#Stazione di Bologna
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ginogirolimoni · 4 months ago
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Il 2 agosto 1980 23 kg. di esplosivo deflagravano nella stazione di Bologna uccidendo 85 persone e ferendone più o meno gravemente più di 200; l’attentato era progettato per fare quanto più danno possibile perché avveniva in piena estate e in una stazione snodo per le zone balneari.
Tutte le indagini serie ricondussero alla matrice fascista e al terrorismo nero, nonostante i soliti depistaggi siano iniziati fin da subito e in ambito istituzionale, come se parte dello Stato ne fosse stato complice.
Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, condannati a parecchi ergastoli perché riconosciuti colpevoli dell’attentato sono completamente liberi dal 2009, nel complesso hanno scontato 26  anni di carcere e 5 anni di libertà vigilata; Licio Gelli, che si dice ne fu il mandante e il finanziatore (è quanto emerge dal processo al neofascista Bellini con le sentenze dell’aprile 2023 e del luglio 2024) nel frattempo è morto e non ha scontato alcuna pena per quella strage.
Dal 22 ottobre 2022 l’Italia è governata da quegli stessi fascisti reduci dell’MSI, nel cui bacino culturale vegetavano Mambro, Fioravanti e tanti altri terroristi neri che hanno lasciato una lunga scia di sangue nel nostro Paese fino alle soglie del 1994, e i cui legami con la politica, con le istituzioni, con i servizi segreti nostrani e con quelli USA, che ci consideravano come una delle loro foresterie e mai avrebbero accettato che il partito comunista prendesse il potere, anche in libere elezioni.
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monadenomade · 3 months ago
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Libera sempre, fascista mai
Cosa io sia andata a fare in stazione quel giorno non me lo ricordo. Forse dovevo partire, forse aspettavo l'arrivo di qualcuno - fatto sta che ero arrivata troppo presto. Mi ricordo che faceva dannatamente caldo, così entrai nella sala d'attesa in cerca di un po' d'aria condizionata. I posti liberi erano pochi; quello sul quale mi sedetti era proprio di fronte a quella grande targa sul muro che non avevo mai veramente osservato. Già altre volte ero passata dalla sala d'attesa, ma il mio sguardo era sempre scivolato su di essa senza mai fermarsi a leggere - sarà una targa della guerra, pensavo, andando oltre. Quella volta lì invece ci ero proprio seduta di fronte, e avevo del tempo da ammazzare, e non sapevo cosa fare. Non c'era mica Instagram all'epoca. Così iniziai a leggere.
All'inizio non capivo. Non c'era spiegazione di cosa fosse avvenuto, solo una laconica scritta: "2 agosto 1980. Vittime del terrorismo fascista", e poi una lunga lista di nomi. Quelli che più mi facevano impressione erano quelli con la mia stessa età. Rossella Marceddu, anni 19. Antonella Ceci, anni 19. Franca Dall'Olio, anni 20. Non si può morire a 19 anni, pensavo, Com'è possibile che queste persone siano morte alla mia età? I giovani non sono fatti per morire. Più andavo avanti e più mi sentivo stringere lo stomaco. L'enorme squarcio di fianco alla targa andava assumendo un significato totalmente diverso - non una scelta di design, come ingenuamente avevo pensato la prima volta che l'avevo visto, ma una cicatrice profonda e dolente, che ancora oggi fatica a rimarginarsi.
Quando arrivai alla fine della lista (lessi tutti i nomi, fino all'ultimo) sentivo le lacrime rotolare giù dalle guance. Non sapevo esattamente cosa fosse successo; tutti i dettagli della vicenda - l'orologio fermo alle 10 e 25, il bus 37, la strategia della tensione - li scoprii solo dopo, col tempo. Ma sapevo che era qualcosa di orribile, che aveva spezzato tante, troppe vite. Questo mi bastava.
L'attentato del 2 agosto - anche questa cosa la scoprii col tempo - è entrato sotto pelle ai bolognesi, li ha formati, li ha plasmati. Il ricordo è vivo, anche a quarant'anni di distanza; e finché i bolognesi ricorderanno, ricorderà anche Bologna. Le città, in fondo, non sono altro che tante persone messe insieme. Le città non sono insiemi di case, sono insiemi di persone. Ma se è vero che le persone formano le città, è altrettanto vero che le città rispondono, e formano a loro volta le persone. Il singolo influenza il tutto, e il tutto influenza il singolo. Io sono stata parte di Bologna per nove fantastici anni; Bologna, in cambio, è stata parte di me e mi ha insegnato la lezione più grande: sii quello che ti pare, davvero - tranne che fascista. Libera sempre, fascista mai.
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anothermessagetoyou · 4 months ago
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«Le radici del postfascismo stragista sono a pieno titolo nel governo italiano». L’affondo dei familiari delle vittime della strage di Bologna scatena il vittimismo di Meloni. E Mattarella resta solo nel denunciare con chiarezza la bomba neofascista e le complicità dello stato
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Si chiamava Angela Fresu aveva solo 3 anni Teneva per mano sua madre e suo padre, un guasto alla macchina lì ha costretti a prendere quel treno. Volevano andare al mare. Ma non ci sono andati. Una bomba messa dai fascisti non li ha fatti andare da nessuna parte
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ilgiornaledelriccio · 4 months ago
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10:25 – 2 Agosto 1980 – Stazione di Bologna.
Gli 85 morti del 2 Agosto 1980 ci ricordano ogni anno la ferocia della mescolanza politica e geopolitica tra fascisti, liberisti, statunitensi, NATO e la “democrazia liberale” occidentale con tutti i suoi apparati, dai servizi segreti, passando per le forze dell’ordine, fino alla magistratura.Per soffocare quello che era stato il più grande movimento rivoluzionario e comunista d’occidente,…
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b0ringasfuck · 1 year ago
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La Russa ribadisce la matrice neofascista della strage di Bologna
ma le vittime portavano la minigonna.
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unita2org · 4 months ago
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2 AGOSTO 1980 STRAGE ALLA STAZIONE DI BOLOGNA, 9 MAGGIO 1978 OMICIDIO MORO. UN'UNICA STRATEGIA ANTICOMUNISTA
di Redazione Carissime compagne e compagni, la Procura generale di Bologna dalle carte segrete di Licio Gelli, fatte sparire dagli atti del processo per bancarotta del Banco Ambrosiano, ma grazie alle lotte dei famigliari delle vittime e della magistratura rese pubbliche, ha scoperto – tramite i finanziamenti – i mandanti, gli organizzatori e gli esecutori della strage del 2 agosto 1980 alla…
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pensierispettinati · 4 months ago
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2 Agosto 1980 - 2 Agosto 2024
quarantaquattro anni fa, oggi, la strage fascista alla stazione di Bologna
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fatalquiete · 14 days ago
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Ha sbagliato il prefetto di Bologna a consentire una manifestazione di 200 fascisti di CasaPound a pochi passi dalla stazione dove avvenne la strage nera del 2 agosto 1980, rifiutando la richiesta del sindaco, Matteo Lepore, di vietarla, poiché sarebbe stata percepita come una provocazione in una città democratica e antifascista. Infatti, già dal mattino di ieri, la città ha dato vita a ben tre manifestazioni con la partecipazione di migliaia di cittadini.
Nel pomeriggio, uno di questi cortei ha tentato di avvicinarsi alla piazza occupata dai neofascisti, e ne è nato uno scontro con la polizia che ha provocato alcuni feriti, seppur non gravi, da entrambe le parti.
Anziché riflettere sulla gestione assai discutibile della sicurezza e dell’ordine pubblico in una città come Bologna, Meloni, Salvini e persino Piantedosi si sono lanciati in roboanti intimidazioni contro la sinistra che organizza cortei antifascisti. In particolare, il leader della Lega ha accusato i “delinquenti rossi” di aver dato la “caccia al poliziotto”.
Poi, la destra tutta – neofascista e leghista – con i suoi deputati, come un sol uomo, ha invocato la necessità di approvare nuovi provvedimenti restrittivi per la sicurezza.
Le dichiarazioni dei governanti in materia di ordine pubblico, sicurezza e scioperi si sono fatte di giorno in giorno sempre più preoccupanti, e il ministro degli Interni non sta svolgendo quel ruolo super partes che è essenziale per la sua carica istituzionale.
D’altra parte, non dobbiamo dimenticare che Piantedosi era prefetto di Roma quando, il 9 ottobre 2021, i neofascisti diedero liberamente l’assalto alla sede della CGIL.
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vintagebiker43 · 6 months ago
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Ribadiamolo il concetto, soprattutto per quelli che non intendono andare a votare contro la destra che minaccia l'Europa:
quelli che governano adesso sono i figli politici degli stragisti di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, dell'Italicus e della stazione di Bologna.
E fra quelli che si oppongono a questa destra becera, razzista, omofoba e cattotalebana non c'è nessuno figlio politico delle B.R. come loro invece vorrebbero far credere.
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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Papà era tecnico di laboratorio all' ospedale Sant' Orsola.
43 anni fa era un sabato e lui faceva mattina.
Al pomeriggio doveva venirmi a prendere dai nonni per portarmi alla piscina di Granarolo.
Papà non arrivò puntuale come mi aveva promesso.
Quando scoppio la bomba, tutto il personale medico e paramedico fu mobilitato e mandato alla stazione.
Entrato nell'atrio, la prima cosa che gli capitò fu di scivolare sul sangue sparso in terra e si rese subito conto dell'orrore.
Si rialzò e si mise a scavare con le mani.
Trovò un bambino tedesco che aveva esattamente la mia età, ma non poté tirarlo fuori perché ferito ed incastrato dalla vita in giù sotto una trave.
Gli misero una flebo e papà si sdraiò accanto a lui. Parlava bene tedesco, per cui gli parlò, lo consolò, gli diede da bere. Passò la notte a raccontargli le stesse fiabe che raccontava a me, di Ramesse il coccodrillo del Nilo e del suo furbo amico, il pesciolino Tutankamon.
Venne il giorno e passò anche la mattina, papà era sempre lì nella polvere e nel sangue, accanto a quel cucciolo spaurito e sofferente, che avrei potuto essere io stessa, come lui mi disse piangendo anni dopo.
A mezzogiorno il bimbo fu estratto dalle macerie, aveva le gambe rotte ma si salvò.
Non si salvò la madre, che lo teneva in braccio e gli fece scudo col suo corpo, schiacciato dalla pesante trave.
Papà mi portò in piscina domenica pomeriggio.
Quando mi vide mi abbracciò con tutte le sue forze, poi, sul prato della piscina di Granarolo, quel pomeriggio dormì, aprendo gli occhi solo per sorridermi ogni tanto.
Negli anni a venire, ancora, alcune notti si svegliava, sudato e angosciato, perché la coscienza, nel sonno, continuava a sbattergli davanti i fotogrammi di quell'incubo.
Me lo confessò solo quando fui grande.
Bologna 2 agosto 1980 è anche la storia dei soccorritori, del moto di spontanea solidarietà dei cittadini, che divennero gli angeli di quell' inferno.
Fra loro mio padre, Claudio Tuzi.
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da una pagina fb
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autolesionistra · 4 months ago
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E, niente, oggi sono arrivato pure tardino, giusto in tempo per sentire le parole di Bolognesi (presidente dell'associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, per chi non lo sa), e poi mi son perso in frulli vari quotidiani e intanto pensavo quello che penso ogni volta che lo sento, che potremmo succintamente riassumere in "soccia che grande Bolognesi", e il 2 agosto quando mi riesce di andare alla manifestazione mi lascia sempre una sensazione un po' così, una roba orribile che ha lasciato qualcosa di tangibilmente grande, un cratere in cui sono cresciute rose, aggiungete metafore brutte a piacimento. Non è impossibile ma non è neanche così facile sentire un qualche spirito di comunità in una città delle dimensioni di Bologna, ma il 2 agosto quando te ne vai da lì, sudaticcio e con la pressione sotto le scarpe, la pesantezza della ricorrenza lascia un po' di spazio a qualcosa che ti solleva che vedi anche nelle facce sudaticce e con la pressione sotto le scarpe degli altri partecipanti, in cui incroci sempre un po' di gente che ti aspetti e qualcuno che non ti aspetti.
Questa sensazione ha subito un piccolo tracollo quando l'amico Fabri mi scrive che a leggere la risposta della Meloni gli è venuta l'orticaria. Io ero perso nei cazzi miei, la presidente del consiglio ha risposto a Bolognesi? Purtroppo sì: https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/08/02/bologna-meloni-risponde-ai-familiari-delle-vittime-radici-della-strage-nel-mio-governo-attacchi-ingiustificati-la-replica-prende-in-giro-i-morti/7645678/ Prima di alimentare il circo delle polemiche (circo che ha piantato il tendone su un terreno particolarmente inappropriato) consiglierei (anche quest'anno) di leggersi l'intervento integrale di Bolognesi: https://stragi.it/vittime/discorso-2024
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libriaco · 4 months ago
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Bologna, agosto 1980
Le nostre vacanze di quell'estate 1980, in Austria, finirono troppo presto e per colpa mia.
Avevo parcheggiato il camper (in realtà, un vecchio furgone 238 Fiat riadattato dal propretario) in un silo piuttosto distante dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, mèta della nostra mattinata culturale. Il costo del parcheggio era diviso in fasce orarie e avevamo fatto i nostri conti sulla durata che avrebbe dovuto avere la visita per spendere il meno possibile. Il Museo risultò però incredibilmente interessante, Dürer, Bruegel, Bosch.... Il tempo passò troppo in fretta e quando ci accorgemmo di stare per entrare nell'orario in cui il balzello del parcheggio ci sarebbe costato un bel po' di scellini, uscimmo in fretta, più di corsa che a passo veloce; è vero che Orazio aveva inscenato una incredibile pantomima alla biglietteria del museo, mostrando il suo libretto universitario e cercando di far capire, un po' in inglese e un po' in pugliese, che, come studenti, dovevamo avere uno sconto, che poi ci fecero, ma avevamo veramente i soldi contati e il costo della vita in Austria era ben più alto che in Italia.
Arrivati appena in tempo al parcheggio, mi misi alla guida cercando di guadagnare l'uscita prima dello scadere dell'orario. Ahimè, così al coperto, e abituato a guidare una Mini, non avevo valutato l'altezza del furgone e, a una curva troppo stretta, feci impuntare il tettino in uno spigolo di cemento sporgente, producendo un gran di rumore e un notevole 'taglio' nella lamiera: accorsero subito un paio di sorveglianti per vedere che cosa fosse successo, passò una mezz'ora o più e ovviamente, all'uscita, fummo costretti a pagare per la salata fascia oraria in cui eravamo rientrati per quei minuti di ritardo.
La cosa più brutta era che il camper, Domenico, il terzo componente del gruppo, lo aveva avuto in prestito da suo cognato, con l'impegno di riportarlo a Firenze entro il 9 o 10 agosto, per consentire a lui e alla famigliola di andarsene in vacanza. Che cosa potevamo fare? Certo non raccontare l'accaduto, a rischio creare dei problemi familiari a Domenico; decidemmo allora, dopo una serie concitata di telefonate in Italia (non c'erano i cellulari!), di rientrare qualche giorno prima, per consentire a un mio amico carrozziere, che avevo rintracciato ancora nella sua officina, di porre rimedio al danno in maniera 'invisibile': avremmo usato i soldi risparmiati dall'accorciarsi della vacanza per pagare il lavoro.
Io fui immediatamente esonerato dalla guida in città ma poi mi alternai con Domenico durante il rientro; eravamo abbastanza abbattuti per l'incidente e per la brutta chiusura della vacanza, e decidemmo, per fare prima, di guidare anche di notte.
Orazio doveva andare a Pisa, con Domenico, per ripartire subito dopo verso la Puglia, dai suoi. Domenico doveva riportare il camper a Firenze, dopo aver accompagnato me nel mio paesello di mare e fatto aggiustare il danno alla carrozzeria del mio amico. Visto il rientro anticipato, Orazio decise di fermarsi qualche giorno da alcuni amici a Bologna, per poi andare da lì in Puglia; i bagagli li aveva con sé e non aveva motivo di ripassare da Pisa.
Il pomeriggio del primo di Agosto, arrivati a Bologna poco dopo le 16:30, parcheggiammo in prossimità della stazione per accompagnare Orazio a consultare gli orari dei treni e a fare la prenotazione e il biglietto per il suo rientro. La stazione, nonostante il periodo dell'anno, non era particolarmente affollata; girellammo un po' per il salone, mentre Orazio era in fila, poi lo accompagnammo col camper nella zona dove abitavano i suoi amici. Senza neppure scendere per salutare i suoi nuovi ospiti, riprendemmo la strada verso casa mia: volevamo arrivare dai miei sul fare della notte.
La cena, finalmente tra le mura familiari, fu veramente ristoratrice, così come gli abbondanti lavacri. La mattina dopo, sabato 2 agosto, Domenico ed io dormimmo fino a tardi; a tavola, all'ora di pranzo, saltata la prima colazione, eravamo famelici.
L'immancabile televisore rumoreggiava in sottofondo, ma non lo ascoltavamo, tutti presi a rispondere alle domande dei miei sulla nostra vacanza; a un certo momento però ci accorgemmo che alla TV parlavano di Bologna, della stazione e ci voltammo meccanicamente per vedere e sentire cosa dicevano. "Eravamo lì ieri pomeriggio...", feci alla mamma, con la bocca piena.
Il silenzio fu poi agghiacciante: capimmo cosa era successo. Un incidente? Un attentato? Decine di morti, centinaia di feriti... Muti, un raggrinzire della pelle... ci prese, stretti, quella commozione che ti fa luccicare gli occhi; e ci fu un pensiero non detto, negli sguardi tra me e Domenico: chissà, forse andando un po' più piano o non viaggiando di notte, saremmo potuti essere lì anche noi, a quell'ora.
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giovaneanziano · 8 months ago
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Via degli Dei Tappa 1: Bologna - Brento
- la genialità del sacco a pelo la sapete già. Mi aspetta sui binari in attesa che torni. Era un’amore impossibile. Per fortuna che in centro a Bologna c’è una Decathlon anche se avrei preferito risparmiare sto cinquantello
- sono rimasto bloccato al -4 della stazione di Bologna perché hanno chiuso tutte le scale mobili. 3/4 d’ora in fila per l’ascensore. Questi sono segni che dovrei tornare a casa MA NON MOLLO
- mezza Bologna bloccata per la strabologna ma me ne strafrego e passo ovunque senza che nessuno mi fermi. Strano
- a una certa sorpasso una coppia che mi fa “si vede che sei nell’esercito, guarda che passo portentoso” grazie zi ma mai stato nelle guardie sorry
- pensavo che le salite fossero graduali invece si passa da pianura da centro storico a discesa libera Bormio 2000 a Salita da monte Fato
- il mio B&B è pieno di gatti mi trasferisco qui
Acciacchi: spalle dolore 5/10
Felice: 7/10
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donaruz · 1 year ago
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2 agosto 1980 ore 9,00
«Forza Carmelo! È ora di alzarsi, bisogna correre in stazione, c’è il treno che ci porterà da papà!»
«Uffa, va bene, mi alzo» Il piccolo Carmelo ancora frastornato per la giornata precedente dove aveva mangiato un buonissimo gelato e corso per le vie di Bologna come un giovane esploratore in una terra sconosciuta. Osservava tutto. Carmelo era alto, non dimostrava la sua giovane età e con quel bellissimo binocolo che gli aveva regalato suo zio e i pantaloncini corti era perfetto come ricognitore dell’ignoto. Aveva gli occhi azzurri, la mamma per scherzare diceva sempre che era figlio di qualche Dio dell’Olimpo greco; nessuno in famiglia aveva gli occhi azzurri. Da grande voleva studiare gli animali e girare il mondo alla scoperta di nuovi territori. Era un esploratore ancora prima di esserlo davvero.
Una semplice ma abbondante colazione e poi un bacio forte a Tobia, il cane. La strada è breve fino ai treni ma quella mattina i parenti devono portare la macchina dal meccanico, una vecchia fiat 127 ormai al termine. La decisione è presto fatta, si va in stazione a piedi, tanto il treno è alle 11, c’è tempo...
Carmelo è contento, ha visto una grande città del nord, piena di gente che corre, non ha capito il motivo ma si diverte a vederli indaffarati, al suo paese sono molto più tranquilli. Poi, finalmente, vede i treni. Che amore che ha per i treni! Ogni domenica il suo papà lo porta alla piccola stazione del paesello a vedere i treni che partono, ora anche lui potrà salire su quelle macchine meravigliose fatte di ferro e legno per ben la seconda volta nella sua vita.
10,20
«Mamma!, mamma mi piacerebbe tanto avere un amico cane, ma tanto tanto!»
«Va bene piccolo, vedremo, quanto torniamo a casa ne parliamo con papà e se lui è d’accordo andiamo al canile»
«Che bello!, che bello!, sono sicuro che il papà sarà d’accor……»
BUUUMMM!?!
«Mamma, mammaa, aiuto! Dove sei? Ho paura! è tutto buio, mamma aiuto è tutto buio..»
Suoni, strani suoni di ferro caldo. Un caldo feroce; gemiti che provengono dal treno di fronte ai binari, gemiti sempre più profondi e poi...urla disperate. Chi cerca la mamma, chi il fratello chi l’amico, la compagna, il figlio. Ma loro non sono più in stazione, sono stati sbalzati a 100 metri di distanza per l’onda d’urto. Come delle foglie strappate ai rami di un albero autunnale.
Poi il fumo si dirada e s’intravede il disastro.
«Mammaa!, dove sei? Dove sei?» Carmelo sembra un minatore appena uscito dalla galleria; la galleria più profonda del suo piccolo paese.
«Vieni piccolino, vieni in braccio, ti aiuto io!» Un ragazzo di 20 anni, una divisa da vigile del fuoco. Il ragazzo è nero come Carmelo, zoppica, ma continua a togliere pezzi di cemento dal piccolo corpo del bimbo. Solleva calcinacci pesanti e taglienti, rossi dal caldo; le sue mani ustionate, ma continua a spostarli. Alcuni giorni dopo venne ricoverato in ospedale per le ustioni. Perse tre dita di una mano.
«Chi sei? Dov’è la mia mamma?» Carmelo è sepolto da una montagna nata dalla violenza.
«Sono un amico della mamma… stai tranquillo»
«Ma cos’è successo?» La sua voce non è più quella di un giovane esploratore, ora è rauca, piena di polvere e distruzione.
«Niente, non è successo niente. Piccolo…non è successo niente»
Fine
In Italia non succede mai niente.
La Rosa dei venti, Il golpe borghese, piazza Fontana, Gioia Tauro, Reggio Emilia, Brescia, l’Italicus, Genova, Il rapido 904, Bologna, Ustica, Firenze, Milano; non sono niente. Non è successo niente. Non è STATO nessuno. In fondo qualche pezzente, qualche moglie di pezzente, qualche figlio di pezzente cosa volete che sia, incidenti di percorso; incidenti per una democrazia migliore, più libera, più ricca. In Italia non è mai STATO nessuno, una cena tra poteri, un brindisi e poi le direttive agli organi di informazione:
“Dovete dire questo, dovete dire quello, dovete dire che non è successo niente; arriva l’estate mandiamoli in vacanza tranquilli, poi, quando tornano, avranno dimenticato tutto”
Ma non avete preso in considerazione una cosa: voi! infami manovratori dietro le quinte, migliaia di occhi hanno visto, sentito, sanguinano ancora. Loro lo sanno chi è STATO. Potete manipolare tutto, cancellare tutto ma dietro il vostro secchio di vernice bianca democratica ci sono pareti rosse di sangue pulito.
Quelle non potrete mai più cancellarle.
-A Carmelo e a tutti i morti e feriti di quella mattina spensierata di un agosto solare-
(Breve parte dal racconto "Piccolo esploratore" contenuto nel libro "Stelle cannibali" ED. Il Foglio 2022)
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nusta · 6 months ago
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Questo weekend ho fatto una delle cose che mi ero ripromessa di fare più spesso, anzi due: passare del tempo con le mie amiche di persona e dedicare di nuovo attenzione all'antropologia, che dopo la tesi ho messo un po' troppo in disparte.
Con la mia vecchia compagna di studi siamo andate a seguire degli incontri a Pistoia, organizzati proprio sul tema dell'antropologia dell'alimentazione, sulla cultura e sulle retoriche del cibo, sulle pratiche e i miti più o meno recenti che gravitano intorno alla cucina e alla produzione di ciò che mettiamo a tavola. Bellissimo *_*
Purtroppo siamo riuscite a stare solo una giornata su tre, e abbiamo perso uno degli interventi che avremmo voluto seguire di più, ma non si può avere tutto (e proprio la "temperanza" era uno dei concetti cardine di uno degli interventi che abbiamo ascoltato, quindi abbiamo cercato di contenere la delusione u_u)
Questi sono i miei appunti sparpagliati rimuginati tra ieri e oggi, in attesa di rimettere ordine nei miei pensieri:
* Sullo Sprecometro di Andrea Segrè gli astronauti della stazione spaziale sarebbero sempre ai primi posti di tutte le classifiche, ma quanto è difficile essere parsimoniosi senza un team alle spalle
* Chissà se Stefania De Pascale ha visto "For all Mankind" e quanta fantascienza c'è stata nell'infanzia di chi lavora in questo campo - chissà che ne penserebbero Fabio Dei (ricordando sua lezione dal Festival di antropologia di Bologna) e Dario Bressanini
* Se la tavola serve al dialogo e dialogare a tavola e sulla tavola serve a tutti noi, seguire il filo dei discorsi di Marino Niola e Enzo Bianchi è un viaggio nel linguaggio più suggestivo tra metafore e allegorie, una serie di immagini potentissime
* La concretezza dei numeri sulla produzione di carne di Stefano Liberti è agghiacciante anche dopo aver scritto una tesi su questi argomenti ed è tra i migliori esempi della complessità dei mondi culturali di cui parlava Adriana Destro nel mio primo libro di antropologia
* Chissà se la dimensione relazionale delle scelte alimentari collettive di cui ha parlato Adriano Favole ci porterà verso un equilibrio sostenibile prima o poi - sarebbe meglio prima che poi... - tra i paradossi dell'abbondanza e i limiti della memoria storica e la costruzione di nuove abitudini a tavola (quando ha parlato della neo-tipicità della carne in scatola in polinesia e al paragone con l'importazione della pizza in Italia non ho potuto fare a meno di pensare ad Alberto Grandi)
* Alla ricerca delle foto di Marco Aime, abbiamo visitato alcuni locali tra i vicoli e le piazzette di Pistoia, incrociando insegne di "corsi di recupero per vegani" e mostre fotografiche dedicate alla "fame chimica": sulla sola retorica sul cibo ci sarebbero ore di dialoghi da fare
* Grande emozione incontrare al volo Massimo Montanari e ringraziarlo per aver dato il via alla passione per questi argomenti 20 anni fa, ancora più bello farlo insieme alla mia amica considerato che la nostra amicizia è nata proprio tra i banchi di quel corso
* Quanti libri vorrei leggereeeee
* Per fortuna ci sono i video su youtube per recuperare gli incontri persi
Comunque non potevo non prendere appunti, ovviamente u_u
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Questa invece sono io che aspetto il treno per rientrare con 50 minuti di ritardo, ma niente può guastare questo weekend cominciato con gli gnocchi fatti in casa dalla mia amica u_u
E comunque ne ho approfittato per cominciare un libro che sembra proprio bellissimo *_*
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nitroglycerin-a · 6 months ago
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Essere in stazione sotterranea a Bologna è la cosa più simile al ptsd che abbia mai esperienziato, so che è anche collegato a tanti bei momenti ma ricordo solo l’ansia, la fretta, la rabbia, l’impazienza, la frustrazione, la stanchezza, la solitudine, sempre qua, la quantità di volte che sono salita su quei treni, ogni volta che sento Roma Termini mi viene solo da piangere, prima o poi guarirò ma fa ancora molto molto molto male, domani esco, ho un appointment nella mia città, dove posso andare e tornare quando voglio, in mezz’ora, un’uscita normale, serena, leggera, una birra e si vede che si vuol fare, senza impegni, voglio continuare così
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