#Pillole di visioni
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thegoregoregirls · 18 days ago
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Pillole avanzate da Halloween
La fine della Spooky Season è sempre un momento molto deprimente per ogni appassionato di horror che si rispetti; non che il resto dell’anno il cinema dell’orrore sparisca delle nostre vite, anzi, è solo che in ottobre diventiamo tutti un po’ psicotici e sembra quasi che il mondo giri intorno alla nostra passione. Adesso ci sentiamo come Michael che mangia i cereali con aria affranta. Ma niente…
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passaggioalboscoedizioni · 2 months ago
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Nella grande famiglia di Passaggio al Bosco stanno nascendo decine di progetti che contribuiranno a diffondere il nostri pensiero in ogni ambito. Tra questi, uno dei più interessanti è inquadratureperfette_, fondato dall’ottimo Attilio Sodi Russotto e teso alla riscoperta e al rilancio del cinema.
Dalle prime fantasmagorie di Mélies alle meraviglie digitali di oggi, celebriamo la cura con cui ogni autore ha plasmato visioni uniche.
Con saggi, recensioni, pillole dal passato e incursioni nel presente, esploriamo ogni angolo della Settima Arte, per ricordare che il cinema, oltre la plastificazione moderna, è ancora pura poesia in movimento. Ogni fotogramma è un tuffo al cuore, un sogno che prende vita sul grande schermo.
🎬 Buona visione.
#inquadratureperfette
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drheinreichvolmer · 10 months ago
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CAPITOLO 18
Hans però non poteva immaginare che, nel frattempo, il tirapiedi del duca aveva assistito alla discussione avvenuta in precedenza tra padre e figlia. Il galoppino aveva seguito la giovane Hanna in paese, e al momento propizio l'aveva rapita. Inutile ogni tentativo della ragazza di opporsi a quel rapimento, era notte fonda, nessuno poteva giungere in suo aiuto. Mentre Olga e i due ragazzi provavano invano di calmare Heinreich, Hans era sceso in paese a cercare Hanna. Della giovane figlia del suo titolare però non vi era traccia da nessuna parte. L'unico indizio era un orecchino di Hanna trovato a terra, probabilmente la giovane lo aveva perso durante una colluttazione. Ripensando agli eventi recenti, Hans cominciava a sospettare che l'aggressione notturna al castello e la misteriosa scomparsa di Hanna fossero collegate.
Intanto al castello la situazione era seriamente drastica, il barone infatti non mostrava alcuna reazione agli stimoli esterni. Stava sdraiato sul letto, impassibile come una statua di pietra e senza emettere alcun rumore. Appena era possibile udire il suo respiro, inutilmente la signorina Keller cercava di farlo reagire. Secondo Edith il trauma era stato talmente grande da averlo praticamente paralizzato. I due giovani infermieri osservavano impotenti la situazione, cercando di capire come poter aiutare in quel frangente loro zio. Al ritorno, mentre Hans osservava il suo titolare, un nodo giunse al suo petto per il dispiacere. Come poteva dirgli, in quel momento così fragile, dei suoi sospetti? E soprattutto, che probabilmente Hanna ora fosse in pericolo. Poco dopo, Hans e Olga si ritrovarono in sala a discutere della situazione, il biondo si rese conto che le paure che da diverso tempo affliggevano la sua collega non era state così infondate. Heinreich, il quale si era da poco ripreso dalla sua momentanea paralisi, osservava nel mentre le pillole da prendere prima di coricarsi, che come sempre Hans gli aveva lasciato sul comodino. Si rese conto che con tutta quella situazione si era dimenticato di prenderle. Vide in quella dimenticanza un segno che forse non aveva più senso nemmeno continuare a riguardarsi. Prese in mano quella manciata di pillole, per farla poi sparire scaricandola giù nel water. Il medico sorrise, era come se si fosse liberato di un peso, si sentiva improvvisamente più sereno. La sua coscienza si complimentava con lui, insistendo che aveva fatto la giusta scelta, ormai per lui non c'era più alcun scopo per andare avanti. Aveva perso Emma, ed ora persino Hanna lo aveva abbandonato, per quale motivo doveva continuare a esistere?
Ad un tratto, i suoi occhi si sgranarono, materializzata di fronte ad essi l'immagine di una Hanna che gli sorrideva amabilmente, invitandolo ad avvicinarsi. Poi, improvvisamente, lo spingeva via allontanandolo, dicendogli che lo odiava e che la sua vita sarebbe stata migliore se fosse morto lui al posto di sua madre. Il barone cominciò a ridere e piangere istericamente, la sua mente lo stava portando alla completa pazzia. Cercava di scacciare quelle visioni, ma esse diventavano sempre più reali e più dure da allontanare. L'uomo indietreggiò, e voltatosi verso la finestra della sua camera, i suoi piedi fecero dei lenti passi verso di essa. Camminava quasi a tentoni, e attraversando il bagno, preso da una mania, iniziò a scagliare di mezzo qualsiasi cosa si trovasse nei suoi dintorni. Aprì la finestra, con una foga tale da far sbattere i vetri; e sentì una leggera brezza colpire il suo viso. Lo sguardo posato sulla vista al di sotto, le allucinazioni non facevano che offuscare la sua visione; mentre un dolore atroce dilaniava il suo cuore. La sua fine sarebbe stata l’unico modo per liberarsi da ogni sofferenza.
Fortunatamente, Edith e Klaus, avendo saputo da Hans che il barone si era rinvenuto, si stavano dirigendo verso la sua camera. Udito il fracasso, si precipitarono da lui; giusto in tempo per vedere il medico salire sul bordo della finestra, pronto a lasciarsi cadere nel vuoto. Il suo viso era bagnato dalle lacrime, e la sua disperazione era ben visibile; non c'era tempo da perdere. L'uomo si gettò, ma fortunatamente Klaus si era lanciato in tempo, riuscendo ad afferrarlo prima che fosse troppo tardi. Ora i due penzolavano giù dal bordo, con Edith che teneva saldamente le gambe del suo giovane collega. L'infermiera tentò di tirarli dentro entrambi, ma era davvero troppo peso per lei da sola.
<< Edith per l'amore del cielo non mollare la presa, o qui finisce male. >> incalzò Klaus mentre faticava a sorreggere Heinreich.
<< Pensi che non lo sappia?!>> gridò lei istericamente. La giovane cercava di tirare con tutte le sue forze, mentre Klaus a sua volta cercava di non lasciar andare la presa. Le mani dei due ragazzi iniziavano a far davvero male, ma nonostante questo non cessavano di insistere.
<< Zio, lo so che la tua mente ti sta dicendo il contrario ma devi reagire. Ti prego, questo sarebbe un ottimo momento!>> disse Klaus esasperato. Edith continuò a tirare, non sentiva più le braccia; ma con un ultimo sforzo riuscì finalmente a recuperare Klaus. E grazie al suo aiuto, con l’unione delle loro forze, tirarono finalmente dentro lo zio, entrambi in affanno dalla fatica. L'uomo però iniziò ad agitarsi, non voleva in nessun modo essere salvato; fino a che Klaus, preso dall'esaurimento dal suo atteggiamento, colpì il medico con uno schiaffo.
<< Era l'unico modo per avere un po' di stima.>> incalzò il barone.
<< Io ti stimo. >> rispose Klaus.
<< Che vuoi stimare, non mi stimo nemmeno io. >> replicò il medico.
<< Sì, io ti stimo! >> insistette Klaus.
<< No non lo dire!>> ribatté lui, rifiutando di ascoltarlo.
<< È la verità! Ogni dolore che hai sentito, noi lo abbiamo sentito assieme a te. Lo so come ti senti adesso, lo so che senti di aver perso tutto, ma non è così! >> lo scosse Edith.
<< Tutte le persone di questa casa che hai aiutato, le hai aiutate con il cuore, e questo Hanna lo sapeva. Ma non esiste solo lei, ricordalo. Lo so che lei è il tuo sangue, e che hai bisogno di lei, ma ti stai dimenticando di noi, zio. Stai dimenticando la tua famiglia!>> gridò Klaus, per poi scoppiare a piangere addosso al medico insieme ad Edith. In quel momento, il barone si rese conto di quanto dolore stava per causare ai due ragazzi, si rese conto che se quei due infermieri lo consideravano così tanto, non poteva essere così mostruoso. Capì che ancora non era tutto perduto, ma soprattutto, che non poteva venire a meno alla sua promessa fatta ad Emma, di tenere la figlia al sicuro.
Il mattino seguente, il duca si era presentato alla casa del padre di Heinreich. Il vecchio non si aspettava tale visita da parte sua, ma nonostante questo, non perse occasione per lodare l'uomo e definirlo il figlio che non era riuscito ad avere. Il duca non era interessato alle sue lodi, difatti lo ignorò e si mise subito ad illustrare il suo piano. Se non era riuscito a sposare Emma, si sarebbe rifatto sposandone la figlia. Lui subito si oppose, ricordando al duca che doveva limitarsi ad eseguire gli ordini. Hanna era solo una pedina per arrivare ad Heinreich, nulla di più. Il duca cominciava ad essere stanco di essere sottoposto ai comandi di quel vecchio ignobile, rendendosi conto che non aveva più bisogno di quell'alleanza per ottenere la sua vendetta nei confronti del barone. Adesso, l'anziano era solo un ostacolo, e sicuramente a lungo andare sarebbe diventato solo un problema. E proprio per questo motivo, era meglio toglierlo subito di mezzo. Si posizionò alle spalle di Albrecht, e di colpo mise un fazzoletto contro il suo naso e la sua bocca, applicando una certa pressione. Il fazzoletto era imbevuto di un potente veleno, il vecchio si dimenava cercando di liberarsi da quella presa, finché non smise di lottare. Il duca sorrise compiaciuto, ma poco dopo vide arrivare la badante; la quale, accortasi dell'omicidio, si mise a urlare per chiedere aiuto. Si gettò poi verso l’uomo ed iniziò a colpirlo, cercando di scacciarlo di casa; ma ad un tratto il duca la spinse via con forza, facendola cadere a terra. La badante sbatté fortemente la testa, non rialzandosi più dal pavimento. Assicuratosi che fosse morta, Van Dien si mise poi in contatto con uno dei suoi scagnozzi, facendogli presente di venire a sbarazzarsi in fretta dei due corpi. In seguito, uscì dalla casa per recarsi al luogo dove finalmente avrebbe incontrato la giovane figlia del barone.
Era mezzogiorno in punto quando Hans raggiunse la casa dell’anziano barone. Nonostante fosse da molto tempo a conoscenza di dove viveva, questa era la prima volta che il biondo metteva piede in quell'appartamento. Hans era convintissimo che il vecchio sapesse perfettamente dove trovare Hanna, e soprattutto, credeva che dietro alla sua scomparsa ci fosse il suo zampino. Quello che però lo attendeva era un'amara sorpresa, il biondo infatti entrando si accorse subito del corpo senza vita della povera badante; sotto la cui testa una pozza di sangue aveva macchiato irreparabilmente la moquette. Hans si mise un paio di guanti in lattice per poter esaminare la ferita sul cranio della donna. A giudicare dalla lesione, la donna era sicuramente caduta nel tentativo di difendersi da un possibile aggressore. Non fece nemmeno in tempo a finire la sua teoria che immediatamente, alzando lo sguardo, vide le spoglia del vecchio barone sulla poltrona. Hans rimase scioccato, non aveva alcun senso. Chi altri poteva voler morto quell'essere oltre al suo titolare? La situazione diventava ogni minuto più complicata, pensò il biondo. Di punto in bianco, udì dei rumori provenire dall'entrata, e rapidamente si nascose dietro il divano; chiedendosi chi mai stesse per giungere, sicuro che a breve avrebbe avuto delle spiegazioni. Infatti, pochi secondi dopo scorse un uomo vestito di nero entrare nel salotto. E quando lo vide indossare una tuta bianca, simile a quelle del reparto RIS, il biondo si rese presto costo che era stato mandato per far sparire le tracce del delitto. Si alzò allora dal suo nascondiglio, palesando allo scagnozzo mandato dal duca la sua presenza. L'uomo, notando il biondo, fece un sorriso quasi compiaciuto.
<< Tu devi essere il braccio destro di Von Reichmerl. Il duca è rimasto impressionato dalle inaspettati dote di voi tirapiedi. >> disse l'uomo osservando Hans.
<< Tirapiedi sarai tu, non credo che siamo allo stesso livello allo sguardo dei nostri titolari, amico mio. Comunque, sono impressionato a mia volta che il duca si sia cagato un po' sotto per colpa nostra. >> rispose Hans sarcasticamente.
<< In ogni caso, non posso certo lasciarti tornare a casa. Un cadavere in più o in meno non mi cambia niente. >> replicò il tirapiedi mettendosi in posizione di difesa.
<< Un corpo a corpo? Beh, avevo giusto bisogno di un po' di ginnastica, ti ringrazio!>> controbatté il biondo posizionandosi lui stesso, prima di fiondarsi contro il suo avversario. Il combattimento corpo a corpo tra i due uomini era inteso e arduo, nessuno dei due si stava risparmiando; per la prima volta dopo anni il biondo si rese conto di aver trovato un degno avversario. L'appartamento piombò rapidamente nel caos di quello scontro, ed una volta trovatosi in cucina, il tirapiedi del duca prese dal cassetto del mobile un coltello per colpire il suo rivale. Hans riuscì a difendersi grazie ai suoi riflessi, prendendo dal tavolo un tagliere di legno per usarlo come scudo; per poi rispondere all’attacco mirando alla testa. Lo picchiò con forza con il tagliere, lasciandolo per qualche istante confuso; ma ben presto il combattimento riprese più intenso di prima.
<< Devo ammetterlo, le voci sono corrette, sei davvero caparbio per essere un quattrocchi! >> incalzò l'uomo provocando il biondo. Hans però rimase impassibile a quelle provocazioni, aveva imparato a restare freddo e lucido senza concedere alla rabbia di offuscare la sua mente. Questo era stato possibile grazie ai numerosi allenamenti sostenuti assieme alla signorina Keller. Tutto a un tratto, lo scagnozzo del duca colpì la mano di Hans, facendogli perdere la presa sulla sua arma provvisoria. L'uomo pregustava giù la vittoria, convinto di aver messo ormai il biondo alle strette. Quando però l'individuo stava per mettere a segno un fendente, Hans si mosse in tempo evitando la coltellata; e subito dopo contrattaccò con un calcio rotante, disarmandolo. L'uomo, finito a terra per l’impatto, strisciò verso l'arma per recuperarla, ma il biondo calpestò la sua mano, provocandogli un forte dolore.
<< Vorrei continuare, ma al mio titolare non piace quando perdo tempo durante le mie ore di lavoro, quindi direi di finire qui questa storia. >> dichiarò Hans, prima di estrarre una pistola dalla sua giacca e sparare un colpo alla fronte del tirapiedi. Osservò seccato le macchie di sangue che gli avevano sporcato la giacca elegante. Poco dopo, prese i tre cadaveri e li nascose nel portabagagli del suo fuoristrada, le voraci anguille del castello avrebbero pensato al resto.
Nel contempo il duca austriaco aveva raggiunto un castello abbandonato nel sud della Svizzera. Sorrideva gioito al pensiero che a breve avrebbe potuto incontrare finalmente la giovane Hanna. La ragazza si guardava attorno spaesata, quando vide entrare il duca nel castello.
<< Con quale diritto mi tenete prigioniera? >> domandò freddamente la giovane.
<< Prigioniera? No, avete frainteso le mie intenzioni. Voi siete qui per essere protetta. >> rispose pacatamente il duca.
<< E da chi dovrei essere protetta? >> chiese la ragazza confusa.
<< Da voi stessa, pare che frequentate gente poco raccomandabile. >> replicò il duca austriaco. Durante la loro conversazione, i due vennero raggiunti da un vecchio vescovo convocato con l'intenzione di celebrare il matrimonio tra Hanna e il duca.
<< Guardate nel vostro cuore figliola, questa unione potrebbe portare finalmente la serenità nella vostra vita. >> proferì l'anziano vescovo.
<< E con chi dovrebbe essere fatta questa unione? >> disse la ragazza ancora più confusa.
<< Queste nozze potrebbero finalmente garantirvi un futuro lieto, mia cara. >> incalzò il duca prendendo la mano di Hanna. La ragazza subito ritrasse indietro la mano, quasi disgustata da quel gesto.
<< Esiste un solo uomo capace di portare serenità nella mia vita!>> replicò la giovane, iniziando ad irritarsi.
<< Lo stesso uomo che vi priva da anni della vostra libertà? In ogni caso, dovete dimenticarlo. >> dichiarò il duca mentre osservava severamente la ragazza.
<< Quando mio padre verrà a sapere le vostre intenzioni, passerete un brutto momento, signore! >> ribatté Hanna nervosa.
<< Temo che quando vostro padre verrà qui, lo attenderà solo una brutta sorpresa. Non ho avuto Emma ma vi garantisco che avrò voi, con le buone o con le cattive!>> insistette l’uomo mentre afferrava il braccio della ragazza. Hanna si trasse indietro scappando via in lacrime, andandosi a rifugiare in una delle stanze del castello. Il duca diede poi ordine di far recapitare al castello di Von Reichmerl un invito speciale alle nozze, riservato al barone.
Al castello, nel frattempo, Hans si era ricongiunto al barone e ad Olga dopo essersi sbarazzato dei cadaveri, in modo da raccontare cosa fosse accaduto alla casa del padre di Heinreich.
<< Dopo questo mi sembra ovvio che dietro la scomparsa di Hanna ci sia Van Dien, ma per quale motivo rapire Hanna? >> domandò Olga osservando il titolare.
<< Per vendicarsi di me. Non è riuscito ad avere mia sorella, e adesso vuole riscattarsi sposando mia figlia. Van Dien ha firmato la sua condanna!>> rispose il barone furioso.
<< Che cosa hai intenzione di fare? È ovvio che si aspetta il tuo arrivo, non puoi andare lì senza un piano come uno sprovveduto. >> replicò Hans pulendo i suoi occhiali da vista.
<< Non mi serve un piano, troverò quel miserabile e lo farò pentire di aver rapito mia figlia! >> disse il barone alzandosi dalla poltrona. Ad un tratto, il giovane infermiere Klaus corse nella stanza stringendo una pergamena tra le mani.
<< Hanno recapitato un messaggio importante, era dentro una bottiglia che hanno lanciato dentro al castello. >> disse Klaus mostrando la bottiglia.
<< Che c'è scritto in quella pergamena, coraggio Klaus parla. >> incalzò Hans osservando l'infermiere.
<< Siamo tutti invitati alle nozze del duca Van Dien, la testa dello zio sarà il regalo di nozze per la sua sposa. >> rispose l'infermiere riprendendo fiato.
<< Se dovesse portare a termine questa folle idea, il maledetto potrebbe anche riuscire a mettere le mani su questo castello! >> dichiarò Hans chiaramente nervoso. Il barone strinse i pugni e fece per lasciare la stanza, ma venne fermato in tempo dalla signorina Keller.
<< È una pazzia, non puoi andare da solo, Heinreich!>> insistette la donna preoccupata.
<< Questa è la mia battaglia, non la vostra! E poi.. vi ho già chiesto anche troppo in questi anni. >> rispose il medico abbassando lo sguardo. Olga prese tra le mani il volto del titolare alzandogli il mento, e osservandolo dritto negli occhi.
<< Quella notte non le hai fatto una promessa solo tu. Io le ho promesso che saresti stato bene, e che nonostante tutto avresti continuato a vivere. Noi veniamo con te, così è stato e così sarà sempre!>> disse Olga, determinazione nella sua voce.
Nel mentre al castello abbandonato, Hanna era stata raggiunta dal duca austriaco. << Sii consapevole che non hai scelta mia cara, ricorda che se loro verranno qui moriranno uno ad uno. >> incalzò il duca osservando la giovane, parlando con un tono calmo e minaccioso allo stesso tempo, << Se però farai la brava potrei risparmiare la vita dei tuoi amici Edith e Klaus. >> Hanna non gli diede alcuna risposta; la sua testa bassa mentre lacrime rigavano il suo viso, si sentiva così dannatamente impotente.
Erano ormai finiti i preparativi, il medico aveva indossato la sua mimetica militare risalente ai tempi dell'accademia ed i suoi anfibi.
<< Tu ed Edith resterete qui, dobbiamo pensare alla salvaguardia del castello, ma soprattutto del resto del personale. >> disse il medico rivolgendosi ad Olga.
<< Conta pure su di noi, e mi raccomando date un bel calcio nel culo al duca da parte mia! >> replicò la giovane infermiera Edith, affermazione alle quale Heinreich si fece scappare una risata. Dopo di che, lui e Klaus partirono a bordo del fuoristrada di Hans, guidato da quest'ultimo. Le due donne li salutarono con un gesto della mano, in cuor loro speravano di vederli tornare presto a casa sani e salvi.
Raggiunta la ex casa di caccia del padre del barone, i tre uomini si sedettero al tavolo di legno per studiare un piano su come fare irruzione nel castello dove si trovava prigioniera la povera Hanna. Hans immaginava che sicuramente il duca, prevedendo il loro arrivo, avrebbe già circondato il castello di guardie. Klaus quindi propose di fare da esca per attirare la loro attenzione, mentre Hans gli avrebbe guardato le spalle; e in questo modo permettere al medico di entrare nel castello per raggiungere la figlia.
Il duca Van Dien, proprio in quel momento, stava tentando nuovamente di approcciare la giovane Hanna; rammentandole la proposta di matrimonio. Tuttavia, ancora una volta la ragazza si oppose mostrandosi ostile al nobile tanto insistente. Il duca non si perse però d'animo, reiterò invece alla fanciulla che sicuramente la sua famiglia sarebbe venuta nel vano tentativo di liberarla, ed era lì che avrebbero trovato una tragica sorte. Hanna rimase pietrificata da quelle parole, al solo pensiero che potesse accadere qualcosa di tragico alla sua famiglia fece smettere per un attimo di battere il suo cuore. Il duca austriaco decise quindi di proporle un accordo: nessuno della sua famiglia sarebbe morto o rimasto ferito se lei avesse acconsentito a quelle nozze forzate. Hanna si sentiva con le spalle al muro, non aveva alcuna scelta. Senza guardare in faccia l'uomo, gli porse la mano e si fece mettere l'anello con il quale si impegnava a mantenere quella promessa, nel vano tentativo di proteggere la sua amata famiglia.
Il barone, assieme ad Hans e Klaus, aveva deciso di attendere che il sole calasse per mettere in pratica il piano per salvare sua figlia. Al giungere del tramonto, i tre uomini raggiunsero il castello abbandonato e con l’aiuto di un binocolo, scrutarono le varie guardie messe a difesa del decaduto maniero. Come da piano, il giovane infermiere Klaus fece cadere su di sé l'attenzione delle sentinelle, avventandosi su di loro per istigare uno scontro. Nonostante il numero maggiore, il ragazzo teneva duramente testa ai suoi avversari attaccando e difendendosi senza sosta, armato di un coltello da caccia. Ad un tratto Hans, che dalla cima di un albero vegliava su di lui, si accorse che Klaus era sotto tiro da parte di una guardia posizionata su una delle torri. Ecco allora che prese da terra un arco, e dopo aver incendiato la punta di una delle frecce, la fece scoccare riuscendo a centrare la guardia, ferendola gravemente. Quell'improvvisa azione fece agitare gli uomini, i quali avvisarono immediatamente il duca sulla situazione in corso. L'uomo, affacciandosi dalla finestra, vide lo scontro in corso, restando quasi sconvolto che due semplici uomini riuscissero a causargli tanti problemi. Furioso, diede comando di mandare altri uomini sul posto, ma con ancora più urgenza, diede ordine al vescovo di sposare lui e Hanna all’istante. La ragazza venne presa da una delle guardie con forza e trascinata via; mentre il vecchio vescovo, uomo corrotto fino al midollo, la guardava portare via senza il minimo rimorso. Il duca teneva saldamente il busto della giovane, quasi temendo che sarebbe potuta fuggire, anche se sapeva che sarebbe stato impossibile. Il vescovo osservò i due cominciando a celebrare la sua omelia; sotto gli occhi sprezzanti di Hanna, non poteva credere che un uomo osasse parlare in nome di Dio mentre contribuiva ad una unione forzata. All’improvviso il duca, stanco di aspettare, spinse la ragazza a terra bloccandola sul gelido pavimento della stanza. Il vescovo intanto, come niente fosse, proseguiva la celebrazione di quel folle matrimonio.
<< Potete prendere questo corpo, ma non avrete me! Non avrete me!! >> gridò la giovane dimenandosi con tutte le sue forze.
<< Staremo a vedere!>> replicò il duca cercando di strapparle il vestito. Fu allora che il medico fece la sua apparizione, sfondando la finestra dopo essersi lanciato con una fune da una delle torri vicine.
<< Papà! >> disse sorpresa e rincuorata Hanna nel vederlo lì.
<< Siete arrivato tardi Von Reichmerl, ci hanno appena sposati. >> lo stuzzicò il duca austriaco alzandosi dal corpo della ragazza. Prese poi una spada, mettendola in mostra al barone.
<< La riconoscete questa? Apparteneva a vostro nonno... non credete che sia quasi ironico che io adesso la usi per mandarvi ad incontrarlo? >> dichiarò Van Dien.
<< Non temerò mai la spada di mio nonno! >> ribatté Heinreich con sicurezza. Il duca, di colpo, affondò la lama verso il suo viso sfregiandolo sulla guancia; come molti anni prima il barone fece con lui durante il loro duello. Diede poi una spada al suo avversario, voleva uno combattimento alla pari; e così, sotto lo sguardo spaventato di Hanna, cominciò lo scontro tra i due uomini. Nel contempo Klaus era riuscito ad entrare nel castello, incrociando il vecchio vescovo che cercava di darsi alla fuga con l'oro del duca. Il giovane fece un sorriso compiaciuto, dopo di che corse verso l'uomo, e lo spinse con un calcio giù dalla torre.
<< Vada a farsi un bel soggiorno all'inferno!>> disse l'infermiere divertito.
Nel mentre, lo scontro tra il medico e il duca si faceva sempre più intenso, fino a quando il barone non venne messo al tappeto dal suo avversario. Hanna divenne pallida vedendo il duca pregustare la sua vittoria, puntando la punta della lama sotto al mento del medico. La ragazza si coprì terrorizzata il viso con le mani, ma fu in quel momento che la porta della stanza si aprì di colpo; ed un’ascia raggiunse il duca colpendolo al cranio, uccidendolo. Il corpo dell’uomo cadde a terra accanto ai piedi del medico; e sia Hanna che suo padre osservarono stupiti la porta, dalla quale poi videro sbucare Hans.
<< Ho mantenuto la mia promessa, Emma. >> disse il biondo tirando un sospiro, il suo sguardo verso l'alto. Hanna corse ad abbracciare in lacrime il padre, dopo tutto quello che era appena successo, la sua rabbia era come svanita.
<< Sei qui.. sei vivo! >> parlò la ragazza commossa, accarezzando il suo volto. Hanna, travolta dai sentimenti, stava per baciarlo; ma lui la fermò prendendo saldamente il suo volto tra le mani.
<< Non chiederò il tuo perdono, perché quello che ho fatto è imperdonabile.. ero accecato dall'odio e dalla vendetta, ho sempre creduto che lo stessi facendo per il tuo bene, ma stavo pensando solo a me stesso. >> disse Heinreich guardandola negli occhi. Hanna aveva un’espressione stupita sul viso, in quel momento era certa che non le stesse mentendo, che quelle parole provenissero dalla sua parte più profonda.
<< Hanna, io voglio solo che tu sia felice, non importa se questo significherà vivere senza di te. >> proseguì accarezzando il viso della figlia. La ragazza, alle sue parole, si commosse; suo padre la stava davvero liberando da quella gabbia dorata che la teneva prigioniera da tutta la vita? Hanna si strinse al suo petto, abbracciandolo, voleva fargli sapere che la sua libertà non doveva per forza significare non essere più sua figlia. Hanna e Klaus, che nel mentre li avevano raggiunti, osservavano la scena emozionati a loro volta; erano fieri della scelta che lo zio aveva fatto.
Era ormai trascorso un mese da allora, Hanna da poche settimane si era trasferita in Germania e stava frequentando una prestigiosa accademia d'arte. Voleva realizzare il sogno che sua madre non era mai riuscita a compiere, anche se ogni tanto provava nostalgia per la sua amata famiglia. Finalmente nel paese di Hartmann era tornata la pace, e ogni debito verso la casata Von Reichmerl era stato assolto dal barone. Quel giorno, il paese si era riunito per l'inaugurazione di una nuova biblioteca, che sarebbe stata gestita dal giovane Caleb Edward Cox, realizzando il suo sogno di avere una biblioteca tutta sua. Al castello invece tutto scorreva serenamente, e i due giovani infermieri Edith e Klaus stavano progettando il loro viaggio in Giappone per l'estate di quell'anno. Anche Hans e Olga passavano le loro giornate tranquilli, potevano infine vivere senza doversi preoccupare di qualche imminente intrusione nel maniero.
Intanto, Heinreich aveva da poco raggiunto Zurigo per prendere parte a un'importante mostra d'arte finanziata dal museo. Mentre si osservava attorno, sentì uno degli organizzatori vantarsi di essere riuscito ad avere come ospite d'onore la famosissima pittrice polacca Nina Azarova. Ammirando le opere esposte, si accorse ad un tratto di un dipinto che raffigurava un uomo angelo che si libera delle sue catene; ed avvicinandosi alla tela notò anche la presenza della celebre artista. Alla sua vista, il medico rimase senza parole, quella donna somigliava in maniera spaventosa alla sua defunta sorella Emma. Spostò nuovamente lo sguardo sulla tela, ed intrigato dalla figura ritratta, ne chiese il significato alla pittrice.
<< Solo guardando dentro noi stessi si può trovare la cura. >> rispose l'artista sorridendo. Il barone, rimasto colpito da quella dichiarazione, sorrise a sua volta, continuando a conversare con la donna davanti a quel dipinto.
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cresy · 2 years ago
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ANGELI: pillole di poesie Formato Kindle di Crescenza Caradonna (Cresy)
ANGELI: pillole di poesie Formato Kindle di CRESCENZA CARADONNA (Autore)  Formato: Formato Kindle Formato Kindle0,00 €3,00 € per l’acquisto Pillole di poesie.Gli Angeli se non ci fossero bisognerebbe inventarli, sono lontani ma così vicini pregano per noi, ascoltano le nostre storie, cantano, donano visioni di nuovi cieli e mondi per una terra nuova di vita. Un Angelo non sta dall’altra parte…
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mirtart-blog · 6 years ago
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Una serie fantascientifica retro che strizza l’occhio al grande cinema
  Preceduta da una campagna pubblicitaria martellante, la serie Maniac ha debuttato il 21 settembre sulla piattaforma Netflix e ha subito diviso il pubblico. Che voi l’abbiate amata oppure no, Maniac ha sicuramente il pregio di non lasciare indifferenti.
Libero adattamento dell’omonima serie norvegese del 2014, i 10 episodi firmati alla regia da Cary Fukunaga – vincitore dell’Emmy per la regia di True Detective – e alla sceneggiatura da Patrick Somerville – autore di Leftovers – spingono la pazienza dello spettatore al limite in un’operazione a metà strada tra la psichedelìa ed un sci-fi retro.
Ambientato in una New York del futuro – quale futuro non è chiaro – dove la Statua della Libertà è rimpiazzata da una Statua dell’Extra Libertà, Maniac ruota attorno a Owen Milgrim (Jonah Hill), rampollo disadattato di una famiglia altolocata alle prese con uno scandalo scottante,ossessionato da una serie di visioni che lo spingono talvolta al limite della catatonia. La sua psiche gli gioca brutti scherzi e lo tiene sospeso tra realtà e fantasia, costringendolo in un limbo di inutilità. E ad Annie Landsberg (Emma Stone), una tossica dalla personalità borderline con sindrome di abbandono e la mania di rivivere sempre lo stesso giorno traumatico della sua vita.
I due si incontrano in una clinica per la sperimentazione di un farmaco che promette di risolvere ogni tipo di trauma e portare la felicità, il primo spinto dalla necessità di riacquistare il contatto con la realtà,nella speranza di sentirsi finalmente adeguato agli alti standard di una famiglia in vista, la seconda dalla prospettiva allettante di usufruire legalmente delle pasticche di cui sente di avere bisogno. Quando il computer che supervisiona gli esperimenti inizia ad assumere iniziative proprie sulla scia di un’antropomorfizzazione dei sentimenti – si sente depresso – i due cominciano a condividere le fantasie provocate dal trial clinico per mezzo della somministrazione di tre pillole – A, B e C. Nelle tre fasi sperimentali di individuazione, confronto e accettazione, i due si ritrovano ad essere ora una coppia anni 80 della classe media alle prese con il recupero di un lemure di grande valore, poi una coppia di truffatori di inizio 900 che tentano di recuperare un artefatto legato al Don Chisciotte durante una seduta spiritica, e così via.
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La narrazione, per tutto il corso della serie, sembra più interessata a cavalcare la storia di Annie la quale, nei fatti, pilota la risoluzione finale – sempre che di risoluzione si possa parlare. Laddove nelle intenzioni di Emma Stone e Fukunaga fosse importante che il personaggio femminile non facesse da appendice a quello maschile, in effetti viene a realizzarsi il contrario.
Annie, e il suo doppio nelle fantasie, spingono le trame, le alimentano, definiscono delle svolte; Owen è invece l’antieroe nevrastenico e schizofrenico che intimamente vuole credere che le sue fantasie siano vere, che ci sia un progetto, e che il suo obiettivo sia salvare il mondo.
RIFERIMENTI CINEMATOGRAFICI
Nei subconsci al neon in cui i personaggi fluttuano, lottano e si confrontano, emergono le infinite proiezioni dei fantasmi del passato, in un citazionismo sfrenato che se solletica il palato di molti cinefili e non solo da una parte, non manca di disorientare lo spettatore più passivo.
Palese al limite del tributo dichiarato, il riferimento a Il dottor Stranamore nella puntata 9, durante la scena di spionaggio ambientata alle Nazioni Unite. Durante queste stesse sequenze non è difficile intravedere tutta una serie di riferimenti agli spy movie, la serie di Bond, la dinamicità alla Matrix. In una scena di dialogo (che non voglio trascrivere per non rovinarvi il gusto di vederla!) lui comincia a sanguinare dal naso; dopo poche sequenze sarà lei a sanguinare dal naso. Di personaggi cinematografici che sanguinano dal naso in determinate situazioni narrative ce ne sono così tanti che è impossibile non vederci un riferimento. Dal recentissimo Stranger Things, I Fantastici Quattro, l’adattamento del romanzo di Stephen King Firestarter – Fenomeni paranormali incontrollabili di Mark L. Lester, fino a Scanners di David Cronenberg.
Riferimenti a Magritte e al suo Ceci n’est pas un pipe. Nella cantina delle torture, durante la fantasia gangster movie style, campeggia una locandina che reca la scritta Ceci n’est pas un drill. Durante l’interrogatorio alle Nazioni Unite, Annie sta fumando una grossa pipa che richiama il quadro di Magritte.
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Letterale il riferimento al Signore degli Anelli.
Tra le righe ma non del tutto nascosto è il riferimento a Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman, il cui protagonista, interpretato da Jack Nicholson, si chiama Mc Murphy e alla fine del film viene lobotomizzato. In una scena in cui la madre di Mantleray cerca di convincere suo figlio e la dottoressa Fujita ad interrompere la sperimentazione, Mantleray la rassicura dicendo che non ci sono McMurphies.
L’iconografia di Alien ricorre sia nell’allestimento della sala comune nel laboratorio di sperimentazione sia nella scelta dei distintivi sui camici che sono identici ai distintivi Nostromo indossati da alcuni personaggi di Alien.
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Più sottile è il riferimento all’Edipo re di Sofocle nella scena in cui Mantleray resta accecato e grida: “Sono stato accecato dall’amore tossico di mia madre”.
Come queste, molte altre sono le citazioni presenti in Maniac, alcune più letterali altre solo accennate. Il più ovvio parallelismo, unanimamente riconosciuto, è comunque quello con Inception.
In effetti il citazionismo risulta così forzato, rigido e serrato da far pensare che l’intento fosse proprio quello di fuggire alle retoriche di genere ricorrendo a tutta una serie di dogmi cinematografici che se da un lato spingono la narrazione verso l’assurdo, dall’altro si pongono al servizio della rappresentazione del subconscio, necessaria alla logica del film.
In quello che appare subito come un pastiche di generi, Maniac si propone come uno sci fi futuristico, una fantasia algoritmica che rivisita la geografia del futuro sulla linea delle nevrastenìe, ponendo la tecnologia a servizio della psiche. Il grande mantra è che nessuno è normale. Ed è anche il messaggio che Fukunaga, in definitiva, tenta di veicolare più attraverso un medium psichedelico e con una fotografia che sfrutta l’iconicità di certi topoi cinematografici che attraverso la linearità della narrazione: l’importanza di sdoganare il concetto di sanità mentale. Le psicosi non devono essere un tabù e talvolta dietro il più grande trauma si nasconde solo il bisogno fisiologico di uscire dall’isolamento, di tornare a condividere, ad avere amici. L’ipertecnologia di Maniac resta sempre molto retro, non esibisce sè stessa per sensazionalità ma si distingue per una sorta di coscienza sociale. Ecco che compaiono piccoli robot ammaccati che raccolgono cacca dai marciapiedi, pubblicità di agenzie che propongono di adottare una vedova e i suoi figli.
Tutto risuona al ritmo di una ricerca della felicità che nei fatti è solo fittizia o comunque atta ad ingannare la mente. Lo dimostra l’esistenza di un’agenzia che fornisce falsi amici che rimpiazzino quelli che non è possibile avere nella vita reale. Se la visione di insieme appare caotica e disordinata, Maniac nasconde dettagli però molto interessanti. Si pensi alle influenze giapponesi che spingono la location del laboratorio verso atmosfere dal sapore quasi manga. I personaggi del dottor Mantleray (Justin Theroux) e della dottoressa Fujita (Sonoya Mizuno) sono quasi caricature di una loro ipotetica versione credibile. La scelta di un futuro analogico, inoltre, sembra suggerire un ritorno al passato che odora di nostalgia.
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Si tratta di scelte lette da alcuni come diversissimi ingredienti di un calderone pretenzioso ma che nei fatti contribuiscono a delineare una serie coraggiosa, che se da un lato non propone una tematica nuova, dall’altro osa con una narratività che stordisce. Ogni episodio, benchè decisamente breve, lascia esterefatti e ad un certo punto si comincia a dubitare delle proprie capacità di comprensione. Ma vale la pena andare fino in fondo.
Oltre ai grandi nomi dietro la macchina da presa, grandissimi nomi davanti, oltre ai già citati, tra cui Sally Field, Gabriel Byrne, Jemima Kirke, Billy Magnussen, Julia Garner, Ank Azaria.
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federicascoppa · 4 years ago
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Dal testo di C. Corbò👩🏻‍🎓 MEMORIA LIQUIDA. ... L' artista👩🏼‍🎨 condensa e salda in eterno in pillole di vetro paesaggi provenienti da visioni interiori e esteriori, liberando il colore dalla legatura e allontanandosi da alcun tipo di iconografia. Coglie solo la sostanza. ... From the text of C. Corbò👩🏻‍🎓 LIQUID MEMORY. ... The artist👩🏼‍🎨 condenses and then eternally melds in glass vials amazing landscapes created from inner and outer visions, realising color from the binding and avoiding any kind of iconography. It only captures the substance. ... AVAILABLE. 2020, technique glaze on glass, misures: circle diameter cm 15, glass cm 20x20, frame white cm 23,3x23,3. Ready to hang!🖼🖼🖼🖼 #artistoninstagram #art #instalike #contemporary #saatchi #auction #microscope #christies #sothebys #nature #world #covid_19 #incredible #image #discover #gallerist #museumlover #museums #collector #venice #italy #artsy #artworld #artlife #glass #divine #circle #purple #explosion #bigbang (presso Venice, Italy) https://www.instagram.com/p/CH83BrrluIU/?igshid=guggvmyqgz7b
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countbleck17 · 7 years ago
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Seduto nel buio , non posso dimenticare .
Anche adesso , mi rendo conto del tempo che non otterrò mai .
Un'altra storia delle pillole amare del destino .
Non posso tornare indietro di nuovo . Non posso tornare indietro di nuovo ...
Ma tu mi hai chiesto di amarti e l'ho fatto .
Traded le mie emozioni per un contratto a commettere
E quando ho visto via , ho solo finora .
L' altro me è morto .
Sento la sua voce dentro la mia testa ...
Non eravamo mai vivi , e non saremo nati di nuovo .
Ma non sarò mai sopravvivere con i ricordi di morte nel mio cuore
Mi hai detto di amarti e l'ho fatto .
Legato la mia anima in un nodo e mi ha fatto a presentare .
Così quando ho visto via , ho solo tenuto le mie cicatrici .
L' altro mi è andata .
Ora io non so dove appartengo ...
Non eravamo mai vivi , e non saremo nati di nuovo .
Ma non sarò mai sopravvivere con i ricordi di morte nel mio cuore
Visioni morti nel tuo nome .
Dita morte nelle vene.
Memorie perdute nel mio cuore
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itsdellaplace · 5 years ago
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         𝐑𝐎𝐒𝐀𝐋𝐄𝐄𝐍 && 𝐄𝐒𝐓𝐄𝐋𝐋𝐄   ⤻   many years ago, manhasset, ny.
‹‹ Jackson si è addormentato. ›› ‹ Cristo Santo! Ma che problemi ha quel bambino? › ‹‹ Ha visto sua madre impazzire di fronte uno stupido pagliaccio; ecco che problemi ha! ›› ‹ Non darmi della pazza, Estelle; mai più! › ‹‹ Devi farti vedere, Rosie. Io ti amo, lo sai; ma non possiamo più continuare in questo modo! Le tue fobie, le tue visioni ... Jackson è un bambino sensibile. ›› ‹ Quindi adesso sarebbe mia la colpa dei suoi problemi? › ‹‹ Ti sei mai presa cinque minuti, negli ultimi mesi, per osservare i suoi disegni? Hai visto che razza di mostri disegna? Sono tutti mostri che divorano te, che spaventano lui ... assorbe le tue paure, Rosie! Devi darti una fottuta regolata, cazzo! ›› ‹ Avresti dovuto portarlo tu in grembo. › ‹‹ Cazzo Rosie, brava! Molto maturo da parte tua. A quale bicchiere della serata siamo arrivati oggi? Il terzo, quarto? ›› ‹ E' solo il secondo e mi aiuta con l'emicrania, lo sai bene! › ‹‹ Come tutte quelle cazzo di pillole, immagino. ›› ‹ Devo lavorare, Estelle. › ‹‹ 'fanculo, Rosaleen. ››
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xvii-iii-mcmxcix · 8 years ago
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Vite assoggettate dalle favole Società mercato, città scatole Uomini parabole, teleschermi fabbriche Sogni a metà prezzo, rabbia, lacrime A comando sullo schermo, paradiso e inferno Stress quotidiano e purgatorio eterno Ragione o sentimento, pillole, macchine Ma è tutto quanto immobile, fermo immagine Luci ai riflettori, stringhe di comando Fiori artificiali, piombo, fango Polvere di stelle dall'industria dei miracoli Freddo sottopelle, buio, tentacoli Che afferrano in silenzio, voci amplificate Maschere di gesso, sorrisi e bastonate Perso dentro a un loop di visioni registrate Accumulo detriti, attriti, immagini sfocate Di una gara in cui se corre pe esse er primo Cani intorno all'osso con il ringhio di un mastino La fame nelle mani, nelle costole, addosso Occhi rosso sangue su una faccia da bambino Zio fino a qui, tutto bene manco troppo Chiesa, casa e Dio, spacciati più dell'oppio Un popolo in ginocchio davanti a un universo Di luci e di colori che dietro nasconde solo un vuoto immenso E sto perso, e sto perso
Canale Zero pt1 - Dj Argento
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pangeanews · 5 years ago
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“Dai alla gente concorsi a premi, riempila di informazioni innocue, rimpinzala di tanti ‘fatti’ e si sentirà intelligente solo perché sa le cose”. Le profezie del capitano Beatty: riflessione su “Fahrenheit 451”
Fahrenheit 451 di Ray Bradbury è un libro iconico che hanno letto praticamente tutti, e chi non lo ha letto ha visto la sua magnifica trasposizione cinematografica per mano di François Truffaut. Un tempo lo davano perfino da leggere a scuola. Però, come spesso accade per i super-classici, anche Fahrenheit 451 è diventato un monumento, e come tale muto, inespressivo; o meglio, inascoltato. Dopo quasi settant’anni dalla prima edizione, il libro ha per molti lo stesso viso di cera della moglie del protagonista Montag, quasi avesse ormai esaurito la carica dirompente.
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Bradbury non era un sociologo, ma possedeva di sicuro una mente brillante capace non solo di intendere certi meccanismi che governano la società, ma anche una notevole lungimiranza, propria del profeta che dal piccolo seme nascosto sotto terra giù scorge i rami e le foglie protese al cielo. Bradbury ha inoltre nobilitato la fantascienza, in particolare quella parte del genere letterario maggiormente attenta ai mutamenti sociali.
Oggi, dove al contatto umano si predilige la diretta streaming, dove la pubblicità ha permeato ogni spazio della vita, dove milioni di persone si anestetizzano con pillole, auricolari e chiacchiere vuote senza inizio né fine, Fahrenheit 451 spicca ancora una volta un balzo dalle nostre librerie per ricordarci di quali incredibili visioni è capace la Letteratura.
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Certo, i libri non si bruciano, per adesso. I festival del libro fioriscono, le librerie sopravvivono (alcune) e pare che il numero dei lettori sia addirittura in aumento di qualche decimale rispetto ai dati degli anni precedenti. Ma Bradbury ci regala alcune profezie nette e perfettamente in linea con i nostri tempi, e vengono i brividi se si pensa all’anno in cui il libro fu stampato per la prima volta, il 1951. Forse perché le società dominate dal consumismo sono destinate a seguire una strada comune e già ben visibile fin dai suoi primordi. Infatti, l’aspetto più sorprendente di Fahrenheit 451 è contenuto in un passaggio ben preciso. Tra tutti i personaggi del libro, il capitano Beatty è sicuramente il più misterioso. Pompiere da molti anni, conosce per filo e per segno come funziona il mondo, non sembra apprezzarlo, ma nemmeno pare gli dispiaccia. Conosce a menadito moltissime citazioni, come uno che ha letto molti libri, eppure è convinto che bruciarli sia la cosa giusta da fare. Potremmo dirlo un lettore deluso. Fin dalle prime pagine guarda con sospetto Montag e gli gira intorno come il gatto fa con il topo.
*
A seguito di un duro faccia a faccia con il capitano Beatty, Montag si rende conto che se i pompieri, ora, bruciano i libri (e perfino la gente che li legge), non è per via di uno Stato repressivo. La Legge è venuta dopo, gli uomini hanno abbandonato la parola scritta un po’ alla volta con il sopraggiungere dell’era tecnologica, per l’unico motivo che ormai ossessiona l’uomo moderno: la ricerca della felicità. Una felicità a tutti i costi, da raggiungere con ogni mezzo, perfino fuggendo davanti alla realtà utilizzando droghe e denunciando chi rifiuta di omologarsi. Il mercato diventa il modo con cui lo Stato può raggiungere ogni singolo cittadino; la minoranza delusa non sarà più tale, perché potrà trovare il suo spazio dentro alla grande famiglia della mercificazione, senza accorgersi d’essersi a sua volta venduta. Il sistema in cui si muovono i protagonisti di Fahrenheit 451 appare solido, ben organizzato, omologato forse, ma funzionale; in realtà nasconde una gravissima fragilità, un mondo che vive solo di apparenze, dove i suicidi sono all’ordine del giorno, dove i figli picchiano i genitori o si divertono a travolgere i passanti su macchine simili ad insetti scagliati ad altissima velocità. In Fahrenheit 451 i libri non sono soltanto libri, sono la memoria di persona esistite, sono ragionamenti, sono storie, sono qualcosa di vivo e pulsante che spunta da dentro cassetti, da dietro i cuscini, da sotto terra, spavaldi e incuranti del pericolo che corrono.
*
La Bibbia tra le mani di Montag, il libro più stampato di sempre e divenuto ormai rarissimo, con le pagine stracciare e malridotta, diventa oggetto sacro oltre la sua stessa sacralità, e brilla più vivo di qualunque volto umano. (Valerio Ragazzini)
***
«Più grande è il mercato, Montag, meno hai voglia di sollevare controversie, ricordalo! Ci sono sempre mini-minoranze che devono potersi pulire l’ombelico. Scrittori con la testa piena di idee malefiche, rinunciate alle vostre tastiere: e loro hanno obbedito. Le riviste sono diventate un bello sciroppo alla vaniglia o un tè per zitelle. I libri, come hanno detto i maledetti critici snob, si sono trasformati in risciacquatura di piatti: non meraviglia che non vendano più, a sentir loro. Ma il pubblico, che sapeva quello che voleva, si è fregato le mani e ha permesso la sopravvivenza dei fumetti. Naturalmente, anche delle riviste erotiche in 3D. Ecco la situazione, Montag: non è stata un’imposizione del governo, non c’è stato nessun editto, nessuna dichiarazione o censura, almeno all’inizio. Tecnologia, sfruttamento economico delle masse e pressione delle minoranze, ecco le vere cause, vivaddio. Oggi, grazie a questo, puoi essere felice a tutte le ore e leggere fumetti, i cari vecchi racconti di vita vissuta o le riviste di categoria. […]
Se non vuoi che qualcuno sia politicamente scontento, non fargli sapere che la questione ha due aspetti: digliene uno soltanto e non si preoccuperà. Meglio ancora, non dirgli niente. Fagli dimenticare che esiste la guerra. Se il governo è inefficiente, ingiusto e vuole troppe tasse, è meglio che rimanga com’è piuttosto che la gente si agiti. La pace, Montag. Dai alla gente concorsi a premi in cui basta conoscere le parole delle canzoni più famose, le capitali degli stati o quanto granturco si è prodotto l’anno scorso nell’Iowa. Riempila di informazioni innocue, rimpinzala di tanti “fatti” e si sentirà intelligente solo perché sa le cose. Loro crederanno di pensare, avranno l’impressione del movimento anche se non si muovono affatto. E tutti saranno felici perché i fatti di quel genere non cambiano. Non dargli armi sdrucciolevoli come filosofia, sociologia e altri strumenti per collegare le cose, perché è là che si annida la malinconia».
Ray Bradbury
*In copertina: Julie Christie nel film di François Truffaut, “Fahrenheit 451” (1966)
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ladyligeiaforever · 6 years ago
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                                       La fine del mondo (29/05/18)
George, da solo nella sua abitazione, una di quelle sere in cui l’aria si era fatta afosa per via dell’improvvisa ondata di caldo di quei giorni, si era chiesto che cosa doveva fare viste le circostanze. I giorni in cui aveva pianto e tremato pensando alla morte improvvisa di quella ragazza, per la quale aveva scommesso tutto, erano finiti. Sapeva che era viva e nascosta da qualche parte. Alla fine Jolly aveva ucciso la persona sbagliata, la ragazza morta per mano sua era la sorella, “la copia” della stessa creatura. George sospirò sdraiato sul letto, senza sapere bene cosa fare. A chi avrebbe dovuto rivolgersi per sapere che fine avesse fatto Tonja?
Aveva cercato di contattare Jolly attraverso il suo dispositivo molte volte, senza ottenere risposta. George immaginava che si fosse nascosto da qualche parte, oppure che avesse chiesto aiuto a qualcuno della sua “razza”. Comunque, pensava, era poco probabile che rischiasse di uscire dal suo nascondiglio per mettersi alla ricerca della vera Tonja. Questo era senz’altro un sollievo per lui.
In quei giorni aveva anche cercato di rimettersi in contatto con Henry senza riuscirci. Il suo amico di lunga data sembrava essersi perso nei meandri della sua mente. George non riusciva a capire il motivo di quell’improvviso silenzio.
I giorni passavano e George, nella sua veste di tecnico di laboratorio, trascorreva i suoi giorni al lavoro, in attesa di ricevere qualche notizia da Murray. Alla fine aveva deciso di rivolgersi a lui perché indagasse sulla faccenda di Tonja e del suo possibile nascondiglio segreto. Era tutto molto strano: l’improvvisa sparizione della ragazza, Murray e Jolly. Fu in una di quelle notti, durante il suo turno di lavoro, che George incominciò a rendersi conto di alcune cose. Sentiva che dentro di sé Henry avesse smesso di esercitare la sua influenza sulla sua memoria per permettergli di accorgersi di qualcosa. George si ricordò all’improvviso delle sue passate riunioni con il dottore. Possibile che Murray sapesse più di quanto dimostrava?
La luce si fece in un angolo della sua mente, ed egli ricordò quelle volte in cui era andato nell’appartamento di Murray fuori città. Si ricordò degli strani discorsi riguardo ai robot e alla fortuna di poter contare con degli amici influenti. Il dottore sorrideva in quelle immagini della sua memoria che incominciavano a farsi lucide come le scene di un film. Sentiva la presenza di Henry in una parte segreta della sua anima. Era talmente legato a lui che da tempo non lo immaginava più come un ospite, gradito o sgradito che fosse, ma come qualcuno di molto speciale, l’unico amico che avesse in quel mondo in cui egli stesso non era altro che un estraneo. Sentì le lacrime bagnargli il viso improvvisamente, e le sue labbra proferirono la parola: “Perdonami!” prima che un improvviso silenzio si facesse dentro di lui, e la stanza nella quale si trovava si oscurasse come se non fosse mai esistita.
“Henry, che cosa hai fatto?”
                                                             **
Alcuni giorni dopo il funerale, Alexander incominciò a dare segni di non stare bene. Le droghe che prendeva di solito quando era giù di morale non gli erano state di alcun aiuto. Sebastian, di fianco a lui, in quei giorni dopo la fine di due persone che entrambi conoscevano, non era riuscito a fare nulla per far sentire meglio il suo compagno. Alexander non aveva fatto altro che pensare a Caroline e a Rebecca in quei giorni. Di notte egli era convinto che entrambe venissero a fargli visita nei suoi sogni. Con i loro visi dolci e pieni di lacrime, entrambe somigliavano molto agli angeli scolpiti che c’erano nella piazza principale della città. Aveva amato tanto Rebecca, adesso poteva essere sincero con se stesso, non l’aveva mai dimenticata, e con ogni probabilità non ci sarebbe mai riuscito in tutta la sua vita. Nei suoi sogni rivedeva Rebecca in ospedale, l’ultimo giorno della sua vita, ma diversamente da quanto era successo nella realtà, essa prendeva all’ultimo minuto la decisione di non morire. Voleva vivere ancora per poter raccontare agli altri la sua verità: quel mondo incantato nel quale tutti credevano di vivere non era altro che una fantasia, il sogno di qualcuno che era stato tenuto in vita contro la sua volontà perché servisse agli scopi del sistema. Non c’era nulla di reale in quel mondo, forse bastava smettere di crederci per riuscire a guardare le cose per come erano veramente, senza travestimenti, ma anche senza speranze.
Alexander, di giorno, guardava sconsolato dalla finestra della sua camera e immaginava le due ragazze felici e sorridenti l’una di fronte all’altra in quel giardino che si allungava verso l’orizzonte. Erano quasi identiche fisicamente, come due sorelle, e al ragazzo piaceva pensare che lo fossero veramente. Chissà per quale scherzo del destino Caroline era stata creata in modo da somigliare così tanto a Rebecca? Il ragazzo pensava che si fosse trattato di un errore, ma non riusciva a spiegarsi che tipo di errore avessero commesso nel laboratorio di genetica della loro città. Un esperimento? aveva pensato qualche volta.
Il giovane non si accorgeva di stare lentamente scivolando in uno spazio senza tempo, un luogo della memoria da cui non c’era via d’uscita. Egli passava la maggior parte del suo tempo davanti a quella finestra, forse nell’attesa di qualche miracolo che trasformasse le sue visioni in realtà. Non si ricordava più per quante ore aveva pianto dopo aver afferrato pienamente il concetto della perdita definitiva di Caroline. Dentro il suo cuore, un sentimento testardo non si voleva arrendere all’evidenza. Da qualche parte nella sua anima egli voleva credere che non tutto fosse perduto.
Sebastian, sconvolto ancora dai fatti, dovette farsi forza e contattare l’ufficio medico del campus. Diversamente dagli istituti di secondo ordine, nelle scuole migliori c’era sempre del personale medico a disposizione. Un dottore in camice bianco lo visitò, chiese in maniera aperta a Sebastian se il suo compagno facesse uso di stupefacenti, e di quale tipo. Alexander rispondeva vagamente agli stimoli e parlava molto poco, semmai le poche cose che diceva non avevano nessuna relazione con il contenuto delle domande del dottore.
Il medico, di nome Murray, chiese di parlare con Sebastian da solo nel suo ufficio privato. Il ragazzo non sapeva più che cosa pensare. Aveva paura che il medico gli dicesse che bisognava internare il suo compagno in qualche ospedale psichiatrico ed ebbe molta paura.
Quel dottore, dai capelli brizzolati e dall’aria seria, fece entrare il ragazzo nel suo ufficio. Esso era arredato in maniera molto classica, con mobili dalle linee sobrie e alcuni quadri di variopinti paesaggi alle pareti. Una volta dentro lo invitò a sedersi davanti alla sua scrivania. Il dottore si tolse il camice che mise sulla spalliera della sua sedia. Sebastian, seduto comodamente su una sedia imbottita, vide per una frazione di secondo un lampo di luce attraversare gli occhi del dottore, pensò che fosse il riflesso della luce che proveniva dalla finestra e non ci fece caso.
“Mi dispiace per quello che ti sto per dire ma credo che il tuo compagno debba passare un periodo sotto osservazione in uno dei centri specialistici della città. Dobbiamo fare delle analisi per essere sicuri che il suo comportamento non sia dovuto all’effetto dell’assunzione smodata di stupefacenti. Una volta appurato il motivo, possiamo capire come procedere.”
Le parole del dottore furono come una doccia gelata per il giovane.
“Quando lei ritiene che sia meglio procedere?”
“Tra una settimana penso che ci sarà una camera libera nell’ospedale presso il quale lavoro. Nel frattempo cerca solo di essere comprensivo con lui. All’occorrenza dagli questo prodotto.”
Il dottore prese da una piccola scatola di cartone sulla sua scrivania una boccetta di vetro con dentro alcune pillole. Era la prima volta che Sebastian vedeva un farmaco del genere. Guardando il dottore negli occhi gli chiese se c’erano delle procedure da rispettare oppure dei moduli da firmare per il consenso. Murray sorrise in maniera meccanica e prese alcuni fogli prestampati dal cassetto della sua scrivania, offrì al giovane anche una penna per firmare. Sebastian lesse con attenzione quanto c’era scritto, gli dispiaceva dover dare il suo assenso per il trattamento del suo partner, ma d’altronde non c’era altra soluzione. Il documento considerava tutte le alternative, specificava i trattamenti e offriva anche numerose possibilità di scelta nelle cure. Ognuna di esse sarebbe stata sottoposta alla sua approvazione. Era un documento conciso e chiaro. Sebastian lo firmò e chiese al dottore d’informarlo appena fosse disponibile la camera di cui aveva appena parlato.
“Immagino- disse il giovane- che mi dovrò prendere la briga d’informare Alexander dei nostri accordi… anche se temo che presterà pochissima attenzione alle mie parole.” Le lacrime scesero dai suoi occhi appena finì la sua frase. Il dottore lo guardò comprensivo. Il giovane vide un timido barlume di luce nelle sue pupille e per un attimo parve confuso. Murray gli sorrise e lo rassicurò.
“Vedrai che tutto andrà bene, ho trattato casi simili in passato e posso affermare, modestamente, che quasi tutti i miei pazienti siano guariti con il giusto trattamento… ci sono stati solo pochissimi casi in cui i risultati, ahimè, non sono stati quelli sperati, ma sono stati veramente molto pochi.”
Sebastian si sentì stranamente sollevato dalle parole del medico. Prima di andare via lo salutò stringendogli la mano, il dottore fece un curioso gesto quando sentì la mano del giovane stringere la sua. Forse non è abituato a gesti amichevoli, pensò Sebastian prima di allontanarsi.
Murray, di nuovo da solo nel suo ufficio, mise prima in ordine alcune cose e dopo prese il suo dispositivo per contattare Otto. Dopo i convenevoli, gli chiese in maniera diretta come procedeva tutto con la loro “ospite”.
“Tutto procede bene da queste parti. La nostra ‘ospite’ non riesce ancora a credere alla sua gravidanza, anche se incomincia a mostrare segni inequivocabili del suo stato. Adesso riesce a farsi una ragione della morte delle due ragazze. Noi le abbiamo fatto capire che siamo lì per proteggerla, anche da se stessa se necessario. Meno male che, psicologicamente parlando, il suo stato d’animo sembra abbastanza stabile.”
Il dottore era contento delle buone notizie. Pensò che tutto stava andando come previsto.
“Senti, Otto, ti devo chiedere un favore. Nel caso ‘tu sai chi’ cerchi di mettersi in contatto con te, mi devi avvertire subito, dobbiamo vedere come fare. Sai, la faccenda è delicata, se si scopre qualcosa riguardo alla nostra organizzazione possiamo dire addio a tutto. Quel nostro amico non esiterebbe a tradirci tutti se sapesse che può aver salva la vita in quella maniera.”
“Lo so,” rispose il ragazzo, “non vorrei ammetterlo ma questo ‘amico’ ci ha procurato un bel grattacapo. Non pensavo che sarebbe stato così stupido da agire così, d’impulso, in maniera così violenta, un po’ come se avesse cercato di farsi giustizia da solo. Ma cosa hanno alcuni robot per la testa?”
“Non lo so,” rispose Murray, “comunque sia, quello lì è spacciato. Dobbiamo trovarlo noi al più presto e… disattivarlo, prima che lo faccia la polizia. Se potessi essere sicuro che lo ‘eliminassero’ subito, lo metterei io stesso nelle mani degli agenti, purtroppo sa troppe cose riguardo a noi.”
Il dottore si ricordava di come accidentalmente era venuto a conoscenza della relazione tra George e quell’informatore. George, o meglio il suo alter ego Henry, gli aveva raccontato tutto. Erano passati alcuni anni ormai, e Murray se ne era ben guardato dal mettere il suo amico al corrente di quelle segrete confidenze da parte del suo alter ego. In quell’allora non aveva ben capito quali fossero le reali intenzioni di Henry, un tempo conosciuto come Henry Lyndon. Aveva creduto che volesse solo sabotare il sistema. Le sue reali intenzioni non furono mai chiare per il dottore. Qualche volta aveva pensato che volesse solo mettersi a posto la coscienza, chissà.
Sorridendo, dopo aver dato gli ultimi consigli a Otto, chiuse la conversazione. I suoi occhi s’illuminarono di nuovo, perfino egli stesso notò quella sensazione elettrizzante che saliva dal suo petto e si manifestava attraverso il bagliore dei suoi occhi. Peccato per James, pensò. Costui era stato una brava “spia” che aveva fornito all’organizzazione un bel po’ di particolari riguardo al lavoro di Alfred Saint George. Tante volte il dottore aveva notato che “George” si comportava come se avesse voluto mettere a tacere il suo passato, ma certe cose in quel mondo nuovo si venivano a sapere lo stesso.
Murray aveva anche pensato che James, in un primo momento, avesse cercato di compiere quel delitto in modo da essere confuso con un essere umano. Non gli sarebbe costato nulla uccidere le ragazze a mani nude, ma qualcuno facendo le indagini, avrebbe potuto notare che era stata usata una forza anomala per strozzare le vittime… e così, stupidamente, si era tagliato con il coltello. Era una questione di tempo prima che nel laboratorio individuassero la vera natura di quel sangue. Meno male che il dottore aveva già provveduto a contattare alcuni membri del consiglio cittadino in modo che la faccenda venisse trattata con la massima discrezione. Ovviamente, dopo occorreva insabbiare tutto, come al solito.  
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thegoregoregirls · 3 months ago
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Pillole di fine estate
Volevo aprire la prima settimana di settembre con Longlegs, ma nel corso delle vacanze ho visto anche parecchi film interessanti, ed è tradizione del blog fare un riepilogo post pausa estiva. Ce n’è per tutti i gusti: survival, found footage, vampiri e zombie, horror comedy per alleggerirvi le giornate e incubi per rovinarvi le nottate. Ricordate che la Spooky Season è qui tra noi e che ci…
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Oliviero Toscani: «I giovani viziati sono più vecchi di me»
È uno dei fotografi più famosi del mondo, si è inventato un modo di essere testimone del suo tempo, odia i pubblicitari, detesta i giovani (alcuni) e i social network. E considera il fallimento la vera virtù
di Bruno Giurato
4 Marzo 2017 - 08:30
http://www.linkiesta.it/it/article/2017/03/04/oliviero-toscani-i-giovani-viziati-sono-piu-vecchi-di-me/33440/
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Altro che “shockvertising”, altro che campagne pubblicitarie fatte per colpire l’opinione pubblica. Diamo un’occhiata ai fatti, vale a dire, trattandosi di artista, alle opere, vale a dire trattandosi di fotografo, alle foto. A cominciare dalla gigantografia del 2007 con lo scatto della modella Isabelle Caro mangiata dall’anoressia. La Caro sarebbe morta tre anni dopo. Non è shock. È cronaca. Cose che succedono. O la serie dei manifesti sui condannati a morte che raffigurano veri condannati. ‪O gli indumenti insanguinati di Marinko Gagro ucciso nella guerra in Bosnia nel 1994. Cronaca di guerra‬. Oliviero Toscani ha rivoluzionato già dalla fine degli anni 70 il mondo della pubblicità -che consiste nel regalare sogni e desideri- infiocchettando pezzi spietati di realtà, e il suo modus è diventato provocazione solo nella ricezione, svegliando la censura, facendo discutere. Ma nasce innanzitutto come cronaca. E gli sforzi di Toscani per togliere la fotografia dalla sua dimensione estetizzante si notano molto bene già dai suoi lavori come ritrattista. Un’antologia superlativa la troviamo alla mostra milanese Più di 50 anni di magnifici fallimenti, curata da Nicolas Ballario, aperta alla Whitelight Art Gallery fino al 28 aprile. Tra l'altro Toscani sarà giudice insieme a Darcy Padilla e Caroline Hunter del talent show Master Of Photography, in onda da maggio su Sky Arte. Più di 50 anni di fallimenti. 75 anni appena compiuti (il 28 febbraio) ben portati. «Sono un radicale sfigato, come lei», dice dando qualche dubbio all’intervistatore di avere un’aria fin troppo democratica e ‪deracinè‬, mentre lui, Toscani pesca nel cellulare una foto con Marco Pannella, scattata negli ultimi giorni di vita del gran teramano. «Pannella mi indicava la finestra e diceva: “vedi quel piccione lì, mi vuol bene, viene a trovarmi tutti i giorni”»
Suo padre, Fedele Toscani, è stato il primo fotoreporter del Corriere della Sera. Sue le fotografie i Montanelli con la Olivetti lettera 22, sue le foto di Mussolini a Piazzale Loreto. Cosa le ha insegnato? Mi ha lasciato l’onestà del guardare, e soprattutto del sentire.
Che vuol dire? Vedere davvero cosa sta succedendo. Anticipare le cose. Mi ha dato il senso della contemporaneità.
E questo le è stato utile, per inventare alcune delle sue campagna pubblicitarie Io non faccio campagna pubblicitarie. Faccio fotografie. Ho lavorato con degli imprenditori, ma non ho mai lavorato con delle agenzie pubblicitarie, delle quali non ho nessun rispetto.
Perché? Sono dei cazzoni, fanno le ricerche di mercato, vogliono il consenso immediato. Loro dicono: la signora Maria non capisce un cazzo, ma sono loro le signore Maria. Come fa uno a farsi chiamare “direttore creativo”? Manco il padreterno.
I pubblicitari sono dei cazzoni, fanno le ricerche di mercato, vogliono il consenso immediato. Loro dicono: la signora Maria non capisce un cazzo, ma sono loro le signore Maria. Come fa uno a farsi chiamare “direttore creativo”? Manco il padreterno
E cosa pensa di aver lasciato ai suoi figli? Penso di avergli insegnato a non voler essere inutilmente ambiziosi. A non voler essere più di quello che sono.
Lei non è mai stato ambizioso? Ma per carità. Avessi voluto, cazzo.
Il successo e la fama però sono arrivati eccome. Cosa voleva? Raccontare il mio tempo, essere testimone del mio tempo. Ho la stessa età di Bob Dylan, e Muhammed Alì. Ho un anno in più di Mario Monti, ma lui non ha visto niente. Ha perso il treno. Un milanese col loden.
Una sua polemica recente, quella contro i giovani Non ce l’ho con i giovani, ce l’ho con certi giovani. Quelli viziati. Quelli che pensano che automaticamente la scuola e l’università li debbano portare da qualche parte, come se fosse un diritto. Ma non so da dove vengano questi diritti. Dicono: «Ah, io ho due lauree e non ho lavoro». Bene, vuol dire che sei stupido.
Ma non è una cosa un po’ paradossale che la generazione dei 60-70 enni sia ancora, nell’immaginario comune, quella dei giovani? Lo so, ma, per esempio, ne ho pieni i coglioni che la musica sia ancora quella dei Beatles e dei Rolling Stones. Voglio ascoltare musica nuova. Ma questa musica dov’è? Cosa c’è di nuovo? Non sento niente di nuovo in giro.
Umberto Eco disse: «i social network hanno dato voce a legioni di imbecilli». E io aggiungo: hanno messo gli imbecilli in ordine alfabetico. Se c’è una cosa non sociale sono i social network. Rendono semplicemente la gente stupida. Rincretiniscono.
Zuckerberg sta mettendo fuori la testa per entrare in politica… Come ha fatto Berlusconi, a suo tempo. Alla gente piace avere dei dittatori.
Ha detto che la Clinton le faceva molto più schifo di Trump. È ancora così? Adesso, se voglio, posso criticare Trump. Ma una stronza simile a capo dei democratici americani non mi piace e non mi piaceva, tantomeno come presidente. Hillary è una pura donna di potere, è sgradevole. L’ho anche fotografata…
C’è una fisiognomica della sgradevolezza? Si vede subito. Ho fotografato migliaia di persone. Quando una persona mi si presenta davanti per me la foto è fatta. E anche la persona è fatta. La gente è trasparente.
Ha il progetto Razza umana che va avanti da anni, fotografie di gente comune. Il mondo è fatto di esseri umani, non architettura.
Adesso, se voglio, posso criticare Trump. Ma una stronza simile a capo dei democratici americani non mi piace e non mi piaceva, tantomeno come presidente. Hillary è una pura donna di potere, è sgradevole
Razzismo, omosessualità, guerra. Le sue foto hanno modificato il modo di sentire delle persone. Conta più la politica o la cultura? Ogni immagine è anche politica. Io non faccio niente per cambiare niente. Non fate i mitomani voi giovani. Faccio semplicemente quello che mi piace fare, e per fortuna questo mi ha dato la possibilità di vivere, anche bene. Senza stipendio, senza posto fisso. Ci sono due o tre cose che ho imparato…
Per esempio? Non cercare idee. I pubblicitari, appunto, cercano idee. Chi cerca idee è perché non ne ha. Non ci sono idee, ci sono visioni che vengono concretizzate. Se cerchi un’idea troverai sempre un’idea del cazzo.
L’arte contemporanea è spesso fatta più di concetti e di idee che di artigianalità… L’arte contemporanea non mi interessa perché non è più arte. È roba che i ricchi si scambiano l’uno con l’altro. L’arte invece deve essere un servizio pubblico, non può essere mai privata. L’arte è cultura, ti deve portare a capire, a vedere, a sentire cose che non arriveresti a capire a vedere a sentire. La Crocifissione del Rosso Fiorentino non ti portra a capire solo il fatto religioso, ma la profondità delle cose in generale. L’arte serve a questo. Invece l’arte contemporanea sono solo cagate che servono a collezionisti, che si scambiano a prezzi folli. E poi la moglie di un texano le compra, per appartenere al mondo dell’arte.
E la fotografia? Da quando c’è esiste la vera documentazione della condizione umana. Se ci fosse stata ai tempi di Cristo forse Cristo non sarebbe così importante. La Bibbia forse non sarebbe stata scritta. Tanti eroi non avrebbero un monumento se avessimo documentato le violenze che hanno fatto. Al giorno d’oggi la vera arte, la nostra percezione della realtà, è l’immagine. Nei miei workshop lavoro con psicologi e altri artisti, non solo sulla tecnica fotografica. E noi viviamo di immagine. Il 95 per cento di quello che conosciamo lo conosciamo attraverso foto. E per di più tutti sanno fotografare.
Non c’è bisogno di tecnica? Ma no.
Qual è il suo fotografo preferito? Ce n’era uno in Piazza Duomo, che aveva a che fare con i piccioni che mi piace tanto, mi ricordassi il nome…
Sì, vabbè...
Ma il più bravo forse è Richard Avedon
Ha detto che le donne devono essere sobrie, dare più importanza all’essere piuttosto che al sembrare. Le femministe le hanno fatto un macello... Bah, comunque sì. La professione di "figa" è diventata la professione più importante per una donna. Le donne preferiscono essere fighe piuttosto che intelligenti.
Le fiche sono noioise, e il burqa delle donne occidentali è il nudo? No è Prada. È la moda. Una donna si mette il marchio e si sente sicura.
Domanda privata. È sposato da tanti anni, con ‪Kirsti Moseng‬ Vuole sapere se mi tira ancora l’uccello?
No, grazie, e poi ci sono le pillole. Vorremmo sapere se anche per lei come, diceva Vittorio Gassmann, il matrimonio ha qualcosa di eroticamente interessante… Altroché: più passa il tempo e più devi essere un maniaco sessuale. Infierire per 40 anni sulla stessa donna è una roba da maniaci. Comunque sul mio sito si vede, non occorre il matrimonio, basta una fotografia assieme
La professione di "figa" è diventata la professione più importante per una donna. Le donne preferiscono essere fighe piuttosto che intelligenti
Lei ha avuto parecchi guai con la censura La censura ha avuto parecchi guai con me
Bene, che ne pensa della satira di Charlie Hebdo, sul terremoto o su Rigopiano? Penso che anche quello che non mi piace ha diritto a esprimersi. A me Charlie Hebdo non piace. Ma anche se fanno la cosa più sgradevole che io possa pensare, hanno comunque diritto di farla.
Ha detto che i libri servono solo per sedercisi? No, non lo penso. Ma mi fanno tristezza le librerie, piene di libri che nessuno legge. E allora meglio sedercisi, su una pila di libri.
Le campagne pubblicitarie più difficili sono quelle a promozione della lettura. Perché? Queste campagne vengono fatte dai ministeri, e chi giudica alla fine è un funzionario, dei politici. Gli ultimi a capire le cose. La gestione della cultura e il giudizio finale viene da loro, e quindi sbagliano tutto. Ma fare una campagna sulla lettura per me sarebbe divertente.
Trova? All’uscita dei film c’è sempre qualcuno che dice “il libro è meglio”. Ecco. L’immaginazione in un libro non è costosa, ed è più grande di quello che un film riesce a dare. Si può immaginare l'irrealizzabile da qualsiasi regista.
La vecchiaia è il castigo di essere ancora vivi. Sei ancora vivo? bene, beccati 75 anni. Morire a 25 non è castigo. Morire presto è una fortuna. Se James Dean fosse ancora vivo, dopo tre film del cazzo, sarebbe una sega
A proposito dell’impossibile, ha detto che Padre Pio era come Hitler? Un imbroglione. Una volta mi invitarono a San Giovanni Rotondo, attraverso Renzo Piano che gli ha fatto la chiesa (una cosa bruttissima). Il priore voleva che facessi un libro. Sono stato in una cella da frate, e andavo a mangiare coi fratini, la cosa più bella. E poi sono andato in giro, per santuari e ospedali. Raramente ho visto qualcosa di così disgustoso.
Cosa? Il più grosso imbroglio che io abbia mai visto. Le crostine delle piaghe di Padre Pio. Le reliquie di sto paranoico. Un gangster religioso.
La sua mostra si intitola 50 anni di magnifici fallimenti. Fallire è essenziale. Colombo scoprì l’America fallendo come scopritore dell’India. Pensi al comunismo. Pensi a Che Guevara. Uno schizofrenico. Grandioso. Che non ha fatto niente.
Non ha fatto niente? Io conosco Regis Dabray, che era suo amico, ed era con lui in Bolivia. Mi ha raccontato che Guevara era un paranoico esaltato. MI ha raccontato che sono partiti in 101, e non c’è stato un campesino che capisse quello che dicevamo. «Non abbiamo convinto nessuno. Man mano ci uccidevano, ma non ci seguivano», mi raccontava Debray. Tutti i rivoluzionari sono dei paranoici. Dei falliti. Degli anormali assoluti. Così tutti gli artisti.
Qual è stato il suo peggior fallimento? Il mio miglior fallimento, semmai. Essere nato. Il vero fallimento sarà, forse morire. A parte diventare vecchio. La vecchiaia è il castigo di essere ancora vivi. Sei ancora vivo? bene, beccati 75 anni. Morire a 25 non è castigo. Morire presto è una fortuna. Se James Dean fosse ancora vivo, dopo tre film del cazzo, sarebbe una sega. La sua morte è stata un magnifico fallimento.
Ha paura della morte? No, della sofferenza. Vorrei subito l’eutanasia anche per il raffreddore. Sono per l’eutanasia anche per il raffreddore.
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viaggiatricepigra · 8 years ago
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Sabato Horror: The Other Side Of The Door
Titolo originale The Other Side of the Door Paese di produzione  India, Gran Bretagna Anno 2016 Durata 96 min Genere horror Regia Johannes Roberts Sceneggiatura Johannes Roberts Produttore 42, Kriti Productions Interpreti e personaggi Sarah Wayne Callies: Maria Jeremy Sisto: Michael (marito di Maria) Javier Botet: Myrtu Sofia Rosinsky: Lucy (figlia) Logan Creran: Oliver (figlio) Suchitra Pillai-Malik: Piki Trama The Other Side of the Door racconta la vicenda di una famiglia che, durante una tranquilla vacanza, viene colpita da un tragico incidente che porta alla morte del loro giovane figlio. La madre - inconsolabile - venendo a conoscenza di un antico rituale in grado di riportare indietro suo figlio per un ultimo saluto, intraprende un viaggio verso un antico tempio. La donna scopre così una misteriosa porta, il confine tra il mondo dei vivi e dei morti. Quando però disobbedisce al sacro ordine di non aprirla, l'equilibrio tra i due mondi viene sconvolto.
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Opinione  (Con Spoiler!) L'ho guardato con scetticismo, perchè non sapevo cosa aspettarmi. Era un pomeriggio noioso e girando su Sky mi sono imbattuta in questo film, che ho trovato banale e noioso. Parte abbastanza bene. Mostra una coppia che si trova in India e decide di mettere su famiglia in quel posto, anche se lontano dalla loro casa, ma abbiamo uno strappo, perchè da lì lei si sveglia nel suo letto e aggredisce il marito. Dovremo capire lentamente cosa è successo per causare questa rabbia. Scopriremo che hanno perso un figlio per un incidente, e grazie ad un flashback della madre vedremo cosa successe quel giorno. Usciti fuori strada, finiti in un fiume, la macchina va a fondo e la madre prende la figlia, portandola fuori, in salvo. Ha dovuto lasciare il figlio perchè incastrato e la figlia incosciente. Ha dovuto scegliere e non le è stato possibile tornare indietro per salvarlo. Una cosa che la divora dentro, infatti un giorno, non facendocela più, prende molte pillole provando a suicidarsi. Sarà la loro "domestica" Piki a parlare con la donna, per cercare di aiutarla ad andare avanti. Anche lei aveva una figlia, ma è caduta in un laghetto ed è morta da piccola. Per superarlo è andata in un tempio in mezzo ad una foresta, un luogo speciale dove si piò comunicare con i morti e le spiega come fare. Bisogna spargere le ceneri sui gradini davanti alle scale e chiudersi dentro per tutta la notte. E mai, per nessuna ragione, aprire la porta. Così Maria parte per questo luogo, sparge le ceneri di Oliver e si chiude dentro, scoprendo durante la notte il sotterraneo...ma è una scena fatta molto male e superficiale, che non fa altro che spaventarla e portarla a voler scappare. Ovviamente quando ha raccolto tutto ed è pronta ad andarsene, qualcosa dalla porta attira la sua attenzione. Dopo un inizio con urla e la porta che sbatte (mooolto spaventoso ed insaspettato *sbadiglio*), sente la voce del figlio, così parlano. Gli chiede scusa e lui, ovviamente, piange perchè vuole stare con lei. Maria resiste storicamente per tre secondi, prima che lui le dica che deve andare e apra la porta. Tornata a casa, dopo aver lasciato un biglietto in cui spiegava che aveva bisogno di tempo per riprendersi e che sarebbe tornata (non potendo spiegare del tempio), trova il marito in paranoia. La notte torna l'armonia e fanno l'amore. (wtf?) Scena molto ben fatta, soft, ma senza alcun senso! Va bene che dovresti avere la coscienza a posto, pronta a ricominciare la vita, ma di ritorno dall'ultima chiacchierata con tuo figlio morto, forse forse.....bah! Tempo zero, in casa si inizieranno ad avvertire cose strane. E chi se non la piccola Lucy verrà in contatto con quell'entità per prima?! La madre se ne accorgerà e insieme decideranno di tenere il segreto a Michael, ma le cose precpitano in fretta, nonostante lei non voglia crederci. Infatti farà di tutto per accogliere di nuovo Oliver e farlo sentire di nuovo in famiglia. Nasconde il tutto anche a Piki, perchè sa benissimo che disaproverebbe, ma diventa presto palese. Le piante appassiscono in pochi giorni, gli animali muoiono. Piki la avverte di distruggere tutto quello che potrebbe trattenere Oliver in quel posto, anche perchè Myrtu (guardiano dell'ade) lo sta cercando per riportarlo al posto in cui deve stare. Non la ascolta e le cose precipitano, tanto che Lucy viene aggredita dal fratello. Tra visioni e altro, lei sta uscendo di testa, ma ancora non dice nulla al marito. Un giorno, mentre sono fuori, Piki raccoglie ogni cosa di Oliver e la ammucchia in giardino per dargli fuoco e finire tutto, ma sente la voce della figlia chiamarla e...la segue! Lo sai che è morta! Lo sai che è un trucco! Dai fuoco a tutto....no, invece si lascia stregare e muore. Ma Maria ancora non capisce che deve finirla, che è pericoloso. Dovrà rischiare di perdere Lucy prima di decidersi a dare fuoco a quelle cose. Michael vede il falò e corre per fermarla, così lei esplode dicendogli tutto, sembrando una pazza. Dice a Lucy di dire la verità al papà, ma lei dice di non sapere nulla. (Immagino avrete già indovinato il perchè!) Dopo un po' di tira e molla, lei vede il viso della figlia capendo che è posseduta, aggredendola e (giutamente) facendo intervenire Michael che la chiude in camera, promettendole che la porterà da uno specialista. Ovviamente supertemporale  e, mentre lui cerca di chiamare qualcuno, la bambina uccide il cane con un enorme coltello (l'unica figura intelligente di tutto il film, che abbaiava davanti alla presenza di Oliver). Il padre la trova così e lei/lui si giustifica "Era cattivo, ora non farlo anche tu papà" e lo accoltella. Come infilare un coltello nel burro. Lentamente pure. E lui resta fermo. Quando la madre si libera troverà in soffitta un gruppo di sadhu (sacerdoti legati al mondo dei morti e a quel culto, che sembrano seguirla dal metà film), che cercano di finire tutto, ma uccidendo anche la bambina. Maria riesce ad avvicinarsi, grazie all'intervento di Michael (ancora vivo), chiedendo ad Oliver di lasciarla andare e che lei sarebbe venuta con lui. Blackout. Maria si risveglia sentendosi chiamare da Michael. Si trova su delle scale e trova della cenere sotto di lei. Si rende conto di essere all'esterno del tempio e sente il marito dirle che la vuole vedere, mentre lei gli urla di non aprire la porta.....fine! Insomma: che noia! Poteva essere gestita meglio tutta la parte riguardante la religione e l'ambiente indiano, che restano come fondo e basta. Trama noiosa e banale, piatta. Deludente! from Blogger http://ift.tt/2nV5XBN via IFTTT
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blogmusic-it-blog · 8 years ago
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Niente di Personale: esce "Pillole"
Niente di Personale: esce “Pillole”
Marco Goi e Michele Veneziano danno alla luce un progetto che oggi diviene un quintetto, che dal loro strato di base solidifica e sviluppa un sound che abbraccia sfumature tipiche di quel pop metropolitano e adolescenziale intrise di visioni pomeridiane…se proprio dovessi tradurre in immagine il suono del progetto Niente di Personale. Un esordio ufficiale che ha come titolo “Pillole”come ad…
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thegoregoregirls · 4 months ago
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Pillole dalla Fornace
Mentre ci sciogliamo esclamando che va tutto bene e non c’è nulla di strano, è sempre stato così e dopotutto a luglio fa caldo, io continuo a guardare film dell’orrore perché che altro vuoi fare? Non aiuta moltissimo il fatto che non ci sia tanta roba davvero importante disponibile qui da noi. Le grosse uscite americane arriveranno in Italia una a fine agosto (Maxxxine) e l’altra addirittura a…
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