#Papaly
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greekbooks-poll · 2 months ago
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anglerflsh · 2 years ago
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you're single highhandedly bringing back witchhunting studies /lh
you thought this was a normal tumbrl blog but it was actually all a ploy from the pope to make people start burning witches again! Bring back the witchcraft act of 1542!
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itsmeimcathy · 2 years ago
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comunque la serie the lady di lory del santo era scritta molto meglio di questo monologo della ferragni
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lacameliacollezioni · 2 years ago
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UDIENZA DA PAPA GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA DA PAPA GIOVANNI PAOLO II
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sciatu · 2 months ago
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LA BATTAGLIA DI LEPANTO - Nel 1500 la distribuzione della popolazione siciliana era molto diversa dall’attuale. I grandi paesini presenti lungo la costa con la loro caotico agglomerato di case e palazzi, non esistevano a causa delle terribili scorrerie dei pirati turchi. I paesi e paesini fortificati, sorgevano nell’entroterra, spesso su colline o in luoghi ben difendibili. Lungo la costa vi era un sistema di sorveglianza con circa 600 torri che monitoravano il mare a scoprire per tempo la presenza dei temuti pirati. Nei grandi porti e presso i villaggi più grossi, vi erano forze d’intervento che dovevano attaccare le navi dei pirati appena avvistate o i turchi sbarcati che iniziavano una scorreria verso l’interno. I temuti pirati e le loro scorrerie erano una minaccia costante e imprevedibile.
Per questo motivo, quando papa Pio V chiamò alla Guerra Santa contro la flotta turca di Alì Pascià, per soccorrere la guarnigione Veneziana assediata a Cipro, l’adesione da parte dei siciliani fu immediata. Subito fu armata una flotta con i soldi delle città e dei nobili siciliani. Armare una galera all’epoca, non era una cosa semplice ed immediata. I turchi ed i veneziani avevano non solo enormi arsenali ma flotte già pronte conservate in enormi magazzini. Inoltre avevano un sistema di arruolamento collaudato e sicuro per cui non avevano problemi a trovare i rematori (che solo in piccola parte erano galeotti o prigionieri di guerra), gli equipaggi ed i soldati. È da notare quindi la velocità con cui la flotta siciliana (circa una decina di galee) fu allestita e armata, mentre quella spagnola dovette approntarsi con difficoltà recuperando dagli stati italiani materiale per le armi e gli scafi, rematori e marinai.
A Messina si riunì quindi nel luglio del 1571, la grande flotta di poco più di 200 galere formate da veneziani, pisani e genovesi sotto le insegne papali, quindi i cavalieri di Malta, gli spagnoli da Barcellona, quelli del regno di Napoli e la flotta siciliana guidata dall’ammiraglia, la Capitana di Sicilia. La flotta turca, conquistata Cipro nell’agosto di quell’anno, dopo aver messo a ferro e fuoco il basso Adriatico attaccando e conquistando le roccaforti veneziane nella Dalmazia e in Albania, si stava ritirando verso Lepanto, stanca e corto di munizioni, pronta a ricevere l’ordine di ritorno a Istanbul per porre le galere in darsena dato che non potevano affrontare le tempeste autunnali.
Quell’ordine però non arrivò mai.
La flotta della Lega Santa si diresse verso settembre contro la flotta nemica cercando di ingaggiar battaglia prima che il tempo peggiorasse. Le due flotte si ritrovarono a Lepanto, in una insenatura riparata, base dei turchi ma adatta al movimento delle duecento navi della Lega Santa che dovevano affrontare le circa trecento degli avversari. Disposti gli schieramenti gli uni di fronte agli altri, Alì Pascià prese l’iniziativa e puntò la prua direttamente contro la nave di Giovanni d’Austria. La flotta turca lo seguì muovendosi velocemente con il vento a favore. La sua ala destra, guidata dall’esperto capitano Shoraq detto Scirocco, si scontrò contro le navi veneziane e spagnole agli ordini del veneziano Barbarigo che in un primo tempo sembrò soccombere all’urto. Dopo l’arrivo delle navi di riserva venute in soccorso, i veneziani riuscirono a capovolgere la situazione e a catturare e uccidere il comandante avversario.
Sull’ala sinistra i turchi erano principalmente pirati algerini, astuti ed esperti che cercarono di circondare le navi dell’ammiraglio Doria che invece si defilò andando verso il mare aperto inseguito dai pirati che catturarono solo qualche nave rimasta indietro.
Ali Pascià notò che molto avanti rispetto alla linea su cui si era distribuita la flotta nemica erano state disposte sei grosse navi da trasporto chiamate galeazze, lente e tozze, con la murata tanto alta che ne impediva l’abbordaggio. Le galeazze erano scortate dalle galee con le vele rosse della flotta siciliana quasi che quel pugno di navi volesse fermare l’avanzata della potente flotta turca.
Alì Pascià, decise di ignorare quel che considerò un diversivo e si diresse prontamente contro l’ammiraglia della flotta nemica. Le navi che lo seguirono approcciarono le galeazze scoprendo che, contrariamente all’uso di allora, quelle grosse e goffe navi erano dotate di cannoni disposte lungo tutto il loro perimetro. Con una potenza di fuoco superiore di sei o sette volte quella di una normale galera, le galeazze incominciarono a bombardare dall’alto i vascelli nemici, distruggendo e affondando navi su navi e scompigliando la flotta turca che perse slancio e forza. A bordo delle galeazze Giovanni d’Austria aveva fatto collocare gli archibugieri che decimarono gli equipaggi di ogni nave nemica che si avvicinava a loro.
Le galeazze, seguite dalla flotta siciliana, incominciarono a girare in tondo rendendo il tratto di mare vicino a loro, un inferno. La Sultana, l’ammiraglia turca raggiunse velocemente Giovanni d’Austria che vedendo arrivare i nemici, lanciò la sua nave contro quella di Alì Pascia così che la sua guardia personale, il Tercio de Cerdena, una compagnia formata da veterani di Castiglia ed Estremadura di base in Sardegna, andò all’arrembaggio della nave avversaria. I castigliani si trovarono di fronte gli giannizzeri turchi, un corpo scelto formato da slavi cresciuti ed addestrati ad Instabul.
Lo scontro fu durissimo.
Per tre volte gli spagnoli andarono all’arrembaggio e furono cacciati indietro, Giovanni d’Austria fu ferito e spesso sul punto di soccombere. Le navi nemiche si concentrarono intorno alla loro ammiraglia, lo stesso fecero quelle della Lega Santa. Ormai era una lotta all’ultimo sangue.
Gli esperti soldati combattevano ormai all’arma bianca, i marinai, i rematori che spesso erano uomini della strada o gente di campagna arruolata a forza o per debiti, si erano uniti a loro e lottarono con rabbia e determinazione. Ormai tutti combattevano per sopravvivere tra i morti e i feriti, in un intreccio di legni rotti, carni tranciate, sangue e fumo di polvere da sparo.
La grande santa battaglia diventò una caotica, sanguinosa, terribile carneficina.
Le navi dell’ala sinistra turca, vedendo l’inutilità di inseguire l’ammiraglio Doria tornarono su i loro passi e veleggiarono verso l’ammiraglia a darle manforte. Se avessero raggiunto il groviglio di navi nel centro della formazione, le truppe spagnole avrebbero avuto la peggio. Fu questo quello che pensò Giovanni Cardona, capitano dell’ammiraglia siciliana, che subito lasciò le terribili galeazze e incrociò con la sua Capitana, le navi nemiche attaccandole, incurante della superiorità numerica, del mitragliare delle archibugiate e del fuoco delle cannonate. Ferito più volte con i suoi uomini riuscì a fermarle spingendole lontano dalla mischia.
In quel momento, le navi pisane, vittoriose sull’ala destra dei turchi, riuscirono a farsi largo tra il groviglio di remi rotti e alberi maestri tranciati dai cannoni ed arrivarono nella mischia delle ammiraglie, buttandosi all’arrembaggio di quella. Ebbero la meglio sui giannizzeri sopravvissuti agli scontri con i castigliani e catturarono, uccidendolo, Alì Pascià. Alla vista della testa del loro ammiraglio che dondolava sul pennone della sua ammiraglia, le navi turche superstiti (ormai poche e malconce) si dileguarono, o almeno ci provarono a causa delle galeazze che le aspettavano al varco, lasciando dietro di loro un mare di relitti e di sangue.
La vittoria fu una di quelle più pubblicizzata dei suoi tempi. Libri, poesie, grandi quadri, narrazioni epistolari si sparsero per tutta Europa a raccontare la grandiosa vittoria e l’immensa carneficina. I turchi rallentarono la loro pressione via mare ed aumentarono quella via terra dirigendo le loro truppe alla volta di Vienna.
In Sicilia l’evento ebbe una grande risonanza. Prova ne è la descrizione della battaglia rappresentata negli stucchi di Santa Cita e persino nelle carceri dello Speri dove un giovane condannato disegnò la battaglia su indicazione di un veterano. Messina, che era una porta del mediterraneo orientale, grata a Giovanni d’Austria, fece fondere una statua in bronzo che lo ricordasse e celebrasse. Le galeazze cambiarono il modo di concepire la guerra per mare. Presto vascelli dalle alte murate e con un gran numero di cannoni sostituirono le galere ed i pirati turchi furono pian piano eliminati, cosa che permise lo sviluppo dei paesi costieri siciliani e, ai Principi di Palermo, di iniziare a costruire le bellissime ville di Bagheria.
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stregh · 5 months ago
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La storia del vino a Roma è profondamente legata alle osterie, luoghi di convivialità e commercio. Nel corso dei secoli, i Papi hanno mostrato un interesse notevole per il vino, non solo per il piacere personale ma anche per le entrate significative che le tasse sul vino garantivano alla Chiesa.
Le normative papali erano numerose e gli osti dovevano attenersi scrupolosamente ad esse. Queste regole avevano lo scopo di moderare il consumo eccessivo di vino da parte dei romani, che spesso, dopo abbondanti festeggiamenti, si lasciavano andare a risse violente. Inoltre, si cercava di prevenire le frodi degli osti.
Una delle frodi più comuni era la "sfogliettatura", ovvero il servire il vino in boccali non completamente pieni. I recipienti dell'epoca, fatti di terracotta o metallo, non permettevano di vedere il contenuto. Per contrastare questa pratica, Papa Sisto V Peretti concesse all'ebreo Meier Maggino di Gabriello il permesso di produrre contenitori di vetro trasparente. In questo modo, si poteva facilmente controllare la quantità di vino versata. Nel 1588, il pontefice impose l'uso di queste nuove misure in vetro agli osti.
Da questa innovazione nacquero le tipiche misure delle osterie romane, che sono diventate un simbolo della tradizione enogastronomica della città e che possiamo ancora trovare sulle tavole di oggi.
La quantità di vino da rispettare in ogni recipiente, era indicata da una riga incisa nel vetro e questa riga in gergo si chiamava "er capello".
Ecco svelata l'origine del modo di dire "Stai a guardà er capello" e la sua correlazione con il vino.
2 litri – denominato er Barzillai (così detto dal nome dell'On. Barzilai che in campagna elettorale usava offrire il vino in questo formato)
1 litro – denominato tubo o tubbo
1/2 litro – denominato foglietta o fojetta
1/4 di litro – denominato quartino o mezza fojetta
1/5 di litro – denominato chierichetto o chirichetto
1/10 di litro – denominato sospiro o sottovoce
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Fonte: https://www.facebook.com/romasegreta.gdg/reviews
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efendimacarmisinizkapiyi · 11 months ago
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Burada 6 Aralık Sinterklaas olarak kutlanıyormus. Çocuklar gece ayakkabilarini şöminenin ya da kapının önüne bırakıyorlarmis ve Sinterklaas onlara mandalina, çikolata, abur cubur veya hediye bırakıyormuş. Mandalina detayı çok tatlı bence 🍊 neyse biz de etkinlikleri ile ünlü bir öğrenci rezidansında kaldığımız için 6 Aralık gecesinde ayakkabılarımızın tekini kapının önünde bıraktık ve içine (bana göre) papali çikolata mandalina ve bisküvi bırakmışlar çuteee
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superfuji · 2 years ago
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La Constitutum Constantini, la più famosa di tutte le falsificazioni medievali, fu scritta a Roma (probabilmente dalla Cancelleria pontificia), o in Francia, tra l’Ottavo e il Nono secolo, e stabilì per secoli la base giuridica per il primato clericale di papa Silvestro e dei suoi successori. Secondo il documento, l’imperatore romano Costantino Il Grande aveva ceduto al papato vaste regioni del suo impero.
La Donazione inizia raccontando la conversione di Costantino alla fede cristiana e la sua guarigione dalla lebbra ottenuta da Silvestro, Vescovo di Roma. Dopo aver così testimoniato, Costantino avrebbe poi concesso a Silvestro il primato su tutti gli altri patriarcati, rendendolo capo di tutto il clero cristiano, e fatto del papato una sorta di regno temporale, con vaste rivendicazioni territoriali a sua disposizione.
Il documento, che avrebbe recato la data del 30 marzo 315, afferma di riprodurre un editto emesso dall'imperatore Costantino. Con esso egli avrebbe attribuito al papa Silvestro I e ai suoi successori una serie di concessioni. La parte del documento su cui si basarono le rivendicazioni papali recita:
«In considerazione del fatto che il nostro potere imperiale è terreno, noi decretiamo che si debba venerare e onorare la nostra santissima Chiesa Romana e che il Sacro Vescovado del santo Pietro debba essere gloriosamente esaltato sopra il nostro Impero e trono terreno. Il vescovo di Roma deve regnare sopra le quattro principali sedi, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, e sopra tutte le chiese di Dio nel mondo... Infine, noi diamo a Silvestro, Papa universale, il nostro palazzo e tutte le province, palazzi e distretti della città di Roma e dell'Italia e delle regioni occidentali.»
Il secolare falso della Donazione di Costantino
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gadourynumismatics · 2 years ago
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https://www.cronacanumismatica.com/monete-papali-dal-1200-al-1700-lasta-gadoury-online-del-24-aprile/?fbclid=IwAR0FTvLXO-1HBZuG3dBdI5uqsXkCsGRVYdGXRV6BxAB9fqS1ufMINF-rCMc
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semoromani · 3 days ago
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La Fontana delle Tiare a San Pietro è stata realizzata in travertino. Ci sono tre piccole vasche che ricevono l’acqua che fioriesce dalle chiavi di San Pietro. Intorno alla fontana le tre tiare papali sormontate da un’altra tiara che completa l’opera.
Tra le chiavi c'e' uno stemma del Rione Borgo e quello di Roma.
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viviween · 30 days ago
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Dicono che, in Italia, esistano scienziati; mi meraviglio, poiché, fino ad oggi, io ho rilevato, anche fra sedicenti divulgatori scientifici "pop", solo leccatori di ani papali, mangiatori di tarzanelli ecclesiastici, e postatori di "miracoli" ricevuti dal divulgatore, da qualche loro affezionata bimba (minchia).
Ieri Padre Pio; oggi: Barbe Porcodio.
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softevral · 1 month ago
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Dicono che, in Italia, esistano scienziati; mi meraviglio, poiché, fino ad oggi, io ho rilevato, anche fra sedicenti divulgatori scientifici "pop", solo leccatori di ani papali, mangiatori di tarzanelli ecclesiastici, e postatori di "miracoli" ricevuti dal divulgatore, da qualche loro affezionata bimba (minchia).
Ieri Padre Pio; oggi: Barbe Porcodio.
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cacatoto-2024 · 1 month ago
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Velletri
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Velletri ([velˈleːtri]; Latin Velitrae[1]) adalah sebuah kota Italia dengan jumlah penduduk 53,298 jiwa.[2] Tempat ini adalah sebuah komune di provinsi Roma, di Lembah Alban, di Lazio (Latium) - Italia. Tempat ini berbatasan dengan komune lainnya yakni Rocca di Papa, Lariano, Cisterna di Latina, Artena, Aprilia, Nemi, Genzano di Roma, Lanuvio. Mottonya adalah: Est mihi libertas papalis et imperialis.
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anticattocomunismo · 1 month ago
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Il Papa contestato dai discepoli delle sue aperture
Il teologo belga Gabriel Ringlet non digerisce le “papali” espressioni di Francesco contro l’aborto e lo rimprovera in nome dell’etica delle eccezioni. A forza di “innescare processi” lo stesso Pontefice ne viene travolto. Continue reading Il Papa contestato dai discepoli delle sue aperture
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tvachaskinandhaircareclinic · 3 months ago
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Uncover the Secrets to Radiant Skin and Luscious Hair with the Best Dermatologist in Bhopal – Tvacha Skin and Hair Care Clinic
Tvacha Skin and Hair Care Clinic is more than just a dermatology clinic; it’s a sanctuary for those seeking the best skin and hair care in Bhopal. With a team of seasoned dermatologists and hair specialists, we have earned our place as the best dermatologist in Bhopal by offering personalized treatments that cater to the unique needs of each patient. Whether you're struggling with chronic skin conditions or looking for expert advice on hair care, Tvacha is the top skin clinic in Bhopal that you can trust. Our clinic combines cutting-edge technology with a patient-centered approach, ensuring that you receive the most effective treatments in a warm and supportive setting.
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panmikola · 3 months ago
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«Ангел, играющий на лютне», 1480
Мелоццо да Форли
Мелоццо да Форли – умбрийский мастер Раннего Возрождения, имя которого вошло в исторический лексикон под грифом pictor papalis, что означает «придворный художник папы римского».
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