#Rosso Giungla
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Negli ultimi due giorni l'atmosfera di Torino ha subito un ulteriore tracollo.
Uscire di casa e andare per strada in qualsiasi modo sta cominciando a diventare un rischio per la propria vita.
Gli automobilisti vanno tutti veloci, tagliano la strada, non guardano dove vanno (o guardano solo dove vanno e non il resto della strada) e/o usano il telefono mentre guidano, perché usare il vivavoce con il telefono su un porta telefono, si sa, è per perdenti.
I pedoni si lanciano per strada, bloccano accessi, ti passano sopra per salire sui bus mentre stai scendendo.
Monopattini e rider sono fuori controllo. I rider, in particolare, usano la strada come se non ci fossero regole. Dove vivo non vedo moltissimi ciclisti ma non credo siano separati dal resto della massa come atteggiamento.
Per ben due volte in due giorni mi sono trovata ad attraversare la strada e rallentare di colpo, per permettere ad anziani di cominciare a camminare sulle strisce, perché la gente va tra i 60 e i 70 anche se in fondo c'è un semaforo rosso.
Sorella, che è ciclista, ora ha bisogno di otto occhi per uscire di casa e muoversi.
Le strisce pedonali non sono sicure. Le piste ciclabili non sono sicure. I semafori a favore non sono sicuri.
Tutte le persone che conosco mi dicono la stessa cosa: le strade di Torino sono una dannata giungla (quella di Jumanji).
La cosa sta chiaramente avendo un effetto anche su di me visto che, ieri mattina, sotto i portici di Via Sacchi,ho visto due ragazzi (tranquillissimi) approcciare una madre con bimba. Non ho sentito cosa le chiedevano ma ho continuato a girarmi per vedere se era tutto a posto finché non si sono separati.
Non so cosa lo stia causando, ma le vittime ci sono già.
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È risaputo che i polli di oggi discendono dal pollo rosso della giungla, una specie di uccello selvatico ancora vivente. Ma c’è da tempo un acceso dibattito accademico su quando e come esattamente il pollo sia stato addomesticato. Le fragili ossa cave e i fragili gusci d'uovo degli uccelli in generale hanno meno probabilità di essere conservati rispetto ad altre prove archeologiche. Il team internazionale ha setacciato i frammenti di gusci d'uovo raccolti da 12 siti archeologici risalenti a 1.500 anni fa. Questi siti erano probabilmente sparsi lungo quella che era la Via della Seta, la rete di rotte commerciali che attraversavano l’Asia e l’Europa. Sulla base di tutte le prove raccolte da questi siti, gli autori stimano che le popolazioni dell’Asia centrale abbiano iniziato ad allevare ampiamente polli per le loro uova tra il 400 a.C. e il 1000 d.C. E sostengono inoltre che l’abbondanza di queste uova ha reso gli uccelli ancora più popolari e ha posto le basi per il loro diffuso addomesticamento.
Dall'articolo "C'è un grande mistero sulle uova di gallina, e gli scienziati sono al lavoro" su Esquire.com
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Litfiba - Africa (1994)
Africa Testo Home>L>Litfiba>Colpo Di Coda (1994)>Africa Ascolta "Africa" su Amazon Music Unlimited (ad) facebook twitter instagram Testo Africa Uga, uga uga e Yeah,..... ... Guga, guga, yeah Heyeah,.. 6, 5, 4, 3, 2, 1, 0 L'anno zero, l' anno zero E la foresta di metallo vedi IO mi trasformo, da fiore a scimmia è una scintilla Africa, Africa, Africa Fuoco, rosso fuoco, mi allungo fino alle nuvole la gioia del guerriero senz' armi che lascia casa per vivere cosi' L'Africa, Africa, Africa, Africa,.... fino all' 'Europa Europa fino all' Africa Tam, tam, senza giungla, voglio un posto al sicuro un po piu' in alto non dire quel che è bene non dire quel che è male Ognuno ha il suo modo di giudicare se credi che il diverso sia da cancellare tu spera solo di non dovere emigrare africa.... africa mangia sull' Europa Europa mangia sull' africa Fuoco rosso fuoco, mi allungo fino alle nuvole ma vedo la fame del ghetto che parla a fianco da bocca nera non dire quel che è bene non dire quel che è male Ognuno ha una ragione per AMMAZZARE non nasci dal colore ne da una appartenenza ma dall' EUROPA IN AFRICA Africa, Africa, .... non nasce dal colore nè dall' appartenenza quell' ODIO CHE TI PRENDE E' CATTIVA COSCIENZA africa africa in europa in Africa come in AMERICA No alle intolleranze, No al razzismo 6, 5, 4, 3, 2, 1, uhe
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Io sono un solo uomo, tu sei una tribù di donne. (Nizar Qabbani, poeta arabo siriano) Amarti è problema grande, problema di corpi, problema di lingua, problema di cultura. Il mio braccio è corto mentre i tuoi rami sono carichi di frutti. Le mie ali sono spezzate e i tuoi cieli sono colmi di passeri. Le mie parole sono limitate e il tuo corpo è una accademia reale che colleziona poesia e inventa lingue. Con te non ci sono vie di mezzo, né opinioni a metà o emozioni dimezzate. Ogni cosa con te è un terremoto o non è. Ogni giorno con te è una insurrezione o non è. Ogni bacio sulla tua bocca è un inferno o non è. Così sono io da quando professo l'amore, da quando professo la scrittura. Ogni poesia che esce dalle mie dita è calda come il pane. Ogni donna sulla quale metto le mani ha il grembo gravido di cinquanta lune. Con te il clima moderato non esiste o la lunga tregua, né alcun equilibrio. L'equilibrio con una donna come te, impastata con le proprie mandorle, con il proprio miele, con il latte della sua femminilità, con la musica dei suoi pettini e anelli è un lusso culturale di cui non sono capace, un cedimento ridicolo del nitrito della mia virilità! Con te l'amore non ha uno scenario unico, né il sesso ha un unico modo, né i maschi hanno un unico odore. Ma guerre inutili senza alcun che vinca, dove i braccialetti si rompono sui braccialetti, gli orecchini sugli orecchini, i pettini sui pettini e le mie poesie in cima al tuo seno coperto di neve. Con te non esiste una linea retta, né una retta via. Sei opera astratta, misteriosa, dove il rosso mescolato all'azzurro, all'arancione e la poesia con la prosa, e l'ordine con il caos, la civiltà con la barbarie, l'esistenzialismo con il sufismo. Con te l'uomo nasce per caso e per caso muore! In quale modo potrei mettere fine alla guerra con un terremoto o un diluvio o con le fiamme di una giungla africana? Come potrei fare la pace con un'ape che si prepara a succhiarmi il sangue? Come potrei intendermi con il tuo corpo quando conosce soltanto la sua lingua? Come potrei vincere la battaglia? Io sono un solo uomo, tu, una tribù di donne. (Traduzione, Saleh Zaghloul)
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The scarf
Erano usciti presto quel mattino, dopo una bella colazione davanti al camino che, oltre a scaldarli, illuminava il soggiorno. Guidati da Lance, avevano concordato di dedicarsi a una passeggiata per poter osservare da vicino la meravigliosa natura da cui erano circondati e godere di un paesaggio che li avrebbe letteralmente lasciati senza fiato. Come di consueto per quelle occasioni, aveva indossato la propria mantella rossa che, a detta di Lizzie, la faceva somigliare a una piccola Cappuccetto Rosso. Osservò il cielo terso e limpido di quella giornata e i raggi di un timido sole che rendevano il procedere ancora più gradevole. Stare a contatto con la natura sembrava realmente rigenerare il corpo e la mente e si potevano catturare meravigliose immagini da portare con sé e da rievocare quando sarebbero nuovamente stati immersi nella “giungla” di New York. Lizzie si era distaccata dal gemello e dal fidanzato e aveva insinuato il braccio sotto al suo, lasciando che gli altri li superassero e le aveva sorriso con aria complice ed entusiasta. “Allora, sei riuscita a scrivere ieri sera? Ti sei allontanata per un sacco di tempo!” aggiunse e le rivolse quello sguardo assai intenso con il quale sembrava letteralmente leggerle dentro. Sorrise ed annuì. “Ho scritto la prima strofa,” replicò a sua volta in un sussurro, “e sto lavorando sul ritornello: ho in mente un motivetto, ma potrò perfezionarlo solo con il pianoforte o il computer,” spiegò. “Ottimo, non vedo l’ora di sentirla: sarà una canzone d’amore romantica o strappalacrime... o entrambe le cose?” la interrogò con sguardo animato di curiosità. “Beh, non mi dispiacerebbe scrivere qualcosa di più fiabesco, ma in questo momento sono più sul lato strappalacrime,” dovette ammettere. Lizzie raggrinzò il naso. “Beh, non hai nulla da invidiare a Taylor Swift o ad Adele,” commentò, non lasciandosi intimorire dallo sguardo piuttosto scettico dell’amica alla nomina di quelle due artiste di fama mondiale, “ma non vedo l’ora che tu sbaragli Sgorbio Mendicante”. Stella dovette trattenere una smorfia al pensiero, soprattutto a quel sogno assai bizzarro in cui era comparso e aveva sentito la stessa ripetere quel nomignolo poco lusinghiero. “Mi accontenterei, intanto, di ricevere un’occasione... bisogna prima concludere una traccia e sperare che qualcuno accordi la fiducia per un contratto,” spiegò con un sospiro. “Oh, sono sicura che ce la farai: hai lo stesso sguardo di Luke quando ha in mente qualche pagina nuova. Non è strano non vederlo con la matita all’orecchio?” aggiunse, indicando l’amico con un cenno del mento. Stava camminando più avanti, imbacuccato tra sciarpa e berretto e il lungo soprabito, aiutando Quinn nei sentieri più stretti. “Pensi che Quinn abbia bruciato i suoi appunti con le camicie da boscaiolo?” Ridacchiò per risposta. “Ne dubito: Quinn non deturperebbe mai la sua arte,” spiegò con un sorriso, “a quanto ne so, è un periodo florido per la sua ispirazione e a volte fa bene prendersi un po’ di tempo. Rende persino più produttivi”. “E’ la scusa che hai usato nell’ultimo anno?” le domandò l’amica con le sopracciglia inarcate. “Colpita e affondata,” commentò con una risatina, divertita da quella disarmante sincerità che purtroppo celava un lungo periodo di mancanza di idee. “Allora è stato proprio lui a sbloccare le cose,” convenne Lizzie, abbassando la voce, “non riuscivi a scrivere una mezza riga dopo che Patetico Deficiente ti ha lasciata”. Non poté fare a meno di arrossire: “Immagino di sì”. “A proposito, hai già ridato la sciarpa a Luke?” domandò in un altro sussurro discreto. Stella perse un battito. In verità quella mattina avrebbe anche avuto un’occasione propizia, avendo trovato Luke davanti al camino e a intrattenersi con un libro mentre attendeva che tutta la compagnia fosse pronta per quell’esplorazione. Aveva nascosto la sciarpa nella tasca del cappotto e l’aveva stretta tra le dita, ma qualcosa le aveva impedito di porgergliela. “Non ancora,” commentò e le mostrò le frange della stessa. “Mi ero ripromessa di farlo entro la fine della giornata, ma...” si era mordicchiata il labbro. “Ma è un ricordo di lui e nonostante tutto, ti dispiace separartene, vero?” completò per lei la spiegazione. Assunse un’espressione più puerile: “C’è ancora il suo profumo!” soggiunse con un sospiro. “Lo so che può sembrare patetico...” Lizzie scosse il capo. “Io lo trovo molto romantico e dolce... insomma, neppure il Principe si è disfatto della scarpetta di Cenerentola,” aggiunse come se ciò fosse un dettaglio di vitale importanza. “Ma a differenza del principe, non potrei usarla per ricontattarlo e ritrovarlo,” le fece notare con un sospiro. Lizzie tacque per un istante, prima di sorriderle. “Io dico che non sei obbligata a restituirla subito, soprattutto perché forse Darren neppure si è accorto di averla dimenticata e Luke non può saperlo,” le fece notare con un sorriso più vispo. “Potresti tenerla come... fonte di ispirazione. Quando avrai terminato la canzone, allora potrai ripensarci e darla a Luke,” aggiunse. “In ogni caso Darren non potrebbe usarla in questo momento e forse a Los Angeles neppure gli serve,” concluse in tono più che ragionevole. Sapeva che di fronte alla assai poco probabile opportunità di incontrarlo nuovamente, non avrebbe fatto differenza. Ma le piaceva l’idea di serbare un oggetto materiale che le permettesse di fissare quei ricordi che, nonostante tutto, erano tra i più belli di quel lungo anno. Sorrise e ammiccò in direzione dell’amica. “Allora la terrò ancora per un po’ e ne riparleremo dopo aver finito la canzone,” sancì. “Splendido,” concluse Lizzie. “Il mio istinto mi dice che non te ne pentirai,” soggiunse con un sorriso più complice. “E mi fido del tuo istinto più del mio!” asserì Stella e la sua voce risuonò nel silenzio, attirando l’attenzione del gruppo. “E fai bene,” intervenne Lance, il sopracciglio inarcato, volgendosi in sua direzione.. “Se dovessimo confidare nel tuo pessimo senso dell’orientamento, potremmo morire assiderati entro stasera”. Gli rivolse una puerile linguaccia e, dopo uno sguardo di intesa con Lizzie, ricacciò la sciarpa nella profondità della tasca e raggiunsero il resto della compagnia, discutendo di dove fermarsi per il pranzo.
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Quella mattina faceva un freddo cane nel nostro quartier generale. In barba all'estate, un vento impetuoso di tramontana spazzava la piazza con furia maniacale. Sbatacchiava senza pietà le chiome delle vecchie Paulonie, lì da sempre, danzava con le loro foglie e tutte le cartacce sparse per terra a quell'ora, per poi infilarsi direttamente su per i nostri calzoni corti, fino a ghiacciarci le palle. Ma non sarebbe durata. A Luglio, quel vento infame, di solito, aveva vita breve. durava appena lo spazio di poche ore, poi, come si era alzato, si riabbassava altrettanto improvvisamente, per poi sparire in chissà quale altro posto. Io, Sergetto, Tonino e il Tasso eravamo in attesa, sugli scalini della fontana, in attesa di quei dormiglioni di Schizzo e Bomba. Ci stava aspettando la nostra seconda giornata di lavoro. La prima ci aveva rotto le ossa, ma non ci aveva piegato. Certo, ci era andata molto vicino, ma avremmo resistito. Erano ormai quasi le otto e dei due perdigiorno, neanche l'ombra. anzi no, un'ombra sbucò all'improvviso dal vicolo che proveniva dalla Ripa dei Somari; chissà mai perché si chiamava proprio in quel modo curioso. quell'ombra avanzava verso di noi con una lentezza esasperante ed aveva una forma assai bizzarra: sembrava quella di un avvoltoio, uno di quelli che apparivano sempre, al tramonto, nei cartoni animati. Era Schizzo. Che arrivava da non si sa dove, visto che la sua casa era dalla parte opposta del paese. “Alla buonora!” Urlò il Tasso, non appena lo riconobbe. “Con calma, eh! Tanto noi non si sa cosa fare, possiamo aspettare!” Schizzo si bloccò all'ingresso della piazza, alzò quel suo sguardo assente che, generalmente, tendeva sempre a sfiorare l'asfalto, come se fosse una delle cose più interessanti del mondo, perse un po’ di tempo a metterci a fuoco, per via di quelle lenti esagerate che si portava addosso, e, con un candore disarmante, chiese: “Chi stavate aspettando?” Ci guardammo un attimo allibiti, poi scoppiammo a ridere, come se avesse detto la battuta del secolo. Schizzo era un comico nato, solo che lui non lo sapeva, si erano dimenticati di avvisarlo. “Ma brutto sciroccato di un quattrocchi! Si può sapere dove cazzo sei stato?” Gli urlò, di nuovo, il Tasso. “Sono passato a trovare mia nonna.” Rispose, spiazzandoci di nuovo. Non era mai scontato. “Tua nonna? Certe volte mi fai paura sul serio, Schizzo. Ma come tua nonna? tua nonna è morta l'anno scorso!” “Lo so che è morta, mica sono un idiota. C'ero anch'io al suo funerale. C'era un sacco di gente al suo funerale. Infatti non è che sono andato a trovare proprio lei…” “Giuro che non ti capisco.” Affermai. E, a giudicare dalle facce degli altri, era evidente che neanche loro avessero capito. “Sono andato a trovare la casa di mia nonna. Quella dove abitava quando era viva.” “Ecco, adesso si che è tutto chiaro!” Si intromise Tonino. “Sei stato a trovare la casa. Mi sembra giusto. Chi è che non va a trovare le case? Io stesso, ogni tanto, ci vado.” Ma il sarcasmo non sfiorava nemmeno Schizzo, che continuò per la sua strada: “Ci vado spesso. Ci passo quasi tutte le mattine. Mi fermo un po’ sotto al portone, guardo la facciata tutta scrostata, le persiane che, ormai, stanno cadendo a pezzi, annuso l'aria e ricordo com'era. E quasi mi sembra che ci sia ancora. Che non sia morta. La vedo esattamente come l'ho sempre vista. Con quella sua veste scura, con sopra il grembiule da cucina, a trascinare quelle sue gambettine rinsecchite da una stanza all'altra, sempre in moto, sempre indaffarata. Oppure la vedo davanti al camino, quello grande della cucina, dove ci appendeva un paiolo di rame grosso come una carriola e ci cuoceva certi minestroni profumatissimi, con dentro tutte le erbe selvatiche che trovava in campagna. Come era buono il minestrone di mia nonna! E anche lei era buona. non mi ha mai picchiato. Neanche una volta. Era un angelo mia nonna.” “Beato te, Schizzo,” Disse il Tasso con un moto di invidia, “La mia mi carica di botte. La stronza! A casa mia, tutti me le danno, lei compresa. E’ sciancata, cammina di traverso come i gamberi, ma come le passo a tiro di bastone, me la fa pagare, anche quando non ho fatto un cazzo. E’ cattiva nell'anima, la vecchiaccia. Non poteva morire la mia, al posto della tua! ci avremmo guadagnato tutti e due!” “Dio non è così giusto come dicono. Oppure è troppo vecchio per fare quel lavoro. E’ distratto, non si ricorda una sega…dovrebbe scegliere bene chi far morire. Forse sarebbe ora che si trovasse un aiutante, uno giovane e serio, che faccia il lavoro per lui.” “Infatti. A me quella cosa che se ne debbano andare i migliori, mi pare proprio una bella stronzata.” Aggiunse il Tasso. La fragorosa risata di Tonino ci colse tutti di sorpresa, così ci voltammo a fissarlo con aria interrogativa. “Ma che ti sei bevuto il cervello? La nonna di Schizzo è morta, la mia mi massacra di legnate e tu te la ridi? Bell'amico che sei!” “Scusa, Tasso, è che mi hai fatto venire in mente quella volta che abbiamo aiutato tuo padre con la lavatrice nuova. Te lo ricordi?” “E chi se lo scorda più! Ancora porto addosso la cicatrice!” Conoscevamo tutti la storia, non c'erano segreti tra noi. L'avevamo già sentita più di una volta, ma era una bella storia, divertente, e una bella storia non stanca mai. Poi avevamo tempo, visto che Bomba chissà dov'era. “Se ci ripenso, mi vien voglia di suonartele ancora oggi!” Disse minaccioso il Tasso, ma si vedeva bene che gli veniva da ridere. “A me? E che c'entro io? Hai fatto tutto da solo! Te le sei cercate. Quella volta, tuo padre aveva ragione!” Replicò, Tonino. “Col cazzo! Mio padre non ha mai ragione. E tu dovresti stare zitto, perché se no…” “Piantala, Tasso! E racconta.” Lo esortammo in coro. “E’ successo l'anno scorso, durante le vacanze di Natale. Alla vecchiaccia si era rotta la lavatrice, ma rotta, rotta, tanto che il tecnico non fu in grado di ripararla. Mio padre, allora, fu costretto a decidere di comprarne una nuova e di farle un regalo, anche se si vedeva che gli giravano i coglioni, sia per la spesa, che per il fatto che fossimo sotto Natale. Perché dice che, sotto le feste, quelle carogne dei negozianti aumentano tutti i prezzi e siccome alla gente non va di fare una figuraccia, di passare per pidocchiosa, va a finire che compra lo stesso. Si fece prestare il furgone da suo fratello, quello che fa il muratore, quello gentile, tant'è che dicono, anche mio padre lo dice, che sia dell'altra sponda. Però io, una volta, mentre me ne andavo in bici su per le curve di Orte, l'ho visto fermo sul ciglio della strada, dove stanno le donnacce. ciò significa che è solo gentile e quello che dicono di lui è una stronzata. Insomma, mio padre prende il furgone e va a Viterbo a comprare la lavatrice. Al ritorno, trova me e Tonino a giocare al calcio nella piazzetta, sotto casa di nonna, così ci chiede di aiutarlo a scaricare l'attrezzo e a portarlo su per le scale. ” Tonino rideva forte e si batteva le mani sulle gambe. “Non posso pensarci! Ancora mi piscio addosso dalle risate. Quante ne hai prese quel giorno!” “Tu non fiatare, bastardo di un amico! E, quel giorno non ne ho prese tante come dici. Non più di tutte le altre volte che me le ha date, almeno. la differenza è che le ho prese per colpa tua!” “Mia? Che colpa ne ho io se quell'affare pesava come un morto e, quando stavamo a tirarlo giù dal pianale, mi è sfuggito di mano e il morto è finito sul piede di tuo padre?” “Ecco, bravo, è proprio questo il punto. E’ sfuggito a te, ma il calcione nel culo l'ho preso io!” “Mi sembra giusto! mica sono io il figlio! Mica si possono picchiare i figli degli altri!” disse Tonino, che non la finiva più di ridere. “Mi fa incazzare ancora, ma fin qui ci posso stare. Dopo, però, sulle scale, il morto ti sarà sfuggito un'altra mezza dozzina di volte. Quindi le cose sono due: o tu hai le mani di merda, oppure lo facevi apposta!” Il quesito era elementare, e il Tasso conosceva già la risposta. Tonino rise ancora più forte, quasi si strozzò per i singhiozzi. “Cazzo, tuo padre tirava fuori certi bestemmioni che non avevo mai sentito. E ti mollava certe sberle che l'eco rimbalzava giù per tutta la tromba delle scale che era una bellezza!” “Allora lo ammetti, vile traditore!” “Certo che lo ammetto, ma la cicatrice non è stata colpa mia. Quella te la sei cercata. Hai fatto tutto tu. E’ stato tutto merito tuo.” “Quale cicatrice?” Chiese improvvisamente Schizzo. “Quale cicatrice? Questa cicatrice!” Strillò il Tasso, mostrando con orgoglio il bottoncino, ancora rosso vivo, al centro del polpaccio. “E come te la sei fatta?” Ci rotolammo tutti in terra dal ridere. Ogni volta la stessa domanda, come se Schizzo non avesse mai ascoltato la storia. Il Tasso decise di non dargli peso e tirò dritto: “Una volta arrivati in casa, mio padre, sudando come un maiale per lo sforzo, liberò la lavatrice dagli imballaggi e iniziò ad armeggiare con i tubi per collegarla e metterla in funzione. Io E Tonino avevamo finito, non servivamo più, stavamo per andarcene, quando mi andarono gli occhi sulla marca della lavatrice. Mi voltai e guardai mia nonna che appoggiata al suo bastone, trascinava per casa la sua faccia cattiva e quella sua gamba matta. Mi uscì di bocca senza pensarci: bravo, papà! hai scelto la lavatrice giusta per la nonna. Una Zoppas! Calò un silenzio di tomba, poi questo giuda di Tonino scoppiò a ridere. Mia nonna faceva fiamme dagli occhi e prese ad insultare me e mio padre per avermi messo al mondo. Tentò anche di colpirmi con il bastone, ma fui lesto a schivare. Fui lesto a schivare pure il tentativo di presa al volo del mio vecchio, ma lui, con l'altra mano, afferrò il cacciavite e me lo lanciò contro, quando ormai, ero convinto di averla scampata. Sentii una fitta tremenda al polpaccio e mi schiantai in terra. Vidi quell'arnese infame piantato, per metà, nella mia gamba e il sangue che iniziava ad uscire. Cacciai un urlo che nemmeno Tarzan nella giungla si sarebbe mai sognato, mio padre si avvicinò lentamente, con la faccia soddisfatta, recuperò il suo maledetto cacciavite, lo pulì sui suoi pantaloni da lavoro e disse: Così un'altra impari a fare lo spiritoso! E se ne tornò soddisfatto alla sua cara lavatrice.” “Giuro che, in quel momento, non mi veniva affatto da ridere, anzi, mi presi pure un bello spavento; chi se la sarebbe aspettata una mossa del genere! Ma ora, ora che è passato, cazzo se mi fa ridere!” Terminò Tonino.
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"Un diavolo in croce" testo, musica e arrangiamento di Giordano Alivernini in arte Aliver J.
Mando il mondo a ritroso nel tempo Sono il vento dell' uragano in arrivo Vengo in nome del Signore che aspettavi Non vengo in pace, non avete fatto i bravi. Secoli sporchi come i soldi che spacciate Le storie su di me sono inventate. Fine dello spettacolo si chiude il sipario Il conto alla rovescia e la croce non è al contrario
Viaggio nel tempo dal fiume Giordano Lui che mi guarda poi tende la mano. Dice Sangue di Cristo ma bevono vino Stanno trasformando Abele in Caino.
Non ho bisogno di toccarti mi basta pensarti forte. Il passo è breve da qui all'incontro con la morte. Scendo dalla croce qualcuno si pentirà A chi mi pensa male del mio male morirà.
Nessuno mi ha visto. Giorni di terrore. Non sono l'anticristo insisto sono il guaritore. Vino rosso prendi un'altra damigiana Oggi mi distruggerò con lei porca puttana.
Iscariota mette a punto il tradimento Si arricchiscono col nome suo nel tempo. Dammi pace o porterò la mia vendetta La tua testa davanti a tutti in diretta Campo santo in ogni posto quando canto. Fermo il tempo sono il vento che divide. Quando fai del male non c'è via di scampo. IO sono l' ultima visione che ti uccide.
E dalle tenebre all' idea del paradiso [ devo andare via di qua da dove uccidono emozioni] Passando per i tuoi occhi e mi sveglierò [Dal mio incubo] e mi sveglierò [e ti porterò con me]
Sacrificato il bambino, per il vostro Dio Chi ha mangiato il cuore ? non sono stato io Sono venuto fin quì, per salvarlo. Sono l' escluso ma continuo a cercarlo. I vostri giochi da mostri perversi. Vi porto allo scoperto dentro questi versi. In una giungla di finti uomini persi. Preti peccatori non siete così diversi.
Avete detto in giro che sono la bestia Mi sono sempre presentato con modestia Ma è arrivata l' ora, dovete arrendervi Chiamatemi anche diavolo sono venuto a prendervi
Viaggio nel tempo dal fiume Giordano Lui che mi guarda poi tende la mano. Dice Sangue di Cristo ma bevono vino. Stanno trasformando Abele in Caino.
E dalle tenebre all' idea del paradiso [ devo andare via di qua da dove uccidono emozioni] Passando per i tuoi occhi e mi sveglierò [Dal mio incubo] e mi sveglierò [e ti porterò con me]
#diavolo#devil#gesù#gesù cristo#religion#religione#musica#music#musica italiana#italian music#rap#rap italiano#italian rap#caino e abele#traditori#giuda#judas#pandemia#covid#end of time#fine dei tempi#caos#chaos#apocalisse#apocalypse#cristiani#christians#demons#demoni#satan
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Meglio stare a casa
Il titolo di questo editoriale è lo stesso di una raccolta di scritti di Eddy Berselli (un grande giornalista, scomparso qualche anno fa, un genio, uno dei miei idoli). Si tratta di un piccolo testo del 2014 in cui ho trovato (in prefazione) questa frase: “Meglio stare a casa, in definitiva, diventa l’estrema misura della distanza di sicurezza. È la misura più appropriata, perché sostenibile in condizioni di parità da pochi o da tanti.” Profetico.
Meglio rimanere ancora a casa più a lungo sia possibile, perché ci aspetta un incubo peggiore, credetemi.
Stiamo ancora vivendo nel letargo cognitivo - attivato in automatico, per non soffrire troppo, perché la mente sa come proteggersi - di un inverno sociale tanto paradossale quanto improvviso e lungo. Tuttavia, la primavera del risveglio, per noi marmotte in para-isolamento, sarà un incubo ad occhi aperti.
A causa di questa pandemia, non illudiamoci, non cambieremo come vorremmo (malgrado tutti speriamo in meglio), bensì ci modificheremo in peggio attraverso la costrizione da scarsità di mezzi e di risorse.
Inutile sperare - grulli che siamo - in una rivoluzione della pubblica amministrazione, nell’abolizione della burocrazia (avete letto del percorso ad ostacoli del decreto Rilancio?), o nel miglioramento della scuola. Un’utopia è chiedere di lavorare meno ma tutti. Confidiamo nello smart working? E come la mettiamo con la perfida smania di controllo dei capi? (Il controllo è del telelavoro, la responsabilità è al fondamento dello smart working. Chiariamolo, per favore e non sbagliamo termini.)
Non avremo soluzioni (checché ne straparlino i Governi), bensì solo adattamenti. E manco soddisfacenti. Giusto per: a causa della carenza di mascherine&guanti, come pure di reagenti per i test, nonché di lay-out ottimali per lavorare (sia in ufficio che in fabbrica), sperimenteremo le peggiori decisioni organizzative e la più grande disperazione: anche i limiti hanno esaurito le loro pazienze (Totò docet).
Non è solo la rabbia per quello che si sta perdendo ora (vacanze, PIL, compagnia, movida, soldi nostri, soldi pubblici, civismo, sonno, libertà totale di movimento, lavoro, welfare), bensì è la catastrofe futura prossima: diffidenza smisurata, opportunismo, egoismo parossistico, povertà materiale e morale.
La catastrofe futura prossima è sì tutta da scrivere, ma già ne leggiamo sicure avvisaglie. Compreso l’odio feroce, bilioso e schiumante contro Silvia Romano; comprese le nefandezze degli speculatori e degli usurai; comprese le faide e le pugnalate tra politici, finanche della stessa maggioranza, in un momento così tragico per il Paese e per il mondo.
Magari potessimo diventare tutti più egalitari, solidali, comunitari ed umili. Ma è terzo periodo ipotetico. Sono convinta che il capitalismo stia per inferocirsi vieppiù, allontanando a razzo i benestanti/i ricchi dalla massa ingigantita di poveri e nuovi poveri. Ancor di più mors tua, ancor di più homo homini lupus.
Non saremo capaci di rifondare nessuna migliore società e ciononostante non potremo più ritornare alla vecchia, così piena di superfetazioni e sovrastrutture da essere crollata come un castello di carte in poche settimane.
Ho constatato tanta cattiveria già alle banali file davanti alle farmacie e ai supermercati da spaventarmi rispetto ad un mondo nuovo, il quale si prospetta socialmente insopportabile ed economicamente fallito.
Meglio stare a casa, più a lungo sia possibile.
La rabbia diffusa (indirizzabile verso chiunque capiti a tiro) nasce dall’intimamente riconoscere di non avere soluzioni né mezzi, a livello individuale come nazionale. Mesi per una CIG; chissà quanti per una sospensione di mutuo; che ne sarà della scuola; come cambieranno i nostri figli; senza la pensione degli anziani morti di COVID-19 molte famiglie sono sul lastrico; per paura del contagio, la gente ha terrore di presentarsi in ospedale per qualsiasi altra patologia.
Risale in parallelo con la rabbia, anche il livello di cinismo.
Qui in basso, trovate un istogramma ad aree (fonte: Corsera). Si tratta della mappa delle emozioni/sensazioni degli Italiani durante la pandemia. Nelle variazioni di rosso e rosa le emozioni ed i sentimenti negativi, i quali però coprono la maggior parte della gamma. In giallo i sentimenti neutrali, quelli che si riscontrano in tutte le stagioni, a prescindere dalla pandemia. (Cogliamo l’occasione per considerare quanta parte occupi il riconoscimento della maleducazione). In verde (un’area molto minore) i sentimenti positivi.
Come possiamo ben capire, il pessimismo è con noi, nonostante gli spot sulla speranza, sull’andràtuttobene, sulla solidarietà e sulla proverbiale italica creatività (in particolar modo nella progettazione di divani e nella costruzione di tradizionali fuoristrada americani, mi è sembrato di notare in tivvù).
La rifondazione della società non avrà basi solidaristiche, bensì di austerità (e non per colpa di nessun MES), di cazzismo e di disperazione.
L’utilitarismo sarà la base di ogni attività. L’utilitarismo, diciamocela la parola giusta: gli altri li abbiamo sempre considerati per quello che potevano esserci utili, scriveva già Walker Percy, e la pandemia sfronderà ogni residuale ipocrisia rispetto al tenore dei nostri prossimi sentimenti, utilitarismo in primis, al fine di sopravvivere in questa nuova giungla urbana.
Sarà perché ci mancano le strette di mano, o gli abbracci, o la tazzina al bar con gli amici, la sgomitata allo stadio o al concerto, il mescolarsi nei mercati, o lo struscio serrato come d’estate, la chiacchiera con il collega/compagno ai tornelli, ma la perdita di contatto fisico e di occupazione comune e comunitario dello spazio, di confronto e comparazione sensoriale con il prossimo (che sia abituale o estemporaneo) lascia morire anche la predisposizione all’altro.
Muoiono i gesti che nessuno più fa, cantano i Blastema ne I morti. Appunto.
Altrettanto vero è che, di converso, il tessuto sociale si sta lacerando, acuendo le divisioni già presenti tra ceti, tra latitudini, tra fedi politiche, categorie di lavoratori o ex lavoratori.
Rinforzano, con questo anomalo vento di scirocco maggiolino, gli atti - grandi e piccoli - di pericoloso cinismo, di esasperato egoismo e di rancore, per un crescente desiderio di rivalsa e di vendetta generalizzata.
Non è andato tutto bene.
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Blu Mistero
Lui è proprio la persona che avrei voluto incontrare, quelle che fantastichi di voler incontrare e di volerci essere amica. Quando pensi di non avere nulla di speciale e invece.
Mi si innesca il meccanismo della fascinazione e dell’osservazione di particolari.
E ieri è stato l’ ulltimo giorno insieme, dopo il quale chissà quando ci rivedremo.
Ora sono un pò emotiva e mi viene pure da piangere e ho una faccia strana perché non sono da sola in questa stanza, ma sto scrivendo perché voglio ricordare questa immagine nella mia mente, di Neel seduto sulla lunga panca di tessuto perpendicolare al divano giallo oro su cui eravamo sedute noi, ad ascoltarlo parlare con il suo bell’accento inglese ma con un che di americano, di come avesse cercato di empatizzare con le donne e immaginare come sarebbe stato portare quell’essere vivo dentro di sé e farlo uscire vivo, di quanto tutto questo fosse così grande.
L’ho amato per questo.
Lo abbiamo ascoltato parlare di tante cose, e con lui ho sempre avuto l’impressione di parlare di cose vere, di non sprecare mai il mio tempo: ci ha raccontato della sua amica russa che ha avuto un bambino da un deficiente che l’ha mollata, e di averla incontrata alla Tate Britain con il suo passeggino e le mille attrezzature di una mamma e di averne ammirato la forza e la bellezza.
Ci ha raccontato di voler partire per l’Italia, noleggiare una macchina, andare ai ristoranti stellati prenotati mesi prima, tra cui quello famoso di Modena che non ricordo, con quello chef di cui ci ha raccontato tutta la storia.
Io mi sentivo come una bambina che ascoltava storie, mentre mangiavamo pesche alla griglia con aceto balsamico aromatizzato ai fichi e gelato alla vaniglia, nel suo salotto bianco pieno di finestre con un poster giallo che diceva: Qui il sole splende ogni giorno.
Poi ci ha raccontato un’altra storia, di quel Navy Seal che ha trasformato la sua vita e la sua mente, provando piacere nel dolore, testare se stessi all’estremo. Si umettava le labbra ogni tanto e diceva di quanto fosse pazzo, e incredibile…poi siamo passati ai modi di dire italiani e cockney, e abbiamo riso, dopo aver provato angoscia, ed era bello…e a volte mi sentivo un po’ in imbarazzo perché pensavo…ma coma fa a piacergli una come me?
Dietro di me c’era una grande foto in bianco e nero con tutta la sua famiglia: altre storie, dei suoi genitori e del loro matrimonio combinato, delle sorelle ribelli, e po’ dei suoi magici viaggi per l’India, piena di contrasti, di ricchezza e povertà, di uomini che fissano i bianchi per la strada quasi come fossero alieni, di treni senza sedili e senza porte, dove puoi sederti con le gambe a penzoloni e guardare il paesaggio e cercare di non farti stordire dagli odori di fogne a cielo aperto, tè chai bollito per un giorno e incensi, mercati della frutta, palazzi umidi ricoperti da muschi ed organismi…una giungla in tutti i sensi.
Ascoltarlo è stato davvero come fare un viaggio, lui ti fa viaggiare, può portarti fuori di te. Come quella volta che seduti al brasiliano-vegano in una traversa di Shoreditch High Street, uno di fronte all’altro, mi ha raccontato di un sogno ricorrente, vivido, in cui sentiva di essere trasportato fuori dal corpo, lontano, lontanissimo, fino alla fine dell’universo e poi di botto, dentro di lui e ancora lontano, lontanissimo, fino all’estremo più piccolo dell’esistenza…e faceva questo gesto con le mani, chiudeva le dita e le portava lontano poi le avvicinava e le apriva e le faceva esplodere, ma con delicatezza, e questo gesto lo ha fatto anche ieri.
Lui è una persona che sa trasmetterti ciò che lo emoziona, te lo racconta e in quel momento ti insegna.
Allo stesso tempo mi piaceva anche quell’aria talvolta impassibile quando io lo guardavo e lui mi guardava e so che adorava i miei occhi ma non lo dava a vedere.
Lui è indipendente, ma tiene davvero alle persone.
Aveva su un cappellino beige con su scritto Patagonia e una maglietta nera e dei pantaloni da trekking verdi militare, le gambe e il sedere inquadrate da zone di tessuto più scure; c’era una piccola volpe arrotolata su stessa come logo.
L’istante prima di entrare nel suo appartamento abbiamo incontrato una volpe tutta allungata e malmessa, per me il simbolo di Londra.
Lui parlava e io lo trovavo attraente. Stanotte ho sognato di baciarlo, ed era vestito esattamente così, ed io sentivo esattamente la forma della sua bocca.
Io mi sentivo un po’ come una bambina in confronto a lui, una ragazzina, che non sa argomentare, con un inglese un pò stentato, eppure a lui sembrava andare bene così. Una volta eravamo fuori al Victoria Park, lui con il suo cappello della obey e le scarpe da ginnastica rosse cercava di sembrare più giovane e io con le mie inseparabili new balance verdi acqua, camminavamo e a me piaceva farmi guidare da lui.
Forse si sarebbe stancato anche di me, così come ha già voglia di cambiare lavoro. E avrebbe scoperto che io mi devo sforzare per comunicare le mie passioni, e perfino per farmi trascinare da esse…mentre lui è così chiaro, così adulto, così integro…ma mobile, incline al cambiamento.
Poi ci eravamo fermati e io lo avevo guardato, avevo su la mia fascia rosso mattone intorno alle orecchie, e lui mi poggiò delicatamente le mani intorno al viso.
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Chi ha mai sentito parlare di Playa del Carmen nella sua vita? Una tra le più belle località balneari del Messico che merita di essere visitata e vissuta almeno una volta nella vita. Situata sulla Riviera Maya, è famosissima per le sue meravigliose spiagge piene di palme ed arricchite da splendide barriere coralline che, al tramonto, raggiunte dal sole infuocato, tingono cielo ed oceano di rosso regalando scenari indimenticabili. Le 5 Top Beach di Playa del Carmen Playa del Carmen vanta 4 tra le più belle spiagge nel mondo ognuna con caratteristiche che le rendono uniche ed ognuna dedicata a qualsiasi tipo di turista: dal festaiolo e modaiolo al turista che predilige la natura e la tranquillità, al turista con famiglia e bambini. Ecco quali sono. Paradise Beach Situata su un’isola di fronte a Playa del Carmen è sicuramente una location da non perdere. Paradise Beach è uno dei lidi più belli della zona ed offre al turista modaiolo tutto ciò che può soddisfare le sue aspettative: negozi, ristoranti, locali, movida, discoteche, Hotel di Lusso. È facilmente raggiungibile con piccole imbarcazioni che partono più volte al giorno da Playa del Carmen. Xpu-Ha Beach Nonostante il nome ricordi una località asiatica, Xpu-Ha Beach è genuinamente messicana. È una delle spiagge più affascinanti della Riviera Maya con la sua sabbia finissima ed un mare trasparente anche a grandi profondità. Camaleontica nel suo offrire il meglio al turista, si pone sia come spiaggia super attrezzata che spiaggia selvaggia e naturale, un vero angolo di paradiso dove il turista può usufruire del meglio dell’Horeco immergendosi in una natura incontaminata. A pochissimi chilometri da Playa del Carmen è facilmente raggiungibile in una manciata di minuti, per pochi soldi, con un taxi o con lo scooter. Playa Puerto Morelos È una spiaggia paradisiaca sulla quale si affaccia un piccolo villaggio di pescatori. Il mare è splendido con uno scenario tipicamente caraibico, una barriera coralline a 500 metri dalla costa, ideale per praticare immersioni e snorkeling. A Puerto Morelos si arriva in circa 20 minuti di taxi o scooter ad un costo veramente irrisorio. Playa de Xcacel Spiaggia incontaminata che si estende all’infinito. Assolutamente distante dal turismo di massa ed indicata esclusivamente a coloro che cercano natura, silenzio, pace, sole e mare. Alcuni piccoli chioschi presenti lungo la spiaggia offrono cocktail dissetanti e veloci pranzi a base di tortillas, frijoles e pesce freschissimo. Anch’essa raggiungibile con taxi o con scooter in circa 30 minuti da Playa del Carmen. Playacar Tra le spiagge più glamour ed attive del Messico c’è Playacar: con il suo mare turchese, la sua sabbia bianca e finissima, i fondali pieni di pesci, le caverne e grotte sottomarine offre un paradiso ineguagliabile agli amanti delle immersioni. Il lungomare di Playacar regala una vita notturna intensa e per tutti i gusti: hotel, bar, ristoranti, locali e discoteche famose in tutto il mondo propongono al turista amante della vita notturna una vacanza indimenticabile. È una spiaggia cittadina quindi la sua scoperta può essere fatta facilmente a piedi. Cosa vedere a Playa del Carmen Non importa se siete viaggiatori fai-da-te, se avete deciso di trascorrere una settimana in un hotel o in un resort oppure se siete quei turisti super mega organizzati: Playa del Carmen, in Messico, offre escursioni ed attività di ogni genere e per ogni tipo di turista. Playa del Carmen infatti vanta numerose attività fattibili in loco tanto quanto una serie di tour organizzati che, se volete essere piacevolmente trascinati da una guida, sono assolutamente da non perdere. Scopriamoli insieme. Chichèn Itzà, cenote Hubiku e Valladolid Chichèn Itzà è una delle 7 Meraviglie del Mondo, patrimonio mondiale UNESCO. È un tour di 12 ore dove, addentrandosi nella fitta giungla dello Yucatan, si raggiunge il cenote Hubiku, famosa piscina di acqua dolce all’interno di una caverna calcarea colma di luce. Dopo aver gustato un tipico pranzo messicano si riparte per Chichèn Itzà, ricco e meraviglioso sito archeologico con scavi e templi magistralmente conservati. Infine si raggiunge Valladolid, città di fama mondiale con i suoi muri color pastello ricca di negozi e ristorantini. Isla Contoy e Isla Mujeres Tra le isole più belle al mondo. Il centro di Isla Mujeres è ricco di patrimonio culturale ed importanza storica mentre l’Isola di Contoy è un paradiso di pace e tranquillità oltre ad essere il secondo sistema di barriera corallina più grande del mondo. Rovine di Tulum, le sue grotte e le sue tartarughe Scopri la più importante città Maya sul Mar dei Caraibi, protetta da una grande scogliera da dove si può ammirare una vista spettacolare. A Tulum vengono organizzati dei tour archeologici guidati che vi faranno scoprire i segreti custoditi da questa antica città Maya. Il tour si chiude, dopo un bagno nelle acque cristalline del cenote Hilarios, con una passeggiata sulla spiaggia dove vivono le meravigliose tartarughe marine. Sian Ka’han e Muyil Emozionante tour di mezza giornata nel cuore dell’antica civiltà Maya; qui si potrà ammirare lo splendore della riserva della biosfera di Sian Ka’an, la fauna selvatica della giungla e passeggiare tra le antiche rovine di Muyil. Queste rovine sembrano uscite da un vecchio film e passeggiando tra esse si scopre piano piano la sua incredibile storia. È proprio a Muyil che anni fa sono stati trovati reperti risalenti al 350 a.C. ! Le sue facciate, situate nella parte inferiore della valle del fiume, sono così ben conservate che sarà impossibile non riconoscerne le rappresentazioni tra le quali spicca la famosa rappresentazione del dio della pioggia. Punta Laguna e Coba Nella riserva di Punta Laguna gli alberi sono popolati di scimmie che vivono in perfetto equilibrio con uccelli di ogni tipo; il vostro tour sarà accompagnato dalle voci di questi mammiferi e dal canto di centinaia di uccelli che suonerà come una melodia. Non meno affascinante il sito archeologico di Coba, uno dei più importanti della regione: circondata da due bellissime lagune ed una serie di strade elevate di pietra e gesso che portano dal sito centrale a vari siti più piccoli Coba rappresenta la vera civiltà Maya precolombiana. Non dimenticate di visitare anche le grandi piramidi del tempio, alcune delle quali raggiungono i 42 metri di altezza. Diving a Playa del Carmen Playa del Carmen con le sue barriere coralline, le tartarughe marine, pesci colorati e squali è un sito eccellente sia per lo snorkelling che per il diving. Oltre ai Cenote (grotte con acqua piene di luce) vi sono tantissimi posti in questa zona del Messico dove andare a fare diving: alcuni si possono scoprire da soli ed altri consigliati dalle tante agenzie e guide turistiche locali. I siti più popolari sono Pared Verde e Tortugas che si trovano vicino a Playa del Carmen; Gorgonia vicino ad Akumal, Palancar Reef e Santa Rosa Wall che si trovano invece al largo di Cozumel. Per il vostro entusiasmo ci sono tantissime scuole di diving a Playa del Carmen e nei suoi dintorni quindi è possibile anche ottenere la certificazione Open Water Diver! Ma non dimentichiamo di visitare anche Rio Segreto al quale potete accedere solo con un tour guidato che vi porterà a scoprire le sue caverne buie, le stalattiti e stalagmiti, vere e proprie opere d’arte scultorea della natura. Shopping a Playa del Carmen Trascorrere una giornata sulle spiagge di Playa del Carmen è un’esperienza unica per qualsiasi tipo di turista. Esimersi dallo shopping è un delitto. Ecco la tappa fondamentale: la 5° Avenida! Per orientarvi dovete sapere che la numerazione delle strade di Playa del Carmen è particolarissima: le strade parallele alla spiaggia e al mare sono chiamate Avenidas e vanno di 5 in 5. Abbiamo quindi 5° Avenida, 10° Avenida, 15° Avenida e così via. Le strade perpendicolari al mare invece si chiamano Calles e aumentano di 2 in 2: abbiamo quindi calle 2. calle 4, calle 6, calle 8, calle 10 etc etc. Questo facilita enormemente il turista e lo aiuta ad orientarsi nella ricerca di quel ristorante piuttosto che quel negozio. La 5° Avenida è la lunga via pedonale che attraversa Playa del Carmen, inizia vicino al molo dal quale partono i traghetti per Cozumel e termina vicino al Parque Fundadores estendendosi per circa 3 chilometri. Lungo la 5° Avenida si trovano la maggior parte dei bar, negozi, centri commerciali, ristoranti, locali per aperitivi, finger-food, street-food e brunch. Qualsiasi cosa voi stiate cercando lo trovate sulla 5° Avenida! Dove mangiare a Playa del Carmen Playa del Carmen è ricca di ristoranti più o meno tipici ma tra tutti ne vengono suggeriti tre in particolare, tipici messicani, che oltre al vantaggio di essere una cucina deliziosa è anche economica, ed una birreria dove si possono gustare le migliori birre dell’america latina e non. Ecco alcuni indirizzi imperdibili. I veri tacos si trovano a El Fogon: è un ritrovo per locals, ambiente semplicissimo, amichevole, con sedie in plastica e la TV che trasmette musica messicana a tutto volume. Con un paio di questi tacos ed una cerveza hecha en Mexico sarete in paradiso. El Tapas & Company offre tacos splendidi e birra sempre fresca in un ambiente tipicamente messicano e molto cheap. Se invece cercate l’esclusivo, il particolare, lo scenografico e misterioso andate all’Alux, ristorante costruito all’interno di una grotta sotterranea. Il significato del suo nome, facilmente intuibile, ci porta nel mondo magico e misterioso degli Alux, gli spiriti buoni e maliziosi che proteggono il Messico, in particolar modo i luoghi sacri….e cosa c’è di più misterioso e sacro di una grotta? Club de la Cerveza: il nome dice tutto! Ottima birra artigianale prevalentemente messicana ma qualche eccellenza straniera, se si vuole, la si può chiedere ed ottenere. Ma non solo ristoranti: sulla 5° Avenida incontri numerosi caffè come Starbucks e la catena Ah Cacao se siete ciocco-dipendenti oppure Choux Choux Cafè che offre eccellenti colazioni, insalate, croissants ed un infinità di prelibatezze dolci e salate tipiche del finger-food. La movida notturna di Playa del Carmen Playa del Carmen è ricca di locali after-dinner e non c’è che l’imbarazzo della scelta: Playa non ha nulla da invidiare alla mitica Cancun. Per tutta la durata dell’anno si svolgono festival di musica, feste nei locali,feste sulla spiaggia e altre feste in tutti i locali della zona anche se non situati nella 5° Avenida ma sempre e comunque presi d’assalto dai giovani provenienti da tutto il mondo. La strada famosa per i locali notturni di Playa è Calle 12 dove potrete trovare il famosissimo Coco Bongo che ogni sera offre spettacoli e show fino alle prime luci dell’alba. Il Coco Bongo è diviso in una parte di palcoscenico per spettacoli dal vivo ed una parte night club: sul palcoscenico si esibiscono acrobati volanti, imitatori, mimi, cantanti, gruppi musicali, tra cui i famosissimi Mariachi ed anche personaggi di film famosi e stelle del rock. Mexcal a fiumi per farvi risvegliare il giorno dopo senza ricordare nulla! Ogni biglietto di accesso al Coco Bongo prevede infatti l’open bar aperto tutta notte senza limiti! Tra gli altri club e discoteche famose di Playa meritano menzione Palazzo, La Vaquita, Coco Maya, Mandala ed Abolengo dove ci si può divertire senza eccessi. Per una notte più tranquilla ma sempre di buon impatto alcolico, musica e risate, si può entrare in un pub o in un bar dove bere con tranquillità una buona birra artigianale con gli amici. Tra i più famosi ci sono lo Zenzi, Mc Carthy’s Irish Pub, Club de la Cerveza, La Bodeguita del Medio, Almirante Pech e La Perla Mixan dove l’ambiente caloroso Messicano vi accoglierà in tutta la sua allegria. Cosa non fare a Playa del Carmen A Playa del Carmen si può fare tutto: mangiare, bere, prendere il sole, ballare, fare shopping, ma è assolutamente vietato comprare coralli e conchiglie protette. Potete farlo ma sappiate che sicuramente vi verranno sequestrati in aeroporto, nel migliore dei casi, vi prenderete una grossa multa o dovrete pagare una mazzetta, nel peggiore dei casi. Proibitissimo è anche cercare di far uscire dallo stato le bottigliette colme di sabbia delle playas. Tasto dolentissimo è la cultura che i messicani hanno nei riguardi degli animali. In particolare Cancun e Playa del Carmen sono località in cui gli animali sono sfruttati e ahimè non c’è alcuna legge che lo vieti. Vi capiterà quindi di incontrare nella 5° Avenida tigrotti e scimmiette tenuti da un non ben identificato “ammaestratore” messicano che vi offrirà di fare fotografie con questi animali: non fatele! Non incrementate questo abuso e vile sfruttamento del mondo animale. Le vostre foto sui social con il tigrotto o la scimmietta che vive nelle foreste del Messico scatenerebbero, giustamente, le ire del popolo animalista. Non alimentate questo business, i luoghi sono meravigliosi di loro e non serve una foto con l’animale di turno per il vostro album fotografico su Facebook! https://ift.tt/33yX6IV Cosa fare e cosa vedere a Playa del Carmen Chi ha mai sentito parlare di Playa del Carmen nella sua vita? Una tra le più belle località balneari del Messico che merita di essere visitata e vissuta almeno una volta nella vita. Situata sulla Riviera Maya, è famosissima per le sue meravigliose spiagge piene di palme ed arricchite da splendide barriere coralline che, al tramonto, raggiunte dal sole infuocato, tingono cielo ed oceano di rosso regalando scenari indimenticabili. Le 5 Top Beach di Playa del Carmen Playa del Carmen vanta 4 tra le più belle spiagge nel mondo ognuna con caratteristiche che le rendono uniche ed ognuna dedicata a qualsiasi tipo di turista: dal festaiolo e modaiolo al turista che predilige la natura e la tranquillità, al turista con famiglia e bambini. Ecco quali sono. Paradise Beach Situata su un’isola di fronte a Playa del Carmen è sicuramente una location da non perdere. Paradise Beach è uno dei lidi più belli della zona ed offre al turista modaiolo tutto ciò che può soddisfare le sue aspettative: negozi, ristoranti, locali, movida, discoteche, Hotel di Lusso. È facilmente raggiungibile con piccole imbarcazioni che partono più volte al giorno da Playa del Carmen. Xpu-Ha Beach Nonostante il nome ricordi una località asiatica, Xpu-Ha Beach è genuinamente messicana. È una delle spiagge più affascinanti della Riviera Maya con la sua sabbia finissima ed un mare trasparente anche a grandi profondità. Camaleontica nel suo offrire il meglio al turista, si pone sia come spiaggia super attrezzata che spiaggia selvaggia e naturale, un vero angolo di paradiso dove il turista può usufruire del meglio dell’Horeco immergendosi in una natura incontaminata. A pochissimi chilometri da Playa del Carmen è facilmente raggiungibile in una manciata di minuti, per pochi soldi, con un taxi o con lo scooter. Playa Puerto Morelos È una spiaggia paradisiaca sulla quale si affaccia un piccolo villaggio di pescatori. Il mare è splendido con uno scenario tipicamente caraibico, una barriera coralline a 500 metri dalla costa, ideale per praticare immersioni e snorkeling. A Puerto Morelos si arriva in circa 20 minuti di taxi o scooter ad un costo veramente irrisorio. Playa de Xcacel Spiaggia incontaminata che si estende all’infinito. Assolutamente distante dal turismo di massa ed indicata esclusivamente a coloro che cercano natura, silenzio, pace, sole e mare. Alcuni piccoli chioschi presenti lungo la spiaggia offrono cocktail dissetanti e veloci pranzi a base di tortillas, frijoles e pesce freschissimo. Anch’essa raggiungibile con taxi o con scooter in circa 30 minuti da Playa del Carmen. Playacar Tra le spiagge più glamour ed attive del Messico c’è Playacar: con il suo mare turchese, la sua sabbia bianca e finissima, i fondali pieni di pesci, le caverne e grotte sottomarine offre un paradiso ineguagliabile agli amanti delle immersioni. Il lungomare di Playacar regala una vita notturna intensa e per tutti i gusti: hotel, bar, ristoranti, locali e discoteche famose in tutto il mondo propongono al turista amante della vita notturna una vacanza indimenticabile. È una spiaggia cittadina quindi la sua scoperta può essere fatta facilmente a piedi. Cosa vedere a Playa del Carmen Non importa se siete viaggiatori fai-da-te, se avete deciso di trascorrere una settimana in un hotel o in un resort oppure se siete quei turisti super mega organizzati: Playa del Carmen, in Messico, offre escursioni ed attività di ogni genere e per ogni tipo di turista. Playa del Carmen infatti vanta numerose attività fattibili in loco tanto quanto una serie di tour organizzati che, se volete essere piacevolmente trascinati da una guida, sono assolutamente da non perdere. Scopriamoli insieme. Chichèn Itzà, cenote Hubiku e Valladolid Chichèn Itzà è una delle 7 Meraviglie del Mondo, patrimonio mondiale UNESCO. È un tour di 12 ore dove, addentrandosi nella fitta giungla dello Yucatan, si raggiunge il cenote Hubiku, famosa piscina di acqua dolce all’interno di una caverna calcarea colma di luce. Dopo aver gustato un tipico pranzo messicano si riparte per Chichèn Itzà, ricco e meraviglioso sito archeologico con scavi e templi magistralmente conservati. Infine si raggiunge Valladolid, città di fama mondiale con i suoi muri color pastello ricca di negozi e ristorantini. Isla Contoy e Isla Mujeres Tra le isole più belle al mondo. Il centro di Isla Mujeres è ricco di patrimonio culturale ed importanza storica mentre l’Isola di Contoy è un paradiso di pace e tranquillità oltre ad essere il secondo sistema di barriera corallina più grande del mondo. Rovine di Tulum, le sue grotte e le sue tartarughe Scopri la più importante città Maya sul Mar dei Caraibi, protetta da una grande scogliera da dove si può ammirare una vista spettacolare. A Tulum vengono organizzati dei tour archeologici guidati che vi faranno scoprire i segreti custoditi da questa antica città Maya. Il tour si chiude, dopo un bagno nelle acque cristalline del cenote Hilarios, con una passeggiata sulla spiaggia dove vivono le meravigliose tartarughe marine. Sian Ka’han e Muyil Emozionante tour di mezza giornata nel cuore dell’antica civiltà Maya; qui si potrà ammirare lo splendore della riserva della biosfera di Sian Ka’an, la fauna selvatica della giungla e passeggiare tra le antiche rovine di Muyil. Queste rovine sembrano uscite da un vecchio film e passeggiando tra esse si scopre piano piano la sua incredibile storia. È proprio a Muyil che anni fa sono stati trovati reperti risalenti al 350 a.C. ! Le sue facciate, situate nella parte inferiore della valle del fiume, sono così ben conservate che sarà impossibile non riconoscerne le rappresentazioni tra le quali spicca la famosa rappresentazione del dio della pioggia. Punta Laguna e Coba Nella riserva di Punta Laguna gli alberi sono popolati di scimmie che vivono in perfetto equilibrio con uccelli di ogni tipo; il vostro tour sarà accompagnato dalle voci di questi mammiferi e dal canto di centinaia di uccelli che suonerà come una melodia. Non meno affascinante il sito archeologico di Coba, uno dei più importanti della regione: circondata da due bellissime lagune ed una serie di strade elevate di pietra e gesso che portano dal sito centrale a vari siti più piccoli Coba rappresenta la vera civiltà Maya precolombiana. Non dimenticate di visitare anche le grandi piramidi del tempio, alcune delle quali raggiungono i 42 metri di altezza. Diving a Playa del Carmen Playa del Carmen con le sue barriere coralline, le tartarughe marine, pesci colorati e squali è un sito eccellente sia per lo snorkelling che per il diving. Oltre ai Cenote (grotte con acqua piene di luce) vi sono tantissimi posti in questa zona del Messico dove andare a fare diving: alcuni si possono scoprire da soli ed altri consigliati dalle tante agenzie e guide turistiche locali. I siti più popolari sono Pared Verde e Tortugas che si trovano vicino a Playa del Carmen; Gorgonia vicino ad Akumal, Palancar Reef e Santa Rosa Wall che si trovano invece al largo di Cozumel. Per il vostro entusiasmo ci sono tantissime scuole di diving a Playa del Carmen e nei suoi dintorni quindi è possibile anche ottenere la certificazione Open Water Diver! Ma non dimentichiamo di visitare anche Rio Segreto al quale potete accedere solo con un tour guidato che vi porterà a scoprire le sue caverne buie, le stalattiti e stalagmiti, vere e proprie opere d’arte scultorea della natura. Shopping a Playa del Carmen Trascorrere una giornata sulle spiagge di Playa del Carmen è un’esperienza unica per qualsiasi tipo di turista. Esimersi dallo shopping è un delitto. Ecco la tappa fondamentale: la 5° Avenida! Per orientarvi dovete sapere che la numerazione delle strade di Playa del Carmen è particolarissima: le strade parallele alla spiaggia e al mare sono chiamate Avenidas e vanno di 5 in 5. Abbiamo quindi 5° Avenida, 10° Avenida, 15° Avenida e così via. Le strade perpendicolari al mare invece si chiamano Calles e aumentano di 2 in 2: abbiamo quindi calle 2. calle 4, calle 6, calle 8, calle 10 etc etc. Questo facilita enormemente il turista e lo aiuta ad orientarsi nella ricerca di quel ristorante piuttosto che quel negozio. La 5° Avenida è la lunga via pedonale che attraversa Playa del Carmen, inizia vicino al molo dal quale partono i traghetti per Cozumel e termina vicino al Parque Fundadores estendendosi per circa 3 chilometri. Lungo la 5° Avenida si trovano la maggior parte dei bar, negozi, centri commerciali, ristoranti, locali per aperitivi, finger-food, street-food e brunch. Qualsiasi cosa voi stiate cercando lo trovate sulla 5° Avenida! Dove mangiare a Playa del Carmen Playa del Carmen è ricca di ristoranti più o meno tipici ma tra tutti ne vengono suggeriti tre in particolare, tipici messicani, che oltre al vantaggio di essere una cucina deliziosa è anche economica, ed una birreria dove si possono gustare le migliori birre dell’america latina e non. Ecco alcuni indirizzi imperdibili. I veri tacos si trovano a El Fogon: è un ritrovo per locals, ambiente semplicissimo, amichevole, con sedie in plastica e la TV che trasmette musica messicana a tutto volume. Con un paio di questi tacos ed una cerveza hecha en Mexico sarete in paradiso. El Tapas & Company offre tacos splendidi e birra sempre fresca in un ambiente tipicamente messicano e molto cheap. Se invece cercate l’esclusivo, il particolare, lo scenografico e misterioso andate all’Alux, ristorante costruito all’interno di una grotta sotterranea. Il significato del suo nome, facilmente intuibile, ci porta nel mondo magico e misterioso degli Alux, gli spiriti buoni e maliziosi che proteggono il Messico, in particolar modo i luoghi sacri….e cosa c’è di più misterioso e sacro di una grotta? Club de la Cerveza: il nome dice tutto! Ottima birra artigianale prevalentemente messicana ma qualche eccellenza straniera, se si vuole, la si può chiedere ed ottenere. Ma non solo ristoranti: sulla 5° Avenida incontri numerosi caffè come Starbucks e la catena Ah Cacao se siete ciocco-dipendenti oppure Choux Choux Cafè che offre eccellenti colazioni, insalate, croissants ed un infinità di prelibatezze dolci e salate tipiche del finger-food. La movida notturna di Playa del Carmen Playa del Carmen è ricca di locali after-dinner e non c’è che l’imbarazzo della scelta: Playa non ha nulla da invidiare alla mitica Cancun. Per tutta la durata dell’anno si svolgono festival di musica, feste nei locali,feste sulla spiaggia e altre feste in tutti i locali della zona anche se non situati nella 5° Avenida ma sempre e comunque presi d’assalto dai giovani provenienti da tutto il mondo. La strada famosa per i locali notturni di Playa è Calle 12 dove potrete trovare il famosissimo Coco Bongo che ogni sera offre spettacoli e show fino alle prime luci dell’alba. Il Coco Bongo è diviso in una parte di palcoscenico per spettacoli dal vivo ed una parte night club: sul palcoscenico si esibiscono acrobati volanti, imitatori, mimi, cantanti, gruppi musicali, tra cui i famosissimi Mariachi ed anche personaggi di film famosi e stelle del rock. Mexcal a fiumi per farvi risvegliare il giorno dopo senza ricordare nulla! Ogni biglietto di accesso al Coco Bongo prevede infatti l’open bar aperto tutta notte senza limiti! Tra gli altri club e discoteche famose di Playa meritano menzione Palazzo, La Vaquita, Coco Maya, Mandala ed Abolengo dove ci si può divertire senza eccessi. Per una notte più tranquilla ma sempre di buon impatto alcolico, musica e risate, si può entrare in un pub o in un bar dove bere con tranquillità una buona birra artigianale con gli amici. Tra i più famosi ci sono lo Zenzi, Mc Carthy’s Irish Pub, Club de la Cerveza, La Bodeguita del Medio, Almirante Pech e La Perla Mixan dove l’ambiente caloroso Messicano vi accoglierà in tutta la sua allegria. Cosa non fare a Playa del Carmen A Playa del Carmen si può fare tutto: mangiare, bere, prendere il sole, ballare, fare shopping, ma è assolutamente vietato comprare coralli e conchiglie protette. Potete farlo ma sappiate che sicuramente vi verranno sequestrati in aeroporto, nel migliore dei casi, vi prenderete una grossa multa o dovrete pagare una mazzetta, nel peggiore dei casi. Proibitissimo è anche cercare di far uscire dallo stato le bottigliette colme di sabbia delle playas. Tasto dolentissimo è la cultura che i messicani hanno nei riguardi degli animali. In particolare Cancun e Playa del Carmen sono località in cui gli animali sono sfruttati e ahimè non c’è alcuna legge che lo vieti. Vi capiterà quindi di incontrare nella 5° Avenida tigrotti e scimmiette tenuti da un non ben identificato “ammaestratore” messicano che vi offrirà di fare fotografie con questi animali: non fatele! Non incrementate questo abuso e vile sfruttamento del mondo animale. Le vostre foto sui social con il tigrotto o la scimmietta che vive nelle foreste del Messico scatenerebbero, giustamente, le ire del popolo animalista. Non alimentate questo business, i luoghi sono meravigliosi di loro e non serve una foto con l’animale di turno per il vostro album fotografico su Facebook! Playa del Carmen è una località del Messico ricca di spiagge mozzafiato, con una movimentata vita notturna e locali in cui mangiare le bontà locali.
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Non moriremo mai
A guardarli bene
ti chiedi come possono aver fatto
come possono aver amato, sofferto, riso
sapendo di correre una gara senza vincitori.
Anche se al principio pensi di aver vinto
invincibile, immortale
dentro una vita che non finirà mai
su un treno lanciato a tutta velocità
con destinazione finale un tremendo boato.
E vorresti entrarci dentro
accarezzargli i capelli
sentire il loro respiro affannato
i loro sogni fantastici
le loro cazzate a prima mattina
i pianti a mezzanotte
i disegnini sul diario di scuola
le preoccupazioni per la maledetta acne
il loro bacio, le loro lingue
il loro sesso maturare, giocare, amore
diventare come una foglia secca
e poi cadere verso terra, allungarsi, gonfiarsi, asciugarsi
tutti schiavi della matrigna gravità.
Eppure tutti loro ci hanno provato a vivere, a sorridere
anche se alcuni, i più fragili, sono caduti prima
persi nella perfida marea umana, bucati, strafatti
dentro gli stand dello stato canaglia che ti offre colla
nell’insidiosa giungla assassina che può essere una città.
Morti di una guerra senza dichiarazioni di guerra
senza armi né trincee, dove non si fanno prigionieri
dove i tuoi ti sparano per primi
nessuna convenzione, nessuna vita da rispettare.
Ma guardali bene in faccia, spavaldi
occhiali, gonne all’ombelico, panta sotto il cavallo
mutande di fuori, occhi neri di mascara, trucco rosso sbavato
corpi dipinti diseguali surreali come quadri di Dalì
ferramenta varia sul naso, sulle orecchie, sul cuore
ostentano, sghignazzano, disdegnano
ti deridono pure.
E tu che vorresti avvertirli
di frenare, di andare piano
di usare il tempo, di prendere tempo
di incazzarsi, di non stare in silenzio, di non subire
di salire sul palco che hai solo questi 5 minuti e parlare finché c’è voce
di urlare a tutti che questo tempo non finirà
di dire la tua, che è solo tua e basta.
Che la tua vita non si tocca
e che decidi tu della tua pelle, della tua vita, della tua morte
e gridarlo a tutti, anzi
che noi non moriremo mai!
(testo: patrizioT © - image: autore sconosciuto - “Anni 70 - ragazze nella metropolitana di New York”)
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Il Coso
Quando apro la portiera, Zarquon mi guarda, io salgo in macchina e poi cerco di infilare l'ombrello rosso dietro il sedile. «Ti ho riportato il coso» dice aprendo il cassettino. «Ti è servito?» «No, perché è mollo. Ci manca un pezzo.» «Cazzo, ormai lo ho da anni. Mai usato...» faccio mentre mi allaccio la cintura.
Partiamo. Dopo qualche chilometro arriviamo e subito troviamo posteggio. Apro una parentesi. Zarquon guida bene, forse dei miei amici è quello che guida meglio, ma ha questa cosa che parcheggia in maniera quantizzata. Cioè è una roba tipo i livelli quantici degli elettroni, non puoi metterli come cazzo ti pare, ci sono delle regole. Ad esempio, non si parcheggia a lisca di pesce in un viale ma si può su un cavalcavia, si può mettere la macchina nella "Blu Area" ma non nell'"Isola Azzurra", nel caso in cui ci sia un posto prima di un semaforo deve essere già nella direzione di marcia giusta per tornare a casa, e così via.
Mentre andiamo al luogo del concerto gli dico se mi tiene la giacca perché si sta alzando del vento e mi voglio mettere il maglione. Lui mi guarda e si stringe dentro alla sua giacca blu. Ha solo la camicia e sorride. «Ci prendiamo due birre?» gli faccio. «Ma sì, dai» dice. Allora mi metto in coda e ordino due birre. Un ragazzotto mi porge due bicchieri di plastica e mi dice che devo tenerli se voglio la caparra. «Come la caparra?» dico accarezzando la condensa sul bicchiere «è plastica, cazzo.» Il ragazzotto mi dice che no, non è plastica, è una roba biologica, che costa un casino e che tutti noi dobbiamo fare la nostra parte per l'ambiente. E poi si gira verso un preoccupante fumo nero che esce da una montagna di carbonella.
Seduti su una panca aspettiamo l'inizio del concerto. Ad un certo punto Zarquon dice "c'è il manager" e si alza in piedi. Arriva un tizio, mi stringe la mano e dice "sono il manager". Il manager è un tizio alto, con il cappello, è simpatico e parla forbito. Alterna parole desuete e poderose bestemmie ma sa il fatto suo, è un bel tipo.
Durante il concerto, ogni tanto Zarquon acchiappa un venditore ambulante di birre, un tizio che gira con una specie di vassoio rotondo sorretto da delle corde. Su "Simpaty for the Devil" mi pento di aver smesso di fumare, così mi concentro sul tizio al mio fianco per scacciare la voglia di cercare un tabacchino. Mangia uno stinco tagliandolo a pezzetti tutti uguali e della dimensione di circa mezzo centimetro. Guardo Zarquon e lui mi indica la fidanzata che, armata anche lei di coltellino di plastica trasparente, tenta di segare la cotenna della povera bestia morta come se stesse accendendo il fuoco con i legnetti durante uno campo di team building nella giungla, uno di quelli che le multinazionali fanno pensando che, il collega che vorresti vedere morto, diventerà il tuo migliore amico. Col cazzo.
E insomma, i Ghost Notes suonano proprio bene e il vento di burrasca rende tutto fresco e sparge la musica per la città. Il manager gira per i tavoli, ha il bicchiere sempre in mano e lo tiene distante dal corpo proprio come se fosse una specie di vibrissa etilica. Finito il concerto, Zarquon dice che è ora di andare. Annuisco, ma prima dico che devo andare a pisciare.
Il cesso Sebach è profumatissimo e penso che un cesso chimico così pulito non sia mai esistito. Quando esco dall'oasi di fluidi corporei e acidi che si neutralizzano per il bene dell'igiene e dell'olfatto, sta piovendo e allora corriamo sotto i portici. Prendiamo un caffè e poi Zarquon mi riaccompagna a casa.
Salendo le scale mi rendo conto che "sono bello che avvelenato". Questa frase la diceva sempre il mio amico Brunello il venerdì sera quando veniva in bus in Piazza delle Erbe e ordinava una birra aggiungendo "ne bevo solo una perché domani alle 6 devo fare un'immersione a Camogli". E ogni volta, alle 4 del mattino, Brunello, ubriaco marcio, diceva che non ce la faceva mica perché era "bello che avvelenato".
Entro in casa e mi dirigo in cucina per cercare un Gaviscon. Succhiando la bustina sento la pioggia che batte sulla veranda e i lampi illuminano il pavimento di ardesia ed è una cosa quasi romantica, per dire. Mi sfilo i pantaloni e sento che nella tasca c'è una roba dura: è il coso. Lo guardo e mi dico che la prossima volta che vado in Inghilterra devo provarlo e che secondo me Zarquon non ha capito come funziona l'affare da infilare nella presa di corrente.
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Finale alternativo.
Nel finale alternativo del nostro film, oggi io sarei stata indaffarata ad intagliare rose di pasta di zucchero da mettere sulla tua torta di compleanno, ad incartare il tuo regalo nel miglior modo possibile, quasi professionale e nello scegliere un bel vestito da mettermi e, dato questo clima bipolare, non sarebbe stata un'impresa facile.
In questo finale alternativo, ti avrei scritto il buongiorno e la buonanotte tutti i giorni, avrei condiviso con te lo sclero per gli esami e tu avresti condiviso con me il tuo; avremmo fatto tanti viaggi insieme e, sicuramente, avremmo comprato una Polaroid perche lo sai che impazzisco per le foto stampate. Forse l'avremmo presa di colore verde perché è il mio colore preferito oppure l'avresti comprata di nascosto e l'avresti comprata rosso che, invece, è il tuo colore preferito.
Mi sarei sentita sicuramente più tranquilla in questo finale alternativo, perché una persona come te è in grado di far emergere il lato bianco anche in una situazione completamente nera, mentre io sono capace di vedere il nero anche in una situazione completamente bianca.
Avremmo fatto progetti a lungo termine, di quelli in cui ti immagini tra 30 anni vicino ad un camino con i bambini che ti corrono intorno, stile film natalizio.
In un finale alternativo della nostra storia, io adesso non avrei quel terrore addosso di affezionarmi ad una persona, non vivrei nella paura che ogni certezza prima o poi andrà via, vivrei guardando il mondo con occhi più positivi, con la voglia di scoprire chi o cosa mi attende girando l'angolo.
Nel mio concetto mal ridotto di famiglia, tu saresti stato fondamenta di cemento armato dal quale ripartire per costruire quella piccola nicchia che offre riparo, amore e conforto da questa giungla che è il mondo.
Io sarei stata certamente più felice. Forse anche tu lo saresti stato, forse un po' più felice o, magari, molto più felice.
Io questo non posso saperlo e non lo saprò mai, perché quel finale alternativo resterà una bozza scritta e riposta in un cassetto di chissà quale scrivania.
Non ci sei oggi e non ci sarai domani, ci sei stato solo ieri ma adesso, ormai, anche la felicità del passato fa male al cuore quando lo sfiora.
Zoe
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Il ragazzo dai capelli biondi si calò giù per l'ultimo tratto di roccia e cominciò a farsi strada lungo la laguna. Benché si fosse tolto la maglia della scuola, che ora gli penzolava da una mano, la camicia grigia gli stava appiccicata addosso, e i capelli gli erano come incollati sulla fronte. Tutt'intorno a lui il lungo solco scavato nella giungla era un bagno a vapore. Procedeva a fatica tra le piante rampicanti e i tronchi spezzati, quando un uccello, una visione di rosso e di giallo, gli saettò davanti con un grido da strega; e un altro grido gli fece eco: «Ohè! Aspetta un po'!» Qualcosa scuoteva il sottobosco da una parte del solco, e cadde crepitando una pioggia di gocce.
William Golding, Il Signore delle Mosche
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Rosso Giungla in scena al Teatro Roma
Rosso Giungla in scena al Teatro Roma
“Non guardate alle vostre spalle, il futuro è davanti a voi”. E’ questo lo slogan del programma “Abbandonati” che si svolge all’interno del teatro trasformato, per il pubblico in sala, in un fremente studio televisivo, dove la regista Vanessa Gasbarri vuole gli spettatori protagonisti insieme agli attori. “Rosso Giungla”– in scena al Teatro Roma dal 28 dicembre 2016 al 15 gennaio 2017 – è una…
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#Alessandra Merico#Alessandro Salvatori.#Andrea Cova#Cinzia Berni#Clio Evans#Commedia#Enzo Casertano#Federica Quaglieri#Gabriella Silvestri#Guenda Goria#Guido Polito#Jonis Bascir#Maya Amenduni#Rosso Giungla#Teatro Roma#Vanessa Gasbarri#Via Umbertide
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Box Office Usa - Pazzesco incasso da 192 milioni per Black Panther
Box Office Usa – Pazzesco incasso da 192 milioni per Black Panther
Marvel Studios e Disney non sbagliano un colpo. L’esordio di Black Panther nel Box Office Usa non può che essere considerato straordinario, oltre che inatteso. Merito di un passaparola iper positivo, record di recensioni positive su Rotten Tomatoes (97%) e clamoroso A+ al CinemaScore, il cinecomic Black Panther ha letteralmente sbancato il botteghino a stelle e strisce. Nel suo opening weekend…
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#Black Panther#Box Office Usa#Cinquanta Sfumature di Rosso#Jumanji - Benvenuti nella Giungla#Jumanji 2#Peter Rabbit
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