#Stuzzichini
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Papadum di riso: lo snack croccante della cucina indiana
Che cos’è il papadum? I papadum, chiamati anche “papad” o “poppadum” o “pappadam” in alcune regioni dell’India, sono delle sfoglie sottili e croccanti, preparate con vari tipi di farine di legumi e cereali. I più comuni sono quelli fatti di farina di urad, lenticchie, ceci o riso, ma si fanno anche con farina di piselli. I poppadom di riso, in particolare, si caratterizzano per una consistenza…
#Antipasti#Appetizer#Cucina indiana#Cucina orientale#Gluten free#Senza glutine#Spezie#Street food#Stuzzichini#Vegan
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Condimenti Italiani Per Antipasti e Stuzzichini
Rendete più gustosi i vostri pasti con i condimenti italiani per antipasti di lifeItaly.ch. Trovate una varietà di opzioni deliziose e autentiche per migliorare la vostra esperienza culinaria.
https://lifeitaly.ch/collections/antipasti
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Team: Italian 2 Writer: Brie @briefle Artist: CC @ccssketchbooknstuff Beta: Moro @moro-the-sun Title: Na Pescatora, nu Folle i'llu Mare tràsinu 'nta nu bar. Link: https://archiveofourown.org/works/57002851 Ratings: Teen And Up Warnings: No Archive Warnings Apply Characters: GeminiTay, Grian Summary:
Una Pescatora, un Folle e il Mare entrano in un bar. C'è chi quasi annega, ma tutto bene qui! Nulla di rotto!
In un bar con luci al neon che lottano per rimanere accese ancora un'altra serata e bicchieri di vetro una volta cristallini diventati ormai opachi, due stanchi viaggiatori condividono un piatto di stuzzichini. Stasera il barista ha voglia di raccontare di nuovo la storia trita e ritrita di un piccolo porto di mare in qualche angolo di mondo sconosciuto, della Pescatora che vi ci aveva attraccato, e del Folle che l'aveva reso casa sua.
Al bancone uno dei due sembra molto interessato a sottolineare che, allora: no, non c'era nessun Folle. Il pescivendolo, perfettamente sano di mente, normalissimo, tra l'altro, che di sale in zucca ne aveva da vendere proprio. Accanto a lui una donna, che fa cenno al barista di portare un’altra vaschetta di patatine, ci tiene qui a precisare quanto sarebbe sorprendente se il sale che quel pazzo aveva in zucca fosse stato altro che tutta l'acqua di mare che si era dimenticato di sciacquar via.
Gli altri clienti erano più che altro grati dell'intrattenimento, a essere sinceri.
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An Angler, a Madman and the Sea walk into a bar. Someone almost drowns, but it's all good! It was an accident!
In a bar with neon lights fighting to stay on for just another night and once crystal clear glasses now all fogged up from use, two weary travellers share a plate of appetizers. Tonight the bartender fells like telling the ever-so-familiar story of a small seaport in some remote corner of the world, the Angler that docked there, and the Madman that made it his home.
At the counter one of the two seems very keen on letting everyone know that nono, there was no Madman, ok? The so very normal fishmonger, perfectly sane of body and mind, had his head on so very straight, the sanest person on the curb. Next to him, a woman who was nodding to the barman to bring cup of chips, leans in to add how that fool leaned his ear to the sea so hard trying to listen to voices, she'd be surprised his head was still screwed on to his neck.
The regulars were mostly glad for the entertainment, to be quite honest.
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PERCHE' SI CHIAMA BAR?
Perché si chiama bar e qual è la sua storia, soprattutto in Italia? La parola 'bar' viene dall’inglese e deriva da 'barrier', che indicava la barra di legno che separava i clienti dal bancone. Con il tempo, il termine è diventato sinonimo del locale stesso.
In Italia, però, il bar ha preso un significato tutto suo. Non è solo un posto per bere alcolici, come nei paesi anglosassoni, ma un luogo di incontro aperto a tutte le ore. Si comincia al mattino con caffè espresso e cappuccini, accompagnati da cornetti e dolci, e prosegue per tutta la giornata, con panini, snack e soprattutto l'aperitivo.
La diffusione del bar italiano inizia negli anni ’30, ma è negli anni ’60 che diventa un vero fenomeno sociale. Nasce la cultura dell’aperitivo, con bevande leggere come lo Spritz o il Campari, accompagnate da stuzzichini. Oggi il bar è un simbolo della socialità italiana, un posto dove incontrarsi, rilassarsi e prendersi una pausa.
Insomma, il bar in Italia è molto più di un semplice locale: è una vera istituzione
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youtube
Antipasti per Natale, piccoli stuzzichini natalizi facili e veloci
#recipe#christmas#italian food#foodblogger#food photography#food#cucina#arteefantasiaatavola#natale#antipasti#Youtube#yummy yum yum#so yummy#foodmyheart
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Hai lasciato un cuoricino sotto il mio post, quindi ora ti faccio delle domande:
Qual è il tuo aperitivo ideale? (Luogo, cibo, drink, compagnia)
Sei una persona che esce spesso la sera?
Se i tuoi amici ti invitassero dopo cena per passare del tempo insieme, quali attività vorresti fare con loro?
Grazie per il tuo tempo ✨
Aperitivo ideale con pochi e sinceri amici (meno delle dita di una mano) sul lungomare con stuzzichini dal contenuto pressoché ignoto ma accattivanti e un drink fruttato e rigorosamente analcolico o poco alcolico.
Non esco spesso in compagnia a causa dei reciproci impegni ma esco volentieri da solo se la serata lo merita o se vado a teatro.
Chiacchiere: il massimo per i dopocena. O qualche gioco di società con un buon liquore se la serata lo permette. 😊
E se rigirassi a te @pensieri-inlacrime le stesse domande? 😉
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I don’t go to fancy restaurants bc 1. Obviously can’t afford it 2. Could likely make something better at home given I had the right ingredients and 3. Because I have to google half the shit on the menu. Like girl.. what is a stuzzichini. What the fuck does Katsucaccia d’echine de porc femier mean??? What is scarola. What the hell is agnolotti squaquerone? I’m going home.
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cappuccino di pomeriggio e stuzzichini salati al bar e diventi subito satana 😈
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Giorni intensi, frenetici, che quando si torna dalle vacanze, per quanto brevi, ripartire con calma è una richiesta praticamente impossibile, ma io da buona sognatrice ci spero sempre ed invece...così eccomi a correre a destra e sinistra da ieri pomeriggio, tra turni a lavoro, incastrare appuntamenti e nuove conoscenze, veder persone, gestire un cuore ed ormoni, preparare un intero menù per la festa di stasera a mia sorella, che poi non vedrò per qualche mese. Un tiramisù e mezza tonnellata di insalata di riso, tartine al salmone e formaggio, stuzzichini, tavola imbandita da preparare e una casa da riordinare con l'aiuto di mamma, ed insomma quand'è che ci si ferma? Ma forse è meglio così, che per quanto vorrei scrivere ed ho veramente la testa colma di cose, pensieri, sensazioni e riflessioni, il tempo a disposizione è poco e tutto lo sto mettendo da parte, anche metabolizzare. E le foto sono ancora nella galleria, si accumulano giorno dopo giorno, e pure le parole, e finisce sempre che "arrivo tardi", ma forse è solo perché voglio dedicarmici bene, nelle cose intendo, e allora mi prendo e mi invento il "mio" di tempo.
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Quando la gente non sa è scopre l’acqua calda!
#RTL1025
#HappyHour
Fascia oraria in cui i locali praticano prezzi più bassi.
#Aperitivo
non ha sconti ma viene arricchito di stuzzichini.
In #Calabria dagli arbori della conoscenza e della civiltà si pratica l'#Aperitivo!
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in periferia a napoli: un estathe 1,50
a casa mia, in costiera: 4,50 senza stuzzichini
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Per riparare le viti sciolte, eseguire le seguenti operazioni:
Per riparare le viti sciolte, eseguire le seguenti operazioni:## riparazione di fori di una vite di legno-granio1. **Utilizzare bastoncini monouso o stuzzicadenti** – Tagliare i bastoncini e gli stuzzichini usa e getta in fori sciolti. – Riempire il buco con pezzi di legno. – riaccendere le viti [1][7].2. **Uso di tamponi e adesivi di cotone** – Mettere il tampone di cotone nel foro e…
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Natale d'eleganza: Fontanafredda e Chef Ugo Alciati presentano il Moscato d’Asti DOCG Moncucco e gli snack stellati firmati Guido Ristorante.
L’aperitivo alternativo delle feste: Fontanafredda e lo Chef Ugo Alciati presentano il Moscato d’Asti DOCG Moncucco e gli stuzzichini stellati by Guido Ristorante. Il Moscato, storico vitigno autoctono piemontese, incontra lo stile dello Chef stellato Ugo Alciati di Guido Ristorante al Villaggio Narrante di Fontanafredda, in una deliziosa esperienza sensoriale attraverso un quartetto di sapori…
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"Ho dato la vita".
È morto Matteo Salvini? !
E me lo dite così, di botto, senza darmi manco il tempo di organizzarmi con vino, stuzzichini, fuochi d'artificio?
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Capitolo Uno
Il possente rombo di un trimotore che prende avvio lo ripesca di prepotenza dal suo sonno che, in quell’ultima ora, si è fatto più leggero e delicato. Socchiude un occhio, incerto, e sbuffa annoiato. La luce fuori è già bella forte e splendente, e quindi sa piuttosto bene che deve proprio prepararsi mentalmente a dire addio al comodo materasso che lo ha accolto per la notte e a darsi da fare per iniziare la nuova giornata. Borbotta. Sbuffa di nuovo, abbastanza seccato. Infine si arrende e abbandona le lenzuola per gettarsi nel mondo crudele che lo attende là fuori in agguato.
Salud si ritira a dormire, ogni notte, in un angolo dei magazzini del campo volo dell’amico Naso Balsam. Un’altra sistemazione non ce l’ha, non ancora per lo meno. Ma si accontenta facilmente. Salud non è tipo da lamentarsi per certe scomodità. Un tetto sopra la testa ce l’ha; pasti regolari, anche; ha perfino un lavoro, che gli rende qualcosina. Non è molto ma, appunto, lui si accontenta. Fa il meccanico, ripara un po’ di tutto; al momento ripara aerei. Il mestiere del meccanico glielo ha insegnato un altro amico, tempo fa; ormai saranno trascorsi quasi cinque anni, ma quell’amico è morto poi, da un paio d’anni, lasciandogli in eredità quel che sa fare meglio nella vita, a parte dormire e mangiare: riparare cose.
Avrebbe proprio un gran bisogno di caffè, quella mattina. È così difficile svegliarsi. Sarà che ha fatto un poco tardi la sera prima… che poi si è trasformata in notte. Ma sono cose che possono capitare, in fondo. Ha solo ventiquattro anni: un po’ di divertimento se lo può ben permettere, no? Dovrà provare a chiedere a Naso, a quel punto, dato che lui di caffè non ne ha, e se è per questo nemmeno il gas su cui prepararlo. Intanto si butta di peso sotto la doccia, acqua rigorosamente fredda, sperando che aiuti. E aiutare aiuta, ma non a svegliarsi. O meglio, non a risvegliare il suo cervello. Qualcosa d’altro però sì, e forse non era il caso.
〜
«Ah, ma quale onore! Il nostro stimato meccanico che si presenta sul lavoro» lo accoglie la voce sarcastica del padrone della baracca, nonché amico di vecchia data, Naso.
Salud grugnisce qualcosa di indistinto, con buona probabilità un insulto. «Fatto tardi ieri notte» borbotta svogliato, sbadigliando. «Di’, ce l’hai mica un caffè?»
«Ma certamente!» esclama, occhi spalancati e sogghigno canzonatorio. «È risaputo che qui abbiamo un’ampia scelta di bevande e stuzzichini per placare gli appetiti più esigenti.»
Sbuffa. «Sei simpatico come una scimmia nelle mutande.»
«Perché, l’hai forse provata?» si informa Naso, intrigato.
Salud rotea gli occhi, esasperato. «Lascia perdere. Vado a vedere quanti danni hanno fatto ieri i tuoi grandi piloti» avvisa sarcastico, marcando a fondo su quel “grandi”.
«Sei solo invidioso perché a loro riesce di tenerli su e a te no» lo sfotte.
«Non ancora! Ma stai a vedere. Prima o poi ci riuscirò» prevede, pieno di speranza e con il pensiero già oltre, al suo vittorioso volo fra i cieli del Sud America.
«Come no, come no» concorda senza dar credito a una sola parola. «Ecco, prendi un po’ quella tazza di latta, quella che ti sta proprio accanto, sulla sedia, sì. Là dietro lo trovi il tuo caffè, è ancora caldo. Così magari non ti addormenti sul motore del de Havilland, eh.»
«Già, già» borbotta, recuperando la tazza un po’ ammaccata che gli ha indicato l’amico e facendosi largo nel ciarpame che ingombra il suo ufficio per tentare di raggiungere il retro e appropriarsi del famoso caffè. «Che ha il de Havilland, stavolta?» si informa dal fondo, tra un sorso e l’altro.
«E che ne so. Sei tu il meccanico, qui. Trovamelo tu il problema. Non si avvia, e quando lo fa borbotta peggio di te la mattina presto e poi tossisce e si spegne di nuovo.»
«Uhm…» riflette pensieroso, mentre la caffeina fa il suo lavoro. «La vedremo» mormora assorto. «A dopo, capo» si accomiata, sfarfallando una mano in segno di saluto all’indirizzo di Naso.
«Finiscila di chiamarmi capo in quel modo. Sembra una presa per il culo» protesta l’amico.
«Eh! Appunto» conferma, sghignazzando, mentre esce dall’ufficio per raggiungere il suo primo paziente della giornata.
〜
Il de Havilland aveva solo un banale problema di iniezione che ha risolto in fretta nella mattinata. Poi però sono arrivati due dei piloti dell’amico, entrambi lamentando guasti al proprio velivolo, che loro insistono ad apostrofare “catorcio”. Salud pensa che il vero problema di quei poveri aerei siano i piloti che li portano in aria e che, per quanto può vedere lui, non hanno la minima cura delle macchine che hanno sotto le chiappe. E così gli aerei si rompono sul più bello e i piloti se la prendono con il loro velivolo e non alzano un dito per correggere i loro errori, aspettandosi che sia Salud, ogni volta, a sistemare il guasto. Un giorno o l’altro lo sistemerà davvero il guasto: un bel cazzotto e via, problema sistemato.
«Ehi, Salud. Oh! Salud!»
L’interpellato leva gli occhi al cielo e, lentamente, abbandona il lavoro in cui era immerso, letteralmente, per dare attenzione allo scocciatore di turno: un altro pilota, tanto per cambiare. Ha la faccia da faina, ed è per quello che lo hanno soprannominato tale, ma Salud pensa che il povero animale sia mille volte più interessante, nonché più intelligente del pilota che ne ha usurpato il nome.
«Che c’è?» borbotta scocciato.
«Il mio 10 Electra dà problemi in rullaggio. Ci dai un’occhiata?»
«Per favore» appunta Salud.
«Sì, ok: per favore, puoi dargli un’occhiata?»
Salud grugnisce, sempre più seccato. Ma il povero 10 Electra non ha colpa del pilota che si ritrova a bordo, quindi va bene così. «D’accordo. Finisco qui e poi vedo che ha il tuo bimotore» promette di buon grado.
«Bene. Ci si vede.»
«Grazie, eh!» sbotta sarcastico.
«Sì, sì. Grazie» conviene la Faina, mollandolo al suo lavoro.
«Deficiente» sibila fra i denti, sbrigandosi con quel carburatore per poter controllare che altra sciagura ha combinato l’ennesimo, maledetto pilota della malora.
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