#Strepitoso
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#“I like to put pineapple on pizzas” 😂😅 Yuki don't you know that's grounds for Daniel's Italian citizenship to be terminated#ahhhh daniel's favourite italian word “strepitoso”#daniel ricciardo#yuki tsunoda#yukiel#italian gp 2024
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#buona domenica#Ti auguro un Capodanno 2024 strepitoso e che allo scoccare della mezzanotte tutti i tuoi sogni possano realizzarsi! Buon Anno e Felice 2024
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Judo: Ulaanbaatar Grand Slam strepitoso en plein del Giappone
Seconda giornata in terra mongola col monopolio assoluto di jodoka nipponici, che si accaparrano tutti e quattro gli ori di giornata
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siamo stati al mare, non un mare strepitoso e io neppure amo il mare, ma siamo stati benissimo. m mi ha fatto una foto a caso e mi sembra la classica "foto della mamma da giovane". e voglio immaginare i miei figli che dicono guarda quanto era felice
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Renato stava poggiato sulla porta del suo negozio di dischi. - Ciao Roberto, hai un po' di tempo? Oggi sono arrivati dei vinili usati e qualcuno e' veramente strepitoso.
Appena mette giu' la puntina sento un suono cosi' potente da far vibrare i vetri e muovere le mattonelle. Un suono sfrontato e aggressivo, maestoso e roboante. Energia, watt a palate, una furia prodigiosa e tanta, tanta classe.
Da quel giorno avevo un nuovo amore... un amore viola profondo. @ilpianistasultetto
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La campana del tempio tace, ma il suono continua ad uscire dai fiori…
Matsuo Bashō
Uno strepitoso 2024 per tutti... In ritardo.
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ghali impeccabile perfetto ineccepibile incredibile bravissimo unico spettacolare magnifico sublime geniale sensazionale travolgente pazzesco passionale gigante enorme magistrale eccezionale fantastico strabiliante impressionante stupefacente strepitoso favoloso clamoroso
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PRIMA PAGINA Tutto Sport di Oggi martedì, 30 luglio 2024
#PrimaPagina#tuttosport quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi dopo#coro#strepitoso#fenomeno#alla#avrei#avanti#tutta#guaio#piede
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EKO - Multitone + EKO Crescendo volume pedal
Strepitoso: Wah Wah Treble/Bass Booster: Tone Shaper Distortion: '60s Sounding Fuzz Repeat Percussion: Unique Sounding Tremolo
"
Apparently it's the firt multi-effect ever. It has Wah (called Strepitoso in italian), Treble/Bass Booster, Distortion and Repeat (percussion tremolo). So I traced the 4 different circuits, you can find attached the schematics and some pics. FS33805 are npn BJT with 1:C 2:B 3:E pinout. I tested one and hfe was 216. BC208 is apparently an equivalent and if i'm not mistaken 2n3904 could do the job. 4JD5E44 is a UJT (maybe equivalent to 2n2646 ?)"
cred: reverb.com/The Isolation Booth Studio, freestompboxes.org/Nocentelli, Bononoob,
#EKO#multitone#crescendo#fuzz wah#volume pedal#combo pedal#expression#multi-effects-pedal#made in italy#roller pedal
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Quando hai in mente un outfit strepitoso ma non hai un'occasione giusta per indossarlo 😢<<<
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🇮🇹Cuore pulsante del Salento, Lecce incanta con il suo centro storico barocco strepitoso e il mare splendido alle sue porte. . 🇬🇧The beating heart of Salento, Lecce enchants with its amazing baroque historic center and the splendid sea on its doorstep.
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Pronta per il mio sabato sera strepitoso...😆👍🎉
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https://jacobinitalia.it/berlinguer-la-grande-rinuncia/?sfnsn=scwspmo
Berlinguer, la grande rinuncia
Giulio Calella
11 Novembre 2024
Il film di Andrea Segre sul segretario comunista cede alla nostalgia e cerca di rappresentare il compromesso storico come una grande ambizione. Mentre l’eredità di quegli anni andrebbe interrogata in modo radicale
«Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona» cantava Giorgio Gaber all’indomani dello scioglimento del Pci nel 1991, elencando con ironia, e autoironia, i tic e le contraddizioni di chi per decenni in Italia si è definito «comunista».
Guardando Berlinguer. La grande ambizione, il film di Andrea Segre interpretato dallo strepitoso Elio Germano, si ha l’impressione che più di trent’anni dopo lo scioglimento del Pci, e a quarant’anni dalla morte del segretario comunista, non si riesca ancora a procedere più in là di quella rivendicazione. E che questa sia rimasta nella testa non solo dei suoi legittimi eredi (oggi maggioritariamente nel Partito democratico), ma anche di chi – come Segre e Germano – ha un’esperienza politica e una produzione culturale ben più di sinistra. «Berlinguer era una brava persona», un assunto che sembra poterne giustificare ogni scelta politica, anche quelle che hanno influenzato l’involuzione successiva della sinistra italiana.
La grande nostalgia
La beatificazione sembra il destino del segretario comunista fin dal giorno del suo enorme funerale, mostrato con le immagini d’archivio in coda al film. Andrea Segre ed Elio Germano però, in ogni presentazione della pellicola, sottolineano che il loro intento non è santificare Berlinguer ma mostrare l’attualità politica del suo messaggio.
La volontà di non cedere a un’eccessiva retorica sul personaggio è in effetti evidente, portata avanti anche a costo di fare un film meno coinvolgente di quel che avrebbe potuto essere. Gli sceneggiatori e gli attori hanno fatto una rigorosa ricerca storica, attenendosi in gran parte a discorsi e dialoghi effettivamente avvenuti e documentati, alternando anche le scene di finzione con immagini di archivio. Del resto Andrea Segre è soprattutto un bravissimo autore di documentari, e anche La grande ambizione, pur essendo fiction, procede in modo quasi documentaristico.
Va anche riconosciuto al film di Segre il coraggio di affrontare proprio gli anni in cui Berlinguer ha teorizzato e provato a praticare il «compromesso storico» con la Democrazia cristiana. Si concentra su cinque anni della sua vita, quelli che vanno dal colpo di Stato in Cile del 1973 al sequestro di Aldo Moro del 1978, senza indugiare nel racconto della sua formazione politica giovanile in Sardegna, e senza nemmeno citare gli ultimi anni della sua vita politica quando, dopo il fallimento del compromesso storico, si ritrova nel 1980 davanti ai cancelli della Fiat a fianco degli operai in sciopero per 35 giorni, o quando pone la «questione morale» alla politica italiana diventando il nemico politico numero uno di Bettino Craxi e del Partito socialista italiano. Eventi, questi ultimi, che hanno reso Berlinguer davvero amato, ma che a guardar bene ne definiscono meno la cifra e soprattutto l’eredità politica.
Il film però comunica senza dubbio una grande nostalgia. La nostalgia per un tempo che Segre e Germano non hanno mai vissuto, visto che nel 1984, quando Berlinguer morì, erano due bambini di 8 e 4 anni.
Che il sentimento nostalgico possa essere utile alla ricostruzione politica della sinistra, e non solo un esercizio consolatorio, è discutibile. È però comprensibile lo sguardo malinconico verso un tempo di grandi passioni politiche, di milioni di persone in piazza e alle Feste dell’Unità, di dirigenti con una solida formazione culturale e dei vincoli sociali incomparabili all’attuale teatrino della politica-spettacolo sganciata da qualsiasi spazio di partecipazione della società.
Il problema è che, con questa carica di nostalgia, la pellicola non riesce a sfuggire alla santificazione. Fin dalla scelta del titolo: presentare il compromesso storico come una «grande ambizione».
La grande rinuncia
«Secondo me se Andrea Segre ed Elio Germano avessero avuto vent’anni nel 1973, avrebbero odiato il compromesso storico», ha esordito in mondo provocatorio Nanni Moretti alla presentazione romana del film al Nuovo Sacher.
Il film inizia con le immagini del colpo di Stato orchestrato da Henry Kissinger in Cile con cui viene spazzato via il governo socialdemocratico di Salvador Allende che, dopo aver vinto le elezioni, stava portando avanti concrete riforme sociali. Da quel momento Berlinguer esplicita una strategia che era in realtà in elaborazione già da qualche anno: non solo non è possibile nessuna rivoluzione socialista in Italia, ma non è nemmeno pensabile nessuna alternativa politica di governo.
Nonostante le attese generate dall’enorme crescita elettorale del partito e dalle conquiste dei movimenti sociali nell’onda lunga post-Sessantotto, la via democratica al socialismo che propone Berlinguer è a dir poco tortuosa e contraddittoria: non si può governare nemmeno se una coalizione delle sinistre dovesse raggiungere il 51% dei consensi perché si rischierebbe un colpo di Stato orchestrato dagli Stati uniti e reso possibile in Italia da una potenziale alleanza tra la destra democristiana e i neofascisti. E per evitarlo bisogna accettare proprio l’ombrello statunitense della Nato e sostenere un governo guidato proprio dal massimo esponente della destra democristiana: Giulio Andreotti.
Nel film, pur di far apparire Enrico Berlinguer senza macchie, si finisce per sminuirlo nelle poche scene che non potevano essere documentate storicamente: quelle degli incontri riservati con Moro e lo stesso Andreotti. In questi colloqui Berlinguer appare un ingenuo, convinto che la sua linea sia l’unica possibile per mantenere un regime democratico in Italia, ma sostanzialmente preso in giro dai ben più scafati dirigenti democristiani che non concedono nulla in cambio della «non sfiducia» del Pci che permette al Governo Andreotti di stare in piedi. Nulla se non l’inutile presidenza della Camera a Pietro Ingrao.
Ma anche di fronte alla composizione dei ministri e alle concrete politiche di quel governo (che tra l’altro blocca il meccanismo della Scala mobile per adeguare i salari all’inflazione, abolisce ben 7 festività e aumenta l’Iva) Berlinguer persevera nella linea del compromesso. Bisogna rinunciare non solo al socialismo, non solo all’alternativa politica tramite democratiche elezioni, non solo alla difesa degli interessi di lavoratrici e lavoratori ma persino all’opposizione alla peggiore destra democristiana che flirta coi neofascisti. Tutto pur di salvare la democrazia.
A guardar bene è una rinuncia che poi diventerà una ricorrenza per la sinistra dei successivi cinquant’anni.
La grande delusione
A questa rinuncia seguì una grande delusione. Non solo nel movimento studentesco che scoppiò nel 1977 o nella sinistra extraparlamentare. Gran parte del mondo operaio e comunista fu completamente disorientato da questa linea, come mostrò proprio nel 1977 il capolavoro cinematografico di Giuseppe Bertolucci e Roberto Benigni, Berlinguer ti voglio bene, film spesso citato ma in realtà poco visto e soprattutto poco compreso.
Dopo la vittoria nel referendum sul divorzio nel 1974 e la crescita alle elezioni amministrative del 1975, non era più un tabù sognare il sorpasso sulla Dc nelle elezioni politiche del 1976. Il sorpasso poi per poco non ci fu, ma il Pci raggiunse il suo massimo storico in voti assoluti: 12 milioni e 600 mila. Anche il contesto europeo era promettente: nel 1974 c’è la rivoluzione dei garofani in Portogallo, nel 1975 finisce il franchismo in Spagna, nel Regno Unito governano i laburisti, in Germania sono al governo i socialdemocratici, in Francia cresce il cartello elettorale che tiene insieme socialisti e comunisti e che qualche anno dopo eleggerà presidente François Mitterand. La scelta di escludere a priori qualsiasi possibilità di governo di coalizione delle sinistre – che a prescindere dalle possibilità di riuscita avrebbe dato una prospettiva politica ai dieci anni di movimenti del nostro paese – produsse una delusione molto diffusa. Specie quando il Pci finì per sostenere il governo Andreotti. Tanto che nelle successive elezioni politiche del 1979 il Pci perse un milione e cinquecentomila voti, e non tornò mai più ai livelli di consenso del ‘76 (tranne la fiammata alle europee del 1984 segnate drammaticamente proprio dalla morte di Berlinguer).
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Lo strepitoso redesign di Trider G7 di un artista giapponese diventa virale Il redesign di Hiroyuki Maeda porta una ventata di modernità al Trider G7, mantenendo però intatto il fascino originale del robot. Info:--> https://www.gonagaiworld.com/lo-strepitoso-redesign-di-trider-g7-di-un-artista-giapponese-diventa-virale/?feed_id=450942&_unique_id=664a0c1468bf6 #Culturaotaku #HiroyukiMaeda #LinvincibilerobotTriderG7
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