urlano i galli? Qualcuno ha mai capito cosa si dicono? Deve essere importante se si sentono in dovere di urlarlo ogni alba. Alle 6 era il turno delle risse tra felini. Io speravo che i miei amici gatti si prendessero la responsabilità di corcare di legnate i galli e invece no, bisticciavano tra di loro. Alle 7 si svegliava mio nipote e quando si sveglia lui nessuno è più autorizzato a dormire. Era compito mio giocarci, dato che tanto ero già sveglio dal giorno precedente. Poco prima mi godevo il cinguettare di alcuni volatili della zona, probabilmente estinti in altre parti del mondo, poco dopo cercavo di spiegargli la differenza tra charmander e squirtle e perché non ha senso un attacco fuoco contro acqua. Mio nipote mi guardava e con la sua vocina tenera mi diceva "Tu zio sei proprio uno scacciafiga" e ha ragione.
Non ho accennato ai pensieri che mi assillano. Quando non scrivo è perché ho troppa roba in testa e ho paura a farla scendere dalle nuvole. Non dormo perché sto cercando di capire cosa fare con la mia vita. Ci provo da quaranta e passa anni ok ma ultimamente sento l'avvicinarsi della fine e questi pensieri sono aumentati. No, non la fine dell'estate, la fine di tutto. Non mi ci vedo a invecchiare. Ho come la sensazione che sarà qualcosa di orribile e inaspettato. Spero solo che sia veloce e indolore anche se ho il sospetto che sarà come le notti insonni di questa estate, praticamente interminabile. Quando conti ogni minuto che passa e in quei sessanta secondi ogni paranoia possibile viene a trovarti il canto dei tre galli partenopei sembra una via d'uscita rassicurante. Non so dove sbattere la testa, vorrei solo vivere sul terrazzo di casa dei nonni per sempre e rimanere cristallizzato nelle mie indecisioni senza che esse feriscano nessuno, senza che nessuno abbia pretese o aspettative. Voglio restare esposto alle intemperie e lasciare che scavino la pelle e facciano solchi tra i tatuaggi e i miei muscoli (in questo scenario io sono davvero forzuto) oppongano resistenza ma poi si lascino andare sciogliendosi come blocchi di cera. Lascio che il muschio cresca sulla mia schiena. Dai piedi si espanda la ruggine. In testa, gli uccelli tropicali della zona ne approfittano per nidificare. Nelle cavità oculari ha scavato la sua tana un topolino. Sulla pancia dormono i gatti che hanno smesso di lottare. Ecco come vedo il mio futuro. Ho deciso di non fare niente e ho lasciato che tutto accada a mio discapito. Essere stati felici è un fardello insopportabile.
Fuori piove, non ha ancora smesso. Le temperature sono in rapido calo. Dell'autunno e poi dell'inverno non mi preoccupa molto né il freddo né tantomeno la diminuizione delle ore di luce. Mi preoccupano le notti. Ancora più lunghe e prive di vita. Senza galli e gatti. Senza discoteche in spiaggia. Senza festeggiamenti e umani rumorosi. Se vince il silenzio, non mi resterà altro che confrontarmi con i miei pensieri. Ancora e ancora. Finché non darò retta a uno di questi pensieri e lo trasformerò in un sogno e poi mi dannerò per realizzarlo e quando ci sarò riuscito mi incazzerò per esserci cascato di nuovo. Ancora a fare quello che ti dice la testa. Ma quando imparerai e ti deciderai a bombardarti di sonniferi.
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Storia Di Musica #328 - Francesco De Gregori, Titanic, 1982
I dischi che ho scelto il mese di Giugno hanno un valore ancora più personale, e sono legati da un fatto. A metà Maggio per aggiustare due tegole lesionate salendo in soffitta per fare spazio ho ritrovato degli scatoloni, e in uno di questi, catalogati in buste di carta, come quelle del pane, vi erano dei dischi. Ne ho scelti 5 per le domeniche di questo Giugno. Il primo era nella busta Dischi di Angela, il nome di mia madre. Interrogata, e felicemente sorpresa di aver ritrovato quello scatolone pensato perso dopo un temporaneo trasloco da casa, mi ha raccontato che non comprò il disco appena uscito, ma dopo qualche anno, dopo aver visto un concerto dell'artista di oggi, uno dei più grandi autori della canzone italiana.
Francesco De Gregori era stato lontano dagli studi di registrazione per tre anni: il 1979 era stato l'anno straordinario di Banana Republic con Lucio Dalla e di Viva L'Italia, disco fondamentale e che contiene una storia particolare. Fu infatti il tentativo della RCA, la sua casa discografica, di promuovere l'artista a livello internazionale. Fu ingaggiato Andrew Loog Oldham, leggendario scopritore e primo produttore dei Rolling Stones, che port�� con sé una schiera di tecnici e turnisti britannici, e lo stesso De Gregori registrò delle versioni in inglese di alcune delle sue canzoni più note (Piccola Mela, Rimmel, Generale, una versione di Buffalo Bill con Lucio Dalla) con i testi tradotti da Susan Duncan Smith e Marva Jan Marrow, poetessa statunitense che rimase in Italia per un decennio, collaborando con numerosi artisti (Ivan Graziani adatta un suo brano, Sometimes Man, per Patti Pravo, che diviene una dedica per lei, intitolata Marva).
Decide quindi di concentrarsi su un disco che da un lato riprende progetti giovanili sul recupero delle musiche tradizionali, e dall'altro sia una sorta di concept album. Su questo ultimo punto, fu decisiva la lettura nei mesi precedenti le registrazioni di un libro, L'Affondamento Del Titanic di Hans Magnus Enzensberger. Prodotto da De Gregori con Luciano Torani, Titanic esce nel giugno del 1982. È un disco dove De Gregori lascia da parte la canzone d'amore (solo un brano è riconducibile ad una canzone romantica), musicalmente molto vario e che sembra, attraverso il racconto della mitica nave e del suo tragico destino, una riflessione faccia faccia, personale e spirituale, con il mare, i suoi messaggi potenti e profondi. Si apre con Belli Capelli, l'unica canzone d'amore, che lascia lo spazio a Caterina, emozionate omaggio a Caterina Bueno, cantautrice fiorentina che fu la prima a credere nel giovane De Gregori, chiamato come chitarrista nel 1971: i versi «e cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo» sono un omaggio ad un brano di Bueno, «e cinquecento catenelle d'oro/hanno legato lo tuo cuore al mio/e l'hanno fatto tanto stretto il nodo/che non si scioglierà né te né io». La Leva Calcistica Del '68 è uno dei classici degregoriani, toccante racconto di un provino calcistico di un dodicenne nel 1980, con uno dei testi più belli del Principe (E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai\Di giocatori tristi che non hanno vinto mai\Ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro\E adesso ridono dentro al bar\E sono innamorati da dieci anni\Con una donna che non hanno amato mai\Chissà quanti ne hai veduti\Chissà quanti ne vedrai). La parte centrale del disco, musicale ed emozionale, è la cosiddetta trilogia del Titanic. L'Abbigliamento Di Un Fuochista, cantata con Giovanna Marini (grande custode della musica tradizionale italiana, recentemente scomparsa) racconta una storia di emigrazione attraverso il doloroso dialogo madre-figlio sullo sfondo della tragedia, e De Gregori in un disco successivo, altrettanto famoso, La Donna Cannone (1983), inserirà un brano, La Ragazza E La Miniera, che è la prosecuzione narrativa di questo brano. Titanic, dal meraviglioso ritmo sudamericano, è il brano metafora della questione sociale: la divisione in classi, prima, seconda e terza, che accomuna la nave alla società. I Muscoli Del Capitano inizia come Il Tragico Naufragio Della Nave Sirio, canzone popolare resa celebra da Caterina Bueno, e molti notarono lo stile particolare del testo, un riferimento alla narrazione futurista del progresso, della potenza meccanica, al mito dell'acciaio e dell'industria. La canzone, meravigliosa, sarà oggetto anche di numerose riletture, e ricordo quella convincente di Fiorella Mannoia in Certe Piccole Voci (1999). Il disco si chiude con il riff, spiazzante, di 150 Stelle, sulle bombe e i bombardamenti, con il simpatico rock'n'roll di Rollo & His Jets, che nel testo cita due dei suoi migliori collaboratori, Peppe Caporello (bassista mezzo messicano soprannominato chicco di caffè) e Marco Manusso (chitarrista con quel nome strano) che insieme con Mimmo Locasciulli suonarono nel disco. Leggenda vuole che per gli arrangiamenti dei fiati Caporello volle un paio di scarpe di tela Superga bianche. Chiude il disco il pianoforte, dolcissimo e malinconico, di San Lorenzo, in ricordo dei bombardamenti del 19 luglio 1943 sul quartiere romano di San Lorenzo ad opera degli alleati. Canzone stupenda, è anch'essa ricchissima di riferimenti: i versi su Pio XII che incontra la gente si rifà ad una famosissima fotografia (scattata però, ma si seppe anni dopo, davanti alla Chiesa di San Giovanni In Laterano, nell'agosto del '43 dopo la seconda sequenza di bombardamenti), il verso Oggi pietà l'è morta, ma un bel giorno rinascerà è presa dal famoso canto partigiano di Nuto Revelli.
Il disco, con in copertina il merluzzo su un piatto in un frigorifero accanto a un limone tagliato fotografato da De Gregori e colorata da Peter Quell, fu anche un successo di critica e di vendite: nonostante non ebbe traino da nessun singolo, vendette 100000 copie nel primo mese, regalando le sue canzoni stupende, con De Gregori che fu il primo a ripercorrere le orme del Battiato de La Voce Del Padrone, unendo nel modo più convincente la tradizione cantautorale, in questo lui un Maestro insuperato, con il grande pubblico.
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Lista completa de títulos disponibles
Hola, mismamore. He aquí Keíto Comunica.
Me parecía que nos hacía falta una forma de dimensionar realmente cómo se va formando de a poco este proyecto, y no me parecía que la forma de navegación del Drive, carpeta por carpeta, fuera la más cómoda. Por ende, les traigo una lista completa (o índice temático) de lo que por ahora compone esta biblioteca con sus respectivos enlaces para fácil acceso tanto a las carpetas como a los títulos.
Como ven, si acceden al documento, les saldrá al costado un esquema, tipo índice, por el cual podrán navegar y acceder a las temáticas y secciones de las mismas que les apetezca, den curiosidad, interesen, etcétera.
Esta es la vista desde el teléfono, para encontrar el esquema basta con dirigirse a los tres puntitos en la esquina superior derecha y donde dice "Esquema del documento", les saldrá:
Esta lista, por supuesto, se irá actualizando a medida que vayamos agregando contenido, así que quedará aquí, en el Drive, y en la publicación fijada del blog, para que puedan acceder a ella cuando deseen.
> Aclaraciones:
Los enlaces en azul (sobre todo vistos en las secciones de Literatura) son formatos no-PDF, es decir: ePubs, MOBI, azw3, etc., por lo que no se ven la portadas, a menos que los descarguen.
Los títulos/carpetas que por debajo no tengan una lista de puntos es porque aún se encuentran vacías, pero igual están ahí porque me parecen que son temas de los que vamos a encontrar libros argentinos.
Con el tiempo pueden haber cambios dentro de las temáticas generales e incluso dentro de las subdivisiones como eliminación, combinación, creación de carpetas, según nos parezca que sea más cómodo. (Hay carpetas que claramente faltan, como, por ejemplo, en Historia Argentina para historia de provincias específicas faltan, todas, básicamente, y por el momento sólo hay Historia de Buenos Aires e Historia de Corrientes.)
Como siempre les digo, a lo mejor vean un libro bajo una temática y se pregunten por qué no está en otra: hay libros difíciles de catalogar, cuyo texto se explaya sobre demasiados tópicos, así que intentamos meterlas donde nos parezca más correcto (pero siempre escuchamos nuevas sugerencias y correcciones.)
> Recomendaciones: para leer en escritorio, los PDFs, específicamente, se puede desde el Drive mismo o desde los navegadores, Firefox probablemente sea el mejor. Sin embargo, no te garantiza que se vuelvan a abrir donde los hayas dejado, pero existen muchos programas descargables como Calibre en la que pueden almacenar su propia biblioteca electrónica y visualizar, leer y creo que hasta editar sus libros. Si leen desde una tablet o el celular, recomiendo ReadEra o Moon+ Reader, que soportan muchísimos formatos (y si tienen Android, mejor, porque se pueden piratear las versiones premium).
Pueden dejar más recomendaciones por reblog o inbox, que a todes nos viene bárbaro.
Me parece que no me olvido de nada, así que, eso sería todo por hoy. Muchas gracias y buenas noches, gente.
#libros argentinos#argentina#argieblr#literatura argentina#autores argentinos#literatura#hice esto durante el acto de apertura de mi facultad#aprecien mi esfuerzo </3
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Alessandro Gilioli
Può sembrare che un po' abbiano ragione i fascisti di Acca Larenzia: la commemorazione con i saluti romani c'è sempre stata, dal 1979 in poi, perché quindi lo scandalo a questo giro?
Forse, tuttavia, un breve - brevissimo - riassunto di storia recente può darci qualche informazione in più, sul perché.
Storia molto recente: siamo nel gennaio del 2012. Quando, sempre nel giorno dell'anniversario, i neofascisti cambiarono in via Acca Larenzia una serie di cose, a iniziare dalla targa che commemorava le tre vittime.
Quella precedente era stata posta nel 1978 in una cerimonia guidata da Gianfranco Fini, allora segretario generale del Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Msi. Le tre vittime della strage, in quella prima lapide, erano definite "vittime della violenza politica". C'era anche un appello: "Per la libertà e per un'Italia migliore".
Ecco, in quel sabato 7 gennaio 2012 quella lapide venne sostituita da un gruppo di ex missini che contestavano a Fini la sopravvenuta svolta moderata e la condanna del fascismo. Sulla nuova targa c'era scritto che i tre erano stati uccisi "dall'odio comunista e dai servi dello Stato". La firma: "I camerati". I muri attorno alla targa vennero dipinti con murales d'ispirazione tra il romano-imperiale e il fantasy ma soprattutto con una gigantesca croce celtica.
Chi erano quei giovani ex missini che nel gennaio del 2012 inscenarono un restyling commemorativo così identitario, rivendicativo del fascismo e di fatto polemico verso Fini?
Era il gruppo che solo dieci mesi dopo avrebbe fondato Fratelli d'Italia, inclusa l'attuale premier Giorgia Meloni. Con lei, a deporre la targa firmata "i camerati", c'erano tra gli altri Federico Mollicone e Fabrizio Ghera, entrambi tra i fondatori di Fratelli d'Italia. Con loro, quasi tutti i camerati di Colle Oppio, l'ex sede del Msi di Meloni da cui è uscito l'attuale gruppo dirigente del Paese.
In altre parole: quella commemorazione del 2012 - con i suoi saluti romani, la sua nuova targa, la sua grande croce celtica, i suoi richiami imperiali e i suoi "presente!" - è di fatto l'atto fondativo del partito che oggi governa l'Italia. Una fondazione realizzata in contrapposizione al vecchio gruppo dirigente finiano che dal Msi-An era confluito nel Pdl.
Forse per questo ha qualche senso parlarne. E forse per questo Meloni non è esattamente estranea alla sceneggiata dell'altro ieri.
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Spartacus che spezza le sue catene (1847) “Bronzo, 219 x 94 x 6 cm” [Palais des Beaux-Arts de Lille, Lille, Francia] -- Denis Foyatier (Francese; 1793 - 1863)
“Ci fissa, con un aspetto severo, allo stesso tempo tristemente determinato e furioso. Nella mano destra, una spada. A sinistra, le sue catene rotte. Spartaco, il soldato dell'esercito romano diventato un gladiatore, si è appena liberato dai suoi catene ed è determinato a combattere.
La vita di questo personaggio storico è difficile da rintracciare. Tutto quello che sappiamo con certezza è che nacque in Tracia - oggi nella penisola balcanica - e che guidò una rivolta di schiavi tra il 73 e il 71 a.C. Questa rivolta fu repressa violentemente dal generale romano Crasso.
Spartaco è ancora oggi visto come l'epitome della resistenza contro un regime totalitario. Lui è un esempio di virtù. Non sorprende allora che la scultura sia stata oggetto di sfruttamento politico!
In effetti, qui vedete un simbolo dei Trois Glorieuses, i tre giorni di rivoluzione. Questi tre giorni di rivolta, nel luglio 1830, portarono alla rimozione di Carlo X e all'ascesa di Luigi Filippo. Infatti sappiamo che non era intenzione dell'artista denunciare la reale, anzi... La versione marmorea di Spartaco, ora conservata al Louvre, fu commissionata all'artista, nel 1828, dall'amministrazione reale di Carlo X! La storia stessa crea i suoi paradossi. ”
(Fonte: Palais Beaux-Arts Lille)
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❃ 𝙱𝙰𝙸𝙻𝙰𝙽𝙳𝙾 𝙴𝙽𝚃𝚁𝙴 𝙻𝙾𝙱𝙾𝚂 - 𝙲𝙰𝙿Í𝚃𝚄𝙻𝙾 1 ❃
» Temática: SKZ híbridos x Oc (Lis) » Género: Poly, fantasía, OMEGAVERSE » Warnings generales: Fluff, smut con historia, angst, tensión sexual, sexo, degradación, dinámica A/B/O explícita, dom/sub, sado, amor, entre otros. » Tipo: Serie. » Palabras: 3.512.
» Masterlist « | Capítulo 2
— A ver si lo he entendido bien. —dijo Lis, cruzándose de piernas—. ¿Me está usted diciendo que el mánager de un grupo de k-pop se ha casado y ha encontrado una manada propia, y que ahora necesitan a un substituto?
Su jefe, un beta nervioso y con unas intenciones de dudosa honestidad, asintió. Lis llevaba tres años en aquella empresa de televisores tan reconocida a nivel mundial... como una secretaria de recepción de mercancías.
— Y que, de entre todos los perfiles habidos y por haber, ¿el mío es el más adecuado? —la chica se cruzó de brazos y puso una mueca—. No me lo trago, señor Haneul. Debe haber algo más.
El hombre en traje suspiró.
— Hiciste cursillos especializados y te preparaste a consciencia buscando una oportunidad...
— Ni siquiera me saqué la universidad. —cortó—. Y los cursos fueron eso... Cursillos. No hay literalmente nada en mi historial que diga "¡Oye! ¡Eres perfecta para el puesto de mánager de uno de los grupos de la cuarta generación!"
Haneul puso las manos encima de la mesa y agachó la cabeza, deliberando si debía o no contar la razón real.
— Mira. —empezó, inseguro—. Tú no tienes nada que ver con los híbridos como nosotros. Tienes veinticuatro años, eres joven y fuerte. Puedes aguantar los instintos que los demás no podemos y controlar mejor una situación... descontrolada, valga la redundancia.
— Es decir, evitar que mis futuros protegidos se tiren a otros idols en época de celo, ¿verdad?
— ¡Exacto! Aunque claro, al ser una gran manada, no existe ese problema real. Tienen la jerarquía bien montada entre ellos. ¿Significa eso que aceptarás?
— Si no acepto, me echaréis de la empresa. —espetó, para sorpresa de su jefe—. Es lo que le hicisteis a mi anterior compañera.
Haneul sonrió mostrando así los dientes amarillos, pero perfectamente alineados.
— El caso de Jihye fue diferente, pero sí. Para que accedas te diré un detalle más: Ellos mismos fueron los que eligieron tu currículum. Sería una lástima tener que decirles que no.
— Ni siquiera me gradué en dirección de empresa. —insistió.
— Pero eres humana.
Puso los ojos en blanco, contrariada. En realidad, no lo era.
Se había volcado toda su vida en pretender lo contrario. Con parches anti olor bajo camisas de cuello alto incluso en verano y supresores médicos, ni siquiera se había tenido que preocupar por el celo. Eso hasta hace un par de ciclos en los que se había dado cuenta de que no podría seguir así mucho más. Los supresores empezaban a fallar, y casi se había desmayado del dolor sola en su casa con el último celo.
¿Por qué tomarse tantas molestias en ocultar su naturaleza? Bueno... todo el mundo tiene sus traumas. Por suerte, contaba con al menos dos meses antes de iniciar el nuevo. En ese período podría encontrar unas nuevas pastillas más eficaces.
— Vale. —sacó un bolígrafo del bolso y lo alzó—. Dame los papeles de la renuncia y los de traslado de empresa.
El hombre dio un par de palmadas en el aire, emocionado, y Lis lo apuntó con la punta del boli, el ceño fruncido y una mueca de disgusto.
— No sé qué suma te habrán prometido por dejarme ir, pero primero, no lo valgo, y segundo, espero que aproveches cada won que te den.
— Créeme. Los aprovecharé bien.
— Más te vale.
— Ah, sí. Otra cosa más. Tu presencia se verá requerida casi las 24 horas. Empieza a empaquetar tus pertenencias cuanto antes.
— ¡¿Perdona?! —revisó el contrato detenidamente, ahora sí.
En una de las cláusulas rezaba: "El contratado o contratada pasará a entera disposición de los clientes o las clientas durante el tiempo que se le asigne, con sus correspondientes días festivos y un sueldo de 20.000.000 de wons a percibir el 28 de cada mes. Dicho contrato podrá ser rescindido si una de las partes incumple con su trabajo."
Sí, estaba protestando por lo del traslado total, pero... Pero... ¿20.000.000 wons? Eso eran 13.709 euros. Eran 14.833 dólares. 245.735 pesos mejicanos. 14.534.043 pesos chilenos. 355.567 pesos cubanos. 12.721.844 pesos argentinos. Suma y sigue.
Tragó saliva. Lentamente. Muy, MUY lentamente. Era una barbaridad cada mes. ¿Cómo se gastaba tanto dinero? ¿Qué tenía que hacer con él? Podría conseguirse una casa propia, podría llegar a tener su cafetería soñada, una con temática de Alicia en el País de las Maravillas. Parecía infantil, ¿verdad?
Se levantó tras firmarlo todo, muy digna, como si la suma de dinero no fuera nada del otro mundo. Ya con la mano en el pomo de la puerta, se giró hacia su ex jefe. Aún había algo que debía preguntar.
— ¿Qué grupo es, por cierto? ¿IVE? ¿NMIXX? Qué se yo... ¿Le Sserafim?
El hombre sacudió la cabeza.
— Ni idea.
A la mañana siguiente, el sonido del despertador le hizo tomar consciencia de la vida. Sí, la vida. Se quedó mirando el techo rosa pálido y desgastado de su minúsculo piso de alquiler, exhausta. No había descansado ni un poco, y eso que, por una vez en su vida, no se había ido a dormir demasiado tarde. Poco antes de las cuatro de la mañana.
— No sé por qué no me muero ya. —dijo para sí misma. Luego se rió ante la ocurrencia y se dio la vuelta, buscando volver a conciliar un sueño que sabía que no iba a recuperar. Pero se estaba tan bien sobre el colchón hecho nido...
El zumbido de la vibración del móvil interrumpió su paz. Esta vez no era una alarma, sino una llamada entrante. Levantó la pantalla y se cegó a sí misma en la oscuridad. Emitió un sonido de dolor, pero deslizó el dedo hacia la izquierda para desbloquearlo.
— Espero que sea importante, porque si no lo es voy a estar MUY enfadada durante todo el día por haber perturbado mi sueño. —murmuró, dramática como solo sabía ser.
Al otro lado se oyó una risa.
— "Siento molestarte, señorita Elise. Te aseguro que nada más lejos de mi intención. Soy Jung Han, el mánager del grupo. Bueno, ex mánager. Llamaba para saber cuándo podría pasarme a buscarte y llevarte a conocer a los chicos."
Lis abrió unos ojos como platos y se incorporó en la cama, despierta del todo. MIERDA. Se había olvidado completamente del asunto. Y encima le había hablado mal a alguien tan importante como...
Un segundo.
— Chicos. —repitió en voz alta.
— "Sí, chicos. Stray Kids. ¿Los conoces? ¿Te habló tu jefe de ellos?"
Los labios de Lis se convirtieron en una fina línea, tensa. Claro que sabía quiénes eran, y ahora sabía que su jefe, pese a haberle dicho miles de veces que no quería tener contacto con ningún hombre, se había callado ese pequeño dato.
No, jamás podría olvidarse de quienes eran. No cuando su antiguo compañero de clase estaba en él. Oh. Espera. ¿Es por eso que la habían contratado? ¿Se acordaría de ella? La chica se llevó una mano a la frente, retirándose los alborotados cabellos de la cara.
— No, pero... los conozco. Están en todas partes. —mintió.
— "Bien, bien. Entonces, ¿cuándo crees que podrías estar lista? ¿Te parecen bien dos horas? ¿Medio día?"
— Con una es suficiente. —se levantó y fue hacia la cocina, reprimiendo un fuerte bostezo.
— "¿Segura? Hablamos de un traslado completo, tendrás muchas cosas que recoger."
Con el manos libres activado, vertió el contenido del café de un sobrecito en una taza con leche y removió perezosamente.
— Para nada. Todo lo que tengo me cabe en dos maletas. Desde que me fui de casa de mi padre he preferido no tener demasiadas cosas materiales... —¿Por qué le estaba dando información adicional a alguien a quien no conocía de nada? —. Perdón, estoy divagando.
— "No hay nada que perdonar. Entonces estaré allí a las once y media. Ah, y Lis... Gracias de antemano."
Antes de que lograra preguntarle a qué se debía ese agradecimiento, la llamada se cortó. Se sentó en el sillón del centro del goshiwon y se quedó mirando a la nada, pensativa.
¿Qué hace un mánager?
Una hora más tarde y puntual como un reloj, un precioso Hyundai Palidase 2020 la esperaba en la entrada de su casa. Era negro y grande, con las ventanas tintadas a fin de que no se viera nada del interior.
Solo había tardado media hora en hacer las maletas, y por supuesto, en asearse y renovarse los parches anti feromonas. Había dudado en si debía o no maquillarse y pese a que le hubiera gustado ir natural, el espejo le devolvió una imagen fea y demacrada de sí misma. Bueno, lo usual en realidad. Aún se preguntaba por qué seguía intentando verse guapa cuando no lo era. De igual forma, se dibujó una fina línea con el delineador, lo suficiente como para sentirse algo mejor.
Dios, cómo desearía ser normal y sin ningún tipo de problema de licantropía.
La ventanilla del conductor bajó y un hombre de aspecto risueño le dedicó una de las mejores sonrisas que había visto en su vida. No era guapo, —no su estilo—, pero poseía un aire afable que ablandaría el corazón de cualquiera en una jerarquía. Y eso que "apestaba" a alfa.
— Soy Jung Han. —se presentó—. Tu debes de ser Elise. Es un verdadero placer conocerte.
— Prefiero Lis. Es menos caótico para que otros lo pronuncien. —le devolvió la sonrisa porque, ¿qué otra cosa podía hacer cuando la estaban tratando con tanto respeto? —. Encantada.
El ex mánager señaló el asiento del copiloto.
— Sube, hablemos por el camino.
No se hizo de rogar. Tras cargar las dos maletas en el maletero, —Jung Han era enorme, como un oso gigante—, se subieron e iniciaron la marcha hacia su destino. El hombre se pasó la media hora que duró el viaje preguntándole si estaba cómoda. A la cuarta vez, Lis suspiró y lo miró de frente.
— ¿Por qué?
— ¿Hm?
— ¿Por qué tanto interés en que esté bien? Es más... ¿quién tiene tanto interés en mi bienestar?
Jung Han miró hacia adelante y sonrió.
— Hemos llegado. —comentó, evitando el tema.
Frente a ellos se alzaba una imponente casa de cuatro pisos en uno de los barrios más apartados y ricos de Seúl.
Pensaréis que es una tontería, pero las feromonas de los ocho individuos que rondaban por aquella gigantesca casa eran tan fuertes que los estaba oliendo a través de la puerta de la entrada.
Allí, de pie, sin atreverse a pasar recibió en el brazo un leve empujoncito del ex mánager para sacarla de su ensoñación.
— ¿Te ha entrado miedo o algo? —sonrió, amable—. Son peculiares, pero... creo que acabarás encajando.
Lis giró la cabeza para mirarlo.
— ¿No me había dicho que vivían separados, cuatro y cuatro? —tragó saliva, tratando de que no se le notara en la voz que su loba estaba arañándola desde dentro. Figuradamente hablando.
Jung Han perdió la sonrisa.
— Nunca dije la cantidad. ¿Cómo sabes que hay específicamente ocho ahora mismo?
Mierda. Había hablado de más. Se suponía que era humana y no notaba nada. Para salvarse de la situación, señaló los enormes coches en el porche de la casa y también la cantidad de ventanas por encima de sus cabezas.
— Son Stray Kids. Todo el mundo los conoce. Y supongo que como voy a ser su nueva mánager no habrán pillado actividades. —dijo.
Ah, tenía razón, qué despistado. No había que ser Sherlock Holmes para llegar a esa conclusión.
— Antes sí, vivían separados porque formaban un grupo platónico. Pero desde que consolidaron la manada, no pueden estar separados. Y discuten bastante, ¿sabes? Ya lo verás.
Abrió la puerta por ella y los olores la golpearon con más intensidad que antes. Se notó salivar, y una gota de sudor le bajó por la nuca. Dio gracias a que el pelo le tapaba la piel. El rellano era simple pero grande, y varios zapatos se agolpaban en el desnivel anterior al parqué de color caoba. Una vez descalzados se aproximaron al salón, donde un par de chicos abrazados levantaron la cabeza al escuchar los pasos. Uno de ellos se puso las manos en la boca y gritó:
— ¡YA ESTÁN AQUÍ!
La fuerza de su voz hizo trastabillar a Lis, demasiado acostumbrada al silencio de su goshiwon. ¿Dónde se estaba metiendo? Se oyeron varios pasos arriba y algunos de los integrantes se hicieron ver también. El mayor, que sabía que se llamaba Chan fue el primero en acercarse y extender una mano a modo de saludo. Trató de ignorar el penetrante olor a bergamota y miel que desprendía, sin éxito.
— Bienvenida, es un placer conocerte al fin. Soy Chris. O Chan, como prefieras llamarme. —le dio un apretón suave y la dejó ir—. ¿Eres Eli?
— Lis. —corrigió. No iba a dejar que nadie volviera a ponerle un diminutivo. No lo permitiría.
— Lis, sí, disculpa. Voy a evitar los rodeos: Sabes quienes somos, ¿no?
La chica asintió.
— Más o menos.
Chan fue señalando a los presentes con el dedo.
— El que acaba de gritar es Changbin, el segundo alfa. Con él está Felix, y aquí atrás tenemos a I.N, Lee Know, o Minho y...
— Kim Seungmin. —las palabras se le escaparon como un suspiro, sin poder detenerlas.
Seungmin abrió mucho los ojos y desvió la vista. Hubo un incómodo silencio en el que nadie se atrevió ni a moverse mientras intercambiaban miradas y preguntas silenciosas. I.N carraspeó y dijo:
— ¿Os conocíais?
Lis ladeó la cabeza.
— Éramos amigos en el instituto.
— ¡Por eso tenías tanto interés en contratarla! —exclamó Changbin, cayendo en la cuenta—. ¡No sabes cuántos currículums nos hizo desechar una vez vio tu fotografía!
Seungmin puso los ojos en blanco y chasqueó la lengua, aunque un rubor le cubrió las mejillas.
— Y tenías que abrir esa bocaza de morsa. —le espetó, contrariado.
Changbin se quedó un segundo quieto, y al siguiente Felix lo tuvo que agarrar para que no se abalanzara contra su compañero. Chan sacudió la cabeza, cansado de pronto.
— Lo siento, siempre hacen lo mismo. ¡Bien! Ahora que hemos arrojado un poco de luz sobre el tema... En fin, ya tendremos tiempo de hablar. —le echó un rápido vistazo a Seungmin, uno que significaba "vamos a tener una conversación acerca de los motivos egoístas y personales que te hicieron prescindir del currículum de gente mejor preparada que ella".
Jung Han frunció el ceño.
— Faltan dos. — indicó.
— Jisungie ha empezado el celo. Hace... un par de días, por cierto. —explicó—. Hyunjin está con él.
— ...Comprendo.
La situación estaba más tensa de lo que pensaba. El ex mánager se despidió de todos, deseándoles un buen día y cuando la puerta hizo "clic", Lee Know caminó perezosamente hacia la muchacha, que se puso rígida en el instante en que empezó a olfatearla.
No se movió, no respiró, ni siquiera se atrevió a parpadear mientras ese híbrido de facciones perfectas la escudriñaba de arriba abajo. Se atrevió, eso sí, a percibir disimuladamente su esencia. El olor a menta y hierbabuena casi le desencajó la mandíbula y le nubló los sentidos. Era un beta como ella.
Al poco, el hombre se retiró dejándola con el pulso disparado y la cara roja de vergüenza.
Minho arrugó la nariz y se dio la vuelta.
— No huele. —siseó—. No me gusta.
— Eso ha sido muy grosero. —contestó Lis, cruzándose de brazos.
— No creas. —una preciosa sonrisa iluminó el rostro de Felix, quien se apoyaba en el hombro de Changbin, tranquilo—. Significa que puedes quedarte.
Se giró hacia Minho, quien ya no la miraba y pretendía que ordenar la vajilla del mueble del salón era más interesante que la situación. I.N se aproximó a la muchacha, curioso.
— Con permiso. —dijo, antes de inclinarse también a olfatearle el cuello.
¿Por qué tenían que ser tan condenadamente atractivos? Todos, sin excepción. Si no se hubiera tomado los supresores esa mañana, estaba convencida de que la mezcla de olores le habría provocado el celo a ella también. El chico que tenía delante desprendía un aroma a canela con un punto especiado. Tuvo que frenarse para no rascarse la nariz por las cosquillas.
— Sí que huele, Minho. —le dijo al mayor—. Es muy leve, pero los humanos suelen tener esta clase de olor.
— Al menos tú has pedido mi consentimiento. —Lis resopló—. Creía que los híbridos tenían más respeto por las otras razas y sus costumbres, pero no se aplica a todos, por desgracia.
Changbin emitió una risa, se puso una mano en la oreja y fingió tener un micro en la otra.
— "Aquí Seo Changbin, retransmitiendo en directo. En efecto, el golpe de ese comentario se ha escuchado en todo Seúl, parte de Busán y en el sudeste asiático, y ha hecho que el anticiclón que acababa de aterrizar en Normandía se tornara una depresión con intensos vientos procedentes del sur..."
Felix le dio un golpecito en el hombro.
— Eres un payaso. —lo insultó.
Minho se dio la vuelta con cara de pocos amigos. Alguien más se estaba ganando un viaje gratis al interior dela freidora. Le importaba bien poco encararse contra un alfa, no era la primera vez ni sería la última.
El chico de pelo rubio, Felix, saltó del sofá y también le dio un apretón de manos.
Vainilla, dijo su loba automáticamente, Y almendras.
— No olvidemos las viejas costumbres. Siento mucho que no podamos estar todos para recibirte, pero... Bueno, no sé cómo de familiarizada estarás con el tema del celo.
Más de lo que crees, quiso decirle.
— Sé algunas cosas. —alzó la cabeza hacia Seungmin, esperando que mantuviera la boca cerrada como había hecho hasta ahora. Se topó con unos ojos castaños y una expresión indescifrable, aunque había algo más que no lograba distinguir—. Un compañero de hace tiempo me explicó el funcionamiento y la jerarquía. —mintió.
— Genial, entonces no hay mucho más. Tu habitación está arriba, en el ático. No hay ascensor, pero seguramente alguien muy amable te ayudará con el equipaje. —contempló a Chan, que carraspeó.
— Sí, claro. —se hizo con el asa de las dos maletas. Diablos, era fuerte—. Después de ti.
Lis se apresuró a subir por las escaleras ignorando la mirada de Seungmin, cuyos ojos, por un momento, brillaron en tono aguamarino.
No solo era fuerte, sino rápido. Casi podía oír al líder respirarle en la nuca, presionándola para que siguiera subiendo sin pararse.
Chan, por su parte, trataba de no mirar demasiado. Falló incontables veces. La visión de la parte trasera de la muchacha y cómo movía las piernas al caminar le hacían difícil la tarea de escoltarla a un sitio "seguro". Seguro y lejos de él, y seguro y lejos de todos.
Hembra. Cubrir.
¿Su lobo se había vuelto loco? Qué quería, ¿matarla? Los humanos eran tan frágiles como los gamma, sino más. ¿Por qué tenía pensamientos tan obscenos con una completa desconocida? ¿Se le estaba escapando algo?
Chan, céntrate., se reprendió, Eres el líder por algo.
— Es aquí. —señaló con la cabeza la última puerta del rellano. Lis hizo girar el pomo y ambos entraron.
Era una habitación vacía de tamaño estándar con una cama de matrimonio en el centro. Tenía facilidades como un escritorio y un armario empotrado con puertas de desplazamiento horizontal que no quitaban espacio. El balcón de marco blanco daba a unas vistas hermosas de la ciudad en aquella hora del crepúsculo, haciendo que las paredes caoba se vieran mucho más cálidas. Era un buen sitio.
— Gracias por cederme una habitación, Chris. —comentó, absorta en el exterior—. Es perfecta.
— ¿Sí? Menos mal, temía que no fuera de tu agrado. Jung Han nunca vino a vivir con nosotros así que eres la primera en usarla. Siéntete como en casa. Mañana te pondremos al corriente de tu papel como mánager. Si tienes hambre, hay sobras en la nevera... Aunque también puedes pedir a domicilio.
Una parte de ella se ablandó ante la cándida carga de información que le estaba proporcionando. El líder era el ser más amable que jamás había conocido.
Dirigir a un grupo de híbridos no iba a resultar una tarea tan complicada al parecer, ¿verdad? ------------
» Capítulo 2 «
�� LUNEARTA, 2024. 𝘕𝘰 𝘦𝘴𝘵á 𝘱𝘦𝘳𝘮𝘪𝘵𝘪𝘥𝘢 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘱𝘪𝘢 𝘵𝘰𝘵𝘢𝘭 𝘰 𝘱𝘢𝘳𝘤𝘪𝘢𝘭 𝘥𝘦 𝘤𝘶𝘢𝘭𝘲𝘶𝘪𝘦𝘳𝘢 𝘥𝘦 𝘮𝘪𝘴 𝘰𝘣𝘳𝘢𝘴 𝘦𝘯 𝘯𝘪𝘯𝘨𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘭𝘢𝘵𝘢𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢.
#fanfic#lee know#lee minho#skz#skz x reader#stray kids#omegaverse#alpha beta omega#stray kids smut#stray kids imagines#seungmin#changbin#han#skz chan#skz smut#skz stay#stray kids omegaverse#abo dynamics
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Cómo uso mi diario de shifting
Para los que se estén planteando tener uno, o ya lo tienen pero no saben qué poner en él o cómo sacarle partido. Yo lo recomiendo mucho, aunque quizá no funcione para todo el mundo.
Cuando empecé a investigar sobre shifting empecé a tomar notas en papeles sueltos o en varias libretas que tenían hojas libres. Mis primeros guiones también los hice así. Pero más adelante compré una libreta bonita donde tenerlo todo recopilado, pasé a limpio las notas que ya tenía y seguí anotando desde ahí.
¿Qué tengo en mi diario de shifting?
♥ Las primeras notas que tomé cuando estaba investigando sobre el tema y me parecía importante recordar. Cosas sobre cómo hacer un guión y cosas que la gente recomendaba poner, consejos generales... hasta copié información sobre los famosos documentos de la CIA, jajaja.
♥ Métodos de los que he oído hablar y que me gustaría probar, con la explicación de cómo hacerlos.
♥ Ideas de rutinas pre-shifting o cosas que puedo hacer para motivarme y conectar más con mi RD.
♥ Mis primeras experiencias con mis primeros intentos, mi mini-shift...
♥ A veces, cuando veo un video o post de consejos, tomo nota de los que me parecen más relevantes (y que no sean los típicos que ya llevo tres años oyendo).
♥ Ahora que estoy investigando sobre sueños lúcidos he empezado a anotar también métodos y consejos para inducirlos, y los días que tengo alguno (aunque eso ya lo desarrollo en mi diario de sueños).
♥ Y lo más importante, que constituye la mayor parte del diario: tomar nota de todos mis intentos, la fecha, qué método utilicé, si fue por la noche o por la mañana, qué síntomas y resultados tuve, cómo me hizo sentir... Antes no lo hacía, pero ahora también apunto cuando tengo sueños lúcidos o sueños relacionados con mi RD. La idea de esto es poder ver patrones, qué métodos nos han funcionado mejor, o con cuáles hemos tenido mejores resultados, para seguir por ese camino o crear un método usando las partes que mejor nos hagan sentir. A veces me hago pequeños retos de utilizar el mismo método por una semana, o 3-8 veces, y tomo nota de los resultados, o también hago retos como el de Reya y voy apuntando mis experiencias (o haciendo los ejercicios en la misma libreta).
Otras cosas que puedes hacer:
♥ Algunas personas utilizan también su diario de shifting para escribir sus plantillas y guiones, yo en principio los hago en digital, pero tengo otra libreta aparte donde planeo copiarlos y ponerlos bonitos, con imágenes... (tengo una libreta pequeñita con los de mis dos RD principales, pero planeo hacerlo con todos en otra más grande).
♥ Scripting (escribir como si fuera un diario de tu yo de tu RD contando lo que haces cada día, o como si fuera tu diario real contando que has logrado shiftear y cómo ha sido tu experiencia; yo hago esto pero en mi libreta de manifestación).
♥ Afirmaciones, dibujos, mini collages con imágenes de tu RD o cualquier otra técnica de manifestación (de nuevo, yo tengo otra libreta para estas cosas pero puedes usar la de shifting).
♥ Y por supuesto, llevar un diario de tus aventuras en tu RD cuando logres shiftear con éxito, o anotar información importante que no quieras olvidar de tus experiencias.
Obviamente también podéis hacer todo esto en digital, a mí es que me encanta el material de papelería y los diarios y tener libretas bonitas para todo (diario normal, diario de sueños, diario de shifting, libreta de manifestación y scripting...) pero el formato es lo de menos.
¡Espero que os sirva!
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Non capisco, davvero, perché succeda, ma c'è qulcosa che porta le ragazze a vedere in sé difetti dove non ne hanno.
Questo vale per le ragazze in generale, ma è vero in particolare per le mie compagne di appartamento.
Stamattina la mia coinquilina Veronica, mentre stavamo facendo colazione, così di punto in bianco mi ha chiesto: "Davi, ma ho i piedi grassi?", e siccome assolutamente non è così, le ho spiegato che non è vero.
Oppure l'altra sera, mentre io e Violetta rientravamo insieme a casa dall'Università, e camminavamo per strada, lei a un certo punto mi ha detto "Ho le tette troppo grandi", e io a spiegarle che né io, né nessuno avrebbe mai pensato una cosa del genere, e che anzi ha un seno e un corpo molto proporzionato.
Diciamo che hanno tutte e tre questa tendenza a preoccuparsi di presunti difetti dei corpi che non non hanno, ma Violetta è quella che si mette questi problemi più di tutte, quando in realtà per lei è vero proprio il contrario, vede imperfezioni nel suo fisico dove c'è la perfezione.
Io non lo so da che cosa derivi questa cosa, forse devo imparare ancora di più a farle capire quanto non è vero.
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La fibrillazione della NATO è dovuta a una constatazione: tutte le storie raccontate all’inizio sulla ineluttabilità della vittoria di Kiev, sostenuta dall’Occidente, si sono rivelate delle panzane. Ora la Russia sta spingendo lungo tutto il fronte, occupando altri territori. L’ipotesi di un collasso dell’esercito ucraino è tutt’altro che peregrina.
Le penetrazioni della Russia sono sempre nell’ordine di qualche chilometro: questa non è una guerra di manovra ma di economia delle forze. La Russia ha logorato l’esercito ucraino a volte anche ritirandosi temporaneamente. (...) Non c’è la possibilità che si prendano tutta l’Ucraina: nella peggiore delle ipotesi potrebbero prendere tutto il territorio sulla riva sinistra del Dnepr. (Non credo che Mosca voglia arrivare a) Kherson e Odessa.
La NATO reagisce come aveva giurato che non sarebbe mai stato necessario e cioè minacciando il suo intervento diretto. C’è uno sforzo a livello politico in tutti i Paesi (...) per preparare le nostre opinioni pubbliche a un intervento in difesa di altri, che fino a qualche tempo fa non avrebbero accettato neanche per difendere sé stesse.
(...) I russi potrebbero risolvere la situazione prima che l’Occidente si decida a mettersi in mezzo. E allora il problema si risolverà da solo. Se i tempi della guerra fossero più lunghi, invece, le cose potrebbero cambiare. (C)’è la grande incognita delle elezioni USA. Per Biden presentarsi con una guerra persa in Ucraina e una che non viene digerita dall’opinione pubblica come quella in Palestina, sarebbe imbarazzante. Siamo in una situazione pericolosissima: le nostre opinioni pubbliche vengono condizionate giorno per giorno con quello che viene detto nei telegiornali e nei programmi tv.
Marco Bertolini, generale già comandante del COI e della Brigata Folgore, via https://www.ilsussidiario.net/news/scenario-ucraina-i-russi-hanno-due-opzioni-ci-sono-le-premesse-per-una-guerra-nel-baltico-e-la-nato/2700695/?utm_source=newsshowcase&utm_medium=gnews&utm_campaign=CDAqEAgAKgcICjDMoYALMP2hjAMwksmmAg&utm_content=rundown
Biden è un matto convinto di esser il nuovo Roosevelt, pluri-rieletto per via della guerra mondiale. Basta aspettare: con Trump questo conflittino periferico contro un cacicco orientale in difesa di una lavanderia, si chiude in tre settimane.
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Cose Olimpiche
Premessa: vorrei togliere dalle gigantesche spalle di Charles Pierre de Frédy, barone di Coubertin la frase che sostiene "l'importante non è vincere, è partecipare": in realtà a pronunciare questa frase fu il vescovo anglicano Ethelbert Talbot, della diocesi di Bethlehem, Central Pennsylvania, durante una cerimonia di saluto ai partecipanti ai Giochi di Londra 1908, il 24 giugno, nella cattedrale di Saint Paul. Lui si limitò a citarla il giorno dopo, chiarendone la fonte, in un banchetto. Il motto olimpico, voluto da De Coubertin ma ideato da un altro religioso, Henri Didon è un altro, dal significato del tutto opposto: «Citius, altius, fortius», «Più veloce, più alto, più forte».
Multidisciplinarietà Rosa: le 40 medaglie vengono da 20 discipline diverse, delle 12 d'oro 7 sono state vinte da atlete, 2 da coppie miste (la prima assoluta della storia olimpica nella prova dello Skeet Misto). I grandiosi velisti Caterina Banti e Ruggero Tita sono gli unici della nostra spedizione ad aver confermato l'oro di Tokyo.
Legni: Sono 25 i quarti posti nelle competizioni olimpiche dell’Italia. Dietro di noi la Francia con 19, gli Stati Uniti con 18 e la Gran Bretagna con 17. A cui vanno aggiunti altri 26 tra quinti e sesti posti. Un segnale prezioso, che dimostra una generale competitività del movimento sportivo, ma che lascia l’amaro in bocca, soprattutto per alcuni episodi.
Rivolte Eleganti: la protesta del Settebello, la Nazionale Maschile di Pallanuoto, rimarrà nella storia Olimpica. Alla presentazione degli inni prima della Semifinale per i posti dal 5° all'8° contro la Spagna, la squadra si è presentata di spalle alla giuria arbitrale
Poi per i primi 4 minuti della partita con la Spagna ha tenuto un giocatore sempre nel proprio angolo di metà campo, a simboleggiare una espulsione. Questo perché nella partita dei Quarti contro l'Ungheria, una decisione inspiegabile del primo arbitro ha punito per fallo violento per 4 minuti un giocatore, Francesco Condemi: è stato giudicato infatti violento un contatto naturale di Condemi, che si preparava a nuotare in attacco, con un ungherese. La decisione ha annullato il 3-3 italiano scaturito in quella azione, dato un rigore all'Ungheria, trasformato (punteggio quindi 2-4) e costretto l'Italia a giocate 4 minuti, metà di uno dei 4 tempi della partita, con un uomo in meno. La partita finirà 9-9, perderemo ai rigori.
Leggende: L'unico atleta delle Olimpiadi moderne ad aver vinto per 5 edizioni consecutive l'oro, nella Lotta Greco Romana categoria Super Massimi, battendo il record detenuto da 4 leggende sportive americane: Al Oerter, Carl Lewis e Michael Phelps. Mijaín López, lottatore cubano, appena terminato il suo incontro si è tolto le scarpe, annunciando il suo ritiro, dopo una carriera inimitabile (tra l'altro, 5 volte campione del Mondo, 5 ori ai Panamericani)
Insegnamenti: Kimia Yousofi, velocista afghana, ha corso la sua batteria dei cento metri in 13"42, tempo nemmeno modesto, ma alla fine della sua prova, girando il suo numero di partenza ha mostrato queste parole:
Educazione, Sport (scritto in verde, che si legge a malapena) e I nostri diritti. I 6 atleti afghani presenti a Parigi, 3 donne e 3 uomini, sono stati selezionati non dal governo afghano dei taliban ma da un Comitato olimpico afghano in esilio. Tanto che “Soltanto tre atleti maschili rappresentano l'Afghanistan” ha dichiarato qualche settimana fa un portavoce dei taliban. Perchè tra le molte cose vietate alle donne, anche lo sport non può essere praticato.
Onlyfans: l'asticella colpita dalla "generosità" del saltatore Anthony Ammirati che lo ha estromesso dalla Finale del Salto con l'Asta (per una di quelle serie di coincidenze linguistiche da capogiro) non ha affatto scatenato le polemiche sulla ipersessualizzazione di un atleta. Cosa che, per certi versi in maniera molto coerente, ha spinto le giocatrici di Beach Volley Brasiliane (oro alla fine del Torneo) a giocare così:
in pantaloncino, mentre le loro avversarie canadesi in finale si sono presentate così:
Argentini: prima delle Olimpiadi, Julio Velasco ha perso il fratello maggiore, Raul, più anziano di lui di sei anni (72 Julio, 78 Raul). Ne ha anche un altro, Luis, che giovanissimo fu arrestato durante la Dittatura di Vileda, e per cinque mesi irrintracciabile. La famiglia, sconvolta, pensò ad un ennesimo caso di desaparecido. Invece dopo 5 mesi, dopo che subì torture indicibili e numerose simulazioni di fucilazioni, Luis fu riconsegnato alla famiglia. E la prima cosa che raccontò ai fratelli fu questa: "Quando mi stavano torturando, c'era un prete nella stanza. Distrutto dal dolore, a mezza voce gli dico <<Padre ma lei è contento di far parte di tutto questo?>>. Il prete restò in silenzio ed uscì dalla sala". Questo per dire di che pasta sono fatti i Velasco. Le cui prime parole dopo un'impresa stratosferica (5 partite vinte su 5, 15 set vinti, solo 1 perso, record assoluto in una Olimpiade, prima squadra Europea campione Olimpica nella pallavolo femminile dal 1988) sono state rivolte: alle ragazze che hanno giocato, a quelle che non c'erano per infortunio, al movimento della pallavolo femminile che "sta alle ragazze come il calcio ai ragazzi". Nessuna sfida personale, nessun cerchio che si chiude. Un grande uomo di sport, Julio Velasco.
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Note
Ciao! Spero tu sia la persona adatta a cui chiedere...
Ho comprato casa e, al di là del generale colore orrendo delle pareti esterne (che nasconderò con una copertura in sasso non appena avrò i soldi, cioè mai), la mia preoccupazione al momento è il portoncino d'ingresso.
E' uno di quei classici portoncini blindati, il materiale credo sia un laminato finto legno laccato o qualcosa del genere, è l'unico serramento di tutta la casa ad avere quel colore orrendo ed è pure sbiadito in basso
Domanda: Non volendo né dover cambiare tutta la porta né rivolgermi a ditte specializzate (vedi l'accenno alle mie finanze poco sopra), c'è un apposito tipo di vernice che potrei usare per cambiargli TOTALMENTE il colore?
Se hai bisogno di più informazioni o di immagini migliori dimmi pure! =) Grazie in anticipo!
E' esposto ad acqua diretta o è in una zona coperta? Solitamente quella sbiaditura è data da esposizione ad acqua e/o al sole.
La soluzione che ti consiglierei è la stessa che farei io, lo pitturerei. Esistono pitture che possono farlo? Certo, primer e smalti che possono essere applicati su superfici come pvc/plastica, legno, ferro e metalli non ferrosi. Se hai un po' di manualità puoi farlo tu. Dai una bella pulita con sgrassatore alla porta, una scartavetrata leggera su tutta la superficie per renderla almeno un po' più aggrappante, poi pulisci le polveri che hai fatto, sistemi lo scotch di carta dove non vuoi pitturare, metti sotto tanti giornali e ti armi di pazienza. Allora secondo me se il portoncino è esterno è meglio usare il solvente, perché è più resistente ma puzza ed è un dito insabbiato da lavare via dagli attrezzi, inoltre devi essere certo che sotto non ci sia un prodotto all'acqua (cosa molto importante). Quindi andrei con: Primer a solvente ->aspettireligiosamenteitempidiasciugatura-> Smalto a solvente (che a seconda del marchio puoi colorare o come vuoi o con una palette limitata), almeno due mani, facciamo tre. Ora, tu potresti anche andare con un primer all'acqua e uno smalto all'acqua, non puzzano e sono facili da pulire, ma il solvente resiste meglio a tutto: usura, agenti atmosferici, graffi, ecc ecc Questo è quello che ti consiglierei, sì.
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In un Paese come il nostro, chi scippa una borsa non deve preoccuparsi per le conseguenze penali. La giustizia è lenta, le indagini sovente procedono con la fretta di un santone buddista, le condanne sono lontane e incerte.
Il delinquente – abituale o occasionale – deve preferire vittime rigorosamente a piedi e aver verificato che non abbiano la propria auto parcheggiata poco distante, magari disgraziatamente libera di far manovra senza il solito villano che la blocca piazzandosi in doppia fila.
Un mancato riscontro di questo genere può essere fatale, come la cronaca di questi giorni ha voluto evidenziare.
A Viareggio una energica imprenditrice balneare di 65 anni è stata derubata all’uscita da un ristorante dove aveva cenato con le amiche. Un algerino (ma poco importa la nazionalità, se non per razzisti e xenofobi) le sottrae la borsa e si allontana e le telecamere a poca distanza lo riprendono che cammina senza temere di esser raggiunto.
La signora – con la stessa violenza con cui si cerca di eliminare una zanzara che ronza vicino l’orecchio turbando il sonno e attentando all’epidermide del malcapitato – non disponendo della proverbiale ciabatta decide di utilizzare la propria vettura per schiacciare il ladro contro il muro.
L’imponente SUV di questa indomita Giovanna d’Arco dei nostri tempi si tramuta nell’implacabile strumento per fare giustizia. Una volta localizzato il furfante, la conducente – incurante del rischio di danneggiare un pneumatico urtando lo scalino del marciapiede – sterza vigorosamente e urta il tizio scaraventandolo a terra.
Poi – non considerando il pericolo di ammaccature e il costo degli esosi carrozzieri – fa retromarcia e ripete la collisione con l’uomo ormai a terra. E siccome “non c’è il due senza il tre”, altra manovra e ulteriore “spremitura” del poveraccio…
Poi – improvvisamente – la donna è assalita da un atroce dubbio e si domanda “ma non è ho calpestato e rovinato la mia borsa?”
Scende dalla vettura, recupera la “maltolta”, vede che non ha nemmeno un graffio, tira un sospiro di sollievo e se ne va…
“Non volevo uccidere, ma fermare l’uomo che mi aveva derubato” dirà in seguito al giudice, forse aggiungendo che – continuando lui a muoversi e contorcersi – ha dovuto ripetere tre volte l’investimento (e lei imprenditrice ha dimostrato di sapersene intendere di investimenti….).
Salvini – impugnando rosari, crocifissi e medagliette della Madonna come spesso gli era accaduto in precedenti campagne elettorali – ha detto “se l’uomo che ha perso la vita non fosse stato un delinquente, non sarebbe finita così”, lasciando pensare che se si fosse trattato del socio benemerito di un club esclusivo l’epilogo poteva rivelarsi un drink ghiacciato a bordo piscina.
Gente insensibile comincia con incidente stradale aggravato dall’omissione di soccorso e finisce con il pensare all’omicidio volontario premeditato, ma sono in molti ad esprimere la loro solidarietà a quella “povera donna esasperata”….
I più acculturati corrono a fare una citazione illustre. O la borsa o la vita. Possibile che l’algerino non conoscesse nemmeno questo?!?
Umberto Rapetto Generale GdF – Fondatore e per dodici anni comandante del Gruppo Anticrimine Tecnologico
Chi ruba per fame, chi uccide per farsi giustizia
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