#Prodotti olio mandorla
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olitaly · 8 months ago
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sciatu · 4 years ago
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Arrivando a Trapani - Antipasto misto (acciughe in agrodolce, insalatina di polpo, gambero crudo, ostrica con pan grattato. Misto di crudità di gamberi, tartare di pescespada con ananas, busiate con bottarga, pomodorino Pachino e mandorla, Cous Cous con pesce fritto, calamaro arrosto, frittura, frittura, frittura, cassata.
APPUNTI DI VIAGGIO DI UN INGORDO - TRAPANI: Lasciando Alcamo e scendendo verso Trapani, tu pensi di trovare quello che hai lasciato a Cefalù e cioè cibo da città di mare fatto dei soliti piatti. Invece non è così. Trapani non è Cefalù e la sua storia non è stata fatta dalle stesse vicende e o dai medesimi popoli di quelle di Trapani. Questo è il paradosso della Sicilia, che è un isola formata da piccoli continenti, ognuno con la sua storia, usanze e piatti. Trapani è una città che guarda verso l’Africa e la Spagna verso quanto è fuori dalla Sicilia pur avendo ancora i ricordi degli antichi greci e fenici, dei berberi e degli ebrei che qui vivevano. Per cui qui trovi il Cous Cous, il gambero rosso come il corallo ed il pesce che vive tra la Sicilia e la Tunisia. Senza stupore troverai che è tutto buono perché il cibo, non è il risultato di un buon lavoro, di una abilità individuale, ma il frutto di una dedizione, dell’impegno di molti, da chi quel cibo lo va a cercare alle quattro di notte, a chi lo cucina a chi lo serve in tavola. Diceva Corrado Assenza, forse il più profetico pasticcere siciliano, che lui impiegava lo stesso tempo nel preparare un dolce usando prodotti buoni o prodotti cattivi, ma se usava quelli buoni, il prodotto che ne veniva furi dava senso al tempo che aveva speso per prepararlo, altrimenti era solo una perdita di ore, un esistere per nulla. Assenza, che girava la Sicilia alla ricerca di prodotti genuini da valorizzare con il suo lavoro, aggiungeva che dietro a un grande prodotto agricolo vi era sempre una grande persona, qualcuno che non sentiva fatica o frustrazione a produrre il meglio che la natura può offrire. È questo quello che pensi quando arrivi qui a Trapani i confini sottili che identificano i luoghi e la loro storia e che ritrovi nel cibi, l’amore per il gusto che è un modo di rispettare la natura e che ti appare lampante quando ti portano una frittura spettacolare, un vino eccezionale, un cous-cous unico. Pensi a quante grandi persone che con il loro lavoro, passione e dedizione, dietro al gusto immenso di un gambero rosso con poco olio e limone. Capisci quindi come il tempo speso a far bene le cose, a farle uniche e perfette con la propria passione, è il vero tempo in cui si vive. Tutto il resto, è solo tempo perso.
Leaving Alcamo and going down towards Trapani, you think you will find what you left in Cefalù, that is, sea food made of the usual dishes. Instead it is not so. Trapani is not Cefalù and its history has not been made by the same events and or by the same peoples as those of Trapani. This is the paradox of Sicily, which is an island made up of small continents, each with its own history, customs and dishes. Trapani is a city that looks towards Africa and Spain towards what is outside Sicily while still having the memories of the ancient Greeks and Phoenicians, of the Berbers and Jews who lived here. So here you can find the Cous Cous, the red shrimp like coral and the fish that lives between Sicily and Tunisia. Without surprise you will find that everything is good because food is not the result of good work, of an individual skill, but the result of a dedication, of the commitment of many, from those who go looking for that food at four in the morning , to those who cook it to those who serve it at the table. Corrado Assenza, perhaps the most prophetic Sicilian pastry chef, said that he spent the same time preparing a dessert using good products or bad products, but if he used the good ones, the resulting product gave meaning to the time he had spent to prepare it, otherwise it was just a waste of hours, an existence spent for nothing. Assenza, who traveled around Sicily in search of genuine products to be enhanced with his work, added that behind a great agricultural product there was always a great person, someone who did not feel fatigue or frustration in producing the best that nature can offer. This is what you think when you arrive here in Trapani, the subtle borders that identify places and their history and that you find in food, the love for taste which is a way of respecting nature and which appears evident when they bring you a spectacular frying, an exceptional wine, a unique couscous. Think of how many great people who with their work, passion and dedication, are behind the immense taste of a red shrimp with a little oil and lemon. So you understand how the time spent doing things well, making them unique and perfect with one's passion, is the real time in which one lives. Everything else is just wasted time.
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tarditardi · 4 years ago
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Pizza napoletana ecologica a Lainate (MI)? Quella di Domenico Pangallo, a Labottega, cotta in  forno elettrico certificato dall'Associazione Verace Pizza Napoletana (AVPN)
La pizza è, insieme agli spaghetti, il simbolo della cucina italiana nel mondo. Ma non tutte le pizze sono uguali, visto che questo piatto è nato tra i vicoli di Napoli. Grazie ad AVPN (Associazione Verace Pizza Napoletana) è possibile gustare pizza preparata secondo la tradizione in tutto il mondo.
"I segreti della pizza napoletana verace sono soprattutto due, la stesura e la cottura. In entrambe contano la mano, la professionalità e l'esperienza del pizzaiolo", racconta Domenico Pangallo, pizzaiolo de LaBottega, nuovo locale che a Lainate (MI) mette insieme cucina, pizza e cantina grazie a uno staff di artigiani del gusto italiano.
Pangallo, classe 1984, originario di Lamezia Terme, è Maestro Pizzaiolo AVPN e ha portato la sua esperienza in tutto il Mediterraneo. Ad esempio, dal 2016 al 2020 ha lavorato a Napoli, con Salvatore De Rinaldi, Maestro AVPN, a 'Casa de Rinaldi Rione Alto' (Due Spicchi nella Guida Gambero Rosso Pizzerie d'Italia 2021 nella categoria Pizza Napoletana). Per Domenico Pangallo la pizza non è solo un piatto. "Una pizza la si divide per sentirsi uniti con amici e familiari. Portando felicità e armonia", racconta. "Questo sentimento è uno dei segreti dell'antico mestiere del pizzaiolo".
Per Pangallo innovazione e tradizione restano sempre legate, anche nelle sue pizze gourmet. "Il disco di pasta è quello della tradizione napoletana", spiega. "I condimenti invece propongono sapori particolari, per un'esperienza e degustativa diversa da quella 'classica'. Anche perché in abbinamento proponiamo cocktail nati per legarsi al gusto della pizza".
Ecco quindi Unica, una pizza in cui la base viene cotta in forno con pomodorino giallo e pepe nero; in uscita gambero rosso di Mazara del Vallo, pomodoro secco calabrese IGP, mandorla tostata, fili di peperoncino, menta ed olio EVO. In abbinamento, al posto della solita birra, A Prima Vista, un cocktail creato per l'occasione (Gin Monkey, triple sec, lime e rosmarino).
Domenico Pangallo propone anche DO.P., una pizza che si chiama come il suo progetto nato per mettere in contatto eccellenze tra turismo, produttori e ristorazione. La base viene cotta in forno con asparago bianco IGP e mozzarella fior di latte di Agerola. In uscita vengono aggiunti prosciutto crudo di Parma croccante, carota caramellata, menta e olio EVO. In abbinamento, il cocktail proposto è  The Man (Martini bianco, tre fette arancia spremuta, sei foglie di menta e una bustina di zucchero di canna).
Ecco fine l'abbinamento tra la pizza Labottega (crema di carciofi freschi, carpaccio di manzo, cialda di Parmigiano Reggiano, nocciole, rosmarino, pepe nero in grani e olio EVO) e ed il cocktail Sbagliato alla seconda (Martini rosso, Aperol,  gin, lime e basilico).
Il forno de LaBottega è  poi Scugnizzonapoletano - https://scugnizzonapoletano.eu/, prodotto a Napoli dalla storia famiglia Izzo. E' elettrico, ovvero ecologico: non bruciando legna, non produce fumo ed è l'unico forno elettrico certificato da AVPN. Perché tecnologia e innovazione non sono nemiche della tradizione.
Le pizze de Labottega di Lainate (MI) non sono eccellenti solo per stesura della pasta, cottura e professionalità dei pizzaioli. Anche gli ingredienti sono selezionati con la massima cura: le farine sono Bongiovanni, lavorate solo con macine in pietra naturale; la provola di Agerola proviene dal caseificio campano Il Casolare, che fornisce anche un fior di latte particolare; quest'ultimo contiene una percentuale di latte di bufala e viene lavorato a mano; le acciughe sono quelle di Cetara, dell'azienda Cetarii; i pomodori pelati sono Gustarosso, 100% italiani...
Ecco perché, tra un soggiorno in Campania e l'altro, chi abita al Nord, per assaggiare una pizza napoletana verace d'autore, magari insieme ad un cocktail creato apposta per lei, può fare un salto a Labottega di Lainate (MI).
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LA BOTTEGA MEDIA INFO / PHOTO HI RES
Labottega - Lainate (MI) Cucina, pizza, cantina Gli artigiani del gusto italiano
via Pagliera 48, 20020 Lainate (MI) 0293571316
https://www.instagram.com/labottegalainate/ https://www.facebook.com/labottegalainate http://labottegalainate.com
La proposta de Labottega, a Lainate (MI), è decisamente allettante: cucina che spazia tra i classici della tradizione italiana partendo da materie prime di qualità, selezionate seguendo la stagionalità. Pizze d'eccellenza, ecologica, cotte in un forno elettrico certificato dalla Associazione Pizza Verace Napoletana (AVPN), preparate dal pizzaiolo verace Domenico Pangallo, maestro Pizzaiolo della stessa AVPN; una cantina con 60 etichette di tutta Italia, scelte dal wine specialist Simone Martinelli, in cui non mancano birre artigianali e distillati d'eccezione. Il tutto in un locale, tra dehor e interno, è spazioso (150 coperti) e accogliente.
Dietro un serramento in ferro e vetro spicca il grande forno, realizzato a Napoli dalla famiglia Izzo. Rivestito in rame, mette insieme l'eccellenza della tradizione campana, innovazione e attenzione per l'ambiente (essendo elettrico, il forno non produce fumo).  Legno chiaro su pavimenti e bancone, tortora alle pareti, seduti sulle sedie a croce: a La Bottega di Lainate (MI) ci si rilassa in un attimo... come è giusto fare in una bottega, un luogo familiare in cui ogni giorno lavorano artigiani del gusto. I prodotti con cui nascono i piatti e le pizze de Labottega di Lainate (MI) sono sempre italiani e di qualità assoluta. Ognuno (l'olio, la passata di pomodoro, la farina, le acciughe... ) ha la sua storia e può essere acquistato presso il locale. Lo staff de Labottega di Lainate (MI) è giovane: chi sta in sala, al forno o in cucina è giovane ma già esperto e ha voglia di crescere nel lavoro, facendo sentire a casa ogni sera gli ospiti.
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Chi è Domenico Pangallo, il pizzaiolo de Labottega di Lainate (MI)
Calabrese di Lamezia Terme, classe 1984, Domenico Pangallo è un Maestro pizzaiolo dell'Associazione Verace Pizza Napoletana (AVPN). Nel corso della sua carriera ha portato l'eccellenza di questa specialità campana in giro per l'Italia e per il mondo. Di esperienze ne ha accumulate un bel po', visto che soli 14 anni era già a Londra a imparare il mestiere.
Oggi occupa spesso anche di formazione di giovani pizzaioli e contemporaneamente non smette di imparare. Ad esempio, per ben 4 anni, dal 2016 ad oggi, prima di dedicarsi soprattutto al forno de Labottega di Lainate (MI), nuovo spazio che mette insieme pizza d'autore, cucina italiana e una cantina d'eccezione, ha lavorato fianco a fianco con Salvatore De Rinaldi, Maestro AVPN, a Napoli, a 'Casa De Rinaldi Rione Alto'. "A Napoli ho lasciato un pezzo del mio cuore", racconta Pangallo. "Salvatore De Rinaldi non è solo un eccellente Maestro, è un vero punto di riferimento".
Dal 2010 al 2014 invece ha invece gestito il reparto pizzeria di diversi spazi in Toscana per il gruppo Don Chisciotte, mentre dal 2014 al 2017 si è occupato della Vecchia Malga, portando all'interno aeroporto internazionale Guglielmo Marconi di Bologna la vera pizza napoletana certificata dal Associazione Verace Pizza Napoletana e formando il personale del locale. Subito dopo è stata la volta di una consulenza per il gruppo Sciantusi, a Malta, dove riesce a concretizzare  la prima affiliazione di un locale dell'isola ad AVPN.
Domenico Pangallo ha poi creato Do.P. E' un progetto rappresentato da un marchio identificativo di qualità ed efficienza, una vetrina di servizi per le aziende. La materia prima e il metodo sono il presupposto, la cucina italiana e la vera pizza napoletana il veicolo per creare relazioni e collaborazioni che ruotano intorno al mondo del turismo e della ristorazione.
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adelfio-marzamemi · 5 years ago
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Cari "Marzamaruoti", avete mai provato la pasta con il “Caviale Bianco”?
Il nostro prodotto “ uova di pesce spada in olio di oliva”, conosciuto anche con il nome “Caviale Bianco” è un ottimo preparato per pasta.
Ecco a voi la Ricetta by Luca Gradanti Chef del nostro Ristorante L’Acquario di Marzamemi:
Ingredienti per 2 persone:
A) 50g di uova di Pesce Spada in olio di oliva - Adelfio B) 170g di spaghetti al peperoncino – Adelfio C) Olio ai capperi al sale Q.B. – Adelfio D) Olio all’aglio Q.B. E) Olio extravergine di oliva Q.B. F) 30 g di Mandorle pelate a fettine tostate Q.B. – Adelfio G) Mollica di pane nero tostato H) Menta fresca Q.B. I) Brodo di pesce Q.B. J) Buccia di Limone grattugiata Q.B.
Procedimento:
Fate soffriggere le Uova di Pesce Spada con un cucchiaino di olio extravergine di oliva, un cucchiaino di olio ai capperi e un cucchiaino di olio all’aglio. Sfumate il tutto con il brodo di pesce e aggiungete la buccia di limone grattugiata, la menta tritata.
Cucinate gli spaghetti al peperoncino, scolateli e fate amalgamare la pasta con un filo di olio extravergine di oliva nella casseruola contenente il condimento delle uova di pesce spada.
Impiattate il tutto riponendo sugli spaghetti un pò di condimento di uova di pesce spada e aggiungendo la mandorla pelata precedentemente tostata. Spolverate gli spaghetti con la mollica di pane nero tostato e guarnite il piatto con fiori commestibili e prezzemolo riccio.
Ps: Questo crea veramente dipendenza! Uocciu Vivu 😂
Buon appetito da Adelfio Conserve Marzamemi 😘
Tutti i prodotti disponibili su: www.adelfionline.com 😜
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fondazioneterradotranto · 5 years ago
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Biodiversità nell’oliveto del Salento, agli inizi del XX secolo
di Gianpiero Colomba
In Terra d’Otranto, tra la fine del XVIII° e per tutto il XIX° secolo, come conseguenza dei continui dissodamenti dovuti alla nascita di nuovi impianti con piante che per la prima volta colonizzavano il territorio (olivo, gelso, fichi, tabacco, ecc.), c’era poca disponibilità di nuovi terreni coltivabili. Una chiave per l’equilibrio produttivo fu l’intensificazione del livello di coltivazione nei terreni in genere ma soprattutto negli oliveti, con cereali e legumi spesso in rotazione tra loro. La parcellizzazione del territorio salentino e la coesistenza di colture diverse nello stesso fondo è stata una caratteristica delle comunità tradizionali che ha garantito nel tempo l’autosussistenza delle famiglie.
L’olivo quasi sempre era all’interno di possedimenti nei quali condivideva lo spazio con coltivazioni come i cereali, la vite, gli ortaggi e altre colture arboree come il gelso, il mandorlo o il fico. La distanza tra le piante di olivo permetteva di intercalare colture che consentivano al contadino di avere un reddito diversificato e quindi pressoché costante nel tempo.
Alla fine del XVIII° secolo il medico e agronomo salentino Giovanni Presta, indicava una distanza conveniente tra le piante di olivo di circa 65 «palmi», il che corrispondeva a poco meno di 50 piante per ettaro, la stessa densità indicata un secolo dopo dal cavaliere Gennaro Pacces, il quale si riferiva al dato medio dell’intera provincia di Terra d’Otranto. Intorno agli anni trenta del XX secolo si stima con maggior precisione una densità media di 62 piante per ettaro. Per fare un confronto: in Andalusia, regione leader nel mondo in quanto a produzioni di olio, nello stesso periodo potevano esserci tra le 90 e le 100 piante per ettaro. Per inciso, attualmente nella provincia di Lecce si stimano 112 piante per ettaro e un minimo livello di consociazione.
Per avere un riscontro rispetto alla reale condizione delle colture intercalate nell’oliveto in epoca preindustriale, prendiamo come rappresentativo il classico lavoro del professore Attilio Biasco di inizio XX secolo:
Gli oliveti specializzati, se non mancano del tutto, sono sicuramente molto rari. La consociazione arborea è abitualmente con la vite, la mandorla e il fico. La consociazione è talmente rilevante che l’olivo si considera la coltivazione secondaria.
Esiste dovunque una rotazione in cui spesso figurano le cereali e scarseggiano le leguminose: le prime sono rappresentate dal frumento, dall’avena, dall’orzo; le seconde dal lupino, dalla fava e il trifoglio incarnato.
Ma quali colture erano intervallate nell’oliveto e in quale proporzione? I dati che permettono un’analisi più precisa sono quelli in calce al Catasto Agrario del 1929. Per la prima volta in Italia nel su indicato Catasto, si descrivevano le aree coltivate differenziandole tra superficie cosiddetta «integrante» ovvero specializzata e superficie «ripetuta» ovvero associata ad altre coltivazioni prevalenti. L’oliveto integrante, a sua volta, era definito «esclusivo» laddove non vi era alcuna promiscuità con altre coltivazioni, o «prevalente» laddove la coltivazione associata occupava non oltre il 50% della superficie dell’oliveto.
Secondo la definizione data nel Catasto Agrario quindi, all’interno della categoria integrante potevano ricadere oliveti con all’interno fino al 49% della superficie occupata da altre colture. Per semplificare, poteva esserci un ettaro di oliveto con intercalati 3 mila metri quadri di mandorlo. Quindi, non solo esisteva una quota parte di olivi associati in altre coltivazioni, ma, vi era anche un certo livello di promiscuità colturale all’interno dell’oliveto definito integrante.
L’analisi dei dati permette un’interessante ed inedita valutazione: poco più del 33% dell’oliveto specializzato (50.591 ettari su 149.947 ettari nel 1930) aveva al suo interno coltivazioni in rotazione (principalmente, grano duro, avena, orzo, fave e lupini). Questo significa che esisteva ben un terzo dell’oliveto specializzato al cui interno vi era un certo livello di promiscuità, ed era quello che si definiva come oliveto prevalente. Di queste colture, il 44% erano cereali, il 21% piante da foraggio (trifoglio, veccia, …), il 13% fave, il 7% lupini e il 13% altri legumi. Si avverte che questa è una fotografia sul territorio in un dato momento storico e che, secondo quanto enunciato nel catasto, queste rilevazioni erano dati medi riferiti al sessennio 1923/28. Data inoltre la ciclicità annuale delle coltivazioni, l’analisi che ne può derivare riveste un significato di sola tendenza.
A questo punto se consideriamo la totalità della superficie dell’oliveto, cioè sia la superficie di associato che di specializzato, osserviamo che in percentuale l’oliveto esclusivo «puro» senza alcuna associazione, rappresentava in Provincia una quota poco più alta della metà di tutto l’oliveto ossia il 54%. Per altro verso, era pari al 18% la superficie occupata dagli olivi in associazione ma, se includiamo la categoria prevalente, non indicata nelle statistiche ufficiali ma qui calcolata, vediamo che la percentuale sale al restante 46%. Quindi, in poco meno della metà della superficie totale dell’oliveto (associato + specializzato), esisteva una qualche forma di associazione colturale. Riassumiamo il tutto nella figura sotto.
Tipologia dell’oliveto in Terra d’Otranto nel 1930. (Ettari). Fonte: propria elaborazione.
  Alcune riflessioni. In alcune zone d’Italia e in particolar modo nel Salento, c’era poca disponibilità di territorio supplementare per le nuove colture. Infatti, già nel 1929 la quota di terra forestale (pascoli permanenti e boschi) si era progressivamente ridotta a poco meno del 10% su tutto il territorio della provincia di Lecce. Inoltre, l’alta densità di abitanti obbligava a rendere altamente efficienti tutti i terreni disponibili. Una chiave per l’equilibrio produttivo per tutto il XIX secolo e anche nei primi decenni del XX, fu l’intensificazione del livello di coltivazione nella stessa area con cereali e legumi, a dimostrazione di una più compiuta razionalità ed efficienza contadina, e rappresentando quindi un esempio di land-saving strategy. Le consuete rotazioni tra fave o lupini da un lato e avena, grano duro o orzo dall’altro, consentivano il soddisfacimento dei bisogni familiari in condizioni di sostenibilità per l’oliveto. L’associazione tra colture è uno dei segnali che rafforza l’idea di una strategia agraria basata sull’autoconsumo.
Questa tendenza si sarebbe poi evoluta nel giro di alcuni decenni in direzione della monocoltura e della specializzazione. Nel 1980 l’Istat riportava circa 1 milione di ettari d’olivo in consociazione su tutto il territorio italiano, circa 1,4 milioni di ettari nel 1950 e a circa 1,7 milioni nel 1910. Secondo stime più recenti del progetto europeo di agro-selvicoltura Agforward (2014-17), in Italia circa 200.000 ha di olivo sono attualmente gestiti in consociazione. Il trend quindi è in calo. Assistiamo a una lenta evoluzione in direzione della specializzazione colturale.
Sebbene quindi intorno al 1930, abbiamo calcolato un consistente livello di diversità colturale negli oliveti, verosimilmente questa quota era in diminuzione e con esso diminuiva progressivamente la biodiversità al loro interno. Ed è altrettanto plausibile che per l’oliveto, il quale per chi scrive ha rappresentato il classico esempio di coltura promiscua in epoca contemporanea, l’uscita dalla crisi produttiva iniziata alla fine del XIX° secolo fu rappresentata proprio dal percorso di avvicinamento alla specializzazione. Tutto ciò coincise anche con la globalizzazione dei prodotti e il conseguente ingresso di cereali a basso costo provenienti da altre parti del mondo. Tutta questa complessa e simultanea concomitanza di eventi, condizionò l’abbandono delle tradizionali strategie contadine, le quali consideravano l’associazione tra le colture come sistemi agronomici efficienti e in ultima analisi, forzò il percorso di semplificazione degli agro-ecosistemi. Negli ultimi decenni, l’utilizzo massivo di agro-chimici negli oliveti si sta realizzando senza controllo, contaminando il suolo e le acque, e originando, da un lato una forte perdita di sostanza organica e dall’altro una minaccia alla biodiversità.
Bibliografia
Biasco A., L’olivicoltura nel basso leccese, Napoli 1907.
Casella O., L’Ulivo e l’olio: manuale pratico ad uso degli agricoltori e dei proprietari, Napoli 1883.
Cimato A., Il germoplasma olivicolo in provincia di Lecce: recupero, conservazione, selezione e caratterizzazione delle varietà autoctone, Matino (LE) 2001.
COLOMBA G., Transición socio-ecológica del olivar en el largo plazo. Un estudio comparado entre el sur de Italia y el sur de España (1750-2010), Tesi di dottorato, Siviglia 2017.
Pacces G., Inchiesta agraria sulle condizioni della classe agricola in Italia, Monografia circa lo stato di fatto dell’agricoltura e della classe agricola dei singoli circondari della provincia di Terra d’Otranto, Lecce 1880.
Presta G., Degli ulivi, delle ulive e della maniera di cavar l’olio, Napoli 1794.
Tombesi A. et al., Recommendations of the working group on olive farming production techniques and productivity, «Olivae», 63, Madrid 1996.
  Colomba Gianpiero, indirizzo mail: [email protected]
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cremedivenere · 5 years ago
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Sapote: quell'ingrediente che non ti aspetti.
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Personalmente da poco ho scoperto questo sconosciuto ingrediente cosmetico. Un frutto con tantissime potenzialità, dimostrate in test realizzati dall'Università Federico II di Napoli: il Sapote. Conosciamolo oggi un pò più da vicino. "Beato chi non si aspetta nulla, perché non resterà mai deluso." (Alexander Pope)
SAPOTE: CARATTERISTICHE.
Il nome scientifico di questa pianta è Pouteria Sapota, ma si ritiene che la parola "sapote" derivi dal "tzapotl" azteco, un termine generale applicato ai frutti dolci. Chiamato anche sapote black, caco nero o kaki cioccolato a seconda della specie di appartenenza. LE FOGLIE. L'albero di Sapote è un albero dal fusto eretto, spesso può giungere ad un'altezza che varia dai 18 ai 40 m. Presenta un tronco con uno spessore mediamente di 1 metro, con una corona stretta o allargata, corteccia bianca con presenza di lattice gommoso. LE FOGLIE. Le foglie sempreverdi o decidue, raggruppate in corrispondenza delle punte del ramo, sono disposte su piccioli lunghi in gruppi da 3/4, sono obovate, lunghe da 10 a 30 cm e di largheza da 4 a 10 cm, appuntite ad entrambe le estremità. I FIORI. I piccoli fiori bianchi a 5 petali di colore giallo pallido emergono in gruppi da 6 a 12, in mezzo alle foglie lungo tutti i rami. IL FRUTTO. Il frutto può essere rotondo, ovoidale o ellittico, spesso appuntito bruscamente all'apice, varia dai 7,5 ai 22,8 cm di lunghezza e con un peso da 227 g a 2,3 kg . Ha una superficie ruvida, marrone scuro, soda, coriacea, semi-legnosa o crosta spessa circa 1,5 mm, con colore da rosa salmone a rosso intenso. La polpa del Sapote è morbida, sapore dolce e simile alla zucca, e presenta da 1 a 4 semi grandi, lisci, a forma di fuso, appuntiti, duri, di colore marrone lucido, con un osso biancastro e leggermente ruvido. Il grosso nucleo è oleoso, amaro e ha un forte odore di mandorla amara. HABITAT. Il Sapote si presenta naturalmente a basse quote dal sud del Messico al nord del Nicaragua. È molto coltivato fino a 600 metri e occasionalmente è possibile trovarlo anche ad altezze di 1.500 metri in alcune aree dell'America Centrale e Sud America tropicale. È abbondante in Guatemala. Nelle Indie occidentali, è piantato in misura limitata da Trinidad a Guadalupa, e a Puerto Rico, Haiti e Giamaica, ma principalmente a Cuba dove viene spesso coltivato nei giardini di casa e lungo le strade. Viene coltivato solo occasionalmente in Colombia, Ecuador, Venezuela e Brasile. I giovani esemplari sono altamente sensibili al freddo e le grandi foglie dell'albero non tollerano i venti freddi. Prospera in regioni con piogge moderate (178 cm all'anno) ed è intollerante alla siccità prolungata. Anche un breve periodo di siccità può indurre lo spargimento di foglie. L'albero predilige terreni pesanti - argilla profonda e terra argillosa - del Guatemala, ma cresce comunque anche su terreni sterili o sabbia porosa. Inizialmente si credeva inadatto ai terreni calcarei della Florida meridionale. Tuttavia, con adeguati accorgimenti durante la semina, ha dimostrato di essere longevo e fruttuoso nella contea di Dade. L'albero non prospera dove c'è scarso drenaggio, una falda acquifera o un sottosuolo impermeabile che limita lo sviluppo delle radici.
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STORIA DEL SAPOTE. Originario del Messico, dell'isola di Pasqua, del Guatemala e del Belize (sulla costa orientale dell'America centrale) il Sapote venne esportato dai colonizzatori spagnoli un pò in tutto il mondo. Dapprima lo portarono nelle Filippine da dove poi si diramò nel resto dell'Asia, ed infine in India alla fine del XIX secolo. In India, il Sapote è coltivato in molti stati: Karnataka, Gujarat, Maharashtra, Tamil Nadu, Bengala occidentale e Andhra Pradesh. Per inciso, il Karnataka è noto per essere il più alto coltivatore di frutti, seguito dal Maharashtra. Le varietà del frutto in India hanno nomi divertenti: Kali Patli, palla da cricket, Baramati, Pili Patli, Dwarapudi, Chhatri e tanti altri. CURIOSITÀ. Vi sono molte curiose notizie relative a questo frutto, scopriamole insieme! Al Sapote si è attribuito il compito di aver sostenuto Cortez e il suo esercito nella storica marcia da Città del Messico all'Honduras. Il frutto è così importante per gli indiani dell'America centrale e del Messico che di solito lasciano questo albero in piedi quando preparano la terra per realizze piantagioni di caffè. In genere mangiano il frutto fuori mano o con il cucchiaio dal mezzo guscio. Nelle aree urbane, la polpa viene trasformata in marmellata o congelata come sorbetto. A Cuba, solo i frutti più fibrosi sono riservati alla trasformazione. Un importante caseificio di Miami ha importato per molti anni la polpa di sapote dall'America centrale per preparare e distribuire commercialmente come "sorbetto spagnolo". A Cuba, una fitta riserva chiamata "crema de mamey colorado" è molto popolare. La polpa viene talvolta impiegata come riempitivo nella preparazione del formaggio guava.I semi decorticati, chiamati zapoyotas, sapuyules o sapuyulos, appesi a bastoncini o corde, sono commercializzati nell'Istmo di Tehuantepec, in Messico e in America Centrale. Il kernel viene bollito, arrostito e mescolato con il cacao nella preparazione del cioccolato, alcuni dicono per migliorarne il sapore, altri dicono per aumentare la massa, nel qual caso è in realtà un adulterante. Intorno a Oaxaca, nel sud del Messico, il nocciolo tritato viene mescolato con mais arido, farina di mais, zucchero e cannella e preparato come bevanda nutriente chiamata "pozol".All'inizio del XIX secolo, i semi furono usati in Costa Rica per stirare la biancheria fine inamidata.Era usato in tempi antichi per fissare i colori su zucche dipinte e altri articoli di artigianato.
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PRINCIPI ATTIVI. Questa pianta è ricchissima innanzitutto di vitamina A e vitamina C, ed acidi grassi. Ma non solo, il Sapote contiene una quantità di elementi veramente elevata, come è possibile notare dalla seguente tabella: Elementi nutritivi per 100 gg di prodotto: Calorie114.5Acqua55.3-73.1 gProteine0.188-1.97 gGrassi0.09-0.25 gCarboidrati1.41-29.7 gFibre1.21-3.20 gCacio28.2-121.0 mgFosforo22.9-33.1 mgFerro0.52-2.62 mgCarotene0.045-0.665 mgTiamina0.002-0.025 mgRiboflavina0.006-0.046 mgNiacina1.574-2.580 mgAcido Ascorbico8.8-40.0 mgAminoacidi:Triptofano19 mgMetionina12 mgLisina90 mg SAPOTE: PROPRIETÀ CURATIVE. Scopriamone proprietà ed indicazioni: l'olio di Sapote contrasta la caduta dei capelli determinata dalla dermatite seborroica;lenitivo;antinfiammatorio;utile nel contrastare il colesterolo;anti fungino;altamente energetico;lassativo, contrasta i problemi di costipazione;antiossidante;grazie all'elevato contenuto di minerali mantiene in buono stato le ossa;regolarizza la pressione sanguigna;ricco di elettroliti, vitamina A e carboidrati, risultano utili per le madri in attesa e durante l'allattamento. Il Sapote riduce la nausea mattutina e le vertigini;aumenta la produzione di collagene;regolarizza il metabolismo e riduce la ritenzione idrica;detossina l'organismo. CONTROINDICAZIONI. Si consiglia di non strofinare gli occhi dopo aver maneggiato il frutto verde a causa della linfa che trasuda dal gambo tagliato o rotto. La linfa lattiginosa dell'albero è altamente irritante per gli occhi e caustica e vescicante sulla pelle e le foglie sono velenose. SAPOTE E COSMESI: QUALE IL NESSO. Il Sapote viene utilizzato nella produzione di diversi preparati cosmetici e per la realizzazione di prodotti per l'igiene personale. Promuovendo la produzione di collagene previene la crescita di rughe profonde, per cui è possibile trovarla in creme e sieri.
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Ma non solo, essendo altamente antinfiammatoria e dermo-lenitiva può essere contenuta in saponi, bagno doccia, creme corpo ed oli per il corpo per prevenire dermatite seborroica ed eczemi. Utile nel reidratare anche le pelli più secche. Facilita la ricrescita dei capelli qunado la causa è data dallla dermatite pertanto può essereinserita in shampoo e lozioni. L'olio o la polpa centrifugata è l'ingrediente perfetto per impacchi e maschere per capelli. D'altronde se quegli antichi, folli, visionari degli aztechi lo utilizzavano un motivo ci sarà, o no? 😘 Conoscevi questo frutto? Particolare vero... Hai qualche altro ingrediente particolare da portare alla nostra attenzione? Lasciaci un messaggio qui sotto! Read the full article
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itstimetogotowar · 6 years ago
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Io e i miei genitori siamo molto picky sul cibo e ci piace mangiare bene. Anzi, più che altro LORO e mia sorella sono particolari sul cibo, io se potessi mangerei sempre hamburger e patatine! Non vi nascondo però che anche a me piace mangiare bene  e quindi qua sotto vi nomino alcuni dei posti in cui sono stata a mangiare che vale la pena di provare. Sono divisi solo  in “dinner” e “breakfast” perchè la maggior parte dei “lunch” la abbiamo consumata in hotel o non la abbiamo proprio considerata.
DINNER
Al primo posto in assoluto, per palati raffinati che amano il pesce e per tasche piene, c’è Milo’s, un ristorante greco in cui si mangia pesce cotto alla griglia o in crosta di sale, spaghetti con l’aragosta e tanti piatti squisiti. Uno che vi consiglio è il Milo’s special, un piatto a base di zucchine e melanzane fritte servite con del formaggio spalmabile greco. Una prelibatezza. Ovviamente però c’è una pecca: il personale, troppo assillante. Non era possibile avere una conversazione che si veniva subito interrotti da un cameriere che voleva versare l’acqua o da uno che chiedeva se andava tutto bene. Che poi, io dico, se ho divorato il piatto secondo te c’è qualcosa che non va? Al secondo posto abbiamo ovviamente un ristorante italiano. Cara Italia non ti smentisci mai! Salumeria 104 è un ristorante gestito da italiani che cucina delle paste spettacolari, con prodotti originali della madrepatria. Vi consiglio di prendere un tagliere di tre prosciutti. Saranno tagliati al momento e serviti con pane e olio. Oppure una delle loro paste del giorno o i tagliolini al tartufo.Un paradiso per il palato. Al terzo posto della mia classifica abbiamo un altro ristorante greco, Mandolin. Consigliato anche da Clio Make Up, il ristorante è avvolto in una atmosfera calda che fa sentire quasi a casa. Si mangia sotto degli enormi alberi illuminati da lucine e con un sottofondo di voci, forse un po’ troppo alte. Fatevi dire dai camerieri quali sono i piatti del giorno, di solito sono i migliori!
BREAKFAST
Per gli amanti della colazione all’italiana c’è Rosetta, una piccola pasticceria gestita da italiani che propone tortine alla mela e ai frutti di bosco, brioche, donuts ripieni e anche diversi panini salati. Tutto fatto in casa. Servono anche delle spremute d’arancia fatte al momento e caffè all’italiana. Si trova sulla Collins Ave a Miami Beach e vale la pena di essere provato. Per i salutisti abbiamo invece Joe and the Juice, una catena danese che propone smoothies, frullati e acai bowl. Molto buone e molto carino il posto, anche se manca un po’ la cura dei dettagli. Per coloro che invece non amano fare colazione ma a cui piace comunque bere un caffè o un succo consiglio il 1 hotel. E’ l’hotel più grosso di Miami Beach ed è il più ecologico, ecosotenibile e quello che si cura anche dell’alimentazione dei suoi clienti. All’interno c’è un piccolo bar che propone torte, brioches, frutta e granola ma anche estratti di frutta e latte di mandorla, oltre ad american coffe e the. Una valida alternativa a Starbucks. Infine, per quelli come me che amano mangiare e a cui non importa delle calorie quando si è in vacanza consiglio News Cafè, situato sull’Ocean Drive a Miami Beach, propone colazione sia in stile continentale con yogurt, frutta, brioche e torte, sia in stile americano con pancakes french toast, uova e bacon. Io ho preso un “iced cappuccino” e dei “french toast” e devo dire che erano squisiti. Porzioni un po’ esagerate ma si sa, è America.
french toast from News Cafe
Rosetta
fish and chips
Almond milk from 1 hotel
Salumeria 104
Where to eat? Miami edition Io e i miei genitori siamo molto picky sul cibo e ci piace mangiare bene. Anzi, più che altro LORO e mia sorella sono particolari sul cibo, io se potessi mangerei sempre hamburger e patatine!
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vlifestyle · 4 years ago
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Tutte le tecniche per avere un sexy look in tempi record
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La voglia di ricominciare anche nei momenti più difficili può passare dalle abitudini quotidiane, come un rossetto nuovo, una manicure impeccabile o un  make up con infinite nuance per ogni ora e occasione. Qualsiasi cosa scegliate una cosa è certa: il trucco, e non solo, ci rende tutte più belle in pochi minuti. E allora impariamo come sfruttarlo al massimo.  
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  Unghie da star
Per non cadere nell'effetto cheap bisogna però seguire alcune regole. Intanto la lunghezza delle unghie: non deve essere mai eccessiva. La forma ideale per portare vernici "brillanti" è corta, al massimo poco oltre il polpastrello, e stondata oppure a mandorla seconda la forma della mano. La pelle va perfettamente curata, con peeling regolari e impacchi nutrienti, per evitare l'aria posticcia di una manicure importante su pelle secca; il colore va steso in pochissime passate molto sottili, anche se si tratta di un semipermanente: le unghie inspessite dallo smalto diventano volgari. Un consiglio! Per un  “effetto wow” garantito, date un'occhiata alle ultime tendenze nello  shop on line Gamax.com dove troverete tutto ciò che vi serve per un sexy look vincente. Del resto a noi donne un beauty vuoto non è mai piaciuto:)  
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  Ciglia e sopracciglia: obbiettivo arco perfetto e ciglia folte
Dalla matita alla polvere, dal gel al mascara: i prodotti per valorizzare le sopracciglia sono tantissimi. L'effetto più naturale per ciglia folte lo ottieni con i ciuffetti (4/5) ciglia singole tenute insieme da un punto di colla. Vanno applicati con la pinzetta a becco piatti e fissati con la colla lungo la rima posteriore. Li puoi utilizzare sul lato esterno per allungare l'occhio o al centro per aprire lo sguardo. Se poi c'è un dettaglio del viso sul quale puntare, ora sono le sopracciglia che spuntano dalla mascherina. Diventano il fulcro di uno sguardo interessante e sexy. Quindi bisogna trattarle bene. Il gesto da cui partire per avere sopracciglia belle è la pulizia, almeno una volta alla settimana ci vuole una detersione scrupolosa. È importante anche creare le giuste proporzioni valutando la forma del proprio viso. Usiamo quindi una pinzetta con la punta obliqua. Infine vai di make up, il must have resta la matita che permette di marcare e correggere la forma, ma anche di riempire le zone vuote.  
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  Make Up school
Il trucco è un'arma formidabile se si sa come usarla, basta scegliere i prodotti più adatti a seconda delle esigenze. Due step essenziali per preparare la pelle al trucco e valorizzare i volumi sono l'uso dei primer perché uniformano la pelle e dei volumizzanti perché danno freschezza al viso. Il fondotinta è il prodotto must perché toglie il grigiore uniformando la pelle e nasconde le discromie. Fluido il più usato, compatto se amate la pelle di porcellana, in olio per chi non ama il fondotinta o cushion se per voi la praticità conta più di tutto. Un tocco di fard serve per scolpire la forma del viso seguendo una regolare base. I colori chiari, rosa e pesca si applicano in orizzontale sullo zigomo. Quelli scuri si stendono in obliquo al di sotto della sporgenza. La cipria è il tocco finale, che perfeziona il trucco con due funzioni: opacizzare o illuminare. Compatta è la versione più comoda, in polvere ha un risultato più trasparente. Infine l'ombretto e mascara. Per la scelta dei colori, contano il gusto personale e il look che si vuole creare. Ma è necessario il primer, che uniforma la palpebra e fissa l'eyeshadow. Il mascara si stende sulle ciglia con un movimento a zig zag dalle radici alle punte, quindi si ripassa per un effetto allungante. E adesso lascio a voi il piacere di sbizzarvi e giocare con nuance, rossetti, fard e pennelli per rendere il vostro make up unico e irripetibile. Read the full article
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olitaly · 10 months ago
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ladolcenatura · 4 years ago
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La Saponaria OLIO DI MANDORLA - 100 ml
La Saponaria OLIO DI MANDORLA – 100 ml
Olio conosciuto per la sua azione addolcente e lenitiva sulle pelli irritate e secche, utile per le screpolature di mani e piedi. Olio emolliente, nutriente e ricco di vitamina E, può essere usato puro come olio da massaggio su tutti i tipi di pelle, oppure in lozioni o prodotti come il latte detergente addolcente per il viso, o creme nutrienti per il corpo e contro le screpolature. Percentuale…
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risorseperlachiesa · 4 years ago
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Se non si può masticare
Frullati, estratti, centrifughe, succhi di frutta e verdura speziati, spremute d’arancia, omogeneizzati di carne e pesce (si possono ulteriormente diluire con acqua o brodo), latte di riso, mandorla, cocco (per migliorare il sapore usare cacao amaro e miele), thé, tisane, purè di patate (si può mescolare alle vellutate), frullati di ceci, lenticchie, carote, mais, piselli, vellutate surgelate, liofilizzate o già pronte (in cui si possono mescolare delle uova sbattute prima di essere scaldate stando attenti a spegnerle prima che le uova diventino troppo poltigliose separandosi dal liquido). Crema di caffè, crema pasticciera, marmellate, cioccolato caldo, bevande sportive. Acque ricche di sali minerali alternate ad altre a basso residuo fisso. Eventuali integratori di vitamine e sali minerali come magnesio e vitamina C. Per dare sapore: olio, sale, spezie. Per ulteriori suggerimenti si possono cercare in internet i ricettari dei frullatori, “dieta liquida” e chiedere ad uno specialista. Sono riuscito a integrare nei frullati anche mix di cereali da bollire o prodotti da forno secchi come taralli, grissini, biscotti mescolati ad altro per equilibrare il sapore ed ad un’opportuna quantità di acqua per rendere il tutto molto liquido, frullando accuratamente per evitare grumi.
Se serve un’azione antinfiammatoria:
Cubetti di ghiaccio, gelato.
Non sono un medico: quanto scritto ha solo scopo illustrativo. Consulta un medico o un nutrizionista per indicazioni sull’alimentazione. Quanto indicato potrebbe essere dannoso se hai malattie, patologie o allergie che io non ho. Il gruppo sanguigno, la costituzione o altri fattori fisiologici o ereditari pure potrebbero rendere quanto scritto non adatto alle tue necessità.
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dolceramo · 4 years ago
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*OCCHIO AL PREZZO* di questi 2 prodotti 🙌🏼😍 *SAPONE CORPO E MANI* e *CREMA MANI* ‼️Entrambe a 1,95€‼️ Approfitta dell’offerta per provarli e ... in più ti dico che se hai bomboniere da preparare, *questa è l’occasione giusta!* 💪🏼😍 Vediamoli nel dettaglio: 🧼 *SAPONE* per mani e corpo: ✨ OLTRE il 96% di ingredienti di origine naturale ❌ NO parabeni 🍃 Arricchita con glicerina vegetale _*7 FRAGRANZE DISPONIBILI:*_ •Mandorla e Fiore d’arancio • Lavanda e Mora • Vaniglia bourbon • Oliva e petit grain • Lampone e Menta piperita • Mango e Coriandolo •Noce di Cocco 🙌🏼 *CREMA MANI*: ✨OLTRE il 95% di ingredienti naturali ❌NO parabeni e olio minerale 🍃Arricchita con Burro di karitè _*6 FRAGRANZE DISPONIBILI:*_ • Hammam, Argan e Rosa • Vaniglia bourbon • Oliva e petit grain • Fiore di Loto • Mango e Coriandolo •Noce di Cocco *Quale ti ordino?* 👇🏼 (presso Italy) https://www.instagram.com/p/CDbwx5soENC/?igshid=1uu83mt17ri4a
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wdonnait · 4 years ago
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Olio doccia per pelli secche
Nuovo post pubblicato su https://www.wdonna.it/olio-doccia-per-pelli-secche/109619?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=109619
Olio doccia per pelli secche
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Durante l’estate, la nostra pelle tende a diventare maggiormente secca.
Responsabili di tale condizione sono spesso i raggi solari e la salsedine. Tuttavia, effettuando una certa beauty routine, è possibile mantenere la cute liscia e idratata.
Uno dei prodotti più consigliati in merito è certamente l’olio doccia.
Pratico e versatile, si può applicare sia durante il bagno che in un secondo momento. In questo modo, potrete concedervi un vero e proprio momento di relax. A livello di utilizzo, basta applicarlo sulla pelle e massaggiare molto delicatamente. I risultati si vedono quasi sempre sin dalle prime applicazioni.
Olio doccia quale acquistare
Indicato principalmente per pelli secche, l’olio doccia si trova facilmente in commercio.
Disponibile in varie fragranze, si può acquistare anche a poco prezzo. Ma qual è il migliore in assoluto?
La concorrenza è davvero spietata. Tuttavia, abbiamo dato uno sguardo sul web e ne abbiamo scovati alcuni interessanti (in termini di recensioni). A seguire trovate alcuni esempi completi di descrizioni (riportate da Amazon).
Olio doccia ISDIN
ISDIN
Olio doccia nutritivo per l’igiene corpo quotidiana. La sua gradevole schiuma deterge con dolcezza, contrastando la secchezza.
Grazie alla ProComfort formula, allevia la sensazione di prurito e nutre in profondità. Il suo contenuto in Dexpantenolo e acidi grassi essenziali Omega 3 e 6 rinforza la barriera cutanea apportando una sensazione di comfort e morbidezza alla pelle.
MODO D’USO. Applicare sulla pelle bagnata. Massaggiare fino ad ottenere una schiuma ed asciugare. Per un’esperienza rilassante aggiungere 5 dosi nell’acqua del bagno. Uso esterno.
COMPOSIZIONE. Dexpantenolo, Olio di Soia, Olio di Ricino, Vitamina E.
UREADIN CALM. Sapevi che la pelle secca è carente di lipidi che svolgono una funzione barriera? Per questo è più esposta ad agenti esterni. Quando la pelle è irritata ci si gratta. Grattare la pelle produce ancora più irritazione e rossore. La gamma Ureadin Calm, con l’innovativa ProComfort Formula, protegge e nutre la pelle con prurito, proteggendola dalle aggressioni esterne.
Olio doccia Bioderma
Bioderma
Tutti i prodotti Bioderma sono formulati secondo i principi dell’ecobiologia. Essa è al centro dell’approccio NAOS per rispettare l’ecosistema cutaneo e preservarne la salute. A lungo.
Nutre intensamente
Lenisce le irritazioni cutanee
Deterge, ripara e lenisce
Rispetta la pelle più sensibile
Lascia la pelle morbida come la seta
Eccellente tollerabilità cutanea e oculare
Olio dalla consistenza cremosa e setosa – Leggermente profumato – Non unge
Senza sapone – Non irrita gli occhi
Atoderm Huile de douche lenisce e protegge la pelle dalle aggressioni esterne, grazie alla sua formula composta da biolipidi vegetali, vitamina PP e dal brevetto Skin Barrier Therapy.
I biolipidi vegetali leniscono la sensazione di mancanza di elasticità della pelle e ne aumentano la resistenza, ricreando il film protettivo che la riveste. Inoltre, la Vitamina PP, stimolando la sintesi lipidica, consente la ricostruzione e la durata della barriera protettiva della pelle. Il complesso naturale brevettato D.A.F. aumenta la soglia di tollerabilità della pelle.
Modalità d’uso: Una o due volte al giorno – 7 giorni su 7
Per la doccia o il bagno, applicare sulla pelle bagnata.
Dopodiché, risciacquare. Per risultati ancora migliori, utilizzare dopo l’olio un altro prodotto della linea Atoderm per la cura della pelle.
Olio doccia Mustela
Mustela
Mustela olio bagno pelle secca 500 ml è specificamente formulato anche per i più piccoli.
Infatti, si può utilizzare fin dalla nascita ed è ideale per il bagno quotidiano dei bambini con pelle secca. Lascia la pelle perfettamente detersa, nutrita e protetta grazie alla sua formulazione adatta alla pelle secca dei più piccoli.
Ma non è tutto. Il film idrolipidico che protegge la pelle è rafforzato e preservato. Contiene olio di avocado proveniente da culture biologiche dalle proprietà nutritive e protettive, limitando la secchezza cutanea. La glicerina di origine vegetale ha proprietà idratanti e protettive. Invece, i tensioattivi dolci aiutano a detergere con delicatezza per evitare la secchezza della pelle.
Olio doccia RestivOil
RestivOil
RestivOil Fisio Bagnodoccia si prende cura di ogni tipologia di cute.
La linea di prodotti è caratterizzata da ingredienti naturali, che attraverso confermati studi scientifici, li rendono adatti per ogni tipologia di cute, da quelle più sensibili a quelle secche. La funzione detergente, protettiva ed emolliente di ogni prodotto è stata pensata per i lavaggi quotidiani frequenti, mantenendo la normale barriera idro lipidica della pelle.
Azione idratante: grazie alla funzione dermo protettiva, questo detergente olio per corpo è lenitivo e delicato, dovuto all’assenza di agenti schiumogeni aggressivi
Dermatologicamente testato: i componenti oleosi si rivelano essere delicati agenti purificanti, offrendo una detersione efficace e profonda, nel massimo rispetto della cute
Per pelli sensibili: gli ingredienti naturali rendono questo prodotto adatto anche a cuti delicate, con un risultato di pulizia efficace, senza alterare il pH fisiologico
Modalità d`uso: applicare in modo uniforme sula pelle umida, massaggiare uniformemente e risciacquare; ripetere se necessario
RestivOil offre una gamma di prodotti dermatologicamente testati con proprietà delicate e in assenza di schiumogeni aggressivi.
Olio doccia Natyr
Natyr
BIO Olio doccia per momenti speciali. La combinazione fra morbida schiuma e oli biologici pressati a freddo deterge delicatamente e accuratamente la pelle.
La pelle viene curata con pregiati oli, lascia una pelle setosa. I sensi rilassano e si godono il piacevole profumo.
Formulazione moderna di alta qualità con ingredienti di commercio equo e solidale. Contiene olio di argan, fico d’India, estratto di canna da zucchero, aloe vera.
Made in Italy: Natyr rappresenta cosmetici di alta qualità con ingredienti naturali. Realizzati in una fabbrica visionaria di cosmetici naturali in Italia.
Marca pionieristica: effetto cura convincente, profumo gradevole, bel design, prodotti ecologici e senza sperimentazione animali. Una risorsa per la pelle, gli esseri umani e l’ambiente.
Olio doccia OMIA
OMIA
Il Bagno Seta Erboristico all’Olio di Mandorla è un detergente specifico per il corpo.
Esso protegge il film idro-lipidico della pelle e ridona l’idratazione necessaria alla sua bellezza. Inoltre, le proprietà addolcenti e protettive dell’olio di Mandorla favoriscono una detersione delicata e un’idratazione profonda.
Di conseguenza, risulta essere perfetto per le pelli delicate. Il prodotto è dermatologicamente testato e formulato con il 97% di ingredienti di origine naturale. Non contiene SLES, PEG, sapone, coloranti sintetici, caratteristiche che permettono un utilizzo frequente offrendo dermo-compatibilità ed idratazione quotidiana.
Ma non è tutto. I Tensioattivi utilizzati nella formula sono delicati e di origine naturale, cosi come la prevalenza degli ingredienti impiegati. Questo Bagnoschiuma svolge un’azione addolcente e protettiva, ottimo per pelli secche e delicate. Adatto ad utilizzo frequente.
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scurtiteam · 5 years ago
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È partita per aiutare un reparto di una mia collaboratrice, che vedete in foto. È una OSS a Cuneo e ci ha raccontato quello che succede in questi reparti. Ci ha mostrato come le loro mani, il loro viso, sono ridotti dopo una media di 10 h di lavoro ininterrotte..ci ha fatto sentire il loro stato d'animo. Abbiamo così deciso di inviare un o più prodotti a testa per aiutarli. L'iniziativa ha preso piede benissimo, tanto che in poche ore avevamo già 600 euro di ordine. Abbiamo così contattato altri ospedali, oltre Cuneo, che ci hanno ringraziato per il gesto e chiesto di aiutare anche loro. Stiamo così raccogliendo per Cuneo, Alessandria, Roma (Ospedale Gemelli) ed ospedale di Orvieto. A questi con molta probabilità si aggiungerà Perugia da cui ho riscontro stasera. Cosa stiamo facendo in pratica? Abbiamo pensato di donare in termini di prodotti, utili per alleviare le difficoltà che a livello di pelle, stanno riscontrando infermieri, medici ed operatori soci sanitari. Abbiamo pensato di donare in termini di prodotti, utili per alleviare le difficoltà che a livello di pelle, stanno riscontrando infermieri, medici ed operatori soci sanitari. Quindi nello specifico: - crema Arnica nutriente codice 73824 5.95 euro - balsamo labbra karitè 12662 euro 2.50 -> selezionata in quanto la piu' adatta a mani spaccate - balsamo labbra noce di cocco 12685 euro 2.50 - balsamo labbra vaniglia 12775 euro 2.50 evitiamo i balsamo labbra colorati che macchierebbero mascherine - bagno doccia da 400 ml euro 3.95 1)Argan codice 94907 2) fiore cotone & mimosa codice 07043 3) olio di oliva codice 05936 4) mandorla & fiori di arancio codice 05863 5) Hamamelis codice 75951 euro 5.95 - latte corpo Karitè 400 ml codice 42517 euro 10.95 - trattamento karitè 100% codice 42616 euro 14.95 - latte corpo hamamelis 400 ml codice 76926 euro 9.95 - Shampoo delicatezza codice 91854 euro 4.95 🅒🅞🅜🅔 🅕🅤🅝🅩🅘🅞🅝🅐? Scelgo il prodotto o i prodotti che voglio donare, commento il post indicando il codice e la/le quantità. Continua a leggere nei commenti. #covid_19 #covid19italia #teamscurti #crocerossaitaliana #solidarietà #protezionecivile #teamscurti #yvesrocheritalia (presso Umbria) https://www.instagram.com/p/B-KNmSJC5_y/?igshid=1ni9t7oplgw4q
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ilmercantevoghera · 5 years ago
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ATTENTI ALLA MANDORLA! E ... no! Possono essere simili ma uguali proprio non lo sono.Lo dicono i medici e i nutrizionisti. La mandorla fa bene, molto bene. Se ne dovrebbero mangiare dalle tre alle sei al giorno. È uno scrigno di salute per l’alto contenuto di acidi grassi insaturi, polifenoli, vitamina e, magnesio, calcio e proteine vegetali. E non togliete la buccia: aumenta la popolazione dei batteri intestinali buoniÈ quanto emerso in uno studio condotto dalla dottoressa Giuseppina Mandalari e dai colleghi dell’ Institute of Food Research (IFR) di Norwich nel Regno Unito, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Microbiology Letters” della Federation of European Microbiological Societies (FEMS). Ma le mandorle non sono tutte uguali. Esistono quelle buone e quelle meno buone, quelle sane prive di sostanze tossiche e quelle trattate chimicamente dalla fase agronomica alla conservazione. Quindi è bene fare attenzione quando si comprano, cercando di privilegiare il prodotto italiano a costo di spendere qualcosa di più. Quindi occhio all’etichetta più che al prezzo. In occasione delle vs. cerimonie vi sarà sicuramente capitato di dover acquistare i confetti e di trovarne di forme e prezzi anche notevolmente differenti tra loro o con denominazioni fantasiose. Più la mandorla utilizzata per la produzione del confetto è di qualità, minore è lo strato di zucchero che compone la copertura:- Mandorla d'Avola: ha una copertura sottile e che rende il confetto particolarmente morbido al morso.- Mandorla spagnola: copertura media che nella maggior parte dei casi risulta discretamente morbida.- Mandorla californiana (ma anche mandorle piccole o irregolari o mezze mandorle): alto spessore di zucchero che rende il confetto un pericolo per i denti. E' quasi superfluo far notare che su un chilogrammo di confetti più zucchero abbiamo meno mandorla troviamo e quindi una percentuale alta di zucchero consente di ridurre notevolmente il prezzo di un prodotto comunque di bassa qualità. LE CARATTERISTICHE DELLE MANDORLE- - La mandorla di Avola: è una delle più famose e buone mandorle italiane, coltivata nel Siracusano, l’estremo lembo sud-orientale della Sicilia. È tutelata da un Consorzio (www.consorziomandorlaavola.it) e in attesa di Igp da Bruxelles. Intanto gli effetti del lavoro svolto dall’ente di tutela sono evidenti: una rete di pasticcieri, confettieri e trasformatori che utilizzano il marchio “mandorla di Avola” registrato nel 2006. Eccellente per per le qualità organolettiche ma anche per le proprietà nutrizionali di cui sopra, e con una quantità di polifenoli tre volte superiore a quelle californiane.La mandorla di Avola comprende 3 cultivar principali.La pizzuta, considerata la regina delle mènnule, è la mandorla eletta della confetteria e della pasticceria di altissima qualità. Il guscio è duro e liscio, con pori piccoli e un’estremità appuntita. Il seme è grande, ha la forma di un’ellisse larga e piatta di colore rosso cuoio, con la superficie rugosa, un’elegante caratteristica puntina e un’apprezzabile uniformità tra i semi. Ha note aromatiche straordinarie ricche e rotonde eppure delicate.La fascionello non ha l’eleganza estetica della pizzuta ma non difetta in bontà e qualità aromatiche, leggermente più dolce e delicata della sorella maggiore perché più grassa, quindi scartata dai confettieri perché le sostanze oleose potrebbero macchiare il confetto. La forma è più tondeggiante, panciuta e appuntita rispetto alla pizzuta e la consistenza più morbida. Ottima comunque per gli altri usi di pasticceria.La romana o corrente d’Avola viene usata solo in pasticceria non è per il sapore, ricco e pieno, ma per la forma un po’ triangolare e irregolare e perché spesso dentro un guscio se ne trovano due gemelle quindi di spessore dimezzato.Poi c’è la mandorla di Toritto, una delle migliori mandorle italiane, molto apprezzata dai produttori di torrone di qualità. A differenza dell’Avola ha un guscio morbido che si rompe facilmente con le mani. Non prende la strada dei confettifici ma solo per la forma piccola e panciuta del seme, non idonea ai confetti. Il gusto è eccellente, intenso e insieme equilibrato ed elegante, con spiccata pastosità e note di burro in chiusura. In più ha un alto contenuto in olio e acidi grassi polinsaturi e una bassissima acidità. La zona di produzione è il territorio di Toritto, in provincia di Bari, dove si sono sviluppate varie cultivar che prendono il nome di illustri cittadini torittesi: la Antonio De Vito, più pregiata ma rara perché meno produttiva, e la Filippo Cea, più diffusa. E ora le mandorle straniere.Le più famose e importate sono la spagnola e la californiana,che spesso vengono spacciate per le siciliane e le baresi. - - La mandorla spagnolaha una forma più rugosa e solcata rispetto alle altre mandorle. Il sapore è migliore della californiana ma non raggiunge la potenza aromatica e la pastosità di una siciliana o di una barese: rimane più scarica e più legnosa. - - La mandorla californianala superficie è più liscia e la resa del 60% contro il 20% di quelle italiane. Un bel risultato per i produttori e per il profitto. Ma non per il gusto e la salute. Perché la resa è dovuta all’irrigazione, che la ingrassa ma ne diluisce anche il sapore. In una parola: sa di poco, di noce di cocco, comunque è molto meno gustosa delle nostrane di qualità. La resa è dovuta anche ai trattamenti a gogò. «le mandorle californiane contengono un alto contenuto di aflatossine, cancerogene e neurotossiche» denuncia polemico Corrado Bellia, presidente del Consorzio della mandorla di Avola. Un dettaglio che suona contraddittorio se non beffardo dal momento che, per pubblicizzare la propria mandorla e promuoverne il consumo quotidiano, gli Usa hanno puntato sul suo valore nutrizionale e nutraceutico. «Nel 2007 la Comunità Europea ha bloccato le mandorle californiane denunciandone la tossicità – continua Bellia –. Come è andata a finire? La Cee ha emanato norme con l’innalzamento dei livelli di tolleranza di aflatossine sulla frutta secca, sia sulla materia prima che sul trasformato». Attualmente oltre la metà della produzione californiana viene importata in Europa. PER CONCLUDERE: PREFERITE LA MANDORLA ITALIANA, IN ALTERNATIVA DIFFIDATE DI PRODOTTI PARTICOLARMENTE ECONOMICI. Tratto da: https://www.gamberorosso.it/notizie/articoli-food/attenti-alla-mandorla/ Come riferimento prezzo/qualità si consideri sempre quello del negozio fisico: il negoziante sa benissimo che ogni tipologia di prodotti da cerimonia che fornisce concorre alla valutazione del proprio lavoro e che la qualità gli garantisce il ritorno del cliente. Centri commerciali e acquisti online sono sempre da valutare con estrema cura: in questo caso la finalità della vendita è il realizzo economico del momento e l'affezione del cliente non viene tenuta in gran considerazione dato che questi operatori punto essenzialmente sul fattore "Acquisto d'Impulso". L'acquisto d'impulso è sempre determinato da motivi irrazionali ben codificati (orgoglio, affetto, emulazione, paura) anche se vengono quasi sempre giustificati da motivi razionali.Proprio per questo, cioè perché non sono frutto di attività razionale e ponderazione, gli acquisti d'impulso sono spesso quelli a maggior rischio di pentimento. Ci si lascia incantare dal momento, dai colori, dal prezzo conveniente per poi ritrovarsi ad aver acquistato una merce di "breve soddisfazione". È il classico dilemma di Ulisse incantato dalle sirene. "Donare una bomboniera è il gesto più appropriato per dire grazie,per lasciare il ricordo delle emozioni di un giorno speciale,un dono per chi ha condiviso con noiun momento particolare o un traguardo importante". DAL 1969 A VOGHERA BOMBONIERE E STAMPATI PER CERIMONIA http://mercantedisogni.wixsite.com/mercantesognivoghera Bomboniere e stampati per cerimonia: Nascita - Battesimo - Comunione - Cresima - Compleanno - Laurea - Matrimonio - 25° Argento - 50° Oro Mercante Di Sogni - Bomboniere e Stampati - Voghera Le fotografie che pubblichiamo sono una parte dei nostri servizi in lavorazione e dell'aggiornamento delle collezioni. Questo servizio, solitamente offerto dalle aziende del settore vendita e confezione di bomboniere, ha lo scopo di illustrare le diverse soluzioni per la confezione degli articoli proposti ai propri clienti. 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shesinfashioncc · 5 years ago
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