#RIFAREI TUTTO SIA CHIARO
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Sera della finale. Inizio a vedere il primo tempo sul divano. Al gol dell'Inghilterra la Madonna è stata chiamata in causa da me e mio padre era scandalizzato, perché di solito non lo faccio mai in pubblico. Il secondo tempo,i supplementari e i rigori non li ho visti. Vagavo con le cuffie per il piano di sopra,camminavo da una stanza all'altra, tachicardia e sudore. Ad un certo punto presa dalla disperazione mi sono messa a studiare 😳. Con le urla dei vicini capivo a che punto stavamo.
Almeno tu eri a casa tua sul divano, anon, e potevi fare e dire quello che volevi senza rischiare la pelle.......io (con le stesse madonne che hai tirato giu' tu, ma in pubblico) a Londra, ero in un pub in cui eravamo 3 italiani (non sto scherzando, eravamo 3 precisi) e 400 inglesi assatanati (e ubriachi) che urlavano le peggio cose per 120 minuti di partita. Quando hanno segnato loro al secondo minuto, pensavo ci tirassero dietro qualche vaso da quanto erano gasati. Quando il Bonnie ha fatto gol @galloberardi era in BAGNO!!!!!!!!! appena ho realizzato cos'era successo (perche' io sinceramente non avevo manco visto l'azione da quanta ansia avevo ed ero tipo al mio 56esimo bicchiere di alcol per tenermi su visto che eravamo in svantaggio fino a quel momento) ho SCAVALCATO il divanetto su cui ero seduta, un salto all'Olio Cuore che non so nemmeno io come ho fatto a fare senza rompermi 2 crociati, ho aperto la porta del bagno del pub urlando BONUCCI HA SEGNATOOOOOOOOOOOO cosi' forte che penso mi abbiano sentito fino a Wembley. @galloberardi intanto, dentro al cubicolo del bagno, per esultare si e' quasi rotta un polso, e' uscita di corsa, abbiamo fatto i restanti minuti bevendo solo alcol e guardando il megaschermo con un'ansia che non posso nemmeno descrivere. Quando siamo arrivati ai rigori, abbiamo messo il santino con la foto di Chiesa sul tavolo vicino ad una candela che era li originariamente per decorazione ma che noi - da Italiani - abbiamo usato come cero alla Madonna e tutti i Santi. Abbiamo PREGATO in cerchio guardando e non guardando ogni rigore che tiravano, mentre tutti gli inglesi intorno a noi continuavano a gufarcela ridendo e urlando 'IT'S COMING HOME' ogni volta che ne facevano uno giusto. Noi intanto in silenzio, avvolte dalle bandiere tricolori, io seduta sul bracciolo del divano tipo un gufo, ad ogni rigore buttavo giu un bicchiere di pimms (che per chi non la conoscesse e' una bevanda alcolica che alle 19esima come ero io quella sera, diventa tipo uranio impoverito puro) D'UN FIATO. Quando Saka ha sbagliato e Gigio l'ha parata, nessuno tranne @galloberardi aveva capito che avevamo vinto, io me ne sono resa conto quando ho visto il Gallo saltare addosso a Gigione e ho visto gli inglesi del tavolo vicino al nostro distendersi per terra a piangere. Non penso di essere mai morta dentro come in quei 10 minuti di rigori, e' stato un incubo ma con il miglior finale. Non so come faro' ai pl[scoppio] ma speriamo di avere la stessa fortuna.
#RIFAREI TUTTO SIA CHIARO#gli europei2021 sono stati uno degli highlights dell'anno#l'atmosfera era surreale ho amato ogni partita
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Ti ho amata.
Ti ho amata in un modo che non immaginavo di poter fare. Ti ho amato quando nemmeno tu ti amavi. Ti ho amata quando io non amavo me stessa. Ti ho amata quando mi urlavi le peggio cose, quando sopportavi le mie cazzate, quando mi riempivi di piccoli gesti, quando facevamo l’amore, quando mi hai fatto del male e quando mi hai vista piangere. Nessuno mi ha vista mai piangere ma tu, tu eri la mia fragilità, non solo il punto che nessuno poteva toccare ma anche quello dentro al quale io non potevo addentrarmi perché nel momento esatto in cui lo facevo, vedevo tutto quello che avevo dentro e non potevo fare altro che piangere. Piangere per quanto ti amavo, piangere per tutto il male che ci siamo fatte, piangere perché non ero alla tua altezza, piangere perché sentivo quanto tu mi amavi. Piangere per paura, piangere di gioia, piangere perché avevo tra le mani qualcosa di talmente tanto fragile che poteva spezzarsi anche solo con una carezza. Ecco perché pesavo tutto, facevo attenzione a quello che potevo dire e a quello che non potevo dire. Ecco perché una parte di me odiava il modo in cui mi parlavi quando eri incazzata, tu non pesavi quelle affermazioni, ma ho imparato a capire anche questo tuo atteggiamento e con il tempo ho cominciato ad indossare un’armatura ogni volta che litigavo con te. Ho accettato questo, come ho accettato anche tutti i tuoi momenti di apatia, i tuoi silenzi, il tuo non guardarmi negli occhi quando eri incazzata, il tuo allontanarti da me ogni volta che pensavi di aver perso il controllo nei miei confronti e di non riuscire a gestire tutto l’amore che provavi per me. E l’ho fatto con fatica ma con gran voglia di capirti e di conoscerti e lo rifarei altre mille volte.
Sei stata il mio primo amore. Tu mi hai insegnato cos’è l’amore perché, parliamoci chiaro, tu sei un cuore camminante, e lo penserò sempre, a prescindere da tutto. Con te ho scoperto me stessa, una parte di me che non pensavo neanche esistesse, una parte dolce, tenera, a cui piace essere stretta e coccolata. Hai ragione se pensi che io sia cambiata, non totalmente, ma semplicemente una parte di me non c’è più. La parte che tu amavi è scomparsa, è nascosta e non sarà così semplice farla ricomparire. Tu hai avuto il potere di farla venir fuori perché tu sapevi tutto di me, perché con te mi sono scoperta totalmente ma sono stata io a sentire di poter essere totalmente e completamente me stessa, proprio perché ti amavo. Ecco perché pensi che io sia cambiata, perché questa parte non la vedi più, ne con te ne con nessun altro. Probabilmente sarà nascosta per un bel po' di tempo ma va bene così, sai che nessuno mi conosce realmente fino in fondo. E tu amavi proprio questo di me.
Sai quello che mi fa incazzare? Che io non rinnego nulla. Non ho paura di dire quanto io ti abbia amata, non ho paura di reputarti il mio primo vero amore, non ho paura ad urlare quello che siamo state e vorrei non lo facessi neanche tu. Sono sempre io in fondo.
Non tutto è andato come previsto, e di questo mi dispiace e me ne prendo le responsabilità. Purtroppo il cuore a volte non va di pari passo con la ragione ed io so che tu sarai sempre l’amore della mia vita ma non potevo darti l’amore che meritavi, non potevo realizzare tutti i progetti che avevamo in mente, non potevo più renderti felice. E mi dispiace, mi dispiace completamente di tutto ciò. Però so che era la cosa giusta da fare, sapevo che ti avrei dato una batosta enorme, sapevo che ti avrei ferita in un modo inimmaginabile ma allo stesso tempo sapevo che era quello che dovevo fare e speravo e sapevo che avresti trovato la forza di affrontare tutto ciò.
So che ti stai riprendendo bene, probabilmente non sono più un tuo pensiero fisso e questo va bene. Voglio che tu sia felice. Hai altre persone intorno, altre persone che si preoccupano di te, altre persone che ti guardano mentre sorridi, che ti riaccompagnano a casa e che occupano i tuoi pensieri. E sono davvero felice di questo. Anche perché penso che queste persone in fin dei conti non sono tanto male e soprattutto perché avevo paura scegliessi qualcun altro magari poco adatto a te. Anche se di certo tutto ciò non mi è totalmente indifferente.
Non mi sono stancata di te. Se avessi potuto ti avrei tenuta stretta per tutta la vita, per quello che sei, per come rendevi migliore me, per quanto stavamo bene insieme, per quanto parlavamo, per quanto ci divertivamo. Ma non potevo, non potevo in quel modo. Non trattarmi come se io fossi l’artefice di tutto. Si okay, forse lo sono, ma non pensare che io non stia male. Mi manca la tua presenza nella mia vita e so che questa cosa non andrà via facilmente. Ho perso una persona fantastica, una persona così non ti capita spesso nella vita ed io non sono stata in grado di valorizzarla come dovevo. È vero che capisci il valore di una persona quando questa persona non c’è più ma io del tuo valore e di quanto tu fossi speciale ne ero a conoscenza. Ecco perché piangevo in macchina l’ultima volta che ci siamo viste, perché ero combattuta. Perché sapevo che ti avrei persa e non avrei mai voluto che succedesse ma sapevo anche che tu non mi volevi in quel modo. Tu volevi amarmi ed io non ero più in grado di farlo.
Tu non hai colpa di tutto ciò. Sono io quella instabile, forse incoerente e sicuramente non adatta a te. La paura che avevo di farti male alla fine si è rivelata vera forse perché in fondo sapevo che ero una grandissima cogliona che non era in grado di poterti rendere felice, anche se ci ho messo un po' di tempo per realizzarlo davvero. La mia mente ha fatto uno scatto e si, ci ho pensato in due giorni, ma essenzialmente in quei due giorni tutto mi sembrava combaciare, anche con quella paura che avevo di me stessa, e forse c’erano delle cose inconsce che io non avevo preso in considerazione fino a quando non mi ci sono messa a riflettere seriamente.
Non ti ho mai presa in giro. Tutto quello che ho detto e tutto quello che ho fatto è stato sincero e se tu ti sei sentita presa per il culo, non farlo più. È una cazzata, non l’ho mai fatto e mai lo farò.
Io sto bene. Questo è quello che rispondo a tutti quando me lo chiedono, ma in realtà non è un momento facilissimo della mia vita sotto tanti aspetti. La maggior parte del tempo non provo nulla, altre volte rido a crepapelle, altre volte penso di crollare e a causare ciò è un insieme di fattori che non sto qui a spiegarti e uno di questi è la tua assenza nella mia vita (mi immagino te che dici “lo hai voluto tu”. Si lo so.). Ma va bene così, di certo non mi lamento.
Sono contenta del fatto che tu abbia capito che bisogna stare bene da soli con se stessi, che se una persona entra a far parte della tua vita è perché deve arricchirtela, sono contenta di averti lasciato delle cose, anche dei ricordi dell’amore più bello che si possa vivere.
Non penso si possa amare più di quanto io ti abbia amato, al solo pensiero mi si blocca il respiro. Ma allo stesso tempo so che se perfino il nostro di amore è finito, per colpa mia, niente nella vita è per sempre. Quindi sostanzialmente vivo alla cazzo, giorno dopo giorno, senza pensare al futuro, anche se questo è sempre stato il mio modo di vivere, la differenza maggiore sta nel fatto che adesso io lo faccio senza sentimenti, con indifferenza e freddezza.
Sono tornata ad essere quella che ero prima di conoscere te, fredda, cinica, distaccata, indifferente. Quindi si, ecco perché sono cambiata.
Una parte di me, forse quella più vera e sincera, sarà sempre tua e allo stesso modo ci sarà sempre una parte di te dentro di me. La tua parte più nascosta, che in realtà nascosta non era, bastava soltanto soffermarsi un po' di più a guardarti negli occhi e a leggerti dentro, perché essenzialmente i tuoi occhi parlano e sono sicura che lo faranno sempre, basta saperli ascoltare.
Spero che tu ti stia prendendo cura di te stessa, che con il conservatorio vada tutto bene, che la tua famiglia stia bene e che il rapporto con le tue sorelle e con tua madre possa andare a migliorare sempre di più. Sono sicura che riuscirai a raggiungere tutti i traguardi che vorrai e che riuscirai a realizzare tutti i tuoi sogni. Spero tu possa perdonarmi e capire che quello che ho fatto non è dipeso da me e dalla mia volontà, non potevo evitarlo, anche se avrei voluto molto volentieri.
Spero di rincontrarti un giorno e di rivedere esattamente la stessa persona che eri. Non perdere la tua essenza. Sei speciale. Ricordalo sempre. Spero che tu possa essere la stessa Federica di sempre, la stessa persona dolce, sensibile, fragile e tosta allo stesso tempo, forse un po' più cazzuta, ma in fondo sarai sempre tu, come in fondo sarò sempre io.
Non so se lo leggerai mai ma sappi che ti amerò sempre, forse in un modo diverso da quello che volevi tu e che immaginavo anche io, ma ti giuro che ti amerò sempre.
Buona vita.
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Chiarezza personale
Allora. Ho preso coraggio. Sono pronto per dirti le ultime cose. Sai, sono stanco di dover mettere le mani avanti, non voglio dare più spiegazioni, voglio solo che tu mi ascolti. Sono contento d'aver fatto chiarezza nella mia testa e tutto ciò che vorrei dirti per l'ultima volta è che sei stata e sarai per sempre importante. Sono davvero felice d'aver passato tutto questo con te, se potessi scegliere rifarei tutto da capo ovviamente con meno errori ma purtroppo non si può fare. Non voglio che ti arrabbi o piangi per sto cazzo di testo, vorrei solo farti capire ciò che provo nei tuoi confronti. Sia chiaro non è ne odio ne rancore, provo solo un grandissimo sentimento (ti amo ancora) e lo proverò per sempre ma è ora di andare avanti (parlo per me ovviamente, visto che sei ancora nella mia testa). Vorrei non dover più provare disagio o paura nel poterti incontrare, vorrei solo che fossimo felici perché dopo tutto tengo davvero tanto a te. Non c'è bisogno che tu mi risponda o altro è solo un volerti dire ciò che sto pensando. Spero che un giorno potremmo essere amici anche se la vedo difficile. Vedi di stare bene perché è ciò che ti meriti e non pensare alle solite cose sei davvero una persona bellissima, vai solo capita e io non ne sono stato in grado...Scusami. Ahhhh.. Mi sento un pò meglio e spero anche te. Sto piangendo come un bambino ma sono lacrime di liberazione. Sai? ho fatto un tatuaggio sulle costole. Non ha fatto male. Bene ho sdrammatizzato, ora che ho smesso di piangere, posso provare a dormire (e se lo stai leggendo di notte vedi di dormire anche te). GoodNight <3
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NieR: Automata
Non è facile parlare di questo titolo senza causare qualche piccolo spoiler, ma cercherò di fare del mio meglio per esporre solo le mie impressioni a riguardo (tentare non nuoce)
NieR: Automata è un gioco complesso e difficile da discutere in poco tempo. C’è molta roba di cui parlare. Ci sono in ballo molte storie, molti combattimenti e molti anni dietro questo titolo apprezzato da molti, ma proviamo a dare un’occhiata veloce ai fatti precedenti.
Drakengard
Ricorre l’anno 2004 quando in Europa arrivò per Playstation 2 Drakengard, un action RPG criticato per il gameplay “pesante” rispetto ad altri giochi usciti in quel periodo, ma con una storia intricata, cupa e con finali diversi da sbloccare.
Attraverso il quinto finale (Finale E) nonché True Ending, ci ritroveremo a quelle che saranno le basi di un altro gioco, fortemente collegato che in pochi sapevano: NieR. (in pochi in quanto non ci fu un successo “memorabile” per questa saga, e molti giocarono NieR ignari dei collegamenti con la saga di Drakengard. Questo almeno per quanto riguarda la divulgazione in Europa)
Di Drakengard ricordo inoltre che esitono 3 titoli: Drakengard e Drakengard 2 sono disponibili per Playstation 2, mentre Drakengard 3 per Playstation 3.
NieR
Fu l’anno 2010 quando uscì su Playstation 3 il preludio di quello che avverrà all’interno di NieR: Automata. Ci sarebbero molte cose da raccontare su questo gioco, ma ritengo sia opportuno dedicargli un articolo a parte per poterlo valorizzare al meglio, magari applicando una timeline decente che possa dare un’idea ben precisa di tutti gli avvenimenti che accadono in questo gioco e che si ricollegano, seppur in modo tragico, al titolo successivo. Non dimentichiamoci, inoltre, che esistono ben due versioni di questo gioco: NieR Gestalt e NieR Replicant, ma solo il primo di questi verrà commercializzato fuori dal suo Paese d’origine (cioè fuori dal Giappoone), dove vediamo il nostro protagonista, Nier, nei panni di un padre con la propria figlia appresso, Yonah ed è ambientato 1300 anni dopo alla True Ending del primo Drakengard. Seppur questo gioco è stato apprezzato abbastanza dai videogiocatori grazie alla trama e all’ambientazione, è stato buttato giù dalla critica a causa del gameplay. Vorrei aggiungere, inoltre, che le musiche sono davvero ben fatte, e ti coinvolgono nel gioco senza che ve ne rendiate conto, rimanendo così nei ricordi nel giocatore. Interessante le visite verso nuove civiltà e luoghi inesplorati, ma ne parleremo in un secondo momento. Ora arriviamo all’argomento base di questo “piccolo” articolo.
NieR: Automata - prime impressioni
Quando conobbi questo gioco, ancora non conoscevo i collegamenti con i giochi precedenti. Conoscevo la saga di Drakengard, la seguivo già da qualche anno, ma non sapevo ai tempi i collegamenti diretti con questa saga, inoltre non ho mai avuto il piacere di giocarli a causa della mancanza di console (la Playstation 2 la comprai quando ormai c’era già sul mercato la terza e la Playstation 3 non l’ho mai acquistata), ma internet è un mondo vasto e le informazioni girano continuamente. Quando uscì la demo, inizialmente mi guardai una diretta streaming di un amico per vedere com’era effettivamente il gioco, dopodiché ebbi pure l’occasione di provarlo, notai che effettivamente mi piaceva molto e, come se non bastasse, non solo doveva uscire su PS4, ma anche su Steam. Prima di poter acquistare il gioco, mi fiondai a capofitto nel web per potermi informare ancor di più su tutto quello che riguarda la lore del gioco, con tanto di video interi di cutscenes che duravano millanta ore dedicato ai giochi precedenti. Non volevo perdere un singolo attimo.
Dopo giorni interi di informazioni, comprai super decisa il gioco da Steam per pc. Inutile dire che me lo son divorato per un mesetto e mezzo pieno, un po’ per volta quasi tutti i giorni.
Qui desidero aprire una piccola parentesi.
NieR: Automata è un titolo che si può benissimo giocare anche senza conoscere i fatti precedenti, sia ben chiaro questo. La mia scelta nel volermi informare sui fatti precedenti è dettato dal mio interesse per la saga e, trovando finalmente l’occasione di poter giocare a uno di questi titoli, non ho perso l’occasione per potermi immergere a 360° nella sua ambientazione, che mi ha da sempre affascinata. Tutto ciò per poter (a parer mio) apprezzare di più questo gioco con i suoi piccoli riferimenti che fan partire dei feels potenti indescrivibili.
Trama
Proverò a fare un piccolo riassunto riguardo alla trama (incrocio le dita). Son passati molti anni dal primo NieR. L’umanità si sta estinguendo a causa di una precedente invasione aliena col susseguirsi di una feroce guerra contro le biomacchine. Gli ultimi umani sopravissuti si trasferiscono sulla Luna, e progettano le loro armi di difesa. Nascono così gli androidi-soldati e con essi un progetto di difesa denominato YorHa. La storia si concentrerà su tre androidi in particolare: 2B, 9S e A2.
La demo giocabile è a tutti gli effetti una delle scene iniziali del gioco e ti mostra da subito un’ambiente assai ostile, con biomacchine pronti ad ucciderti senza esitazioni.
Anche qui la musica non manca. Canzoni molto belle che ti fanno immergere in questo mondo avvolto dal caos e dalle continue guerre che sembrano non finire mai. Magari questa è la volta buona che tutto ciò potrebbe finire e far ritornare così la pace che tanto si sperava.
Il resto è tutto da scoprire.
Cosa ne pensi del gioco?
Adoro ogni singolo angolo del gioco. L’ho giocato molto volentieri e lo rifarei se necessario, ma solo dopo aver letto tutti i drama, novel, ecc. Non mi accontento solo del gioco. La trama l’ho trovata coinvolgente e per una persona curiosa come me è l’ideale, perché ti porta a voler conoscere ogni piccola cosa, anche la più insulsa ma che riterrei ugualmente importante. Il resto è storia.
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Non mi capita quasi mai di non sapere quale scelta prendere, non ho quasi mai dubbi, sarà perché sono una persona che ha imparato a non fermarsi davanti agli ostali ma a saltarli con più slancio che posso. So che ci saranno sempre problemi ma pure tantissime soluzioni, e la mia mente funziona così, non mi imparano io più, non vado in overthinking, non più.
Una volta ero diversa, davanti alle paure mi bloccavo, ora invece mi viene automatico trovare la soluzione, qualsiasi essa sia, qualsiasi sia il costo, sono pronta a correre qualunque rischio, perché so che andrà bene in un modo o nell’altro.
Con questo ho imparato a vivere con leggerezza, che non vuol dire superficialità, mi godo quello che ho e quello che mi viene tolto so che lo riavrò, anche se non nel modo in cui mi aspetto.
Solo una volta mi è capitato di trovarmi davanti a un bivio, con quella sensazione che ti toglie il respiro, non sai che strada prendere, che scelta fare, non ne capisci veramente niente. La tua testa è in confusione, non c’è niente di chiaro, qualsiasi salto tu possa fare è un salto nel buio, e io del buio ho sempre avuto timore.
L’unica soluzione che ho trovato al tempo è stata seguire il mio cuore, mettere in off la mente, piuttosto che stare ferma mi sono buttata dal burrone.
E’ stato il volo più emozionante e più doloroso della mia vita, ma sai che ti dico? Salterei altre mille volte, accettare di imparare a volare è anche accettare di fare una caduta rovinosa. E’ stato così, e lo rifarei anche con la certezza di rompermi tutte le ossa. Perché ho capito per cosa vale la pena avere pazienza.
E avere pazienza non si tratta solo di aspettare, ma di aspettare con una mente positiva, sapendo che prima o poi tutto si risolverà. Le scelte che si fanno le si fa per un motivo, che in quel momento ci sembrava giusto anche se si è rivelato sbagliato ora, perché alla fine sei qui, dovevi essere qui, qualcosa vorrà pur dire?
Invece, ora, mi trovo bloccata.
Sono grata, profondamente di tutto, di te. Continuo ad andare avanti con questa nuova mentalità, ma non capisco. Non capisco come fare per cambiare le cose, tu diresti che col tempo le cose cambiano da sole, ma c’è qualcosa dentro di me che mi dice che non è così. Voglio agire e non posso, voglio fare e non ho il minimo indizio di cosa, vorrei parlare ma non conosco le parole.
E’ un nuovo ostacolo, come faccio a saltarlo ora? Sono ferma e odio starci, quindi lo chiedo, chiedo un indizio, un minimo segno che io possa accettare che mi faccia capire come. Come sblocco tutto questo? Sono convinta di tutto quello che provo, ma tu mi dai zero speranze, non voglio smettere di sognare.
Tu non mi svuoti, mi riempi, così tanto che tutto strabocca e non so dove mettere tutto questo sentimento, ho bisogno di rilasciarlo, ho bisogno di riprendere fiato. Ma l’unica cosa che so di dover respirare è l’aria dei tuoi polmoni.
Non cerco risposte, arriveranno da sole, ma che arrivino in fretta perché non ho tempo da sprecare, posso stare meglio e puoi stare meglio, e allora sceglilo, scegli me.
E ti farò stare meglio. Apriti e custodirò tutto ciò che hai dentro come il più prezioso dei tesori. Dammi un segno, uno.
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ALICE NELLA TANA Cerco di ammazzare il tempo ma non muore no, non si può uccidere, si può ingannare a volte, così lo inganno, conto i calzini, metto in ordine l’armadio, butto la spazzatura e guardo il sole, quando c’è, più spesso piove, allora la finestra diventa un quadro in movimento, ma insieme all’acqua cadono ricordi, di piogge buone che sapevano ancora di sole. Cadono a terra pensieri che vorrei non raccogliere e invece raccolgo come le provocazioni, ma senza rispondere alle domande, sto solo a guardarle, non esistono risposte. Questo ora è chiaro, sì che lo è. Erano così belle le mezze stagioni, invece adesso fa troppo caldo o più sovente, troppo freddo. Ci sarà davvero ancora qualcosa che mi potrà stupire? Come sarebbe bello, dire ancora: “Non lo avrei mai potuto immaginare”, ma con un sorriso, non sempre per starsi a lamentare. Dicono che nessuno ha colpe, che le colpe non esistono, i sensi di colpa uccidono, allora a chi lo do adesso questo fardello? Lo lascio lì, sulla quella mensola troppo in alto, dove non posso arrivare, ho rotto apposta la scala, per non farmi tentare. E se non devo sentirmi in colpa per questo non saper essere felice forse non ho sbagliato niente, era solo che avevo troppo da fare per vedere che il tempo mi passava accanto e non avevo fatto niente per poterlo fermare. Non tutti sanno che la storia della cicala e la formica in realtà ha un finale, si ricorda che una pensava al futuro e l’altra no, si da per scontato che facesse bene la formica, ma la storia originale ha una morale, alla fine dice che sia la cicala che la formica morirono felici. Quindi non esiste giusto e sbagliato. Solo il punto di vista conta se non nuoce a nessuno. Il problema sarebbe sorto se la cicala si fosse pentita, ma la cicala non si è mai pentita…beata lei. Eppure se queste lancette davvero riuscissi a farle scorrere al contrario infondo io rifarei tutto, nello stesso modo, perché mi conosco. Magari adesso, adesso no, cambierei qualcosa, ma se succedesse adesso. Aveva ragione Rossella in ogni caso, domani, domani è un altro giorno. #karenlojelo #riflessioni #blog #aliceinwonderland #alice #tempo #rossella #cicala #scrittrice #scrittore https://www.instagram.com/p/B7kujYiIkUv/?igshid=1gtaeyyx9plfx
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Scherzi telefonici, vuoti storici ed età di vita pt. 3: Tu eri chiara e trasparente come me...
Ero in bagno, era notte, e avevo appena finito di lavarmi le mani. Il santo iPhone 4S era poggiato su uno sgabellino in legno e vimini accanto alla tazza del cesso, quando ricevetti la notifica di Facebook:
Alice (Kim) ti ha inviato una richiesta di amicizia
/mepensa: E chi è questa? [vedo la foto del profilo] Ah è rossa. E carina.
Accettai la richiesta di amicizia, e siccome non avevo nulla da perdere perché non avevo idea di chi fosse, decisi di rompere il ghiaccio con un messaggio.
“Ci conosciamo o hai la Burgos?”
La prof. Burgos è stata la mia professoressa di matematica alle superiori. Nonostante io investissi impegno nullo nella sua materia la mia predisposizione mi faceva essere il primo della classe, e quindi ero noto tra le sue restanti classi come uno dei suoi alunni preferiti. Dicono perché lei stessa facesse propaganda. Alice però non aveva la Burgos, mi aveva semplicemente intravisto a scuola, ad oggi non so chi le abbia dato nome e cognome.
Se vi sembra l'inizio perfetto di un piccolo grande amore vi ricontestualizzo un attimo il momento storico. Questo post viene pubblicato tre giorni dopo, la notte del mio compleanno, a posteriori dell'ultima cosa che potessi mai aspettarmi di vederci accadere. Non credo di essere stato eccezionalmente furbo nel nascondere l'ennesima frustrazione in un post evidentemente truccato, ma per chi non si fosse soffermato, leggete le maiuscole.
Alice aveva tre anni meno di me, i capelli di un rosso intenso e la pelle bianca come la carta, tanti interessi grazie ai quali ci siamo potuti scrivere senza esaurire i pretesti, e una timidezza sconfinata, quasi pari alla mia. Ci passavamo accanto nei corridoi scambiandoci un'occhiata sperando al contempo che l'altro se ne accorgesse e il contrario di ciò; quando una volta trovai la scusa di prestarle un fumetto (grazie, Zerocalcare), ci passammo accanto come le altre volte, la fermai, le porsi l'albo, ci scambiammo un saluto imbarazzato e ci defilammo. Solo uno stupido con l'autostima sotto i piedi (e qui mi appare una freccia lampeggiante sulla testa) non si sarebbe accorto subito che le interessavo almeno tanto quanto lei interessava a me.
Alice aveva un'amica nella sua immagine del profilo, Junia, sua compagna di classe, e in quel momento anche sua migliore amica. Quando me la vidi partecipare al progetto del Concerto di Fine Anno ebbi la sensazione che mi si stesse parando davanti un'opportunità, o meglio, più opportunità, tutte passanti per la strategia iniziale dell’amico affettuoso. Di cosa si tratta? Parte delle dinamiche amicali sulla normalità delle quali non sindaco, accennate nel post precedente, consisteva in ragazzi del gruppo che si comportavano in modo estremamente affettuoso (gli inglesi direbbero touchy-feely) con le ragazze del gruppo, con una confidenza per me disarmante; tali atteggiamenti in un modo o nell'altro erano sistematicamente bene accetti, anche fuori dalla prospettiva di un eventuale coinvolgimento sentimentale. Io mi ero bruciato questa carta con il gruppo semplicemente non facendolo con naturalezza, ma Junia era un contesto totalmente nuovo, non aveva idee pregresse su di me.
Essere l'amico affettuoso con lei, oltre alla immensa autogratificazione, avrebbe potuto portare o all'ottenere il suo interesse sentimentale, oppure, seguendo uno stratagemma estremamente classico di giochi amorosi adolescenziali, all'ottenere la gelosia e di conseguenza l'interesse di Alice. Win/win. Junia per mia immensa fortuna rispose in pochi giorni ricambiando la mia prima cauta, poi decisa confidenza, e finii per diventare suo amico mentre con Alice mi scambiavo a malapena il saluto: abbracci, bacetti e selfie specchiandoci nello smalto nero del pianoforte a coda del conservatorio suscitavano in chiunque ci vedesse la reazione “Oh please, get a room!”. Io dal canto mio ero abituato a questi scambi di effusioni tra amici, e anzi ero stato messo in guardia dall'esperienza contro il leggerci qualcosa, e forse anche forte di questa normalizzazione continuavo in tutta convinzione a fomentare un'amicizia che si faceva sempre più fisica, davanti agli occhi di Alice che nel frattempo aveva iniziato a stare con noi in quanto amica di Junia. Quindi io lasciavo intendere ad Alice che mi piacesse Junia, mentre avevo detto chiaro e tondo a Junia che mi piaceva Alice. Cosa mai poteva andare storto?
Tra una ricreazione, un'uscita da scuola e un rientro per il Concerto, Gennaio si fece Giugno (sì lo so, sono tanti mesi per cucinarsi una ragazzina, ma era la cosa più bella del mondo). Le prime volte al mare erano scandalose con Junia, ma la tensione con Alice iniziava a crescere, finché un bel giorno in mezzo al mese, tornando dalla spiaggia, lei mi prese la mano.
La più grande, bella, fragrante, sincera emozione che io abbia mai tuttora provato. Il primo bacio inesperto, imbarazzato, genuino e timido del 14 Giugno quasi sfigura al confronto. Andai al mare solo con Junia il giorno dopo. Stemmo lunghi minuti stesi sul molo, lei sopra di me, a guardare le nuvole in silenzio, e io anche allora non ci lessi niente. Nulla era andato storto.
Passammo l'estate per capire cosa fossimo, a incontrarci clandestinamente (perché i suoi non mi avrebbero accettato, e soprattutto non così grande), a esplorare lunghi silenzi tesi prima di baciarci, a percorrere e forzare i confini dei nostri vestiti. Dopo quel primo bacio venne a casa mia una volta, con un trucco, stavamo per spogliarci a vicenda e comprimere chissà quante piccole prime volte in quella singola mezz'ora; avevo troppa paura di forzare la sua volontà, però, e non riuscii a sollevare quel maglioncino oltre l'ombelico, il che paradossalmente la inibì, dilazionando quel processo lungo mesi, fatti appunto di tante piccole prime volte. Gran parte di me è contenta che sia andata così. Tre mesi di corpi timidi e di menti ancora più timide che conoscevano l'altro e piano piano si affidavano ogni intimità, fisica e mentale. Tre mesi passati al telefono ogni notte per ore, a raccontarci tutto l'uno dell'altra e a dirci carinerie vacue, le più importanti (chiamavo il suo cellulare dal fisso di casa, fingendo di ignorare che stavo caricando una tariffa enorme: a settembre arrivò una bolletta con surplus di €200). Rifarei tutto per quei tre mesi? Probabilmente sì.
Poi venne l'autunno, e con l'autunno la scuola. I nostri incontri clandestini si prolungarono negli ingressi, nelle ricreazioni ad esplorare gli anfratti del liceo. Ma incombeva su di me un'ombra che quella meravigliosa estate era riuscita a farmi dimenticare, ma che nulla avrebbe potuto con tanta facilità spazzare via. Ogni giorno tornava a sedersi, a pochi banchi dal mio, Ginevra (Frail, Victoria, avete presente). Dimenticarmi letteralmente della sua esistenza mi aveva regalato un'estate fantastica, ma il tempo delle mele era finito lì.
Il dolore che avevo provato per lei mi aveva portato a volerla fuori dalla mia vita, ma Ginevra, nella sua volontà (non azzardo bisogno) di essere amata da tutti, non avrebbe mai potuto accettare di essere rimossa, né tantomeno di vedermi scomparire. Solo ora posso capire questo suo rifiuto. Ricominciammo a scriverci ogni tanto, a incontrarci, e nel tempo che passavo con Alice mi facevo piano piano più opaco. Una volta, abitando loro vicine, mi fermai a pranzo da Ginevra per poi passare il pomeriggio con Alice; tornato a cena da Ginevra questa mi convinse a restare a dormire da lei. Era un simbolo di riconquistata amicizia per lei, mai sarebbe potuto essere altro: spesso e volentieri avevamo dormito in gruppo a casa sua, quindi io al solito non ci ho letto niente. Commisi l'errore di non dirlo subito ad Alice, fino alla mattina successiva, creando dei giusti sospetti.
Non riesco ormai a ricostruire la consequenzialità dei fatti, e questo mi mortifica. Ad un certo punto dissi ad Alice che la amavo, un primo “ti amo” insicuro e poco convinto, lo sentivo come necessario. Lei mi amava già, io ero già distratto, una maledetta distrazione di cui nemmeno mi accorgevo, che ingrigiva le emozioni e toglieva i pensieri e le cose belle. Un giorno, senza sapere o capire perché, commisi l’harakiri relazionale definitivo: confidai all'amica più stretta di Alice che provavo ancora dei sentimenti per Ginevra.
Il suo volto in lacrime quel pomeriggio all'Open Day fu la cosa più dolorosa. Avevo preso la sua beatitudine e l'avevo infranta contro i miei complessi, solo per un tentativo inconscio di disfarmi di lei. L'ingenuità sentimentale, l'innocenza e la fiducia per cui forse senza saperlo l'avevo amata prima non avrebbero mai più fatto ritorno nei suoi occhi. Una parte di me perde tempo a pensare che lì, in quel momento avrei dovuto lasciare che finisse, e limitare i danni. Ma ancora una volta ero troppo insicuro per vedermi senza di lei, le volevo troppo bene per pensarla lontana da me, senza un'occasione per riparare. Lei aveva trovato non so quante cose in me in quei mesi, e sebbene in quel momento le avesse perse tutte, si aggrappava a me nella speranza di ritrovarle. Dipendevamo già l'uno dall'altra, eravamo giovani, deboli e ci sentivamo soli. La nostra relazione morì quel giorno, ma noi ce la saremmo portata dietro per anni.
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ANTICIPAZIONI TRONO CLASSICO Oggi pomeriggio alle 14:45, subito dopo lo sceneggiato iberico Una Vita, eccezionalmente in diretta su Canale 5 andrà in onda l’ultima puntata stagionale di Uomini e Donne, il dating show di Maria De Filippi. In occasione delle scelte di Andrea Zelletta, Giulia Cavaglià e Angela Nasti la conduttrice pavese ha deciso di rivoluzionare tutto mandandole in live. Le anticipazioni sulla puntata odierna del Trono classico di Uomini e Donne, svelano che poche ore dalla scelta, Giulia Cavaglià ha deciso di pubblicare una lunga lettera sul magazine del dating show di Canale 5. La tronista ha rivelato che i momenti all’interno della villa sono stati quelli più difficili. La ragazza è arrivata alla fine con due persone meravigliose e viverli entrambi nella quotidianità l’ha confuso ancora di più. La giovane ha riferito che prova affetto per entrambi e quindi sapere che sarebbero stati li a guardare e che i suoi gesti potevano farli soffrire, non è stato facile. Gli spoiler dell’ultima puntata stagionale di Uomini e Donne, rivelano che Giulia nella lettera ha scritto altro. Ovvero che in questi ultimi giorni si è resa conto che, pur avendo provato gelosia per entrambi, la pancia la spinge da una parte ben precisa. Anche se uno dei due corteggiatori le dovesse dire di no, la Cavaglià lo affronterà con la consapevolezza di essersi vissuta appieno questo percorso. “Mi sono guardata dentro ed è diventato chiaro di cosa ho bisogno ora e per il futuro. Questo percorso è prima di ogni cosa un viaggio dentro sé stessi. Rifarei tutto da capo” E VOI CHI PENSATE SIA LA SCELTA?? #anticipazioniuominiedonne #anticipazionitronoclassico #uominiedonneanticipazioni #uominiedonne #tronoclassico #trono #ued https://www.instagram.com/p/ByHqdMhovUm/?igshid=1pku1fco7w1of
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Mi viene un gran nodo in gola a pensarci. Pensare di aver letteralmente sprecato un anno intero della tua vita con qualcuno che non ha mai effettivamente ascoltato le tue parole, parole che esprimevano tanto. Parole che avevano il solo ed unico fine di rendere il tutto vivibile, sereno, chiaro e limpido. Eppure non è bastato, non è bastato e in realtà non è proprio servito. Solo quel porco di dio sa quanto cazzo ce l'abbia messa tutta in questa relazione. Tutta fatica buttata nel buco del cesso, grazie a te e alla tua indolenza. Non riesco a non pensarci, nonostante io adesso stia bene. Sto bene, e non avrei mai pensato di poter star bene senza una persona con cui condividevo la mia quotidianità, le mie passioni, le mie paure, il mio tutto. Eppure solo quando perdi davvero qualcosa ne capisci il valore, e in questo caso, il valore non esisteva. Mi sono prodigrata per un nonnulla. Mi sono prodigata per poi non essere ascoltata, per poi essere fraintesa, nonostante passassi le cazzo di giornate intere a pensare quale fosse il modo migliore per esprimermi, per far sì che tutto funzionasse al meglio. Puntualmente sono stata fraintesa, criticata, ignorata. La rabbia che mi fa tutto ciò è immane, così come pensavo fosse il mio amore per te. Ecco, tutto quell'amore, si è tramutato il rabbia. Proprio non capisco, non mi era mai successo. Credevo di provare sentimenti reali, puri, ma porcoddio il male che m'hai fatto ha distrutto anche la più piccola briciola d'amore che provavo nei tuoi confronti. Tutto ciò fa schifo, se almeno mi fosse rimasto qualcosa di quel bellissimo sentimento, ora forse mi sentirei meglio. Invece c'è il nulla, il vuoto più totale, oltre chiaramente alla rabbia. E questo mi confonde, mi fa pensare che io abbia amato invano. Ho amato una persona che non ha mai fatto un cazzo di passo avanti per me, mai uno sforzo, mai nulla che potesse davvero fare la differenza.
La parte positiva di tutto ciò è che diocane. Non riesco a spiegare quanto sia liberatorio e catartico chiudere una relazione che non andava più nel modo in cui doveva andare. A volte devi semplicemente capire che chiudere, per quanto sia doloroso, è mille volte meglio che strascicare qualcosa con una persona che non merita di averti al suo fianco. La parte negativa è che non l'ho chiusa io sta cazzo di relazione, ma in fin dei conti, non ha valore sta cosa, e si è anzi tramutata in una cosa positiva. La sensazione di benessere c'è, si sente, e te ne sono grata. Ho sprecato un cazzo di anno e probabilmente non lo rifarei mai, nonostante tutti i momenti stupendi. E sai perché? Perché ho sempre, e dico sempre, avuto la sensazione che quei cazzo di momenti fossero speciali solo per me. Ho sempre avuto la sensazione, che speravo fosse solo un mio ingrippo mentale, che non mi amassi manco un po’, che ti convincessi di voler stare con me, e non sai quanto facesse schifo. Spero la rabbia svanisca presto, non ho bisogno di questi sentimenti negativi. Devo sbarazzarmene per far spazio a cose positive, per poi donarle alle persone giuste, che lo meritano davvero. E giuro, la prossima volta starò più attenta a chi dare il meglio di me.
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“Lettera del 1849” a Regine, da Kierkegaard
Mia Regine,
il cuore, è come una casa subacquea ove vi sono molte stanze: giù nel fondo, poi, vi sono camere piccole, ma accoglienti, dove si può stare tranquillamente seduti, mentre fuori il mare tempestoso; in alcune di esse possiamo udire in lontananza il rumore del mondo (non angosciosamente assordante, ma sempre più fievole e quieto… sai perché? Perché gli abitanti di queste stanze sono coloro che s’amano).
Ma da lungo tempo oramai, cara amica, non abiti più queste segrete magioni: io e te siamo separati, lontani nello spazio infinito del tempo, nella piccola circoscrizione dello spazio: non è poi così immensa Copenaghen!
Ti scrivo ora, perché finalmente voglio che ti sia chiaro perché la nostra storia è finita.
Da quando ti conobbi, ho sempre cercato di vivere artisticamente: volli farmi simile a te, cercando di ritrovare una sensibilità prontissima a cogliere ogni cosa fosse interessante nella tua vita: avevi il dono, cara amica, di saper presentare come arte (non la chiamerò poesia, perché tu con le parole non eri brava come con i suoni e con le immagini: eri erotica in ogni tuo gesto, come solo una ragazza della tua età può essere) qualsiasi cosa tu vivessi: era questo che mi aveva fatto innamorare di te, era questo che mi allontanava terribilmente da te.
La tua arte, amica mia era il ‘di più’ che solo tu potevi donarmi, perché tutta la tua esistenza (bisogna dirlo!) era impostata sul godimento artistico: e un po’ di quel piacere eri riuscita a passarlo a me… il punto è che io non potevo vivere così in eterno, perché io non sono così, e pur di piacere a te, violentavo me stesso. Dolce tortura, ma pur sempre tortura!
Da quando ti ho conosciuta, ho cercato per settimane, ovunque, la tua figura: sapevo che, attorno a te, girava un uomo di grande valore, e io di lui avevo paura perché egli ti era vicino, come uno spettro in una città morta: cosa avesse lui più di me, l’arguzia, l’aspetto… io non l’ho mai capito. Eppure, piccola Regine, ho avuto la fortuna di conquistarti, perché l’amore che io potevo offrirti (e lo sai) era perfetto e totale; il suo, era solo desiderio (anche tu lo desideravi? Immagino di sì, perché è difficile convivere col desiderio!) mentre la mia, era devozione.
Forse tu non eri pronta a cotanto sentimento? La storia parlerà per noi.
Regine… non ti chiamo ‘mia’ perché non lo sei mai stata (e io ho pagato duramente la felicità che l’idea di possederti mi dava un tempo)… e tuttavia, come posso non dire ‘mia’, dato che tu fosti per me ‘mia’ seduttrice, ‘mia’ assassina, origine della ‘mia’ sventura, ‘mia’ tomba… già. Ti chiamo ‘mia’, e parlando di me, mi chiamo ‘tuo’; tuo tormento vorrei essere, ricordarti con la mia oscura presenza, quello che fummo assieme come in un eterno incubo di morte… ma perché perseguitarti, quando – se mai in vita fui felice, fu quando tu m’ingannavi?
Ma davvero poi il tuo corpo poteva così manifestamente mentire? E la tua mente, il luccichio dei tuoi occhi, erano davvero falsi come io ora credo?
Regine mia, non c’è proprio nessuna speranza, davvero nessuna? Il tuo amore non si ridesterà mai più? Io lo so che, nonostante tutto e tutti, tu mi hai amato, benché non sappia dire donde mi venga questa certezza.
Sono pronto ad aspettare a lungo; aspetterò, aspetterò fino a che non sarai sazia degli altri uomini, e quando il tuo amore per me risorgerà dalla tomba: allora, e solo allora, riuscirò ad amarti come sempre, e ti renderò grazie come un tempo, Regine, quando, poggiato al tuo seno, ascoltavo il dolce e regolare moto del tuo respiro, e ti ringraziavo per esser con me.
Non potrai essere così crudele e spietata verso di me in eterno, mia Regine: giungerà il giorno del tuo perdono o del tuo ravvedimento… non ricordo neppure chi dei due distrusse la nostra storia.
No Regine, chi abbia lasciato chi ora non conta.
Sei stata crudele con me, al pari di come io lo fu con te, è vero.
In realtà, tu non lo sai, io ho taciuto il mio dolore e le poche cattiverie dette su di te non hanno che la consistenza dell’aria: solo Dio sa cosa ho sofferto (e voglia il Signore che nemmeno ora io te le racconti)! Mia Regine io ti devo molto… e ora che non sei più mia, ti offro una seconda volta ciò che posso e oso e conviene che ti offra: me stesso.
Sì, ti dono questo cuore che già in passato fu tuo, e lo faccio per iscritto, per non stupirti e non sconvolgerti. Forse la mia personalità ha fatto su di te un’impressione troppo forte, in passato: ciò non deve accadere una seconda volta, e se tu dovessi accettare la mia mano tesa, dovrebbe essere per vero amore, non per impressione.
Mia Regine, prima di dirmi di no!, ti prego, rifletti seriamente (per amore di Dio nei cieli) se puoi, o meno, parlarne con me con serenità, e in tal caso se preferisci farlo per lettera o direttamente a voce. Se invece tu, dopo accurata riflessione, decidessi comunque di non darmi più alcuna risposta, se la tua risposta al mio amore fosse ‘no’, ricorda almeno – per amor del cielo – che per te, e solo per te, ho fatto, e rifarei mill’altre volte, questo passo.
In ogni caso resto,
quale sono stato dall’inizio fino a questo momento,
sinceramente il tuo devotissimo
Soren Kierkegaard
(Tu capirai).
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Mercoledì 14 giugno 2017 gli Of Mice & Men si sono esibiti all’interno del In.Fest Music Festival 2017 al Circolo Magnolia a Milano.
Setlist del concerto: 1) Bones Exposed 2) Would You Still Be There 3) Unbreakable 4) Back To Me 5) Public Service Announcement 6) Never Giving Up 7) Broken Generation 8) Pain 9) You Make Me Sick 10) The Flood 11) You’re Not Alone 12) The Dephts
Ecco i vostri report della giornata
Il giorno 14 giugno ho finalmente visto la band che mi ha letteralmente salvato la vita. Che dire di tutto ciò? É stata un’emozione unica. Gli Of Mice & Men sono più di una band, sono dei ragazzi bravissimi ed il loro concerto mi ha solo fatto capire che il tatuaggio che ho dedicato a loro ne vale la pena. Non sono molto brava nel mettere per iscritto i miei pensieri, ma ci proverò. Sono stata proprio toccata nel cuore quel giorno dal carissimo Aaron Pauley, che, quando l’ho visto fuori dal backstage mi ha fatto pensare “ma perché non vado a parlarci?”, nonostante abbia avuto del timore iniziale. Ciò che mi ha più colpito é stata la sua gentilezza, poiché appena gli ho detto “Voglio solo dirti grazie di tutto”, ha allargato le braccia per stringermi vedendomi sull’orlo delle lacrime ((per inciso: é proprio morbido come Winnie The Pooh)) e per dirmi “Divertiti stasera allo show”. Non ho avuto modo di mostrargli il tatuaggio perché in quel momento il mio cervello aveva smesso di funzionare, ma un giorno sarò in grado di mostrarglielo di persona. Ho avuto anche modo di parlare qualche attimo con Alan (che poi é andato a mangiarsi la pizza senza offrila, mah) e Tino, mentre con Phil no, ma sarà per la prossima volta. Non ho foto con loro ma questo mi basta e avanza. Il concerto é stato bellissimo, nonostante si sia sentita la mancanza di Austin (cosa che mi ha spezzato il cuore), ma ciò non mi ha impedito di piangere come una bambina per tutta la durata. Non so mettere per iscritto ciò che ho provato, so solamente che sono fiera di essere fan di questa band che, a distanza di anni, sa ancora regalarmi le stesse emozioni. Non ho molto altro da aggiungere (non so cosa sia uscito fuori da questo discorso e se sia chiaro), vorrei concludere dicendo che senza di loro non sarei qui e come cantano in una delle loro canzoni “You’re not alone, you’re with me“. Of Mice & Men ∞
Alessia
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“Vorrei iniziare questo mio racconto di come ho passato il concerto della mia band preferita, gli Of Mice & Men, dicendo che quel pomeriggio ero in piena crisi perché avrei dovuto passare la serata da sola. Arrivata al Circolo Magnolia infatti ero nel panico totale, non era affollatissimo ma c’erano già molte persone ad ascoltare una band sul secondo palco… Ci ho messo una buona mezz’ora per farmi coraggio e rivolgere la parola a qualcuno: e si dia il caso che quel qualcuno era Elly, una delle due ragazze che gestiscono questa bellissima pagina dedicata agli Of Mice & Men! La notai perché indossava una loro maglietta e aveva la bandiera italiana con su scritto “Welcome to Italy Of Mice & Men “, questo mi diede abbastanza confidenza per iniziare una conversazione con lei. Prima degli Of Mice & Men hanno suonato due gruppi che già conoscevo: i Motionless In White e i Suicide Silence. Ascoltando i primi, me ne sono subito innamorata, sono molto bravi; non posso dire che lo stesso effetto mi hanno dato i Suicide Silence ma ehi, sono gusti… Nella pausa per il cambio di strumenti io ed Ellly abbiamo avvistato Valentino, il nostro batterista con un mohawk che spacca, dirigersi verso il tendone della band merch e così siamo partite in una corsetta per raggiungerlo e mostrargli la bandiera, lui era di fretta ma si è fermato un secondo per vederla e farci i complimenti per questa! Tornate al nostro posto in transenna, abbiamo cercato di attirare l’attenzione di Johann, il fotografo ufficiale della band, dopo svariati tentativi ci ha notate ed è venuto da noi; si è complimentato anche lui per la bandiera ed è stato così gentile da farci alcune foto con essa, dicendo che durante il concerto ci avrebbe addirittura riprese per poi metterci nel prossimo video che faranno! È stato davvero un tesoro con noi, abbiamo parlato un pochino ma poi il loro set stava per iniziare, quindi ci ha lasciate per prepararsi a fare il suo lavoro. Ora, il concerto: è stato semplicemente epico, gli Of Mice & Men sono stati magnifici come sempre. Purtroppo quel giorno ha piovuto parecchio anche se a momenti, quindi noi non potevamo fare moltissime foto o video, ma ce la siamo cavata nei momenti asciutti… io per esempio sono molto contenta di alcune foto che per fortuna mi sono venute bene! Penso che Aaron sia stato bravissimo a cantare anche le parti di Austin, ne sono rimasta colpita perchè è un vero talento riuscire ad avere le forze per cantare sia in clean che scream, grandissimo AP! Uno dei miei momenti preferiti della serata è stato quando hanno suonato The Depths, Aaron ci ha fatti mettere tutti in ginocchio per poi saltare a inizio testo, così facendo c’è stato un crescendo di musica e alla fine un’esplosione di energia, semplicemente magnifico! Sinceramente non saprei che altro dire… mi sono divertita un sacco, è stato tutto bellissimo (pioggia compresa) e sarò sempre grata a Elly per avermi tenuto compagnia quella sera. Non vedo l’ora di rivederli al più presto e nulla, li adoro troppo ed è stata un’esperienza che rifarei volentieri senza pensarci due volte!”
Marta
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Ero talmente tanto agitata che la notte prima avevo dormito poco. Appena ho realizzato che avrei visto una delle mie band preferite per la prima volta, dopo tanti anni che li seguo mi sembrava un sogno che finalmente si realizzava. Quel giorno ero fuori di me, Sylvia e Gufo mi hanno supportata e cercavano invano di calmarmi. Arrivano le 16 e mi dirigo verso il Circolo Magnolia, l’ansia a mille. Avevo una missione da compiere: consegnare la bandiera italiana alla band.
Entro al festival e ci sono già tante persone sedute sotto al palco principale, dove poche ore dopo (finalmente) avrei visto gli Of Mice. Mi dirigo verso lo stand del merchandise e dopo aver fatto lo shopping di rito mi dirigo verso lo stage. Li mi siedo e conosco altre ragazze che erano li per gli Of Mice, alcune per i Motionless In White e altre per gli Architects. Intanto che stiamo parlando una ragazza mi dice che ha visto Tino dirigersi verso lo stand del merchandise e io e Marta lo rincorriamo. Dopo averlo richiamato più di una volta, si gira verso di noi e io gli mostro la bandiera. Lui mi sorride e mi ringrazia e se ne va perchè è di fretta. Torno sotto al palco speranzosa di incrociare qualche altro membro della band e trovo Johann (il fotografo che segue i ragazzi in questo tour) e carinissimo ci fa le foto mentre teniamo la bandiera e ci dice che le foto finiranno nel prossimo video. Nel frattempo i concerti sullo Stage B sono finiti e iniziano a suonare i Motionless In White sullo Stage A. Subito dopo salgono sul palco i Suicide Silence che caricano bene i presenti. Durante l’esibizione di questi ultimi dal lato del palco spuntano le teste di Aaron, Phil, Tino e per qualche breve momento anche di Alan.
Durante il cambio palco le ragazze conosciute prima mi danno una mano a sistemare la bandiera sulle transenne e alle 21 le luci si spengono e il mio cuore si ferma per qualche istante. Sale sul palco Tino, seguito da Alan e Phil. Partono i primi riff di Bones Exposed ed ecco che fa il suo ingresso anche Aaron che inizia a caricare subito il pubblico con il suo scream. L’emozione cresce sempre di più e finalmente realizzo che loro sono su quel palco a pochi passi da me. Inizia Would You Still Be There e mi scendono due lacrime, dal vivo è ancora più bella (certo si sente che manca Austin, ma anche Aaron riesce a trasmette bene le sensazioni che mi fa provare quella canzone). Aaron introduce i due nuovi singoli: Unbreakable e Back To Me e sento alcune persone dietro di me che non le hanno mai sentite e dopo l’ascolto sembravano soddisfatte. L’ora a disposizione della band scorre veloce, loro si fermano solo qualche secondo per ascuigarsi il sudore e poi riprendono con Public Service Announcement, Never Giving Up e poi Alan si tira su il cappuccio della felpa smanicata e capisco che è il momento di Broken Generation. Inizia l’intro di Pain e il mio pensiero va ad Austin. Non vederlo su quel palco mi fa strano. I ragazzi se la cavano molto bene sul palco, sono carichi e forse stanchi perchè rispetto al solito si muovono poco. L’unico che saltella su e giù per il palco è Ashby. Aaron screama e incita il pubblico a cantare. Phil (e Alan) fa headbanging ma è più calmo del solito. Tino, invece, pesta pesante dietro le pelli ma anche lui sembra più tranquillo rispetto ai video che avevo visto degli show precedenti. You Make Me Sick e The Flood scandiscono gli ultimi brani della scaletta. Poi il mio cuore ha un nuovo sussulto. Le lacrime tornano a farsi sentire. Iniziano le prime note di You’re Not Alone e tutto il pubblico (o quasi) la canta a squarciagola e li mi sono sentita davvero meno sola. Chiude la setlist The Dephts. Aaron fa segno al pubblico di abbassarsi e solo quando lui da il via il Circolo si alza tutto insieme e inizia a saltare. E’ una vera e propria bomba di energia. I ragazzi raccolgono le ultime energie per caricare i fan, salutano ed escono.
Pochi istanti dopo la fine dello show Alan scende dal palco e viene a prendere la bandiera italiana che aveva notato durante gli ultimi brani. Da la mano alle ragazze che mi hanno aiutato a sorregerla e a me. Poi scappa nel backstage.
Io e altre ragazze ci accampiamo vicino al backstage nella speranza che qualche membro della band uscisse. Dopo mezz’ora abbondante esce Alan mano nella mano con Allison (la nuova fidanzata). Noi li fermiamo e chiediamo a Ginger delle foto e degli autografi. Io lo abbraccio forte e lo ringrazio per essere venuto a prendere la bandiera. Poi come due piccioncini i due si allontanano , poi ritornano con delle pizze e spariscono nel backstage. Dopo quasi un’ora si riaffacciano Ashby e Allison e poco più indietro Phil. Li fermiamo ma tempo di farmi fare un autografo al volo da quest’ultimo che spariscono nuovamente per tornare ovviamente con delle pizze e dirci che sarebbero tornati dopo. Inutile dire che non è più uscito nessuno.
Devo fare un ringraziamento speciale a tutte le persone che mi hanno supportata e soprattutto sopportata. In primis grazie a Sylvia che anche se non era presente mi incoraggiava; grazie a Dami & Angela che mi hanno sopportata nei momenti di crisi pre e post concerto; grazie a Gufo perchè sopportarmi per tutte quelle ore di scleri non deve essere stato facile; grazie a Marta & Giulia che ho conosciuto li e mi hanno aiutata con la bandiera e gli appostamenti; grazie ad Alessia perchè mi ha raccontato del suo incontro con Aaron ed è stata con me fino a che il tour bus non se n’è andato; grazie alle fan degli Architects che mi hanno aiutata a far notare la bandiera ad Alan e mi hanno aiutata a sistemarla sulle transenne; grazie alle ragazze che hanno aspettato invano che qualcuno uscisse fuori dai cancelli dopo il concerto; grazie ad Alan & Phil per gli autografi; grazie a Johann per le foto e i video; grazie alla crew degli Of Mice e del Circolo Magnolia per la pazienza; grazie a Matt per aver organizzato un meraviglioso festival che da la possibilità ai ragazzi di condividere le proprie passioni con altri ragazzi e incontrare i propri beniamini. GRAZIE.
Elly
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Se volete inviarci i vostri report e le vostre foto sull’In.Fest o altri concerti (recenti e non) che avete visto degli Of Mice & Men inviateceli a [email protected] oppure su Facebook, Twitter o Instagram.
Report – Of Mice & Men in Italia (14 giugno 2017, In.Fest @Circolo Magnolia – Milano) Mercoledì 14 giugno 2017 gli Of Mice & Men si sono esibiti all'interno del In.Fest Music Festival 2017 al Circolo Magnolia a Milano.
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Mi piace farmi del suo tempo (dicembre 2016)
Bella serata, lunga tavolata, si mangia, si beve, si chiacchiera e si ride, ci sono dentro, ci sto bene, sono a mio agio, un sacco di complimenti, basta un vestito, capelli diversi e gli sguardi cambiano: "Quanto sei bella stasera" "Grazie" rispondo e abbasso lo sguardo, che sia una donna o un uomo, l'effetto di un complimento su di me ha sempre un sapore di lusinga mista a disagio, non sono capace a incassarle quelle parole, limite umano mio molto marcato... Ma il mio cervello è una macchina che va col motore a pieni giri, associazioni di idee: "Come fai la mattina ad essere così bella, non è possibile..." E qui la differenza non è fatta da un vestito o dai capelli... Ma chi è bello appena sveglio?!? Appena svegli si è svestiti da ogni tipo di convenzione, niente trucco, niente piega, solo il proprio odore e la propria pelle... E allora non abbasso lo sguardo, sorrido e lo stringo, non una parola di risposta, ma i miei occhi lo cercano e così anche la mia bocca, un bacio che non è un "grazie" è più un "io non sono mai così bella come quando tu guardi me" Aspetta, mi stanno chiamando... ritorno alla realtà... di nuovo si parla, si ride, si beve e si mangia... è arrivato il dolce, stiamo per finirla questa cena... penso che è stata proprio una bella serata, che queste persone mi piacciono e che vorrei avere più tempo per conoscerle, io così capace di stare da sola, mi piace anche, il mio mondo non diventa meno colorato se ci sono solo io, certo con intorno qualcuno diventa tutto più imprevedibile e a me piace non conoscere la fine delle storie... Io così indipendente, a volte forse l'ho difesa anche troppo strenuamente questa mia "libertà", me la sono sempre cavata da me, raramente ho chiesto una mano e ringrazio sempre di averla trovata pronta ad afferrarmi quando l'ho cercata, questo tratto del mio carattere mi ha sempre riportata lì, in un angolo di solitudine, che non è un posto buio come si pensa, è un posto dove c'è solo più silenzio e ti raggiungono solo le parole che contano, e quando arrivano fanno un rumore assurdo, un suono a volte dolce, a volte insopportabile... un suono e un peso che dipende dalla bocca che le pronuncia, così capita che in alcuni rari casi le parole giuste siano pronunciate dalle labbra giuste e cambia l'orizzonte delle tue prospettive. Aspetta, un messaggio Sorrido... è lui... mi ha lasciata cenare tranquilla, dai allora si vede che un po' gli manco... un altro messaggio... un altro ancora... No, non mi scoccia... in un altro momento della mia vita avrei sbuffato, compiaciuta ma annoiata, ora invece vorrei poter rispondere... Dio la connessione fa cagare... poi mi chiamano, mi chiedono, mi cercano... Fermi, fermi, cazzo fermatevi! Mi gira tutto, arrivo da chiunque promesso... Ma ho un pensiero che devo fissare, lasciatemi stare un attimo: un pensiero che si è fatto strada, è arrivato prepotente, si è preso spazio, ha picchiato il pugno sul tavolo e si è messo a sedere, e ora è lì che mi fissa sicuro, così chiaro, è vero che posso stare senza lui, vivo lo stesso, non si tratta di un bisogno, ma se posso viverlo sono la qualità e il modo a cambiare... Io non ho mai preso il vizio di nulla, non ho mai contaminato la mia vita con pessime abitudini, ho sempre trovato il coraggio e la forza di dire NO quando qualcosa sfuggiva alla mia volontà e avrebbe potuto portarmi a soddisfare un bisogno e non un desiderio... ho lasciato andare molto per questo, anche una parte di me, scelta che rifarei senza guardarmi indietro mai perché c'è differenza tra bisogno e desiderio... ora mi piace farmi del suo tempo, potrei smettere di desiderarlo, ma non voglio, non voglio farmi mancare lui...basta come motivo?!? Finito, paghiamo, usciamo, bella serata ragazzi, ma lasciatemi andare, vi ho dato il mio tempo, è stato bello, lo rifaremo...o almeno spero Ora posso rispondere... Mi manchi sai... No, non glielo dico... ennesimo limite mio... ma tanto lo sa, credo, o almeno lo spero... Così lo ascolto, lui, la sua serata e la sua vita, che no, non ha bisogno di me, mi piace pensare che sia uguale, che gli piaccia farsi del mio tempo perché lo desidera, perché desidera me, anche appena sveglia, quando è impossibile nascondere qualunque difetto "che bella che sei..."
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