#Silvia Cosimini
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gregor-samsung · 8 months ago
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“ La ragazzina con i capelli chiari sale sulla collina quasi tutti i giorni e il bisnonno racconta fiero che la figlia maggiore gioca con gli elfi. Dio aiuti quella povera bambina, dicono alcuni, allora lui si arrabbia oppure scoppia a ridere. Una volta la ragazzina torna a casa con un sasso dalla forma strana, sembra proprio un esserino, tutti intorno al tavolo lo studiano, se lo rigirano tra le dita, lei regala il sasso alla sorella più piccola, arriva la primavera e il cielo dissemina uccelli acquatici sulla penisola di Snæfellsnes. Vanno ad Arnarstapi, il bisnonno lo definisce «un giro di compere in città» anche se città è un termine esagerato per questo gruppetto di case sparse. Eppure qualche volta il significato delle parole può cambiare a seconda di come le guardi, il che è un bene, vuol dire che esiste ancora qualche differenza tra le persone, tra i luoghi, vuol dire che c’è ancora un po’ di vita e di movimento nel linguaggio.
Per mio nonno e per la sua sorellina Arnarstapi è una città, una quantità impressionante di edifici. Lui ha quasi sette anni, lei quasi cinque e quell’anno trascorso sulla Snæfellsnes ha avvolto Reykjavík nella nebbia dell’oblio. Quando sei così piccolo i ricordi dell’anno precedente possono confondersi con i sogni. La figlia più grande fa una smorfia quando vede le sparute case di Arnarstapi. Il bisnonno parla con la gente, si informa, si presenta, la bisnonna fa compere poi va a passeggio con i bambini. C’è una casa un po’ distante dalle altre, come se cercasse di sottrarsi da qualcosa; una piccola casa di legno dove abita il capitano dai capelli rossi. Volevo dirti che non c’è bisogno che veniate da noi nelle prossime sei settimane, ci siamo riforniti di tutto il necessario con questo giro. Il capitano dice: ah sì, siete venuti a fare acquisti. È piccola e carina la tua casa, dice la bisnonna, è un po’ in disparte dalle altre. Mi piace stare al margine. Ah, ecco, bene, dice lei; in effetti non c’è altro da aggiungere, e lo saluta. Ma lui guarda i bambini e dice: in casa da me c’è un uccello con un’ala rotta, voglio farlo andare un po’ fuori, dopo. Rimangono da lui per un’ora. A un certo punto la bisnonna e il capitano si ritrovano l’uno accanto all’altra, tanto vicini che le leggi perdono valore, tanto vicini che lei sente l’odore del pesce e del suo corpo caldo. “
Jón Kalman Stefánsson, Crepitio di stelle, traduzione dall'islandese di Silvia Cosimini, Iperborea (collana Gli Iperborei n° 330), Milano, 2021³, pp. 190-191.
 [1ª Edizione originale: Snarkið í stjörnunum, Bjartur, Reykjavík, 2003]
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queerographies · 6 years ago
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Sjón ci riporta in una Reykjavík lontana, povera e molto diversa da quella idealizzata nelle cartoline, che osserva distaccata il giovane Máni intraprendere un lungo viaggio per capire e accettare se stesso. [Mánasteinn][Sjón] Sono gli ultimi mesi del 1918 e a Reykjavík la grande storia – l'eruzione del vulcano Katla, la fine della Prima guerra mondiale, l'arrivo dell'influenza spagnola – si intreccia con i destini di alcuni giovani islandesi.
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michelenigrowordpresscom · 2 years ago
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"Storie della mia vita", "Closing time alla Tom Waits", "Allora è finita" di Jón Kalman Stefánsson
“Storie della mia vita”, “Closing time alla Tom Waits”, “Allora è finita” di Jón Kalman Stefánsson
Tre poesie dalla raccolta “Con il porto d’armi per l’eternità” (1988) di Jón Kalman Stefánsson contenuta nel libro “La prima volta che il dolore mi salvò la vita” – Poesie 1988-1994 (ed. Poesia Iperborea, 2021). Traduzione: Silvia Cosimini Lettore: Michele Nigro (more…)
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incipit-adribrando · 3 years ago
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Incipit #41
Incipit #41
“Appena prese l'osso dalle mani della bimba, che era seduta per terra e lo masticava, si accorse che era umano.”(La signora in verde, di Arnaldur Indriđason – trad. Silvia Cosimini)
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stilouniverse · 3 years ago
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Hjörleifur Hjartarson, Rán Flygenring, Giorgio Vasta "Fuglar. Inventario non convenzionale degli uccelli d'Islanda" traduzione di Silvia Cosimini, presentazione
Hjörleifur Hjartarson, Rán Flygenring, Giorgio Vasta “Fuglar. Inventario non convenzionale degli uccelli d’Islanda” traduzione di Silvia Cosimini, presentazione
Arrivato in libreria nel recente mese di Agosto è un libro illustrato che racconta leggende, storie e storielle nonché pregiudizi sui pennuti che, come chiarisce quanto scritto nella cartolina di Giorgio Vasta a presentazione del libro sulla pagina del sito di Quinto Quarto Edizioni, “è una pubblicazione scientifica sull’ornitologia islandese. Ma non solo. Se oltre a sapere dove vanno a svernare…
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gregor-samsung · 2 years ago
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Tienilo a mente
 È una sera di gennaio del 2002. Attraverso la finestra sento scorrere l’unico fiume che oggi conosco, il fiume di automobili sulla Vesturlandsvegur. È tardi, e il cielo si distende sopra la mia testa con una moltitudine di stelle. Lo so che vogliono dirmi qualcosa di importante, e non mi riferisco alla bellezza, alla distanza o al tempo, perché le stelle devono indicarmi la strada, mostrarmi il cammino da seguire, devono salvarmi se mi smarrisco. Ecco là l’Orsa Maggiore, e se da lì tiro una riga raggiungo la Stella Polare, è la stella che i miei antenati navigatori hanno seguito per raggiungere l’isola sulla quale mi trovo. E guarda, le Sette Sorelle. Così sai dov’è il nord, dov’è il sud-est. Tienilo a mente, se ti perdi. Ma a cosa serve se dei puntini luminosi in un cielo d’inchiostro ti sanno indicare la strada, loro mostrano il cammino solo alle tue gambe. È un bene avere una bussola in tasca, meglio ancora se la sai usare, ma che cosa te ne fai di una bussola se non ci sono più i punti cardinali?
Jón Kalman Stefánsson, Crepitio di stelle, traduzione dall'islandese di Silvia Cosimini, Iperborea (collana Gli Iperborei n° 330), Milano, 2021³; pp. 58-59.
[1ª Edizione originale: Snarkið í stjörnunum, Bjartur, Reykjavík, 2003]
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Ci ho pensato a lungo, a tornare. Nella casa di Safamýri, dove sono cresciuto, dove i miei ricordi germogliano come un bosco bizzarro, nero, marrone e verde. Inspiro l’odore, guardo oltre il vetro della porta interna e su per la tromba della scala condominiale, guardo a fianco e leggo i nomi sulla lista stampata con un font molto leggibile, Times New Roman corpo 14, mi sembra. L’impaginazione è precisa, l’interlinea perfetta, ma c’è qualcosa che non va, o meglio: i nomi non c’entrano niente con il condominio. Sono persone che non appartengono a questo posto. La lista dei nomi è fissata con due viti e ci metto parecchio a smontarla, sono addirittura sudato quando le viti finalmente cedono. Esco, scendo nel sottoscala dove tengono i contenitori per i rifiuti, otto gradini bassi, e butto la lista in un bidone. La porta dello scantinato è proprio lì accanto. Giro la maniglia, ottimista, la porta si apre ed entro. Esito un attimo davanti alla nostra cantina, provo ad aprire ma la porta è chiusa a chiave, allora risalgo lentamente la scala. Ho la testa piena di pensieri, poi mi fermo a lungo davanti alla porta dell’appartamento al primo piano a sinistra; dietro quella porta c’è il mio passato. E adesso? Non avevo mai pensato a cosa fare una volta arrivato a questo punto; qual è la cosa giusta da fare? È quella che fanno tutti, o che tutti farebbero nei miei panni? Busso. Aspetto, ma non succede niente. Busso di nuovo. L’eco di un brano musicale dall’appartamento di fronte. Probabilmente una radio. Il tempo si mette d’impegno per cambiare le cose, sembra proprio che non riesca a lasciarle così come sono, però tralascia sempre qualche dettaglio; il listello dello stipite della porta, per esempio. Staccarlo è ancora un gioco da ragazzi come lo era trent’anni fa, non è cambiato niente. Nessun problema a smontare le viti dallo stipite, forzare la serratura con una penna biro, ed ecco che la porta si apre. Sì, la porta del passato si schiude ed entro nel mondo della mia infanzia. “
Jón Kalman Stefánsson, Crepitio di stelle, traduzione dall'islandese di Silvia Cosimini, Iperborea (collana Gli Iperborei n° 330), Milano, 2021³; pp. 127-128.
[1ª Edizione originale: Snarkið í stjörnunum, Bjartur, Reykjavík, 2003]
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