#SI: Guerriero
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Mercoledì 31 luglio 2024
~ Sono in torto anch’io perché sto violando la tua privacy scrivendo all’improvviso, però il tuo numero è pubblico e mi sento di dirti quanto segue.
È comprensibile, sei stanco, demoralizzato, deluso, disgustato, arrabbiato dall’accaduto perché lo reputi ingiusto (lo è, perché le piccole attività andrebbero tutelate e non diffidate).
Se questi otto anni di duro lavoro, di dedizione, di passione per quello che fai e di sacrifici hanno un valore, un significato che solo tu puoi attribuire, non devi vendere, non devi cedere questa attività che è frutto del tuo sudore e del tuo impegno.
È un’altra prova da superare, F., è solo un altro ostacolo che si è insediato su ciò che vuoi fare nella vita e hai tutte le carte in regola per superare questa ennesima battaglia. Non ti devi arrendere!
Credi ancora fortemente nella tua idea, lotta ancora per questo tuo sogno, malgrado le avversità.
Non ti hanno inferto il colpo finale, sei andato al tappeto… rialzati, rimettiti in piedi, stringi i denti e sferra TU il pugno della vittoria: Credici!! Reinventati!! Lo devi a te stesso.
La storia ci insegna che il Coraggio rende Grandi e porta al Successo, dunque non dimenticare quanta strada hai già fatto, non puoi mollare… non ti è concesso, non a TE, perché sei nato Guerriero :)
Forza! Dimostra ancora una volta chi sei, a testa alta :) e con il sorriso.~ 💎
In forma anonima, nascondendo la mia identità, volevo che ti arrivasse il valore di questo messaggio, a prescindere da chi ci fosse dietro.
#emozioni#connessioni#credi in te#battaglie#non mollare mai#desiderio#passione#guerriero#lotta per i sogni#occhi belli#artists on tumblr#life#momenti speciali#scrittori#coraggio#successo#la storia ci insegna#insieme#si vince#dedizione#dedicato a te
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HO UN LINFOMA E FARÒ DEL MIO PEGGIO
Fra un mese compio 51 anni e pochi giorni fa ho scoperto di avere un Linfoma Non Hodgkin. È una patologia abbastanza aggressiva ma è stata presa in tempo. Ed è ben curabile, perché la scienza sta facendo passi da gigante nella cura dei linfomi.
Vivo a pochi passi di distanza da un ospedale all'avanguardia che mi ha preso in carico. Sotto molti aspetti, sono davvero fortunato e privilegiato rispetto a molte persone.
Quale sarà il mio atteggiamento di fronte alla malattia? Mi conosco bene e posso prevederlo, perché c'è una parola che lo definisce con precisione. È una parola significativa, addirittura emblematica, che riguarda il mio tasso di maschitudine alfa. Come potete intuire, non mi riferisco a "guerriero", quindi le metafore belliche possiamo tranquillamente metterle da parte.
La parola misteriosa è "mammoletta". Sì, sarò una mammoletta. Questo vuol dire che non vi darò lezioni filosofiche. Non diventerò un maestro di vita pronto a snocciolare grandi verità come "quello che non ci uccide ci rende più forti", "le sofferenze fanno parte dell'esistenza", "l'importante è apprezzare le piccole cose".
Sarò una mammoletta perché lo sono sempre stato, per esempio quando ho scoperto di avere una massa all'inguine. Era un rigonfiamento, duro come un sasso, grande come una pallina oblunga. La mia reazione? Due settimane senza far nulla. Mi sono detto: "Magari passa. Vuoi vedere che fra qualche giorno non ci sarà più? Non ho voglia di affrontare visite ed esami per un falso allarme. Odio gli ospedali".
Questo mio atteggiamento nasce anche da un'idea completamente sbagliata e irrazionale: la paura che gli esami possano creare malattie dal nulla. In pratica una zona oscura del mio cervello ragiona (si fa per dire) più o meno così: sei perfettamente sano, fai l'esame e ti trovano qualcosa. Lo so, non c'è niente di logico in questa convinzione, ma la mia mente non è mai stata fatta di pura logica.
Per quasi due settimane ho cercato di non pensarci anche perché ero in preda all'imbarazzo. Tra tutti i posti, proprio all'inguine doveva capitarmi? Ma la massa non ha dato cenni di sparizione e alla fine mi sono attivato.
Ho riscritto cinquanta volte il messaggio su WhatsApp prima di inviarlo alla mia dottoressa per fissare una visita, perché ogni volta il testo mi sembrava una molestia sessuale: "Buona sera, dottoressa, ho questa massa dura all'inguine e vorrei chiederle un appuntamento per mostrargliela". "Buona sera, dottoressa, ho un rigonfiamento...". Dopo un numero incalcolabile di tentativi, ho trovato le parole giuste e ho scritto un messaggio asettico, inequivocabilmente sanitario, con un perfetto stile burocratico ospedaliero.
Sono stato una mammoletta nei tre mesi e mezzo necessari per giungere alla diagnosi.
Sono stato una mammoletta nel giorno della TAC con mezzo di contrasto. Quella mattina sono giunto all'ospedale in autobus, dopo una notte insonne. Alla fermata ho controllato la cartella che conteneva i documenti. C'erano referti di ecografie, pareri medici e soprattutto l'impegnativa da presentare per svolgere l'esame. Ho controllato perché sono una persona molto precisa, di quelle che tornano indietro mille volte per verificare di aver chiuso il gas. "Non manca nulla", mi sono detto. Ho rimesso i documenti nella borsa. Ho raccolto le forze, mi sono alzato dalla panchina e ho raggiunto l'accettazione dell'ospedale. Senza la borsa. Vi lascio immaginare questa sequenza di eventi: imprecazione, insulti molto pesanti rivolti contro me stesso, corsa a perdifiato verso la fermata. La borsa era ancora lì. Nessuno me l'aveva fregata.
Per fortuna scelgo solo borse brutte.
Sono stato una mammoletta in occasione della PET, che ha rispettato un copione simile a quello della TAC. Venivo da una notte insonne e non ero in grado di comprendere istruzioni elementari, perché la mia intelligenza svanisce quando affronto esami medici. Mi chiedevano di porgere il braccio sinistro e porgevo il destro. Mi chiedevano il nome e recitavo il codice fiscale.
Sono stato una mammoletta quando mi hanno comunicato il risultato della biopsia. Per un considerevole lasso di tempo non ci ho capito nulla. La mia coscienza era come una trasmittente che passava una musica di pianoforte triste sentita mille volte in TV: quella che certi telegiornali usano per le notizie strappalacrime.
Ora guardo al futuro e la mia ambizione non ha limiti: raggiungerò nuove vette nel campo del mammolettismo. So di essere fortunato per molti motivi: l'ematologo, un tipo simpatico, mi ha rassicurato. Le terapie esistono e sono molto efficaci.
Ma mi lamenterò tantissimo, perché non voglio correre il rischio di essere considerato una persona ammirevole da qualcuno. Non lo ero, non lo sono e non lo sarò mai. Rivendico il diritto di essere fragile e fifone. Lasciatemi libero di essere una mammoletta. Per citare un motto di Anarchik, il mio piano è questo: farò del mio peggio.
[L'Ideota]
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Ye Dinna get used to it
A beautiful episode that redeems the mediocrity of the previous one. I melted at the looks exchanged between Jamie and John. In their hatred, they love each other. Did you notice Jamie’s expression, the way his body moved, his breathing when he saw he was safe and standing there? Sam is absolutely brilliant in those moments when he speaks through his face and body. David is no less impressive, and his exchange with Percy is worthy of a textbook performance.
I also really enjoyed William with Jane—Silvia is very talented, by the way, another spot-on casting choice. It’s truly a shame what will happen. I’ll always root for Will and Fanny, even if their story hasn’t been written yet. Ian and Rachel were very sweet too, but in my opinion, they’re missing something. I’m not sure what—maybe the actors don’t have the right chemistry, a bit like Roger and Bree, who work much better when they’re not paired as a couple.
The Marquis de Lafayette was very charming, an original, likable, and well-portrayed character—I really appreciated him. As for Richardson, I won’t say much to avoid spoilers, but even by the end of Bees, I couldn’t fully understand him. That he’s a time traveler is now obvious, but what he truly wants has never been clear.
This episode also lets us appreciate Jamie’s introspection—that blend of humanity, warrior strength, and leadership—that extra something that makes him the perfect man, for better or worse. I really like this new Claire more than the one from the earlier seasons, and I will never stop saying that she reflects the Claire from the novels more—the one I love so much, she’s the perfect partner for Jamie and the support his tormented soul needs. The final score was beautiful.
And finally: “Go and save our son.” Because what unites these two men is something that surpasses mere “carnal knowledge.”
Un bellissimo episodio che riscatta la pochezza del precedente. Mi sono sciolta per gli sguardi tra Jamie e John. Odiandosi si amano. Avete notato l’espressione di Jamie e il movimento del suo corpo, il respiro quando ha visto che era salvo ed era lì? Sam è meraviglioso in quei momenti in cui parla col viso e col corpo. David non è da meno e lo scambio con Percy vale un interpretazione da manuale. Mi è piaciuto moltissimo anche William con Jane, Silvia è molto brava tra l’altro, un altro pov azzeccato dal casting. Davvero peccato quello che succederà. Io continuerò sempre a fare il tifo per Will e Fanny, anche se la storia non è ancora stata scritta. Molto dolci Ian e Rachel però, a mio avviso, a loro manca qualcosa, non so, forse gli attori non sono bene assortiti un po’ come Roger e Bree che funzionano molto meglio quando non sono in coppia. Molto carino il Marchese De Lafayette, personaggio originale, simpatico e ben interpretato, l’ho apprezzato tantissimo. Di Richardson non parlo, farei spoiler ma neppure alla fine di Bees mi è riuscito di comprenderlo del tutto, che sia un viaggiatore ormai è palese, ma cosa voglia davvero non è mai stato chiaro. Anche in questo episodio possiamo apprezzare l’ introspezione di Jamie quel suo essere così umano e allo stesso tempo guerriero e condottiero, quel qualcosa in più che lo rende l’uomo perfetto nel bene e nel male. Questa nuova Claire mi piace più di quella delle prime stagioni e non smetterò mai di dire che rispecchia di più la Claire dei romanzi quella che amo tanto, la compagna perfetta per Jamie e il sostegno della sua anima tormentata. Bellissima la sigla finale.
E infine: “Vai e salva nostro figlio” perché ciò che unisce questi due uomini è qualcosa che surclassa la “conoscenza carnale”.
#sam heughan#jamie fraser#outlander#outlanderedit#diana gabaldon#sam and caitriona#caitriona balfe#david barry#william ransom
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—Acá, si no sos muy fuerte, si no tenés mucho empuje, se te van apagando las ilusiones. A veces, no te creas… yo creo que esa idea de quitarse la vida la ha tenido todo el mundo. Es que te cansa. Esto te cansa.
"Los suicid*s del fin del mundo" Leila Guerriero, 2005.
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Un guerriero responsabile non è quello che si prende sulle spalle il peso del mondo.
È colui che ha imparato ad affrontare le sfide del momento.
- Paulo Coelho
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DAMMI TRE PAROLE
DIVERTIMENTO, REGOLE, DIVERTIMENTO.
Era tanto che volevo scriverne in merito e vista la mia trentennale esperienza credo di poterne parlare con cognizione di causa, magari smentito da esperti più giovani ma accetterò qualsiasi critica, visto che è 'solamente' un gioco.
Due foto divulgative per rendere evidente di cosa parlo:
In sintesi, GIOCHI DI RUOLO... Dungeons&Dragons per chi avesse solo un'infarinatura dell'argomento ma ne esistono CENTINAIA, di ogni tipo e ambientazione.
Possiamo dire che il 'gioco' è composto in parti ogni volta differenti di:
INTERPRETAZIONE
ALEATORIETÀ
Da una parte il giocatore decide con libero arbitrio come interpretare un certo personaggio, cercando di rimanere all'interno di un ruolo più o meno preciso (guerriero impavido ma stupido, chierica bigotta ma generosa, mago geniale ma spietato etc... ma anche ogni gamma possibile di carattere contorto o all'apparenza semplice).
Dall'altra avremo l'aleatorietà cioè la casualità nella riuscità di un'azione o nella manifestazione di un evento esterno, determinata da un lancio di dadi.
Semplificando all'osso, tutti i personaggi possono lanciare un coltello ma ovviamente il lancio avrà più successo se il personaggio ha una destrezza alta o ha ricevuto addestramento in tal senso: un assassino lanciatore di coltelli potrà avere il 95% di probabilità di colpire il bersaglio mentre un mago di 120 anni solo il 3%...
... ma il primo può sempre sbagliare e il secondo miracolosamente riuscire.
ATTENZIONE CHE QUA ARRIVA LA MIA CONSIDERAZIONE, astrusa per chi non abbia mai giocato, fondamentale per chi è sappia di cosa parlo.
Il master è colui che tiene le fila della storia... la presenta ai giocatori/personaggi ignari, interpreta tutti quei caratteri che i giocatori incontreranno e, soprattutto, farà tirare e tirerà lui stesso i dadi per determinare un evento casuale.
Io sono stato e sono master/keeper/dungeon master/magister/arbitro/judge/animator/GOD di svariati giochi di ruolo ma non ho mai dimenticato LA REGOLA DEI TRE...
DIVERTIMENTO, REGOLE, DIVERTIMENTO
Più o meno in tutti i GdR (giochi di ruolo) esistono regole precise che delimitano i comportamenti all'interno dello spazio-tempo, regole che unite all'aleatorietà 'simulano' il nostro mondo reale e che spesso, però, danno risultati inaspettati e deludenti.
In Stranger Things, per esempio, Eddie masterizza una partita di D&D (anzi... di Advanced D&D ma vabbe') e alla fine chiede ai giocatori di fare un tiro per vedere se fossero riusciti a colpire Vecna e a sconfiggerlo.
Dovevano fare 20 con un dado da 20 (viene detto '20 naturale')... un 5% di probabilità di riuscita.
Il master è eccitato tanto quanto i giocatori e quando il tiro riesce Eddie gioisce insieme a loro.
NO
O meglio, sì ma meglio di no.
In quel caso la regola dei tre è stata invertita in
REGOLE, DIVERTIMENTO, REGOLE
cioè si è prediletto il rispetto delle regole a discapito del divertimento e questo ve lo dico con cognizione di causa perché il 20 naturale è un risultato infrequente e il fallimento avrebbe comportato la morte di tutti i personaggi e la fine della storia.
'Questa è la vita', direbbero alcuni master rompic... precisini ma per ciò che mi riguarda non ho mai masterizzato con orgoglio, egocentrismo o l'illusione prepotente di avere in mano il destino dei personaggi (tecnicamente sì però anche no) ma sempre cercando di entusiasmarmi e divertirmi assieme a loro, ben consapevole - da giocatore - quanto sia terribile e traumatico perdere un personaggio a cui si è affezionati.
Il bravo master (e io ho imparato dai migliori, pur essendo solo bravino) guida i propri personaggi alla vittoria, con sofferenza e tribolazione, ma sempre con una buona conclusione.
La morte di un personaggio non deve essere MAI casuale per un tiro di dadi fallito o per una scelta sbagliata ma sempre legata all'evoluzione della storia e all'arco esperienzale del gruppo di gioco (il cosiddetto party).
Il master ancora più bravo lo fa con astuzia, non nascondendo il tiro dei propri dadi con il master screen (è un opzione di gioco ed è quello schermo di carta della foto) ma 'guidando' i personaggi affinché non ci siano stagnazioni, avvenimenti inutili, divergenze noiose o plot twist incongrui (Conan che si pianta la spada in un piede o Gandalf che cade da cavallo al Fosso di Helm).
Poi, se invece siete tutti
REGOLE, REGOLE, REGOLE
non verrò certo a picchiarvi a casa, però che due palle che siete.
Noi, dopo trent'anni di gioco con i miei amici power-player (in senso buono), ormai usiamo la regola del
DIVERTIMENTO, DIVERTIMENTO, DIVERTIMENTO
Io invento la storia ma masterizziamo tutti assieme, con pochi lanci di dadi e un gioco di ruolo spassosissimo che piega la realtà verso quello che non bisogna mai dimenticare essere il motivo per cui si gioca...
Provare la gioia di essere qualcuno che non siamo, insieme a vecchi amici nuovi, ogni volta sempre diversi.
Buona partita a tutti... magari un giorno ci vedremo su Discord :)
@pensierosatanista @spettriedemoni @biggestluca
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Pura seduzione
Ha impiegato due ore: stasera è la sera giusta e s'è decisa. Lo sfamerà col suo corpo. Gli umani sono l'unica specie in cui la preda debba autorizzare il predatore a mangiarla. Ed è sempre la preda stessa a scegliere la bocca che la divorerà. Non è contemplato il contrario. Lei ha scelto lui. Gli ha fatto credere di essere riuscito a conquistarla, di essere stato un ottimo stratega e un coraggioso guerriero.
Che scemi, gli uomini: per una donna, far innamorare di sé qualsiasi maschio è come bere un bicchier d'acqua. Nel gioco a due, il difficile invece è quando un amore non riesce a morire e si trascina tra compassione, pazienza, sentimenti repressi, risentimenti, alimenti e bollette. Ma stasera c'è nell'aria aroma di desiderio, voglia d'affascinare e sicurezza di seduzione. Ora eccola: si profuma, indossa il cappotto ed esce. Affascinerà chiunque incontrerà.
RDA
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ARS VENANDI
La caccia come simbolismo.
Con o senza armi, con la caccia faccio ritorno alle fonti essenziali: la foresta magica, il silenzio, il mistero del sangue selvaggio, l’antica fratellanza del clan. Io interpreto in questi termini il Guerriero, come un ritorno ancestrale ai primi uomini e alla difesa del proprio clan.
Perché la caccia diviene guerra quando la si vive secondo le regole della reciprocità "se tenti di uccidermi, io ti darò per primo la caccia" e questo rappresenta il primo rito primordiale dell'uomo per sottrarsi alle deturpazioni e alla falsità della modernità da scoop giornalistico...lo sta proprio facendo "a pezzi " questo lavoro Bibì
Vincerà sempre chi sa quando combattere e quando non combattere.
E la Taxidermia?...Be sulla Taxidermia i pareri sono contrastanti, ma che fai non appendi i trofei dei porci al muro? #skullandbones
#gli audaci#romanzo#roberto nicoletti ballati bonaffini#bibi netanyahu#i stand with israel#bounty hunter
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Monday Draft
-Mind you all that this is going to be a short fragment of what I wrote in Italian, so you might have to translate, if you want to read it. It's mostly for myself, to keep myself accountable and just keep on writing once more in Italian-
(.....)
“Guardalo come dorme,” Shay mormoró, mentre sul suo viso si dipingeva un sorriso che racchiudeva in sé un misto di levitá e affetto.
Dopo un travaglio durato piú a lungo di quanto il suo spirito potesse sopportare, suo figlio finalmente giaceva tra le sue braccia, sano e salvo, ignaro di tutto ció che lo circondava, avvolto com’era dalla calda coperta di lana che portava i colori della casata di sua madre.
I suoi occhi, cosí scuri e penetranti e completamente rapiti, guardavano il neonato sognante, come se cercassero di mandare a memoria ogni singolo dettaglio di quel piccolo visetto paffuto.
Aveva I colori di sua madre - gli stessi occhi color delle pervinche che crescevano nei prati fuori Lannisport, le stesse lentiggini dorate che puntigliavano le guance morbide e la fronte bombata di entrambi; un Lannister in tutto, persino nel cipiglio del pianto... se non per gli scuri capelli piumati che ricoprivano quel capino cosí minuto, l'impronta inconfutabile che il sangue dei Mormont - il suo stesso sangue - scorreva nelle vene del bimbo.
Shay alzó lo sguardo, e ció che vide sciolse la severa maschera del suo viso in un’ espressione di profonda amorevolezza: Dorothea sonnecchiava pacifica tra le fresche lenzuola che ancora profumavano di pulito, in quell’immenso letto che era stato il loro rifugio sin dalla prima notte in cui avevano deciso di lasciarsi alle spalle qualsiasi parvenza di decoro, e di seguire invece soltanto I dettami dei loro cuori.
Con passo leggero e con accortenza nel non svegliare il pargoletto che si stringeva al petto, Shay si avvicinó all’amata dormiente, e posó sulla fronte di alabastro un tenero bacio.
Ma nonostante la sua accortenza, Shay vide Dorothea battere le lunghe ciglia dorate e destarsi dal sonno ristoratore, richiamata dal mondo dei sogni da quei baci che avevano sempre avuto il potere di risvegliarla.
“Perdonami, amor mio,” sussurró il guerriero con sguardo corrucciato che mal celava l'irritazione che provava verso sé stesso. “Non intendevo svegliarti.”
La labbra della giovane donna si dipinsero in un sorriso ameno e Shay vide rifulgere in quello sguardo una luce serena, la stessa che impermeava ogni singola fibra del proprio essere. Se lei fosse provata dalle lunghe ore del parto o dalle poche ore di sonno, non sembrava darlo a vedere. Tutto ció che lui riusciva a scorgere sul suo viso era amore, un amore che trascendeva tutto il resto. “Da quando Lorcán é nato, ho acquisito gli stessi tuoi poteri: sento anche i bisbigli della servitú da dietro le pareti,” disse lei scherzosamente, puntellandosi sui gomiti per meglio guardare l’amato e il figlio.
(.....)
------------------
#Nemo writes#Monday Draft#Assassin's Creed Rogue#ASOIAF!AU#Shay Cormac#Dorothea Starrick#Guilty Pleasure#Shay//Dora#Shay/OC#My oc#Ship: Starshayde
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Se sei un grappolo d'uva che si fa gli affari suoi sulla vite, ricorda che può sempre passare una volpe. Se questa volpe non arriva a te, in base alla sua personalità, potrà sempre dire che:
- Se la volpe che non arriva all'uva è invidiosa dirà che, in fondo, non sei matura.
- Se la volpe che non arriva all'uva è narcisista, dirà che non sai quello che ti perdi.
- Se la volpe che non arriva all'uva è di razza Pirandello, dirà che porti una maschera.
- Se la volpe che non arriva all'uva è ansiosa, dirà che non produrrai buon vino ma ansia liquida.
- Se la volpe che non arriva all'uva è di razza Freud, dirà che tu ami tua madre, la vigna.
- Se la volpe che non arriva all'uva è manipolatrice, dirà che non è colpa della vite, che non è neanche colpa sua e quindi vedi tu chi rimane da colpevolizzare.
- Se la volpe che non arriva all'uva è egocentrica, dirà che sei tu quella che deve scendere dalla vite.
- Se la volpe che non arriva all'uva è bipolare, dirà che sei un'uva bellissima, succosissima e che... no, non vali niente e non vale la pena perdere tempo a vendemmiarti. Però se buonissima anche se fai schifo.
- Se la volpe che non arriva all'uva è delirante, dirà che sei un complotto. Che non esisti e sicuramente farai parte dei poteri forti.
- Se la volpe che non arriva all'uva è maschilista dirà che sei tr0i4.
- Se la volpe che non arriva all'uva è femminista dirà che sei tr0i4.
- Se la volpe che non arriva all'uva è Rosario Muniz dirà che sei un "bastaVdo".
- Se la volpe che non arriva all'uva è depressa, dirà che non vale la pena cercare di raccoglierti. Che tanto ti lasceresti prendere dal primo che passa, che non ne vale la pena.
- Se la volpe che non arriva all'uva soffre di dipendenza affettiva, dirà che starà accucciata buona buona sotto il ceppo della vigna. Aspetterà che sia tu a scendere. Puoi anche decidere di marcire e spiaccicarti sulla sua testa, andrebbe comunque bene.
- Se la volpe che non arriva all'uva è narcisista dirà che sei meravigliosa. Ma non abbastanza da avere le sue attenzioni, quindi per essere all'altezza cerca di cadere velocemente nelle sue fauci.
- Se la volpe che non arriva all'uva è ossessiva, passerà tutti i giorni a controllarti. Si chiederà se davvero sei così succosa, magari sei acerba e fingi. Ti scruterà per vedere se hanno usato antiparassitari, se sei bio oppure ogn. Comunque vada... mmmh, non si fida.
- Se la volpe che non arriva all'uva soffre di panico, arriverà di corsa tutti i giorni per vedere se sei ancora lì. Appesa. La paura che qualcuno ti abbia colta è viva ogni giorno. Quando se ne va ti guarda come se fosse l'ultima volta, del domani non c'è certezza.
- Se la volpe che non arriva all'uva è sociopatica, passa senza darti molto peso. Ripassa facendo finta di nulla, se si ferma a osservarti lo fa con disgusto. Credo che ti odi.
- Se la volpe che non arriva all'uva è stressata, ti chiederà informazioni dettagliate. Se sei nebbiolo o cabernet, se la tua resa è migliore dell'uva del vitigno confinante. Se si sbagliasse e non sei la più buona? Se le sue aspettative venissero deluse? Niente. Si butta sulla Nutella.
- Se la volpe che non arriva all'uva è xenofoba, dirà che vuole l'uva autoctona, preferisce il Moscato Bianco al Cabernet Sauvignon. Vuole il blocco navale attorno ai vitigni.
- Se la volpe che non arriva all'uva è social dipendente, si fa un selfie con te e lo posta su Facebook. Poi lo condivide su Instagram. Ti chiede l'amicizia. poi te la toglie. Te la richiede. Poi ti blocca. Ti sblocca e ti tagga in venti frasi filosofiche prese dall'università della strada. Ti scrive in chat, tutti i giorni. Anche nelle chat di C6 che non usi da vent'anni.
- Se la volpe che non arriva all'uva è Chuck Norris, scendi tu di corsa dalla vite. Prima che con un pugno ti faccia rotolare giù.
- Se la volpe che non arriva all'uva è Ken il guerriero, sei un'uva morta ma non lo sai ancora... huatà!
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A mio nonno
Si, mi ricordo di te, che ora osservi il mondo con ironia e diffidenza da quella vecchia foto ingiallita, tua definitiva dimora. Dietro di te, da buon contadino, hai lasciato una scia di piccoli semi, che difficilmente attecchiranno su questo terreno ostile, caparbiamente in difesa della propria aridità. Ma l'esempio è un guerriero che il coraggio e la paura hanno reso invincibile. Non avevi abitudini, ma conoscevi quelle degli altri. La tua speranza era la tua certezza. La certezza che un seme, prima o poi, sarebbe riuscito a germogliare.
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LA FOTO
Ho visto il video dell'attentato, ma questa foto mi colpisce con maggiore violenza per la sua terribile intensità, come un pugno nello stomaco.
È un'immagine che ha l'impatto devastante di un'esplosione stellare.
Il fotografo ha colto il fugace istante in cui Trump svetta col pugno chiuso rivolto al cielo (per inciso, questi fasci vogliono fregarci pure il pugno chiuso?). E proprio in quel momento nel cielo sventola la bandiera americana. Perché il ritratto dell'eroe, per essere emblematico, deve racchiudere tutti i simboli.
L'autore di questa foto già consegnata alla storia è certamente dotato di un talento che ha qualcosa di soprannaturale. Io fatico a farmi un mediocre selfie, anche se sto fermo e non mi corre dietro nessuno, mentre ci sono persone capaci di essere al posto giusto nel momento giusto per inseguire un fotogramma di storia che dura un millesimo di secondo, come se fossero in grado di prevederlo in anticipo. Neppure l'Ultra Istinto di Goku può competere con questa dote.
Provate a guardare il video: dopo l'attentato Trump mostra a più riprese il pugno alla folla, ma è quasi sempre coperto dagli uomini della sicurezza. Il fotografo ha colto l'attimo in cui Trump si è stagliato sul mondo con posa da conquistatore, e la scorta è stata declassata al ruolo del debole argine che non può trattenere il suo impeto guerriero.
Trump ha vinto. Quella foto, con la sua spaventosa potenza evocativa, ci fa intravedere un ciclo di estrema destra delirante e paranoica al vertice dell'Occidente.
So bene che Biden è pur sempre capitalismo e imperialismo. Non mi dovete spiegare nulla. Ma Trump fa davvero paura, perché sembra pronto a fare cose che non possiamo nemmeno immaginare. Ci aspetta una dura lotta.
[L'Ideota]
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En la madrugada del 25 de septiembre de 1972, Alejandra Pizarnik fue a buscar a Fernando Noy, pero la portera del edificio le dijo que él se había ido de vacaciones. Entonces regresó a su casa y, en algún momento, tomó cincuenta pastillas de Seconal. Por la mañana la llamaron por teléfono varias amigas –Olga Orozco, entre otras– pero nadie atendio , ninguna sospechó nada. Finalmente una de ellas, que tenía llaves, entró al departamento de Alejandra ubicado en la calle Montevideo a buscar unos libros y la encontró agonizando. En su pizarrón de trabajo, donde solía escribir las palabras como si fuera una tela de pintor, se leía: “No quiero ir/ nada más/ que hasta el fondo”.
Texto tomado del libro "Los Malditos"de Leila Guerriero.
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Siempre dije que si muero y me dan la oportunidad de volver a vivir elegiría exactamente esto. Lo que soy. No cambiaría nada de nada. No sé si soy feliz. En mi condición, en mi elección de vida es muy jodido.
"Los suicid*s del fin del mundo" Leila Guerriero, 2005.
#poesía#poemas#poetas#acción poética#libros#books#escritos#frases#citas#notas#literatura#argentina#buenos aires#uruguay#poetry#amor#desamor#pensamientos#sentimientos#arte#literature#leila guerriero#depresión#salud mental
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La facoltà che innalza l'uomo sulla bestia è la parola mossa e riempita dalla ragione.
Non il coraggio guerriero, non la ricchezza o comodità della vita, non altri beni di questo genere che danno il tratto prevalente nella fisionomia di altri stati, valgono a distinguere l'uomo investito fin da giovane da una libera forma, dall'informe, l'uomo cosciente e vigile dall'ottuso e incosciente, ma solo la cultura dell'intelletto, quella cultura che si rivela nella lingua.
-Isocrate (Panegirico)
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