#Tradizioni friulane
Explore tagged Tumblr posts
Text
Friuli Venezia Giulia: Un viaggio tra natura e tradizioni
Il Friuli Venezia Giulia si trova nel nord-est dell’Italia. È conosciuto per la sua posizione strategica e la sua diversità culturale. Questa regione è un mix di montagne, coste e tradizioni uniche. Le città come Trieste, Udine e Gorizia sono ricche di storia e arte. I vini friulani sono famosi in tutto il mondo. Non mancano neanche i Castelli di Miramare e Duino e le Dolomiti Friulane. Il Carso…
0 notes
Text
Dj Tubet intervista Radio Rai
Martedì alle ore 15.15 Dj Tubet sarà ospite degli studi di Radio 1 Rai Fvg all'interno del programma Vuê o fevelin di .
Si parlerà di amore di villotte e di come veniva dichiarato questo sentimento nei secoli scorsi con alcuni riferimenti alle ultime produzioni di Dj Tubet
Link per ascoltare la radio:
http://www.sedefvg.rai.it/dl/portali/site/programmi/PublishingBlock-09091aa7-e62c-4e2e-9fd6-44195372802d.html?prog=ContentItem-eab152e6-023e-4a18-8a47-7660baa48c98&refresh_ce&fbclid=IwAR1xeVgwPxO4ph0afo27FVlFKGlYmbQFTLnz60lQFlYFafDsnJv_osVou6E
#dj tubet#Vuê o fevelin di#radio#rai#1#intervista#rapper#friulano#villotte#friulane#tradizioni#popolari
0 notes
Photo
Folclore veneto | Miti e leggende | Anguane
L'anguana è una creatura legata all'acqua, dalle caratteristiche in parte simili a quelle di una ninfa e tipica della mitologia alpina. Storie sulle anguane si ricordano soprattutto nelle regioni pedemontane e montane ma sono creature fatate anche di altre zone, per esempio del folklore della Laguna di Grado e di Marano. Leggende sulle anguane sono attestate anche in Romagna (probabilmente dovute alle tradizioni transalpine che si sono mantenute in questa zona a causa delle invasioni celtiche) come riportato da studi di Anselmo Calvetti, Eraldo Baldini, Renato Cortesi e altri. Le anguane presentano caratteristiche e nature diverse a seconda delle varie leggende e delle località. Sono conosciute anche come subiane, aganis, ogane, gane, vivane, pagane, zubiane, acquane, longane. L'antico termine anguana lo si può trovare nel De Ierusalem celesti, opera scritta da Frate Jakomin da Verona (Giacomino da Verona) nel XIII secolo. Le anguane sono presenti nella celebre, e antichissima, Saga dei Fanes, racconto mitologico delle Dolomiti, conosciuto soprattutto nella versione scritta da Karl Felix Wolff nel 1932. Generalmente le anguane sono rappresentate come spiriti della natura affini alle ninfe del mondo romano. Vengono descritte frequentemente come giovani donne, spesso molto attraenti e in grado di sedurre gli uomini; altre volte però appaiono invece come esseri per metà ragazze e per metà rettile o pesce, in grado di lanciare forti grida (in Veneto esisteva, fino a poco tempo fa, il detto “Sigàr come n'anguana”, gridare come un'anguana). In altre storie sono delle anziane magre e spettrali, o figure notturne che si dileguano sempre prima che chi le incontra sia in grado di vederne il volto. Vestite, nelle leggende friulane, quasi sempre di bianco, altre tradizioni affermano che amassero, invece, i colori brillanti e accesi, come il rosso e l'arancione (in rari casi appaiono con stracci logori di colore nero). In ogni caso le leggende sulle anguane hanno in comune la presenza, in queste creature, di uno o più tratti non umani: piedi di gallina, di anatra o di capra, gambe squamate, una schiena “scavata” (che nascondono con del muschio o con della corteccia). L'altro elemento comune su cui tutte le leggende concordano è che le anguane vivono presso fonti e ruscelli e sono protettrici delle acque. Talvolta anche dei pescatori (ai quali, se trattate con rispetto, spesso portano fortuna). In molte storie (comuni anche alle krivapete e ad altri esseri soprannaturali) si narra di come abbiano insegnato agli uomini molte attività artigianali tradizionali, quali la filatura della lana o la caseificazione (tali storie si concludono generalmente con gli uomini che rompono il patto o non si dimostrano riconoscenti e la anguana che se ne va, offesa, senza insegnare loro un'arte essenziale - generalmente la produzione del sale, dello zucchero, del vetro o di altre arti nelle quali la popolazione dei luoghi delle varie leggende è carente). Nei comuni cimbri veronesi le anguane (in questo territorio chiamate anche Bele Butèle, Belle Ragazze), erano un tempo addette ai pozzi e lavavano i panni della gente delle contrade, ma si rifiutavano di lavare i capi di colore nero. A Campofontana abitavano in una grotta dietro al Sengio Rosso, sotto la vetta del monte Telegrafo. Talora assumono tratti sinistri. In diverse leggende sono solite terrorizzare o burlare i viaggiatori notturni, spargere discordia, in particolare tra le donne, rivelando segreti e pettegolezzi, inoltre, se insultate, sono inclini alla vendetta, portando sfortuna a vita al malcapitato (molte leggende tuttavia specificano chiaramente che, a differenza di orchi e “strie”, le streghe, le anguane non uccidono mai uomini o animali). Si dice anche che spesso asserviscano coloro che si attardano fuori casa la sera (soprattutto giovani ragazze), costringendoli a riempire vanamente cesti di vimini (incapaci di trattenere l'acqua) per tutta la vita. Altri racconti popolari, invece, raccontano vicende di anguane male intenzionate ingannate dall'astuto protagonista che chiede loro di riempire un cesto di vimini, trattenendole così fino al sorgere del sole (in diversi luoghi del Friuli vigeva l'usanza di lasciare davanti all'ingresso un cesto di vimini, che l'agana avrebbe invano cercato di riempire per tutta la notte, lasciando in pace gli abitanti della casa). Secondo la tradizione popolare, le anguane smisero di mescolarsi con le persone comuni dopo il Concilio di Trento. Il passaggio dalla dedicazione all'anguana alla titolazione al diavolo deriva dalla demonizzazione delle divinità pagane nel medioevo. Numerosi luoghi del Triveneto ricordano le anguane nella toponomastica: grotte, massi, rupi valli. L’Anguan-tal, valle dell'Anguana, è una zona di contrada Pagani di Campofontana, Verona. Buso dell'anguana è il nome dato a diverse caverne del Vicentino.
- Wikipedia
#my moodboards#my aesthetic#folclore veneto#folclorevenetoaesthetic#anguane#tradizioni#miti e leggende#folclore italiano#reblog do not repost#(grazie wikipedia per il riassunto!)#(perché son pigra)#(perché non ho voglia di aprire il mio libro)
15 notes
·
View notes
Text
14.03.2021
Quando si parla di Dolomiti ci sono essenzialmente quattro (più una) distinzioni da fare.
La prima (e seconda perchè sono due in realtà) è quella prevista dalle varie classificazioni alpine: le più importanti AVE e SOIUSA usano criteri geografici.
Tralasciando l'AVE (che approfondirete voi se volete) in particolare la più recente e usata (SOIUSA) traccia i confini delle Dolomiti seguendo, a grandi linee, il corso di cinque fiumi: a nord il Rienza e l'Isarco, a ovest l'Adige, a sud il Brenta e a est il Piave. Questa classificazione crea una sezione compatta e univoca che però ha due peculiarità: la prima è che esclude massicci e gruppi che sono formati, pure loro, da roccia dolomitica (i più importanti sono a ovest dell'Adige il gruppo del Brenta, a est del Piave le Dolomiti Friulane e a sud del Brenta le Piccole Dolomiti) mentre la seconda è che include un massiccio che di dolomia ne ha gran poca e cioè la Marmolada, la più elevata della sezione tra le altre cose, che è di formazione soprattutto calcarea.
La terza distinzione è quella citata su e cioè la presenza di Dolomia che è quel tipo di "una roccia sedimentaria carbonatica costituita principalmente dal minerale dolomite, chimicamente un carbonato doppio di calcio e magnesio." (da Wikipedia): è ovvio che usando questa caratteristica è impossibile dare dei confini precisi alle Dolomiti perché questo tipo di roccia è presente in gruppi molto sparsi tra le Alpi. Oltre a quelli citati su vanno fatti presenti i più lontani dalla classificazione SOIUSA e cioè il Gran Zebrù (che con i suoi 3857 m.slm sarebbe la montagna dolomitica più elevata) in piene Retiche Meridionali e le Dolomiti di Lienz (Austria) nelle Carniche e della Gail.
La quarta è quella che dal 2009 è rappresentata nella lista UNESCO che lascia fuori alcuni gruppi della suddivisione SOIUSA e ne include altri come il gruppo del Brenta e quelle Friulane: è una ripartizione geograficamente molto sparsa (tra l'altro include la Marmolada) e disordinata e ha puramente valore simbolico (ed economico).
Avrebbe avuto più senso se avesse pure incluso le Piccole Dolomiti e quelle di Lienz che in quanto a bellezza paesaggistica e tradizioni culturali ne sarebbero state all'altezza ma vabbè...
Poi, come detto, c'è una quinta che è puramente personale e tiene conto della morfologia delle montagne: cioè come sono "fatte" e non in "cosa" sono formate o "dove" si elevano.
Chi è stato tra le Dolomiti, magari ad ammirare gruppi iconici come le Tre Cime di Lavaredo, il Rosengarten, le Pale di San Martino, il Cristallo, le Odle, etc, sa di cosa parlo e cioè che quelle montagne assumono delle "forme" caratteristiche fatte di linee prettamente discontinue ed elevazioni improvvise come degli scogli piantati in mezzo alla terra: pinnacoli che si susseguono a pareti giganti e improvvise depressioni
Ecco: nelle mie peregrinazioni mi sono imbattuto in almeno due gruppi che di dolomia ne hanno, credo, zero ma geomorfologicamente sono più "Dolomiti" della Marmolada: uno è il bellissimo Zugspitze (che è tra Austria e Germania, di quest'ultima è l'elevazione maggiore) e l'altro è l'altrettanto meraviglioso Corno Grande nel Gran Sasso d'Italia che nemmeno è alpino ma, ovviamente, appenninico.
Ovviamente la mia non ha nessuna pretesa scientifica ma è una questione puramente estetica: e sia chiaro che trovo la Regina (Marmolada) bellissima anche se fuori posto.
Forse sta in quello il suo fascino.
#sapevatelo
Foto presa nel Parco del Puez-Odle (Alto Adige)
Oggi è il Pi Greco Day quindi questa canzone è inevitabile...
Mood: Rilassato
0 notes
Photo
Il borgo di Clauiano è una piccola frazione del comune di Trivignano Udinese, antico centro medievale incluso dal 2004 negli elenchi prestigiosi dei Borghi più belli d’Italia. Clauiano è meravigliosamente incastonato nella più bella campagna friulana ed il suo nome deriva probabilmente dal cognome romano Claudius, testimonianza, assieme ad altri ritrovamenti archeologici, dell’esistenza dell’insediamento fin dall’epoca romana. Clauiano fu però nominato ufficialmente per la prima volta in una pergamena databile al 1013, scritta dal patriarca Poppone che lo nominava tra i possedimenti locali. Annesso poi alla Repubblica di Venezia nel 1420, Clauiano attraversa epoche e vicende fino ad arrivare ai giorni nostri ancora intriso di spirito medievale e incredibile fascino. Clauiano ha saputo mantenere un’identità ben definita, conservando l’originale struttura urbana e le sue caratteristiche architetture in pietre e sassi: i piéris e clàps costituiscono ed adornano le tipiche costruzioni friulane del villaggio e gli ampi portici contornati da pietre bianche sono una delle bellezze che colpiscono i visitatori di questo spettacolare borgo friulano. Cosa fare e vedere nel borgo di Clauiano Esplorare Clauiano significa immergersi tra quiete e relax, e le vie di questo minuscolo paese sono l’ideale per chi desidera scoprire il territorio lentamente. Le attrazioni principali di Clauiano sono costituite dalle sue abitazioni tipiche del Friuli Venezia Giulia e passeggiando per il centro storico del borgo è possibile avvistare sia edifici risalenti al XV secolo, sia costruzioni databili dal XVII al XVIII secolo: la loro configurazione tradizionale è quella che vede il fronte principale dell’abitazione lato strada ed uno splendido portale di accesso che conduce alla corte interna. Tra le costruzioni più antiche di Clauiano c’è Casa Gardellini, originaria del ‘400, che mantiene intatta la sua facciata con antiche decorazioni a losanghe bianche e rosse. Spettacolare esempio dell’originale complesso padronale veneto-friulano è invece Villa Ariis, risalente al XVIII secolo: l’abitazione ha una meravigliosa facciata in pietra e sopra il portale campeggia una bifora sormontata dal Leone di San Marco. Il suo portale di accesso si apre su una rigogliosa corte interna e la villa è oggi sede dell’Azienda Agricola Ariis, produttrice di vino e ottimo miele. Gli edifici che compongono Casa Palladini si collocano all’interno di una tipica corte friulana dalla forma a zeta, formata da due diverse corti su cui sono affacciate la casa padronale, altre abitazioni satelliti e alcuni rustici. Conserva elementi architettonici genuinamente locali, come il focolare con cappa e camino, una meridiana sulla facciata principale, incantevoli colonnati e vasche in pietra. L’elegante Casa Foffani è invece un palazzo urbano i cui ambienti erano utilizzati fin dal XVIII secolo per la produzione di vitigni di pregio e tabacco e per l’allevamento dei bachi da seta, attività molto diffusa all’epoca in queste terre. Mentre i suoi stucchi settecenteschi campeggiano ancora sui suoi soffitti, questa residenza è oggi sede dell’azienda vitivinicola Foffani, ed il suo B&B offre l’opportunità di risiedere in una vera villa friulana e di avventurarsi in emozionanti degustazioni guidate. A Villa Manin è osservabile invece un caratteristico “foledôr”, ovvero il locale dove si pigiavano le uve e si lavorava il vino. Il complesso è un’antica residenza nobiliare appartenuta alla famiglia Manin, uno dei casati più prestigiosi della Serenissima, e conserva ancora oggi la sua regalità e raffinatezza. Molti altri sono i casali visitabili nel cuore di Clauiano, come Casa Bellotto ed il complesso padronale Bosco o Casa Menotti e casa Zof Piano: per gli appassionati di ville d’epoca questo borgo è decisamente il paradiso, perfetto anche per chiunque abbia voglia di immergersi anima e corpo nella cultura di una regione che ha molto da raccontare. Per completare il tour di Clauiano, è possibile infilare il naso nelle sue chiese. Poco fuori dai confini dell’abitato, la trecentesca Chiesa Campestre di San Marco vigila indisturbata sulla vita del paese e protegge affreschi della prima metà del XV secolo, mentre la Chiesa di San Giorgio risalente al XVIII secolo, sorge certamente sui resti di più antichi edifici religiosi e custodisce una fonte battesimale cinquecentesca realizzata da Pietro da Carona. Cosa mangiare a Clauiano Clauiano stupisce anche per i suoi piatti tipici, un ulteriore esempio di come questo territorio sia stato capace di mantenere vive tradizioni e antica genuinità. Il miele è sicuramente uno dei prodotti di punta della gastronomia di Clauiano, accompagnato dai prodotti friulani più gustosi come il frico, un tortino di formaggi, preparato morbido oppure croccante, l’asino, la zuppa di farro e la ricotta affumicata. Impossibile non menzionare i vini di Claudiano, frutto di secolari usi e sistemi produttivi tramandati di generazione in generazione: i vini Doc Friuli Aquileia, sia bianchi che rossi, sorprendono il palato. Il borgo di Clauiano è costellato di trattorie e aziende agrituristiche dove deliziare i sensi e assaggiare tutti ma proprio tutti i suoi prodotti. Eventi a Clauiano Tutti gli anni a Clauiano in occasione della Festa dell’Ascensione prende vita una processione penitenziale che parte dalla Chiesa Parrocchiale di Clauiano, si ferma ad ogni incrocio e termina nella chiesetta medievale di San Marco. Sui giardini attorno alla chiesetta campestre, la comunità del paese si ritrova per consumare insieme vino e frittate di uova, simbolo rispettivamente di abbondanza e di fecondità. Partecipare a queste celebrazioni è un ottimo modo per respirare a pieni polmoni tutta la tipicità di questo borgo di pietre e sassi. https://ift.tt/2tiOLLU Alla scoperta del borgo di Clauiano, in Friuli Il borgo di Clauiano è una piccola frazione del comune di Trivignano Udinese, antico centro medievale incluso dal 2004 negli elenchi prestigiosi dei Borghi più belli d’Italia. Clauiano è meravigliosamente incastonato nella più bella campagna friulana ed il suo nome deriva probabilmente dal cognome romano Claudius, testimonianza, assieme ad altri ritrovamenti archeologici, dell’esistenza dell’insediamento fin dall’epoca romana. Clauiano fu però nominato ufficialmente per la prima volta in una pergamena databile al 1013, scritta dal patriarca Poppone che lo nominava tra i possedimenti locali. Annesso poi alla Repubblica di Venezia nel 1420, Clauiano attraversa epoche e vicende fino ad arrivare ai giorni nostri ancora intriso di spirito medievale e incredibile fascino. Clauiano ha saputo mantenere un’identità ben definita, conservando l’originale struttura urbana e le sue caratteristiche architetture in pietre e sassi: i piéris e clàps costituiscono ed adornano le tipiche costruzioni friulane del villaggio e gli ampi portici contornati da pietre bianche sono una delle bellezze che colpiscono i visitatori di questo spettacolare borgo friulano. Cosa fare e vedere nel borgo di Clauiano Esplorare Clauiano significa immergersi tra quiete e relax, e le vie di questo minuscolo paese sono l’ideale per chi desidera scoprire il territorio lentamente. Le attrazioni principali di Clauiano sono costituite dalle sue abitazioni tipiche del Friuli Venezia Giulia e passeggiando per il centro storico del borgo è possibile avvistare sia edifici risalenti al XV secolo, sia costruzioni databili dal XVII al XVIII secolo: la loro configurazione tradizionale è quella che vede il fronte principale dell’abitazione lato strada ed uno splendido portale di accesso che conduce alla corte interna. Tra le costruzioni più antiche di Clauiano c’è Casa Gardellini, originaria del ‘400, che mantiene intatta la sua facciata con antiche decorazioni a losanghe bianche e rosse. Spettacolare esempio dell’originale complesso padronale veneto-friulano è invece Villa Ariis, risalente al XVIII secolo: l’abitazione ha una meravigliosa facciata in pietra e sopra il portale campeggia una bifora sormontata dal Leone di San Marco. Il suo portale di accesso si apre su una rigogliosa corte interna e la villa è oggi sede dell’Azienda Agricola Ariis, produttrice di vino e ottimo miele. Gli edifici che compongono Casa Palladini si collocano all’interno di una tipica corte friulana dalla forma a zeta, formata da due diverse corti su cui sono affacciate la casa padronale, altre abitazioni satelliti e alcuni rustici. Conserva elementi architettonici genuinamente locali, come il focolare con cappa e camino, una meridiana sulla facciata principale, incantevoli colonnati e vasche in pietra. L’elegante Casa Foffani è invece un palazzo urbano i cui ambienti erano utilizzati fin dal XVIII secolo per la produzione di vitigni di pregio e tabacco e per l’allevamento dei bachi da seta, attività molto diffusa all’epoca in queste terre. Mentre i suoi stucchi settecenteschi campeggiano ancora sui suoi soffitti, questa residenza è oggi sede dell’azienda vitivinicola Foffani, ed il suo B&B offre l’opportunità di risiedere in una vera villa friulana e di avventurarsi in emozionanti degustazioni guidate. A Villa Manin è osservabile invece un caratteristico “foledôr”, ovvero il locale dove si pigiavano le uve e si lavorava il vino. Il complesso è un’antica residenza nobiliare appartenuta alla famiglia Manin, uno dei casati più prestigiosi della Serenissima, e conserva ancora oggi la sua regalità e raffinatezza. Molti altri sono i casali visitabili nel cuore di Clauiano, come Casa Bellotto ed il complesso padronale Bosco o Casa Menotti e casa Zof Piano: per gli appassionati di ville d’epoca questo borgo è decisamente il paradiso, perfetto anche per chiunque abbia voglia di immergersi anima e corpo nella cultura di una regione che ha molto da raccontare. Per completare il tour di Clauiano, è possibile infilare il naso nelle sue chiese. Poco fuori dai confini dell’abitato, la trecentesca Chiesa Campestre di San Marco vigila indisturbata sulla vita del paese e protegge affreschi della prima metà del XV secolo, mentre la Chiesa di San Giorgio risalente al XVIII secolo, sorge certamente sui resti di più antichi edifici religiosi e custodisce una fonte battesimale cinquecentesca realizzata da Pietro da Carona. Cosa mangiare a Clauiano Clauiano stupisce anche per i suoi piatti tipici, un ulteriore esempio di come questo territorio sia stato capace di mantenere vive tradizioni e antica genuinità. Il miele è sicuramente uno dei prodotti di punta della gastronomia di Clauiano, accompagnato dai prodotti friulani più gustosi come il frico, un tortino di formaggi, preparato morbido oppure croccante, l’asino, la zuppa di farro e la ricotta affumicata. Impossibile non menzionare i vini di Claudiano, frutto di secolari usi e sistemi produttivi tramandati di generazione in generazione: i vini Doc Friuli Aquileia, sia bianchi che rossi, sorprendono il palato. Il borgo di Clauiano è costellato di trattorie e aziende agrituristiche dove deliziare i sensi e assaggiare tutti ma proprio tutti i suoi prodotti. Eventi a Clauiano Tutti gli anni a Clauiano in occasione della Festa dell’Ascensione prende vita una processione penitenziale che parte dalla Chiesa Parrocchiale di Clauiano, si ferma ad ogni incrocio e termina nella chiesetta medievale di San Marco. Sui giardini attorno alla chiesetta campestre, la comunità del paese si ritrova per consumare insieme vino e frittate di uova, simbolo rispettivamente di abbondanza e di fecondità. Partecipare a queste celebrazioni è un ottimo modo per respirare a pieni polmoni tutta la tipicità di questo borgo di pietre e sassi. Lo splendido borgo di Clauiano, in Friuli Venezia Giulia, merita di essere visitato per le numerose case tipiche e gli edifici religiosi antichi.
0 notes
Text
Fotografia: non solo documento
di Andrea Scandolara
--- Non si può fare fotografia senza conoscere il pensiero di Italo Zannier, fotografo, critico e storico della fotografia. Ma anche voce autorevole nel mondo della fotografia europea, tanto che sono molti i fotografi che devono a lui il loro successo; lo stesso Mario Giacomelli è uno di questi. Quello che sorprende è la sua età, lui è del 1932, che lascerebbe facilmente supporre un approccio all’arte di Daguerre datato e superato; invece si rimane disarmati davanti alla modernità dei suoi ragionamenti.
© Andrea Scandolara, Italo Zannier, 2018
Abbiamo avuto modo di incontrarlo in un posto tra i più improbabili, a Pielungo, paesino di 26 abitanti nelle Prealpi friulane, in occasione dell’apertura della sua mostra Dall’architettura spontanea agli interni friulani (a cura di Roberto Maggiori).
Il periodo delle foto esposte è quello del neorealismo, ispirato da Paolo Monti e prolifico in Italia negli anni ’50 e seguenti; le foto sono tutte scattate tra il 1960 e il 1961 nei territori montani tra il torrente Cosa e il fiume Arzino. Zannier aveva voluto documentare la vita dei ceti meno abbienti della sua terra natale ritraendo le architetture rurali tipiche della zona, quasi con preveggenza del pericolo rappresentato dal terremoto che avrebbe cancellato tutto quel patrimonio legato alle tradizioni. Dopo quel disastro del 1976 sono rimaste le foto, le case e i paesi hanno cambiato volto. Magistrali anche le immagini che ritraggono gli interni delle abitazioni, cucina, camera da letto… quando qualcuno ha chiesto a Zannier come avesse fatto a entrare in quelle case abitate da gente friulana notoriamente riservata e diffidente si è sentito rispondere: “imbrogliavo, dicevo di essere interessato a qualche particolare, un mobilio ad esempio, non ai locali in sè”. Ma subito ha aggiunto di aver sempre rispettato quel codice di comportamento proprio del neorealismo che imponeva il rispetto per gli altri e la salvaguardia della loro dignità. Rimangono comunque immagini intime, poetiche, che a noi ricordano i lavori di Mario Lasalandra, suo coetaneo.
© Italo Zannier, Interno a Aquileia, 1960
Dicevamo della modernità del suo pensiero. Durante il suo intervento a Pielungo l’autore ha ripetuto quello che va dicendo da sempre: la tecnica in fotografia non conta nulla, importante è il messaggio trasmesso con la fotografia, e così è sempre stato. A questo proposito non ha saputo resistere dal citare i grandi autori, da Walker Evans a Vivian Maier, da Timothy O'Sullivan a Paolo Monti. Il messaggio è un fatto culturale che necessariamente risente dell’ambiente storico e ideologico nel quale si realizza. Ma proprio per non aver riconosciuto questo assunto ci troviamo oggi in un clima di sordità culturale che relega la fotografia nello scantinato del pensiero collettivo. Zannier si scatena quindi contro questa miopia politica e pare di capire che questa sua accusa duri da una vita. Una vita per la fotografia.
© Italo Zannier
-----------
La mostra è organizzata dall’Associazione Culturale Antica Pieve D’Asio
http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp?idelemento=178198
https://www.vallidolomitifriulane.it/Eventi-e-manifestazioni/Italo-Zannier-Vito-d-Asio
https://www.ordinearchitettiudine.it/italo-zannier-fotografo-dallarchitettura-spontanea-agli-interni-friulani/
-----------
#italo zannier#mario giacomelli#louis daguerre#pielungo#roberto maggiori#paolo monti#neorealismo#mario lasalandra#walker evans#vivian maier#timothy o'sullivan#associazione culturale antica pieve d'asio#andrea scandolara
0 notes
Photo
Melaverde: Anticipazioni, le tradizioni friulane | 3 dicembre #melaverde Melaverde ritorna con un nuovo appuntamento nella tarda mattinata di domenica, 3 dicembre 2017. Il programma di Canale 5 con Ellen Hidding e Edoardo Raspelli ci parlerà questa volta delle bellezze del Friuli e del Trentino Alto Adige.
0 notes
Video
youtube
Dj Tubet ospite il 23 giugno 2020 di Radio RAI nel programma “VUÊ O FEVELÌN DI…” all'interno di un approfondimento sulle villotte friulane del 800 e il tema dell'amore anche nelle tradizioni e riti friulani. Viene presentato il brano Padua che utilizza alcuni testi dei canti della tradizione friulana che a quei tempi erano utilizzati come vere serenate .
Tracklist: [10:08] Dj Tubet - Padua
[14:26] Dj Tubet feat Veronique - Gjovanin colôr di rose (continuazion)
"Uè o fevelin di..." è un appuntamento quotidiano in lingua friulana che nella programmazione pomeridiana dalle 15.15 alle 15.30 affronta temi di attualità culturale in Friuli. http://www.fvg.rai.it
#dj tubet#VUÊ O FEVELÌN DI#rai#radio#villotte#tradizionali#amore#puntata#trasmissione#padua#Gjovanin colôr di rose
0 notes