#Racconti di Fotografia
Explore tagged Tumblr posts
Text
…. Sappi che se osi verrai criticato. Anche quando farai bene. Perché la voce fuori dal coro disorienta, spaventa e viene attaccata, anche quando è bella e dice giusto. Pare sentenziosa. Risuona come un giudizio. La costanza fa sì che diventi persuasiva e cominci a rappresentare un’alternativa valida anche per le pecore di quel gregge che prima erano contrarie. Ci vuole tempo e costanza. Non ridurre le tue facoltà mentali per sopravvivere nel tuo contesto.
Emmanuele Govoni - Che Profumo Ha Un Pixel?: 126 Racconti, Pensieri, Riflessioni sulla Vita e i suoi Paradossi
Ph Lois Greenfield
13 notes
·
View notes
Text
Non è una colpa il non capirsi più.
Mi chiedo solo se ci siamo capiti davvero qualche volta.
Mi chiedo se ciò che cerco sia troppo,
ma forse troppo è lo stesso che cerchi tu.
Ho spolverato via la fantasia dai nostri libri
di storia.
La storia dev’essere reale, ti dicevo, eppure nelle storie migliori può essere fantastica.
La fantasia non è poi sempre così lontana dalla realtà, a volte la realtà la supera, si gira, la guarda e si compiace, a volte vince lei.
Allora forse ho inventato tutto, perché volevo innamorarmi ancora.
Ho inventato una sintonia che non c’è stata mai e ho costruito un mondo che non è mai esistito.
Si inizia a fingere per disperazione, così accade alle persone.
Fingi che sia amore, fingi che vada tutto bene, fingi di essere felice.
Fingi e te ne convinci anche, per qualche istante.
Poi la notte torni a casa.
Nella tua stanza al buio c’è un fruscio
di sottofondo, sei in mezzo a tutto quel silenzio che ride di te e delle bugie che ti racconti.
Ti confonde l’anima, poi qualcosa fa la spia alle tue tragiche convinzioni, svelandoti la verità.
Ti viene negato anche il sonno, sprofondi
in un letto che cancella il riposo, accompagna soltanto le strane immagini del tuo dormiveglia sconveniente.
Io mi chiedo chi sei e tu non sai niente di me. Se fossi vicina a me ti guarderei dormire
e non avrei bisogno di altro per sentirmi tranquillo.
Un rapporto che funziona solo quando quei due non si parlano, direbbero di noi, perché guardare gli altri è semplice, degli altri
si sa sempre così poco e ci si ostina a gettare ombre per coprire le proprie.
Ti amavo, eri bellissima ma tu distruggi tutto quello che tocchi.
Mi sono dovuto allontanare per non farmi distruggere.
Forse lo fai perché niente e nessuno distrugga te.
Dev’essere davvero triste accorgersene. Perché non sempre lo riconosci, ma ogni tanto te ne accorgi anche tu che fai di tutto per non dare alle persone nessun motivo per rimanere.
Così puoi sempre dirti che sono gli altri
ad andare via.
Dai la colpa a me ma è tuo il merito,
o forse io non merito colpe che non ho, nemmeno tu.
Un tempo sarei restato lo stesso, oggi no.
E finalmente mi accorgo che sono cambiato, perché si cambia non soltanto se si vuole, volere a volte non basta, si cambia se impariamo ad amarci davvero.
La trasformazione avviene da sé, come
la nascita di una farfalla da un bozzolo
di dolore.
Ti porterei un fiore se servisse e nuovamente la mia vita se bastasse.
Ti direi soffiala e esprimi un desiderio
di cui non ti stancherai mai, io lo esaudirò.
Sento il tuo profumo persino dentro una tua fotografia, rapito dall’aria, fra polvere e vertigine.
La guardo, spingendoci dentro gli occhi,
per schiacciare le mie miserie, con l’eleganza di una profezia.
Avrei soltanto bisogno di una magia improvvisa.
Sono fragile…ma chi non lo è di fronte alla felicità?
Massimo Bisotti
13 notes
·
View notes
Text
Ephimera Dialoghi sulla moda
a cura di Sofia Gnoli
testi di Antonio Mancinelli, Maria Luisa Frisa, Alessandro Michele, Anna Piaggi, Luca Stoppini, Mariuccia Casadio, Quirino Conti, Bonizza Giordani Aragno, Maria Grazia Chiuri, Giuseppe Scaraffia, Gabriella Pescucci, Valeria Palermi, Daniela Baroncini, Silvia Venturini Fendi, Andrea Mecacci
Electa, Milano 2020, 115 pagine, 16x24cm, brossura con alette, ISBN 9788892820319
euro 29,00
email if you want to buy [email protected]
La moda nelle sue innumerevoli sfaccettature è la protagonista Ephimera, un volume nato dal ciclo di conversazioni che si è tenuto al Parco archeologico del Colosseo, nella Curia Iulia, cuore della civiltà romana, tra il 2019 e il 2020.
Fugace, velocissima, radicata nel presente, la moda sta sempre sul punto di diventare qualcos’altro, di cambiare pelle. È proprio per questo che la curatrice Sofia Gnoli ha scelto Ephimera – da epi “sopra” che messo insieme ad emera “giorno”, significa di un sol giorno – come titolo di questi dialoghi. Il risultato è un libro che esplora la moda da una molteplicità di punti di vista: moda come linguaggio di segni, come espressione artistica, senza trascurare argomenti classici quali l’androginia o il dandysmo e il suo legame con il cinema e con la letteratura, con la fotografia e con il kitsch.
Il continuo scambio tra presente e passato, così come la natura polimorfica di questa disciplina si riflettono anche sulla diversa formazione dei partecipanti di Ephimera, nonché autori del volume: direttori creativi, artisti, saggisti, studiosi e giornalisti, hanno approfondito, attraverso la loro personale visione, un aspetto della contemporaneità. Attraverso tutti questi racconti, Ephimera traccia un quadro della moda con le sue mutevolezze, le sue imprevedibilità e le sue compulsive morti e rinascite. Così, tra presente e passato, tra effimero ed eternità, la moda non smette di incantare.
EPHIMERA SOFIA GNOLI L’AVVENIRE È LA PORTA, IL PASSATO È LA CHIAVE ANTONIO MANCINELLI E SILVIA VENTURINI FENDI ALESSANDRO MICHELE: ARCHEOLOGO DELLE COSE A VENIRE MARIA LUISA FRISA E ALESSANDRO MICHELE MODA: STRUMENTO DI CONSAPEVOLEZZA, ARTE DEL POSSIBILE VALERIA PALERMI E MARIA GRAZIA CHIURI LE D.P. “DOPPIE PAGINE” DI ANNA PIAGGI LUCA STOPPINI ANNA PIAGGI “PRIVATE” PAOLO CASTALDI FENOMENOLOGIA DEL DANDY GIUSEPPE SCARAFFIA IL DANDISMO DI LUIGI ONTANI MARIUCCIA CASADIO L’INDISTINTA SESSUALITÀ DELLA MODA QUIRINO CONTI OSCAR AI COSTUMI GABRIELLA PESCUCCI IL GUARDAROBA DELL’EROS: LETTERATURA, MODA E EDUZIONE DANIELA BARONCINI SGUARDI ITALIANI: LA FOTOGRAFIA DI MODA IN ITALIA BONIZZA GIORDANI ARAGNO CONSIDERAZIONI SUL KITSCH ANDREA MECACCI
23/05/24
#Ephimera#Sofia Gnoli#Anna Piaggi#Luca Stoppini#Maria Luisa Frisa#Bonizza Giordani Aragno#Quirino Conti#fashion books#fashionbooksmilano
14 notes
·
View notes
Text
BUON 2024 - di Gianpiero Menniti
INGANNI IRRIPETIBILI
La prima immagine è di Louis Faurer, colta in una strada di New York nel 1947.
Le successive sono di Nino Migliori, bolognese, classe 1926, tuttora vivente: racconti silenziosi dell'Italia dal 1950 al 1957 circa.
La fotografia è una delle forme d'arte più intimamente tragiche emerse nell'età contemporanea: s'affianca alla millenaria pittura e come tutto quello che è accaduto e accade in quest'epoca assiale, è anch'essa fagocitata dalla velocità della trasformazione di ogni artefatto in traccia digitale.
È divenuta "storia", "momentum" che permane nel suo "movimento" intriso in una radice e proteso in uno sviluppo: si arresta e lascia il passo ai pensieri.
E in questi non riusciamo a farci capaci di accettare che i bagliori chiaroscuri siano fantasmi.
Come l'Anno che scompare e l'Anno che inizia formino l'illusione di un passaggio.
Ci affliggiamo nell'insensata scansione del tempo, rifiutando di abbandonarci ai suoi cicli segnati dalla sola natura.
Eppure, anche questa è civiltà che sarebbe irragionevole disprezzare: un edificio complesso, labirintico, spesso ineffabile.
Così, sovvengono a definirla le forme artistiche e la storia.
Per necessità.
Viviamo immersi in inganni irripetibili.
13 notes
·
View notes
Text
Persona in cerca di amic* ☀️✨️
Ehi ciao!
Sono Benny (o Ben), she/they, ho 23 anni. Mi sono appena laureata all'Accademia di Belle Arti e tra poco inizierò un master riguardo i videogame e il mondo 3d.
Sono un'ottimista, amante della vita e delle esperienze, di qualsiasi tipo, dal viaggio in macchina improvvisato alla serata tranquilla a guardare film e chiacchierare. Tra l'ascoltare e il parlare preferisco decisamente il primo: adoro poter conoscere le persone attraverso i racconti delle loro esperienze di vita.
La mia chiacchierata ideale è stesi sul letto, sul pavimento o su un prato, a guardare il soffitto o il cielo e chiedersi il perché delle cose, parlare di sogni, delle esperienze passate e di quelle che ci piacerebbe vivere. Senza vergogna o giudizio. Uno spazio sicuro di condivisione.
Sto cercando persone con cui chiacchierare della vita, commentare serie tv insieme, viaggiare e sognare, scoprire nuovi interessi e passioni, riscoprire ogni giorno quanto, nonostante tutto, siamo fortunati ad essere vivi.
Mi ritrovo spesso (quasi sempre) sola. Mi sono accorta che le persone buone molto spesso vengono usate e poi dimenticate. Attraverso questo blog mi piacerebbe trovare qualcuno che almeno una volta si sia sentit* così. Nessuno è destinato a rimanere solo, combattiamo insieme la solitudine 🌻
Qui vi lascio un elenco delle cose a cui sono interessata, spero potremo avere qualche interesse in comune 😊:
Serie Tv: Heartstopper, Good Omens, Loki, One Piece, Arcane, The Dragon Prince, The Owl House, Jujutzu Kaisen, Attak on Titan (e molte altre. Accetto volentieri consigli su nuove serie da vedere).
Film: mi piacciono tutti i generi tranne l'Horror (mi fanno troppa paura 😂). Sono un'appassionata dei film d'animazione.
Libri: non leggo molto ma sono super disposta a leggere qualche libro insieme. Alcune mie letture correnti sono: La casa sul mare celeste, La canzone di Achille e Finché il caffè è caldo.
Videogiochi: Genshin Impact e Honkai Star Rail (ma spero di ampliare la mia lista al più presto).
Hobby: giardinaggio (amo le piante 🌱), disegno, fotografia, mondo 3d e animazione digitale, passeggiare immersa nella natura, viaggi.
Altri hobby a cui spero di avvicinarmi a breve: imparare a cucire e a usare l'uncinetto, dipingere sia su carta che su tessuti, imparare a scolpire con l'argilla e realizzare vasi e tazzine. Sono aperta ad imparare qualsiasi tipologia di arte 🎨
Se siete arrivat* fin qui vi ringrazio e se siete interessat* potete anche solo lasciarmi un 🩷, vi scrivo io 🥰
(Il mio main è @thinkingaboutminds, potete trovarmi anche lì)
#nuove amicizie#amicizia#italia#compagnia#searching for friends#looking for friends#italy#queer#queer friendship#queer friend groups#queerfriends#heartstopper#nature#natura#paesaggi#good omens#one piece#genshin impact#honkai star rail#the owl house#jujutsu kaisen#plants
14 notes
·
View notes
Text
Pronostici basati su nient'altro che vibes:
Miglior film
Esterno notte, regia di Marco Bellocchio
Il signore delle formiche, regia di Gianni Amelio
La stranezza, regia di Roberto Andò
Le otto montagne, regia di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch
Nostalgia, regia di Mario Martone
Miglior regia
Marco Bellocchio - Esterno notte
Gianni Amelio - Il signore delle formiche
Roberto Andò - La stranezza
Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch - Le otto montagne
Mario Martone - Nostalgia
Miglior regista esordiente
Carolina Cavalli - Amanda
Jasmine Trinca - Marcel!
Niccolò Falsetti - Margini
Giulia Steigerwalt - Settembre
Vincenzo Pirrotta - Spaccaossa
Migliore sceneggiatura originale
Gianni Di Gregorio e Marco Pettenello - Astolfo
Susanna Nicchiarelli - Chiara
Marco Bellocchio, Stefano Bises, Ludovica Rampoldi e Davide Serino - Esterno notte
Gianni Amelio, Edoardo Petti e Federico Fava - Il signore delle formiche
Emanuele Crialese, Francesca Manieri e Vittorio Moroni - L'immensità
Roberto Andò, Ugo Chiti e Massimo Gaudioso - La stranezza
Migliore sceneggiatura adattata
Salvatore Mereu - Bentu
Massimo Gaudioso e Kim Rossi Stuart - Brado
Francesca Archibugi, Laura Paolucci e Francesco Piccolo - Il colibrì
Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch - Le otto montagne
Mario Martone e Ippolita Di Majo - Nostalgia
Miglior produttore
Lorenzo Mieli per The Apartment e Simone Gattoni per Kavac Film - Esterno notte
Alberto Barbagallo per Bibi Film, Attilio De Razza per Tramp Limited con Medusa Film e Rai Cinema - La stranezza
Wildside, Rufus, Menuetto, Pyramide Productions, Vision Distribution in collaborazione con Elastic, con la partecipazione di Canal+ e Cine+ in collaborazione con Sky - Le otto montagne
Medusa Film, Maria Carolina Terzi, Luciano e Carlo Stella per Mad Entertainment, Roberto Sessa per Picomedia e Angelo Laudisa per Rosebud Entertainment Pictures - Nostalgia
Carla Altieri e Roberto De Paolis per Young Films e Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori e Viola Prestieri per Indigo Film con Rai Cinema - Princess
Miglior attrice protagonista
Margherita Buy - Esterno notte
Penélope Cruz - L'immensità
Claudia Pandolfi - Siccità
Benedetta Porcaroli - Amanda
Barbara Ronchi - Settembre
Miglior attore protagonista
Alessandro Borghi - Le otto montagne
Ficarra e Picone - La stranezza
Fabrizio Gifuni - Esterno notte
Luigi Lo Cascio - Il signore delle formiche
Luca Marinelli - Le otto montagne
Migliore attrice non protagonista
Giovanna Mezzogiorno - Amanda
Daniela Marra - Esterno notte
Giulia Andò - La stranezza
Aurora Quattrocchi - Nostalgia
Emanuela Fanelli - Siccità
Miglior attore non protagonista
Fausto Russo Alesi - Esterno notte
Toni Servillo - Esterno notte
Elio Germano - Il signore delle formiche
Filippo Timi - Le otto montagne
Francesco Di Leva - Nostalgia
Migliore autore della fotografia
Francesco Di Giacomo - Esterno notte
Giovanni Mammolotti - I racconti della domenica - La storia di un uomo perbene
Maurizio Calvesi - La stranezza
Ruben Impens - Le otto montagne
Paolo Carnera - Nostalgia
Miglior compositore
Fabio Massimo Capogrosso - Esterno notte
Stefano Bollani - Il pataffio
Michele Braga ed Emanuele Bossi - La stranezza
Daniel Norgren - Le otto montagne
Franco Piersanti - Siccità
Migliore canzone originale
Se mi vuoi (musica, testo e interpretazione di Diodato) - Diabolik - Ginko all'attacco
Caro amore lontanissimo (musica di Sergio Endrigo, testo di Riccardo Sinigallia, interpretata da Marco Mengoni) - Il colibrì
Culi culagni (musica di Stefano Bollani, testo di Luigi Malerba e Stefano Bollani, interpretata da Stefano Bollani) - Il pataffio
La palude (musica e testo di Niccolò Falsetti, Giacomo Pieri, Alessio Ricciotti e Francesco Turbanti, interpretata da Francesco Turbanti, Emanuele Linfatti e Matteo Creatini) - Margini
Proiettili (ti mangio il cuore) (musica di Joan Thiele, Elisa Toffoli ed Emanuele Triglia, testo e interpretazione di Elodie e Joan Thiele) - Ti mangio il cuore
Miglior scenografo
Andrea Castorina, Marco Martucci e Laura Casalini - Esterno notte
Marta Maffucci e Carolina Ferrara - Il signore delle formiche
Tonino Zera, Maria Grazia Schirippa e Marco Bagnoli - L'ombra di Caravaggio
Giada Calabria e Loredana Raffi - La stranezza
Massimiliano Nocente e Marcella Galeone - Le otto montagne
Miglior costumista
Massimo Cantini Parrini - Chiara
Daria Calvelli - Esterno notte
Valentina Monticelli - Il signore delle formiche
Carlo Poggioli - L'ombra di Caravaggio
Maria Rita Barbera - La stranezza
Miglior truccatore
Federico Laurenti e Lorenzo Tamburini - Dante
Enrico Iacoponi - Esterno notte
Paola Gattabrusi e Lorenzo Tamburini - Il colibrì
Esmé Sciaroni - Il signore delle formiche
Luigi Rocchetti - L'ombra di Caravaggio
Miglior acconciatore
Alberta Giuliani - Esterno notte
Samantha Mura - Il signore delle formiche
Daniela Tartari - L'immensità
Desiree Corridoni - L'ombra di Caravaggio
Rudy Sifari - La stranezza
Miglior montatore
Francesca Calvelli con la collaborazione di Claudio Misantoni - Esterno notte
Simona Paggi - Il signore delle formiche
Esmeralda Calabria - La stranezza
Nico Leunen - Le otto montagne
Jacopo Quadri - Nostalgia
Miglior suono
Esterno notte
Il signore delle formiche
La stranezza
Le otto montagne
Nostalgia
Migliori effetti speciali visivi
Alessio Bertotti e Filippo Robino - Dampyr
Simone Silvestri e Vito Picchinenna - Diabolik - Ginko all'attacco!
Massimo Cipollina - Esterno notte
Rodolfo Migliari - Le otto montagne
Marco Geracitano - Siccità
Miglior documentario
Il cerchio, regia di Sophie Chiarello
In viaggio, regia di Gianfranco Rosi
Kill me if you can, regia di Alex Infascelli
La timidezza delle chiome, regia di Valentina Bertani
Svegliami a mezzanotte, regia di Francesco Patierno
Miglior cortometraggio
Le variabili dipendenti, regia di Lorenzo Tardella
Albertine Where Are You?, regia di Maria Guidone
Ambasciatori, regia di Francesco Romano
Il barbiere complottista, regia di Valerio Ferrara
Lo chiamavano Cargo, regia di Marco Signoretti
Miglior film internazionale
Bones and All, regia di Luca Guadagnino
Elvis, regia di Baz Luhrmann
Licorice Pizza, regia di Paul Thomas Anderson
The Fabelmans, regia di Steven Spielberg
Triangle of Sadness, regia di Ruben Östlund
David Giovani
Corro da te, regia di Riccardo Milani
Il colibrì, regia di Francesca Archibugi
L'ombra di Caravaggio, regia di Michele Placido
La stranezza, regia di Roberto Andò
Le otto montagne, regia di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch
2 notes
·
View notes
Text
Perché scegliere Giovanni Miele per un Book Fotografico Professionale di successo
Scegliere il fotografo giusto è fondamentale quando si tratta di realizzare un Book Fotografico Professionale di successo. Giovanni Miele è una figura di spicco nel mondo della fotografia, e la sua esperienza e il suo approccio personalizzato lo rendono la scelta ideale per chi desidera un portfolio straordinario. Scopriamo insieme perché Giovanni Miele è il fotografo perfetto per il tuo Book Fotografico Professionale.
Un Approccio Personalizzato
Giovanni Miele sa che ogni cliente è unico e ha esigenze specifiche. Prima di iniziare il processo di creazione del tuo Book Fotografico Professionale, Giovanni dedica tempo a conoscerti. Durante una consulenza iniziale, discute le tue aspettative, i tuoi gusti e il messaggio che desideri comunicare attraverso le immagini. Questo approccio personalizzato assicura che il risultato finale rispecchi autenticamente la tua personalità e il tuo stile.
Esperienza e Professionalità
La carriera di Giovanni Miele è costellata di successi. Con anni di esperienza nel settore della fotografia, ha affinato le sue abilità e sviluppato un occhio critico per i dettagli. La sua professionalità si riflette nella qualità del lavoro che offre: un Book Fotografico Professionale realizzato da Giovanni non è solo un insieme di foto, ma un vero e proprio racconto visivo. La sua conoscenza delle tecniche fotografiche e delle attrezzature all’avanguardia gli permette di catturare immagini straordinarie, garantendo risultati di alta qualità.
Location Selezionate con Cura
Un aspetto distintivo del Book Fotografico Professionale di Giovanni Miele è la scelta delle location. Giovanni conosce i posti più affascinanti e suggestivi, perfetti per ogni tipo di servizio fotografico. Che tu stia cercando un ambiente urbano, una location naturale o uno studio elegante, Giovanni saprà suggerirti il luogo ideale per il tuo Book Fotografico Professionale. La giusta location può fare la differenza e trasformare un buon servizio in un servizio eccezionale.
Tecniche di Illuminazione e Composizione
Un buon fotografo sa come giocare con la luce e la composizione per creare immagini mozzafiato. Giovanni Miele è un maestro in questo, utilizzando tecniche avanzate di illuminazione e composizione per garantire che ogni scatto racconti una storia. Il suo occhio per i dettagli permette di catturare l’essenza del soggetto, rendendo ogni immagine unica e memorabile. Un Book Fotografico Professionale realizzato da Giovanni è caratterizzato da scatti vivaci e pieni di vita.
Post-Produzione di Alta Qualità
La post-produzione è un passaggio cruciale nella realizzazione di un Book Fotografico Professionale. Giovanni Miele dedica tempo e attenzione a questa fase, assicurandosi che ogni foto venga ritoccata e perfezionata. Utilizza software di editing all’avanguardia per migliorare i colori, la nitidezza e l’atmosfera delle immagini. Il risultato è un Book Fotografico Professionale che risplende di qualità e bellezza, pronto per essere condiviso e apprezzato.
Un Servizio Clienti Eccellente
Giovanni Miele non è solo un fotografo, ma un professionista che si preoccupa di offrire un servizio clienti di altissimo livello. La sua disponibilità e la sua predisposizione ad ascoltare i feedback dei clienti lo distinguono nel settore. Dopo la consegna del tuo Book Fotografico Professionale, Giovanni rimane a disposizione per eventuali richieste o modifiche, garantendo la massima soddisfazione.
Conclusione
Scegliere Giovanni Miele per il tuo Book Fotografico Professionale significa optare per un servizio di alta qualità, personalizzato e attento ai dettagli. La sua esperienza, professionalità e passione per la fotografia sono evidenti in ogni scatto. Se desideri un portfolio che racconti la tua storia in modo autentico e creativo, Giovanni Miele è la scelta ideale per te. Con lui, ogni immagine diventa un’opera d’arte, e ogni Book Fotografico Professionale un investimento in ricordi preziosi.
0 notes
Text
… non bisogna conformizzarsi per essere felici. La standardizzazione è quanto di più lontano dalla realizzazione di essere unici, e sono quelli a essere realmente apprezzati e ricordati. Se vogliamo essere speciali
dobbiamo osare essere autenticamente noi stessi.
Sicuramente siamo i migliori interpreti di quel ruolo. Vi pare poco? Emmanuele Govoni - Che Profumo Ha Un Pixel?: 126 Racconti, Pensieri, Riflessioni sulla Vita e i suoi Paradossi
Ph Jack Davison
15 notes
·
View notes
Text
Non è una colpa il non capirsi più.
Mi chiedo solo se ci siamo capiti davvero qualche volta.
Mi chiedo se ciò che cerco sia troppo,
ma forse troppo è lo stesso che cerchi tu.
Ho spolverato via la fantasia dai nostri libri
di storia.
La storia dev’essere reale, ti dicevo,
eppure nelle storie migliori può essere fantastica.
La fantasia non è poi sempre così lontana dalla realtà, a volte la realtà la supera, si gira, la guarda e si compiace, a volte vince lei.
Allora forse ho inventato tutto, perché volevo innamorarmi ancora.
Ho inventato una sintonia che non c’è stata mai e ho costruito un mondo che non è mai esistito.
Si inizia a fingere per disperazione, così accade alle persone.
Fingi che sia amore, fingi che vada tutto bene, fingi di essere felice.
Fingi e te ne convinci anche, per qualche istante.
Poi la notte torni a casa.
Nella tua stanza al buio c’è un fruscio
di sottofondo, sei in mezzo a tutto quel silenzio che ride di te e delle bugie che ti racconti.
Ti confonde l’anima, poi qualcosa fa la spia alle tue tragiche convinzioni, svelandoti la verità.
Ti viene negato anche il sonno,
sprofondi in un letto che cancella il riposo, accompagna soltanto le strane immagini
del tuo dormiveglia sconveniente.
Io mi chiedo chi sei e tu non sai niente di me.
Se fossi vicina a me ti guarderei dormire
e non avrei bisogno di altro per sentirmi tranquillo.
Un rapporto che funziona solo quando
quei due non si parlano, direbbero di noi, perché guardare gli altri è semplice,
degli altri si sa sempre così poco e ci si ostina
a gettare ombre per coprire le proprie.
Ti amavo, eri bellissima ma tu distruggi tutto quello che tocchi.
Mi sono dovuto allontanare per non farmi distruggere.
Forse lo fai perché niente e nessuno distrugga te.
Dev’essere davvero triste accorgersene. Perché non sempre lo riconosci,
ma ogni tanto te ne accorgi anche tu
che fai di tutto per non dare alle persone nessun motivo per rimanere.
Così puoi sempre dirti che sono gli altri ad andare via.
Dai la colpa a me ma è tuo il merito,
o forse io non merito colpe che non ho, nemmeno tu.
Un tempo sarei restato lo stesso, oggi no.
E finalmente mi accorgo che sono cambiato, perché si cambia non soltanto se si vuole, volere a volte non basta,
si cambia se impariamo ad amarci davvero.
La trasformazione avviene da sé,
come la nascita di una farfalla da un bozzolo
di dolore.
Ti porterei un fiore se servisse e nuovamente
la mia vita se bastasse.
Ti direi soffiala e esprimi un desiderio di cui non ti stancherai mai , io lo esaudirò.
Sento il tuo profumo persino dentro una tua fotografia, rapito dall’aria, fra polvere e vertigine.
La guardo, spingendoci dentro gli occhi,
per schiacciare le mie miserie,
con l’eleganza di una profezia.
Avrei soltanto bisogno di una magia improvvisa.
Sono fragile… ma chi non lo è di fronte alla felicità?
Massimo Bisotti
5 notes
·
View notes
Text
Paparazzi Fotografi e divi dalla Dolce Vita a oggi
Photographer and Stars: from the Dolce Vita to the Present
a cura di Walter Guadagnini, Francesco Zanot
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2017, 136 pagine, 190 illustrazioni, 23x28cm, ISBN 9788836637874, Brossura con alette,
Italiano, Inglese
euro 38,00
email if you want to buy [email protected]
Pubblicato in occasione della grande mostra a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, il volume ripercorre la storia e la leggenda dei “paparazzi”, fenomeno fotografico e di costume nato negli anni in cui Roma era diventata “Hollywood sul Tevere”. Attraverso oltre 190 immagini, si susseguono le figure dei protagonisti di quella stagione, soprattutto i divi e le divine del cinema, e i racconti fotografici delle notti brave di Via Veneto tra gli anni cinquanta e sessanta. Le fotografie di Tazio Secchiaroli, Marcello Geppetti, Elio Sorci, Ron Galella e di tanti altri protagonisti di quelle vicende compongono – insieme alle pagine delle riviste in cui furono pubblicate – un affresco della comunicazione popolare del tempo. Terminata la stagione eroica dei paparazzi, quel linguaggio diviene un codice, utilizzato in diversi contesti artistici e commerciali, come dimostrano le immagini di protagonisti della scena fotografica odierna come Alison Jackson, Armin Linke e Ellen von Unwerth, che chiudono il volume.
Torino, Camera, settembre 2017 - gennaio 2018
08/03/24
#Paparazzi#Dolce Vita#photography exhibition catalogue#Camera Torino 2017#Tazio Secchiaroli#Marcello Geppetti#Elio Sorci#Ron Galella#Via Veneto#Armin Linke#Ellen von Unwerth#Alison Jackson#Anita Ekberg#Kate Moss#David Bowie#Jacqueline Kennedy#Brigitte Bardot#Monica Bellucci#photography books#fashionbooksmilano
8 notes
·
View notes
Text
Rebecca Miller
Rebecca Miller, regista e scrittrice statunitense, indaga le relazioni umane alternando cinema e letteratura.
Sostenitrice delle donne nell’industria cinematografica, le sue storie hanno sempre protagoniste femminili e anche i cast tecnici sono costituiti in gran parte di donne. Per il suo impegno, nel 2003, è apparsa nel documentario In The Company of Women.
Tra i suoi film, che ha scritto e diretto, spiccano Angela, che ha ricevuto il Gotham Independent Film Award, Personal Velocity: Three Portraits, che ha vinto il Sundance Film Festival, The Ballad of Jack and Rose, The Private Lives of Pippa Lee, Maggie’s Plan e She came to me.
Ha scritto i romanzi The Private Lives of Pippa Lee e Jacob’s Folly, il libro che ha anche illustrato A Woman Who e la raccolta di racconti Personal Velocity premiata come miglior libro del 2001 dal Washington Post.
È nata a Roxbury, Connecticut, il 15 settembre 1962, da due celebrità, Inge Morath, fotografa della Magnum e il drammaturgo Arthur Miller. Cresciuta in un ambiente culturale molto stimolante, ha studiato arte a Yale e si è specializzata a Monaco di Baviera, in Germania.
Stabilitasi a New York, nel 1987, ha iniziato la sua carriera come pittrice e scultrice, esponendo in diverse gallerie.
Dopo gli studi di cinema alla New School, ha iniziato a realizzare film muti che esponeva insieme alle sue opere d’arte.
A teatro, si ricorda il suo ruolo di Anya ne Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov diretta da Peter Brook, nel 1988.
Ha lavorato come attrice cinematografica e televisiva in film come A proposito di Henry (1991), Wind – Più forte del vento (1994) e Mrs. Parker e il circolo vizioso (1994).
Ha anche diretto un’opera teatrale.
Da regista e sceneggiatrice, il suo primo lungometraggio è stato Angela, presentato in anteprima al Philadelphia Festival of World Cinema e poi al Sundance Film Festival, che le è valso l’Open Palm Award dell’Independent Feature Project e il Sundance Film Festival Filmmaker Trophy oltre a altri importanti premi per la fotografia.
Dopo il matrimonio con l’attore Daniel Day-Lewis, da cui ha avuto due figli, si era trasferita a Dublino dove ha prestato servizio di volontariato in case rifugio per donne vittime di violenza, impegno che le ha ispirato la raccolta di racconti Personal Velocity che poi è diventata un pluripremiato film in tre episodi che esplora la trasformazione personale in risposta a circostanze che cambiano la vita.
La pellicola, proiettata al Tribeca Film Festival e all’High Falls Film Festival, ha ricevuto importanti riconoscimenti e fa parte della collezione permanente del MoMA di New York.
Nel 2005 ha scritto la sceneggiatura per l’adattamento cinematografico dell’opera teatrale Proof di David Auburn, vincitrice del premio Pulitzer che ha visto come protagonisti Gwyneth Paltrow e Anthony Hopkins e ha diretto The Ballad of Jack and Rose, proiettato al Woodstock Film Festival e all’IFC Center di New York. Il film le ha procurato una menzione d’onore da MTV nel 2010 per le migliori registe che avrebbero dovuto vincere un Oscar.
Nel 2009 ha girato il suo quarto film, The Private Lives of Pippa Lee, un adattamento del suo romanzo del 2002 con un cast stellare composto da Robin Wright, Keanu Reeves, Winona Ryder e Julianne Moore.
Del 2015 è Maggie’s Plan, girato principalmente nel Greenwich Village e presentato in anteprima al Toronto International Film Festival che è stato proiettato in importanti festival internazionali.
La sua ultima fatica risale al 2023, She Came to Me presentato in anteprima mondiale al 73º Festival internazionale del cinema di Berlino, interpretato da Anne Hathaway, Marisa Tomei e Peter Dinklage.
Le sue narrazioni sono pregne di ironia, delicatezza e profondità.
0 notes
Text
Quello che le borse raccontano
Francesco Biasa
Fotografi : Francesco Cocco (Milan-Italy) , Facio Cuttica (Valledupar-ColomItaliabia), Daniele Dainelli (Tokyo-Japan), Stefano De Luigi (Teheran-Iran), Riccardo Venturi (Namibia,Africa)
Racconti di Annalisa Monfreda
DOLP, Dove osano le parole, 2007, 122 pagine, 21x29cm, ISBN 978-88-96685014
euro 45,00
email if you want to buy [email protected]
Culture, costumi e società nelle innagini di un reportage internazionale
Whats Bags narrate Culltures, habits and societies in the images of an internationa reportage
Le fotografie sono state realizzate da marzo a maggio 2008 ed esposte alla Triennale di Milano nel sett
Quello che le borse raccontano, è il titolo del progetto di Corporate che Francesco Biasia ha scelto di realizzare con DOLP. Si tratta di un’indagine sulle culture, i costumi e le società di alcuni Paesi condotta attraverso immagini che documentano come l’accessorio-borsa viene utilizzato, indossato e vissuto nel mondo. L’idea si esprime attraverso la fotografia scelta come strumento per sviluppare l’aspetto culturale del progetto. Le nazioni prescelte: Italia, Colombia, Giappone, Iran e Namibia per studiare cinque diverse, e contrastanti, aree geografiche. Cinque fotografi dell’agenzia Contrasto Francesco Cocco, Fabio Cuttica, Daniele Dainelli, Stefano De Luigi, Riccardo Venturi, hanno raccontano le molteplici valenze della borsa, cogliendola sia sotto forma di semplice accessorio (evidenziando il materiale, la forma, il contenuto), sia sotto forma di messaggio, un oggetto da esibire che sottintende alla personalità di chi lo porta.
20/07/24
#Francesco Biasa#borse#Italia#Colombia#Giappone#Iran#Namibia#photography books#libri fotografia#fashionbooksmilano
0 notes
Text
Adriano Maini: vecchi e nuovi racconti: Anche una fotografia di Noack in una tesi di laurea dedicata ad Apricale e a Castelvittorio
0 notes
Text
Gli Anelli del Potere: il Prequel del Il Signore Degli Anelli che ci riporta nell'epica Terra di Mezzo
Lo ammetto, ho rimandato la visione di questa serie più a lungo che ho potuto e trovo difficile scriverne; e non perché mi mancano le cose da dire riguardo la prima stagione de Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere; piuttosto, perché non ho trovato facile buttare giù una bozza né tantomeno stabilire un giudizio complessivo sulla serie guidata da Patrick McKay e John D. Payne, destinata ad accompagnare gli spettatori lungo i misteri della Seconda Era in un’ottica sospesa tra il racconto semi-originale e il “prequel wannabe” dell’esalogia di Peter Jackson.
A volte quando l’autore di una disamina desidera prendere la distanze dai freddi numeri e far pesare soprattutto le ragioni del cuore tira in ballo cose tipo “il valore dell’opera è superiore alla somma delle sue parti”; personalmente tendo a farlo spesso, ma stavolta mi trovo in una posizione strana, quasi “da chirurgo”. Sento, in pratica, il bisogno di inquadrare il peso di queste fantomatiche parti per cercare di capire quanto valore attribuire a ciascuna nell’economia di una produzione che non ho trovato convincente sotto alcuni aspetti, ma dalla quale ho ricavato comunque molto.
La colonnina dei “pro”
Proverò a prendere in prestito l’attitudine organizzativa di Rory Gilmore, la co-protagonista di Una mamma per amica, che di fronte alle decisioni difficili segnava su una lavagnetta i vari “pro e contro” (finendo nove volte su dieci per gettare tutto alle ortiche e dare retta alla madre, ma questo è un altro discorso).
Iniziando dalle cose convincenti non posso che tirare in ballo la messa in scena, in parte grazie al budget favorevole, ma soprattutto per l’abilità, da parte di J.A. Bayona, Wayne Yip e Charlotte Brändström, di gestire il debito artistico nei confronti di Jackson senza eccessivi patemi, filtrando le composizioni, i movimenti e il gusto per le prospettive tipici del cineasta neozelandese attraverso una fotografia e in generale un’estetica più pulite, in grado di camminare di pari passo con una narrazione maggiormente corale e contestualmente prosaica rispetto all’esalogia cinematografica.
Certe aperture sono veramente mozzafiato.
Davvero competente anche l’utilizzo degli effetti visivi, che mescolato al lavoro sulle scenografie, a quello sui costumi e alle musiche composte da Bear McCreary è effettivamente riuscito a trascinarmi in uno dei migliori mondi fantasy degli ultimi anni.
Più di tutto, però, ho apprezzato la capacità della serie nel cogliere e portare a schermo il senso del mito tipico di Tolkien e presente soprattutto in opere come Il Silmarillion o Racconti incompiuti; quello stesso movimento che, fin dalla notte dei tempi, ha traghettato le storie dell’umanità nella cosiddetta sfera del sacro.
Tutte e otto le puntate attraversano con grande efficienza fantastico e prosaico, religione e folclore, passando coerentemente tra i registri a seconda ci siano di mezzo le tradizioni di questa o quell’altra schiatta: gli elfi, per fare un esempio, abitano una dimensione di solenne alterità che giustifica scelte apparentemente controverse come l’ingresso a Valinor, praticato attraverso luce e musica, ma soprattutto la nuotata di Galadriel (Morfydd Clark), assolutamente pertinente nell’ottica “eroica” del personaggio, nonché capace di evocare un vero e proprio spazio mitico, deliberatamente iperbolico e vincolato a esigenze narrative, prima ancora che alla fisica o alla geografia.
Sulla serie, anche durante i frammenti più quotidiani, soffia potente il vento del mito.
Sempre da questo punto di vista ho trovato pertinenti la gestione del rapporto tra i nani e gli abissi rocciosi - legato ancora una volta al suono, in perfetto pendant con la cosmogonia di Tolkien - e tra pelopiedi e boschi, espresso attraverso i costumi e un’iconografia vagamente teatrale nell’accezione più shakespeariana della faccenda. Soprattutto, ad avermi convinto è stata la caratterizzazione del misterioso Straniero interpretato da Daniel Weyman, forse il personaggio più intrigante per le implicazioni sovrannaturali che si porta appresso, quanto per come vengono espresse a livello visivo e narrativo.
Il misterioso personaggio affidato a Daniel Weyman, a mio modo di vedere, non si batte.
Oltretutto, lo Straniero rappresenta il primo tassello di un gioco di svelamento ai limiti del giallo esteso progressivamente anche ad altri personaggi, e che per quanto mi riguarda ha contribuito moltissimo al fascino di questa stagione: trovo sempre stimolante quando una serie approfitta della propria, ehm, serialità per mettersi a giocare col pubblico, a maggior ragione se detto pubblico attraversa uno spettro variabile tra i casual di Jackson e i filologi tolkieniani pronti a strapparsi i capelli al grido di “IMPOSSIBILE SIA GANDAAALF, SIAMO NELLA SECONDA ERAAAA!”.
La colonnina dei “contro”
Finite le sviolinate, è il momento di passare alle cose che non mi sono piaciute, e qui tocca infilare la costruzione del racconto.
Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere propone una struttura corale lungo la quale scivolano diversi archi narrativi e altrettanti gruppi di personaggi, e come spesso succede in questo casi alcune situazioni funzionano meglio di altre. Personalmente sono andata particolarmente d’accordo con le vicende dei pelopiedi affidate principalmente a Markella Kavenagh, nei panni di Nori, e al suddetto Weyman; con gli amichevoli bisticci tra Elrond (Robert Aramayo) e Durin (Owain Arthur), ma soprattutto – chi lo avrebbe mai detto! – con gli orchi capitanati da Adar (Joseph Mawle), paradossalmente il più umano di tutta la risma.
Adar/Zio Benjen è quasi riuscito a farmi tifare per gli orchi.
Di contro non ho gradito altre linee, tipo quelle capitanate da Bronwyn (Nazanin Boniadi) e Arondir (Ismael Cruz Cordova), e praticamente tutte le faccende ambientate dalle parti di Númenor, nonostante mi ci trasferirei volentieri e sui due piedi. Detto questo, ripeto, l’attribuzione finanche arbitraria di preferenze è quasi endemica in questo tipo di circostanze; il mio problema con Gli Anelli del Potere è semmai legato alla gestione generale dell���intreccio, al modo – spesso meccanico se non addirittura pretestuoso – con cui autori e autrici hanno scelto di far convergere le varie trame, e all’eccesso di deus ex machina, soprattutto se ripenso a una certa faccenda più prossima all’idraulica e alla geologia, che al fantasy.
Tale mancanza di coesione genera dei veri e propri saliscendi qualitativi che finiscono per impicciare intere puntate, laddove - per esempio - tra le prime e le seconde due c’è un abisso, in termini di efficienza, e non solo per la presenza di momenti “Occhi del cuore”, tipo il capopopolo che aizza la brava gente di Númenor o la cavalcata al ralenti di Galadriel (anche perché, se parliamo di faccende “cheap” niente batte la trasformazione di una certa scritta).
"Per festeggiare offro Coca Cola con aspirina a tutti!".
Insomma, è un casino, giuro. Da una parte vorrei solo crederci fortissimo e abbandonarmi alla qualità (“qualità, qualità”) della messa in scena, sperando che le basi gettate dal finale di questa prima stagione sostengano, nel corso delle prossime, un racconto più centrato; dall’altra, una parte di me è rimasta male nel vedere tutto quel ben di dio produttivo sprecato da scelte narrative non esattamente eleganti e da personaggi meno interessanti del mio frigorifero, e vorrebbe andarci pesante.
Nel dubbio prendo la scorciatoia del cercare di rimanere neutrale, anche perché troverei disonesto non premiare gli ingranaggi e le trovate giuste, ma difficilmente avvicinerò le nuove puntate carico come all’inizio di questo primo giro.
in conclusione guardare questa prima stagione de Gli Anelli del Potere la si può paragonare alle Montagne russe; Poichè la megaproduzione targata Prime Video sembra incostante, in termini di racconto, a fronte di scelte visive davvero buone. Infatti dopo essere rimasta folgorato dalla bellezza e dall’equilibrio delle prime due puntate, proseguendo con la visione non si può fare a meno di notare cali qualitativi seguiti da altrettanti picchi, al punto che ogni settimana c’era da scommettere se il giro di giostra sarebbe stato buono, o meno, e se il mistero attorno all’identità di alcuni personaggi avrebbe retto. Fortunatamente il (buon) finale ha sciolto diversi dubbi gettando basi intriganti per il futuro, nella speranza che la serie riesca a scrollarsi di dosso le incertezze e spiccare il volo.
LA RECENSIONE IN BREVE
Visivamente la serie si distingue per una qualità cinematografica.
Tante buone idee, a cominciare dalla costruzione della componente mitologica e di alcune linee narrative.
Di contro, le varie tessere della trama generale non sempre si incastrano a dovere, e certe soluzioni mi sono sembrate un po’ troppo alla buona.
#the rings of power#gli anelli del potere#recensione#review#prime video#prime video series#lord of the rings#the hobbit
1 note
·
View note
Text
A distanza di un anno sono tornato in Marocco. Nel 2023 percorsi tutta la costa all'estrema punta settentrionale del paese: da Cap Spartel a Ceuta, passando per Tangeri, fino a scendere in quel gioiello blu di Chefchaouen. Nei giorni scorsi ho ripreso il mio viaggio a ovest, sostando, dopo Salè, nella capitale Rabat - una delle quattro città imperiali insieme a Fes, Marrakech e Meknès - adagiata sulla sponda opposta del fiume Bou Regreg. Venerdì, mentre scendevo dalla bellissima Kasbah degli Oudaïa, poco prima dell'arrivo della tempesta, ho fotografato un tramonto sull'Oceano Atlantico che mi ha lasciato un'altra cicatrice addosso. Come tutte le cicatrici fresche, continuo a guardarla e sfiorarla, specialmente la sera, quando, stremato dai chilometri percorsi, mi riposo nel Riad e ascolto le voci della città. Sono qui in pieno Ramadan. L'adhan, il canto del muezzin che si diffonde tra le stradine labirintiche dei suq, è un suono affascinante e suggestivo; la preghiera serale, sembra spalancare le porte al silenzioso arrivo del sonno. Che magia è questo angolo di terra. Così diverso, così lontano, ma in realtà anche così simile, poiché come il nostro, fatto di uomini, di cuori, di vite. Ancora una volta, mi sono perso - letteralmente - nei vicoli della medina, rapito dai volti segnati delle persone, dai loro occhi profondi, da colori e suoni ammalianti. Quante persone ho incontrato. E con quante ho scambiato frammenti di vita.
Adesso, però, è giunto il momento di tornare a casa. Prima di spegnere il laptop voglio finire di scrivere alcuni pensieri, solo poche righe, poi andrò nel vecchio souk a godermi un ultimo tajine di carne e verdure che qui cucinano divinamente. In questi giorni, proprio per via del Ramadan, ho mangiato solo dopo le 20:00 perché i ristoranti hanno orari diversi. Delizioso il Dar Rbatia con la sua cucina tipica marocchina, ma la cena a Le Dhow (tradizionale imbarcazione araba in legno) è stata la più bella. Luci calde e fioche, poche persone, qualcuna leggeva un libro. Fuori, solo il rumore della pioggia.
Mi fermo qualche minuto a chiacchierare con Ahmed e Hadid del Dar Yanis, il Riad che mi ha ospitato. Ahmed non vuole neanche i soldi dell'ombrello che mi ha prestato l'altro ieri per uscire con il nubifragio e che io ho riportato a brandelli. Quando mi ha aperto il portone e mi ha visto zuppo dalla testa ai piedi, ha riso come un bambino 𝘔𝘺 𝘧𝘳𝘪𝘦𝘯𝘥, 𝘤'𝘦𝘴𝘵 𝘭𝘦 𝘔𝘢𝘳𝘰𝘤. Sì perché da giorni di sole e cielo limpido, sono passato ad altri fatti di diluvio universale. Le raffiche di vento che arrivano dall'Atlantico sono impetuose, tanto da spostarti mentre cammini in prossimità della costa. Fuori dal museo nazionale della fotografia, ho preso acqua dal cielo e dall'oceano contemporaneamente.
Infine, non posso lasciare questo luogo a Rabat senza salutare la mia vicina di tavolo durante la colazione. Una signora danese di estrema raffinatezza, che insieme alla sua compagna di origini marocchine, è in viaggio per gran parte del paese. Le guardo, sono così diverse tra loro, eppure in perfetta sintonia, complici. Lei più influente, trasuda nobiltà nei modi, mentre l'altra è piena di vitalità ed energia. Tanti anni di differenza, tanti racconti nel salon. Mentre io mi preparo a fare ritorno a Roma, loro proseguiranno domani per Casablanca.
𝙵𝚘𝚝𝚘 𝚎 𝚛𝚊𝚌𝚌𝚘𝚗𝚝𝚒 𝚍𝚒 𝚁𝚊𝚋𝚊𝚝 𝚗𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚜𝚝𝚘𝚛𝚒𝚎 𝚒𝚗 𝚎𝚟𝚒𝚍𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚜𝚞 𝙸𝚗𝚜𝚝𝚊𝚐𝚛𝚊𝚖. 𝙻𝚊 𝚜𝚒𝚝𝚞𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚖𝚎𝚝𝚎𝚘𝚛𝚘𝚕𝚘𝚐𝚒𝚌𝚊 𝚖𝚒 𝚑𝚊 𝚕𝚒𝚖𝚒𝚝𝚊𝚝𝚘 𝚖𝚘𝚕𝚝𝚘 𝚗𝚎𝚕𝚕'𝚞𝚜𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚛𝚎𝚏𝚕𝚎𝚡.
Viaggiare è come un'accelerazione del tempo, una corsa attraverso paesaggi mutevoli e culture diverse che ci ricorda quanto rapidamente la vita scorra davanti ai nostri occhi. Ogni nuova destinazione, ogni incontro, ogni esperienza è un tassello aggiunto al mosaico della nostra esistenza. In questo movimento incessante, mi rendo conto che ogni istante speso nel viaggio è un momento che non tornerà mai più. Perciò, viaggiate ed esplorate, cogliete ogni opportunità, perché la vita passa velocemente e attraverso il viaggio si può assaporare un po' di più la sua fugace bellezza.
0 notes
Text
"Il fiore di Farahnaz", il libro di Yaprak Oz, premiato nel 2019 come miglior giallo turco dell’anno
“Il fiore di Farahnaz” è in distribuzione da novembre 2023, edito da Edizioni le Assassine nella collana “Oltreconfine”, tradotto da Nicola Verderame. Siamo negli anni Settanta e la Turchia è scossa da profonde difficoltà economiche e sociali, tuttavia a Kilic, zona residenziale, dove vivono ingegneri e medici in servizio nel complesso minerario adiacente alla città di Zonguldak sulla costa del Mar Nero, la vita scorre tranquilla e spensierata, tra serate al cinema, partite a canasta, balli e cene. La piccola comunità di funzionari è infatti molto unita e i rapporti di vicinato sono improntati alla massima solidarietà fino a quando la moglie del direttore degli impianti minerari non viene trovata morta. L’omicidio della giovane donna viene attribuito al pazzo del paese, tuttavia Yildiz, moglie di uno degli ingegneri, divoratrice di gialli e sarta per passione, non si accontenta di questa soluzione di comodo. Da acuta osservatrice, accumula indizi che la portano a conclusioni ben diverse. Ma la protagonista del romanzo avvince anche per il suo modo di essere: grazie a lei hanno voce tutte le donne del quartiere; ognuna di loro racconta i propri sentimenti ed emozioni: l’angoscia di un figlio che non arriva, la gioia di uno che sta arrivando, la tristezza di una madre che accompagna sua figlia non vedente nel verde dei boschi, fino alla rabbia di una donna che si è sempre sentita non voluta. “Voci di donne” diverse, che nel profondo si ricollegano a una voglia incessante di essere buone madri, ma anche di essere ancora figlie. Un giallo appassionante, capace non solo di raccontare il vero volto del male, ma di indagarne da vicino le profonde motivazioni di chi sceglie di macchiarsi di sangue per giungere alle vette più alte. Un testo premiato nel 2019, come miglior romanzo giallo dell’anno, in grado di offrire una fotografia precisa di una cittadina turca prima del colpo di Stato del 1980. Info biografiche YAPRAK ÖZ è nata nel 1973. Ha frequentato il Collegio TED di Zonguldak Koleji e la facoltà di Cultura e Letteratura Americana presso l’Università di Istanbul. Ha pubblicato poesie, racconti e saggi su numerose riviste e antologie in Turchia e all’estero. Le sue poesie sono state tradotte in numerose lingue, tra cui inglese, greco e svedese. Fa parte dell’Unione degli Scrittori di Poliziesco di Turchia e del PEN International. Ha pubblicato cinque raccolte di poesia e otto romanzi, quattro dei quali hanno per protagonista Yıldız Alatan. Link di vendita online: https://edizionileassassine.it/prodotto/il-fiore-di-farahnaz/ Dettagli prodotto: Editore: Edizioni Le Assassine Genere: Giallo Collana: Oltreconfine Lingua: Italiano Copertina flessibile: 344p Read the full article
0 notes