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#Repubblica dei Consigli
istanbulperitaliani · 5 months
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Il Leone di San Marco ad Istanbul
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Il Palazzo di Venezia, oggi sede del Consolato Generale d'Italia ad Istanbul, un tempo era la sede del Bailo di Costantinopoli. Il bailo era un diplomatico della Repubblica di Venezia, quindi questa sede, dal 1454 (Bartolomeo Marcello primo bailo) al 1797 (Francesco Vendramin ultimo bailo) ha ospitato i diplomatici della Serenissima.
A parte tutta la Storia legata a questo edificio che prima o poi scriverò, è interessante notare che sul fronte dell'edifico compare il Leone di San Marco che al posto del Vangelo ha quella che sembrerebbe una ruota. Esistono varie versioni del leone di San Marco, come segnalato dallo storico Alberto Rizzi, autore di importanti studi sul leone marciano. Secondo Rizzi, esistevano oltre cento varianti della figura, raffigurate su materiale scultoreo o pittorico. Purtroppo non sono riuscito a contattare lo storico (ha oltre 80 anni) per avere maggiori informazioni su questo leone in particolare. Ho letto, ascoltato varie versioni sul motivo di questo particolare simbolo. Si tratterebbe dello stemma dei nobili veneziani Molin. Il leone è stato scolpito quando il nobile Alvise Molin era in carica come Bailo a Costantinopoli (XVII secolo). Lo stemma può essere stato asportato da un altro edificio o proviene dalla vecchia sede bailaggia perché l'edificio attuale é successivo alla caduta della Serenissima.
Ecco il simbolo araldico della famiglia Molin
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Ringrazio il mio amico Agostino per la foto.
La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città.
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jacopocioni · 1 year
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Caterina de' Medici, la duchessina
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Prima parte
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Lorenzo II de' Medici duca di Urbino era a capo della Repubblica di Firenze dal 1516 grazie a suo zio Papa Leone X. Questa posizione di potere lo avvicinò a Francesco I di Francia tanto che il regnante combinò per lui le nozze con la principessa francese Maddalena de La Tour d'Auvergne, contessa di Boulogne. Da questo matrimonio che mescolava il sangue dei Medici con quello dell'alta aristocrazia francese nacque, mercoledì 13 aprile 1519 a Firenze, una bimba a cui fu dato il nome di Caterina Maria Romula de' Medici. Purtroppo la madre morì il 28 aprile di febbre puerperale e poco dopo, il 4 maggio, morì anche Lorenzo, malato da tempo. La bimba fu trasferita a Roma per essere più vicina allo zio Papa Leone X e fu allevata in un primo periodo da sua nonna Alfonsina Orsini. Quando la Orsini morì furono le zie di famiglia Clarice de' Medici e Maria Salviati a proseguire la sua crescita che si accompagnò ai due Medici fuori letto Ippolito e Alessandro. Rimase l'unica erede della famiglia Medici e assunse il titolo di duchessa di Urbino che i fiorentini trasformarono nel nomignolo "duchessina".
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Francesco e Caterina de' Medici Dopo la morte di Papa Leone X ,e le alleanze del nuovo pontefice Adriano VI  con gli Asburgo, la piccola Caterina si ritrovò senza il ducato di Urbino. Fu con l'elezione di Clemente VII nel 1523, il cugino Giulio di Caterina, che la "duchessina" assieme ad Alessandro si trasferi a Firenze nel palazzo Medici Riccardi. Clemente VII strinse alleanza nuovamente con i francesi per opporsi all'imperatore Carlo V ma subirono duramente nella battaglia di Pavia tanto che la rivalsa di Carlo V fu tale da arrivare al famoso sacco di Roma il 6 maggio 1527 ad opera dei legionari lanzichenecchi. Allo stesso tempo i fiorentini si scontrarono con il Cardinal Passerini che reggeva il governo imposto dal pontefice. Clemente VII fu quindi costretto a scendere a miti consigli con Carlo V che per proteggere il patrimonio mediceo nella città di Firenze mise la stessa sotto assedio. Caterina era divenuta un ostaggio e passava di monastero in monastero, fu addirittura proposto di esporla nuda sulle mura di Firenze perchè venisse uccisa dai proiettili nemici, o peggio cederla ad un bordello. Per fortuna giunse al monastero delle Murate dove le benedettine se ne presero cura con amore sino a che, terminato l'assedio, Caterina poté ricongiungersi al cugino papa Clemente VII tornando a Roma. Gli anni passarono e Caterina viveva sicura alla corte papale dove il cugino, più preoccupato delle alleanze che di Caterina, cercava per lei uno sposo. Furono vagliati vari candidati, ma durante il vaglio il re di Francia, Francesco I di Valois seppe di questa ricerca matrimoniale e decise di proporre il suo secondogenito Enrico, duca d’Orléans. Clemente VII ne fu entusiasta, i Medici si stavano per imparentarsi con la famiglia reale francese.
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Il 23 ottobre 1533 la tredicenne Caterina de' Medici arrivò a Marsiglia ed incontrò il giovane Enrico di quattordici anni. Le nozze furono celebrate il 28 ottobre e la notte, alla presenza del papa e di Francesco I, il matrimonio fu consumato. Morto Clemente VII dopo appena un anno dalle nozze il nuovo pontefice Paolo III ruppe ogni alleanza e si rifiutò di pagare la doto promessa tanto da far pronunciare a Francesco I la frase: "Ho ricevuto la ragazza tutta nuda". Francesco però si sbagliava, non aveva ricevuto la dote, ma Caterina si dimostrò ricca di quella cultura italiana che cambiò radicalmente le più rozze abitudini francesi, senza parlare della sua azione politica. Caterina infatti divenne una buona amica della sorella di Francesco I, Margherita di Navarra, ed anche delle sorelle del marito, Margherita e Maddalena. Lo stesso Francesco I la prese a benvolere colpito dalla sua cultura ed intelligenza unità ad una modestia ed un affetto incondizionato, tanto da volerla nella cerchia di favoriti. Fine prima parte presto la seconda: Caterina de' Medici, regina madre.
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Jacopo Cioni   Read the full article
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UniCredit ha acquistato la quota che lo Stato tedesco ha messo in vendita in Commerzbank
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UniCredit ha acquistato una quota significa di Commerzbank con sovrapprezzo. Il prezzo è di 13,20 euro per azione (superiore al prezzo di chiusura giornaliero di 12,60 euro per azione). La quota è stata venduta per circa di 702 milioni di euro. L'offerta è stata significativamente superiore a tutte le altre.  "Commerzbank ha dimostrato di essere di nuovo saldamente in piedi con le proprie gambe. Questa prima vendita parziale della quota del governo federale preannuncia il completamento della stabilizzazione e quindi l'uscita del governo". sottolinea Eva Grunwald, membro del board dell'Agenzia finanziaria tedesca. La vendita riduce la partecipazione del Financial Market Stabilisation Fund (Fms) al 12%. Il governo resta il principale azionista di Commerzbank e si è impegnato a rispettare una restrizione di 90 giorni sulle vendite. UniCredit conferma "di aver acquisito una partecipazione azionaria pari a circa il 9% del capitale sociale di Commerzbank AG. "Il 4,49% - sottolinea la banca - è stato acquistato nell'ambito di un'offerta di accelerated book building condotta per conto della Repubblica Federale di Germania, in linea con l'intenzione di quest'ultima di ridurre la propria partecipazione in Commerzbank AG, mentre il resto era stato acquistato mediante operazioni sul mercato" . UniCredit presenterà alle autorità competenti, se e quando necessario, le istanze autorizzative per poter eventualmente superare la soglia di partecipazione del 9.9% in Commerzbank, si legge in una nota che aggiunge che "qualsivoglia decisione in merito alla partecipazione dipenderà anche dalla coerenza di tale investimento con gli stringenti parametri finanziari di UniCredit, così come sono stati chiaramente e costantemente comunicati al mercato". . UniCredit esplorerà insieme a Commerzbank possibili opportunità di creazione di valore per gli stakeholder di entrambe le banche. L'acquisizione della partecipazione in Commerzbank è coerente con la strategia di UniCredit e i parametri entro i quali effettua qualsivoglia investimento, aggiunge la banca. L'istututo inoltre esprime il proprio supporto agli attuali consigli di gestione e di sorveglianza di Commerzbank e ai progressi che questi ultimi hanno compiuto nel migliorare le performance della banca. Il titolo di Unicredit, dopo un avvio debole, ha girato al rialzo a piazza Affari. Giù gli altri istituti che vedono sfumare l'opzione di un risiko italiano che abbia come pivot il gruppo di Piazza Gae Aulenti. Vola invece a Francoforte il titolo di Commerzbank. Analisti, 'Commerzbank la migliore soluzione per Unicredit'  Gli analisti vedono Commerzbank come la "migliore soluzione" per UniCredit. La mossa dell'acquisizione del 9%, il 4,9% attraverso il collocamento di azioni da parte del governo tedesco e il restante comprato sul mercato, apre - scrive Mediobanca - le "danze dell'M&A" del gruppo guidato da Andrea Orcel. l mercato "probabilmente vedrà questo come un primo passo per una potenziale combinazione" tra i due istituti di credito, data la la presenza di UniCredit in Germania", evidenzia Citi che sottolinea come tuttavia, "la mancanza di un'unione bancaria potrebbe limitare la realizzazione appieno dei benefici potenziali derivanti dall'ottimizzazione del capitale/finanziamento". Inoltre gli analisti vedono "un minore potenziale di sinergie di costo" a causa delle precedenti ristrutturazione di Commerzbank e la limitata sovrapposizione di franchising. Equita sottolinea che "l'acquisizione offre a Unicredit l'opzionalità strategica per crescere ulteriormente in Germania, dove già è presente attraverso Hvb. Gli analisti affermano anche che "al fine di mantenere maggiore flessibilità strategica, Unicredit potrebbe considerare anche un'integrazione di Hvb in Commerzbank, che potrebbe permettere di mantenere il controllo sulla nuova entità con un minore esborso di capitale" Infine viene ricordato che "nel 2023 la Germania ha rappresentato oltre il 20% dell'utile operativo e circa il 19% dell'utile netto" del gruppo di Piazza Gae Aulenti.  Read the full article
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giancarlonicoli · 2 months
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24 lug 2024 09:21
LA RUSSA-MATTARELLA: SCONTRO TOTALE - LA CONSIGLIERA LAICA DEL CSM ROSANNA NATOLI, FORTE DEL SOSTEGNO DEL PRESIDENTE DEL SENATO SUO SPONSOR, RISPONDE PICCHE AL CAPO DELLO STATO CHE AVEVA AUSPICATO LE SUE DIMISSIONI DOPO CHE È STATA SCOPERTA A DARE CONSIGLI A UNA GIUDICE SOTTO PROCESSO DISCIPLINARE – DECISIVO PER L’ARROCCO DI NATOLI, SECONDO QUANTO RIFERISCONO PIÙ FONTI, SAREBBE STATO IL CONFORTO (PERSONALE E SOPRATTUTTO POLITICO) DI LA RUSSA CHE PERO' NEGA DI AVER SENTITO LA CONSIGLIERA... -
Ermes Antonucci per il Foglio - Estratti
“Non mi dimetto”. La consigliera laica Rosanna Natoli risponde picche al presidente Mattarella, che in un incontro con il vicepresidente del Csm Pinelli aveva auspicato le dimissioni della laica indicata da FdI, scoperta a dare consigli a una giudice sotto processo disciplinare e a rivelare il segreto della camera di consiglio.
Convocata ieri mattina dal comitato di presidenza, Natoli ha respinto l’invito del capo dello stato, forte del sostegno ricevuto nelle ultime ore dall’artefice della sua elezione al Csm: il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Può una consigliera del Csm, autrice di una condotta palesemente incompatibile con la sua permanenza all’organo di governo autonomo della magistratura, fare finta di niente, dire “no” al presidente della Repubblica (che del Csm è capo) e decidere così di mantenere la carica? Evidentemente sì, per quanto lo scenario risulti sorprendente e senza precedenti.
Dopo aver rigettato l’auspicio di Mattarella, Natoli non parteciperà al plenum previsto per oggi, anche se al Csm il clima rimane incandescente.
Stavolta le tensioni non riguardano tanto i rapporti tra laici e togati.
La stragrande maggioranza dei consiglieri, inclusi molti dei laici espressi dalla maggioranza parlamentare come Natoli, riconoscono, lontano dai microfoni, che il comportamento della collega risulta indifendibile e che la decisione di non dimettersi – per di più a fronte dell’intervento di Mattarella – è inaccettabile. Oltreché incomprensibile, se non attraverso le lenti della politica.
(…)  Decisivo, secondo quanto riferiscono più fonti, sarebbe stato il conforto (personale e soprattutto politico) ricevuto proprio da colui che più di tutti si era speso, nel gennaio 2023, per rendere possibile l’elezione di Natoli al Csm: il presidente del Senato La Russa, che con Natoli condivide la città natale (Paternò, appunto) e un rapporto di forte amicizia di lungo periodo.
Interpellato sulla vicenda ieri, in occasione della cerimonia del Ventaglio, La Russa ha negato di aver sentito Natoli negli ultimi giorni, anche se la circostanza viene smentita da più parti.
Anche perché, spiegano a Palazzo Bachelet, sarebbe inimmaginabile che una consigliera laica arrivasse a opporsi al presidente della Repubblica senza aver ricevuto prima un sostegno politico di un certo peso. Come quello da parte del presidente del Senato, ben consapevole delle difficoltà che Fratelli d’Italia avrebbe in Parlamento a far eleggere al Csm un eventuale sostituto con una chiara estrazione di partito come Natoli.
Insomma, sullo sfondo del caso Natoli sembra essersi profilato un inedito, e anche paradossale, scontro di vedute tra le due più alte cariche dello stato: La Russa versus Mattarella. Chi pensava che sarebbe bastato un briciolo di senso delle istituzioni per mettere fine alla vicenda si è dovuto ricredere.
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cinquecolonnemagazine · 3 months
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Costiera Amalfitana: gioiello incastonato tra cielo e mare
La Costiera Amalfitana, situata in Campania, Italia, è un tratto di costa mozzafiato che si estende per circa 50 chilometri da Positano a Vietri sul Mare. Rinomata per la sua bellezza incontaminata, la Costiera vanta una storia ricca, una cultura vibrante e una gastronomia deliziosa che l'hanno resa una delle destinazioni turistiche più ambite al mondo. Un paesaggio da cartolina Il panorama costiero è caratterizzato da scogliere a picco sul mare turchese, punteggiate da pittoreschi villaggi arroccati e terrazzamenti coltivati a limoni e viti. La vegetazione mediterranea rigogliosa, i colori vivaci delle case e l'architettura tipica creano un'atmosfera da sogno che ha ispirato artisti e poeti nel corso dei secoli. Un patrimonio storico e culturale inestimabile La Costiera Amalfitana vanta una storia millenaria che risale all'epoca della Magna Grecia. Amalfi, in particolare, fu una potente Repubblica Marinara tra il IX ed il XII secolo, svolgendo un ruolo fondamentale nel commercio marittimo e nello sviluppo culturale del Mediterraneo. Le testimonianze di questo glorioso passato sono ancora visibili nei monumenti e nelle chiese medievali che costellano la costa, come il Duomo di Amalfi con il suo Chiostro del Paradiso e la Villa Cimbrone a Ravello. Un paradiso per gli amanti del buon cibo La gastronomia della Costiera Amalfitana è un'esplosione di sapori mediterranei autentici. I piatti tipici includono la colatura di alici di Cetara, la mozzarella di bufala campana, i limoni di Sorrento, la pasta alla vongole e il pesce fresco cucinato in mille modi. Non mancano i dolci tipici, come la sfogliatella riccia e la pastiera napoletana. Un'esperienza indimenticabile Oltre alle sue bellezze naturali, storiche e culinarie, la Costiera Amalfitana offre ai visitatori una vasta gamma di attività per tutti i gusti. Si può nuotare nelle acque cristalline, fare escursioni sui sentieri panoramici, visitare le città e i borghi caratteristici, partecipare a gite in barca o semplicemente rilassarsi sulla spiaggia godendo il panorama mozzafiato. Consigli per un viaggio indimenticabile Il periodo migliore per visitare la Costiera Amalfitana è da aprile a ottobre, quando il clima è mite e soleggiato. Per spostarsi lungo la costa, è consigliabile noleggiare un'auto o uno scooter, in quanto i mezzi pubblici sono limitati. Per evitare la folla, è meglio prenotare l'alloggio e i voli in anticipo, soprattutto durante l'alta stagione. La Costiera Amalfitana è un luogo magico che regala emozioni uniche. La sua bellezza, la sua storia, la sua cultura e la sua gastronomia la rendono una destinazione imperdibile per chi desidera vivere un'esperienza di viaggio autentica e indimenticabile. Immagine di copertina: DepositPhotos Read the full article
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lamilanomagazine · 4 months
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Villesse, violenze sulla figliastra, costretta a pulire e servire la famiglia: arrestato 53enne dai Carabinieri
Villesse, violenze sulla figliastra, costretta a pulire e servire la famiglia: arrestato 53enne dai Carabinieri. Un 53enne residente a Villesse è stato arrestato dai Carabinieri della locale Stazione nella mattinata del 16 maggio, poiché ritenuto responsabile di maltrattamenti in danno della figliastra, mentre la moglie, una 32enne di origini straniere e madre naturale della 13enne, è stata deferita in stato di libertà per analoga ipotesi di reato, per la sua presunta condotta omissiva in quanto non si sarebbe opposta alle vessazioni subite dalla minore. L’indagine ha preso il via grazie ad una segnalazione da parte delle Istituzioni scolastiche che hanno raccolto le confidenze della ragazzina. Avviate le prime urgenti attività di riscontro, i militari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Gorizia, hanno posto in essere anche attività di natura tecnica, attraverso cui è stato possibile delineare un quadro di maltrattamenti perpetrato dall’arrestato ai danni della giovanissima, spesso alla presenza anche dei due fratelli minori, nei confronti della quale sono state documentate, con frequenza pressoché quotidiana, violenze sia fisiche che psicologiche. Oltre a tali soprusi posti in essere dall’indagato, che è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Gorizia, gli accertamenti hanno portato alla luce la gravità e la delicatezza della situazione: la ragazzina veniva anche costretta a pulire quotidianamente la casa, ad occuparsi del bucato e a servire il resto della famiglia a tavola, con la paura di essere svegliata nel cuore della notte, di non poter frequentare la scuola o peggio di dover sottostare ad estenuanti allenamenti in giardino, come una sorta di moderna “Cenerentola”. L’attività di polizia giudiziaria portata a termine rappresenta il primo caso quantomeno in provincia di applicazione dell’“arresto in flagranza differita”, introdotto dalla recente legge c.d. “Salva Vita” (Legge 24 novembre 2023, n. 168 recante “Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica”). L’arresto differito, che deve comunque avvenire entro 48 ore dal fatto, prevede che l’autore del reato venga considerato in stato di flagranza, e possa dunque essere arrestato, anche sulla base di documentazione videofotografica o altra documentazione legittimamente ottenuta da dispositivi di comunicazione informatica o telematica dalla quale emerga inequivocabilmente il fatto procedersi. Il 20 maggio 2024 l’arresto è stato convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Gorizia, che ha disposto che la permanenza in carcere dell’indagato. Alcuni consigli utili in materia di maltrattamenti sono sfogliabili qui.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Comuni sciolti in Irpinia, nominati i commissari
In attesa del decreto del presidente della Repubblica, è stato formalizzato con effetto immediato dal prefetto di Avellino, Paola Spena, la sospensione dei consigli comunali di Monteforte Irpino e Quindici con la contestuale decadenza dei sindaci Costantino Giordano e Eduardo Rubinaccio.     Nominate anche le commissioni straordinarie che gestiranno per i prossimi 18 mesi i due comuni sciolti dal…
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scenariopubblico · 8 months
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Terrena, agile, spirituale: la danza di Akram Khan
Durante il Catania Contemporanea/Fic Fest organizzato da Scenario Pubblico si innesterà il Fic Dance Workshop, dieci giorni di training e trasmissioni coreografiche focalizzati su creazioni di repertorio.
Durante i primi cinque giorni, dal 3 al 7 maggio, il lavoro sarà condotto da Joy Alpuerto Ritter danzatrice e coreografa, ripetiteur del repertorio di Akram Khan, uno dei coreografi più celebrati di oggi.
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Con un breve attraversamento andremo a scoprire la figura di questo coreografo che, oltre ad arricchire il patrimonio immateriale del Regno Unito, ha segnato la storia della coreografia mondiale.
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Akram Khan nasce a Londra nel 1974 da una famiglia bengalese. Inizia a studiare danza da bambino e all’età di tredici anni viene scelto da Peter Brook per la sua produzione MAHABHARATA (ovvero La grande storia dei discendenti di Bharat ispirata a un importante poema indiano). Continua i suoi studi nell'ambito della danza, collaborando per diversi anni con Anne Teresa De Keersmaeker che lascerà un segno profondo nel suo linguaggio. A partire dagli anni Novanta poi, inizia presentare le proprie coreografie.
Nel 2000 fonda la sua compagina di danza, l’Akram Khan Company, che ha debuttato all’Edinburgh Fringe Festival (annoverato tra i festival più famosi al mondo), con Koosh, in collaborazione con il celebre scultore Anish Kapoor e il musicista Niton Sowhney, entrambi di origine indiana.
Nel corso della sua carriera ha collaborato in qualità di coreografo con tantissimi teatri e compagnie in tutto il mondo. Ricordiamo la sua reinterpretazione del balletto Giselle per l’English National Ballet, in un allestimento in collaborazione con il Sadler’s Wells Theatre e il Manchester International Festival.
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Nel 2019 ha vinto il Laurence Oliver Award per l’eccellenza della danza con il suo balletto Xenos.
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Oggi Khan continua a portare avanti il suo lavoro circuitando nei più importanti teatri e festival tra Occidente e Oriente. Il suo ultimo lavoro, Jungle Book reimagined, è stato presentato in prima nazionale lo scorso settembre al Romaeuropa Festival.
Scrivono di Khan...
Un fluido e inclassificabile genio che accosta la cultura religiosa dell'Oriente del suo imprinting alle dinamiche della fisicità del suo Occidente d'approdo. (Rodolfo Di Giammarco - La Repubblica)
Lui, icona della danza contemporanea, distrugge i confini, disegna ambiguità, lascia che il palcoscenico divenga un flusso di energia che si muove al ritmo della tradizione per incontrare il presente, l’attimo in cui il gesto accade, il violento hic et nunc. (Redazione - Teatro e critica)
Nel gotha dei coreografi più riusciti e prolifici di oggi, Akram Khan abbraccia l’Oriente o l’Occidente in una danza scolpita che emana bellezza e trascendenza. (Giuseppe Distefano - Danza & Danza)
Come sempre, nelle danze di Akram Khan si ritrovano le geometrie alla De Keersmaeker sapientemente miscelate con elementi pop, come la break dance, o i riferimenti alla tradizione indiana, soprattutto nelle disposizioni lineari, come nei bassorilievi nei templi indù che raffigurano le danze delle Apsaras. (Enrico Pastore - Paneacquaculture)
[...] (i danzatori di) Akram Khan sono veri e propri ambasciatori della libertà di movimento attraverso le frontiere perché, come ha notato già diversi anni fa Elisa Vaccarino (E. G. Vaccarino, Danze plurali/L’altrove qui, Macerata, Ephemeria Editrice, 2009), non sintetizzano più soltanto nel loro operato una “fusione multietnica”, bensì incarnano in loro stessi una vera e propria identità “plurima”. (Francesca Magnini – Artribune)
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[Consigli di visione]
Negli ultimi anni, Khan è si è impegnato anche nella divulgazione della danza realizzando documentari come
Can we live with Robots? Prodotto da Swan Films  per Channel 4;
Why do we dance (in cinque episodi intitolati: Storie, Provocazione, Anima e Corpo, Identità, Eros) per Sky, qui il link https://www.nowtv.it/streaming/dance-perche-balliamo/skyarte_b1ee405897c040489d5ab14ba37ea817/skyarte_5ed571baef0a4e7d9ed062cb0ba11026/seasons/1;
Un episodio (il quinto) della serie MOVE che puoi trovare su Netflix.
Nel prossimo attraversamento parleremo di Marco Goecke, altro protagonista del Fic Dance Workshop 2024.
a cura di: Sofia Bordieri
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carmenvicinanza · 10 months
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Germaine Krull
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Spero di aver contribuito a far conoscere la fotografia come l’arte del nostro secolo.
Germaine Krull, tra le più importanti fotografe del ventesimo secolo, è stata pioniera della fotografia d’avanguardia e del fotogiornalismo moderno.
Ha trattato, con stile documentaristico e dal suo punto di vista di donna, politica e disuguaglianze sociali. Ha sperimentato una varietà di tecniche tra cui la doppia esposizione, il fotomontaggio e lo scatto da angolazioni estreme.
Nata il 20 novembre 1897 a Poznan, nell’attuale Polonia da una famiglia tedesca, ha viaggiato per l’Europa fin dalla più tenera età a causa del lavoro del padre, ingegnere itinerante e libero pensatore.
Cresciuta in un ambiente estremamente libero, anticonformista e politicamente attivo, si è diplomata in fotografia a Monaco, dove aveva aperto uno studio come ritrattista e fatto parte del fermento intellettuale, artistico e politico della città.
A vent’anni aveva aderito al Partito Comunista Tedesco, imprigionata. è stata costretta a fuggire prima in Austria e poi in Russia.
Il suo studio era diventato il luogo di incontro di militanti anarchici, comunisti russi e socialdemocratici.
Nel novembre 1918 ha preso parte al raduno di massa sul Theresienwiese per chiedere la fine della guerra, il punto di partenza della Rivoluzione di novembre e l’avvento dello Stato Libero di Baviera. L’anno seguente ha preso parte alla Repubblica Bavarese dei Consigli e nel 1921 partecipato al Terzo Congresso dell’Internazionale Comunista a Mosca, da dove è stata espulsa come controrivoluzionaria per le sue posizioni radicali.
Dopo queste esperienze si è allontanata dall’attivismo politico per dedicarsi esclusivamente alla fotografia, parte integrante della sua vita e potente forma di espressione.
Nel 1922 si è trasferita a Berlino dove ha preso a frequentare gli ambienti dadaisti ed espressionisti.
L’ambiente culturale della capitale tedesca e gli stimoli delle avanguardie hanno modellato la sua fotografia in modo irreversibile e contribuito a plasmare il suo stile fotografico, aprendolo a suggestioni provenienti dal teatro, dal cinema, dalla letteratura e da altri media.
Tra i vari soggetti, ha realizzato una serie di ritratti di nudi poi catalogati come “satire di pornografia lesbica”, immagini sovversive attraverso le quali ha sfidato le esperienze visive convenzionali.
Servendosi dell’immaginario pornografico ha sovvertito la purezza dello stile pittorialista e, giocando con le rappresentazioni di genere, ha mostrato donne che guardano altre donne, sostituendo “una collaborazione attiva, allo sguardo maschile convenzionale che controlla un nudo docile“.
L’amore lesbico è stata anche un’esperienza personale che ha riportato nella sua autobiografia.
Dopo aver sposato il documentarista olandese Joris Ivens, tra i fondatori del collettivo di artisti d’avanguardia Filmliga si era trasferita con lui a Amsterdam. Un matrimonio di convenienza grazie al quale avrebbe ottenuto un passaporto olandese e una condizione di “rispettabilità” senza dover rinunciare alla sua autonomia e alla sua carriera. Insieme hanno realizzato diversi cortometraggi.
Gli stimoli provenienti dai circoli intellettuali olandesi, dove si confrontavano i teorici del cinema russo, olandese, tedesco, la portarono a sviluppare le sue grandi opere di montaggio e la serie di fotografie industriali iniziata in Olanda e poi proseguita in Francia che è alla base della sua opera più famosa, Métal.  Una raccolta di 64 foto in bianco e nero di ponti e strutture industriali di Rotterdam, Amsterdam, Marsiglia e della Torre Eiffel di Parigi, una metafora del mondo moderno letta attraverso l’estetica della Nuova Visione e trasformata in materia d’arte.
Ancora oggi è considerato uno dei più importanti libri fotografici della storia. 
Nella seconda metà degli anni venti del secolo scorso, si è spostata in una Parigi intrisa dell’avanguardia più stimolante.
Ha lavorato come fotografa di moda per grandi stilisti come Paul Poiret, Lucien Lelong e Sonia Delaunay, pubblicando un gran numero di fotografie in riviste femminili, tra cui il supplemento di Frankfurter Zeitung, Für die Frau. Nell’ambiente artistico parigino ha conosciuto e ritratto personaggi come André Malraux, Colette, Jean Cocteau, André Gide.
Nel 1928 era considerata una delle fotografe più importanti e richieste, capace di muoversi con destrezza dalla fotografia più impegnata ai nudi. 
Il riconoscimento ottenuto da Métal nell’ambiente delle avanguardie artistiche le aveva procurato numerosi incarichi da parte della nuova rivista VU, il primo grande settimanale illustrato francese che poneva la fotografia al centro del suo progetto editoriale.
In seguito all’occupazione nazista della Francia ha aderito al Fronte per la Liberazione e diretto per due anni il Servizio fotografico della Francia Libera.
Nel 1945 è stata inviata come corrispondente in Indocina. Successivamente è stata in Brasile, passando dalla Martinica e dalla Guyana, per poi raggiungere il Congo francese. Una vita costantemente in viaggio e alla ricerca di nuove esperienze. È stata corrispondente in Indocina e poi a Bangkok dove per vent’anni è stata proprietaria del celebre Hotel Oriental.
Negli anni Sessanta si è ritirata a vivere coi rifugiati tibetani nel Nord dell’India, sposandone la causa. Lì ha realizzato il libro Tibetans in India.
È tornata definitivamente in Europa nel 1983, per trascorrere gli ultimi anni accanto alla sorella Berthe.
È morta a Wetzlar in Germania il 31 luglio 1985.
Il suo archivio è depositato a Essen, al Museo Folkwang.
Curiosa e instancabile, ha avuto mille vite, ha spaziato dall’impegno politico ai ritratti delle celebrità, dalla fotografia di guerra alle foto della gente comune, passando per la fotografia di moda, l’archeologia industriale, i nudi e molto altro ancora.
Il suo lavoro, che ha attraversato quasi un secolo, ha espresso tutta la forza e il coraggio di una donna che non ha mai seguito le regole e si è sempre lasciata guidare solo dall’istinto e dall’obiettivo della sua macchina fotografica.
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personal-reporter · 11 months
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Le migliori destinazioni per una vacanza da brivido a Halloween
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Halloween è una festa che si celebra in tutto il mondo, ma alcune destinazioni sono particolarmente adatte per una vacanza da brivido. Se siete alla ricerca di un'esperienza spaventosa, ecco alcune delle migliori mete da visitare durante la notte delle streghe. 1. Salem, Massachusetts Salem è una città storica situata nel Massachusetts, famosa per i suoi processi alle streghe del 1692. Ogni anno, durante il periodo di Halloween, la città ospita una serie di eventi e attrazioni a tema horror, tra cui il Salem Haunted Happenings, un festival che dura un mese e include tour spettrali, spettacoli teatrali e mostre. 2. New Orleans, Louisiana New Orleans è una città ricca di storia e cultura, ma è anche conosciuta per il suo lato dark e misterioso. Durante Halloween, la città ospita una serie di eventi e feste a tema, tra cui il Voodoo Music Experience, un festival di musica elettronica e dark rock, e il Halloween on Bourbon Street, una festa di strada che dura tutta la notte. 3. Los Angeles, California Los Angeles è una città che offre qualcosa per tutti, anche per gli amanti del brivido. Durante Halloween, la città ospita una serie di eventi e attrazioni a tema, tra cui il Universal Studios Halloween Horror Nights, un festival di paura che si svolge all'interno del parco divertimenti Universal Studios Hollywood, e il Knott's Scary Farm, un festival di Halloween che si svolge all'interno del parco divertimenti Knott's Berry Farm. 4. New York City, New York New York City è una città che non dorme mai, nemmeno durante Halloween. La città ospita una serie di eventi e attrazioni a tema, tra cui il The Haunted Maze at the Brooklyn Navy Yard, un labirinto di paura situato nel Brooklyn Navy Yard, e il The Village Halloween Parade, una parata di Halloween che si svolge nel Greenwich Village. 5. Londra, Inghilterra Londra è una città ricca di storia e cultura, ma è anche conosciuta per il suo lato dark e gotico. Durante Halloween, la città ospita una serie di eventi e attrazioni a tema, tra cui il London Dungeon, un museo delle torture e dei delitti, e il Halloween Festival at Hampton Court Palace, un festival di Halloween che si svolge all'interno del Hampton Court Palace. Altre destinazioni da non perdere Oltre alle destinazioni sopra menzionate, ci sono molte altre città e paesi che offrono esperienze da brivido durante Halloween. Ecco alcuni suggerimenti: Europa: Edimburgo, Scozia; Praga, Repubblica Ceca; Parigi, Francia; Barcellona, Spagna; Lisbona, Portogallo Nord America: Chicago, Illinois; San Francisco, California; Toronto, Canada; Montréal, Canada; Austin, Texas Sud America: Rio de Janeiro, Brasile; Buenos Aires, Argentina; Lima, Perù; Santiago del Cile; Bogotá, Colombia Asia: Tokyo, Giappone; Seoul, Corea del Sud; Hong Kong, Cina; Bangkok, Thailandia; Singapore Consigli per una vacanza da brivido a Halloween Se state programmando una vacanza da brivido a Halloween, ecco alcuni consigli: Prenotate in anticipo: molte destinazioni sono molto popolari durante questo periodo, quindi è importante prenotare con largo anticipo. Indossate scarpe comode: camminare per le strade di una città piena di gente può essere stancante, quindi è importante indossare scarpe comode. Portate con voi una bottiglia d'acqua: stare in piedi per ore può disidratare, quindi è importante portare con voi una bottiglia d'acqua. State attenti ai vostri effetti personali: durante le feste di Halloween, è importante stare attenti ai propri effetti personali. Buona paura! Read the full article
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Monumento alla Repubblica di Piazza Taksim
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Il monumento alla Repubblica presente a Piazza Taksim é opera dello scultore italiano Pietro Canonica. Venne inaugurato l’8 agosto del 1928.
Il monumento, uno dei siti politicamente più importanti di Istanbul, é il luogo dove si svolgono le principali commemorazioni relative alle festività nazionali. 
Il monumento é altro circa 12 metri. Sul primo lato, quello rivolto verso İstiklal Caddesi, vediamo il primo Presidente della Repubblica turca Mustafa Kemal Atatürk con i suoi compagni vestiti in abiti occidentali. Rappresenta la nuova Turchia, moderna, con i suoi leader politici proiettati verso il futuro. Nel gruppo scultoreo sulla destra compare anche İsmet Ínönü, il successore di Atatürk, che alla conferenza di Losanna era stato il negoziatore per conto della delegazione turca. 
Sul secondo lato é invece raffigurato Atatürk in abiti militari e celebra la battaglia del Sakariya, il prodromo della guerra d’indipendenza turca. Evento importantissimo per la Storia della Repubblica di Turchia. 
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Sui laterali del monumento, Pietro Canonica ha voluto inserire due medaglioni bronzei. In uno c’é una donna coperta da un velo. Nel secondo la donna é senza il velo. Praticamente viene simboleggiata l’emancipazione della donna voluta dal nuovo corso di laicizzazione dello stato promosso da Atatürk. 
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Ultima nota interessante, se siete a Roma potete andare a visitare il Museo di Pietro Canonica. Lo scultore italiano in Turchia non ha solo realizzato il monumento alla Repubblica di Piazza Taksim. Infatti sono opere sue 2 monumenti ad Atatürk che si trovano a İzmir e ad Ankara. Nel museo sono presenti i bozzetti preparatori del monumento alla Repubblica. Come questo in foto:
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simonettiwalter · 11 months
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Ineffabile mano di Elohim, il Gobbo,
Elevato all'Internazionale,
Il vecchio della montagna con le stampelle,
Lo sguardo vorace che bramava forza.
Bastava un pugno di polvere magica,
E la trasformazione accadeva immediatamente,
Ora in piedi senza bisogno di sostegno,
Con i capelli neri e lunghi che fluivano.
Invocava il sole, cantava l'anarchia,
Dioniso risorgeva, vibrante di vita,
La mano di Elohim, l'Internazionale Gobbo,
Noi eravamo tre in prima linea contro la realtà.
A bordo di un'elegante decappottabile,
Tra figure e spettri che popolavano la città,
Giravamo minacciosi, impavidi,
Poiché eravamo la mano di Elohim, l'Internazionale Gobbo.
Antichi dei della follia e del Panico,
Trascinavamo con noi una compagnia di burloni,
Fuoriusciti dal lavoro, visagisti della cultura pop,
Sempre pronti al pianto, come bambini viziati.
Ma tutto ciò era solo una maschera,
Una tra tante che un uomo può indossare,
Danze nude al centro del corso,
Come animali, lottavamo senza sosta.
Eran legione, la discordia incarnata,
Uomini e donne plagiati dallo sguardo del maestro,
Invocavamo il nome di Dio,
All'interno del duomo, prima piano, poi sempre più forte.
Elohim, Elohim, Elohim, Elohim,
Le parole risuonavano sacre,
Dal Comune occupato si diffondeva la voce,
L'Internazionale Gobbo diffondeva una sinuosa melodia.
Per risvegliare l'anarchista, per accendere la fiamma,
Nasceva così la Repubblica dei Consigli,
Una macchina nomadica e nichilista,
Dove il movimento è tutto e il fine è nulla.
Un lieve soffio di desiderio nella tempesta della storia,
Infranto sulle scogliere del compromesso e della realtà,
Dei valori che rimangono invariati e in sé,
L'ultimo raggio di sole, l'ultimo rave nel cuore della bestia.
L'ultima festa collettiva, senza padroni,
Trasmessa in diretta televisiva,
Diceva addio, Fossombrone bella,
In un saluto intenso nell'abisso dell'esistenza.
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jacopocioni · 1 year
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Famiglia Sapiti prima parte
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Notai fiorentini famosi in Inghilterra Antica famiglia fiorentina originaria del paese dell’Ancisa (anticamente chiamato anche Lancisa), oggi si chiama Incisa Val d’Arno Superiore, dal 2014, si è fuso con il vicino paese di Figline Val d’Arno, assumendo il nome di Figline e Incisa Val d’Arno. I componenti della famiglia giunsero a Firenze nel tredicesimo secolo con Andrea di Ser Philippi Sapiti Notaro Procuratore “de civitate “del Sesto di Oltrarno, riuscì ad emergere e a diventare importante dando lustro alla famiglia, risulta iscritto nella matricola dei Giudici e Notai nel 1291. Tra il 15 febbraio 1292 e il febbraio 1294, è annoverato fra i Notai della Repubblica di Firenze. Nello stesso periodo è addetto come ufficiale alle costruzioni, ancora risulta come Notaio dei Priori 1292/1298 e membro dei consigli. Fra l’11 giugno e il 10 settembre 1298, è Notaio di San Giacomo d’Oltrarno, rogato in due atti da un altro Notaio d’Oltrarno Biagio Boccadibue componente di una famiglia di Notai legati ai Mercanti Bardi. Grazie alla frequentazione della società mercantile dei Bardi, aventi affari con la Curia, riuscì a farsi accettare alla corte del Papa Benedetto XI, ricevette il titolo di “tabellione” nel gennaio 1304, e in seguito Notaio apostolico. Presta anche la sua opera ai mercanti fiorentini. Nel marzo 1304 durante la sua permanenza a Roma, dai mercanti Cerchi riceve l’incarico di rogare alcune carte. In esse Andrea aggiunge ai titoli di Notaio apostolico e imperiale, quello di Notaio del “praefectus alme urbis”(prefetto di Roma). Inizia a collaborare con Giovanni Frescobaldi, canonico di Salisbury – Inghilterra, della omonima compagnia fiorentina, per i Peruzzi e i loro affari con la camera apostolica e con Carlo II d’Angiò. Queste frequentazioni e la rappresentanza della famiglia Frescobaldi, gli servirono per sé stesso e la sua famiglia di farsi conoscere in Inghilterra.
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I contatti con la compagnia mercantile dei Frescobaldi prima fra le compagnie presenti, favorirono l’ingresso di Andrea e della sua famiglia in Inghilterra. I suoi fratelli, Francesco e Ranuccio sono annoverati fra i fattori della società i Inghilterra dal 1306. Andrea è presente in Inghilterra come funzionario del Vescovo di Worcester, pagato per i suoi servizi 100 sterline annue. Dal 1309 sempre Andrea si trova nel priorato cluniacense di Payenne diocesi di Losanna, come procuratore “ad impetrandum”. Nel tredicesimo secolo i procuratori erano Notai, lavoravano come liberi professionisti presso la Curia. Venivano assunti di volta in volta, dovevano seguire un percorso obbligatorio burocratico, fino a raggiungere la giusta pratica per compilare dei documenti, dalla petizione fino alla spedizione della supplica. Il procuratore veniva impiegato all’ufficio delle suppliche con la procura del “petente” (colui che chiede con una petizione ad una autorità, un procuratorium, con il quale di volta in volta doveva rappresentare il cliente davanti alla Curia. Latinismo raro usato nel linguaggio burocratichese, al posto di richiedente o postulante. In queste suppliche a partire dalla fine del tredicesimo secolo, si può sapere chi è il compilatore, rintracciando il “signum procurationis” posto sul verso della pergamena, dove è scritto il nome o la sigla del procuratore responsabile del negozio in questione. I Sapiti si salvarono dal fallimento della compagnia dei Frescobaldi fra gli anni 1310 – 1312 con il bando dei componenti la compagnia dall’isola. Dall’inchiesta sui mercanti fiorentini, ordinata dal re Eduardo I, Ranuccio Sapiti suo procuratore, ne uscì pulito riuscendo a farsi assegnare un lasciapassare per sé, altri soci e fattori della Compagnia per rientrare in Firenze. Anni dopo mentre la Compagnia cercava di riorganizzarsi ad Avignone entrò in gioco Andrea, che figurava fra i clienti dei mercanti fiorentini, con i quali intratteneva rapporti di lavoro, rogando atti e lettere di credito e riscuotendo per loro i debiti. Una nuova indagine sul fallimento dei Frescobaldi, ordinata da re Eduardo II non trovò alcuna compromissione della famiglia Sapiti con la Compagnia Frescobaldi. Nel periodo 1322 – 23, Ranuccio venne nominato rappresentante di Andrea in Inghilterra e Irlanda. Dal 1311 contrariamente agli altri mercanti fiorentini costretti a lasciare l’isola, lavorò esclusivamente per gli inglesi e gli irlandesi. I suoi committenti erano i rappresentanti più in vista della Curia e della corona inglese: l’Arcivescovo Rolando di Armagh, l’Arcivescovo di Canterbury Walter Reynolds (già cliente prima della traslazione da Worcester), i Vescovi Giovanni di Winchester, Tommaso di Hereford, Lodovico di Beaumomt Vescovo di Durham, Rodolfo di Down, Riccardo Kildare, Enrico di Lincoln, baroni e funzionari del re: Bartolomeo Burghersli, Nicola di Cantalupe, Guglielmo di Montagu, e il re Eduardo II d’Inghilterra e suo figlio Eduardo III.
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Alberto Chiarugi Read the full article
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giancarlonicoli · 10 months
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19 nov 2023 13:38
“SONO STATO ACCUSATO DI ESSERE MISOGINO, OMOSESSUALE E TOMBEUR DE FEMMES. NON È VERA NESSUNA DELLE TRE COSE, ANCHE SE POSSIEDO UN FONDO DI TUTTE E TRE” - BOMBASTICA INTERVISTA A MASSIMO FINI: “VITTORIO FELTRI RESTA IL MIGLIOR DIRETTORE DELLA SUA GENERAZIONE, E’ FORSE OSTACOLATO DA TUTTO IL DENARO CHE HA GUADAGNATO - ORIANA FALLACI? ERA INSOPPORTABILE MA SUL LAVORO ERA ECCELSA. DA EDITORIALISTA, HA CANNATO IL GIUDIZIO DELLA STORIA EPPOI SI INVENTAVA LE COSE - MI RICORDO UNA SERA A CENA CON ALEKOS PANAGULIS CHE LA PRENDEVA A CEFFONI CHÉ ERA L’UNICO MODO PER TRATTARE CON LEI – PIGI BATTISTA, DELLA LOGGIA. PAOLO MIELI ERETICI CHE MI ODIAVANO PERCHÉ ERO MIGLIORE DI LORO. C’ERA ANCHE GIULIANO FERRARA CHE, COME TUTTI I CICCIONI, HA UN..."
Estratto dell’articolo di Francesco Specchia per “Libero quotidiano”
«Hai portato il taccuino, o una di quelle diavolerie...?». «Registratore», Massimo, si chiama «registratore». E comunque, no, ho portato il taccuino, da cronista antico. È una questione di cautela. Massimo Fini vive in un eterno falò di antimodernismo […] Fini domani compie ottant’anni […] Intorno al suo sancta sanctorum orbitano amici in pellegrinaggio; e domestiche sudamericane in slalom tra cataste di giornali disseminate a terra; e giovani aspiranti segretari pronti a trascriverne, sotto dettatura, gli articoli feroci e lievi come falene.
La sua Lettera 32 olivettiana giace sul tavolo. Il tavolo è sormontato da una vignetta. In cui Massimo è circondato da Nerone, Nietzsche e il Mullah Omar, dei quali il giornalista è stato biografo di successo. Di fronte alla vignetta squilla il telefono, con impudenza. […]
Caro Massimo, dal tuo microcosmo perfetto osservi una vita imperfetta. È vero che prima di fare l’inviato per il mondo hai lavorato come copyrwriter, bookmaker e giocatore di poker?
«Certo. Ma anche come impiegato alla Pirelli. E mi licenziai mandando una lettera insolente al capufficio che giudicava i dipendenti dalla qualità delle cravatte, e io non le portavo. Il suo superiore mi convocò in direzione con la domanda: “Cosa posso offrirle, caffè o bourbon?” risposi “Bourbon”, mi licenziò ma dicendo che avevo un grande futuro. Altrove. Ero, invece bravissimo col poker vero, dicono il migliore giocatore di Milano, la notte pelavo i borghesi ricchi al tavolo verde».
Nel giornalismo entrasti all’Avanti nel ’70. Perché accadde solo dopo la morte di tuo padre, direttore del Corriere Lombardo (ne indica con finta indifferenza l’ultimo editoriale affisso alla parete, anno 1966, ndr) e la laurea in giurisprudenza?
«Per certi versi fu un bene perché non mi potevano accusare di familismo - che odio- e perché mi resi conto che non potevo più fare il cazzaro a vita. L’Avanti è un ricordo bellissimo. La redazione era fatta di socialisti libertari, il vicedirettore era un comunistaccio di ferro, il dimafonista uno del Movimento Sociale. Il direttore Ugo Intini, l’uomo che mi in ventò editorialista dopo anni di nera e consigli comunali. Era il mio ambienta naturale. Poi passai al Giorno di Zucconi, e all’Europeo e all’Indipendente. Grandi in chieste, grandi viaggi in giro per il mondo...».
…E grandi reportage dall’Unione Sovietica.
«Quelli soprattutto alla Domenica del Corriere, libero di raccontare la mai troppo rimpianta Urss. Sono russo da parte di madre e mi ci sento nella misura in cui gli italiani hanno perso il senso di solidarietà e l’innocenza».
Poi arrivarono i grandi processi come quello a Enzo Tortora.
«Fui il primo a sostenerne l’innocenza. Poi mi seguirono Feltri e Biagi. E dopo tutto questo mi ritrovai col culo per terra».
Be’, nel mezzo non partecipasti alla fondazione di Repubblica? Non riesco a immaginarti lì, sotto la barba di Scalfari.
«Eppure c’ero. Scrissi tra pezzi, ben accolto. Ma l’ambiente era di una sinistrissima fatta di salotti romani radical chic. Io non ce la potevo fare. Scalfari mi disse: “Come credi di campare, di rendita?”. Tornai all’Europeo e poi ci fu L’Indipendente; e là mi divertii moltissimo, sempre con Vittorio Feltri. Il quale, inventandosi il collante del “feltrismo” faceva scrivere tutti, da destra a sinistra; di tutto si può dire di Vittorio tranne che non abbia il senso del giornalismo».
Leggenda vuole che rompesti con Feltri quando andò al Giornale sedotto dal Berlusca nel ’94, però poi ti convinse ad arruolarti in via Negri. E tu non firmasti un contratto già pronto per questioni calcistiche. Confermi?
«Non è leggenda. Al Giornale, al momento di firmare il contratto, chiesi all’amministratore delegato Crespi per quale squadra tifasse, “parliamo di cose serie”. Mi disse “sono sempre stato juventino, ma ora mi piace il bel gioco e tifo Milan”. Non firmai più. Chi si piega a cambiare la propria squadra è capace di tutto...».
Con Feltri è odio-amore, Da una vita vi azzannate e fate pace. L’ultima volta gli hai scritto “di te, Vittorio, non rimarrà che polvere”. Non è carino.
«Con Feltri è così, alti e bassi. Quando siamo in buona si trova sempre qualche motivo per litigare; spesso, lo innesco io. Non so dirti perché. Ma, comunque Vittorio resta il miglior direttore della sua generazione e probabilmente anche delle due precedenti. È un uomo molto generoso, forse ostacolato da tutto il denaro che ha guadagnato. E mi ricordo che gli piaceva un sacco valorizzare i giovani talenti, fottendosene delle pressioni politiche, valutando solo i pezzi. In questo è come Marco Travaglio, che pubblica i miei pezzi sul Fatto Quotidiano, anche se magari non sono nella sua linea. Per certi versi sono entrambi figli di Montanelli».
Di solito, i giornalisti sono una razza antisociale, si frequentano e si riproducono fra loro. Tu hai conosciuto leggende del nostro mestiere ma non le frequentavi preferendo il poker. Perché?
«Mai frequentati giornalisti a parte Giorgio Bocca. E Walter Tobagi che, con le sue capacità di equilibrio, studiava per diventare il direttore del Corriere della sera ma l’ammazzarono troppo presto, a 30 anni. Ovviamente ci conoscevamo tutti, era una grande generazione».
Non ti è mai piaciuta Oriana Fallaci.
«Di persona era insopportabile; se avesse dato agli altri un milionesimo dell’attenzione che pretende va per sé, sarebbe stata completa. Ma sul lavoro era eccelsa; specie nei suoi primi anni, con le interviste ai grandi. Negli ultimi anni, da editorialista, ha cannato il giudizio della Storia eppoi si in ventava le cose...».
Be’, quello, all’epoca lo facevano anche Malaparte e Montanelli. Predicavano il “correlativo oggettivo” di Eliot, il verosimile più affascinante del vero. Per quale motivo dare la colpa proprio e solo alla Fallaci?
«Dai, Montanelli e Malaparte lo sapevano fare. Da Malaparte Oriana aveva rubato la prosa barocca, che con lei diventava rococò: leggerla nei pezzi era intenso, nei libri pesantissimo. E dire che io lei l’ho conosciuta in un momento di tranquillità, stava con Panagulis, il leader greco; mi ricordo una sera a cena con Alekos che le prendeva a ceffoni ché era l’unico modo per trattare Oriana».
Hai conosciuto bene anche Montanelli?
«Con Indro c’era molta stima. Nella sua prefazione al mio libro Il conformista scrisse che sarei affondato in una coltre di silenzio. La cosa si realizzò anni dopo. È da tempo che hanno smesso di invitarmi nei talk. Per non dire dei programmi televisivi che avrei dovuto fare io direttamente».
Be’ ammetterai di essere sempre stato un rompicoglioni di talento.
«Indubitalmente».
Ci fu in effetti un momento in cui dovevi fare un talk, Cyrano, su Raidue. Che sparì dai palinsesti.
«Ti ricordi? I dirigenti chiesero al mio produttore Eduardo Fiorillo di farlo ma senza di me, ché non ero gradito. Era, quella, la Rai berlusconiana; e con me Berlusconi - come dice Marco Travaglio- aveva una “censura antropologica”. E poi c’era l’allora vicedirettore di rete, Antonio Socci, che spinse direttamente per eliminare un “antiberlusconiano doc” come me. Il direttore di rete Antonio Marano, mi incontrò per strada: “Non la prenda sul personale, è un ordine dall’alto”. Ma andò bene lo stesso: portammo Cyrano in giro per i teatri d’Italia, con una pattuglia di giovani che recitavano il Fini-pensiero. Da lì nacque una formazione insofferente, antimodernista, piena di giovani, Movimento Zero, s’iscrisse anche Gianfranco Funari. Si tentò di farne qualcosa di politico, ma non ci riuscì».
Però molto di quel pensiero è finito nel Movimento Cinque Stelle, che tu frequentasti sin dagli esordi.
«Partecipai a tutte le riunioni con Beppe Grillo. Poi i grillini si sono persi dopo la morte di Casaleggio, che aveva la visione (anche troppo). Beppe è un grande frontman ma non un organizzatore, credo che oggi la sua decisione di allontanarsi dal Movimento sia dovuta alla moglie iraniana che gli ha fatto notare che forse era il tempo di godersi i suoi sei figli...».
A proposto di politica. Famosa fu la tua lettera d’attacco a Claudio Martelli, roba che anticipava la fine del Psi. Ma lui non era un tuo amico carissimo?
«Siamo stati compagni di banco al liceo. Molto amici, fino a quando capii che la sua amicizia era strumentale. Claudio si mise di traverso anche per la mia carriera, bloccò la mia nomina a vicedirettore del Giorno, ma col senno di poi fu un bene, io non ho esattamente le doti di mediatore del ruolo. Con alcuni direttori non mi sono mai preso, come con Francesco D’Amato al Giorno che si dissociava da quel che scrivevo. Ad altri ho fatto da ghost-writer come con Maurizio Belpietro, che poi ha imparato a scrivere e si è ritagliato un bello spazio con La Verità».
Dopodiché, un giorno, da cronista, ti sei scoperto scrittore e intellettuale contro la modernità (attraverso la terna di long seller La Ragione aveva Torto?, Elogio della guerra e Il conformista, Marsilio e Mondadori). Nel mezzo c’è stata la rivista Pagina.
«Pagina fu un’esperienza culturale, la faceva Aldo Canale. Lì Pigi Battista era il ragazzo di bottega, Della Loggia solo un giovane docente, Mieli era già all’Espresso ma non se lo filava nessuno. Erano degli eretici che si sono normalizzati e mi odiavano perché ero migliore di loro. C’era anche Giuliano Ferrara che, come tutti i ciccioni, ha un certo bisogno d’affetto e ne dà, anche se politicamente siamo agli antipodi».
Sempre una parola buona per tutti...
«Mica vero. Io stesso, come diceva Giovanni Minoli, sono un “perdente di successo”. E, comunque ci sono incontri che mi hanno affascinato. Umberto Bossi, per esempio, l’unico politico con cui andavo a mangiare la pizza assieme a Daniele Vimercati: grande intuito (geniale quello delle macro-regioni, se ci pensi), passione e poche letture ma usate benissimo. Quando gli chiesi se era di destra o di sinistra mi disse: “di sinistra, ma se lo scrivi ti faccio un culo così”. Lo scrissi. Un altro dal fascino incredibile era Nureyev...».
Rudolph Nureyev, il ballerino?
«Sì. La prima volta lo vidi in un bar con un pigiamone e la tazza calda di caffellatte in mano, la seconda a una festa di - come si diceva una volta- invertiti del jet set. Seguii la sua seduzione da manuale di un giovanotto che finì con lui in camera da letto. Siamo uomini di mondo. Io stesso sono stato accusato di essere misogino, omosessuale e tombeur de femmes. Non è vera nessuna delle tre cose, anche se possiedo un fondo di tutte e tre. Le mie amiche carine - non le femministe cesse - apprezzano il mio Dizionario erotico, manuale contro la donna a favore della femmina. È una specie di test di ammissione...».
 E qui saranno contente le femministe.
«Cosa vuoi che mi freghi? Io mi sono fatto tre depressioni, La prima dopo la morte di mio padre di cui pensavo non mi interessasse nulla, l’ultima quando, dopo aver sbagliato fidanzata, cominciai a bere. Montanelli, di depressioni, se fece sette. Era insuperabile anche in questo».
Ora hai il glaucoma agli occhi, progressiva rarefazione della vita, come Sergio Staino. Vedo che metti annunci di ricerca di segretari a cui dettare i tuoi pezzi. Come ti sei organizzato col lavoro?
«Detto e rileggiamo tre volte il pezzo, virgole comprese. Ci metto il triplo del tempo. D’altronde se Travaglio nel 2006 non mi avesse convinto attraverso i miei amici Ermanno Olmi e Renzo Arbore, oggi sarei in ritiro definitivo. D’altronde si sta squagliando tutto, è una fagìa di denaro, una perdita di valori. Il giornalismo stesso è come il calcio, senza poesia, decaduto dopo la sentenza Bosman, dove c’è il Var e si è diventati tutti fighetti; invece io ricordo Terry Butcher, quel centrale inglese che giocò un’intera partita insanguinato dalla testa ai calzoncini...».
Parliamo della guerra di Gaza.
«Io sto con Hamas».
Eccolo qua. Sapevo che l’avesti detto, da biografo del Mullah Omar e altri racconti.
«Gaza è da sempre un lager a cielo aperto. E lo dico essendo ebreo da parte di madre, cosa che ho sempre rifiutato. Gli ebrei sono un popolo intelligentissimo, bada bene. Ma Cristo - nonostamte la vulgata- non lo fece fuori Pilato, e ci sarà un motivo se i romani gli unici problemi li hanno avuti in Giudea. Quando Paolo venne fulminato sulla via di Damasco, una volta arrestato ottenne di essere processato a Roma, dove riuscì anche a predicare liberamente. Se fosse rimasto in Giudea se lo scordava».
Qui Massimo, non ti seguo. Ma siccome siamo in una democrazia come quella israeliana e non sotto la censura di Hamas, fedelmente ti riporto. Oltre alla tua opera hai lasciato al mondo un figlio Matteo, che insegna anche ai grandi manager. In che rapporti sei con l’erede?
«Con Matteo ho un rapporto ottimo. Ha trovato da solo la sua strada, lavora col fratello di J-Ax, guadagna molto più di me. L’unico problema è che non mi ha mai dato problemi. Da me non ha preso nulla, tranne che i riflessi fisici e una malinconia di fondo. È una bella eredità...».
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cinquecolonnemagazine · 11 months
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La Riforma costituzionale targata Meloni. La madre di tutte le riforme
La Costituzione della Repubblica Italiana è stata promulgata il 27 dicembre 1947 ed è entrata in vigore il 1° gennaio 1948. È una costituzione flessibile, che può essere modificata solo con una legge di revisione costituzionale o riforma costituzionale. Come si fa una riforma costituzionale? L'iter di una riforma costituzionale è soprattutto disciplinato dall'articolo 138 della Costituzione. La proposta di legge di revisione costituzionale è presentata da almeno un quinto dei membri di una Camera o da cinquecentomila elettori o da cinque Consigli regionali. La proposta di legge viene poi esaminata dalle Camere, che la approvano con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi. Nella seconda votazione, la legge deve essere approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera. Se la legge viene approvata dalle Camere, è sottoposta a referendum popolare qualora entro tre mesi dalla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Se il referendum non viene indetto, la legge di revisione costituzionale entra in vigore. Le riforme costituzionali approvate Dal 1948 ad oggi, sono state approvate 15 leggi di revisione costituzionale. Le più importanti sono soprattutto le seguenti: - Legge costituzionale n. 1 del 1953, che ha introdotto l'elezione a suffragio universale e diretto del Presidente della Repubblica. - Legge costituzionale n. 2 del 1963, che ha stabilito un numero fisso di deputati e senatori, l'istituzione della regione Molise e la ridefinizione della Corte costituzionale. - Legge costituzionale n. 1 del 1993, che ha introdotto il bicameralismo perfetto, con l'uguale potere di entrambe le Camere. - Legge costituzionale n. 2 del 1999, che ha riformato il sistema elettorale, introducendo il maggioritario con premio di maggioranza. - Legge costituzionale n. 1 del 2001, che ha introdotto la parità di genere tra candidati e vincitrici in tutte le elezioni. - Legge costituzionale n. 1 del 2020, che ha ridotto il numero di parlamentari da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Le prospettive future Le riforme costituzionali sono soprattutto un tema ricorrente nel dibattito politico italiano. In futuro, è possibile che vengano approvate anche ulteriori riforme, volte a migliorare il funzionamento delle istituzioni e a rendere la Costituzione più adatta alle esigenze del XXI secolo. Ascolta anche gli altri podcast Foto di StockSnap da Pixabay Read the full article
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lamilanomagazine · 5 months
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Bologna: attenzione alle truffe, i consigli dei Carabinieri del comando provinciale
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Bologna: attenzione alle truffe, i consigli dei Carabinieri del comando provinciale. I Carabinieri del Comando Provinciale di Bologna continuano l'attività di contrasto alle truffe e nella circostanza, invitano la cittadinanza a seguire alcune regole per evitare di cadere nella trappola dei malfattori che ogni giorno si inventano raggiri sempre più raffinati per ingannare il prossimo, al fine di ottenere un vantaggio economico. Di fronte a una truffa è fondamentale rivolgersi subito alla Stazione Carabinieri più vicina per denunciare l'accaduto e consentire ai militari di avviare le indagini, coordinati dalla Procura della Repubblica di Bologna. Soltanto nell'ultima settimana, i Carabinieri si sono trovati di fronte anche situazioni eterogenee ed ingegnose, quindi non solo truffe online (alcune persone sono state deferite all'Autorità giudiziaria) o truffe del finto avvocato o finto appartenente alle Forze dell'ordine, ma anche truffe specifiche per agire sulla psiche dei malcapitati, come accaduto a Molinella (BO). Una persona è andata dai Carabinieri per denunciare una truffa che aveva subito sui social network, dove era stata contattata da un soggetto ignoto che l'aveva convinta a filmarsi e fotografarsi nuda, poi a trasferirgli diverse migliaia di euro per essere "Liberata dal male". Fortunatamente, quando la persona si è resa conto che l'interlocutore era soltanto un ciarlatano, è andata dai Carabinieri, anche se alleggerita in banca di circa 20.000 euro. A Castel San Pietro Terme (BO), invece, una donna sulla sessantina e l'altra vicina ai 90 anni, non ci sono cascate e hanno chiamato i Carabinieri. La vicenda è simile anche se accaduta in circostanze diverse. Entrambe le vittime erano state contattate telefonicamente da un soggetto che dopo essersi qualificato come appartenete alle Forze dell'ordine, voleva sapere se erano in casa da sole, ma loro quando hanno intuito di trovarsi di fronte a un imbroglione, hanno messo in pratica i consigli dei Carabinieri, interrompendo subito la comunicazione e chiamato il 112. Un ottimo esempio per contrastare la criminalità.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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