#Sirena Bambina
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Alessandria Today accoglie un nuovo autore: Beniamino Cardines entra nella redazione
Siamo lieti di annunciare l’ingresso nella redazione di Alessandria Today di Beniamino Cardines, una figura poliedrica e di grande spessore culturale.
Siamo lieti di annunciare l’ingresso nella redazione di Alessandria Today di Beniamino Cardines, una figura poliedrica e di grande spessore culturale. Scrittore, giornalista, speaker radiofonico, regista, performer e organizzatore di eventi culturali, Cardines porta con sé una vasta esperienza e una visione unica del narrare come mezzo per accendere fari su angoli bui dell’esistenza. Un autore…
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nicolebookshelf · 7 months ago
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Lode al mare.
Da bambina ero convinta di essere una sirena, ogni volta che posavo i piedi sulla sabbia ogni male, semplicemente, svaniva.
Mi sono sempre sentita fortemente legata al mare tanto da pensare che appartengo ad esso.
Il mare, una distesa immensa di vita e sentimenti.
Lui mi chiama; con il rumore delle onde, attraverso il canto dei gabbiani che affamati lo sorvolano.
Chissà quante cose ha visto quell'acqua celeste...
Guerre, battaglie, pirati e marinai.
Quanta storia ci regala ogni giorno e quanti misteri deve ancora svelarci, come un messaggio in bottiglia attende di essere letto, noi aspettiamo di scoprirli.
Tutt'oggi non ho trovato una risposta, ma ogni volta che respiro l'odore del mare una parte di me guarisce.
-Nicolebookshelf ✍🏻
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situazionespinoza · 16 days ago
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Ricordo distintamente le mattine scure in cui mio osservavo assonnata mio padre prepararmi l'uovo sbattuto con tanto zucchero e un goccino di caffè, un'ombra alta che si confonde tra il profilo del frigorifero e il muro di piastrelle.
Mi ricordo anche che raramente mangiavo tutto quell'uovo sbattuto, che forse non mi è mai piaciuto. Nonostante siano passati più di 22 anni, ricordo anche la consistenza pastosa del tuorlo e lo sgranocchio dei granelli di zucchero sotto i miei denti da latte.
Mio padre mi preparava quell'uovo sbattuto ogni mattina, prima di accompagnarmi a scuola in macchina. Una volta, forse frequentavo la prima elementare, gli chiesi di fermarsi a un'edicola lì vicino per comprarmi uno yo-yo di gomma, di quelli che schiacciandoli tra le mani creavano delle bolle in cui galleggiavano pupazzetti di plastica. Le mie compagne di classe avevano collezioni strabilianti di questi yo-yo: rosa, a brillantini, che mostravano delfini o unicorni o bamboline. Quello che mi comprò mio padre era verde acido e, schiacciandolo, mostrava un occhio.
Ricordo di aver scoperto solo anni dopo che l'uovo sbattuto di mio padre aveva un altro nome, un nome ufficiale: zabaione. Ma quando racconto di mio padre che preparava questa colazione ogni mattina a una me sonnacchiosa e paffuta, non riesco proprio a chiamarlo zabaione. Quello di mio padre era l'uovo sbattuto.
Mi ricordo anche le nuotate al tramonto che facevo con mio padre in quel villaggio vacanze in cui trascorremmo 2 settimane dopo la morte di mia madre. Io - ovviamente - non sapevo nuotare e mi tenevo a galla dentro al mio salvagente rosa di Barbie. Ricordo che una volta trovai un ragno enorme nel bagno della nostra stanza e mio padre lo schiacciò senza battere ciglio. O anche che sul comodino accanto al mio letto avevo disposto ordinatamente tutti i ninnoli e le chincaglierie che mi trascinavo dietro ovunque andassi: un braccialetto di corallo, forse appartenuto a mia madre; un'icona di Padre Pio; un esercito spaventoso di peluche.
Ricordo anche tutte le volte che mio padre mi portava all'Auchan, spingendomi nel seggiolino del carrello lungo il reparto Giocattoli mentre io indicavo estasiata tutte le Barbie che volevo. Ne avevo tantissime, per due anni consecutivi mio padre mi comprò un sacco di Barbie: Schiaccianoci, Sirena, Principessa, Pattinatrice; e anche tutte le comparse del suo magico mondo matriarcale: Becky e le altre bambine amiche sue.
Una volta, forse di anni ne avrò avuti 4 o 5, mio padre si fece male al ginocchio. Abitavamo ancora a Sannicandro e mia madre era ancora viva e quel pomeriggio mio padre era seduto in bagno a disinfettarsi una ferita che forse si era fatto in cantiere. Io gli rimasi accanto e forse tamponai l'escoriazione con un batuffolo imbevuto di disinfettante. O forse mi limitai a mettergli un cerotto, non ricordo bene.
Ci fu anche l'episodio della ciabatta abbandonata, che straziò il mio cuore di bambina. Eravamo al mare, forse Santo Spirito, e mia madre era ancora viva ma era rimasta chiusa in casa mentre mio padre mi aveva portato giù a fare il bagno. Ero piccola, non sapevo nuotare, quindi rimanemmo insieme sugli scogli. Mio padre aveva delle ciabatte in plastica forse dell'Adidas e una si ruppe proprio quel giorno. Lui non si fece troppi problemi, la abbandonò lì in mare. Io piansi guardando quella ciabatta navigare alla deriva sospinta dalle onde, sola e inutile.
Ricordo perfettamente, invece, il giorno in cui mi arrabbiai con mio padre per qualche ragione che adesso mi sfugge. Mia madre era morta, lui aveva conosciuto quella che di lì a poco sarebbe diventata sua moglie. Io forse ero gelosa, ma di una gelosia innocente, si capisce: una madre che si uccide quando hai 7 anni inevitabilmente ti fa sviluppare qualche paura di essere abbandonata. Quel giorno mio padre mi portò da OVS e mi comprò 2 bustoni di roba inutile. Non c'era ancora stato il 2008, quindi probabilmente non spese nemmeno tanto. Ma, tornata a casa, fui travolta da un senso di imbarazzo e disgusto per me stessa che continua a bruciarmi ancora adesso.
Un ricordo bello, invece, è quello di quando avevo 8 anni e feci la Confessione. Mia madre era morta da un anno esatto o poco più. Per l'occasione, mio padre mi comprò delle Lelly Kelly a strappo azzurre. Dopo il sacramento, andammo a festeggiare insieme nella nostra pizzeria preferita nella foresta di Mercadante. Quel posto si chiamava "La Selva di Diana" e mi piaceva perché ogni tavolo era apparecchiato con tovagliette di carta su cui erano scritti tutti i miti che riguardavano la dea Artemide.
C'è stato un momento preciso in cui mi sono resa conto che i ricordi condivisi con mio padre erano giunti al termine. Era il settembre 2012, avevo compiuto da poco 16 anni ed ero sul pullman con la mia migliore amica del tempo. Un mese prima, il 2 agosto, eravamo state insieme a Roma per il concerto dei Placebo. Ci avevano accompagnato i nostri padri. Quel giorno di settembre eravamo appunto sul pullman quando la mia amica mi disse: "Sai cosa mi ha detto mio padre"? "Che ti ha detto?". Mi disse che mio padre aveva detto a suo padre che gli sarebbe piaciuto fare di nuovo una piccola avventura del genere "così posso trascorrere un po' di tempo con mia figlia".
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martynaandrea · 6 months ago
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2. La Sirena
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Sulla spiaggia, Tra le dune, Tra gli scogli La sabbia sulla faccia Una foca che non si muove Inaccettabile realtà.
La Sirena Mi chiamano la Sirena Con le gambe Senza vita La saliva Alla bocca In tutto questo vuoto Resta solo la vergogna.
Oltre al ricordo di quella notte.
Il metallo pesante contro la schiena Taglia le vesti Rompe le ossa Arriva dentro lacerando le interiora Il dolore, il sangue La faccia sulle foglie secche Il mantello pesante, il rumore. Ve ne andate, mi lasciate qui Non ve ne andate, non ve ne andate La delusione La disperazione Tra le fitte, la nausea, il sangue Il magone.
Solo il sole Solo il vento Su un lato del viso Quello non accasciato a terra Solo il mare.
L'uomo della casa Mi porta ogni giorno alla spiaggia Me ne accorgo solo Perché cambia il panorama Non conta più nulla Se non cercare di negare L'incancellabile verità.
Quello che mi fa Non ha più importanza Mi trascina Si spoglia La mia faccia verso il mare. Si riveste Si allontana Lavora alla barca Si lava in mare Mi trascina a casa. Non sento niente Se non il ricordo di quella notte.
Nella vasca da bagno Mi guarda la bambina La Sirena Dalla pelle bianca e scivolosa L'unica sirena Col rischio di affogare.
Se me lo lasciassero fare Non opporrei alcuna resistenza Non ho più volontà.
Sicario senza padrone Il vostro disinteresse La vostra crudeltà Non trova risposta nel mio cuore Che batte a malapena. Ogni tanto vi sento arrivare Sulla scogliera Guardate cosa resta Del vostro errore.
Un incidente di ieri Non cercavate neanche me Avevo dodici anni Ora una bambina senza età.
Se voi foste qui Se non aveste provato ad uccidermi Perché ci sono ancora? Giorni infiniti Un peso morto, senza capo né coda.
Racconteranno di me Nelle storie degli anziani Della più triste storia Mai sentita in queste strade. Della bimba "destrozada" Della bimba mai cresciuta Che guardava fissa il mare Con la coda da Sirena.
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qualecostumedabagno · 1 year ago
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francyfan-bukowsky · 1 year ago
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Sirena
sono dovuto entrare in bagno a prendere qualcosa e ho bussato
e tu eri nella vasca
ti eri lavata la faccia e i capelli
e ho visto la parte superiore del tuo corpo
e tranne che per i seni
sembravi una bambina di 5,o di 8 anni
eri così piena di gioia nell'acqua
Linda Lee
tu non solo eri l'essenza di quel momento
ma di tutti i miei momenti
fino a quell'istante
tu che facevi il bagno tranquilla nella vasca
eppure non c'era nulla
che potessi dirti.
ho preso quello che mi serviva dal
bagno
e sono uscito.
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Charles Buk🖤wski
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celestica-1988 · 1 year ago
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Viaggiai più di trenta ore senza fermarmi neppure per mangiare, dimentico perfino della sete, ma riuscii ad arrivare a casa della famiglia del Valle prima del funerale. Dicono che entrai in casa coperto di polvere, senza cappello, sporco e con la barba lunga, assetato e furioso, chiedendo a grida della mia fidanzata. La piccola Clara, che allora era una bambina magra e brutta, mi corse incontro quando entrai nel cortile, mi prese per mano e mi condusse in silenzio nella sala da pranzo. Lì tra le bianche nuvole di raso bianco nella sua bianca bara c'era Rosa, che al terzo giorno dalla morte si era conservata intatta ed era mille volte più bella di come la ricordavo, perché Rosa nella morte si era sottilmente trasformata nella sirena che era sempre stata in segreto. -Maledizione! L'ho perduta! - dicono che dissi, gridai, cadendo in ginocchio al suo lato, scandalizzando i congiunti, perché nessuno poteva comprendere la mia frustrazione di avere trascorso due anni a scavare la terra per diventare ricco, con l'unico proposito di condurre un giorno all'altare quella giovane che la morte mi aveva soffiato.
-La casa degli spiriti, Isabel Allende
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lettieriletti · 1 year ago
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Favolette - Edizione illustrata
Favolette - Edizione illustrata
Un pellicano cantastorie, una bambina che scalpita per venire al mondo, la sirena che inventò un dolce per placare il mare, un folletto che mette le stagioni sottosopra e molti altri ancora. Sono i personaggi delle Favolette, nati dalla penna di otto grandi scrittori italiani per raggiungere più bambini possibili. Con queste fiabe, donerete un libro a un altro bambino… perché volare con la…
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ilmiocentimetro · 1 year ago
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A 11'200 chilometri di distanza
Sento l'aria muoversi verso la mia direzione
Come le onde d'urto d'uno tsunami
Il mio ego se ne nutre e le abbraccia tutte
"Venite!" urlo, come una madre scellerata ad uno sciame di vespe furibonde
E come un giovane Dorian, sento la colpa entrarmi dentro
Mantenendo una parvenza di bellezza
Spalmando sul mio corpo l'amore che hai voluto dedicarmi come una costosissima crema da notte
E' un unguento prodigioso
Che rinvigorisce l'animo
Che ricorda alle mie membra
Che la vecchia Sirena d'un tempo non ha perso il suo smalto
Che ancora lambisco prede fingendomi agnello
Che segretamente bramo lo struggente suono dei lamenti d'amore
Dei sogni irrequieti
Dei singhiozzi interrotti
Delle notti insonni
Dei pensieri sporchi
Perennemente impostora del mio stesso fascino
Vivo ogni conquista smembrando in due il mio corpo e la mia mente
"Lusingata", col cappello a veletta calato sul viso angelico, gli occhi socchiusi e imbarazzati
"Spavalda", col sorriso beffardo e affamato di chi vuol sapere a tutti i costi quanto vorrai avvicinarti al baratro
Memore delle ossa degli amanti che giacciono sul fondo
Come preziose reliquie o trofei dimenticati
Buoni solo a voluttuose chiacchiere marine
Una parte di me vorrebbe accarezzarti la barba bruna
Guardarti negli occhi e dirti, dolcemente, "in che guaio di sei cacciato"
Ed un'altra, meschina ed oscura, chiederti fin dove il tuo amore potrebbe arrivare
Come una maledetta incantatrice
Tentarti nelle prove più stupide
Sedotta io stessa dall'onnipotenza dell'amor donato
"Non sono perfetta"
Lo trovi scritto in piccolo su ogni angolo della mia pelle
Intorno a ogni piccolo neo o imperfezione
Tra le pieghe del mio encefalo
E nel fondo dei miei occhi
Sono solo una bambina con le forme di donna
Una Sirena reietta senza regno né sudditi
Un'anima solitaria che non ha altro da dare se non la propria spontaneità
Nessun futuro
Nessun accordo
Sono perennemente in balia delle onde, verso "altro"
Altri lidi
Altri amori
Altri stimoli
Saresti l'amore di una notte?
L'amico di una vita?
Entrambi
O nessuno
Saresti la metà della mie mela (o della mia banana)
O forse solo un piccolo spicchio dentro il mio essere?
Non vedo distinzioni
Non contemplo barriere
Se il tuo é amore, io non lo so
Amore, curiosità, infatuazione, desiderio,
Tutto, oppure niente
Ma poco importa ai miei occhi
Provo anch'io curiosità per il tuo odore
Per il tuo modo di leggere
Per l'odore della tua casa
E mentre scrivo tutto ciò sento un peso allo stomaco
Ed é paura: paura di illudere
Paura di soggiogare
Paura di nutrire i tuoi desideri
Quando io stessa non conosco i miei la maggior parte del tempo
Come il vento non sa assicurare una buona pesca o un buon raccolto
Un tramonto luminoso o un'alba tempestosa
All'innamorato viandante sotto al cielo
Cosa posso offrirti?
Una scatola vuota?
Svuotata, o da riempire?
Io questo non lo so.
Forse la tua non è nemmeno una domanda, o una richiesta
Forse la tua è una cartolina che non attende risposta
E io ne sto cercando una che nemmeno conosco
Ma ho sentito muoversi dentro qualcosa
Un piccolo fuoco
La luce di una candela
Su una piccola barchetta di carta
Lasciata al dolce cullare del fiume
E sono curiosa di vedere dove arriverà
Se si accascerà su se stessa tra qualche chilometro
(11'200 sono tanti)
Se troverà una baia tranquilla, con delle piccole oche selvatiche
Se dopo aver superato impetuose rapide
Raggiungerà vittoriosa l'oceano
Per poi sparire in una bocca di balena
O giungere a me dalla corrente del Golfo
Con un piccolo fiore viola appoggiato sulla prua.
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maricaandreello-blog1 · 6 years ago
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sciatu · 4 years ago
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GELATI VARI
MIMì E GEGE’ - gelato alla liquirizia.
Il desiderio è un laccio sottile che piano piano ti avvolge e che d’improvviso ti stringe tanto forte che se non lo soddisfi ti soffoca e ti impedisce di provare altre emozioni. Gegè ad esempio amava il gelato e appena lo desiderava andava a prendersi un cono nella gelateria di Mimì, prima che si mettessero assieme e aspettava che proprio Mimì lo servisse e non gli altri inservienti, perché così gli riempiva il cono di una montagna di gelato. Quel gesto di Mimì era per Gegè una prova di amicizia e non capiva che lei lo faceva solo perché lui gli piaceva. Lui però non ci pensava avendola sempre avuta come grande amica e vivendo il rapporto con lei in quel bagnasciuga esistenziale dove non sei né solo spiaggia e quindi amicizia, né solo mare e quindi amore.  Lui passava i pomeriggi nella gelateria con Mimì e si giustificava di fronte agli amici e a sé stesso, con il suo amore per i gelati. Un giorno non la trovò. Era partita con le cugine per una gita offerta da un fornitore. Sul momento Gegè non ci pensò e si prese il suo gelato, ma scoprì che non era più buono come prima. Gli mancava qualcosa che lui non capiva o ipocritamente non sapeva o voleva definire ed accettare, perché per capire d’amare ci vuole coraggio o incoscienza. Il desiderio di Mimì incominciò a stringergli l’anima e crebbe in lui sempre più prepotente. Per prima cosa gli fece perdere l’interesse per quanto lo circondava. Le vaschette di gelato persero ogni colore e attrattiva, la gente intorno a lui si trasformò in ombre ed anche se vi era il sole, gli sembrava di essere già a novembre. Sentiva che qualcosa era cambiato, che qualcosa gli mancava, ma non voleva ammettere che questo qualcosa fosse Mimì. Durante tutta la giornata il desiderio gli faceva apparire nella memoria improvvise immagini di lei come i suoi occhi perfettamente a mandorla, la sua bocca da bambina sempre sorridente ma con la forma di donna, gli apparvero anche, dolorosamente dettagliate, le sue minnone che quasi trasbordavano dalla sua camicetta nera aderente quando si piegava tra le vaschette di gelato per raccogliere con la paletta una dose abbondate di pistacchio o caffè. Il desiderio di lei era tanto forte che la sera, con grandissima preoccupazione dei genitori, si mangiò solo due arancini e un pitone fritto: quasi inappetenza assoluta, a sentir la madre.  Poiché la voce profonda dell’anima sono i sogni, la notte fu il momento in cui il desiderio gli tese un terribile agguato facendogli fare un sogno terribile. Era nella gelateria e aveva appena ordinato il suo gelatone. Mimì aveva incominciato a riempire un cono e metteva e metteva a mai finire, tanto che il gelato era grande come la testa di lui. “Stai attenta che ti cade…” le disse Gegè preoccupato e infatti fu cosi: il gelatone che Mimì riempiva pescando dalle vaschette sottostanti cadde proprio sulla vaschetta che conteneva la stracciatella. Lei sorrise e senza problemi entrò dentro il bancone per prenderlo e improvvisamente affondò dentro le vaschette di gelato e scomparve dentro di loro. A Gegè saltò il cuore in gola: dove era finita Mimi ? Lei riapparve improvvisamente quasi nuotando nelle vaschette che andavano ad allargarsi ed appariva tutta fatta di gelato. I suoi capelli erano sottili fili di cioccolato, le sue minnone erano formate da gelato al cocco e fragola, i fianchi di zuppa inglese, le gambe di gelato al limone e il sederone di nocciola e crema. Lei si muoveva entrando in una vaschetta grande quanto una piscina e uscendo da un'altra ancora più grande, con un sensuale movimento e lui ebbe la percezione che fosse tutta, assolutamente nuda. Splendidamente nuda e tutte le sue forme risaltavano, ora come gelato alla papaya, ora come gelato alle amarene con due ciliegione a fare da capezzoli, ora con la zona del pube sotto forma di scuro gelato alla liquirizia e questo lo sconvolse perché era uno dei pochi che non aveva mai ordinato. Così il suo corpo cambiava continuamente, da fragola e panna a zabaione e nocciola, le natiche di tiramisù, il ventre di gianduia e cioccolato bianco, le braccia di Mont Blanc con pezzettini di maron glasse, i capelli di papaya e frutto della passione, la schiena di meringata, le gambe di limone e menta. Lui l’osservava e lei ora appariva ora spariva, con le minnone che traballavano con il loro profumo vaniglia, il sesso di liquirizia ed i peletti di filamenti di scuro cioccolato fondente. Come una sirena nel mare, incominciò a chiamarlo tra onde di torroncino, di gianduia e meringata. “Gegè, veni, veni… chi gustu voi.. , veni ..  liccami … scialati” Lui guardava e l’acquolina gli impastava la bocca, mentre laggiù la sua ciolla si era gonfiata come il palloncino che usano i clown di strada per fare gli animaletti come cani e cigni. Imbarazzato da quel tubolare dotato di volontà propria lui lo stringeva più che poteva per nascondere l’effetto che lei aveva sul suo corpo. “ Gegè veni, assaggiami.. “ Faceva lei, lasciva e provocante, mostrando ora questa ora quella intimità dolciaria, dalla lingua gianduia, alle labbra di fragola, alla minna di cedro, al sesso di scura profumata liquirizia (ancora? Ma perché?). “Veni, Gegè, liccami tutta … no vidi chi mi staiu squagghiannu (mi sto sciogliendo) …?” Gegè stava morendo. Sentiva un gran caldo e l’essere tubolare la sotto che stava scoppiando avendo raggiunto il massimo della espansione permessa dalla pelle, ma vedeva Mimì sciogliersi e quindi perderla completamente e questo lo sconvolgeva perché adesso il desiderio era la sua vita e Mimì l’unica persona che potesse saziarlo e rinnovarlo nello stesso tempo rendendolo quella Araba Fenice che chiamano amore. Gegè ebbe un’illuminazione: lui amava Mimì e per vivere doveva stare con lei. Questo era il suo Karma in quel momento della sua vita e rinnegarlo, ignorarlo, voleva dire uccidere il suo destino. Non poteva far altro! Non doveva pensare di dover fare altro!! Aprì la vetrina delle vaschette di gelato e vi si tuffò dentro. Sul momento sentì solo nausea in mezzo a quello sciroppo denso e zuccheroso che era il gelato e che per similitudine lui associava all’amore. Poi però quella fase densa e dolce come miele assunse una vita propria e Gegè si sentì abbracciare ed un corpo fresco e morbido adagiarsi sul suo dandogli un piacere intenso e carnale. Gli occhi di cioccolato Mimì lo osservavano intensi mentre le labbra rosse amarena cercavano le sue e una volta raggiunte le divorarono mentre la sua lingua di liquirizia (cosa che eccitò tremendamente Gegè) avvolgeva la sua. A questo punto perse ogni controllo e si senti tutto piacevolmente bagnato, quasi in paradiso e lentamente si lasciò affondare dolcemente, come disse il poeta, in un mare di gelato alle mandorle. Qualche giorno dopo, quando Mimì fece salire la saracinesca del negozio se lo trovò dietro la porta del negozio che aspettava, da mezzora, l’apertura della gelateria. Lo fece entrare contenta di vederlo “Ciao Gegè, hai già voglia di gelato?” Lui la guardò e a vedersela di fronte dimenticò tutto il discorso forbito e passionale che si era preparato, inoltre, con la capacità discorsiva inaridita da abuso di messaggi whats up e meme, cadde nel panico più completo. Lei lo guardò stupita dal suo silenzio e dal nervosismo che il suo corpo mostrava. “Che c’è ?” Chiese preoccupata. Allora Gegè, ormai disperato, fece un atto ancor più disperato: la baciò. Mentre la baciava, Gegè capì che soddisfare un desiderio voleva dire farne nascere mille altri perché le labbra di Mimì, sapevano veramente di liquirizia.
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elenamirulla · 3 years ago
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Alcune vignette de "La sirenetta" tratte dal mio fumetto "Sexy Tales num.4" (2015). 🧜‍♀️ Ne approfitto per farti vedere qualche interno dei fumetti che realizzo, anche se le foto col cellulare, magari di vignette piccole, rendono poco giustizia. Inoltre passati tot anni (o anche pochi minuti 😂) per me i disegni sono già "gni". Ma questa storia mi fa sempre ridere, inoltre sono particolarmente affezionata anche al cartone Disney che fu il primo che vidi al cinema, a 6 o 7 anni. ♥️ Da bambina sognavo di essere una sirena... Quindi ti prego di capire che si tratta di rielaborazioni sexy-umoristiche a modo mio che nascono da un amore immenso per favole e racconti nello specifico, quindi un omaggio. ☺️ Quali di queste scene preferisci? Sono curiosa 😬😬😬 #mermay2022 #mermay2022 #mermay #mermaidlove #mermaidart #mermaid #littlemermaid #sirene #sirena #fumettoitaliano #fumettodivertente #fumettoerotico #fumettogram #fumettoita #fumettistaitaliano #fumettistaitaliana #fumettista #mermaidfanart https://www.instagram.com/p/CeBVby1M-h0/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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lunamagicablu · 3 years ago
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Catania bambina
Bambina che di mattina corri,
Con i tuoi limoni in mano,
Che vendi al mercato,
E ti riposi sotto l’arco che ti agghinda,
Poi fissi l’Etna,
Che il continente ci invidia,
Incantata dallo splendore,
Della sua sontuosità.
Giovane che al tramonto scendi al litorale,
Dove si librano in cielo limpido,
Le tue alate creature,
Dove bagni i tuoi piedi ambrati,
Nella tiepida spuma.
Fanciulla dalla bellezza bruna,
Dalle mani valorose,
Che effigiarono i potenti romani,
I greci, gli spagnoli,
Che i normanni ammaliasti
Soggiogati dalla tua avvenenza,
Che cantarono poeti stranieri,
E in cui vi nacquero, illustri artisti.
Catania bimba che cade,
Si rialza con la forza dell’amore,
Catania giovane sirena,
E aggraziata popolana.
Arriva la notte e più dolce mi appari,
Mentre il sole stanco,
Che scaldò le acque dei tuoi mari,
Si spegne dentro essi.
Catania bimba che ora dorme,
Cullata sotto la luna,
Dalle scure onde.
Catania che cresce a ogni alba,
E di magnificenza s’ingrandisce.
-- Angela Mori
by Camilla Akrans
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Catania child
Little girl who run in the morning,
With your lemons in hand,
That you sell at the market,
And you rest under the arch that adorns you,
Then you stare at Etna,
That the continent envies us,
Enchanted by the splendor,
Of her sumptuousness.
Young man who at sunset come down to the coast,
Where they soar in clear skies,
Your winged creatures,
Where you wet your amber feet,
In the warm foam.
Girl with a dark beauty,
With valiant hands,
Who portrayed the powerful Romans,
The Greeks, the Spaniards,
May the Normans bewitched
Subdued by your beauty,
Who sang foreign poets,
And where illustrious artists were born.
Catania child who falls,
She gets up with the strength of love,
Catania young mermaid,
And graceful commoner.
The night comes and the sweeter you appear to me,
While the tired sun,
Who warmed the waters of your seas,
It goes out inside them.
Catania child who now sleeps,
Cradled under the moon,
From the dark waves.
Catania that grows at every dawn,
And it grows in magnificence.
- Angela Mori
by Camilla Akrans
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vecchiorovere-blog · 3 years ago
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Il leone si innamorò della sirena e non poteva farla sua, né poteva respirare sott'acqua, né lei poteva uscirne ma il leone l'amava così tanto e pensava: "I miei polmoni sono più grandi, posso passare più tempo sott'acqua di lei fuori" E si è allenato così tanto che ha trascorso diversi minuti senza respirare per vederla. Un giorno è quasi morto e quando è uscito dall'acqua è crollato. Quando ha aperto gli occhi gli era vicina, non aveva più la coda di pesce. Era una donna completa e bellissima. Lui, sorpreso, chiese come aveva fatto e lei rispose: "Sono una donna, sono un essere magico e la tua audacia e volontà hanno dimostrato che eri degno di camminare accanto a me." Da quel giorno, il leone e la sirena camminarono per sempre sulle sabbie bianche di quella spiaggia. L'amore e la volontà possono fare tutto ed io, ancora, continuo a credere nella favola...... Si, sono sempre un po bambina, e continuo a credere nelle favole, credo ancora che questo mondo abbia una possibilità... forse... o forse sbaglio tutto?
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mystic-moon · 4 years ago
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Sono problematica
Mi dicono di non pensare al passato
forse è proprio questo il problema
non riesco a non pensarci
è stato troppo per me
il passato è come una lama
che ti trafigge il cuore.
Vorrei avere la forza
la forza di una madre
La forza di un soldato
La forza di un’adolescente in crisi
La forza di non farmi male.
Ma tu ne sai qualcosa? Cosa hai fatto nella tua vita per sentirti così bene e divertito? Non esistono parole per descrivere cosa prova un’adolescente nel bel mezzo di una strada buia.
Ero a Silent Hill, una bambina di 6 anni disegnava brutalmente su un foglio bianco e non riuscì a capire cosa stesse disegnando.
Era sporca e con molti lividi, in quel momento mi preoccupai... lei non chiese aiuto come se fosse normale, ero io ad essere in pericolo.
Ad un tratto ci fu un suono assordante, la sirena cantava l’arrivo di un mondo parallelo, universo splendentemente buio.
Mostri provenienti da un posto mai conosciuto, era come un ricordo e quella bambina mi assomigliava tantissimo.
Erano i suoi mostri, la proteggevano dai mali del passato che vivono tutt’ora con felicità e menefreghismo.
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ilmerlomaschio · 5 years ago
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PAROLA D’ORDINE
Parola d’ordine:impazzire.
Era ciò che voleva. Conosceva bene i suoi gusti quindi ha uscito dall’armadio tutto ciò che le era necessario per fargli capire che quella sera il suo corpo sarebbe stato piatto unico della sua cena.Corpetto con reggicalze,autoreggenti e perizoma,il tutto tassativamente nero con sfaccettature rosse come piace a lui. Decise di indossare il vestitino comprato alla fiera della moda a Milano,scollatura evidente e leggermente a campana ,con spalline sottili. E le scarpe? Potevano non mancare le sue preferite  tacco 12 cm? No!
Le aveva promesso di andare in quel famoso locale a Cefalù,il suo preferito,tra gli scogli,con vista sul mare.
Era il giorno del suo compleanno e non c’era migliore occasione per sfruttare il momento.
Alle 19 in punto messaggino su WhatsApp.
“Scendi ,sono giù”
Sorrise.
Prese tutto ma stava dimenticando una cosa importante:indossare il plug.
Era tardissimo ,lo prese dal cassetto e ,per accorciare i tempi,decise di lubrificarlo non con il gel ma con qualcosa di più naturale.Quindi lo immerse nel suo sesso già umido.
Abbassò le mutandine ,si chinò un po’ e con una leggera pressione il plug fu dentro.
Quella sensazione fredda le provocò un brivido ma non  sarebbe mai stato più piacevole di ciò che avrebbe provato dopo cena.
Salì in auto ,il suo sorriso meraviglioso confermava quanto fosse felice di vederla o forse il solo pensiero di averla tra le braccia da lì a poco lo rendeva semplicemente immenso nel suo piacere,il piacere di una mente perversa.
Si avviarono in paese ,autostrada quasi deserta ,la luna illuminava impavida il mare,lei che non smetteva di raccontare le varie telefonate di auguri ricevuti durante la giornata.
Lui era totalmente distratto,ma sorrideva.
D’un tratto le  posò la mano sulla gamba ,scorrendola verso l’alto, affondando due dita dentro la vagina .
Riportò le dita umide in bocca e chiuse per un attimo gli occhi.
Quell’odore inebriante invase i suoi sensi.
“Solleva e girati,devo vedere una cosa”.
Ordinò con voce severa.
Senza dire una parola eseguì l’ordine e lui allargò le natiche.
“Brava la mia bambina”.
Durante la cena poche parole,ma lui non smetteva di fissarla ed era  quasi imbarazzante rimanere ferma divorata dalla sua voglia di possederla anche subito,facendo spazio tra i tavoli,sotto gli occhi di tutti.
Ma lei rimase composta ,ogni tanto mordeva il labbro, ogni tanto giocava con la lingua,proprio mentre la sua mano scivolava giù per sfiorare la sua erezione .
Senza nemmeno mangiare il dolce,pagò il conto e andarono via,dirigendosi in quella meravigliosa villa che lui aveva affittato per una notte.
La vista da quel terrazzo era meravigliosa.
Si poteva ammirare tutta la Conca d’Oro e le luci in lontananza delle Isole Eolie.
Ma più da vicino lui ammirava lei,che splendeva di luce propria ,estasiata nel guardare tutto quello splendore.
Si mise dietro lei e le baciò  il collo socchiudendo gli occhi.
Le prese la mano portandola in villa dove li attendevano due calici di champagne e dei costumi nuovi fiammanti per fare un tuffo in piscina.
Lei non smetteva di sorridere.
Si spogliò in un istante e si tuffò in acqua.
“Tu pensi che possa indossare un costume per fare il bagno?” Disse lei.
Cominciò a nuotare come una sirena mentre lui la continuava a guardare .
Era veramente splendida.
A quel punto non gli rimase altro che spogliarsi senza  l’imbarazzo della tua verga marmorea.
Lui non poteva fare a meno di toccarla ,baciarla,stringerla.
Era pazzo di lei,era sempre stato pazzo di lei.
Eppure di donne ne aveva avute,ma sapeva che lei aveva qualcosa che non avrebbe potuto mai trovare nelle altre.
Cominciarono a giocare,cominciarono a stuzzicarsi,i suoi capezzoli sempre più duri e lui che continuava a pizzicare.
Piccoli gemiti sussurrati all’orecchio, accesero la sua perversione e la sollevò poggiandola a bordo piscina ,le allargò le gambe per iniziarla a leccare ma non gli venne difficile dal momento che la sua disponibilità era palese .
Era vogliosa, aperta ,eccitata ,una puttana pronta a tutto.
Quei colpetti di lingua erano per lei come vibrazioni .
Non avrebbe potuto mai spiegare a parole cosa provava perché ormai era persa nel piacere,la sua mente immersa nella lussuria di quel momento.
Il suo corpo gli donava voglie malizia e dolcezza ,avrebbe voluto fare di lei cose mai fatte,provava sensazioni mai vissute.Lei era la perfezione.
La lingua prendeva campo ovunque,la cominciò a penetrarla raccogliendo i suoi piaceri,non lasciò neanche un goccio.
La girò e tolse quel plug ormai imbrattato di umori,approfittando della posizione e entrò senza chiedere permesso,dolcemente cominciò a baciarle la schiena mentre si faceva spazio tra le sue natiche.
Non era una donna facile da governare ma lei ,da brava bambina,gli permetteva tutto.
Ormai il membro era completamente dentro e lei godeva emettendo gemiti che sfondavano il cervello.
Lei si tolse sorridendo – “Pensi che io possa stare ferma e subire?”
Il suo corpo da dea si sollevò e prese la cravatta ,lo bendò chiedendogli solamente di stare fermo ,l’unica cosa che doveva fare era subire.
Cominciò a leccargli il collo nonostante avesse sapore di cloro,non piacevole al gusto,ma sicuramente piacevole al contatto col la sua verga bagnata.Non poteva osservare i suoi occhi,ma ogni sua espressione era visibile nonostante fosse bendato.Leccava tutto,succhiava persino le palle lisce,senza nemmeno un pelo.Il suo corpo ben curato e scultoreo era davanti a lei che lo coccolava tra baci e carezze,leccare la punta scappellata era il suo cavallo di battaglia.A dire il vero era la masturbazione con la bocca il suo punto forte.Lui si dimenava ma non poteva sfuggire,sollevava la testa ma non poteva guardarla,sollevava il bacino per indicarle di metterlo tutto in bocca.C’era saliva ovunque,era un pompino salivoso ,come piaceva a lui,come voleva lei.Il suo corpo era tela sul quale dipingere la sua opera ,unica e irripetibile,tracce di saliva ovunque,marchiare il terreno lasciando i suoi umori strisciandosi su lui.Nessuno doveva toccare ciò che ormai era suo.
Non potè più aspettare ,tolse la cravatta dagli occhi e la divorò in un istante .
La sua verga la travolse, portando una gambe verso il suo fianco così era aperta,era libera di accoglierlo.I suoi polsi bloccati ,sottomessa al suo unico signore,padrone del suo corpo e della sua mente,che piano piano conquistò pure il suo cuore.
I loro corpi ormai erano fusi,si gettarono in acqua giocando, toccandosi, godevano e i loro gemiti erano sempre più forti.Due delle sue dita entrarono nella vagina e  si muovevano a ritmi più veloci  fino a farla gridare.Ansimavano,godevano,due corpi che emergevano dall’acqua .
Insieme erano la perfezione.
Erano assetati l’uno dell’altro,lui aveva bevuto da lei,lei era pronta ad assaporare il suo miele.La mise sul lettino,cominciò a muovere la sua mano in maniera veloce ,fino ad esplodere sui suoi enormi seni.
Non contenta ne prese un po’ e lo mise sul clitoride.
Pochi minuti dopo l’ennesimo orgasmo.
Continuarono così fino all’alba.
Giochi erotici e coccole regnarono sui loro corpi e nelle loro anime.
Parola d’ordine:impazzire.
E così fu.
Kyoko
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