#Silvia Pelizzari
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queerographies · 6 months ago
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[Stasera faremo cadere il cielo][Giuliana Misserville]
Stasera Faremo Cadere il Cielo: Un’Antologia di Fantascienza Queer per Sognare un Futuro Nuovo Titolo: Stasera faremo cadere il cieloA cura di: Giuliana MisservilleEdito da: Zona 42Anno: 2024Pagine: 304ISBN: 9791280868657 La sinossi di Stasera faremo cadere il cielo a cura di Giuliana Misserville “Di sotto è pieno di creature. Stanno circondando la casa, si tengono per mano. Stanno guardando…
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fotopadova · 4 years ago
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Viaggio nella Fotografia italiana del novecento: dal pittorialismo ai paparazzi
di Silvia Berselli da https://www.collezionedatiffany.com/
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Ferdinando Scianna, Bambini, 1970 ca. Stampa fotografica vintage alla gelatina sali d'argento. Timbro dell'autore al verso. cm 30,5 x 20. Aggiudicato € 750. Courtesy: Il Ponte Casa d'Aste.
Quando si pensa alla fotografia italiana tornano alla mente nomi quali Bragaglia, Giacomelli, Ghirri, Basilico o Jodice e i loro scatti più iconici, ma poco si conosce dell’evoluzione storica che questo linguaggio artistico ha compiuto nel nostro paese durante gli ultimi 100 anni.
Quali sono gli ambiti in cui i fotografi italiani si sono distinti e hanno dimostrato una loro autonomia di pensiero rispetto ai colleghi stranieri?
Da oggi e per tre puntate indagheremo, allora, proprio questa ricchezza di creatività, partendo dai primi anni del Novecento per arrivare ai giorni nostri. Scopriremo insieme che la fotografia italiana nasconde un mondo straordinario fatto di autori dimenticati o solo parzialmente conosciuti, che hanno lavorato con caparbia sensibilità e grandissima abilità.
Pittorialismo: tramonti e contadinelle
L’Ottocento fotografico si chiude in Italia con una fiorente quanto ripetitiva industria della fotografia da souvenir legata alla produzione di Anderson, Alinari e Sommer: scatti realizzati in altissime tirature per compiacere il pubblico straniero, che immortalavano stereotipando monumenti e paesaggi del Bel Paese.
Sulla scia dei fermenti in atto a livello europeo, nei salotti torinesi un ristretto gruppo di dilettanti, tutti facoltosi e molti dei quali nobili, diede vita ad un movimento pittorico conosciuto col nome di Pittorialismo.
Attivi in Francia e Gran Bretagna i Pittorialisti rivendicavano la centralità artistica della fotografia da loro considerata una tecnica in grado di competere con le altre arti nobili e non una meccanica riproduzione della realtà.
Stampe flou ed effetti sgranati, realizzati con raffinate tecniche che prevedevano l’uso della gomma bicromata o del bromolio, finivano per annullare l’immagine dandole l’aspetto di un acquerello o di un’incisione.
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Domenico Riccardo Peretti Griva, Ultime luci, ante 1925 Stampa al bromolio Collezione Museo Nazionale del Cinema
Nonostante gli intenti fossero nobili, i risultati di tali sperimentazioni furono mediocri. Accecati dalla volontà di elevare la fotografia all’arte, persero di vista le potenzialità del mezzo e finirono per snaturare il suo essere. Le pagine della rivista di riferimento dei Pittorialisti italiani “La Fotografia Artistica” (1904-1917) risultarono costellate di immagini sfuocate di contadine e pascoli al tramonto: visioni languide e sentimentali, ancorate ad un secolo passato e totalmente distaccate dalla realtà intrisa dell’acre presagio di un conflitto alle porte.
Questo movimento, fatti salvi pochi nomi come Guido Rey (1861-1935) o Riccardo Peretti Griva (1882-1962) in Italia ha rappresentato un elegante esercizio stilistico privo di quella spinta alla modernità riscontrabile tra le pagine di “Camera Work” (1903-1917), rivista di riferimento dei pittorialisti americani e incubatrice di un nuovo modo di “fare” fotografia.
Roma: due donne, il Fascismo e il vortice futurista
Ai primi del Novecento la città di Roma era un centro cosmopolita, con i suoi nobili, il mondo delle ambasciate e il Vaticano. Il luogo ideale per aprire uno studio fotografico.
In città erano già attivi diversi ateliers, ma sarà lo stile fortemente personale di due ritrattiste, straniere e fortemente determinate a garantire il loro successo: Eva Barrett e Ghitta Carell, imprenditrici ante litteram, colte e tecnicamente preparate.
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GHITTA CARELL, Mostra del ritratto, 1952. Stampa fotografiche alla gelatina sali d’argento montate su cartoncino originale con scritte a stampa. cm 35,9 x 24,9 Aggiudicato € 375. Courtesy: Il Ponte Casa d’Aste
“I vostri amici possono comprare tutto ciò che voi potete dar loro meno che la vostra fotografia”, proclamava Eva Barrett.
Giunta a Roma dall’Inghilterra nel 1913, Eva Barrett (1879-1950) rese il suo studio fotografico un punto di ritrovo per la nobiltà dell’epoca e le famiglie reali europee. Come ci riuscì? Barrett elaborò una versione personale del crayon portrait che si distinse per la particolare raffinatezza nell’esecuzione.
Questo particolare effetto, ottenuto ritoccando la fotografia, dava spesso risultati piuttosto grotteschi in quanto l’uso del colore o della matita il più delle volte snaturavano l’immagine originaria rendendola irriconoscibile. Eva Barrett, invece, applicando pochi leggeri tratti di matita riuscì a realizzare immagini sottotono ma dai neri particolarmente densi, mantenendo i caratteri propri del ritratto fotografico.
La sua fama fu lentamente adombrata da quella di un’altra fotografa, Ghitta Carell (1899-1972), acclamata per il suo stile moderno. Ungherese, frequentò a Firenze una nutrita cerchia di intellettuali e artisti, prima di stabilirsi nel 1928 a Roma. La sua clientela era in parte comune a quella della concorrente inglese sebbene il mondo borghese e politico legato agli alti vertici del fascismo preferisse il suo stile più moderno.
Prive di fronzoli ed aggiunte (nascoste comunque nei sapienti ritocchi dei negativi), le immagini erano dirette e avvolgenti grazie anche al sapiente dosaggio della luce.
Le parole di Roberto Dulio mettono a fuoco la complessità della sua produzione: “Il lavoro di Ghitta Carell leviga una sintesi espressiva che salda, in accattivante dialettica, le tensioni e i contrasti tra avanguardie e tradizione che segnano il dibattito artistico dell’epoca fascista”.
Lei ebrea immortalò innumerevoli gerarchi e anche lo stesso Mussolini. Un legame con il potere ambivalente, il suo, che se da un alto le permise di salvarsi durante le leggi razziali restando a Roma, dall’altro bollò a lungo negativamente il suo lavoro.
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ELIO LUXARDO, Nudo maschile, 1937. Stampa fotografica vintage alla gelatina sali d’argento, carta smaltata. Timbro dell’autore al verso. cm 18 x 24. Aggiudicato € 3.250. Courtesy: Il Ponte Casa d’Aste.
Il bel mondo romano aveva un altro fotografo di riferimento in quegli anni, Elio Luxardo (1908-1969).
Impegnato anche lui nella ritrattistica, dimostrò il suo vero talento nell’esplorazione visiva dell’anatomia umana anticipando le poetiche della body art. A lungo confinato nella retorica fascista dell’esaltazione dell’atleticità del corpo, Luxardo superò questi limiti indagando in maniera quasi morbosa i dettagli delle fasce muscolari, dei busti e delle schiene. Il volto non trovava spazio nei suoi scatti, sempre più orientati ad intensificare quell’effetto scultoreo dei corpi che nei primi anni ‘80 sarà protagonista nei lavori di Robert Mapplethorpe.
Il dibattito italiano sulla fotografia raggiunse un’eco internazionale grazie ai fratelli Anton Giulio (1890-1960) e Arturo Bragaglia (1893-1962) e alla pubblicazione nel 1911 del saggio Fotodinamismo futurista. Nella prefazione si leggeva: “…ci piace inoltre di far osservare che non siamo fotografi e ci troviamo ben lontani dalla professione di fotografi”.
Il testo più innovativo sulla fotografia negava la sua essenza e poneva le basi dell’arte concettuale che dì lì a poco avrebbe ribaltato ogni canone estetico. Ben descrive Antonella Pelizzari la poetica della fotografia di Anton Giulio Bragaglia: “L’assenza dell’elemento descrittivo, ottenuta con la macchina fotografica, spostava le sue fotodinamiche sul piano dell’arte contemporanea, pulsante come la vita moderna.”
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FRANCO GRIGNANI, Proiezione 1955. Stampa fotografica vintage alla gelatina sali d’argento. Firma dell’autore e data al verso. cm 29 x 22,5 Una variante di questa immagine compare come copertina della rivista “Serigrafia” del 1965. Aggiudicato € 1.625. Courtesy: Il Ponte Casa d’Aste.
Nel 1930 Tato e Marinetti proponevano nuovi spunti alle riflessioni di Bragaglia con il Manifesto della fotografia futurista. L’eredità in Italia della lezione modernista dei futuristi fu particolarmente ricca di autori di diversa esperienza e formazione che riuscirono a miscelare idee e tecniche per creare nuove visioni fotografiche. Artisti, architetti e pubblicitari, innestarono la fotografia in altri linguaggi dando vita a lavori e progetti innovativi e di straordinaria modernità. Questo periodo d’oro della creatività fotografica, ad oggi sottostimato e poco studiato, annovera tra i suoi grandi maestri Bruno Munari, Marcello Nizzoli,
Mario Castagneri, Luigi Veronesi, Franco Grignani e Carlo Mollino.
Bisognerà attendere in Italia gli anni Settanta per ritrovare un legame così forte e produttivo tra le arti e il linguaggio fotografico.
La ricostruzione: neorealisti e paparazzi
 La fotografia postbellica, allo sgretolarsi della visione eroica del fascismo, si trovava di fronte un paese devastato dalla guerra, povero ed arretrato. Molti fotografi ritennero opportuno impegnarsi nella lettura di quella situazione, molto diversa da quella figurata dall’informazione che il regime aveva diffuso tramite le immagini dell’ente di propaganda, l’Istituto Luce. Il massiccio impiego della fotografia da parte della stampa di regime aveva dimostrato come l’informazione non potesse più intendersi tale senza un appropriato corredo di immagini.
Alcune riviste come Tempo (1939), Il Mondo (1949) o Epoca (1950) permisero ai fotografi di far conoscere il proprio lavoro ad un pubblico sempre più vasto.
Mario Pannunzio, direttore del Il Mondo, poneva grande attenzione alla qualità fotografica e permise a Enzo Sellerio, Gianni Berengo Gardin, Fernando Scianna di pubblicare i propri scatti accanto ai nomi più noti del fotogiornalismo internazionale dell’epoca quali Robert Capa o Henri Cartier-Bresson.
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MARIO DE BIASI, Formicolio umano sul sagrato 1950 ca. Stampa fotografica vintage alla gelatina sali d’argento. Timbro e titolo di pugno dell’autore al verso. Opera in cornice cm 30,4 x 20,9. Aggiudicato € 2.125. Courtesy: Il Ponte Casa d’Aste
Nelle pagine di Tempo Federico Patellani (1911-1977) illustrò la situazione di degrado e arretratezza in cui versava il Paese, con veri e propri racconti per immagini dove il testo era decisamente minoritario rispetto all’immagine. Non tutti gli editori erano così attenti al lavoro dei fotografi e raramente le immagini pubblicate riportavano il nome dell’autore dello scatto.
Questi autori, che si tende a classificare come neorealisti, un termine d’effetto legato dal cinema e ancora per molti non del tutto pertinente alla fotografia, cercavano con stile e punti di vista differenti di interpretare il proprio tempo prediligendo le tematiche dell’attualità connesse alle città o alle campagne in trasformazione.
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FULVIO ROITER, Umbria, 1954. Stampa fotografica vintage alla gelatina sali d’argento. Firma e timbro dell’autore, titolo, data al verso. Opera in cornice cm 29 x 23. Aggiudicato € 2.500. Courtesy: Il Ponte Casa d’Aste.
I fotografi che in qualche misura hanno abbracciato le tematiche neoreoliste, o meglio umaniste, furono: Mario De Biasi (1923-2013), attivo a Milano e assunto dalla redazione di Epoca già dal 1953, affezionato alla sua città e alle tematiche urbane; Fulvio Roiter (1926-2016), veneziano, che nel 1956 ottenne l’importante Premio Nadar per il suo libro di sole fotografie Umbria. Terra di San Francesco; Nino Migliori (1926) che insieme ai progetti legati al territorio come Gente dell’Emilia (1950-1959) si dedicò all’astrazione.
Il Sud del Paese, con le sue tradizioni e contraddizioni, fu rappresentato con grande sensibilità dai lavori di fotografi quali Enzo Sellerio, Tino Petrelli, Carlo Bavagnoli e Ferdinando Scianna. Quest’ultimo realizzò il volume Feste religiose in Sicilia (1965) che resterà un punto di riferimento per le generazioni successive.
Franco Pinna (1925-1978) attivo nelle ricerche antropologiche dell’epoca, riuscì a cogliere il mondo magico e pagano della Sardegna e a mantenere uno stretto legame con il cinema fotografando le riprese di alcuni film di Fellini e Visconti.
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NINO MIGLIORI, Manifesti strappati, 1958. Stampa fotografica vintage a colori procedimento cromogeno. Firma dell’autore, data e 1/250 al recto. cm 19 x 19 Aggiudicato € 875. Courtesy: Il Ponte Casa d’Aste
Il “Neorealismo” in fotografia meriterebbe un nuovo approccio non semplicemente legato al tema del soggetto, ma a una più ampia visione della produzione dei singoli autori. Macerie, bambini poveri e nuove periferie furono immagini realizzate da molti, complice la maggior facilità tecnica della fotografia, con il rischio di incorrere nel patetismo e riprodurre stereotipi compiaciuti: molte sono le fotografie di quel periodo dove la retorica torna non più eroica ma moralista.
Il dopo guerra vide in Italia un altro fenomeno del tutto nuovo per la fotografia: l’affermarsi dei Paparazzi.
Avvolti dalla leggenda, che ispirò il personaggio di Fellini nel film La dolce vita, questi fotografi erano pronti ad ogni trucco e sotterfugio per riuscire a catturare un’immagine, meglio se piccante e compromettente, di divi e personalità del gossip internazionale. Le fotografie, quasi sempre rubate per strada, avevano cattiva illuminazione e pessime inquadrature, non erano certo “buone” immagini.
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ELIO SORCI, Walter Chiari insegue Tazio Secchiaroli 1957. Stampa fotografica vintage alla gelatina sali d’argento. Timbro dell’autore al verso. cm 24 x 18. Aggiudicato € 1.062,5. Courtesy: Il Ponte Casa d’Aste.
Ma quel momento storico che vide Tazio Secchiaroli, Marcello Geppetti ed Elio Sorci, correre per le strade di Roma, segnò un momento importante nell’uso e nel consumo delle immagini. La fotografia mise in luce tutto il suo potenziale voyeuristico, di mezzo che scruta le vite degli altri, permettendo il fiorire di una ricca e capillare stampa scandalistica. In qualche modo i paparazzi aprirono la strada anche alla street photography, offrendo inconsciamente un modello visivo più moderno e immediato della fotografia.
 Silvia Berselli 
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Laureata in Storia dell’Arte, si occupa da molti anni di conservazione, restauro e valorizzazione della fotografia. La sua formazione è avvenuta presso l’International Museum of Photography di Rochester New York e l’Atelier de Restauration des Photographies del Comune di Parigi. Accanto alla docenza universitaria presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e l’Università di Udine ha diretto i dipartimenti di Fotografia per le case d’aste Bloomsbury, Minerva e Bolaffi: attualmente ricopre questo incarico per la Casa d’Aste Il Ponte. E’ perito per il settore fotografico di Axa Assicurazioni, ha collaborato con numerose istituzioni del Ministero dei Beni Culturali.
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thistleandthorn · 6 years ago
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FLOWER POWER
Photographer | Mattia Pelizzari Model | Karolina Krilaviciute Stylist | Federica Reali Set Designer | Eugenia Tartarelli Hair | Maurizio Morreale Makeup | Silvia Acquapendente
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pleaseanotherbook · 7 years ago
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Tempo di libri: dall’8 all’12 marzo 2018
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Si lo so, il fatto di essere stata adottata da Torino, la regina del Salone del Libro, dovrebbe portarmi a guardare con un certo scetticismo la fiera dell’editoria che si svolgerà a Milano dall’8 all’11 marzo di quest’anno: Tempo di Libri. Tra mille critiche e una partenza che ha confermato il bisogno totalizzante di avere più eventi legati ad una editoria che arranca sempre di più. E quindi da patriottica del libro e non del luogo mi lancio alla volta di Milano.
Cambia il luogo che ospiterà la maniferstazione: da Rho Fiere a Fiera Milano City, in una posizione più centrale, e più vicino al centro città. Tempo di Libri è una manifestazione organizzata da La Fabbrica del Libro, joint venture costituita da Fiera Milano e da Ediser, società di servizi dell’Associazione Italiana Editori. È una manifestazione che cerca di convogliare in un unico luogo tutti i protagonisti del mondo dell’editoria, addetti ai lavori e non, in un connubio che dovrebbe stimolare la riflessione su un mondo sempre più in crisi. Ognuna delle cinque giornate avrà un tema diverso, giovedì le donne, venerdì la ribellione, sabato Milano, domenica i libri e le immagini e infine lunedì il mondo digitale. Ogni giornata ha un ricco programma, con iniziative di vario genere, che possono interessare un pubblico vastissimo.
In una cornice che si preannuncia già carica di eventi a cui vorrei partecipare in toto, ma che purtroppo non potrò vivere appieno. E infatti ho scelto di sbarcare in quel di Milano solo sabato 10 marzo.
 Il programma completo lo trovate qui, ma devo dire che la consultazione è piuttosto difficoltosa e resa ancora più complicata dai mille eventi che si accavallano tutti i giorni. Infatti il mio sommo disappunto nasce dal fatto che molte delle cose che vorrei vedere si sovrappongono senza pietà.
Ma di seguito vi lascio una selezione degli eventi che più mi hanno colpito per il sabato e che spero rientreranno nel mio giro. Poi mi conosco quando sto lì deciderò all’ultimo secondo cosa mi interessa di più.
Ore 11 Luogo: Casa Corriere
Editoria, un grande avvenire dietro alle spalle
Con Ada Gigli, Stefano Lucchini, Piergaetano Marchetti, Pier Luigi Vercesi, Carlo Alberto Brioschi
Modera Maria Luisa Agnese
 Un incontro per discutere di editori, autori, lettori e del perché è importante non perdere di vista il passato. Una riflessione che muove dal racconto e dall’esperienza della rivista “Pretext”.
Ore 11:30 Luogo: Caffè letterario
L’impatto del digitale sulle industrie creative
Con Ferruccio de Bortoli (presidente Longanesi), Irene Enriques (direttore generale Zanichelli), Enzo Mazza (presidente FIMI), Gino Roncaglia (professore di Informatica applicata alle discipline umanistiche), Riccardo Tozzi (fondatore e presidente di Cattleya)
Modera Alessandro Magno (Chief Digital Officer GeMS)
 Come la digital disruption ha trasformato le industrie creative: editoria libraria, musica, tv e cinema, quotidiani. I cambiamenti nei modelli di fruizione da parte dei consumatori. I nuovi business model. La sfida dei giganti tecnologici: Amazon, Apple, Facebook, Google, Netflix, Spotify…
Ore 15:00 Luogo: Caffè letterario
Il coraggio della verità: incontro su The Hate U Give di Angie Thomas
Con Igiaba Scego, Jacopo Cirillo, Silvia Pelizzari
 Vero caso editoriale, il romanzo di Angie Thomas affronta una tematica attuale e forte, quella del razzismo, senza cedere il passo a ipocrisie e falsi moralismi. Un incontro in cui è il libro a essere al centro: analizzato, destrutturato, confrontato con la nostra realtà quotidiana.
Ore 16:00 Luogo; Sala Bianca
Piccole fiabe per grandi guerrieri
Con Matteo Losa
 Giornalista, scrittore e fotografo, Matteo Losa ricorda al pubblico qualcosa che tutti abbiamo imparato da piccoli: il bene vince sul male, nonostante le prove della vita. Le sue #FiabeControilCancro sono storie di coraggio e perseveranza, abitate da personaggi immaginari e piccoli, grandi eroi.
Ore 16:30 Luogo: Sala Amber 2
A Milano con Rimbaud
Con Edgardo Franzosini, Piero Gelli, Marco Vallora
 Tra l’aprile e il maggio 1875, Arthur Rimbaud si ferma a Milano per alcune settimane e in quel fatidico anno prende anche la decisione di rinunciare alla letteratura. Con attenzione investigativa e sapienza narrativa, Edgardo Franzosini evoca quei giorni ricostruendo il soggiorno milanese del poeta.
Ore 17:00 Luogo: Sala Amber 5
“Anna” di Niccolò Ammaniti: il reading
Con Lorenza Indovina, Introduce Flavia Gentili
 Struggente e ricco di speranza, Anna è il distopico romanzo di formazione di Niccolò Ammaniti. Pubblicato oggi in formato audiolibro, Lorenza Indovina, attrice italiana, ne legge alcuni brani in diretta, regalando la sua voce alla protagonista femminile.
Ore 17:00 Luogo: Sala Suite 1
Frankenstein nel mito
Con Marco Ciardi, Pier Luigi Gaspa, Giulio Giorello, Letture di Enrica Bonaccorti
 Dai Simpson a X-Files, passando per il Rocky Horror Picture Show e Frankenstein Junior. A 200 anni dalla pubblicazione, ricostruiamo genesi e sfondo culturale del capolavoro di Mary Shelley, insieme allo storico della scienza Marco Ciardi, al saggista Pier Luigi Gaspa e al filosofo Giulio Giorello.
Ore 17:30 Luogo: Sala Brown 2
Le città della vita, le città della letteratura
Con Francesco Piccolo, Silvia Avallone
 Gran parte della letteratura italiana del Novecento è fatta da scrittori di provincia che raccontano le città. Silvia Avallone e Francesco Piccolo si confrontano attraverso i ricordi e i pensieri di vite e letture di due provinciali di nord e sud che sognavano e temevano la città.
Ore 18:00 Luogo: Spazio incontri
Le mille e una storia: un atelier per immaginare e raccontare
Con Giulia Orecchia
 Ispirata dalle parole di Gianni Rodari, Giulia Orecchia disegna misteriose carte e mappe fantastiche per inventare infinite storie. Con il gioco “Le mille e una storia” si va alla scoperta dei segreti che celano al loro interno, interpretandole e collegandole per dar vita a interi universi.
Ore 18:15 Luogo: Spazio RAI
Si stava meglio
Con Claudio Di Biagio
 Conduttore del popolare programma di Rai Radio 2 “MeAnzianoYouTuberS”, Claudio Di Biagio ha realizzato nel suo primo romanzo un vero viaggio nella memoria in compagnia di tre testimoni del Novecento curiosi e sorprendenti e di… sua nonna. Un racconto speciale, denso di passato, pieno di futuro.
E voi andrete a Tempo di Libri?
Fatemelo sapere in un commento ;)
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thistleandthorn · 6 years ago
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FLOWER POWER
Photographer | Mattia Pelizzari Model | Karolina Krilaviciute Stylist | Federica Reali Set Designer | Eugenia Tartarelli Hair | Maurizio Morreale Makeup | Silvia Acquapendente
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thistleandthorn · 6 years ago
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