#Padre Ubu
Explore tagged Tumblr posts
ilblogdellestorie · 2 years ago
Text
Tumblr media
The Quiet Girl, la bambina che finalmente fu amata
Come è una persona quieta? Calma, che sembra non preoccuparsi, esente da turbamenti. O forse è solo introversa.
E così appare Cáit, una bambina di nove anni così silenziosa da sembrare invisibile, così taciturna e presa da un mondo alternativo da essere chiamata 'la vagabonda' dal padre o 'quella' dalle sorelle più grandi, così 'a parte' da avere a malapena un nome. E' lei la protagonista di THE QUIET GIRL di Colm Bairéad, film candidato all'Oscar il 12 marzo come miglior film internazionale (è in dialetto irlandese e forse è l'outsider del gruppo), dopo essere stato consacrato in Gran Bretagna come il film indipendente di maggior successo della stagione, aver ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui il Miglior Film nella sezione Generazione Kplus a Berlino 2022 e Miglior film dell'anno da Rottentomatoes.com. In Italia arriva dal 16 febbraio con Officine UBU. Ad interpretare Cait c'è una esordiente e meravigliosa Catherine Clinch di Dublino. E' un ambiente inospitale quello di Cait che vive con la famiglia in mezzo al nulla della campagna irlandese degli anni '80 con una madre, unica a trattarla minimamente, in procinto di far nascere il quarto figlio, le due sorelle adolescenti e il padre la cui unica occupazione sembra essere giocare anzi perdere ai cavalli. Una famiglia impoverita e non solo economicamente. Lei ha sviluppato una sorta di autodifesa in lotta a tutto questo, imparando a nascondersi a tutti, a casa come a scuola. Ma quando Cait d'estate viene mandata lontano dalla cugina della madre e il padre la molla sulla porta della fattoria con i soli abiti che indossa senza neppure un saluto, la ragazzina ancora non sa che le si sta aprendo il mondo davanti. Comincia a vivere con la coppia di zii l'affettuosa Eibhlín (Carrie Crowley) e il ruvido Seán (Andrew Bennett) nella loro fattoria dove allevano mucche e viene accudita, nutrita, considerata, vestita anche letteralmente, pur se in uno stile 'asciutto' (c'è un segreto in famiglia) la giovane rinasce conoscendo che c'è un altro modo di stare al mondo, un altro modo di essere figlia. Adattamento cinematografico di Foster, la storia breve scritta da Claire Keegan, The Quiet Girl rientra in quel genere di film cosiddetti Coming of Age che nel raccontare la formazione di una adolescente aprono il cuore dello spettatore e indicano emotivamente una strada: i 'veri' genitori sono quelli che ti crescono e ti danno amore. La regia quasi accarezza Cait, è una cinepresa compassionevole quella di Colm Bairéad che da' alla ragazzina quell'attenzione che i giovani solitari, introversi, sofferenti nel profondo raramente ricevono. E il finale arriva straordinariamente commovente.
10 notes · View notes
grupofilosofiaeliteratura · 2 years ago
Photo
Tumblr media
O sertão é uma figura estruturante da literatura brasileira pelo menos desde José de Alencar, passando por Euclides da Cunha, Graciliano Ramos e Guimarães Rosa, mas sua entrada nas letras produzidas no Brasil remete à preocupação dos colonizadores e dos jesuítas – entre eles, o padre Antônio Vieira – com o avesso monstruoso dos litorais abertos ao mundo, ou seja, com os impenetráveis sertões dos Brasis. Entidade geograficamente determinada, mas de difícil definição, ele designa, a um só tempo, uma utopia e uma atopia, um lugar originário e um não-lugar, bem como um modo de produção de sentido e de consciência. Embora muito explorado pelos estudos literários e políticos, essa figura ainda não despertou uma atenção correspondente na área da filosofia. Este minicurso propõe um breve percurso por alguns desses caminhos ainda pouco percorridos, examinado o conceito de sertão a partir da interseção entre sua abordagem literária e filosófica.
As aulas acontecerão presencialmente, segundas-feiras, de 17 de abril a 22 de maio, na sala 307 A, IFCS- UFRJ, Largo de São Francisco, n. 1, Centro - Rio.
O minicurso será dividido da seguinte forma:
17/04: Aula introdutória sobre o tema do curso.
28/04: As sedes do demônio: análise das narrativas produzidas pelos jesuítas a respeito do território assustador dos sertões, de suas características teológicas e políticas, e de como eles emergem como a dimensão mais desafiadora do processo de catequese e da violenta construção religiosa da identidade nacional. O texto-base para essa leitura será a Relação da missão da Serra de Ibiapaba, escrita por Antônio Vieira em 1660.
08/05: O contágio das multidões: investigar a figuração do fenômeno de Canudos, figurado por Euclides da Cunha, em Os Sertões, como um episódio de “psicose coletiva”, a qual teria afetado principalmente um agrupamento como aquele, pertencente a um “estádio social inferior” e “bárbaro”.
15/05: A ‘ideia’ de sertão em Maleita, de Lúcio Cardoso: uma dimensão contagiosa e crepuscular.
22/05: Aula de conclusão do curso, na qual uma síntese das três etapas anteriores será discutida, tendo em vista um esclarecimento mais geral do conceito de sertão.
Bibliografia:
CARDOSO, Lúcio. Maleita. Biografia, introdução e notas de Manuel Cavalcanti Proença, prefácio de Marcos Konder Reis e ilustrações de Lúcio Cardoso. Rio de Janeiro : Edições de Ouro, 1967. CARDOSO, Lúcio. Ignacio, O enfeitiçado e Baltazar. Rio de Janeiro: Civilização Brasileira, 2002. CARDOSO, Lúcio. Diários. Organização, apresentação, cronologia, estabelecimento de texto e notas. Rio de Janeiro: Covilizaczo Brasileira, 2012. CUNHA, Euclydes. Os sertões. Edição crítica e organização: Walnice Nogueira Galvão. São Paulo: Ubu Editora/Edições Sesc São Paulo, 2016. VIEIRA, A., A missão de Ibiapaba, Lisboa: Almedina, 2006.
1 note · View note
corciano-trasimeno-online · 10 months ago
Link
Mario Perrotta porta in scena a Città di Castello e a Magione il suo spettacolo "Dei Figli" Sabato 16 marzo alle 20.45 al Teatro degli Illuminati di Città di Castello e domenica 17 marzo alle 18 al Teatro Mengoni di Magione, l'attore e dramma...
0 notes
lamilanomagazine · 1 year ago
Text
Savona, Al Teatro Chiabrera in scena Misericordia, la favola contemporanea di Emma Dante sulla fragilità delle donne.
Tumblr media
Savona, Al Teatro Chiabrera in scena Misericordia, la favola contemporanea di Emma Dante sulla fragilità delle donne. In scena al teatro Chiabrera in tre serate, il 16, 17 e 18 gennaio ore 21.00, "Misericordia" regia di Emma Dante,la favola contemporanea che racconta la fragilità delle donne, la loro disperata e sconfinata solitudine. "Per la prima volta al Teatro Chiabrera arriva una tra le registe italiane più apprezzate anche all'estero, Emma Dante con il bellissimo e toccante Misericordia, - dichiara il Direttore del teatro Chiabrera, Rajeev Badhan-. Scrive la regista: "Tre puttane e un ragazzo menomato vivono in un monovano lercio e miserevole. Durante il giorno le donne lavorano a maglia e confezionano sciallette, al tramonto, sulla soglia di casa, offrono ai passanti i loro corpi cadenti. Arturo non sta mai fermo, è un picciutteddu ipercinetico. Ogni sera, alla stessa ora, va alla finestra per vedere passare la banda e sogna di suonare la grancassa. La madre di Arturo si chiamava Lucia, era secca come un'acciuga e teneva sempre accesa una radiolina. La casa era china 'i musica e Lucia abballava p'i masculi! Soprattutto per un falegname che si presentava a casa tutti i giovedì. L'uomo era proprietario di una segheria dove si fabbricano cassette della frutta, guadagnava bene ma se ne andava in giro con un berretto di lana e i guanti bucati. Lo chiamavano "Geppetto". Alzava le mani. Dalle legnate del padre nasce Arturo e Lucia muore due ore dopo averlo dato alla luce. Nonostante l'inferno di un degrado terribile, Anna, Nuzza e Bettina se lo crescono come se fosse figlio loro. Arturo, il pezzo di legno, accudito da tre madri, diventa bambino. " TEATRO CHIABRERA - 16 - 17 - 18 gennaio - ORE 21:00 - Regia di Emma Dante - Misericordia - di Emma Dante - con Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi, Simone Zambelli Manuela Lo Scicco premio Ubu 2021 miglior attrice/performer - luci: Cristian Zucaro - assistente di produzione: Daniela Gusmano - produzione: Piccolo Teatro di Milano – Teatro d'Europa, Teatro Biondo di Palermo, Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale, Carnezzeria - coordinamento e distribuzione: Aldo Miguel Grompone, Roma - foto: Masiar Pasquali... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
personal-reporter · 1 year ago
Text
La stagione 2023 – 24 del Teatro Donizetti di Bergamo
Tumblr media
Per la Stagione dei Teatri 2023-2024 a Bergamo la Fondazione Teatro Donizetti ha ideato un programma che unisca la Stagione di Prosa e Altri Percorsi con la sezione Storia, Teatro e Società e includerà anche Operetta e Opera&Concerti, oltre a numerosi progetti formativi. Per la Stagione di Prosa sono sette i titoli del cartellone al Teatro Donizetti e si partirà con un importante debutto che si inserisce nelle iniziative speciali legate a Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, infatti dal 12 al 18 dicembre ci sarà Iliade. Il gioco degli dèi, progetto di Alessio Boni che sarà  nelle vesti di regista, con Roberto Aldorasi e Marcello Prayer, che di attore. La Stagione di Prosa proseguirà dal 16 al 21 gennaio con Boomers, con Marco Paolini e Patrizia Laquidara, che invita a rivivere la storia dagli Anni Sessanta a oggi trasportata in un videogioco realizzato da un figlio e, dal 13 al 18 febbraio, La Maria Brasca di Giovanni Testori, con la regia di Andrée Ruth Shammah e Marina Rocco come interprete. Infine dal 27 febbraio al 3 marzo ci sarà Perfetti sconosciuti, trasposizione della commedia cinematografica ideate dal regista del film Paolo Genovese. Ancora in marzo, dal 5 al 10 arriverà La buona novella, spettacolo di teatro-canzone in cui Neri Marcorè ripercorre le canzoni dell’omonimo album di Fabrizio De André. La Stagione di Prosa 2023/24 si concluderà con Il mercante di Venezia di Shakespeare, con il ritorno di Franco Branciaroli al Teatro Donizetti, dal 9 al 14 aprile e, da mercoledì 17 a martedì 23 aprile, L’albergo dei poveri di Maksim Gor'kij in un allestimento di Massimo Popolizio,  coprodotto dal Teatro Stabile di Roma e dal Piccolo Teatro di Milano. Anche Altri Percorsi si snoderà attraverso sette spettacoli, tutti al Teatro Sociale a eccezione del titolo iniziale, dove il pubblico potrà conoscere gli artisti provenienti dall’estero, come la tedesca Familie Flöz, che con Teatro Delusio farà ridere portando il pubblico nel dietro le quinte di un teatro il 21 dicembre e della compagnia umbra Politheater, che con Bubikopf - Tragedia comica per pupazzi racconterà la storia d’amore di Bubi e Hullo il 25 gennaio. A seguire ci sarà il giovanissimo gruppo dei Potenziali Evocati Multimedialiche metterà in scena Prometeo dalla tragedia di Eschilo giovedì 11 gennaio. Il ritorno al mito sarà al centro di Opα, dove l’attrice greco-svizzera Mélina Martin interpreterà Elena di Troia il 4 aprile, mentre l’universo femminile verrà esplorato da La casa degli spiriti, affresco familiare messo in scena da Silvia Giulia Mendola l��8 febbraio, e Raccontami di domani, storia dell’amicizia di due giovani donne osservata dalla serratura di un bagno, scritta e diretta dall’argentino César Brie e interpretata da Vera dalla Pasqua e da Rossella Guidotti, prevista per il 22 febbraio. Completa Altri Percorsi, giovedì 14 marzo, il ritorno di Mario Perrotta con Dei figli, vincitore del Premio Ubu 2022, sulle  relazioni fra genitori e figli all’epoca del digitale, accompagnato da quattro attori e altri cinque come presenze virtuali su grandi schermi. Per la rassegna Storie, Teatro e Società, i primi due spettacoli saranno dedicati al mondo del calcio con Italia Brasile 3 a 1. Il ritorno, dove Davide Enia riprende dopo vent’anni il suo spettacolo storico, previsto per mercoledì 31 gennaio e Federico Buffa ne La milonga del fútbol, in cui venerdì 23 febbraio rievoca le figure di Renato Cesarini, Omar Sivori e Diego Armando Maradona. Gli altri due spettacoli che compongono la sezione sono Mio padre. Appunti sulla guerra civile di e con Andrea Pennacchi, che racconta la storia del padre prima della sua nascita, ripercorrendone la guerra partigiana, la prigionia, il viaggio di ritorno in una Italia devastata dalla guerra che sarà martedì 8 maggio e L’angelo della storia di Sotterraneo mercoledì 15 maggio, dove l’immagine offerta dal filosofo Walter Benjamin di un angelo che vola con lo sguardo rivolto al passato, dando le spalle al futuro, diventa parte di una lunga carrellata  di momenti storici con come filo rosso la potenza del racconto, visto come elemento necessario all’umanità. Read the full article
0 notes
carmenvicinanza · 2 years ago
Text
Lucia Calamaro
https://www.unadonnalgiorno.it/lucia-calamaro/
Tumblr media
C’è un grande bisogno di nuova drammaturgia italiana e servono testi corposi. Per un lungo periodo, dagli anni Novanta fino a dieci anni fa, la drammaturgia contemporanea italiana è stata considerata alla stregua di qualcosa di ermetico e incomprensibile dal largo pubblico. Non è accettabile che il contemporaneo sia necessariamente sperimentale, il teatro è presente al presente e per questo può raccontarlo.
Lucia Calamaro drammaturga, regista e attrice che ha vissuto e si è formata in giro nel mondo.
Nata a Roma l’8 giugno 1969, a tredici anni si è trasferita a Montevideo per seguire il padre diplomatico.
Laureata in Arte e Estetica alla Sorbonne di Parigi, è stata allieva dell’attore, mimo e pedagogo francese Jacques Lecoq.
Ha partecipato, nel 1998, alla creazione della nuova disciplina Ethnoscénologie (studio comparativo di spettacoli in vivo).
Nel 2002 si è trasferita a Roma per una borsa di specializzazione in Drammaturgia Antica e Versificazione.
L’anno seguente ha fondato Malebolge, compagnia teatrale completamente auto-prodotta con cui ha dato corpo alla propria scrittura scenica, allestendo diversi spettacoli che provava in spazi occupati della città.
La grande visibilità è arrivata nel 2011 con L’origine del mondo, ritratto di un interno con cui ha vinto tre Premi UBU e il Premio Enriquez per regia e drammaturgia, che è andato in onda su Rai Radio 3.
Nello stesso anno ha pubblicato il libro Il ritorno della Madre.
Dal 2014 insegna drammaturgia alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano.
È stata finalista ai premi Ubu come miglior testo nel 2016 con La vita ferma e nel 2018 con Si nota all’imbrunire. Nel 2019 ha vinto il Premio Hystrio alla drammaturgia.
È stata Presidente di giuria del Premio Riccione per il Teatro nel 2021.
Ha creato e dirige la scuola itinerante di drammaturgia Scritture, promossa da vari enti teatrali, per creare una scuderia di nuovi autori e autrici.
La sua colta scrittura teatrale, che spazia dalla psicanalisi al postmoderno, ha un’impronta veloce, contemporanea, mai compiaciuta che abbraccia ritmi e temi del presente.
Compone una cartografia umana di traumi, angosce, nevrosi che raccontano attraverso i personaggi, con una scrittura teatrale netta e mai compiaciuta, un sentimento universale dello stare al mondo.
La cifra che caratterizza i suoi personaggi è l’ironia. Prova, costantemente, a sorridere un po’ del mondo e di chi si prende terribilmente sul serio. A infilarsi in una fessura per non prendere la vita di petto ma affrontarla obliquamente per non uscirne schiacciata.
Lucia Calamaro è una delle poche artiste i cui spettacoli riescono a trovare spazio nei cartelloni teatrali in un paese, come l’Italia, dove il contemporaneo stenta a essere rappresentato e la drammaturgia femminile ancor meno.
Scrivere per me è cadere dentro le cose, prenderne atto, avvicinarmi alla questione quale è, anche se sfugge, si sposta, appare inafferrabile. Per capire il mondo devo reinterpretare la realtà, creare strumenti di comprensione dentro un tempo delle idee che non è quello del reale e della materia.
0 notes
muutosarchive · 2 years ago
Text
ah yes, yes - the disgusting, the loathsome. the lowly rat, in all it's abhorrent glory. yet who weeps for them? he would think this, as he sat in his tiny room... the lot of them pleasantly scurrying, begging for affection. begging for his affection. crawling over the others, to get at the scraps of bread he'd steal from the kitchens. nudging into fingers that stroke their chins, & their fat little bodies. sentient beings worthy of love. hadn't asked to be born, & yet it seemed they were born to suffer regardless. naturally hated, misunderstood.... when copia looked at a rat, he saw himself. he wept for them, when he found them dead. they were the only means of an outlet for his undying affection, & the only means of receiving that which he's always yearned for. Da sua madre, da suo padre, dai suoi fratelli. for where azoth saw disease, he saw potential. for he had trained his little friends, to perform feats. quite smart little things, often overlooked... where azoth saw stinky, filth dwelling pests? copia saw adorable, loving little pets that are routinely given no chance to thrive with the proper environment. you get the picture. copia rolls his eyes at the dramatic physical display of aversion. continuing to stroke the rat, who is quietly chirping in his palm with no agitation present. hardly perturbed by the hostile, predatory body language. for the predator has become the prey. for whether he likes it or not, the rat has bested the prideful lion. yet, if the mercury ghoul was out of those chains? he'd shamelessly be a whole different man. had fought tooth & claw, to get to the point of being unafraid to face bullies like the monster father & his three gluttonous sons. & now, brow quirks at the petulance meeting petulance. his expression scrunching with a grit of his teeth, at the echo of italian off of cranium walls. "stai fuori dalla mia testa, bestia." he manages, inconsequentially, before proceeding. bringing the rat in an envelope of hands, to his chest. as if he's shielding it from venomous words.
he's beginning to get more & more antsy, the more emotional azoth becomes. the more he thrashes against his chains that shudder under his strength. it's causing copia's weight to shift uncomfortably, with little bends of the knees & sways of his hips. brows narrowing, teeth clenching... yet, the soft petting of his rat eases him somewhat. even finding a moment of smug upturn to his mouth at the mention of the ghouls. loyal to terzo, no doubt. most of them. yet the question was moot. what does he want with azoth? no sense of whimsy... of imagination. though, the final jolt makes copia physically recoil & take a step back. fright flashing in cowards mismatched hues, whilst the anti-pope cowers against the door. rat scurrying back up to his shoulder with a shriek, & disappearing beneath the collar. studying the creature distrustfully, & flickering gaze down to his bindings before he relaxes his posture & returns slowly to his earlier state. tugging his jacket, absentmindedly. "ah... Sit, Ubu, sit … good dog..." he says, gesticulating a hand at him. curt, as he then gestures 'down' with both hands. nodding, softly. little snout pokes out from the crook of his neck, & he lifts a finger for the creature to sniff. looking down at it, in the meantime. "si.. it's only papa, right? it's all okay now, little one."
Tumblr media
"-- so unimaginative, he is. just like his poor, unfortunate sons." he speaks to the rodent instead of azoth. "perhaps that's why i'm here, & they - as we know - are not, anymore." he finally looks up at azoth with a soft pout & a dramatic, mocking cock of his head. rat trots out with a twitch of his nose & rests again in copia's palm. & subsequently his posture straightens. one leg poised in front of the other, befoe he begins to pace. neck elongating with a proud rise to his chin. "oh, right - i ah, i almost forgot." he raises his hands in mock apology. "okay, i'll tell you what.. it's best not to waste our time with semantics, right? we agree on that?" he says, hand rolling, that does not house his friend. head tilting a moment in anticipation, while he raises a finger to punctuate. "all dead." [...} enzo cringes, waist turning a bit with a hiss.. all before straightening, again. "except, of course -- for the one you call alpha.." he places a hand on his heart as he bows, & faces front. "who, ah... ever so graciously took care of our.. mutual problem." aether was still around as well as dewdrop, now lead guitarist, & mountain. yet that is something the mercury ghoul knows.
Rats. Why was it always rats? Such loathsome creatures; with their disproportionate little bodies, their indiscriminate palate, and the squalor… Invariably the mangy critters would reek of faeces and piss from loitering in the cisterns of the decaying church, or the rotten flesh they would devour from the plague pits scattered about the ministry grounds. That was without mentioning the parasites the pests bore, the fleas and ticks that piggybacked on their greasy fur, and the mange and mildew that would rot their little bodies. The sight of that stinking rodent makes him nauseous, with its nippy little jaws and putrid, hairless tail - the fetid odour attacks his senses from across the room, and it’s all he can do not to gag. He clutches his middle, forces the bile back down, and drapes a hand over his mouth and nostrils. Fucking rats. If it wasn’t for the blessed silver clasped around his neck, bolted around his wrists and fastened at his ankles he would lunge at that revolting being and shred it into ribbons with his lethal, hooked claws. Then, he would kill the rat, he thinks, and feels Terzo’s laughter echo in his mind - halfhearted, but still there. Figlio mio, sii forte.
Azoth’s tail ticks with irritation, whipping back and forth like a feline on the prowl; cogitating, calculating the angle of attack, a counterweight as he propels himself forward and plunges his canines into the Cardinal’s pulsing neck — it is this scarlet-stained fantasy that has sustained him through his torment, that he robes himself in on disconsolate nights. «Non sai niente,” he bites back, you know nothing. «Di lui o di me,» about him, or about me. The former Cardinal couldn’t feasibly misconstrue his words if he spoke to him so directly in his mother tongue. The ghoul is defiant, straining against his solid silver bonds, snarling like a riled up animal, glowering where he’s chained to the mouldering crypt wall. “What have you done?” His steeled veneer begins to crack. “What have you done to the rest of them?” His quicksilver eyes begin to moisten, and his lower lip juts and jitters. “Where are you keeping them? … Alpha, Omega, Mist, Ifrit?” He knew the boys were gone, Terzo had confirmed that much through their bond. Their absence, even after all these weeks, was profound; conspicuous in all things. There was a piece of him missing now, a part of his soul that has withered away, crumbled to dust, as the boys shuffled off this mortal coil. They would be reunited in the Fields of Elysium, he had to believe that, or else the pits of Tartarus, coldest Cocytus, among the traitors to God.
Tumblr media
“… And what do you want with me?” Preserving Terzo’s life he understood, the defunct Papa, his predecessor, was a trophy. Or, perhaps, a warning: the severed head impaled on a pike, protruding from above the parapets: a reminder to dissenters of the fate that awaited them should they conspire against him. The irrefutable, ritual humiliation the youngest son had suffered was a fate worse than death, he had become Copia’s his court jester, dismantling his own legacy and that of his forebears: death alone wouldn’t have been enough to confine the Emeritus legacy to the grave, it had to be Terzo to plough it into the ground. Or, maybe, it was much simpler than that: the bambino brutto just enjoyed toying with him. But he? He was obsolete. Nothing more than a souvenir of a bygone era with some troubling loyalties to La Famiglia Emeritus. “Because I promise you, as long as I am alive, I will make your life a living Hell,” or perhaps not Hell - best not to threaten the former Cardinal with a good time. He rears up properly this time, and strains against his bonds, almost choking himself as he gnashes his jaws, sends a spray of spittle flying. He feels the metal begin to glow hot as he writhes against it, exerting his supernatural strength. It smarts against his skin, begins to smoulder, and he relents, collapsing to the floor and clawing at his neck; all the while whining like a beaten dog. “… You should just kill me,” he whimpers tearfully, curled in on himself, back to the vicious Vicar of Lucifer.
5 notes · View notes
sguardimora · 3 years ago
Photo
Tumblr media
Ieri sera abbiamo assistito allo  spettacolo "La buona educazione", l’ultima tappa della Trilogia della fine del mondo della Piccola Compagnia Dammacco. La serata è proseguita con una Festa di Paese con la comunità di Mondaino per festeggiare il Premio Ubu a Mariano Dammacco e il Premio internazionale Ivo Chiesa a Serena Balivo. Due riconoscimenti molto importanti per la Piccola Compagnia Dammacco che da due anni ha scelto di vivere a Mondaino. 
* I passages dalla residenza #La buona educazione
È una casa senza fondamenta, piena di mobili e oggetti grotteschi e antropomorfi suppellettili di legno, quella abitata da Serena Balivo nei panni della zia de “La buona educazione” e messa in forma dalle scene di Stella Montesi. È una casa che sa anche un po’ di cimitero: il palcoscenico è ricoperto da una terra scura e smossa che rende permeabili i confini tra la vita e la morte, e tra il sogno e la realtà. In questa scena semibuia l’attrice, novella Amleto, seduta nel suo divano stile retrò condivide lo spazio con il fantasma dei genitori, e del padre in particolare, che le annuncia lo sconquasso che di lì a poco avrà la sua vita solitaria. Giunge la comunicazione della morte della sorella e dell’arrivo nella sua vita del nipote adolescente. Ma come crescere un ragazzino con l’anima piena di quelle ombre che stanno a segnalare i traumi subiti e viverci insieme? Di questo tratta lo spettacolo che, mescolando la vena ironica e la dimensione poetica che è propria della scrittura di Mariano Dammacco, evidenzia le difficoltà dell’essere genitori e dell’essere figli. Tra chat di genitori assetati di vendetta nei suoi confronti, scelte del ragazzo poco condivisibili e un dialogo che sembra bloccato nel tempo indefinito dei verbi infiniti attraverso i quali il giovane articola i discorsi, la donna trova ulteriore sconforto dal mondo di fantasioso delirio che le sta attorno, abitato dai famigliari morti che la ossessionano per correggere le sue azioni. L’arrivo del nipote, il confrontarsi con quell’unica figura che sembra reale, segna per la donna un riattraversamento della sua vita passata e, nel tentativo di educarlo, sfida sé stessa e le sue paure. Fino alla prova di coraggio estrema quando nel tentativo di salvalo dalla tecnologia reciderà la spina di tutto ciò che resta acceso grazie all’elettricità: l’estrema unzione di smartphone e videogame, elettrodomestici e lampadine segna il count down finale della relazione tra il nipote e la zia, che, in quella notte dal sapore ottocentesco, tormentata dalle sue ansie, non resiste e riaccende tutto. In questa raffinata e progressiva caduta nel baratro, la bravura di Serena, sta nel non farci mai sprofondare, nel restare sempre in equilibrio su di un filo teso tra l’ironia e il dramma, il grottesco delle posture e l’armoniosità delle danze. “Chi fa un figlio da un ostaggio al destino” dice quasi all’inizio la zia non appena scopre di essere una possibile madre adottiva del ragazzo, ma quel destino non sarà lei che nonostante tutti gli sforzi, tra abbracci mancati e sentimenti via via più presenti, non riuscirà a superare le prove di questa fiaba amara.  Ma un varco si apre su di un lieto fine che lascia spazio all’adolescenza. Seppur non ci sia il ragazzo in scena, ma lo svelamento della sua presenza avviene solo attraverso il racconto della zia stessa, e solo per un breve momento appare sotto forma di esserino di legno che ha per torace uno sportello dal quale si può vedere dentro, mi sembra che sia l’adolescente l’unico ad essere alla fine dipinto come consapevole del futuro: lui stesso, il solo a salvarsi da un manipolo di adulti, che trasudano un amore soffocante, un desiderio di controllo senza fine, sceglierà la fuga da quella nuova matrice famigliare.
3 notes · View notes
mariapiadellomo · 8 years ago
Text
Le sanguisughe universali
Una riflessione sulla totipotenza dei copioni teatrali.
I corpi delle creature viventi sono svaniti nella polvere, e la materia secolare li ha trasformati in pietre, acqua, nubi; le loro anime si sono fuse in un’anima sola. La comune anima universale sono io. In me ci sono le anime di Alessandro il Grande e di Cesare, di Shakespeare e di Napoleone, e dell’ultima sanguisuga; e io ricordo tutto e rivivo in me da capo ogni singola vita.
A.Checov, da…
View On WordPress
0 notes
nardonews24 · 3 years ago
Text
DOPPIO APPUNTAMENTO CON IL PREMIO UBU MARIO PERROTTA
DOPPIO APPUNTAMENTO CON IL PREMIO UBU MARIO PERROTTA
LECCE – Domenica 3 e lunedì 4 aprile, torna al Teatro Apollo, all’interno della stagione di prosa del Comune di Lecce con il Teatro Pubblico Pugliese, il Premio Ubu leccese Mario Perrotta con due degli spettacoli inseriti nella sua ultima trilogia “In nome del padre, della madre e dei figli”, scritta da Perrotta con la consulenza alla drammaturgia dello psicanalista Massimo Recalcati, che alle…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
retegenova · 4 years ago
Text
Nuove Terre – Le Arti della scena
Giovedì 27 agosto ore 21.30 / Piazza Bollo – DEIVA MARINA 
(Ingresso € 5,00) 
Teatro dell’Argine 
UN BÈS – ANTONIO LIGABUE 
uno spettacolo di e con Mario Perrotta 
  “Ligabue, distante da tutti, dal paese che lo teneva lontano in un bosco, da sé stesso e i suoi fantasmi inchiodati su una tela. Agisco la sua distanza siderale di allora dal mondo e mi sembra nulla quella imposta oggi a noi da un virus. Le distanze imposte da un uomo a un altro uomo fanno molto più male.”  [Mario Perrotta] 
  Officine Papage porta a Nuove Terre un altro classico del teatro contemporaneo, uno spettacolo premiatissimo firmato da un grande protagonista della scena italiana. Per Un bès (un bacio), Mario Perrotta ha provato a chiudere gli occhi e a immaginare Antonio Ligabue così come era, con la vita che sapeva di aver vissuto, ma senza aver dato o ricevuto un bacio. Neanche uno. Come si può non essere attratti e spiazzati dalla coscienza che Ligabue aveva di essere un rifiuto dell’umanità e, al contempo, un artista? Questo doppio sentire lacerava e lacera l’anima perché l’artista sapeva di meritarlo un bacio, ma il pazzo, intanto, lo elemosinava.  
“Questo m’interessa oggi di Antonio Ligabue.” – dichiara Perrotta – “La sua solitudine, il suo stare al margine, anzi, oltre il margine – oltre il confine – là dove un bacio è un sogno, un implorare senza risposte che dura da tutta una vita. Voglio avere a che fare con l’uomo Antonio Ligabue, con il Toni, lo scemo del paese. Mi attrae e mi spiazza la coscienza che aveva di essere un rifiuto dell’umanità e, al contempo, un artista, perché questo doppio sentire gli lacerava l’anima: l’artista sapeva di meritarlo un bacio, ma il pazzo, intanto, lo elemosinava. Voglio stare anch’io sul confine e guardare gli altri. E, sempre sul confine, chiedermi qual è dentro e qual è fuori. “
Premio Ubu 2013 – Miglior Attore, Premio Hystrio 2014 – Migliore spettacolo dell’anno, Premio ANCT 2015 – al Progetto Ligabue (Un bès / Pitùr / Bassa Continua), Premio Ubu 2015 – Miglior Progetto Artistico o Organizzativo al Progetto Ligabue  
INFO 
Officine Papage – 339.8698181 [email protected] 
nuoveterre.officinepapage.itPagina Facebook: Festival Nuove Terre www.officinepapage.it
Mario Perrotta – Biografia
  Mario Perrotta Autore, regista e interprete, con Italiani cìncali è finalista al Premio Ubu 2004 come migliore drammaturgia e riceve la targa della Camera dei Deputati “per l’alto valore civile e per la straordinaria interpretazione”. Nel 2006 dirige insieme a Rossella Battisti la collana Teatro Incivile pubblicata dal quotidiano l’Unità, offrendo una panoramica sui migliori esponenti del nuovo teatro italiano (Ascanio Celestini con Fabbrica, Mario Perrotta con Italiani cìncali, Emma Dante con ‘mPalermu, Davide Enia con Maggio ‘43, Giuliana Musso con Nati in casa e Armando Punzo con I Pescecani). Sempre dal successo di Cìncali nel dicembre 2006 debutta su Rai Radio 2 con Emigranti Esprèss un programma in 15 puntate scritto e interpretato da Perrotta, in cui racconta 15 nuove storie di emigrazione. La trasmissione vince nell’ottobre 2007 il Jury Special Award alla TRT International Radio Competition di Istanbul (ex equo con la BBC). Nel 2007 debutta con Odissea, affiancato dai musicisti Mario Arcari e Maurizio Pellizzari. Per questo spettacolo Perrotta è finalista come Miglior attore al Premio Ubu 2008 e riceve il Premio Hystrio alla Drammaturgia 2009. Il 20 marzo 2008 pubblica il suo primo romanzo Emigranti Esprèss edito da Fandango Libri, mentre il 13 settembre 2008 riceve il Premio Città del Diario, assegnato nelle altre edizioni a Marco Paolini, Ascanio Celestini, Rita Borsellino, Francesco De Gregori e Nanni Moretti tra gli altri. Il premio ideato dall’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR) è assegnato a personalità della cultura che abbiano centrato il loro percorso sulla valorizzazione della memoria. Ad ottobre 2009 pubblica il suo secondo romanzo Il Paese dei diari edito da Terre di mezzo Editore. Si tratta, appunto, del racconto di quel luogo straordinario che è l’Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano. Il libro diventa spettacolo il 24 marzo 2011, coprodotto dalla Fondazione Archivio Diaristico Nazionale e dal Biografilm festival. Nell’estate del 2009 avvia un nuovo progetto triennale – Trilogia sull’individuo sociale – incentrato sulla rilettura di tre classici: Il Misantropo di Molière, I Cavalieri di Aristofane e Bouvard et Pécuchet di Flaubert. Con questo progetto triennale Perrotta vince il Premio Speciale Ubu 2011 per aver “colto la disgregazione dell’uomo nel mondo contemporaneo”. Intanto i suoi spettacoli precedenti debuttano in lingua francese in Belgio e in Francia e 10 nuovi monologhi Tv scritti per Rai 3 vanno in onda durante l’anno 2012: si tratta della serie Paradossi Italiani, storie di ordinaria resistenza civile in un paese incivile. Nello stesso anno debutta con il suo primo progetto lirico Opera migrante al Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. Nel 2013 avvia il suo progetto triennale: Progetto Ligabue – arte, marginalità e follia incentrato sulla figura del pittore Antonio Ligabue e concluso di recente con un evento che ha coinvolto sulle rive del Po oltre 200 persone tra artisti e tecnici. Con la prima parte della trilogia, Un bès – Antonio Ligabue, vince il Premio Ubu come Miglior attore nel 2013 e il Premio Hystrio Twister 2014 come Miglior spettacolo dell’anno a giudizio del pubblico. Il Progetto Ligabue riceve inoltre il Premio della Critica 2015 dell’Associazione Nazionale Critici 2 di Teatro e il Premio Ubu 2015 come Miglior progetto artistico e organizzativo. Gli ultimi testi del Progetto Ligabue sono tradotti e messi in scena all’estero in diverse lingue e in contesti importanti tra i quali il Festival d’Avignone 2015. Nel 2015 debutta il dittico dedicato alla Grande Guerra costituito da Prima Guerra – quattordicidiciotto e Milite Ignoto – quindicidiciotto, progetto scelto da Radio3 per commemorare il centenario della Prima guerra mondiale e inserito tra gli eventi ufficiali per il centenario della Prima guerra mondiale dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. A settembre 2016 ha debuttato in Salento Lireta – a chi viene dal mare, la sua nuova produzione dedicata ai migranti, nell’ambito del più ampio progetto Versoterra. Nel triennio 2018-2020 è impegnato nel progetto In nome del padre, della madre, dei figli, dedicato alle figure chiave delle famiglie millennial, con la consulenza alla drammaturgia di Massimo Recalcati. I primi due capitoli In nome del padre e Della Madre sono presentati in prima nazionale al Piccolo Teatro di Milano rispettivamente a dicembre 2018 e gennaio 2020.
Ufficio stampa
Marzia Spanu
#gallery-0-5 { margin: auto; } #gallery-0-5 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-0-5 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-5 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Cooperativa Battelieri del Porto di Genova
NetParade.it
Quezzi.it
AlfaRecovery.com
Comuni-italiani.it
Il Secolo XIX
CentroRicambiCucine.it
Contatti
Stefano Brizzante
Impianti Elettrici
Informatica Servizi
Edilizia
Il Secolo XIX
MusicforPeace Che Festival
MusicforPeace Programma 29 maggio
Programma eventi Genova Celebra Colombo
Genova Celebra Colombo
27 ago – Il Ligabue del Premio Ubu Mario Perrotta a Deiva Marina per Nuove Terre Nuove Terre - Le Arti della scena Giovedì 27 agosto ore 21.30 / Piazza Bollo – DEIVA MARINA  …
0 notes
pangeanews · 5 years ago
Text
“Io, che ormai sono un miliardo di miliardi di particelle che vagano, vedo tutto e di tutto posso dar conto”: in memoria di Antonio Tarantino
Non poteva che uscirsene così: con un colpo di teatro. Lui, non i suoi scritti: quelli rimarranno e continueranno a vivere nella voce e nei movimenti e nelle regie di chi si abbevera alla fonte della parola, atto liturgico, nemesi lisergica che solo dopo la morte trova chi la pota e se ne prende cura.
*
Il drammaturgo Antonio Tarantino se ne è andato. Arresto cardiaco, più o meno l’effetto che ha il lampadario che alla fine del primo atto manda gli spettatori de The phantom of the Opera in pausa: improvviso, devastante, a modo suo teatrale.
*
Che poi Antonio Tarantino, al teatro, non ci è arrivato in età precoce: enfant prodige, alla maniera di Fausto Paradivino – e tra un po’ il perché dell’avvicinamento tra i due – non lo è stato: nato nel 1938 a Bolzano, ha dedicato buona parte della sua vita alla pittura figurativa. Poi la scintilla, l’incendio che avvampa: la scrittura per la scena. Un incontro intimo e sconvolgente, ruvido e movimentato come gli amplessi sotto le lenzuola clandestine di un cielo stellato, o sotto il tettuccio di una cabina del mare.
*
Nel 1994 Tarantino si aggiudica il Premio Riccione con il monologo Stabat Mater, una sorta di preghiera del XIII Secolo che diventa una freccia: Tarantino incocca il tempo e la lancia dritta dritta nel presente: la sua Maria è una ragazza-madre prostituta che si strugge nell’attesa di ricevere notizie del figlio arrestato e della figura dissoluta di suo padre. Anche questa Maria, come le tante cui tocca lo stesso sventurato destino, incrocia nella sua esistenza un Giovanni, un Ponzio Pilato, una Maddalena… La forza dell’assolo ricorda a tratti la scrittura di Dario Fo: il gramelot di Tarantino è un italiano con vibranti sporcature dialettali e gergali. Come la lingua di chi non ha studiato. Come il parlato dei diseredati, dei reietti, di chi vive nell’ombra. Che non parla: si esprime.
*
Fausto Paravidino nel 1998 scrive Due fratelli – tragedia da camera in 53 giorni. Con questo testo, portato in scena anche al Festival di Santarcangelo dai Motus, vince il Premio Riccione intitolato a Vittorio Tondelli nel 1999 e il premio Ubu come migliore novità italiana.
*
Anche su incitamento di Franco Quadri (che ha pubblicato per la sua casa editrice Ubulibri quasi tutta l’opera di Tarantino e che ha legato il suo nome al Premio Riccione), molti attori si sono cimentati con i suoi testi: nella Romagna Felix il Teatro delle Albe di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari ha portato in scena Stranieri, in giro per l’Italia invece Piera Degli Esposti si è confrontata con lo Stabat Mater, Giorgio Albertazzi invece con La casa di Ramallah, passato sulle assi del Teatro Novelli di Rimini nel 2010 e dà vita e voce all’atroce dramma di Myriam, una kamikaze che si farà esplodere in un locale pubblico di Ramallah con la benedizione dei genitori che hanno già dato alla causa quattro figli maschi e ora aiutano lei a sistemarsi l’esplosivo intorno al corpo.
*
Nel 2000 il robustissimo Materiali per una tragedia tedesca, vincitore del Premio Riccione nel 1997 e Premio Ubu nel 1999-2000 come Migliore novità italiana (due riconoscimenti abbastanza “fratelli”¸ se non consanguinei), diventa spettacolo teatrale: il regista Cherif ne firma l’allestimento in un’ambiziosa produzione del Piccolo di Milano.
*
In questo menhir Antonio Tarantino ripercorre, in un kolossal da ottantacinque personaggi, uno dei periodi più complessi degli anni Settanta: lo scandalo della Germania d’autunno, le imprese della banda Baader-Meinhof, il rapimento e l’uccisione del grande industriale Schleyer, il dirottamento di un aereo della Lufthansa a Mogadiscio da parte dei fedayn di aerei, le strategie politiche violentemente del governo Schmidt e il suicidio di stato dei terroristi tedeschi nella prigione di Stammheim. Un momento buio di grave crisi politica, vissuto da un paese ricco di allarmanti ambiguità, viene ricreato con il taglio dei grandi classici in un linguaggio basso che gioca comicamente sulle tecniche del varietà, mobilitando la gente comune in un viaggio tra i continenti che si prolunga al di là della vita.
*
“Io, che ormai sono un miliardo di miliardi di particelle che vagano, vedo tutto e di tutto posso dar conto: e cioè che dio non esiste, che pace e guerra sono destinate a inseguirsi nel cerchio rovente del tempo, come s’inseguono amore e odio, salute e malattia, giorno e notte, sole e pioggia, padri e figli, noi e loro, la loro storia e la nostra: e nessuno ha ragione, completamente ragione, né completamente torto” dice la kamizake Myriam di Tarantino prima di andarsene.
*
Sipario.
Alessandro Carli
*In copertina: “Quattro atti profani” di Antonio Tarantino nella resa di Valter Malosti e la produzione dello Stabile di Torino
  L'articolo “Io, che ormai sono un miliardo di miliardi di particelle che vagano, vedo tutto e di tutto posso dar conto”: in memoria di Antonio Tarantino proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2KmeMyP
0 notes
rassegnaflp · 5 years ago
Text
Mario Perrotta racconta i padri della generazione dei millennials
Mario Perrotta racconta i padri della generazione dei millennials
L’attore, regista e drammaturgo (pluripremiato Hystrio e Ubu) porta in scena tre figure paterne nello spettacolo “In nome del padre”, giovedì 20 febbraio al Teatro Sociale per la stagione di Altri Percorsi
di Maicaela Vernice, ecodibergamo.it, 17 febbraio 2020
Primo di una trilogia che riguarda anche le figure della madre e del figlio, “Il nome del padre” è un monologo interamente scritto e…
View On WordPress
0 notes
lamilanomagazine · 1 year ago
Text
La Spezia: per la stagione in prosa sabato 11 e domenica 12 novembre in scena “La Locandiera” al Teatro Civico .
Tumblr media
La Spezia: per la stagione in prosa sabato 11 e domenica 12 novembre in scena “La Locandiera” al Teatro Civico . Conto alla rovescia per l’apertura della Stagione di Prosa 2023-24 al Teatro Civico della Spezia. Sabato 11 novembre alle 20.45 (in replica domenica 12 alle 17.30) andrà in scena “La locandiera”, una produzione firmata Teatro Stabile dell’Umbria che vede protagonista Sonia Bergamasco, con la regia di Antonio Latella. Attrice amata dal pubblico cinematografico, televisivo e teatrale, la Bergamasco con Latella ha già lavorato per Chi ha paura di Virginia Woolf?, spettacolo che le è valso il Premio Ubu 2022 come migliore attrice dell’anno. La Bergamasco incontrerà poi il pubblico al PIN nell’ambito della rassegna FOYER domenica 12 novembre alle 11.30, insieme al direttore artistico del Teatro Civico Alessandro Maggi. Scritta nel 1751 e portata in scena per la prima volta nel 1753 al Teatro Sant’Angelo di Venezia, La locandiera è ancora oggi il testo di Carlo Goldoni più noto e rappresentato nel mondo. Protagonista della commedia è Mirandolina, che gestisce la locanda ereditata dal padre insieme al fedele cameriere Fabrizio, a cui è legata da una promessa di matrimonio fatta al genitore prima che morisse. Tra i clienti più assidui della locanda, due uomini entrambi innamorati della padrona: il Conte d’Albafiorita, che la corteggia spendendo grandi quantità di denaro, e lo squattrinato Marchese di Forlipopoli che tenta di conquistarla facendo leva sul titolo nobiliare. Un classico della tradizione teatrale viene rivisto da Antonio Latella, maestro della scena contemporanea che pone l’accento sulla straordinaria attualità del primo testo italiano con una protagonista femminile. “Penso a Café Müller di Pina Bausch. Penso ad una donna nata e cresciuta nella Locanda. Un luogo-mondo che accoglie infiniti mondi. – scrive Latella nelle note di regia - Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneità innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia”. Info e biglietti: Botteghino Teatro Civico La Spezia – ingresso da via Carpenino Orari di apertura: dal lunedì al sabato ore 8.30/12, il mercoledì anche dalle 16 alle 19 Tel. 0187-727521 – [email protected] Vendita on line: Vivaticket.it Info sulla rassegna di incontri FOYER: Teatro Civico tel. 0187-727519/525 email: [email protected] , PIN: tel. 331-6818352... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
wildlystupendousdetective · 5 years ago
Text
Pueblo de Aranda de Duero, mujeres de Aranda de Duero, se ha hecho justicia, porque, si Dios no lo remedia, el Tribunal Superior de Justicia de Castilla y León, próximamente, va a confirmar la sentencia contra los tres antiguos jugadores de vuestro fabuloso equipo de fútbol, la ARANDINA: Lucho, Viti y Raúl Calvo, que se definen como pardillos y que, ellos, creen en la Justicia, terrenal. Seguramente hay otra, pero no es de este mundo.
Por supuesto, es lo que quiere la Junta de Castilla y León, que, de los treinta y ocho años de condena, sean de cumplimiento mínimo veinte años cada uno.
https://www.elnortedecastilla.es/burgos/junta-satisfecha-resolucion-2019o permiso, vamos a calcular lo que os costaría a vosotros, pueblo de Aranda de Duero1212142709-nt.html
“La Junta, satisfecha con la resolución final del caso Arandina.”
Ahora, con vuestro permiso, el costo de mantenerlos en prisión.
Esto es muy fácil. Buscamos, por un lado, el presupuesto de todas las cárceles españolas, y lo dividimos entre el número de presos. Lo vamos a hacer con datos de 2.018:
http://www.institucionpenitenciaria.es/web/portal/Noticias/Noticias/noticia_0429.html?fototeca=n
“Ángel Luis Ortiz, secretario general de Instituciones Penitenciarias, ha presentado en la Comisión de Interior del Congreso la partida presupuestaria para IIPP recogida en el proyecto de Ley de Presupuestos Generales del Estado para 2.019. Son 1.196 millones de euros, lo que supone un incremento del 3% respecto a las cuentas de 2018. “
Según el Consejo General del Poder Judicial, en 2.018, había 58.883 personas detenidas en nuestras cárceles.
Si dividimos el presupuesto de 1.161.000.000 euros, entre las 58.883 personas presas, sale un costo, por preso, de unos 19.700 euros al año, redondeando.
Cada año pagarían los ciudadanos de Aranda de Duero 59.100 euros de costo por estos tres muchachos.
Si van a estar veinte años cada uno, multiplicamos esa cantidad por 60, y nos sale un costo TOTAL de: 1.182.000 EUROS. Si a esto sumamos el costo del juicio, pongamos:
1.300.000 EUROS.
Por otra parte, la Junta de Castilla y León, que es incapaz de poner médicos en Aranda de Duero, para atender todos los servicios, se felicita que CUATRO FAMILIAS se hayan endeudado en abogados en muy fuertes cantidades.
¿Podrán pagar estos tres muchachos las penas económicas que les piden?. Nos preguntamos cómo, y cuándo.
Tenemos que agradecer a la FUNDACIÓN ANAN el que haya empujado a esa familia arandina a denunciar, con lo cual parece que no lo pasan demasiado bien.
Agradecemos a la ASOCIACIÓN CLARA CAMPOAMOR su eficaz ataque a esos tres muchachos y a la economía de sus familias. Y, posiblemente, pidan dineros públicos para pagar su brillante gestión. Lo que llaman subvención.
Los habitantes de Aranda de Duero deberían acudir a la manifestación que el próximo sábado 21 de diciembre ha convocado la ASAMBLEA FEMINISTA DE ARANDA (AFA) para agradecer esta multa que, seguramente, va a ser definitiva, que impondría la Administración de Justicia, a todos los ciudadanos.
Ahora, hablando algo más en serio. Dos artículos han aparecido en Diario de Burgos, el 13 y 18 de diciembre de 2.019. Titulados, el primero, como editorial:
UN DRAMA EN FORMA DE SENTENCIA. España tiene un serio problema de educación sexual, cívica y social que urge corregir.
El segundo, firmado por un antiguo decano del Iltre. Colegio de Abogados de Burgos, D. Pablo Lara, que, además de abogado, es profesor de Derecho Procesal en la UBU:
UNA SENTENCIA IMPACTANTE. La ley penal es cambiante, sometida a una constante evolución.
Es de temer que este abogado, por propia experiencia, y por sus cargos, sepa que el derecho procesal no es el que yo he vivido.
Jueza que tiene prisa por expulsar a padre a la calle, sin dejare hablar, por supuesto. Dejar a su hija sin padre. Pagar a los abogados que atacan a la niña. Pero no importa si el Ministerio Fiscal no comparece, la secretaria judicial ausente, la procuradora demandante misssing, como la peticionaria…..Eso han consentido los abogados y procuradores de Burgos, los jueces y fiscales…..Para esa chica arandina 8.000 folios, para mi hija dos, que me negaron.
Arandinos y arandinas, si estáis de acuerdo con el costo de la sentencia de esa chica, salid a la manifestación el sábado, acudid a la manifestación la ASAMBLEA FEMINISTA DE ARANDA (AFA).
En lugar de poneros médicos, os lo gastáis en pleitos y cárcel. Suerte, muchachos, y muchachas. Eso es lo que votáis.
Jesús Ayala Carcedo, delegado de la ASOCIACIÓN DE PADRES DE FAMILIA SEPARADOS DE BURGOS-A.P.F.S.-BURGOS.
AUDIENCIA PROVINCIAL DE BURGOS PONE UNA MULTA A ARANDA DE DUERO DE UN MILLÓN TRESCIENTOS MIL EUROS Pueblo de Aranda de Duero, mujeres de Aranda de Duero, se ha hecho justicia, porque, si Dios no lo remedia, el Tribunal Superior de Justicia de Castilla y León, próximamente, va a confirmar la sentencia contra los tres antiguos jugadores de vuestro fabuloso equipo de fútbol, la ARANDINA: Lucho, Viti y Raúl Calvo, que se definen como pardillos y que, ellos, creen en la Justicia, terrenal.
0 notes
tmnotizie · 5 years ago
Link
MACERATA – Si apre il sipario giovedì 24 e venerdì 25 ottobre sulla nuova stagione del Teatro Lauro Rossi di Macerata promossa dal Comune con l’AMAT e realizzata con il contributo della Regione Marche e del MiBACT. Un’importante stagione di spettacolo, un disegno culturale di ampio respiro, in cui il cartellone da ottobre ad aprile intreccia in 17 appuntamenti per 8 titoli, di cui uno fuori abbonamento, grandi compagnie, nuova drammaturgia e classici, maestri indiscussi della scena e spettacoli di danza.
“Una stagione di prosa al Teatro Lauro Rossi veramente bella e di qualità. Gli abbonamenti sono cresciuti del 7% e ci sono già spettacoli sold out. È il segno che la nostra comunità con il teatro cresce in cultura e partecipazione, anche quella dei giovani e delle scuole” afferma con soddisfazione Stefania Monteverde assessora alla Cultura.
L’avvio è con un intenso Silvio Orlando in “Si nota all’imbrunire” scritto e diretto da Lucia Calamaro, drammaturga, regista e attrice di grande talento, vincitrice di tre premi UBU, che affronta in questo spettacolo un tema di grande attualità, la “solitudine sociale”, un male oscuro e insidioso, «un’epidemia di solitudine» diffusa non solo tra gli anziani, ma ormai anche tra i più giovani.
Con la stagione teatrale torna anche Gente di teatro, serie di interessanti e seguiti appuntamenti per tutti coloro che amano il teatro e vogliono superare quella che Garboli definiva la “gioia effimera di una sera” per approfondire la conoscenza dialogando con le stesse compagnie in scena al Lauro Rossi. In questa occasione l’incontro si svolgerà venerdì 25 ottobre alle ore 18 presso la Civica Enoteca Maceratese.
I figli Alice, Vincenzo e Maria sono arrivati la sera prima. Il fratello maggiore Roberto anche. Un fine settimana nella casa di campagna di Silvio, all’inizio del villaggio spopolato dove vive da solo da tre anni. Silvio ha acquisito, nella solitudine, un buon numero di manie, la più grave di tutte: non vuole più camminare. Non si vuole alzare. Vuole stare e vivere seduto il più possibile.
E da solo. Si tratta, per i figli che finora non se ne erano preoccupati troppo, di decidere che fare, come occuparsene, come smuoverlo da questa posizione che è una metafora del suo stato mentale: che è quella di un uomo che vive accanto all’esistenza e non più dentro la realtà.
“Questo spettacolo – afferma Lucia Calamaro autrice del testo e della regia – , che ha trovato nella figura del padre un interprete per me al tempo insperato e meraviglioso: Silvio Orlando, trova le sue radici in una piaga, una maledizione, una patologia specifica del nostro tempo che io, personalmente, ho conosciuto anche troppo. La socio-psicologia le ha dato un nome: “solitudine sociale”. […]
Essere isolati dalla società è un male oscuro e insidioso. Tutti noi infatti, in quanto esseri umani, abbiamo bisogno del contatto con gli altri, un bisogno che ci permette di sopravvivere. […] Silvio Orlando è, secondo me, un attore unico. Capace di scatenare per la sua resa assoluta al palco, le empatie di ogni spettatore, e con le sue corde squisitamente tragicomiche, di suscitare emozioni e azioni nel suo pubblico.
E insieme ci piace pensare che gli spettatori, grazie a un potenziale smottamento dell’animo dovuto speriamo a questo spettacolo, magari la sera stessa all’uscita, o magari l’indomani, chiameranno di nuovo quel padre, quella madre, quel fratello, lontano parente o amico oramai isolatosi e lo andranno a trovare, per farlo uscire di casa. O per fargli solamente un po’ di compagnia”.
  Completano il cast dello spettacolo Vincenzo Nemolato, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini. Le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Ornella e Marina Campanale, le luci di Umile Vainieri. Lo spettacolo è una produzione Cardellino, Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile dell’Umbria.
  Per informazioni: biglietteria dei Teatri 0733 230735 www.comune.macerata.it . Inizio spettacolo ore 21.
0 notes