#Passione Maledetta
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Il Risveglio del Vampiro
Era una notte come tante altre, con la luna piena ad illuminare il cielo stellato. Marco si svegliò sudato, il cuore battente in modo irregolare. Aveva avuto un sogno vivido, così reale che quasi poteva sentire il profumo del sangue nell’aria. Nel sogno, si vedeva camminare per le strade deserte di una città antica, avvolto dall’ombra delle case secolari. Le luci fioca delle lanterne disegnavano…
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(Foto: caughtmyeyesblog)
Come faccio a non prendere fuoco, quando, dopo una lite tu, maledetta passione, inizi a farmi vedere quella stupenda strisciolina che debolmente protegge le tue labbra intime da me continuamente desiderate...
Aliantis
(Foto: caughtmyeyesblog)
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Dolcezza? No, grazie!
Brava: è così che mi piaci! Sai che sei la mia schiava, che mi piace vederti girare nuda per casa, pronta a soddisfare eventuali mie voglie. Le catene te le toglierò più tardi, quando ti donerai tutta a me. Perché accontentare i miei desideri deve essere di fatto la tua preoccupazione principale, il tuo vero lavoro: perché tutto quello che fai durante il giorno per tenerti impegnata, per guadagnarti da vivere, come pensiero deve venire soltanto dopo il mio piacere. E il tuo corpo è il mio giocattolo preferito. Assolutamente. Devi curarlo ed essere sempre in forma, scattante per farmi godere appieno. Certo che potrai sempre continuare a mangiare a tavola assieme a me: perbacco! Si, sono il tuo padrone, però sono anche un uomo generoso, lo sai. Ma ora mia dolce sottomessa preparati per prendere il digestivo che tanto ti piace. Più ne bevi, più io godo. E tanto più ne produrrò per te: l'esercizio sviluppa l'organo e la funzionalità delle ghiandole preposte.
Finita l'eiaculazione infatti, il processo di produzione del seme maschile riprende immediatamente e viene completato dopo circa 20 minuti. Vieni qui e fammi sentire se sei già bagnata, bricconcella! Aaah… ci siamo, godi al solo tocco delle mie dita. Sdraiata a pancia in sotto, sulle mie gambe, ora divarica un po’ le natiche, alza le natiche verso di me… ecco: fatti un po’ in avanti e lasciami sentire anche il tuo bellissimo culo a che punto sta… Si: sento che sei cotta a puntino e fremi di passione. Mi vuoi. Ora muovi il tuo cazzo di culo, puttana di una donna sposata. Dai, vai in camera mia e preparati. Lubrificalo per bene, che arriverò fra un po’. Voglio trovarti languida, completamente aperta, profumata di pulito, ben oliata e soprattutto assetata. Placherò la tua arsura, come primissima cosa: so che non aspetti altro che attaccarti al mio uccello e succhiarmelo. Poi proseguirò umiliandoti in mille maniere e costringendoti a subire il mio trattamento molto rude e spartano.
Solo tu resisti da anni ai miei giochi senza un lamento. Perché soffri, piangi ma… vieni! Questa cosa non cessa di stupirmi e di gratificare il mio ego di maschio. Ti adoro, schiava. Sei l'unica puttana che desidero avere nel mio letto. A mia completa disposizione, ogni volta che vorrò. Durerà fino a che non mi stuferò. È sempre stato così, con le mie donne. Però stai tranquilla, schiava: ormai hai capito che di te probabilmente non mi stancherò mai. Forse. Vedremo in seguito se te lo meriti, il mio amore ossessivo per te. Porca miseria: sto invecchiando e affiorano tratti di dolcezza e generosità prima insospettabili, nel mio carattere di orso scorbutico e stronzo. Gongoli e ti infili sempre più nei miei punti deboli. Maledetta…Perché sai bene che mi piace troppo toccarti, strizzarti, trattarti come un puro oggetto sessuale. Ma soprattutto farti venire! Non c'è gusto a godere di una donna senza far divertire anche lei.
Non si fa: se non sai cavarle fuori il nettare, non te la meriti. È forse la parte più bella. Sai anche che amo la tua pelle morbida e che mi soggioga totalmente il tuo odore. E che il sapore dei tuoi seni è migliore di quello del miele d'acacia, per la mia lingua. Adoro vederti lusingata e contenta della mia voglia di te. Mi piace soprattutto quando abbassi gli occhi e arrossisci, se solo ti guardo le gambe con insistenza e a seguire non resisto: te le allargo e ti metto una mano nella fica. O quando ti do delle sonore pacche sul culo. Perché lo voglio vedere rosso. E molto caldo, prima di infilarmici dentro per goderne. Provi un bel po’ di dolore quando ti inculo d'un colpo, ma ti offri comunque tutta a me. Senza fiatare, anzi: bramosa di altre punizioni. È bravissima, la mia puttana. E vabbè: oggi eccoti il regalo. Non te l'aspettavi un anello così, eh? Si, mi costa una fortuna, ma te lo sei guadagnato. Cazzo: non piangere.
E basta co’ ste braccia al collo e i baci sulle guance! Dai troia: datti da fare adesso. Inginocchiati, inizia a lavorare di lingua e a ciucciarmelo. Ecco, da brava: per prima cosa scopri sempre il tuo seno e offrimelo da accarezzare. O pizzicare e torturare. Ora succhia, mentre ti strizzo i capezzoli e i tuoi occhi lacrimano di rabbia e dolore. Oooh… che tiraggio, che avidità… siii… cosiii… Al contrario della maggior parte degli uomini, a me ogni tanto piace sentire i denti che scorrono sull'asta o che mi mordicchiano il glande. Perché adoro sapere che rischio, che ho l'uccello nella bocca della tigre selvaggia che ho domato e resa docile. Aaaaah… ecco che sborroooo… godoooo… bevi, troia! Ingoia ogni fiotto rapidamente e continua a tenere tutta la mia verga in gola… siii, cosiii… dai succhia ancora… aaaah! Ora che fai con quel dito tra le mie natiche? Ooooh… siiii! Sei proprio una gran troia… Continuo a sborrare dentro di te… brava la mia puttana… succhia, che fa un po' potrai tornare a casa da tuo marito e dai tuoi figli...
RDA
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Raccontami ancora la favola di noi due,dei nostri corpi che si desiderano anche senza toccarsi,della nostra passione maledetta e potente come un veleno. Raccontami ancora la storia delle nostre anime vagabonde e assetate d’amore,del sesso violento e dannato,dei sensi inebriati dall’oppio dell’attrazione.Raccontami ancora delle nostre menti perse per sempre nel labirinto delle voglie e dei nostri pensieri condannati a un desiderio sfrenato senza pietà ♣️
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Siamo chiusi in questa stanza da tempo, ma ancora il desiderio non si è placato
Ci guardiamo negli occhi dove ancora si legge la passione, la voglia travolgente di essere ancora uno nell'altra.
I nostri corpi si parlano, una forza magnetica ci attrae, resistere sembra impossibile, ma la ragione, la maledetta ragione ci riporta a terra.
E' giunto il momento dei saluti.
Dobbiamo tornare alle nostre vite fino al prossimo incontro, speciale come sempre
Nessuna promessa, nessun impegno, solo voglia di stare insieme.
Viviamo di sorprese ogni volta.
Ti lascio andare con un bacio e un abbraccio. Tengo con me il profumo della tua pelle che non mi abbandona mai.
Non scorderò mai questo giorno, ciò che abbiamo sentito, dove abbiamo volato insieme.
Mi guardi e...
<Piccola, non so quando...>
Ti accarezzo le labbra e...
<Ssssh, non dire nulla. Quando? Quando potrai...mi troverai...sempre. Ancora un ultimo saluto, poi ti lascio andare>.. ♠️🔥
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Arrabbiati, ti amo arrabbiato e ribelle,
rivoluzione cocente, esplosione.
Ho odiato il fuoco che dorme in te,
sii di brace
diventa una vena appassionata,
che grida e s'infuria.
Arrabbiati, il tuo spirito non vuole morire
non essere silenzio
innanzi al quale scateno la mia tempesta.
La cenere degli altri mi è sufficiente,
tu, invece, sii di brace.
Diventa fuoco ispiratore delle mie poesie.
Arrabbiati, abbandona la dolcezza,
non amo ciò che è dolce
il fuoco è il mio patto,
non l'inerzia o la tregua con il tempo
non riesco più ad accettare la serietà
e i suoi toni gravi e tranquilli.
Ribellati al silenzio umiliante
non amo la dolcezza
ti amo pulsante e vivo come un bambino
come una tempesta, come il destino
assetato di gloria suprema, nessun profumo
può alterare le tue visioni, nessuna rosa…
La pazienza? È la virtù dei morti.
Nel gelo dei cimiteri, sotto l'egida dei versi
si sono addormentati
e abbiamo dato calore alla vita
un calore esaltato,
passione degli occhi e delle gote.
Non ti amo oratore, ma poeta
il cui inno esprime ansia
tu canti, sebbene alterato,
anche se la tua gola sanguina
e se la tua vena brucia.
Ti amo boato dell'uragano
nel vasto orizzonte
bocca tentata dalla fiamma,
disprezzando la grandine
dove giacciono desiderio e nostalgia.
Odio le persone immobili
aggrotta le sopracciglia,
mi annoi quando ridi
le colline sono fredde o calde,
la primavera non è eterna
il genio, mio caro amico, è cupo
e i ridenti sono escrescenze della vita
amo in te la sete eruttiva del vulcano
l'aspirazione della notte profonda
a incontrare il giorno
il desiderio della sorgente
generosa di stringere le otri
ti voglio fiume di fuoco,
la cui onda non conosce fondo.
Arrabbiati contro la morte maledetta
non sopporto più i morti.
Nazik al-Mala'ika - "Invito alla Vita"
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Storia Di Musica #298 - X, Under The Big Black Sun, 1982
Le due voci di oggi, nel percorso mensile di scoperta dei gruppi in cui la voce leader è maschile e femminile, rappresentano il duo più spettacolare, più estremo e più stupefacente (in molti sensi). Furono agli inizi degli anni ’80 la nuova sensazione della musica punk americana (che ricordo aveva caratteristiche molto diverse da quello europeo, musicali si, ma soprattutto ideologiche). La storia parte con John Nommensen Duchac, un musicista statunitense cresciuto nei dintorni di Los Angeles. Nel 1978 in piena stagione punk insieme ad un chitarrista rockabilly che collaborò con Gene Vincent (quello di Be-Bop-A-Lula) e Etta James, Billy Zoom, e un batterista che ama il country e il blues, D.J. Bonebrake, inizia a suonare nei locali alternativi di Los Angeles. Nel 1979 l’incontro con una poetessa beat (definizione sua) Christene Lee Cervenka, che viene convinta a cantare. Lei cambia il nome in Exene Cervenka, John in John Doe, che è il nome usato negli USA per indicare un uomo la cui reale identità è sconosciuta. Scelgono un nome per il loro gruppo del tutto coerente con la loro idea di apparire enigmatici e “qualunquisti”: X. Con questo nome incidono i primi due singoli, Los Angeles e Adult Book, che comparivano in una compilation dal titolo Yes L.A., la risposta sarcastica ad un progetto simile sulla new wave newyorchese, che si intitolava No New York prodotto da Brian Eno. L’incontro decisivo avviene al Whisky Club di Los Angeles dove li vide suonare Ray Manzarek, colonna dei The Doors. Con il suo aiuto firmano un contratto discografico e nel 1980 esce Los Angeles. Album epocale anche per la iconica copertina (una X in fiamme su sfondo nero) la band mostra il suo lato alternativo allo stesso punk: mini storie nichiliste (Your Phone’s Off The Hook, But You’re Not), inni alla malinconia (The Unheard Music, Nausea, costruite anche con il Farfisa in stile Doors di Ray e usate recentemente in documentari e in famose serie TV), la ripresa di Los Angeles e una cover arrabbiata di Soul Kitchen come omaggio al maestro in consolle. Critica e pubblica sono estasiati e gli X iniziano ad essere la prima vera sensazione del punk californiano. Sull’onda di Los Angeles, nel 1981 la band replica con Wild Gift. Stavolta la copertina è a colori accesi, sempre con Manzarek in produzione, il disco è tutto dominato dai duetti acidi di John Doe e Exene, e musicalmente il punk rock si alterna a momenti dove l’amore di Zoom per il rockabilly ha la meglio (In This House That I Call Home), con due dediche speciale alla città degli angeli, mai così decadente come in Universal Corner e Beyond And Back. Anche questo disco è un successo di critica e pubblico. Alla prova del nove del terzo album, arriva l’atteso capolavoro.
Under The Big Black Sun esce per la Elektra (la casa discografica dei Doors, ultimo regalino di Manzarek) nel 1982: in copertina un disegno del famoso Alfred Harris. Under The Big Black Sun è un album che sulla solita base schizzata e veloce del punk innesta altri stili, per un disco seminale per le generazioni successive: la meravigliosa Hungry Wolf e Motel Room In My Bed sono super rock e tutte giocate sui duetti vocali tra Doe e Exene, e dominati, soprattutto la seconda, dalla stupenda chitarra affilata di Zoom e il drumming di Bonebrake. La poesia del duo si districa tra sbavate storie d’amore, finite spesso in adulteri (Riding With Mary) o nella desolazione di una metropoli che è nerissima e maledetta (Because I Do). La sorella della Cervenka, Mary, morì durante le registrazioni, e a lei Exene dedica la toccante Come Back To Me (dove compare addirittura un sax). Zoom giganteggia anche in Real Child Of Hell e nella famosa How I (Learned My Lessons). C’è spazio anche per una “ballata” (The Have Nots) e per una ripresa di un brano blues (passione profonda di Doe, che con i due maschi della band farà due dischi di country blues con il nome The Knitters) Dancing With The Tears In My Eyes, di Dubin e Burke, nel repertorio di Leadbelly. Il momento magico continua con il successivo More Fun In The New World (1983) in cui si vira più verso tematiche sociali e non più solo personali, con due canzoni che diventeranno famose, The New World e una cover di Breathless di Jerry Lee Lewis, usata nella colonna sonora di All'Ultimo Respiro, remake americano del 1983 del classico di Godard Fino All'Ultimo Respiro, con Richard Gere protagonista. Di questi quattro dischi la celeberrima e mai troppo ringraziata etichetta discografica Rhino ha ripubblicato tutti i dischi rimasterizzati, con l’aggiunta di numerose chicche, anche live. John Doe ha affiancato alla carriera musicale anche una da attore, con ruoli anche in film famosi (Il Duro Del Road House, L'Ultima Volta Che Mi Sono Suicidato, Boogie Nights - L'Altra Hollywood tra gli altri) e ha partecipato a due serie TV molto famose qualche anno fa come Roswell e One Tree Hill. Exene Cervenka invece ha pubblicato diversi libri di poesia. Fino al 1985 i due erano anche sposati (poi la Cervenka sposerà Viggo Mortensen, da cui si separerà a sua volta), e non mi sembra un caso che dopo la loro separazione quel mix speciale e imprevedibile di punk e poesia di cui erano capaci sia diminuito. Date un ascolto ai loro lavori, tra l’altro in pieno stile punk durano pochissimo (Los Angeles in versione originale 27 minuti).
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Tu.. Che arrivi in un attimo come un uragano dentro i miei pensieri..
E in quell attimo mi sconvolgi..
Perché prendi vita... Io che ti caccio via dai miei pensieri come sempre per non farti vivere in me per non sentirti..
Per non avere quella maledetta voglia di te...che nonostante ti spingo via.. Il mio corpo caldo e vivo...
Brama ogni tocco respiro... MA TU... mi sconvolgi ed allo stesso tempo mi rapisci.... Immagino tutto di te.. Carezze.. Tocco.. Calore.. E Sapore.. Mhm sii... Sapore...
Quel sapore e senso che la voglia di due corpi uniti... In uno.. Bagnati... Con quel desiderio di viversi che aspettano..
Ma che sanno che.. Il loro è solo l inizio...di un lungo gioco...
Dove solo sensazioni ed emozioni danno vita ha dei propri attimi.. E dove..
Esiste solo...la fantasia di due menti che sono...
Dolcezza e Passione 🌹..
Ora vivimi..
Perché voglio saziarmi di TE.. Mhm..
@artemisx78
#frasi mie#dolcezza#passione#frasi passione#frasi#emozioni#carezze#@artemisx78#ascolta il tuo cuore#sensazioni#amore a distanza#amore mio#assenza#abbraccio#anime#amore#Vivimi#cercami#non sentirsi abbastanza#non lasciarmi#sola#ti voglio con me#ti penso#ti desidero
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Il vento gelido del Mississippi sibilava tra le foglie di cotone, trasportando con sé la voce roca di Robert Johnson. Le sue dita volavano sulla chitarra, intrecciando note malinconiche che narravano di amori perduti, patti col diavolo e la dura vita nel Delta.
Nato in una famiglia povera e segnato dalla discriminazione razziale, Robert trovava rifugio nella musica. La sua anima inquieta era attratta dalle note blues che risuonavano nei juke joint, storie di sofferenza e riscatto che dipingevano la cruda realtà del Sud.
La leggenda narra che una notte, spinto dalla frustrazione e dal desiderio di fama, Robert si recò a un incrocio sperduto nel cuore del Delta. In quell'inquietante luogo, sotto un cielo plumbeo, si dice che abbia incontrato il diavolo.
Alcune versioni raccontano di un rituale macabro, con Robert che accorda la sua chitarra con l'anima in cambio di un'abilità sovrumana. Altri sussurrano di un incontro più subdolo, dove il diavolo, ammaliato dalla musica di Robert, gli offrì un patto: fama in cambio della sua immortalità.
Qualunque sia la verità, da quel momento in poi la vita di Robert cambiò radicalmente. La sua chitarra divenne un'estensione del suo corpo, le sue note evocavano una potenza e un'intensità mai sentite prima. La sua voce roca e graffiante narrava storie di vita vissuta, di passioni tormentate e di un'inquietudine che non poteva essere placata.
Il suo talento esplosivo lo catapultò sulla scena blues, lasciando il pubblico a bocca aperta. La sua fama si diffuse rapidamente, attirando l'ammirazione di musicisti come Son House e Muddy Waters. Le sue canzoni, come "Crossroad Blues", "Love in Vain" e "Me and the Devil Blues", divennero pietre miliari del genere, influenzando generazioni di musicisti a venire.
Ma la fama di Robert era avvolta da un'aura oscura. La leggenda del patto col diavolo lo perseguitava, alimentando le dicerie sulla sua natura maledetta. La sua vita privata era tormentata da relazioni complicate e da un'incessante ricerca di sollievo nell'alcool.
A soli 27 anni, Robert Johnson morì in circostanze misteriose. La sua morte prematura alimentò il mito e la leggenda, lasciando un alone di mistero che ancora oggi avvolge la sua figura.
Il fantasma di Robert Johnson continua ad aleggiare nel Delta del Mississippi, la sua musica risuona nelle note di innumerevoli bluesman che hanno tratto ispirazione dalla sua tragica e leggendaria esistenza. La sua anima inquieta, intrappolata tra il blues e il diavolo, continua a raccontare storie di passione, dolore e riscatto, immortali nella memoria del Mississippi.
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When you get this ask you have to answer with 5 of your fav songs and then send this ask to 10 of your favourite followers!!
omg, I love music asks ❤
Well, let me see...here are 5, not by any special order , also, I'm old so are my favs 😆
The show must go on by Queen
Faithfulness by skin
The horror of our love by Ludo
House of Memories by Panic! At The Disco
Exit wounds by Placebo
Bonus ( 5 fav songs in languages other than English in no special order)
♡ Voilà by Barbara Pravi (French)
♡ Heavy makeup by Homayoun Shajarian آرایش غلیظ از همایون شجریان (Persian)
♡ Nathalie by Julio Iglesias ( Spanish)
♡ Passione Maledetta by Modà (Italian)
♡ Je suis malade - Serge Lama - Marilyne Naaman | The Voice 2023 | Blind Audition - Original French song by Lara Fabian ( French and Arabic )
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Selvatica - 55. Ultime parole
Come era vuota la sua casa senza Corinna. E gli sembrava un luogo estraneo, come se non gli appartenesse più, come se in tutto quel tempo fosse stata un'altra persona a viverci, non lui.
Si alzò dal letto che troppe volte nell'ultimo periodo aveva condiviso con lei. Le lenzuola stropicciate durante l'ennesima nottata insonne giacevano in un angolo, a occupare il posto di Corinna ormai freddo.
Era trascorsa più di una settimana dal loro ultimo incontro e Ante continuava a svegliarsi nel cuore della notte con una morsa che gli stringeva il petto e le ultime parole che la ragazza gli aveva rivolto che premevano sulle tempie.
Ti odio.
Non ho mai voluto niente da te, volevo solo te.
Addio.
Un'altra giornata di allenamento, a lavorare, correre, sudare. Un'altra giornata trascorsa tra gli amici, ad attendere notizie da parte di Dolokov e inventare scuse con se stesso per non averla ancora chiamata. Lei e solo lei nella sua testa stanca. Lei e solo lei nel suo cuore triste.
Insieme avevano tutto, una complicità da fare invidia, tutta la felicità del mondo. Corinna con le sue menzogne aveva gettato su di loro una densa nube scura dalla quale Ante non riusciva a uscire. Non vedeva al di là di essa, non riusciva più a scorgere la luce.
Attraversò le stanze silenziose buttandovi uno sguardo vacuo. Quella maledetta casa lo rendeva malinconico, non voleva più starci. Avrebbe cambiato appartamento il prima possibile.
***
Un pomeriggio intero in giro per Milano alla ricerca di una casa nuova, con Rade e Mario che si erano dimostrati molto più pazienti di lui. La giornata era stata calda e nel venticello si avvertiva l'arrivo della sera, l'orario dell'aperitivo. Ante fece un sorso dal bicchiere che aveva in mano, osservando un tizio che sorrideva e si avvicinava nella loro direzione.
Rade sembrava conoscerlo, si alzò in piedi e lo salutò stringendogli la mano. Era italiano ma parlava benissimo la loro lingua, un uomo molto elegante, i capelli corti e gli occhiali da vista.
«Dai, siedi con noi. Prendi qualcosa.» Rade gli fece spazio sul divanetto.
Qualche tavolo più in là, delle ragazze stavano guardando nella loro direzione, ridacchiavano e parlavano a bassa voce. Ante si spostò, dando loro le spalle.
«Vi ringrazio, ma sono solo di passaggio», rispose l'uomo, sorridendo. «Salutami tanto Isotta e dille di non dimenticarsi della mostra.»
«Mostra?» chiese Ante, improvvisamente interessato alla conversazione.
«Ah sì, voi non vi conoscete» Rade indicò sia lui che Mario. «Loro sono i miei compagni di squadra Ante e Mario.»
Mario alzò una mano e sorrise, Ante continuò a fissare l'uomo in attesa di una risposta.
«Molto piacere, sono Massimo Lamantini.»
«È un gallerista» aggiunse Rade.
«Un gallerista?» Forse doveva sembrare ritardato perché il tizio lo fissò per un secondo prima di rispondere.
«Sì, sì. Ho una galleria qui vicino. Siete invitati anche voi alla mia prossima mostra, venite insieme a Rade e Isotta.»
Ante si alzò in piedi. «Massimo, la mia...» Frenò la lingua prima di pronunciare la parola "ragazza" solo perché cominciò a sentire delle fortissime fitte al petto. «Una mia amica sta studiando per diventare una gallerista. Posso mandarla da te? Le fai un colloquio e magari la prendi a lavorare con te. È molto preparata e soprattutto ha tanta passione.»
«Ma certo.» Massimo tirò fuori dalla tasca un bigliettino da visita che porse a Ante. «Può venire quando vuole.»
Ante annuì e sorrise, gli strinse la mano in segno di ringraziamento. Poi si sedette di nuovo, guardando Mario e Rade che lo fissavano. Tornò serio. «Che c'è?»
Massimo si congedò e Ante passò il bigliettino a Rade. «Dallo a Corinna.»
Rade strabuzzò gli occhi. «Io?»
«Puoi farglielo dare da Isotta.»
«Ante, hai rotto il cazzo con questa storia» sbottò Mario, fulminandolo con lo sguardo. «Perché l'hai lasciata se continui a pensare a lei, a fare le cose per lei, a preoccuparti per lei? Non potete stare insieme? Sareste sicuramente più felici.»
Ante buttò fuori l'aria dal naso. «Mario, per favore. Non capisci che...»
«Ma per favore, cosa? Le stronzate si fanno nella vita, ok? E lei ne ha fatta una bella grossa, ma chiaramente tu sei ancora innamorato di lei e quindi perché non la perdoni?»
Lo fissò con sguardo di ghiaccio. «Non la voglio vedere, ok?»
Mario allargò le braccia, facendo una smorfia con la bocca. «Ok. Ma questo non è affar nostro.» Tolse il bigliettino da visita dalle mani di Rade e lo piazzò davanti a Ante. «Se tanto ci tieni, glielo porti tu.»
Rade si alzò in piedi, cercando di stemperare la tensione. «Va bene, ragazzi, va bene. Andiamo a casa?»
Ante e Mario si osservarono per un altro paio di secondi. «Sì.»
Aveva ragione, Ante la amava ancora tanto e non era riuscito a trattenersi quando aveva sentito che quell'uomo era un gallerista. Era un sogno di Corinna. Ante voleva solo vederla felice. Afferrò il bigliettino e lo ripose in tasca.
«Ante?»
Una ragazza lo stava chiamando. Ante si mosse verso l'uscita, senza neanche guardare.
«Chi è quella, la conosci?» Mario si accostò la lui.
Scosse la testa, «No, non guardarla. Fai finta di non aver sentito.»
«Ante? Ehi, non mi riconosci?»
Merda, ma chi diavolo era? Sollevò lo sguardo al cielo.
«Ante, mi sa che questa ti conosce piuttosto bene.» Rade sorrise.
Ante si voltò a guardare. Capelli neri e lisci, sguardo provocante e intenso. Ma certo, la conosceva eccome, era la coinquilina di Corinna.
«Ciao.»
Lei si avvicinò. «Ciao! Sono l'amica di Corinna, ti ricordi?»
Ante annuì. «Come sta?» Di nuovo non era riuscito a trattenersi dal chiedere di lei.
La ragazza sorrise. «Bene. Ora ha iniziato a lavorare al museo del Novecento, hai presente? Quello in Piazza Duomo. Non è proprio un lavoro, sta facendo il tirocinio per l'università. È tutta presa e sempre piena di cose da fare. Però... le manchi.»
Ante fissava Monica ma immaginava Corinna e come potesse essere felice in quel momento. Sapeva quanto adorava essere circondata dall'arte, sapeva quanto potesse essere importante per lei. Avrebbe tanto voluto che lo chiamasse, per condividere con lui quel momento. Invece il telefono era sempre rimasto silenzioso.
«Dove andate, ragazzi? Perché non vi unite a noi?» La voce della ragazza lo riportò nel locale. Lei gli fece l'occhiolino. «Tranquillo, non c'è Corinna.» Le riservò un'occhiata gelida, credeva che così lo avrebbe convinto a restare?
Mario fece un passo verso Monica. «Perché no.»
Ante si voltò di scatto verso Mario, aggrottando impercettibilmente la fronte. «Ce ne stavamo andando.»
Monica spostò lo sguardo tra i due, lasciandolo un po' di più su Mario. «Vabbè, se decidete di restare raggiungeteci.»
Ante aspettò che la ragazza si allontanasse, poi si rivolse a Mario. «Sei matto? Vuoi scoparti l'amica di Corinna?»
Rade ridacchiò e Mario alzò le spalle. «È attraente, no?»
Ante sorrise e scosse la testa. «Guarda che quella poi la devi pagare.»
Mario spalancò gli occhi e la bocca. «No... davvero?»
I tre risero insieme, Ante infilò le mani in tasca in cerca delle chiavi della macchina e le dita sfiorarono il cartoncino ruvido del bigliettino da visita. Tornò subito serio e sospirò.
«Io me ne vado, ci vediamo domani.»
Che doveva fare se non voleva vederla? Strinse il cartoncino nella mano mentre si dirigeva verso l'auto. Fu tentato di buttarlo, tanto sarebbe rimasto in quella tasca per sempre. Non sarebbe mai arrivato nelle mani di Corinna. Lei probabilmente stava ritrovando la sua felicità, non c'era bisogno di andare a disturbarla.
Non sarebbe andato da lei per sentirsi dire ancora quelle ultime parole che lo tormentavano.
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A volte per superare gli stati di agitazione ci vorrebbe un mantello dell'invisibilità. Ci sono situazioni, come quella di oggi pomeriggio, dove, faccia a faccia con un pazzo squinternato (la mia utenza sfoggia delle chicche incredibili nel campo della follia), sono riuscito mio malgrado a mantenere il sangue freddo, a guardarlo negli occhi e risolvere l'incontro con apparente grande nonchalance (dopo un'ora tremavo al pensiero). Altre, come quella di ora, in un cinema affollatissimo di una piccola città di provincia dove è impossibile non incontrarsi, vorrei semplicemente scomparire o farmi piccolo piccolo per non essere visto o per non vedere. E anche se sono aggrappato a questo piccolo schermo, con lo sguardo fisso sulle mie parole, ecco vedermela passare davanti con un'indifferenza che puzzava di falso a chilometri di distanza. Sono un coglione a rendermi ridicolo ai miei occhi e probabilmente ai suoi, ma il pensiero di lei mi agita ancora. In fondo sono passati solo cinque mesi, apparentemente un'eternità ma un lasso di tempo così ristretto da sentire ancora le onde delle emozioni (tutte quelle possibili e immaginabili) infrangersi dentro di me. Voglio il mantello dell'invisibilità o semplicemente vorrei che queste maledette luci in sala si spegnessero il prima possibile. Maledetta passione per il cinema.
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È pazzo di lei
Antonia è una donna libera, annoiata e smaliziata. È bellissima: sposata da pochi anni con un industriale molto più anziano ma benestante. È per questo economicamente indipendente. Niente figli, ha sviluppato però un “vizietto�� segreto tanto particolare quanto insospettabile: ogni tanto prende di mira qualcuno e decide di farlo diventare letteralmente scemo dal desiderio. Stavolta tocca a Romolo, il suo vicino di casa: l'ha preso di mira. Lei è una casalinga, Romolo invece lavora a turni e sua moglie presta la sua opera in un'agenzia di viaggi. Quindi capita spesso che di mattina ciascuno di loro due sia solo in casa.
Ogni tanto ella bussa alla porta con una scusa qualsiasi e una volta entrata si presenta agli occhi dell'uomo indossando solo un intimo da sballo coperto da un soprabito, che rapida sbottona. Perfida, si diverte a osservare tutte le reazioni di Romolo. Poi si ricompone e va via. Invariabilmente gli dice: “Mi desideri, vero? Beh, per ora non mi stimoli; in futuro vedremo. Ah: puoi anche raccontarlo in giro, tanto non ti crederebbe nessuno.“ A volte lo vuole in ginocchio e gli fa semplicemente annusare il suo vero, prezioso e personale profumo di donna. Lui esegue diligente e sogna.
Il tapino si bea di quell'aroma celestiale, dell'odore misto di crema per il corpo e sudore intimo. Pazientemente però si frena, non osa, resta al suo posto e le chiede con voce roca, consumata dal desiderio struggente: “quando mi permetterai almeno di leccarti la fica, mia Dea? Ti farò godere, credimi e mi accontenterò.” Ma quella femmina impietosa e sadica gli ride in faccia; poi si alza e se ne va, lasciandosi dietro macerie di passione maschile miste al suo persistente odore di femmina in calore.
Ultimamente gli ha concesso anche di masturbarsi davanti a lei, per osservarlo godere. Presto gli darà ciò che inizia a volere anche lei. Comincia a eccitarsi in modo considerevole, mentre gioca con quell'uomo robusto ma colto e dai modi gentili. Lo sta plagiando e piegando. E finalmente sta vincendo la sua maledetta noia. Romolo rimane per diversi minuti sovrappensiero, con in testa il bisogno fisico e visualizza mentalmente la scena in cui si sogna protagonista mentre assaggia il nettare di quella femmina che lo tiene saldamente in pugno.
RDA
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Giuliano Saba: "Lei…" - Una Poesia Ironica sul Tormento dell'Influenza. Recensione di Alessandria today
Un viaggio tra passione e sofferenza, dove l'ironia svela il vero volto di una "maledetta influenza"
Un viaggio tra passione e sofferenza, dove l’ironia svela il vero volto di una “maledetta influenza” Nella poesia “Lei…”, Giuliano Saba gioca abilmente con le aspettative del lettore, portandolo a credere che stia leggendo un’intensa e passionale confessione amorosa, solo per rivelare alla fine il vero “tormento” che lo ha afflitto: l’influenza. La lirica esplora, con toni ironici e un…
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Perché parlare del coraggio? Perché di coraggio, presto o tardi, occorre dotarsi. C'è chi crede che sia una dotazione dalla nascita, chi al contrario un'attrezzatura speciale da organizzare pezzo per pezzo nel corso della vita. C'è chi lo confonde con la spavalderia, la faccia tosta un po' bulletta che ti fa affrontare la vita a testa bassa (o alta, a seconda dello stile), chi invece è consapevole di essere davanti a un puzzle fatto di tanti pezzi. Un coraggio-mosaico che, in quanto tale, risulta composto da decine e decine di tessere una diversa dall'altra. Le tessere sembra che abbiano tutte denominazioni e provenienze diverse. Qualcuna la riconosciamo subito, hanno nomi altisonanti: Sensibilità, Passione, Giustizia, Etica, Amore, tutte nobili, luccicanti nella loro livrea da prima serata. Altre sono meno lucenti, sono Paura, Disperazione, Disgrazia, Sopravvivenza e numerose altre sorelle, per nulla minori, che si somigliano per qualche sfumatura, come spesso accade in famiglia. Possiamo citarne giusto alcune, per non far torto a quelle più rappresentative e dominanti: Gratitudine, Solidarietà, Responsabilità.
Ecco, si può diventare coraggiosi in rappresentanza di molte di esse o di alcune. Si può attingere al Coraggio anche provando una Paura maledetta, o maledettamente sconfinata, eppure provarci. Chiamare a sé il coraggio nonostante il terrore si impossessi di noi, quasi stringendoci alla gola. Non respiriamo dalla paura, eppure procediamo armandoci di coraggio. Quante volte si pensa che il coraggio sia appannaggio degli impavidi, di coloro che sfidano la sorte ad occhi spalancati e narici aperte. Non è così, o almeno, non è solo così. Molte volte il coraggio proviene proprio dai pavidi, dai timidi, dai personaggi che abitano il sottobosco silente e operoso della quotidianità. Il coraggio molto spesso arriva dalla Necessità, dal Bisogno, da quel tremore che si aggrappa su per le gambe e si impossessa delle nostre viscere, e poi oltre, arrampicandosi fino a bloccare il respiro. E' allora che il Coraggio ti abbraccia, come un amico inatteso. E tu ti senti capace di cose inimmaginabili, di sfide che fino a poco tempo prima, avresti battezzato come "insormontabili".
E' questo il tempo del Coraggio? Ecco, questa è una domanda che sgorga imperiosa, una di quelle domande che sgomitano per arrivare prime. E' questo il tempo del Coraggio? Si. E' sempre il tempo del coraggio: il coraggio delle grandi e delle piccole cose. Il coraggio della scelta, il coraggio dello stare in prima linea, il coraggio di fare un passo indietro, il coraggio di aspettare, sostare, ritardare, il coraggio di fare e quello di non fare, di astenersi. Quante cose scorrono davanti ai nostri occhi, cose che richiedono quotidiano coraggio. Il coraggio della cura, il coraggio dell'affrontare la morte, propria o dei nostri cari, il coraggio di sopportare innumerevoli piccole grandi morti quotidiane. Ed è allora che il Coraggio raggruppa le sue sorelle, e queste prendono posto, fanno azioni, ci spingono al fare, all'esprimere, al combattere, giorno dopo giorno, ma anche allo stare assolutamente fermi.
Le strane forme del Coraggio. Le mille declinazioni di una parola che sembra assoluta, sciolta da tutto...e invece è fortemente imparentata con posture, inclinazioni, idee molto spesso ossimoriche.
Penso anche al coraggio nell'amore, quel salto quantico che, presto o tardi ti tocca, e tu non ti butti, a un passo dal bordo del precipizio ti blocchi, ostaggio di calcoli improbabili, misurando tempo, latitudine, coordinate geometriche che non fanno altro che dirti "non puoi riuscire, non è conveniente, guarda che la caduta è pressoché inevitabile". Meglio non rischiare. Allora scegli di stare fermo, perché non puoi sapere come andrà a finire. Meglio proteggersi e mettere in tasca il coraggio che, nel frattempo, se n'è già andato, avvilito, malconcio e deluso.
Sì, deluso da te, modello di geometra dei sentimenti. Per non pagare il prezzo del coraggio, preferisci pagare il prezzo dell'ignavia e di una vita incolore ma confortevole nella sua prevedibilità. Il coraggio, al contrario, ha bisogno di saltare nel buio, senza neanche il paracadute, saltare nell'Ignoto.
Bisogna perdersi nella foresta, parafrasando un bellissimo pensiero di Giorgio Caproni ("La mia ultima proposta è questa: se volete trovarvi perdetevi nella foresta"). E ancora arriva la poesia ad orientarci rispetto alla parola "Coraggio". Questa volta è Wislawa Szymborska che scrive "Conosciamo noi stessi solo fin dove siamo stati messi alla prova. Ve lo dico dal mio cuore sconosciuto". Il Coraggio pare che serva soltanto a questo, alla fine: metterci alla prova per regalarci la grande abbacinante opportunità di conoscere noi stessi. E' un bel prezzo da pagare. Me lo dico per farmi coraggio.
(Simona Garbarino, "Sul Coraggio")
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I Frijda - Aria
La band presenta il nuovo singolo
Fuori l’8 marzo (e non è un caso) il nuovo singolo “Aria” della band catanese Frijda, formazione composta da cinque musicisti dalla forte impronta rock. In un mix che combina poesia del testo e sonorità taglienti, il brano racchiude in sé “ l’essenza della donna”, paragonandola all’elemento principe per l’esistenza di tutti, ovvero l’aria, insieme alla rabbia per i diversi e troppi avvenimenti di cronaca che purtroppo continuano a spezzare vite di donne innocenti. “Aria” funge anche da spartiacque a livello di genere musicale, tra quello che è stato il recente passato, caratterizzato da una concezione rock/pop, e la nuova produzione, caratterizzata dal ritorno all’ hard rock delle origini e meno legata alle imposizioni discografiche. Il legame tra Thor alla voce, Tano “Tazmania” Giuttari, Luke Anthony alle chitarre, Salvatore Schillaci al basso e Davide Cicero alla batteria si è formato nel 2003, grazie alla passione di tutti per il “rock”, quel genere che trovava l’ispirazione nelle hard rock band storiche statunitensi e britanniche che hanno colpito la loro adolescenza, adattato all’evolversi del tempo e alle concezioni musicali dei nostri giorni e del nostro paese.
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Il nome “Frijda” non è altro che un omaggio al pensiero artistico della famosa pittrice messicana Frida Kahlo, per la quale Giancarlo rimase molto colpito durante gli studi universitari: in questa piccola donna egli vide un esempio di forza di vivere sovrumana nonostante le difficoltà della propria esistenza. L’esordio della band inizia con un percorso “live” molto intenso tra locali, piazze e concorsi, esibizioni che hanno trovato sempre un grande consenso di pubblico grazie al sound accattivante e al carisma del proprio leader.
Nel 2003 la band ha l’onore di aprire il concerto de Le Vibrazioni durante una tappa del TIM Tour mentre nel 2006 vengono finanziati dal Calcio Catania per l’incisione dell’inno ufficiale nella stagione della promozione in serie A della squadra. Sempre nello stesso anno aprono i concerti di due noti artisti siciliani, Franco Battiato e Mario Venuti e l’anno dopo, nel 2007, vengono contattati per aprire il concerto di Lucio Dalla. Nello stesso anno ricevono un riconoscimento artistico dalla Provincia di Catania e dal comune di Catenenuova (EN). Proseguono con l’apertura, nel 2009, del concerto degli “Archinuè” e l’anno successivo arrivano finalisti al Premio “Lucio Battisti” di Isernia aprendo il concerto di Alex Britti. Lavorano intanto alla preparazione del primo singolo, “Mentre muori di piacere”, pubblicato a settembre 2018 con l’etichetta OnTheSet di Luca Venturi. Poi nel 2020 esce “Lo dedico a te” e a febbraio 2021 “Ruggine”, esperimento che mischia il loro sound rock alla cultura folk siciliana, magistralmente rappresentata dalla Piccola Orchestra Jacarànda. Nel 2022 è la volta di “Impura poesia”, brano pubblicato insieme al videoclip, che viene selezionato da un equipe di letterati per omaggiare in musica la poetica maledetta del poeta catanese Mario Rapisardi. Si arriva velocemente ad aprile 2022 quando esce il primo album ufficiale “Scacco matto”, lanciato dal singolo “No, non ti conoscevo” e lo stesso anno diventano il gruppo spalla per il concerto di Pino Scotto a Caltagirone (CT). Nel 2023 viene rilasciato il videoclip del singolo “Scacco Matto”, girato nel famosissimo locale “Rock’n’Roll” di Milano, ed il 31 Dicembre, la band è scelta come formazione di punta per il capodanno nel comune di Alessandria. Presenti nei principali digital stores (iTunes, Google Play, Spotify,) e su You Tube con il canale ufficiale “Frijda OfficialTube”, i Frijda hanno ricevuto ottimi riscontri ed attenzioni anche in Francia e Spagna oltre a recensioni su alcuni dei più grandi portali dedicati all’arte, come “Arts Direct”, “Lux Cultural”, “Ars Magistris” e “Ok Arte”, e testate giornalistiche molto note come “TgCom” del gruppo Mediaset, Rds e “Sole24ore”.
Attualmente la band è impegnata nella lavorazione del nuovo album, che prevede un ritorno alle origini “hard rock”.
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