#Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali
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Psoriasi: Pressing di Apiafco per l’Inclusione nel Piano Nazionale delle Cronicità
La presidente Valeria Corazza spinge per il riconoscimento della dignità della psoriasi e per una presa in carico multidisciplinare della patologia
La presidente Valeria Corazza spinge per il riconoscimento della dignità della psoriasi e per una presa in carico multidisciplinare della patologia. In Italia, la psoriasi colpisce circa 1,8 milioni di persone, di cui 250.000 soffrono di forme severe. La malattia, spesso considerata superficialmente come un disturbo dermatologico, è in realtà una patologia complessa che comporta un rischio…
#Adoi#Apiafco#artrite psoriasica#assistenza sanitaria#associazioni di pazienti#comorbidità psoriasi#Conferenza delle Regioni#conferenza stampa Senato#Diabete#diagnosi precoce#diritto alla cura#Diritto alla Salute#disagi psoriasi#gestione multidisciplinare#Giornata Mondiale della Psoriasi#impatto psicologico psoriasi#iniziative sanitarie#Intergruppo Parlamentare#liste d&039;attesa sanitarie#malattie autoimmuni#malattie croniche#malattie della pelle#malattie infiammatorie croniche#Ministero della Salute#Obesità#Patologie Cardiovascolari#patologie dermatologiche#Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali#Piano Nazionale Cronicità#prevenzione malattie croniche
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E’ nata la nuova Rete oncologica siciliana, “Cure migliori in tutta l’Isola”
E’ nata la nuova Rete oncologica siciliana, “Cure migliori in tutta l’Isola”
Read More Oltre ai nuovi percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta), l’incontro allo Steri è servito per mostrare agli addetti ai lavori e al pubblico la nuova sezione del portale “Costruire Salute” dedicata alla Reos The post E’ nata la nuova Rete oncologica siciliana, “Cure migliori in tutta l’Isola” appeared first on BlogSicilia – Ultime notizie dalla Sicilia. Palermo, reos, rete…
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30 apr 2020 19:04
“GESTIONE SEVERA PER LA FASE 2” – PARLA LUCA COLETTO, L’UOMO OMBRA DELLA SANITA’ LEGHISTA (PRIMA ASSESSORE IN VENETO OGGI IN UMBRIA): "IL MOSTRO C’È ANCORA, L’ABBIAMO SOLO FERITO – COSA NON FA FUNZIONATO? CODOGNO HA RAPPORTI DIRETTI CON WUHAN PER LA COMPONENTISTICA DELLE AUTOMOBILI, SE POI AGGIUNGIAMO ANCHE LA PARTITA VALENCIA-ATALANTA…" - LA RICETTA PER NON AVERE OSPEDALI INTASATI
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Abbiamo un rapporto tra il Pil e fondo sanitario che è intorno al 6.4 - 6.6 e in Olanda o in Germania siamo intorno all’11%, il doppio, perché è un sistema basato sulle assicurazioni/mutue. In Germania, infatti, se non paghi l’assicurazione fai anche fatica a curarti. Bisognerebbe ricordarselo qui in Italia”.
Camilla Povia per https://www.fondazioneleonardo-cdm.com/
"Se ci sarà un’altra ondata di contagi sapremo come muoverci. Il mostro c’è ancora, l’abbiamo solo ferito: non scordiamoci che può rivitalizzarsi in un attimo. E questo dipenderà solo dal nostro comportamento”. Luca Coletto, volto della sanità leghista sui territori, ragiona su quello che c’è da fare per fronteggiare un ipotetico ritorno del Coronavirus. Assessore alla Sanità delle giunte di Luca Zaia, poi sottosegretario del primo Governo Conte e ora assessore alla Sanità della regione Umbria, è convinto che la riapertura dovrà essere gestita “nel pieno rispetto delle regole”.
Secondo lei come si convive con la Fase 2?
“Ripeto, la gestione deve essere severa. Bisogna prima di tutto mettere in sicurezza chi ha più incontri nel corso della giornata: penso ai medici e a tutto l’ambito sanitario, gli operatori delle RSA, la polizia penitenziaria, chi lavora all’interno dei supermercati, i farmacisti e così via. Monitorando queste persone, dotandoli dei Dpi e regolando gli accessi agli esercizi aperti, siamo riusciti a controllare l’infezione. Da buon cacciatore so che se spari nel mucchio, di solito non prendi nulla. Dico sempre che bisogna sapere qual è l’obiettivo e poi agire di conseguenza”.
In Umbria sembra che ci siate riusciti. Dall’inizio dell’emergenza ci sono stati poco più di 1600 casi. E’ vero che la Regione non ha la stessa densità abitativa della Lombardia o del Veneto, però non può essere solo questo.
“Sicuramente è stata la gestione territoriale a salvare l’Umbria dall’intasamento ospedaliero. Da anni diciamo che il sistema sanitario vincente non è ospedalocentrico: non ha senso continuare a dare risposte come se fossimo indietro di quarant’anni. Un tempo la sanità non aveva mezzi di trasporto e di soccorso, non c’era una viabilità adeguata e dunque avevamo tantissimi piccoli ospedali che s��, ti davano la garanzia di un primo soccorso, ma poi diventava un terno al lotto.
Per fortuna dopo il decreto ministeriale 70/15 c’è stata una profonda razionalizzazione. I grandi ospedali rimangono il punto di riferimento nel comune capoluogo ma poi sul territorio è importantissimo avere strutture di rete e di base. Ma che senso ha avere ospedaletti in giro e magari un reparto di cardiochirgurgia che fa 10 interventi all’anno? Va definita attentamente la gerarchia degli ospedali e chi fa che cosa”.
Anche in Veneto è stato fatto così.
“Sicuramente è stata una delle prime Regioni dove questo sistema è stato messo in campo. Ci sono voluti anni e due piani socio sanitari ma ha funzionato. Potenziare la “fase territoriale” è la conditio sine qua non per non avere gli ospedali intasati. Anche perché negli ultimi anni l’aspettativa di vita è aumentata considerevolmente e di conseguenza serve una gestione delle patologie croniche degli anziani.
Non si può gestire la cronicità con l’ospedalizzazione, ci sono delle patologie che possono essere gestite con i ‘Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali’ (PDTA) attraverso le AFT (aggregazioni funzionali terapeutiche) o Case della Salute, seguite attraverso i medici di medicina generale. Luoghi in cui dalle 8 alle 20 è presente un presidio di medici a disposizione di tutti che attraverso il fascicolo sanitario online, con un solo click, può consultare facilmente il quadro diagnostico di quel particolare paziente, fare relative prescrizioni. Così facendo si tiene distante il paziente dall’ospedale perché esso deve curare solo le fasi acute: tutto il resto deve essere gestito sul territorio dalla medicina generale e dagli specialisti ambulatoriali”.
Allora se è tutto così facile come sembra, cosa non ha funzionato in questi ultimi tre mesi?
“Non darei colpe a chicchessia, tutti han fatto più di quello che potevano fare e siamo riusciti a limitare i danni nonostante tutto, poi la politica è un’altra cosa. Veneto e Lombardia sono una zona fortemente antropizzata, con grandi rapporti internazionali. Codogno ha rapporti diretti con Wuhan per la componentistica delle automobili, se poi aggiungiamo anche la partita Valencia-Atalanta con 50mila persone che si son trovate dentro uno stadio a strepitare, allora le abbiam fatte proprio tutte. E’ stata solo una congiuntura sfortunata”.
E se questa congiuntura sfortunata si fosse verificata al Sud, per esempio in Campania, dove abbiamo una densità abitativa superiore a quella della Lombardia.
“Guardi che anche noi in Umbria eravamo a rischio. Con 880mila abitanti avevamo solo 69 posti di terapia intensiva. La medicina territoriale va messa in condizioni di essere operativa, non mi stanco di ripeterlo. Da 69 posti letto siamo passati in poco tempo a 140, in Umbria abbiamo messo in campo 3 Covid Hospital con percorsi totalmente separati per evitare la diffusione del virus.
Abbiamo rastrellato i ventilatori da tutte le sale operatorie e abbiamo fronteggiato l'emergenza anche con l'aiuto delle donazioni delle Fondazioni ma anche con le forniture della Protezione Civile nazionale. Oltre al fatto che abbiamo gestito tremila pazienti a domicilio grazie alle USCA, task force gestite da medici di medicina generale (muniti di Dpi) che visitano a casa e che hanno strumenti diagnostici come l’elettrocardiografo o la possibilità di effettuare ecografie polmonari. Attivando i territori, questo virus si può combattere. Quanto meno non ci coglie impreparati”.
Sarebbe interessante capire quante regioni sono corse ai ripari in questi mesi, quante hanno avuto il tempo di organizzarsi per il futuro.
“Ah questo non lo so. Eppure si tratta solo di applicare una legge. Il famoso decreto ministeriale 70/15. L’abilità del politico è vedere dove sono le criticità e anticipare i tempi, si può fare incrociando i dati. Tra l’altro il nostro sistema sanitario è l il meno costoso a livello europeo ed eroga le prestazioni sanitarie a tutti senza distinzione di censo. Abbiamo un rapporto tra il Pil e fondo sanitario che è intorno al 6.4 - 6.6 e in Olanda o in Germania siamo intorno all’11%, il doppio, perché è un sistema basato sulle assicurazioni/mutue. In Germania, infatti, se non paghi l’assicurazione fai anche fatica a curarti. Bisognerebbe ricordarselo qui in Italia”.
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AL CUORE DEL PROBLEMA All’Ordine dei Medici iniziativa congiunta con l’Aidm reggina
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/al-cuore-del-problema-allordine-dei-medici-iniziativa-congiunta-con-laidm-reggina/
AL CUORE DEL PROBLEMA All’Ordine dei Medici iniziativa congiunta con l’Aidm reggina
AL CUORE DEL PROBLEMA All’Ordine dei Medici iniziativa congiunta con l’Aidm reggina
AL CUORE DEL PROBLEMA All’Ordine dei Medici iniziativa congiunta con l’Aidm reggina Lente Locale
R. & P.
Il 26 ottobre all’Auditorium dell’Ordine si è andati “al cuore del problema”, in una giornata interamente dedicata alla medicina di genere.
L’incontro, aperto con i saluti del dott. Pasquale Veneziano, presidente dell’Ordine, è nato dall’impegno congiunto della sezione reggina dell’Associazione Italiana Donne Medico e della Commissione Pari Opportunità dell’Ordine, che hanno voluto porre l’attenzione su come le caratteristiche legate al genere influiscano sull’insorgenza ed il decorso delle malattie cardiache.
Nel sottolineare l’impegno dell’Associazione Donne Medico nell’organizzazione dei percorsi di formazione e divulgazione, la dott.ssa Annamaria Rosato, presidente della sezione reggina dell’AIDM, ha chiarito che «la medicina di genere non è né la “medicina delle donne” né la “medicina del sesso femminile” e neppure una sorta di “medicina parallela”. Si tratta di una nuova dimensione, un approccio innovativo che segna uno dei cambiamenti più importanti in ambito biomedico. Già a partire dagli anni ’90 e poi in Italia a partire dal 2016 con i quaderni ministeriali, infatti, si è capita l’importanza dell’appropriatezza terapeutica ed il tema è oramai entrato nelle Università. Questa, dunque, la nuova prospettiva per il futuro: mirare a percorsi preventivi, diagnostici, terapeutici ed assistenziali specifici per ciascuno dei due sessi».
La dott. Anna Rosaria Federico, C
consigliere dell’Ordine e coordinatrice C.P.O., ha evidenziato che «l’Ordine è sensibile all’argomento, occupandosi già da tempo di medicina di genere ed organizzando diversi incontri in campo oncologico, immunologico e ginecologico. L’AIDM è impegnata a far conoscere e promuovere la medicina di genere poiché si è osservato che lo stato di salute può essere influenzato non solo da aspetti sanitari legati al sesso ma anche dai ruoli socio-economici e culturali», ha poi ricordato il «“paradosso della donna” per cui le donne vivono di più ma più in cattiva salute» ed ha, infine, sottolineato quali sono i vantaggi della medicina di genere: ridurre il livello di errore nella pratica medica e migliorare l’appropriatezza terapeutica.
La dott.ssa Anna Maria Danaro, consigliere dell’Ordine e coordinatrice C.P.O. ha poi posto in luce che sul tema della medicina di genere «c’è grande attenzione da parte di tutti gli Ordini. Ad esempio, a breve l’Ordine di Vibo Valentia organizzerà un convegno sul tema ed ha chiesto la partecipazione di tutti gli ordini regionali».
Che sia importante portare avanti i programmi di medicina di genere è stato posto in luce anche dal dott. Frank Benedetto, direttore UOC cardiologia UTIC-G.O.M. Reggio Calabria, che ha osservato come «la patologia ischemica coronarica delle donne sia, purtroppo, in aumento.» Le donne – ha affermato il dott. Benedetto – «si ammalano di più dal punto di vista cardiaco perché spesso tendono a minimizzare i sintomi e, quindi, a ritardare le cure. Questo ritardo determina un “risparmio di cuore”, che è pericoloso perché più tempo passa più aumentano le possibilità di morire. Dunque, è importante realizzare campagne di prevenzione e passare dalla medicina di attesa alla medicina di iniziativa. Nel nostro territorio tutto ciò avviene anche grazie al Centro Cuore che sta dando grandi risultati».
Il convegno, che ha visto la presenza anche degli studenti del liceo scientifico “Alessandro Volta” di Reggio Calabria, è stato organizzato in tre distinte sessioni, ciascuna delle quali ricca di relazioni di pregio.
Nella prima sessione la dott.ssa Serenella Caristo, delegata regionale AIDM Calabria e dirigente medico UOC malattie cardiovascolari geriatriche A.O. di Catanzaro, ha trattato dell’anatomia e fisiologia del cuore sottolineando le differenze di genere in rapporto all’età.
Il dott. Virgilio Pennisi, dirigente medico del G.O.M. di Reggio Calabria e direttore UOS terapia intensiva cardiologica, si è occupato delle cardiopatie ischemiche nelle donne.
Il dott. Alessandro Armaro ha relazionato su diagnostica e terapia interventistica in cardiochirurgia,mentre delle differenze di genere nelle patologie vascolari si è poi occupato il dott. Pietro Volpe, direttore UOC di chirurgia vascolare ed endovascolare e direttore del dipartimento Cardio-toraco Vascolare G.O.M.
Di rilievo anche la relazione su ictus e differenze di genere tenuta dalla dott.ssa Caterina Ermio, past-president nazionale AIDM, direttore ff UO di neurologia PO Lametia Terme, referente Dipartimento Salute della Regione Calabria, componente dell’Osservatorio regionale oltre che componente- medicina di genere FNOMCEO.
La seconda sessione si è aperta con l’intervento su cuore e menopausa della dott.ssa Elena Adornato, dirigente medico della cardiologia del G.O.M. reggino.
È seguita l’interessante relazione del dott. Massimo Siviglia, dirigente medico cardiologo emodinamista al G.O.M., che ha trattato della Sindrome di Tako-Tsubo.
Delle complicanze cardiovascolari nel diabete si è occupata la dott.ssa Antonella Accoti, dirigente medico UO Medicina Interna e Consigliere nazionale AIDM.
La dott.ssa Maria Domenica Crea, specialista in endocrinologia dell’Asp reggina nonché Vicepresidente AIDM sezione di Reggio Calabria, ha trattato dei rischi cardiovascolari legati all’età ed al sesso.
Il dott. Massimo Scimone, cardiologo responsabile del servizio di ecocardiografia fetale ASP Reggio Calabria, ha, invece, relazionato sul prolasso valvolare mitralico avendo sempre riguardo alle differenze di genere ed alle caratteristiche in età pediatrica.
A seguire, ha illustrato la relazione stress-cuore la dott.ssa Carmela Palumbo, psichiatra dirigente medico GOM e componente del direttivo AIDM, mentre del cuore senile ha trattato, nel suo intervento, il dott. Vincenzo Nociti, segretario dell’Ordine e direttore UOC Geriatria del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria.
Hanno partecipato, nella veste di relatori e moderatori anche i dottori: Silvana Capasso, pediatra, consigliere nazionale AIDM e coordinatrice del Comitato Scientifico AIDM; Giuseppe Zampogna, vice-presidente dell’Ordine dei Medici di Reggio Calabria; Antonino Zema e Domenico Tromba, consiglieri dell’Ordine dei Medici; Maria Giuseppa Giustra; Giuseppe Sera; Angela Amante; Vincenza Amato; Sara Castiglia; Domenica Di Certo; Carmen Marchese; Grazia Palermo.
Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Reggio Calabria
AL CUORE DEL PROBLEMA All’Ordine dei Medici iniziativa congiunta con l’Aidm reggina Lente Locale
AL CUORE DEL PROBLEMA All’Ordine dei Medici iniziativa congiunta con l’Aidm reggina Lente Locale
R. & P. Il 26 ottobre all’Auditorium dell’Ordine si è andati “al cuore del problema”, in una giornata interamente dedicata alla medicina di genere. L’incontro, aperto con i saluti del dott. Pasquale Veneziano, presidente dell’Ordine, è nato dall’impegno congiunto della sezione reggina dell’Associazione Italiana Donne Medico e della Commissione Pari Opportunità dell’Ordine, che hanno voluto […]
AL CUORE DEL PROBLEMA All’Ordine dei Medici iniziativa congiunta con l’Aidm reggina Lente Locale
Francesca Cusumano
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ANCONA – Presentato nel corso di una conferenza stampa presso l’aula Tosolini della Direzione Generale degli Ospedali Riuniti di Ancona il percorso diagnostico terapeutico ed assistenziale (PDTA) nella gestione del carcinoma ovarico. Coordinato dalla professoressa Rossana Berardi Direttore Clinica Oncologica Ospedali Riuniti di Ancona Univpm, è il risultato di un lavoro di condivisione tra gli oncologi è i ginecologi delle Marche.
“I percorsi terapeutici, diagnostici e assistenziali sono fondamentali per la migliore gestione dei pazienti oncologici. Oggi – ha detto la professoressa Berardi – parliamo proprio della proposta PDTA, ovvero di un percorso regionale condiviso tra gli operatori, in particolare gli oncologi, i ginecologi e tutti coloro che concorrono nella gestione del paziente con tumore ovarico.
Un percorso frutto del lavoro di mesi che ha visto insieme tutti i professionisti unitamente alle associazioni di volontariato Loto Onlus e Abracadabra il cui fattivo supporto è stato fondamentale in quanto il miglior percorso lo si costruisce insieme.
Oggi assistiamo alla nascita del comitato regionale Marche di Loto onlus, associazione già molto attiva in altre regioni che ora avrà una sede anche nella clinica oncologica proprio per rafforzare la partnership tra pazienti, associazioni, istituzioni e professionisti”.
Per la sanità marchigiana un ulteriore passo avanti nel percorso di eccellenza certificata, come ci conferma il Direttore Generale Azienda Ospedali Riuniti di Ancona Michele Caporossi.
“Abbiamo avuto alla fine di un lungo lavoro – ha sottolineato con orgoglio Caporossi – la conferma di una certificazione ISO9000 VISION 2015 che riguarda l’intera Azienda Ospedali Riuniti. Siamo riusciti a certificare il percorso del paziente, dalla presa in carico all’assistenza, alla riabilitazione fino alla dimissione. In Italia non vi è un’altra azienda che ha avuto questo risultato e per noi è motivo di grande orgoglio ma non tanto per attaccare sul muro una certificazione ma quanto per dire all’esterno che da noi sanità pubblica significa agire per il bene comune”.
“Il carcinoma ovarico – ha detto il Rettore dell’Univpm Sauro Longhi – è un problema ben noto di cui conosciamo le conseguenze e a cui spesso non si riesce a dare delle risposte. Qui però c’è un gruppo di persone che si sono messe insieme, che hanno creato sinergia e che sono convinto percorreranno una strada diretta sempre più verso la guarigione”.
“Oggi si parla di una patologia importante per la quale vi è la necessità di creare dei percorsi condivisi in cui i professionisti si possono scambiare le buone pratiche nella sua gestione – ha sottolineato Fabrizio Volpini Presidente della Commissione Regionale Sanità. Insomma, un’armonizzazione dei percorsi diagnostici terapeutici per una patologia importante quale appunto quella rappresentata dei tumori femminili”.
“Il tumore dell’ovaio è una patologia poco frequente ma molto complessa nelle necessità di trattamento per il quale non vi è un’indagine di screening come per il tumore della mammella, del colon-retto o del collo dell’utero. Con la professoressa Berardi – ha dichiarato la dottoressa Rosa Rita Silva – avevamo un sogno, quello di riunire intorno a un tavolo tutti i professionisti a vario titolo coinvolti in questa patologia difficile da diagnosticare e il traguardo raggiunto oggi rappresenta un momento molto importante.”
“Diventa fondamentale l’individuazione di un percorso, di un modello di cura – ha detto il prof. Andrea Ciavattini Direttore SOD Clinica Ostetricia e Ginecologia AOU Ospedali Riuniti di Ancona – questo sta alla base della possibilità di migliorare la qualità di cura in questo momento e quindi anche la sopravvivenza di queste pazienti. E’ un cancro che ha un’estrema complessità di gestione proprio perché la figura dell’oncologo, quella del radiologo e quella del ginecologo sono in realtà delle figure tutte un po’ alla pari ed è assolutamente fondamentale che ci sia un coordinamento che faccia in modo che il percorso della paziente sia sempre assistito”
Per il Direttore Sanitario Azienda Unica Regionale Nadia Storti, “questa giornata è molto importante perché finalmente si cerca di scrivere un percorso diagnostico-terapeutico non soltanto limitato all’Azienda ma che interessa tutta la regione dove verrà utilizzata la stessa metodica e tutte le donne potranno avere lo stesso trattamento.” Concetto ribadito da Roberto Papa, dirigente medico Ospedali Riuniti di Ancona il quale ha sottolineato come “l’obiettivo è quello di selezionare le migliori pratiche scientifiche che devono essere uguali per tutti con standard da garantire”.
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Scuola di Scienza della Qualità in Medicina di Laboratorio | Percorso 2: L’appropriatezza Percorso di formazione e aggiornamento ECM promosso dal MultiLab MultiMedica e dall’Accademia di Qualitologia - Accrediato ECM da Uff. Formazione Gruppo MultiMedica (provider 7116 - Reg. Lombardia)
12 Aprile/5 Dicembre 2018 (11 incontri) c/o Aula Didattica del MultiLab MultiMedica - Via G. Fantoli 16/15, Milano
PREMESSA E OBIETTIVI
Scuola, come luogo di incontro e di confronto dove l’acquisizione di nuove conoscenze, nuove competenze e nuove responsabilità favoriscano una costante crescita culturale del professionista di Medicina di Laboratorio nella sanità del terzo millennio.
Scienza della Qualità, come approccio scientifico per integrare la qualità dei dati ottenuti in laboratorio (la qualità tecnica delle analisi, fondamentale prerequisito per la qualità dell’informazione), con la qualità delle risorse (sia tecnologiche sia umane) e con la qualità dell’organizzazione, per garantire un servizio prezioso alla diagnosi ed alla gestione dei pazienti.
Medicina di Laboratorio, che sta assumendo un’importanza sempre più crescente nel processo decisionale clinico dal punto di vista preventivo, diagnostico, prognostico e di monitoraggio della terapia. Nel nuovo ruolo della Medicina di Laboratorio, il professionista nella scelta dei test (appropriatezza), nella fase dell’interpretazione del risultato e nella comunicazione dell’informazione di laboratorio ai clinici (consulenza) deve diventare protagonista nei percorsi di cura del paziente/utente, ovvero uscire dai confini del Laboratorio per avvicinarsi al Paziente in collaborazione con il Medico Curante.
Fare bene il proprio lavoro non si esaurisce nel buon governo delle tecnologie. I mutamenti socio-politici ed economici epocali richiedono una consapevolezza del senso e del fine di ciò che si fa. L’attività sanitaria dipende molto dalle persone, il modo in cui ciascun singolo professionista applica le sue competenze ha un profondo e strategico effetto sull’intero processo di laboratorio.
In questo luogo di incontro e confronto si intende approfondire e condividere con i partecipanti le parole chiave della Medicina di Laboratorio del terzo millennio, Qualità, Appropriatezza, Rischio, Sicurezza, Innovazione, Gestione per coniugare efficienza ed efficacia nella gestione dei processi diagnostici terapeutici assistenziali.
La Medicina di Laboratorio è chiamata da recenti indirizzi europei e da letteratura scientifica a sviluppare modelli organizzativi e gestionali fondati su processi di miglioramento continuo della qualità delle prestazioni, dell’efficienza dell’organizzazione, delle risorse e della formazione per garantire ai cittadini prestazioni di qualità al minor costo possibile ed ai minori rischi in grado di soddisfare i loro bisogni.
#qualità#medicinadilaboratorio#appropriatezza#slowmedicine#totaltestingprocess#tumormarkers#pdta#markerscardiaci#poct#diagnosticaproteica#microbiologia#etica#trasparenza#ematologia#pnl#tissuemicroarrays#biopsialiquida
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Tumori: polmone, approvato percorso diagnostico terapeutico
Tumori: polmone, approvato percorso diagnostico terapeutico
Tumori: polmone, approvato percorso diagnostico terapeutico. Paolucci: “Con rete oncologica Abruzzo supera frammentazione cure”.
Continua l’attività della Giunta regionale d’Abruzzo per innalzare i livelli essenziali di assistenza (Lea). Dopo la recente approvazione dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) sui tumori del colon retto e della mammella deliberata…
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Malati cronici, discriminati dalla Regione Lazio Malati Cronici, il progetto PDTA della Regione Lazio li discrimina. Santori FdI "Zingaretti chiarisca, rivedere quanto prima questo progetto discriminatorio"
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SAN BENEDETTO – E’ stata inaugurata questa mattina presso l’ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto la nuova sede dell’ Uoc Geriatria e lungodegenza post acuzie. Erano presenti il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, il sindaco Pasqualino Piunti, il direttore generale della Asur Marche Alessandro Marini, il direttore dell’ Area Vasta 5 Giulietta Capocasa e il consigliere regionale Fabio Urbinati. Durante la presentazione sono stati anche illustrati i dettagli della nuova ala.
La ristrutturazione dell’ ala nord del primo piano del Madonna del Soccorso ha consentito la realizzazione di spazi adeguati ad accogliere 38 posti letto di degenza (20 per acuti e 18 post acuzie), servizi ambulatoriali dedicati e innovativi. Gli spazi che accolgono la UOC Geratria e Lungodegenza Post Acuzie sono al primo piano del Corpo D SO del Madonna del Soccorso. I lavori di ristrutturazione sono stati eseguiti dalla ditta Ascani Impianti e Costruzioni di Grottammare per un importo da contratto 273.214,20 euro.
La missione dell’ Unità operativa per acuti è di accogliere, dopo una specifica valutazione multidimensionale, i soggetti anziani fragili ricoverati nei servizi di emergenza (Murg), i pazienti anziani in complessi in fase precoce (seconda-terza giornata) provenienti da altre UUOO i cui bisogni diagnostici terapeutici assistenziali non potrebbero essere soddisfatti nella degenza media concessa ad un reparto per acuti, al fine di costruire modalità innovative di cogestione tese a garantire percorsi di continuità assistenziale.
L’ Unità operativa per acuti inoltre punta anche ad accogliere su segnalazione dei servizi territoriali, residenziali , previa consulenza geriatrica, i soggetti anziani a minaccia di scompensi multiorgano, a fornire prestazioni ambulatoriali complesse e ad assicurare la presa in carico dei soggetti anziani fragili ricoverati per patologie specifiche presso le strutture di area chirurgica ed ortopedica.
Per quanto riguarda invece l’unità operativa post acuzie, si rivolge ad accogliere soggetti che, superata la fase acuta della malattia, necessitano di una ulteriore fase ospedaliera per la stabilizzazione clinica e che non potrebbero giovarsi dei servizi di riabilitazione intensiva a causa della multi morbilità, della politerapia e delle ridotte riserve funzionali dai vari organi ed apparati. E poi formare i care giver (familiari, badanti) alle migliori pratiche di assistenza necessarie nel caso specifico ed infine di programmare insieme ai servizi territoriali, la dismissione protetta per consentire il rinvio a domicilio con un carico assistenziale coerente e sostenibile anche dalla rete informale di assistenza.
Tale lavoro si avvale già di figure professionali dedicate, in particolare di una Unita operativa Semplice (Geriatria) responsabile dei processi di integrazione ospedale territorio supportata da una posizione organizzativa infermieristica di case management. Inoltre si sta sperimentando forme avanzate di continuità assistenziale con accessi programmati a domicilio a favori di pazienti dimessi dall’ UOC di Geriatria che presentino caratteristiche di complessità assistenziali e rischi di instabilità clinica che possono essere emendati da attività di medicina proattiva. In un prossimo futuro questi modelli assistenziali verranno implementati con collaborazione multi professionali in tutto il territorio dell ‘Area Vasta 5.
E’ stata inoltre l’occasione per presentare i progetti di reingenerizzazione della UOC Cardiologia ad indirizzo riabilitativo e del Quinto Piano –Corpo C, Progetto Hospice. La necessità di un organico e condiviso percorso clinico assistenziale del paziente affetto da cardiopatia acuta e post acuta nell’ Area Vasta 5 prevede una cardiologia per acuti con Uitc ed Emodinamica al Mazzoni di Ascoli Piceno ed una cardiologia riabilitativa a San Benedetto e quindi si è resa necessaria la ridefinizione degli obiettivi specifici proprio per il nostro reparto. Si prevede, quindi, la gestione dei percorsi del paziente cardiologico acuto in integrazione con l’ UO di Cardiologia del Mazzoni e la MURG, l’attivazione dei posti letto per l’attività riabilitazione degenziale ed il potenziamento dell’ attività riabilitativa ambulatoriale. Per la realizzazione dei primi due obiettivi era necessario restituire una identità alla cardiologia di San Benedetto che si era persa nel 2012 c0on l’accorpamento della degenza cardiologica alla Medicina d’ Urgenza e la trasformazione dell’ Utic in Terapia Intensiva Integrata con letti sempre condivisi con la Medicina d’Urgenza. Cosa che si è verificata.
E così la Direzione dell’ Area Vasta 5 ha predisposto l’ avvio dei lavori di ristrutturazione del terzo piano del Madonna del Soccorso (dove attualmente c’è il CAD) che garantiranno alla nuova Cardiologia ad indirizzo riabilitativo la dotazione di 12 posti letto di degenza ordinaria e 4 posti letto di semi-intensiva. In tal modo verranno trattate tutte le acuzie cardiologiche e si darà avvio ad un’attività di riabilitazione cardiologica in regime degenziale.
“Il progetto Hospice invece, si inserisce nell’ ambito dell’ attivazione della rete delle cure palliative. E’ stato sviluppato anche il progetto dell’ Unità Cure Palliative Domiciliari che garantisce un’ assistenza qualificata e continuativa a domicilio, quando richiesto dall’ assistito. La scelta della sua collocazione al quinto piano del Corpo C del Madonna del Soccorso è provvisoria e non contrasta con i requisiti di autorizzazione e di accreditamento. In questo modo consente di dare una risposta nel breve periodo senza precludere l’avvio di una analisi di ulteriori soluzioni logistiche.
Appena si sarà in grado di individuare una collocazione territoriale dell’ Hospice, gli spazi ristrutturati saranno comunque utilizzabili per altre aree di degenza. Stante la realizzazione, infine, di una struttura residenziale in spazi a precedente destinazione ospedaliera è stato attivato l’iter relativo all’ autorizzazione ed all’ accreditamento della struttura.
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