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#Passione Maledetta
scritturacreativa-85 · 5 months
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Il Risveglio del Vampiro
Era una notte come tante altre, con la luna piena ad illuminare il cielo stellato. Marco si svegliò sudato, il cuore battente in modo irregolare. Aveva avuto un sogno vivido, così reale che quasi poteva sentire il profumo del sangue nell’aria. Nel sogno, si vedeva camminare per le strade deserte di una città antica, avvolto dall’ombra delle case secolari. Le luci fioca delle lanterne disegnavano…
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l-incantatrice · 3 months
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Raccontami ancora la favola di noi due,dei nostri corpi che si desiderano anche senza toccarsi,della nostra passione maledetta e potente come un veleno. Raccontami ancora la storia delle nostre anime vagabonde e assetate d’amore,del sesso violento e dannato,dei sensi inebriati dall’oppio dell’attrazione.Raccontami ancora delle nostre menti perse per sempre nel labirinto delle voglie e dei nostri pensieri condannati a un desiderio sfrenato senza pietà ♣️
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be-appy-71 · 4 months
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Siamo chiusi in questa stanza da tempo, ma ancora il desiderio non si è placato
Ci guardiamo negli occhi dove ancora si legge la passione, la voglia travolgente di essere ancora uno nell'altra.
I nostri corpi si parlano, una forza magnetica ci attrae, resistere sembra impossibile, ma la ragione, la maledetta ragione ci riporta a terra.
E' giunto il momento dei saluti.
Dobbiamo tornare alle nostre vite fino al prossimo incontro, speciale come sempre
Nessuna promessa, nessun impegno, solo voglia di stare insieme.
Viviamo di sorprese ogni volta.
Ti lascio andare con un bacio e un abbraccio. Tengo con me il profumo della tua pelle che non mi abbandona mai.
Non scorderò mai questo giorno, ciò che abbiamo sentito, dove abbiamo volato insieme.
Mi guardi e...
<Piccola, non so quando...>
Ti accarezzo le labbra e...
<Ssssh, non dire nulla. Quando? Quando potrai...mi troverai...sempre. Ancora un ultimo saluto, poi ti lascio andare>.. ♠️🔥
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diceriadelluntore · 11 months
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Storia Di Musica #298 - X, Under The Big Black Sun, 1982
Le due voci di oggi, nel percorso mensile di scoperta dei gruppi in cui la voce leader è maschile e femminile, rappresentano il duo più spettacolare, più estremo e più stupefacente (in molti sensi). Furono agli inizi degli anni ’80 la nuova sensazione della musica punk americana (che ricordo aveva caratteristiche molto diverse da quello europeo, musicali si, ma soprattutto ideologiche). La storia parte con John Nommensen Duchac, un musicista statunitense cresciuto nei dintorni di Los Angeles. Nel 1978 in piena stagione punk insieme ad un chitarrista rockabilly che collaborò con Gene Vincent (quello di Be-Bop-A-Lula) e Etta James, Billy Zoom, e un batterista che ama il country e il blues, D.J. Bonebrake, inizia a suonare nei locali alternativi di Los Angeles. Nel 1979 l’incontro con una poetessa beat (definizione sua) Christene Lee Cervenka, che viene convinta a cantare. Lei cambia il nome in Exene Cervenka, John in John Doe, che è il nome usato negli USA per indicare un uomo la cui reale identità è sconosciuta. Scelgono un nome per il loro gruppo del tutto coerente con la loro idea di apparire enigmatici e “qualunquisti”: X. Con questo nome incidono i primi due singoli, Los Angeles e Adult Book, che comparivano in una compilation dal titolo Yes L.A., la risposta sarcastica ad un progetto simile sulla new wave newyorchese, che si intitolava No New York prodotto da Brian Eno. L’incontro decisivo avviene al Whisky Club di Los Angeles dove li vide suonare Ray Manzarek, colonna dei The Doors. Con il suo aiuto firmano un contratto discografico e nel 1980 esce Los Angeles. Album epocale anche per la iconica copertina (una X in fiamme su sfondo nero) la band mostra il suo lato alternativo allo stesso punk: mini storie nichiliste (Your Phone’s Off The Hook, But You’re Not), inni alla malinconia (The Unheard Music, Nausea, costruite anche con il Farfisa in stile Doors di Ray e usate recentemente in documentari e in famose serie TV), la ripresa di Los Angeles e una cover arrabbiata di Soul Kitchen come omaggio al maestro in consolle. Critica e pubblica sono estasiati e gli X iniziano ad essere la prima vera sensazione del punk californiano. Sull’onda di Los Angeles, nel 1981 la band replica con Wild Gift. Stavolta la copertina è a colori accesi, sempre con Manzarek in produzione, il disco è tutto dominato dai duetti acidi di John Doe e Exene, e musicalmente il punk rock si alterna a momenti dove l’amore di Zoom per il rockabilly ha la meglio (In This House That I Call Home), con due dediche speciale alla città degli angeli, mai così decadente come in Universal Corner e Beyond And Back. Anche questo disco è un successo di critica e pubblico. Alla prova del nove del terzo album, arriva l’atteso capolavoro.
Under The Big Black Sun esce per la Elektra (la casa discografica dei Doors, ultimo regalino di Manzarek) nel 1982: in copertina un disegno del famoso Alfred Harris. Under The Big Black Sun è un album che sulla solita base schizzata e veloce del punk innesta altri stili, per un disco seminale per le generazioni successive: la meravigliosa Hungry Wolf e Motel Room In My Bed sono super rock e tutte giocate sui duetti vocali tra Doe e Exene, e dominati, soprattutto la seconda, dalla stupenda chitarra affilata di Zoom e il drumming di Bonebrake. La poesia del duo si districa tra sbavate storie d’amore, finite spesso in adulteri (Riding With Mary) o nella desolazione di una metropoli che è nerissima e maledetta (Because I Do). La sorella della Cervenka, Mary, morì durante le registrazioni, e a lei Exene dedica la toccante Come Back To Me (dove compare addirittura un sax). Zoom giganteggia anche in Real Child Of Hell e nella famosa How I (Learned My Lessons). C’è spazio anche per una “ballata” (The Have Nots) e per una ripresa di un brano blues (passione profonda di Doe, che con i due maschi della band farà due dischi di country blues con il nome The Knitters) Dancing With The Tears In My Eyes, di Dubin e Burke, nel repertorio di Leadbelly. Il momento magico continua con il successivo More Fun In The New World (1983) in cui si vira più verso tematiche sociali e non più solo personali, con due canzoni che diventeranno famose, The New World e una cover di Breathless di Jerry Lee Lewis, usata nella colonna sonora di All'Ultimo Respiro, remake americano del 1983 del classico di Godard Fino All'Ultimo Respiro, con Richard Gere protagonista. Di questi quattro dischi la celeberrima e mai troppo ringraziata etichetta discografica Rhino ha ripubblicato tutti i dischi rimasterizzati, con l’aggiunta di numerose chicche, anche live. John Doe ha affiancato alla carriera musicale anche una da attore, con ruoli anche in film famosi (Il Duro Del Road House, L'Ultima Volta Che Mi Sono Suicidato, Boogie Nights - L'Altra Hollywood tra gli altri) e ha partecipato a due serie TV molto famose qualche anno fa come Roswell e One Tree Hill. Exene Cervenka invece ha pubblicato diversi libri di poesia. Fino al 1985 i due erano anche sposati (poi la Cervenka sposerà Viggo Mortensen, da cui si separerà a sua volta), e non mi sembra un caso che dopo la loro separazione quel mix speciale e imprevedibile di punk e poesia di cui erano capaci sia diminuito. Date un ascolto ai loro lavori, tra l’altro in pieno stile punk durano pochissimo (Los Angeles in versione originale 27 minuti).
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artemisx78 · 2 years
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Tu.. Che arrivi in un attimo come un uragano dentro i miei pensieri..
E in quell attimo mi sconvolgi..
Perché prendi vita... Io che ti caccio via dai miei pensieri come sempre per non farti vivere in me per non sentirti..
Per non avere quella maledetta voglia di te...che nonostante ti spingo via.. Il mio corpo caldo e vivo...
Brama ogni tocco respiro... MA TU... mi sconvolgi ed allo stesso tempo mi rapisci.... Immagino tutto di te.. Carezze.. Tocco.. Calore.. E Sapore.. Mhm sii... Sapore...
Quel sapore e senso che la voglia di due corpi uniti... In uno.. Bagnati... Con quel desiderio di viversi che aspettano..
Ma che sanno che.. Il loro è solo l inizio...di un lungo gioco...
Dove solo sensazioni ed emozioni danno vita ha dei propri attimi.. E dove..
Esiste solo...la fantasia di due menti che sono...
Dolcezza e Passione 🌹..
Ora vivimi..
Perché voglio saziarmi di TE.. Mhm..
@artemisx78
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bluesitinerante · 6 months
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Il vento gelido del Mississippi sibilava tra le foglie di cotone, trasportando con sé la voce roca di Robert Johnson. Le sue dita volavano sulla chitarra, intrecciando note malinconiche che narravano di amori perduti, patti col diavolo e la dura vita nel Delta.
Nato in una famiglia povera e segnato dalla discriminazione razziale, Robert trovava rifugio nella musica. La sua anima inquieta era attratta dalle note blues che risuonavano nei juke joint, storie di sofferenza e riscatto che dipingevano la cruda realtà del Sud.
La leggenda narra che una notte, spinto dalla frustrazione e dal desiderio di fama, Robert si recò a un incrocio sperduto nel cuore del Delta. In quell'inquietante luogo, sotto un cielo plumbeo, si dice che abbia incontrato il diavolo.
Alcune versioni raccontano di un rituale macabro, con Robert che accorda la sua chitarra con l'anima in cambio di un'abilità sovrumana. Altri sussurrano di un incontro più subdolo, dove il diavolo, ammaliato dalla musica di Robert, gli offrì un patto: fama in cambio della sua immortalità.
Qualunque sia la verità, da quel momento in poi la vita di Robert cambiò radicalmente. La sua chitarra divenne un'estensione del suo corpo, le sue note evocavano una potenza e un'intensità mai sentite prima. La sua voce roca e graffiante narrava storie di vita vissuta, di passioni tormentate e di un'inquietudine che non poteva essere placata.
Il suo talento esplosivo lo catapultò sulla scena blues, lasciando il pubblico a bocca aperta. La sua fama si diffuse rapidamente, attirando l'ammirazione di musicisti come Son House e Muddy Waters. Le sue canzoni, come "Crossroad Blues", "Love in Vain" e "Me and the Devil Blues", divennero pietre miliari del genere, influenzando generazioni di musicisti a venire.
Ma la fama di Robert era avvolta da un'aura oscura. La leggenda del patto col diavolo lo perseguitava, alimentando le dicerie sulla sua natura maledetta. La sua vita privata era tormentata da relazioni complicate e da un'incessante ricerca di sollievo nell'alcool.
A soli 27 anni, Robert Johnson morì in circostanze misteriose. La sua morte prematura alimentò il mito e la leggenda, lasciando un alone di mistero che ancora oggi avvolge la sua figura.
Il fantasma di Robert Johnson continua ad aleggiare nel Delta del Mississippi, la sua musica risuona nelle note di innumerevoli bluesman che hanno tratto ispirazione dalla sua tragica e leggendaria esistenza. La sua anima inquieta, intrappolata tra il blues e il diavolo, continua a raccontare storie di passione, dolore e riscatto, immortali nella memoria del Mississippi.
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roalinda · 8 months
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When you get this ask you have to answer with 5 of your fav songs and then send this ask to 10 of your favourite followers!!
omg, I love music asks ❤
Well, let me see...here are 5, not by any special order , also, I'm old so are my favs 😆
The show must go on by Queen
Faithfulness by skin
The horror of our love by Ludo
House of Memories by Panic! At The Disco
Exit wounds by Placebo
Bonus ( 5 fav songs in languages other than English in no special order)
♡ Voilà by Barbara Pravi (French)
♡ Heavy makeup by Homayoun Shajarian آرایش غلیظ از همایون شجریان (Persian)
♡ Nathalie by Julio Iglesias ( Spanish)
♡ Passione Maledetta by Modà (Italian)
♡ Je suis malade - Serge Lama - Marilyne Naaman | The Voice 2023 | Blind Audition - Original French song by Lara Fabian ( French and Arabic )
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danilacobain · 2 years
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Selvatica - 55. Ultime parole
Come era vuota la sua casa senza Corinna. E gli sembrava un luogo estraneo, come se non gli appartenesse più, come se in tutto quel tempo fosse stata un'altra persona a viverci, non lui.
Si alzò dal letto che troppe volte nell'ultimo periodo aveva condiviso con lei. Le lenzuola stropicciate durante l'ennesima nottata insonne giacevano in un angolo, a occupare il posto di Corinna ormai freddo.
Era trascorsa più di una settimana dal loro ultimo incontro e Ante continuava a svegliarsi nel cuore della notte con una morsa che gli stringeva il petto e le ultime parole che la ragazza gli aveva rivolto che premevano sulle tempie.
Ti odio.
Non ho mai voluto niente da te, volevo solo te.
Addio.
Un'altra giornata di allenamento, a lavorare, correre, sudare. Un'altra giornata trascorsa tra gli amici, ad attendere notizie da parte di Dolokov e inventare scuse con se stesso per non averla ancora chiamata. Lei e solo lei nella sua testa stanca. Lei e solo lei nel suo cuore triste.
Insieme avevano tutto, una complicità da fare invidia, tutta la felicità del mondo. Corinna con le sue menzogne aveva gettato su di loro una densa nube scura dalla quale Ante non riusciva a uscire. Non vedeva al di là di essa, non riusciva più a scorgere la luce.
Attraversò le stanze silenziose buttandovi uno sguardo vacuo. Quella maledetta casa lo rendeva malinconico, non voleva più starci. Avrebbe cambiato appartamento il prima possibile.
***
Un pomeriggio intero in giro per Milano alla ricerca di una casa nuova, con Rade e Mario che si erano dimostrati molto più pazienti di lui. La giornata era stata calda e nel venticello si avvertiva l'arrivo della sera, l'orario dell'aperitivo. Ante fece un sorso dal bicchiere che aveva in mano, osservando un tizio che sorrideva e si avvicinava nella loro direzione.
Rade sembrava conoscerlo, si alzò in piedi e lo salutò stringendogli la mano. Era italiano ma parlava benissimo la loro lingua, un uomo molto elegante, i capelli corti e gli occhiali da vista.
«Dai, siedi con noi. Prendi qualcosa.» Rade gli fece spazio sul divanetto.
Qualche tavolo più in là, delle ragazze stavano guardando nella loro direzione, ridacchiavano e parlavano a bassa voce. Ante si spostò, dando loro le spalle.
«Vi ringrazio, ma sono solo di passaggio», rispose l'uomo, sorridendo. «Salutami tanto Isotta e dille di non dimenticarsi della mostra.»
«Mostra?» chiese Ante, improvvisamente interessato alla conversazione.
«Ah sì, voi non vi conoscete» Rade indicò sia lui che Mario. «Loro sono i miei compagni di squadra Ante e Mario.»
Mario alzò una mano e sorrise, Ante continuò a fissare l'uomo in attesa di una risposta.
«Molto piacere, sono Massimo Lamantini.»
«È un gallerista» aggiunse Rade.
«Un gallerista?» Forse doveva sembrare ritardato perché il tizio lo fissò per un secondo prima di rispondere.
«Sì, sì. Ho una galleria qui vicino. Siete invitati anche voi alla mia prossima mostra, venite insieme a Rade e Isotta.»
Ante si alzò in piedi. «Massimo, la mia...» Frenò la lingua prima di pronunciare la parola "ragazza" solo perché cominciò a sentire delle fortissime fitte al petto. «Una mia amica sta studiando per diventare una gallerista. Posso mandarla da te? Le fai un colloquio e magari la prendi a lavorare con te. È molto preparata e soprattutto ha tanta passione.»
«Ma certo.» Massimo tirò fuori dalla tasca un bigliettino da visita che porse a Ante. «Può venire quando vuole.»
Ante annuì e sorrise, gli strinse la mano in segno di ringraziamento. Poi si sedette di nuovo, guardando Mario e Rade che lo fissavano. Tornò serio. «Che c'è?»
Massimo si congedò e Ante passò il bigliettino a Rade. «Dallo a Corinna.»
Rade strabuzzò gli occhi. «Io?»
«Puoi farglielo dare da Isotta.»
«Ante, hai rotto il cazzo con questa storia» sbottò Mario, fulminandolo con lo sguardo. «Perché l'hai lasciata se continui a pensare a lei, a fare le cose per lei, a preoccuparti per lei? Non potete stare insieme? Sareste sicuramente più felici.»
Ante buttò fuori l'aria dal naso. «Mario, per favore. Non capisci che...»
«Ma per favore, cosa? Le stronzate si fanno nella vita, ok? E lei ne ha fatta una bella grossa, ma chiaramente tu sei ancora innamorato di lei e quindi perché non la perdoni?»
Lo fissò con sguardo di ghiaccio. «Non la voglio vedere, ok?»
Mario allargò le braccia, facendo una smorfia con la bocca. «Ok. Ma questo non è affar nostro.» Tolse il bigliettino da visita dalle mani di Rade e lo piazzò davanti a Ante. «Se tanto ci tieni, glielo porti tu.»
Rade si alzò in piedi, cercando di stemperare la tensione. «Va bene, ragazzi, va bene. Andiamo a casa?»
Ante e Mario si osservarono per un altro paio di secondi. «Sì.»
Aveva ragione, Ante la amava ancora tanto e non era riuscito a trattenersi quando aveva sentito che quell'uomo era un gallerista. Era un sogno di Corinna. Ante voleva solo vederla felice. Afferrò il bigliettino e lo ripose in tasca.
«Ante?»
Una ragazza lo stava chiamando. Ante si mosse verso l'uscita, senza neanche guardare.
«Chi è quella, la conosci?» Mario si accostò la lui.
Scosse la testa, «No, non guardarla. Fai finta di non aver sentito.»
«Ante? Ehi, non mi riconosci?»
Merda, ma chi diavolo era? Sollevò lo sguardo al cielo.
«Ante, mi sa che questa ti conosce piuttosto bene.» Rade sorrise.
Ante si voltò a guardare. Capelli neri e lisci, sguardo provocante e intenso. Ma certo, la conosceva eccome, era la coinquilina di Corinna.
«Ciao.»
Lei si avvicinò. «Ciao! Sono l'amica di Corinna, ti ricordi?»
Ante annuì. «Come sta?» Di nuovo non era riuscito a trattenersi dal chiedere di lei.
La ragazza sorrise. «Bene. Ora ha iniziato a lavorare al museo del Novecento, hai presente? Quello in Piazza Duomo. Non è proprio un lavoro, sta facendo il tirocinio per l'università. È tutta presa e sempre piena di cose da fare. Però... le manchi.»
Ante fissava Monica ma immaginava Corinna e come potesse essere felice in quel momento. Sapeva quanto adorava essere circondata dall'arte, sapeva quanto potesse essere importante per lei. Avrebbe tanto voluto che lo chiamasse, per condividere con lui quel momento. Invece il telefono era sempre rimasto silenzioso.
«Dove andate, ragazzi? Perché non vi unite a noi?» La voce della ragazza lo riportò nel locale. Lei gli fece l'occhiolino. «Tranquillo, non c'è Corinna.» Le riservò un'occhiata gelida, credeva che così lo avrebbe convinto a restare?
Mario fece un passo verso Monica. «Perché no.»
Ante si voltò di scatto verso Mario, aggrottando impercettibilmente la fronte. «Ce ne stavamo andando.»
Monica spostò lo sguardo tra i due, lasciandolo un po' di più su Mario. «Vabbè, se decidete di restare raggiungeteci.»
Ante aspettò che la ragazza si allontanasse, poi si rivolse a Mario. «Sei matto? Vuoi scoparti l'amica di Corinna?»
Rade ridacchiò e Mario alzò le spalle. «È attraente, no?»
Ante sorrise e scosse la testa. «Guarda che quella poi la devi pagare.»
Mario spalancò gli occhi e la bocca. «No... davvero?»
I tre risero insieme, Ante infilò le mani in tasca in cerca delle chiavi della macchina e le dita sfiorarono il cartoncino ruvido del bigliettino da visita. Tornò subito serio e sospirò.
«Io me ne vado, ci vediamo domani.»
Che doveva fare se non voleva vederla? Strinse il cartoncino nella mano mentre si dirigeva verso l'auto. Fu tentato di buttarlo, tanto sarebbe rimasto in quella tasca per sempre. Non sarebbe mai arrivato nelle mani di Corinna. Lei probabilmente stava ritrovando la sua felicità, non c'era bisogno di andare a disturbarla.
Non sarebbe andato da lei per sentirsi dire ancora quelle ultime parole che lo tormentavano.
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francobollito · 5 months
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Perché parlare del coraggio? Perché di coraggio, presto o tardi, occorre dotarsi. C'è chi crede che sia una dotazione dalla nascita, chi al contrario un'attrezzatura speciale da organizzare pezzo per pezzo nel corso della vita. C'è chi lo confonde con la spavalderia, la faccia tosta un po' bulletta che ti fa affrontare la vita a testa bassa (o alta, a seconda dello stile), chi invece è consapevole di essere davanti a un puzzle fatto di tanti pezzi. Un coraggio-mosaico che, in quanto tale, risulta composto da decine e decine di tessere una diversa dall'altra. Le tessere sembra che abbiano tutte denominazioni e provenienze diverse. Qualcuna la riconosciamo subito, hanno nomi altisonanti: Sensibilità, Passione, Giustizia, Etica, Amore, tutte nobili, luccicanti nella loro livrea da prima serata. Altre sono meno lucenti, sono Paura, Disperazione, Disgrazia, Sopravvivenza e numerose altre sorelle, per nulla minori, che si somigliano per qualche sfumatura, come spesso accade in famiglia. Possiamo citarne giusto alcune, per non far torto a quelle più rappresentative e dominanti: Gratitudine, Solidarietà, Responsabilità.
Ecco, si può diventare coraggiosi in rappresentanza di molte di esse o di alcune. Si può attingere al Coraggio anche provando una Paura maledetta, o maledettamente sconfinata, eppure provarci. Chiamare a sé il coraggio nonostante il terrore si impossessi di noi, quasi stringendoci alla gola. Non respiriamo dalla paura, eppure procediamo armandoci di coraggio. Quante volte si pensa che il coraggio sia appannaggio degli impavidi, di coloro che sfidano la sorte ad occhi spalancati e narici aperte. Non è così, o almeno, non è solo così. Molte volte il coraggio proviene proprio dai pavidi, dai timidi, dai personaggi che abitano il sottobosco silente e operoso della quotidianità. Il coraggio molto spesso arriva dalla Necessità, dal Bisogno, da quel tremore che si aggrappa su per le gambe e si impossessa delle nostre viscere, e poi oltre, arrampicandosi fino a bloccare il respiro. E' allora che il Coraggio ti abbraccia, come un amico inatteso. E tu ti senti capace di cose inimmaginabili, di sfide che fino a poco tempo prima, avresti battezzato come "insormontabili".
E' questo il tempo del Coraggio? Ecco, questa è una domanda che sgorga imperiosa, una di quelle domande che sgomitano per arrivare prime. E' questo il tempo del Coraggio? Si. E' sempre il tempo del coraggio: il coraggio delle grandi e delle piccole cose. Il coraggio della scelta, il coraggio dello stare in prima linea, il coraggio di fare un passo indietro, il coraggio di aspettare, sostare, ritardare, il coraggio di fare e quello di non fare, di astenersi. Quante cose scorrono davanti ai nostri occhi, cose che richiedono quotidiano coraggio. Il coraggio della cura, il coraggio dell'affrontare la morte, propria o dei nostri cari, il coraggio di sopportare innumerevoli piccole grandi morti quotidiane. Ed è allora che il Coraggio raggruppa le sue sorelle, e queste prendono posto, fanno azioni, ci spingono al fare, all'esprimere, al combattere, giorno dopo giorno, ma anche allo stare assolutamente fermi.
Le strane forme del Coraggio. Le mille declinazioni di una parola che sembra assoluta, sciolta da tutto...e invece è fortemente imparentata con posture, inclinazioni, idee molto spesso ossimoriche.
Penso anche al coraggio nell'amore, quel salto quantico che, presto o tardi ti tocca, e tu non ti butti, a un passo dal bordo del precipizio ti blocchi, ostaggio di calcoli improbabili, misurando tempo, latitudine, coordinate geometriche che non fanno altro che dirti "non puoi riuscire, non è conveniente, guarda che la caduta è pressoché inevitabile". Meglio non rischiare. Allora scegli di stare fermo, perché non puoi sapere come andrà a finire. Meglio proteggersi e mettere in tasca il coraggio che, nel frattempo, se n'è già andato, avvilito, malconcio e deluso.
Sì, deluso da te, modello di geometra dei sentimenti. Per non pagare il prezzo del coraggio, preferisci pagare il prezzo dell'ignavia e di una vita incolore ma confortevole nella sua prevedibilità. Il coraggio, al contrario, ha bisogno di saltare nel buio, senza neanche il paracadute, saltare nell'Ignoto.
Bisogna perdersi nella foresta, parafrasando un bellissimo pensiero di Giorgio Caproni ("La mia ultima proposta è questa: se volete trovarvi perdetevi nella foresta"). E ancora arriva la poesia ad orientarci rispetto alla parola "Coraggio". Questa volta è Wislawa Szymborska che scrive "Conosciamo noi stessi solo fin dove siamo stati messi alla prova. Ve lo dico dal mio cuore sconosciuto". Il Coraggio pare che serva soltanto a questo, alla fine: metterci alla prova per regalarci la grande abbacinante opportunità di conoscere noi stessi. E' un bel prezzo da pagare. Me lo dico per farmi coraggio.
(Simona Garbarino, "Sul Coraggio")
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micro961 · 6 months
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I Frijda - Aria
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La band presenta il nuovo singolo
  Fuori l’8 marzo (e non è un caso) il nuovo singolo “Aria” della band catanese Frijda, formazione composta da cinque musicisti dalla forte impronta rock. In un mix che combina poesia del testo e sonorità taglienti, il brano racchiude in sé “ l’essenza della donna”, paragonandola all’elemento principe per l’esistenza di tutti, ovvero l’aria, insieme alla rabbia per i diversi e troppi avvenimenti di cronaca che purtroppo continuano a spezzare vite di donne innocenti.   “Aria” funge anche da spartiacque a livello di genere musicale, tra quello che è stato il recente passato, caratterizzato da una concezione rock/pop, e la nuova produzione, caratterizzata dal ritorno all’ hard rock delle origini e meno legata alle imposizioni discografiche. Il legame tra Thor alla voce, Tano “Tazmania” Giuttari, Luke Anthony alle chitarre, Salvatore Schillaci al basso e Davide Cicero alla batteria si è formato nel 2003, grazie alla passione di tutti per il “rock”, quel genere che trovava l’ispirazione nelle hard rock band storiche statunitensi e britanniche che hanno colpito la loro adolescenza, adattato all’evolversi del tempo e alle concezioni musicali dei nostri giorni e del nostro paese.
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Il nome “Frijda” non è altro che un omaggio al pensiero artistico della famosa pittrice messicana Frida Kahlo, per la quale Giancarlo rimase molto colpito durante gli studi universitari: in questa piccola donna egli vide un esempio di forza di vivere sovrumana nonostante le difficoltà della propria esistenza. L’esordio della band inizia con un percorso “live” molto intenso tra locali, piazze e concorsi, esibizioni che hanno trovato sempre un grande consenso di pubblico grazie al sound accattivante e al carisma del proprio leader.
Nel 2003 la band ha l’onore di aprire il concerto de Le Vibrazioni durante una tappa del TIM Tour mentre nel 2006 vengono finanziati dal Calcio Catania per l’incisione dell’inno ufficiale nella stagione della promozione in serie A della squadra. Sempre nello stesso anno aprono i concerti di due noti artisti siciliani, Franco Battiato e Mario Venuti e l’anno dopo, nel 2007, vengono contattati per aprire il concerto di Lucio Dalla. Nello stesso anno ricevono un riconoscimento artistico dalla Provincia di Catania e dal comune di Catenenuova (EN). Proseguono con l’apertura, nel 2009, del concerto degli “Archinuè” e l’anno successivo arrivano finalisti al Premio “Lucio Battisti” di Isernia aprendo il concerto di Alex Britti. Lavorano intanto alla preparazione del primo singolo, “Mentre muori di piacere”, pubblicato a settembre 2018 con l’etichetta OnTheSet di Luca Venturi. Poi nel 2020 esce “Lo dedico a te” e a febbraio 2021 “Ruggine”, esperimento che mischia il loro sound rock alla cultura folk siciliana, magistralmente rappresentata dalla Piccola Orchestra Jacarànda. Nel 2022 è la volta di “Impura poesia”, brano pubblicato insieme al videoclip, che viene selezionato da un equipe di letterati per omaggiare in musica la poetica maledetta del poeta catanese Mario Rapisardi. Si arriva velocemente ad aprile 2022 quando esce il primo album ufficiale “Scacco matto”, lanciato dal singolo “No, non ti conoscevo” e lo stesso anno diventano il gruppo spalla per il concerto di Pino Scotto a Caltagirone (CT). Nel 2023 viene rilasciato il videoclip del singolo “Scacco Matto”, girato nel famosissimo locale “Rock’n’Roll” di Milano, ed il 31 Dicembre, la band è scelta come formazione di punta per il capodanno nel comune di Alessandria. Presenti nei principali digital stores (iTunes, Google Play, Spotify,) e su You Tube con il canale ufficiale “Frijda OfficialTube”, i Frijda hanno ricevuto ottimi riscontri ed attenzioni anche in Francia e Spagna oltre a recensioni su alcuni dei più grandi portali dedicati all’arte, come “Arts Direct”, “Lux Cultural”, “Ars Magistris” e “Ok Arte”, e testate giornalistiche molto note come “TgCom” del gruppo Mediaset, Rds e “Sole24ore”.
Attualmente la band è impegnata nella lavorazione del nuovo album, che prevede un ritorno alle origini “hard rock”.
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infernaldance-sc · 9 months
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MEA CULPA
Oggi, dopo l'ennesima sfuriata di mia madre in risposta a degli eventuali "no" ricevuti, ho pensato a quanto mi abbia sminuita, minacciata e colpevolizzata nel tempo. Tanto che anche adesso, chiedere aiuto o dire che sto male, mi terrorizza.
Lei ha sempre "risolto" tutto alzando le mani, tanto che la frase che più le ho sentito dire è "ti picchio".
Stai male? Ti picchio. Ti piace qualcosa che io non approvo? Ti picchio. Qualcuno ti fa regali che a me non vanno? Ti picchio.
Ricordo ancora quando mi sono messa a piangere terrorizzata dalla paura solo perché avevo fatto cascare, per sbaglio, una bottiglietta di vetro vuota; o quando mia zia mi regalò dei libri sapendo della mia passione nascente e, una volta tornata a casa, mi sono presa uno schiaffo in bagno. Neanche ha aspettato che uscissi. Un altro me lo sono preso quando la parrucchiera mi ha trovato una irritazione in un punto della cute che a detta sua era meglio far controllare. (Potrei continuare l'elenco all'infinito).
In seguito a quello schiaffo per una piccola cosa, sono nate poi le preoccupazioni per la mia vista e per altre cose, ma ho sempre negato tutto fin quando non ho potuto provvedere da sola economicamente.
Tempo fa ho fatto una visita oculistica e mi hanno diagnosticato alcune cose abbastanza gravi, dicendomi che purtroppo sono patologie che mi porto dalla nascita e che non mi sono venute successivamente per qualche motivo. Ovviamente non ha fatto altro che ripetermi che è solo colpa mia, per tutta la sera, mentre io ero visibilmente sconvolta dalle notizie ricevute. Mi ha fatto piangere per non so quanto.
Ogni sua frase è accompagnata da minacce: dal come mi vesto, a ciò che faccio, a ciò che sono, a ciò che dico. La mia non accettazione nasce anche da questo. A casa non sono mai stata accettata per ciò che sono e mi viene rinfacciato ogni giorno della mia maledetta vita.
Sto cercando di farmelo scivolare addosso, di essere forte, di percorrere la mia strada e sono fiera di ciò che sto facendo, ma una piccola parte di me ancora si vergogna.
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il-giuggiolone · 11 months
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Ho passato una vita quasi dietro un bancone di un negozio da fotografa a Vigevano per passione forse per lavoro per colpa di quel pirla di mio marito non lo so ma è finito tutto tutto colpa di quel fascismo di merda che è salito al governo e che ha infestato come un erbacea maledetta l'Italia tutto finito tutto terminato questo è il dato di fatto
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Ciao come stai? Spero bene, io sto bene ma sono ancora una volta a ripetermi “lo dimenticherò” quanti anni sono? 4 forse e niente da quella maledetta sera mi sei rimasto dentro. Non ha senso sopratutto dopo tutto quello che è successo ma non è passato un giorno dove non ti ho pensato, ho fatto il lavoro dei tuoi sogni credimi cambia sogno non reggeresti, tutto quello che mi hai insegnato l’ho applicato magnificamente a lavoro ma se hai un cuore non puoi farlo quel lavoro ma ti giuro ogni giorno pensavo che se fossimo stati ancora insieme ti avrei fatto esplodere di gioia per tutte le cose belle che succedevano, e quando succedevano le cose brutte pensavo che non avresti retto. Ho imparato a guidare sai? Mi ha insegnato lui ha avuto un sacco di pazienza e fiducia, mi ha aggiustato la macchina però quando l’ho guidata per la prima volta da sola nel traffico pensai a quando mi dicesti che avrei avuto la certezza di saper guidare solo quando sarei stata sola e avevi ragione. Ho casa mia, nostra però ti penso lo stesso, ho la switch posizionata a prendere polvere non ha senso giocarci senza di te, mi chiedo spesso cosa fai se ci pensi ancora, mi hanno chiesto di te a distanza di un anno e ho pianto ed ho capito che non ce niente da fare, non bastano i viaggi, i soldi, i regali e le scarpe nuove, non basta nemmeno l’amore, nemmeno una persona che si tatua le mie iniziali di nome e cognome. Lo sai a volte ho paura di addormentarmi e dire il tuo nome e non sai quante volte litigo con me stessa perche ho mollato perchè stavo male e starei male anche oggi e poi penso che è tutta colpa mia che non ti ho dato abbastanza fiducia poi penso anche che ti ho dato tutto. Ah lui ti odia mi dice sempre che ho amato solo veramente te nella vita, sapessi quante volte ho rifiutato lui per te, non è una persona a caso lo conosco da che ero bambina e quando si è dichiarato io ormai gia ti avevo incontrato, gia avevo perso mente e cuore per te, però mi stava aspettando per questo lo amo, ma non è la stessa cosa. Ho fatto pace con papà e ho conosciuto mio fratello assurdo eh? Mamma mi chiede invece se ti penso e non ho il coraggio di dirlo che ti penso sempre, che a volte devo mantenermi dall’essere me stessa perche è quella parte di me che parla di noi, te le ricordi quelle notte intere a parlare? A vedere i film a distanza? E le notti in giro come due rincoglioniti a cercare i pokemon, te le ricordi quelle notti vicino al camino con dei pigiami improbabili? Ti ricordi quanti morsi mi davi e urlavo dal dolore? Ricordi quando ti uccidevo mentalmente per un bacio? Erano aria per me. Ti ricordi quando litigavamo? E quando mi portavi la colazione a letto? Ti ricordi quando ero gelosa del pappagallo? In realtà ero gelosa dell’aria che ti circondava non hai idea a volte la mia testa che pensieri omicidi faceva. Mi dispiace, perchè penso sempre che vorrei solo 24 ore per stare di nuovo con te, solo 24 ore dove non esiste niente di quello che ce oggi ma siamo solo noi due, non mi importerebbe per quel poco di nulla, ti vorrei raccontare tante di quelle cose, a volte credo di essere veramente pazza e le persone che mi conoscono non si aspettano minimamente tutto quello che mi sto portando dentro, dimmi tu è normale andare in viaggio a Barcellona per il tuo compleanno e basta una visita all’acquario per pensarti? Dio mio l’avresti amato e portarti nella mia testa per me vuol dire fartelo vivere in qualche modo, quindi dimmi è normale? No per niente. Ah un’altra cosa dove la vita mi sfotte? Casa mia affaccia proprio su quella montagna dove abiti, è ironico come se fossi costretta ad averti sempre con me in qualche modo. Ah quel tatuaggio lo odia e non lo sa nemmeno cosa significa ma è una cosa mia e tua, spero che lo ricordi. Ora sto studiando per una passione che ho sempre tenuto nascosta a tutti, ricordi quando dicevi che era impossibile che non c’era un lavoro che mi piacesse davvero, invece c’era ma lo vedevo irrealizzabile, sai non sono piu cosi pessimista e nemmeno piu cosi attaccata al fare soldi e ho molta meno paura del buio ora
Non so se ti sono rimasta dentro anche io, se ti chiedono di me e ti trema ancora il cuore, se quando ci siamo incontrati ti si è bloccata la giornata, a me si e oggi se ti incontrassi da sola ti fermerei per parlarti, mi ha fatto lo stesso effetto di quando ti incontravo per caso anni fa, li ho capito che non ce nulla da fare ti amerò anche se ho tutto. Ti hanno visto in giro con una ragazza e ho pensato chissà se ha parlato di me come con me parlava della sua ex, chissà cosa pensi di me e se mi pensi, se costudisci qualcosa di mio ancora, se ogni tanto passi sotto casa mia o nei posti dove siamo stati insieme, io lo ammetto li evito perche il mio cuore non lo regge. Non mi ricordo piu il tuo profumo però quella risata, la voce, il sorriso non riesco, non riesco a mandarti via dalla mia vita, dopo tutto questo tempo dopo tutto quello che è successo, perche? Avessi una macchina del tempo quella sera lontana sarei rimasta a casa, ma ti avrei incontrato comunque perchè dovevi esserci nella mia vita e forse oggi con qualche anno in piu e dopo aver sentito tutto questo dolore non ti lascerei piu, non mi costringerei a fare qualsiasi cosa per dimenticarti perche tanto vaffanculo non mi dimentico di te. Spero mi vorrai ancora bene spero di essere rimasta la tua “pizz” nei ricordi felici e che anche tu vorresti passare una serata delle nostre, perche a me manca tutto, pure come mi ignoravi, mi manchi e mi trema il sangue nelle vene solo al pensiero di dovermi sedere di nuovo in quella macchina, a buttarti la cenere ovunque, a passarti il router di internet, a incastrare il telefono nel conta kilometri per vedere i video mentre mangiamo di nuovo il nostro crispy, mi sento male a pensare di poterti abbracciare di nuovo e per averti mio un’altra notte ancora, non lo so cosa darei per fare di nuovo l’amore con te infondo me l’hai insegnato tu, chissà ora come mi troveresti, ho qualche tatuaggio in piu e sono cambiata, ma vorrei, vorrei con tutta me stessa. Spero tu stia bene, ricordati ti penso costantemente e ce una parte di me che non smette mai di pensare che magari un giorno anche solo per qualche ora potremmo essere di nuovo noi.
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silfideoli · 1 year
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Mi sono ingozzata con la pizza, sto k.o.
Ho ricomprato le sigarette. Maledetta me.
O forse semplicemente, non ti preoccupare, Lio. Andrà tutto bene. La passione per le vecchie piccole cose verrà da sé.
Lasciati sfiorare dalla vita, perché se non lo fai, niente ti toccherà mai veramente.
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camomillasensibile · 1 year
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È straziante avere gioie, sorrisi, situazioni ad un passo da te e non riuscire a coglierle... per colpa tua, sempre e solo... maledetta... e perdi occasioni, tempo, probabili amicizie nel tuo torbido e mascherato silenzio... quando avresti voglia di urlare... soprattutto perché non sanno quel che vivi... che vorresti ma non riesci o non puoi...e basterebbe uno sguardo... forse... empatia, comprensione...e poi ci credi per una volta a quel "ci sono sempre" non mantenuto...e ti dai le colpe...ed è punto e a capo... vado avanti a piccoli passi per la mia strada, piena di curve, di dossi, di semafori rossi e a volte strade chiuse, interrotte dove inevitabilmente occorre tornare indietro e riprendere la via maestra... ci saranno giorni come oggi... o periodi come questi... ma ogni singolo giorno lo impongo come nuovo inizio... perché sono quella persona che sorride, che ama divertirsi in compagnia quando si sente al sicuro, che ama ridere piegandosi in due, quella che ascolta e che ti aiuterebbe sempre... ma arriverà il mio turno? Il mio punto e a capo... ho riscoperto la bellezza, la femminilità e passione del ballo ed è quello che mi sta tenendo in piedi su quelle scarpette luccicose... ma pretendo il resto... desidero con tutta me stessa riuscire nel resto...
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siciliatv · 1 year
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Favara, è morto Lino Barba, il fratello di Michele
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Lino Barba è morto la notte a cavallo tra mercoledì 26 e giovedì 27 aprile. Era circa l'1 di notte. Era molto conosciuto a Favara. Era spesso in giro con il fratello Michele. Percorrevano la città sempre a piedi, insieme. Lino Barba - ci dice Giuseppe Bennica, amico di Lino e Michele - aveva un sogno: diventare attore. Ma la Sicilia non era Cinecittà e Roma era troppo lontana dalle sue possibilità. Conobbi Lino e Michele - dice Bennica - a seguito di una loro richiesta di recitare in qualche mia produzione, non erano attori professionisti o, quantomeno non avevano calcato alcun palco o set, accettai la sfida. Lino ci sorprese sin dal primo ciak, aveva una innata predisposizione alla recitazione, la sua passione per il cinema emergeva dai suoi racconti, la sua bravura dalla sua naturalezza nell'interpretare. Dopo quella caduta di fine agosto - continua a raccontarci Bennica - il sogno di Lino si spezzò e la vita quasi. I chilometri macinati a piedi diventarono soste interminabili su un letto di ospedale. Un pomeriggio, immaginando i suoi pensieri durante quella caduta all'indietro scrissi d'un fiato il brano “Eroe di Bacco” , appena terminato il testo mi accorsi che fummo in due a scriverla: Lui coi suoi racconti nelle lunghe videochiamate dall'ospedale, io nel portare in prosa le sfumature delle sue paure, le speranze e le incertezze sul suo futuro. “Giusè, - continua Giuseppe Bennica mentre ricorda una richiesta fattagli da Lino - lo dobbiamo fare il videoclip di questa canzone ? Sarò io il protagonista principale vero ? Non vedo l'ora di iniziare, se non riesco a stare sulla sedia, perché la pressione va giù, usiamo le scene dei backstage degli spot che abbiamo fatto insieme..ok ? ” Seguirono altre lunghe videochiamate nel decidere come impostare il videoclip, quali scene girare e soprattutto con quali inquadrature fregare quella "maledetta" sedia a rotelle - conclude Bennica. Cosa mi hanno insegnato Lino e Michele - conclude Bennica - ? Che l'amicizia e gli affetti più sono disinteressati e incondizionati quanto più ti arricchiscono dentro. Ecco un pezzetto di “Eroe di Bacco” registrato con piano, voce e purtroppo le immagini dei backstage che diceva Lino, le scene Bennica e Lino non le potranno più girare. https://www.facebook.com/watch/?v=1303853970193813 Read the full article
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