#Ordinazione sacerdotale
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pietroalviti · 1 year ago
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Ceccano, doppia festa per S. Sebastiano, prima a Santa Maria poi per i vigili urbani a S. Giovanni
Al mattino, comunità in festa a Ceccano per il 25° di ordinazione sacerdotale di don Sebastian, abate parroco di S. Maria e di S. Pietro, con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo, mons. Ambrogio Spreafico con la partecipazione di molti confratelli preti. La celebrazione inizierà alle 11 nel Santuario di S. Maria a fiume. Nel pomeriggio invece ci sarà la festa di S. Sebastiano,…
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Diplomatic Post: London (Episodio 7)
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Alle 22 i membri dell’associazione avrebbero lasciato la mansion per far ritorno presso le loro abitazioni – mentre Etienne Giscard d’Estaing si sarebbe trattenuto per alcuni giorni. Il duca di Norfolk, che conosceva bene i gusti bisessuali dell’esoterista ed occultista parigino, avrebbe anche provveduto a fornire due ventenni fotomodelli londinesi, un ragazzo ed una ragazza, per render più gradevole la permanenza nella sua mansion al presidente dell’associazione. Da alcuni anni partecipava all’annual dinner conference, per espresso volere di Giscard d’Estaing, anche una personalità ecclesiastica esterna, ossia non iscritta all’associazione: si trattava del settantottenne vescovo ausiliare dell’arcidiocesi cattolica di Westminster, monsignor Andrew Dupont O.P., amico personale di Giscard d’Estaing nonché da decenni frequentatore della storica libreria esoterica che la famiglia Giscard d’Estaing possedeva nel centro di Parigi dalla fine del diciannovesimo secolo. Quel pomeriggio il vescovo ausiliare Dupont O.P. aveva partecipato, come mediatore, ad un incontro pastorale in una parrocchia di Londra in cui erano sorte frizioni tra i membri del consiglio pastorale ed il parroco; ad incontro terminato, ovvero verso le 17, monsignor Dupont salutò velocemente i partecipanti, salì a bordo della sua VW Golf VII serie 1.5 tsi e si mise alla guida con direzione Kent; lì arrivò poco prima delle 18, accolto con grande cordialità sia dal padrone di casa della settecentesca mansion, il duca di Norfolk, sia da Etienne Giscard d’Estaing. Nessuno aveva notato una Mercedes Classe E 200 cdi Sport di colore argento metallizzato parcheggiata nei paraggi – da cui erano scesi due tizi che, nascosti tra le siepi dell’immenso giardino, si erano nel frattempo messi a scattare foto di tutte le vetture e di tutte le personalità che lì man mano giungevano…..
Aprile 2022 – Vaduz (Liechtenstein). Il nunzio Andrea Odescalchi era così giunto alle sue due ultime settimane prima dell’insediamento ufficiale a Londra e della presentazione delle lettere credenziali alla Regina Elisabetta. Dopo la commovente udienza con il novantacinquenne Papa Leone XIV, gli restavano in agenda altri due importanti impegni: la visita al Decano del Sacro Collegio nonché ex Segretario di Stato Angelo Bonfano e la partecipazione al Concistoro per la creazione di nuovi cardinali in cui il suo predecessore alla sede diplomatica di Londra avrebbe ricevuto la berretta rossa. In quel momento il cardinal Bonfano si trovava in Spagna, ospite del vescovo-Prelato dell’Opus Dei, per presiedere una solenne liturgia di ordinazione sacerdotale di 62 nuovi presbiteri della Prelatura, al santuario di Torreciudad, e partecipare, come relatore d’onore, ad un congresso di bioetica presso l’università di Navarra (Pamplona); quindi avrebbe fatto rientro a Roma per recarsi al Policlinico Gemelli per una settimana abbondante di controlli e check-up: la sua anagrafe (classe 1927 come Leone XIV) lo imponeva. Il nunzio Odescalchi avrebbe quindi incontrato il suo mentore cardinal Bonfano durante la degenza di quest’ultimo al Gemelli. Aveva anche deciso di trascorrere la settimana che lo separava dall’incontro con il Decano del Sacro Collegio a Vaduz (Liechtenstein), presso la residenza di un antico amico di famiglia – il cattolico ultra-tradizionalista ed ex banchiere Helmut von Hollerich. Operativo per molti anni a Zurigo in qualità di procuratore del fondo londinese “Energy Fund” della banca di Sigmund Warburg, von Hollerich s’era a suo tempo conquistato la fiducia delle più alte gerarchie vaticane assistendo, in qualità di consulente tecnico, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) durante la travagliata vendita delle quote vaticane della Société Anonyme Suisse d’Exploitation Agricole (Sasea) al discusso finanziere italiano Florio Fiorini.
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ildiariodibeppe · 2 years ago
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Padre Leone Dehon
La vita e le opere
Padre Leone Dehon nacque il 14 marzo 1843 a La Capelle in Francia , nella diocesi di Soissons. Egli godrà di essere stato battezzato il 24 marzo successivo, vigilia dell’Annunciazione, “unendo – scriverà – il mio battesimo all’Ecce venio di Nostro Signore”. Dirà infatti ai suoi figli spirituali, i sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù: “Nell’Ecce Venio e nell’Ecce Ancilla si trova tutta la nostra vocazione e missione”. Il Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria saranno la luce e la forza di tutta la sua lunga vita. Una tenera e filiale devozione alla Madonna lo condurrà alla contemplazione appassionata del Cuore del Salvatore trafitto sulla croce.
Dalla famiglia, distinta e stimata, il giovane Dehon attinse caratteristiche di nobiltà d’animo e signorilità che lo resero ricco di umanità e aperto a relazioni di amicizia con le personalità civili ed ecclesiastiche durante tutta la sua lunga esistenza. In particolare ringraziava Dio “per il dono della mamma che lo aveva iniziato all’amore del divin Cuore”.
Durante gli studi umanistici, favorito dalla guida spirituale di sacerdoti eminenti per scienza e virtù, sperimenta la prima chiamata al sacerdozio nel Natale del 1856. Ma suo padre che sognava per lui una brillante posizione sociale, cercò subito di ostacolarlo dalla sua vocazione, inviandolo alla Sorbona di Parigi, dove, all’età di 21 anni, Leone Dehon conseguì il dottorato in diritto civile. Tuttavia la frequenza al S. Sulpizio, “là dove regnava uno spirito sacerdotale, dona vigore all’attrattiva verso il sacerdozio”. Il padre, quasi a volerlo distogliere dall’idea del sacerdozio, gli offre un lungo viaggio in Oriente. Il giovane Leone gode di percorrere soprattutto la terra di Gesù, ma al suo ritorno, senza cedere alle resistenze familiari, si ferma a Roma. Va dal Papa Pio IX e gli confida la propria vocazione. Il Papa, nel quale ammira “la bontà unita alla santità”, lo invita ad entrare nel seminario francese di Santa Chiara. Vi entra infatti nell’ottobre del 1865: “ero finalmente nel mio vero ambiente: ero felice!”.
Ordinato sacerdote il 19 dicembre 1868, nella basilica di S. Giovanni Lateranense, ritrova,insieme alla gioia della sua ordinazione sacerdotale, anche quella del ritorno di suo padre alla pratica religiosa. Dopo la forte esperienza ecclesiale, quale stenografo al Concilio Vaticano I, il giovane sacerdote Dehon torna nella sua diocesi d’origine, Soissons, e in obbedienza al proprio vescovo, diviene l’ultimo di cappellani di S. Quintino. Con quattro lauree(in diritto civile e canonico, in filosofia e teologia) e soprattutto con una solida esperienza spirituale e ecclesiale, esprimerà tutto il suo fervore e la sua sensibilità in molteplici iniziative pastorali e sociali:lo vediamo partecipare ai primi congressi di associazioni operaie, fondare un giornale cattolico, dare vita al patronato S. Giuseppe per l’accoglienza e la formazione dei giovani e poi il Collegio S. Giovanni.
Nominato dal Vescovo confessore e direttore spirituale all’arrivo delle Ancelle del S. Cuore, potrà scrivere: “Questa circostanza provvidenziale preparò l’orientamento di tutto il resto della mia vita”. Sì, perché nonostante la frenetica attività pastorale, il canonica Dehon si sentiva attratto dalla vita religiosa. Il progetto di amore e di riparazione al Sacro Cuore che animava l’istituto delle Ancelle, attendeva d’essere condiviso da una congregazione sacerdotale. Accompagnando il proprio Vescovo nel viaggio a Roma, passa per Loreto, sosta e tappa fondamentale, fonte d’ispirazione originaria a cui attingerà l’impulso per la sua fondazione: “Qui è nata la Congregazione nel 1877” scriverà. In quella casa che gli ricorderà sempre l’evento della Incarnazione attraverso l’Ecce Venio e l’Ecce Ancilla, egli intuisce quale dovrà essere il nucleo spirituale e dinamico della Congregazione.
Il 28 giugno 1878, festa del S. Cuore, nella cappella del collegio S. Giovanni, il canonico Leone Dehon emetteva i voti religiosi come primo Oblato del S. Cuore e vi univa il voto di vittima d’amore e riparazione. Per questo volle chiamarsi con un nome nuovo: padre Giovanni del Sacro Cuore . E con questa denominazione venne presentato dal postulatore nell’avviare la causa di beatificazione di Padre Dehon. Iniziano anni di fervida attività, di fioritura di vocazioni ma anche di difficoltà, di incomprensioni, di prove dolorose che condurranno alla soppressione della giovane fondazione, al consummatum est del 3 dicembre 1883. P. Dehon si sente “atterrato e triturato” ma la grande sofferenza è occasione di una splendida dichiarazione di sottomissione alla volontà di Dio e della Chiesa. Questa prova sarà l’alba della risurrezione dell’Istituto con il nome nuovo di “Sacerdoti del Sacro Cuore”. E’ la rinascita, la ripresa dello slancio verso impegni missionari, l’apostolato sociale, le missioni popolari, l’evangelizzazione. Dopo il Decretum Laudis del 25 febbraio 1888, P. Dehon si reca a Roma a ringraziare il Papa Leone XIII, che lo incoraggia a predicare le sue encicliche, a sostenere con la preghiera e la collaborazione i sacerdoti, a suscitare case di adorazione, a donarsi per le lontane missioni: “Ecco la missione affidataci dal Papa” annoterà con gioia.
Ma altre Via Crucis nel frattempo si abbattevano su di lui: calunnie sul suo comportamento, difficoltà nei rapporti con la diocesi,opposizione all’interno dell’Istituto. Tutto sembrava perduto e infamato. Nel ritiro spirituale ignaziano egli ritroverà serenità e rinnoverà il suo patto d’amore: “Mi offro completamente a N. Signore per servirlo in tutto e fare la sua volontà. Sono pronto a fare e a soffrire ciò che Egli vorrà, con l’aiuto della sua Grazia”. Più tardi , meditando sulle vicende spesso assai dolorose della sua storia egli scriverà: “N. Signore ha accettato il mio atto di oblazione. Egli voleva fare della sua Opera un edificio importante. Per questa ha scavato così profondamente.” La fecondità della croce che padre Dehon seppe accettare con fede in spirito di amore e di riparazione, portò ad un consolidamento e a una forte espansione della congregazione. Sostenuto dalla benevolenza dei Sommi Pontefici Leone XIII, S. Pio X, Benedetto XV, Pio XI, verso i quali professò una devozione sempre fedele e operosa, padre Dehon proseguì instancabile la sua missione, con scritti, (è dal 1889 la stampa della rivista Il Regno del S. Cuore di Gesù nelle anime e nella società!) conferenze (famose le sue conferenze tenute a Roma e Milano), partecipazione a congressi sociali e soprattutto con le numerose fondazioni della congregazione SCJ. “L’ideale della mia vita – lasciò scritto nelle ultime pagine del suo Diario – il voto che formulavo con lacrime nella mia giovinezza era d’essere missionario e martire. Mi sembra che questo voto si sia compiuto. Missionario lo sono per i cento e più missionari sparsi nel mondo; martire lo sono perché N. Signore diede compimento al mio voto di vittima”.
Uomo instancabile, nonostante la perenne fragilità fisica che si trascinava dietro, sorretto da una fede genuina e profonda, fatta “ certezza nella confidenza “: ecco la roccia sulla quale P. Dehon aveva costruito l’edificio della sua vita e della sua missione. Ne proveniva un costante e cristiano ottimismo che superando ogni prova, lo conduceva a guardare avanti sempre con speranza: “ aveva una fede irradiante che manifestava nella predicazione e negli esempi, con un amore ardente verso il Cuore di Cristo”. Amore e riparazione: era la sua grande preoccupazione: riparazione eucaristica specialmente mediante l’Adorazione affidata ai suoi religiosi come loro missione nella Chiesa; riparazione sociale mediante la giustizia e la carità come vie per una “civiltà dell’amore”. Nella contemplazione del Cuore di Cristo egli attinse pure quella che fu considerata una costante della sua personalità: la bontà luminosa che lo circondava di un fascino e di un affetto grande, specialmente tra i giovani tanto da venire chiamato “Très Bon Père”.
Nel servo di Dio, padre Dehon c’è stato un mirabile equilibrio di virtù umane, nella semplicità e nel contesto della vita ordinaria che egli, nello zelo apostolico e nell’ascesi mistica, con la grazia del Signore, ha reso soprannaturali per lo sforzo costante nella perfezione sacerdotale e religiosa, esempio di sacerdote e religioso dei tempi moderni.
Grande impegno negli ultimi anni di vita, oltre a diffondere la spiritualità del Sacro Cuore e il costante anelito del Regno di Dio nei cuori e nella società, è stata la costruzione della grande basilica di Cristo Re, il tempio della Pace, da lui inaugurato il 18 maggio 1920. L’accompagnò sempre la luce amabile della Vergine Maria: “Vivat Cor Jesu, per Cor Mariae” era il suo saluto.
“Il regno del Cuore di Gesù nelle anime e nella società” così il P. Dehon ha compendiato le sue più alte aspirazioni e la missione della sua Famiglia Dehoniana nella Chiesa: è il regno della civiltà dell’amore!
Padre Dehon muore a Bruxelles, il 12 agosto 1925. Stendendo la sua mano verso l’immagine del S. Cuore, con voce chiara esclamò:
“Per lui sono vissuto, per Lui io muoio.
E’ Lui il mio tutto, la mia vita,la mia morte, la mia eternità”.
Ai suoi figli spirituali, i Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (detti anche Dehoniani dal nome del fondatore) e a tutti coloro che vedono in padre Dehon un padre e una guida per vivere il Vangelo nella spiritualità del Cuore di Cristo, la Famiglia Dehoniana odierna, ha lasciato un testamento spirituale scritto:
“Vi lascio il più meraviglioso dei tesori.
Il Cuore di Gesù”.
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siciliatv · 2 years ago
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Favara. L'arciprete Don Giuseppe D'Oriente lascerà la città a settembre
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Il noto arciprete don Giuseppe D'Oriente, dopo aver trascorso circa dieci anni a Favara, lascerà la comunità per assumere il ruolo di parroco nella parrocchia Santo Stefano Martire di Santa Elisabetta, suo paese d'origine, a partire dal 1 settembre 2023. La notizia, come immediatamente riportato da SiciliaTv.org lo scorso sabato è stata ufficializzata con l'annuncio dell'Arcivescovo di Agrigento riguardo ai nuovi cambiamenti ecclesiastici. Questa decisione, sebbene necessaria per il suo percorso spirituale e personale, è stata accolta con tristezza dai fedeli favaresi che si erano affezionati profondamente all'arciprete. Sempre pronto al dialogo e disponibile, Don Giuseppe D'Oriente sta sicuramente lasciando un segno indelebile nella comunità durante la sua permanenza. È importante sottolineare che il 3 novembre 2019, don Giuseppe D'Oriente ha celebrato il 25º anniversario della sua ordinazione sacerdotale, un traguardo significativo nella sua vita religiosa. Durante la sua permanenza a Favara, ha affrontato diverse vicende che hanno profondamente segnato la città, tra cui la distruzione della statua di Gesù nel marzo 2019 situata all'incrocio tra via Saragat e viale Stati Uniti, l'omicidio di Lorena Quaranta a Furci Siculo nel 2020, la situazione pandemica con Covid-19 e la scomparsa di Gessica Lattuca. UN PO' DI STORIA ... Il primo giorno di attività pastorale di don Giuseppe D'Oriente a Favara risale al 24 settembre 2013, quando, all'età di 63 anni, è stato presentato alla comunità favarese e ha celebrato la sua prima messa nella Chiesa Madre. L'insediamento ufficiale come guida della comunità ecclesiale di Favara è avvenuto successivamente, il 29 settembre 2013. Don Giuseppe ha assunto il ruolo di arciprete, subentrando al precedente arciprete don Mimmo Zambito (trasferito a Lampedusa). Prima della sua ordinazione sacerdotale del 3 novembre 1994, don Giuseppe D'Oriente ha trascorso 20 anni insegnando in diverse scuole in Eritrea e Israele, accumulando una notevole esperienza nell'ambito dell'educazione. La sua padronanza delle lingue, tra cui l'arabo, il francese, l'inglese e l'ebraico, gli ha permesso di comunicare efficacemente con persone provenienti da diverse culture e background. Oltre al suo servizio a Favara, don Giuseppe D'Oriente è stato arciprete anche nelle parrocchie di Aragona e Raffadali, dimostrando il suo impegno costante nel guidare e sostenere le comunità spirituali. Inoltre, ha ricoperto il ruolo di Direttore del Seminario Arcivescovile di Agrigento, contribuendo alla formazione e alla preparazione dei futuri sacerdoti. La sua vasta esperienza e il suo curriculum di tutto rispetto testimoniano la sua dedizione al servizio della Chiesa e dei fedeli. Nonostante la tristezza per la partenza di don Giuseppe D'Oriente, la comunità di Favara gli augura il meglio nella sua nuova missione a Santa Elisabetta e gli esprime gratitudine per tutto ciò che ha fatto durante il suo tempo a Favara. Read the full article
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amicidomenicani · 2 years ago
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Quesito Buongiorno Padre, spero che lei stia bene. Ho una domanda, e questa volta riguarda la mia via interiore. In realtà, fino a ora non avevo mai confidato la storia che adesso, padre Angelo, affido umilmente e lei. Riguardo alla mia vita interiore. Ho iniziato a pregare per i sacerdoti nel 2016. In pratica era l’anno in cui un’ennesima vicenda di abusi sessuali aveva sconvolto la chiesa e il mondo, particolarmente negli Stati Uniti. Iniziai a pregare per i sacerdoti allo scopo di ringraziare Cristo per le grazie e la misericordia che mi donava. Pregando per i sacerdoti la mia vita spirituale è progressivamente cambiata. Sentii come se Cristo agisse e fosse sempre più presente nella mia vita. Iniziai a percepire sempre più la sua presenza, e Lui prese a provvedere alle mie necessità sia spirituali che materiali, e a guidare la mia vita interiore lungo sentieri sicuri, quasi che nel Suo comunicare e guidarmi con il Suo amore mi si rivolgesse direttamente. In un primo momento dubitai fosse vero, ma ogni volta che approfondivo attraverso lo studio e la ricerca, comprendevo che quanto ricevevo nella preghiera era corretto e reale. Perché accade questo, Padre Angelo? Perché improvvisamente Cristo ha iniziato ad agire nella mia vita interiore? Col tempo la mia preghiera per i sacerdoti è aumentata, al punto che ho preso a pregare per i miei sacerdoti, i vescovi, i cardinali, fino al punto in cui ho iniziato a pregare per il Santo Padre, Papa Francesco. Come una pianticella che si trasforma in un grande albero. E non mi sono fermato lì. Le mie preghiere si sono estese a coloro che a loro volta pregano e intercedono, come monache e suore. E ogni volta Cristo risponde con la Sua provvidenza. Chiedo una sua opinione a riguardo, caro padre, e un consiglio su come comportarmi. La ringrazio molto. P.S. Da quando ho incontrato questo sito internet, ogni volta che prego per i sacerdoti è compreso anche lei.  Risposta del sacerdote Carissimo, 1. credo che ci sia stata una svolta in positivo nella tua vita spirituale proprio a motivo di un’opera buona particolarmente preziosa, qual è la preghiera fatta per i sacerdoti. 2. Sebbene insigniti di una particolare santità a motivo del carattere impresso nella loro anima nel giorno della loro ordinazione sacerdotale, non sono esenti dalle tentazioni del maligno. San Tommaso quando si chiede perché Gesù Cristo si sia fatto tentare risponde che l’ha fatto “per nostro ammonimento: affinché nessuno, per quanto santo, si creda sicuro è immune dalla tentazione. E per questo motivo volle essere tentato proprio dopo il battesimo: poiché come dice a Sant’Ilario “il demonio sferra i suoi attacchi soprattutto contro i santi, in quanto una vittoria riportata su di essi è più agognata” (In Mt 3). Ed è per questo che nella Sacra Scrittura si legge: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione” (Sir 2,1)” (Somma teologica, III, 41, 1). 3. La tua preghiera comunica una forza immensa nel mondo. Alexis Carrell, premio Nobel della medicina e convertito a Lourdes dopo uno strepitoso miracolo, ha detto che“la preghiera è la più potente forma di energia che possiamo suscitare”. Dopo l’ennesimo scandalo per opera dei sacerdoti il Signore suscitava in te il desiderio di pregare per loro. Sì, è stato il Signore a suscitare in te questo desiderio perché è “Lui che suscita il volere e l’operare secondo nel suo disegno d’amore” (Fil 2,13). Corrispondendo, è come se tu avessi aperto la porta al Signore, che è entrato ancora maggiormente nella tua vita. Aveva ragione Santa Teresina Teresa del Bambin Gesù a dire che ad una grazia ben corrisposta ne seguono molte altre. 4. Sono di vario genere le tentazioni cui sono esposti i sacerdoti. Mi limito ad indicarne una: l’assuefazione a quello che fanno. Abituati a stare in Chiesa e a girare attorno all’altare possono perdere il senso della grandezza della loro missione. Ti rispondo oggi, 23 settembre 2022 memoria di San Pio da Pietral
cina. Ecco i consigli che dava ad una sua figlia spirituale: “Entra in chiesa in silenzio e con grande rispetto, tenendoti e reputandoti indegna di comparire davanti alla Maestà del Signore”. Il sacerdote vi entra in continuazione per mille motivi. Ed ecco che corre rischio di non pensare minimamente di stare davanti alla Maestà del Signore. Sempre alla medesima persona padre Pio scriveva: “Nell’uscire di chiesa abbi un contegno raccolto e calmo: saluta per primo Gesù sacramentato, domandagli perdono delle mancanze commesse alla sua divina presenza e non partire da lui se prima non gli hai chiesto che da Lui non hai ottenuta la paterna benedizione”. Entrando e uscendo in continuazione, il sacerdote è tentato di non pensare affatto alla preziosità di quel momento per se stesso e per i fedeli che gli sono affidati. Cioè il sacerdote fosse così la sua vita sarebbe una continua benedizione del signore per lui è una benedizione del sacerdote per i suoi fedeli. 5. In una lettera inviata al suo direttore spirituale egli scriveva: “Pietralcina, 7 aprile 1913. Mio carissimo padre, venerdì mattina ero ancora a letto, quando mi apparve Gesù. Era tutto malconcio e sfigurato. Egli mostrò una grande moltitudine di sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi dignitari ecclesiastici; di questi, chi stava celebrando, chi si stava parando (parando significa vestendo, n.d.r.) e chi si stava svestendo delle sacre vesti. La vista di Gesù in angustie mi dava molta pena, perciò volli domandargli perché soffrisse tanto. Nessuna risposta n’ebbi. Però il suo sguardo si riportò verso quei sacerdoti; ma poco dopo quasi inorridito e come se fosse stanco di guardare, ritirò lo sguardo ed allorché lo rialzò verso di me, con grande mio orrore, osservai due lagrime che gli solcavano le gote. Si allontanò da quella turba di sacerdoti con una grande espressione di disgusto sul volto, gridando: ‘Macellai!’. E rivolto a me disse: ‘Figlio mio, non credere che la mia agonia sia stata di tre ore, no; io sarò per cagione delle anime da me più beneficate, in agonia sino alla fine del mondo. Durante il tempo della mia agonia, figlio mio, non bisogna dormire. L'anima mia va in cerca di qualche goccia di pietà umana, ma ohimé mi lasciano solo sotto il peso dell’indifferenza. L'ingratitudine e il sonno dei miei ministri mi rendono più gravosa l’agonia. Ohimè, come corrispondono male al mio amore! Ciò che più mi affligge è che costoro al loro indifferentismo, aggiungono il loro disprezzo, l’incredulità. Quante volte ero lì per lì per fulminarli, se non fossi stato trattenuto dagli angeli e dalle anime di me innamorate… Scrivi al padre tuo e narra ciò che hai visto ed hai sentito da me questa mattina. Digli che mostrasse la tua lettera al padre provinciale…’”. 6. Questa visione di padre Pio è drammatica e fa pensare. Continua dunque pregare molto per i sacerdoti perché siano consapevoli della loro vocazione e delle santissime realtà di cui sono ministri. In proporzione di questa preghiera, il Signore ti benedirà sempre di più. Ti ringrazio molto perché in questa preghiera includi anche me in modo particolare. Ti auguro ogni bene, anch’io ti benedico e contraccambio volentieri il ricordo nella preghiera.  Padre Angelo
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dontresal · 7 years ago
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75 anni di ordinazione sacerdotale per mons. Calogero Russo | giornalekleos.it
lunedì, 7 marzo 2016 10:06
PARTANNA – Domani (8 marzo) è il 75° anniversario di ordinazione sacerdotale di mons. Calogero Russo, nato a Partanna, il 21 maggio 1918.
Mons. Russo, ordinato presbitero l’8 marzo 1941, dopo aver completato gli studi nel Seminario Vescovile di Mazara del Vallo, ha sempre servito la sua Chiesa con dedizione attenta e silenziosa. Vice rettore del Seminario, Segretario personale di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Salvatore Ballo Guercio, Arciprete di Partanna e Vicario Foraneo della stessa città sono le tappe di un cammino svolto con fede e all’insegna del servizio. L’Azione Cattolica, le organizzazioni parrocchiali e la comunità tutta lo riconoscono tutt’oggi come guida sicura. Dopo essersi ritirato dal lungo servizio ministeriale come Arciprete della chiesa Madre di Partanna, da circa 18 anni vive nella sua casa accudito con cura e affetto dalle nipoti, continuando quotidianamente a celebrare l’Eucaristia e ad assistere spiritualmente le molte persone che frequentano la sua casa, “ormai divenuta un autentico cenacolo di preghiera”.
Pubblichiamo un articolo di don Giuseppe Inglese, che è stato “accompagnato, aiutato e sostenuto nel suo cammino spirituale da padre Russo“, in preparazione dell’anniversario di domani:
Intervento di don Giuseppe Inglese
“Disturbo…?” “Ciao Giuseppe! Cos’è questa parola? Nel mio vocabolario non esiste la parola “disturbo”.
È proprio così. Ogni fine settimana, da seminarista, tornavo a Partanna e andavo a fare visita a Padre Russo: lo trovavo sempre davanti alla porta con le braccia spalancate, il sorriso sulle labbra e il tono pacato e accogliente della sua voce.
In tutti gli anni di seminario fino ad oggi, Padre Russo mi ha accompagnato, sostenuto e aiutato nel mio cammino spirituale, formativo e umano. Ringrazio il buon Dio per avermi fatto incontrare un maestro di vita, un padre nella fede, un confratello esemplare nel sacerdozio.
Vado volentieri da Lui per ascoltare la sua saggezza, apprenderla e custodirla e ogni volta torno stupito dalla sua umanità e profonda spiritualità.
Sono numerosi i racconti di vita e di fede che mi ha trasmesso, soprattutto in riferimento alla comunità di Partanna, con la quale ha avuto sempre un rapporto appassionato, come un Padre con i suoi figli. La sua paternità pastorale lo ha portato a donarsi senza riserve, come dice l’apostolo Pietro: “Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge” (1 Pt 5,2-3).
Ancora oggi, pur segnato dalla malattia e dalla sofferenza, non nasconde il suo sorriso e la sua straordinaria umiltà. Ogni giorno celebra l’Eucarestia in casa e tanta gente continua ad andare da Lui per una confessione, per un consiglio, per una parola di conforto e lui sulla sedia a rotelle o dal letto continua la missione che la Chiesa gli ha affidato: “a volte si porrà davanti per indicare la strada e sostenere la speranza del popolo, altre volte starà semplicemente in mezzo a tutti con la sua vicinanza semplice e misericordiosa, e in alcune circostanze dovrà camminare dietro al popolo, per aiutare coloro che sono rimasti indietro” (Evangelii Gaudium 31).
Per la comunità di Partanna è non solo punto di riferimento, ma una testimonianza di vita evangelica e di correttezza morale, stimato e amato da credenti e non, per la sua profondità spirituale che lascia il segno in chi lo incontra.
Un giorno gli chiesi: “Monsignore, non si stanca di celebrare tre Messe nel giorno dei defunti?” rispose: “Per il Signore non mi stanco mai!”.
È questo il suo fascino: è un prete innamorato di Dio. Grazie Padre Russo per tutto quello che mi ha trasmesso: continui nel silenzio della sua casa ad essere luce e speranza per Partanna e per la nostra Chiesa”.
Don Giuseppe Inglese
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6 marzo 2016
Otto marzo 2016: 75° anniversario di sacerdozio di monsignor Calogero Russo. Un evento carico di emozione per quanti hanno avuto modo di apprezzare la fede e l’umiltà della persona e del sacerdote che per tanti anni ha curato ed è rimasto al servizio della parrocchia e della città di Partanna. La chiesa madre, in momenti non sempre facili (quali il terremoto del 1968), ha potuto contare sulla presenza di un parroco che ha amato e continua ad amare la sua vocazione. Ha curato ogni momento liturgico, ogni incontro con associazioni/gruppi/confraternite, con rigore e precisione dimostrando competenza e grande capacità di ascolto. Mai stanco o impegni personali: al primo posto ci sono sempre stati gli altri, i fratelli a cui si è fatto prossimo nei loro bisogni. La generosità nei confronti dei bisognosi, la carità verso i fratelli è stata esercitata con amore e serietà. La sua vita è stata sempre una gioiosa celebrazione eucaristica: nonostante le difficoltà legate all’età e alla sua cagionevole salute trova tutt’oggi la forza per celebrare la santa messa nella sua abitazione privata in cui ha allestito, da quando ha lasciato ufficialmente gli impegni della parrocchia, un altare.
Da lui molti abbiamo imparato ad amare la vita, con tutte le difficoltà che si possono incontrare, a portare la croce; a rendere testimonianza della fede in Cristo prima in famiglia, poi fuori dalle mura domestiche. Ricordo il carissimo arciprete Russo, come una persona silenziosa, oserei aggiungere contemplativa. La sua vita è stata ed è una continua testimonianza di quanto scritto nel Vangelo di Matteo: «Sia il tuo parlare si si e no no il di più viene dal maligno»; un invito ad essere più riflessivi e a guardare all’essenziale. Qualunque cosa va fatta bene e per il bene di tutti, prima per i nostri nemici, per i quali, ci ha insegnato, è importante pregare. Da lui molti abbiamo imparato che se non riusciamo a dedicare ore ed ore alla preghiera, dobbiamo almeno affidare la giornata e ogni azione a Dio; alla fine della stessa fondamentale è fare un esame di coscienza che può aiutarci a migliorare e a crescere nella fede. Tanti, così come me, sono gli uomini e le donne che guidati dall’arciprete Russo, hanno imparato ad annunciare il messaggio evangelico portando nelle case l’amore misericordioso di Gesù.
Oggi è esempio di saggezza, la saggezza di un anziano moltiplicata all’ennesima potenza. Tanti i talenti che il Signore gli ha dato e che con tanta semplicità mette a frutto tutt’oggi per gli altri. Tanti pensieri, tante persone custodisce nel suo cuore e affida ogni giorno a Dio; tanti fedeli continuano ad avere come guida spirituale l’arciprete Russo che è stato ed è un grande esempio di saggezza e di amore. E’ impossibile dimenticare la dolcezza e contemporaneamente la determinazione con la quale si accostava ai giovani. In maniera silenziosa ha tracciato la strada per tutti e per ciascuno, scrutando e scavando dentro di noi. Non posso che dire grazie. Con infinita gioia e grande entusiasmo ringrazio Gesù per averci dato per lunghissimi anni un sacerdote che nel silenzio ha camminato per le strade di Partanna ed è penetrato nelle nostre case e nei nostri cuori che oggi palpitano d’amore, un amore vero dal quale scaturisce un inno di lode a Dio. Possa il Signore donarci sacerdoti santi e fedeli come monsignor Calogero Russo, la Chiesa ne ha bisogno!
Maria Restivo per Condividere
Source: IL RICORDO/75° sacerdozio di padre Russo: «Di lui abbiamo imparato ad amare la vita» – LE FOTO CON I PONTEFICI – Diocesi Mazara del Vallo
75° sacerdozio di padre Russo: «Di lui abbiamo imparato ad amare la vita» – LE FOTO CON I PONTEFICI 75 anni di ordinazione sacerdotale per mons. Calogero Russo | giornalekleos.it lunedì, 7 marzo 2016 10:06…
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bergoglionate · 5 years ago
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Se ne sentono tante, se ne dicono tante ma… questa strana coincidenza di quanto accaduto in questo infausto Sinodo e la quasi “vigilia” di Halloween, non ci sembra del tutto casuale!
Dall’IRONIA IDOLATRA, vedi qui, cliccando sulle immagini
al pseudo serio briefing per tentare di smentire ora tutto, ora il nulla, affermare che non si trattava di una divinità ma addirittura che – la Pachamama – potesse essere niente meno che la Beata Vergine Maria amazzonica… vedi qui, fino a ri-smentire se stessi per dire che – gettare a fiume un idolo – sarebbe stato un gesto di cattiveria e di poco rispetto agli indigeni… il dispiacere di un Papa che “come vescovo di Roma” chiede perdono agli illustri ospiti del Sinodo, per il crudele gesto, promettendo una rivincita ossia, che la Pachamama ripescata dal Tevere sarà portata in processione nuovamente per la chiusura del Sinodo….
Insomma, c’è di che rimanere imbarazzati trovandoci, forse, davanti a dei bambini viziati e capricciosi ai quali, tolto loro un giocattolo pericoloso…. hanno cominciato a piangere e a sbattere i piedi, fino a quando non sarà dato loro l’oggetto del desiderio. Ma ci troviamo nella quasi vigilia di Ognissanti che, in verità è oggi oscurata da Halloween…. la notte in cui si vorrebbe soddisfare ogni desiderio, la notte in cui si ESORCIZZA tutto, la notte in cui le tenebre la fanno da padrona. “Il Papa e le statuette, una situazione surreale” dice a ragione Riccardo Cascioli qui….. il Papa chiede perdono a quanti si sono sentiti offesi per le «statue della pachamama che sono state tolte dalla chiesa nella Traspontina, che erano lì senza intenzioni idolatriche e sono state buttate al Tevere» ma, ci chiediamo… come è possibile che NON si sia sentita, e non si senta, la necessità di una Messa di RIPARAZIONE per aver portato quell’oggetto insano in una chiesa vedi qui, anziché venerare la Beata Vergine Maria e adorare Gesù nella Divina Eucaristia?
I briefing fatti e le contorsioni di Tornielli sull’accaduto, fanno comprendere bene il loro stesso imbarazzo nello spiegare un fatto che, senza precedenti nella storia della Chiesa, è diventato un vero preludio all’Halloween di questi tempi cupi… “il passaggio più assurdo, spiega Riccardo Cascioli: sarebbe il Comandante dei Carabinieri a suggerire l’esposizione delle statue in questione nella messa conclusiva del Sinodo. Non ci sono neanche parole per commentare questa incredibile affermazione. E poi la delega della decisione al cardinale Parolin. Dopo tutto questo bel discorso (del Papa), perché scaricare sul segretario di Stato una decisione che a questo punto, qualunque sia, sarà sbagliata? Un altro personaggio da eliminare? Ci auguriamo almeno che il segretario di Stato abbia la lucidità e il coraggio per evitare uno scandalo dalle conseguenze imprevedibili…”.
Ci accusano di usare il termine “bergoglionate“…. e come vorreste definire tutto quanto sta accadendo ed è accaduto in questo mese che avrebbe dovuto essere il mese dedicato al Santo Rosario di Maria?
E bene! Il Sinodo per l’Amazzonia è in dirittura d’arrivo, come una purga imposta a tutta la Chiesa è giunto alla sua conclusione lasciando una scia di assurdità e di grave spaccatura e ciò accade quando, a protezione di un sinodo si mette il demonio stesso o, addirittura un popolo (per altro assai minoritario) che si vorrebbe far entrare nella Chiesa, ma senza abbandonare i propri idoli…. vedi qui: Dopo il fumo di Satana entrato in Vaticano. Ora lo si porta in processione…
Offriamo ora una breve riflessione dell’amico Claudio Gazzoli.
IL SINODO VERSO HALLOWEEN
Chissà se i “padri sinodali” e il loro Gran Mogol avranno pensato di spostare la data di chiusura del Sinodo dell’Amazzonia in modo da farla coincidere con la festa di Halloween ? Così potranno finalmente indossare costumi macabri, neri e rossi o viola, gli stessi della talare che, con ovazioni da stadio, hanno deciso “finalmente” di accantonare. Potranno truccarsi da vampiri, zombie, lupi mannari, fantasmi, scheletri e sciamani, in perfetta continuità con i prodromi del sinodo, nell’inclusione blasfema di tutto il demoniaco.
Potranno recarsi in casa dei cattolici che non ci stanno, la sera di Halloween, a proporre “dolcetto o scherzetto”….. anche se molto più di uno “scherzetto” hanno già preparato. Potranno festeggiare, tutta la notte di Ognissanti, assieme al grande protettore, anche se a loro insaputa, perché non ci credono, tanto i Santi, ormai, non li ricorda quasi più nessuno.
Sarebbe la naturale conclusione dei riti idolatrici, iniziati all’interno delle mura vaticane, che nessuno aveva osato profanare dai tempi del sacco dei Lanzichenecchi. Solo che loro erano protestanti, avevano in odio la Chiesa di Roma e agivano dall’esterno di essa…
Anche se non lo faranno, è più che evidente una perfetta contiguità con il contesto, l’habitat in cui si sta svolgendo il Sinodo.
Ma non vi VERGOGNATE di aver portato in processione una canoa o la statua di un idolo profano ? chissà se qualcuno di voi ha mai portato in spalla la statua della Madonna o di un Santo….
Ma non vi VERGOGNATE di aver partecipato a riti di adorazione di idoli pagani ?
Ma non vi VERGOGNATE di consentire di profanare le chiese sotto la vostra competenza con ogni sorta di abominio ?
Ma per vergognarsi, davanti a Dio ovviamente, occorre avere il pieno dominio della propria coscienza. Voi non potete vergognarvi perché l’avete svenduta a Moloch con la mediazione di Marx e compagni. Per vergognarsi davanti a Dio, come hanno fatto Adamo e Giuda, occorre CREDERE IN DIO.
Ma viene un sospetto: che tutto questo sia stato organizzato anche con l’intento di distogliere l’attenzione su quello che realmente sta avvenendo all’interno del sinodo e sulle sue conclusioni…. che ci auspichiamo, a questo punto, non ci siano… per cause del tutto naturali…
Stanno facendo terra bruciata attorno ai cattolici normali, che non ci stanno, isolando i sacerdoti che vogliono testimoniare la Verità.
Conosco persone che cercano, disperatamente, di parlare con qualche religioso normale. Una di loro mi ha riferito che i sacerdoti, da cui si è recata per confidare le proprie dolorose perplessità, hanno avuto reazioni diverse, ma tutte sulla linea della reticenza grave e complice. Alcuni hanno replicato “schhhh……. non farti sentire da nessuno…”. Altri hanno risposto “… ma nooohh… sono tutte chiacchere dei conservatori tradizionalisti e anticonciliari… si metta l’anima in pace, non sta accadendo nulla di grave… questo papa è il nuovo Cristo inviato dallo Spirito Santo…”.
Chiedono anche a me, che sto “assillando” quei pochi  che conosco.
Eminenze ed eccellenze, avete tradito la PREGHIERA DI ORDINAZIONE:
«..Dona, Padre onnipotente, a questi tuoi figli la dignità del presbiterato. Rinnova in loro l’effusione del tuo spirito di santità; adempiano fedelmente, o Signore, il ministero del secondo grado sacerdotale da te ricevuto e con il loro esempio guidino tutti a un’integra condotta di vita. Siano degni cooperatori dell’ordine episcopale, perché la parola del Vangelo, mediante la loro predicazione, con la grazia dello Spirito Santo, fruttifichi nel cuore degli uomini, e raggiunga i confini della terra.»
«La parola del Vangelo, mediante la loro predicazione, con la grazia dello Spirito Santo, fruttifichi nel cuore degli uomini, e raggiunga i confini della terra». La “PAROLA DEL VANGELO” non gli scritti di Leonardo Boff, di Gustavo Gutierrez, le smanie lascive di J. Martin, le farneticanti dichiarazioni della bambina svedese o quelle sconnesse e stravaganti del Gran Mogol: “Dio ha voluto tante religioni perché vuole essere adorato in tanti modi…”.
Da molti anni avete preparato il terreno sul quale, ora, state raccogliendo frutti copiosi, con la manovalanza di quelli che avete ammaestrato e che ora formano l’ossatura della struttura che avete conquistato. Avete avvinto le persone inermi che non hanno potuto fare a meno di seguirvi. Potevate separarvi fondando  una setta tutta per voi (come tante altre…), ma non vi bastava una brigata sgangherata, volevate tutto l’esercito.
Liberate la Chiesa dai miasmi della putrefazione della carne, che tanto amate, perché state mettendo a rischio la salvezza di una moltitudine di anime, alcune delle quali non sanno a chi rivolgersi per la loro consolazione. Oppure ritiratevi, a vita, in un monastero, magari uno di quelli che, così, potreste preservare dall’intento di farli chiudere.
Rivogliamo la certezza austera del peccato con la speranza dolorosa del perdono.
Anche se le forze da cui traete, inconsapevolmente, ispirazione, vi fanno sentire invincibili, non ce la farete a portare a compimento il vostro proposito devastatore. Perché la Chiesa non è vostra ! Perché noi non molleremo. Non ripiegheremo di un centimetro. Come gli “angeli” che hanno liberato quella chiesa dai totem profanatori. Perché gli Angeli hanno sempre la meglio sui demoni.
Claudio Gazzoli – Monterubbiano (Blog dell’Autore)
  Il Sinodo verso…. Halloween? Se ne sentono tante, se ne dicono tante ma... questa strana coincidenza di quanto accaduto in questo infausto Sinodo e la quasi "vigilia" di Halloween, non ci sembra del tutto casuale!
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cristianesimocattolico · 6 years ago
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Sarà beato Fulton Sheen, colui che annunciò Gesù in tv
Il Papa ha autorizzato a promulgare il decreto che riconosce il primo miracolo attribuito all’intercessione di Fulton Sheen (1895-1979), il vescovo e telepredicatore che espose la verità e la bellezza della fede in un’America in piena secolarizzazione, guadagnando innumerevoli anime a Dio. Il primo compito del sacerdote? «Annunciare Gesù, farlo conoscere e amare».
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di Ermes Dovico (07-07-2019)
Per anni i fedeli americani, e in generale i suoi devoti sparsi in tutto il mondo, hanno atteso che venisse ripresa la causa di beatificazione del venerabile Fulton Sheen (1895-1979), sospesa a tempo indefinito nel 2014 per una controversia sulle reliquie sorta tra la Diocesi di Peoria e l’Arcidiocesi di New York. A giugno l’annosa disputa sul telepredicatore più famoso e ispirato degli Stati Uniti è stata finalmente risolta, e ieri papa Francesco ha potuto autorizzare la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto per il riconoscimento del miracolo dovuto all’intercessione dell’arcivescovo Sheen, che quindi potrà essere presto proclamato beato.
IL MIRACOLO
Il miracolo riguarda l’inspiegabile risurrezione nel 2010 di un bambino nato morto, il piccolo James Fulton Engstrom, che per 61 minuti non aveva né avuto un battito rilevabile né respirato, iniziando a emettere il suo primo respiro nel momento stesso in cui i medici ne stavano dichiarando ufficialmente la morte. In quei 61 minuti la madre e il padre avevano pregato per l’intercessione del Servo di Dio, Fulton Sheen. I dottori avevano poi predetto che il bambino sarebbe cresciuto con gravi insufficienze a livello di organi e con una paralisi cerebrale, ma dopo cinque mesi di vita del piccolo si era constatato che James Fulton aveva uno stato di salute normale. Nel 2014 c’era stato il via libera al riconoscimento del miracolo da parte di una commissione medica e poi teologica. Nel frattempo, due anni prima, Benedetto XVI aveva riconosciuto le virtù eroiche di Sheen.
NEL SEGNO DELLA PUREZZA
Infine, ieri c’è stato appunto l’ulteriore fondamentale passo verso la beatificazione, nel giorno di santa Maria Goretti, la «martire della purezza» come la chiamò Pio XII quando la canonizzò nel 1950, sottolineando una virtù che Sheen andava più volte insegnando in quella stessa epoca. Come in una catechesi sul perché del matrimonio verginale tra Maria e Giuseppe, in cui diceva: «L’amore della donna determina quello dell’uomo. La donna è educatrice silenziosa della virilità del suo sposo. Essendo Maria il simbolo della verginità e la sublime ispiratrice della purezza per tutti, perché non avrebbe dovuto impiegare questa sua caratteristica con il suo Giuseppe, il giusto? La Vergine conquistò il cuore del suo giovane sposo non con la diminuzione dell’amore, ma sublimandolo». La purezza nasce da Dio, è stare alla Sua presenza, proprio come avveniva per Maria e Giuseppe che avevano in mezzo a loro Gesù, provavano già «la gioia senza pari che è il possesso dell’amore eterno del Cielo», a cui ogni matrimonio deve tendere, e quindi «non desideravano nient’altro» (cfr. Aleteia).
I PRIMI PASSI, DAGLI STATES ALL’EUROPA
Battezzato con il nome di Peter John Sheen (Fulton era il cognome da nubile della madre), il futuro beato era venuto alla luce l’8 maggio 1895 a El Paso, nell’Illinois, primo dei quattro figli di una coppia con origini irlandesi. La famiglia si era poi trasferita nella vicina Peoria, dove Fulton aveva fatto il chierichetto e a 24 anni era stato ordinato sacerdote. Desideroso di approfondire il pensiero di san Tommaso d’Aquino, venne in Europa, dove conseguì il dottorato in filosofia all’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, e in teologia all’Angelicum di Roma. Quando fece ritorno negli Stati Uniti aveva insomma acquisito una formazione solidissima, unita a una fervida fede. Già nel 1929, consapevole del necessario legame tra fede e cultura, incoraggiava gli insegnanti della National Catholic Educational Association a «educare per una rinascita cattolica».
EVANGELIZZAZIONE VIA RADIO E TV
Sapeva che questa rinascita, nel mezzo della galoppante secolarizzazione, era necessaria per ricondurre quante più anime a Dio. Dopo l’avvio della sua prolifica attività da scrittore (tra i suoi 73 libri c’è anche una Vita di Cristo) e brillanti predicazioni in parrocchia, la prima grande occasione in tal senso gli si presentò nel 1930. Alla radio. La NBC gli affidò una trasmissione notturna domenicale, chiamata The Catholic Hour. Parlava di fede e di morale, senza trascurare le notizie d’attualità. Al culmine del suo ventennio in radio il suo pubblico arrivò a 4 milioni di ascoltatori settimanali. Il laico Time, nel 1946, lo definì «la voce d’oro», «il famoso predicatore del cattolicesimo statunitense», e riferì che per la sua trasmissione riceveva settimanalmente dalle 3.000 alle 6.000 lettere di ascoltatori.
Non temeva di affrontare temi scomodi. Parlando di Hitler, lo aveva definito un esempio di «Anticristo» e non meno netto fu quando, già in televisione, aveva denunciato il regime comunista di Stalin. Era il febbraio 1953 e lo spunto l’aveva tratto dal Giulio Cesare di Shakespeare, sostituendo i nomi di Cesare, Cassio, Bruto e Antonio con quelli di alcuni dei principali leader sovietici, Stalin incluso. Concluse la sua catechesi con questo ammonimento: «Stalin dovrà un giorno andare incontro al suo giudizio». Pochi giorni dopo il dittatore venne colpito da un’emorragia cerebrale e il 5 marzo morì.
L’approdo di Sheen in televisione era avvenuto due anni prima, chiamato dalla DuMont per un programma in prima serata, Life is worth living («La vita vale la pena di essere vissuta»), in onda il martedì. Nella stessa fascia oraria agivano giganti dello spettacolo come Frank Sinatra e il comico Milton Berle. Quest’ultimo, chiamato familiarmente «Zio Miltie», così disse a proposito del suo nuovo ‘rivale’ televisivo: «Se devo essere vinto da qualcuno, è meglio che perda da Colui per cui parla il vescovo Sheen». Il prelato stette al gioco, dicendo che le persone potevano chiamarlo «Zio Fultie»; e quando poi, nel 1952, vinse un Emmy Award, accettò il premio imitando, a modo suo, i ringraziamenti che faceva Berle agli operatori dietro le quinte: «Sento che è ora di rendere omaggio ai miei quattro scrittori – Matteo, Marco, Luca e Giovanni».
Le sue catechesi televisive arrivarono a raggiungere circa 30 milioni di spettatori a settimana. La marcia in più di questo eccezionale predicatore, che guardava in camera con uno sguardo penetrante e parlava a braccio servendosi a volte di una lavagna, non era figlia di mera eloquenza, bensì frutto della sua gratitudine e del suo stupore per il mistero di Dio. Al di là dei microfoni la sua era infatti una vita di preghiera e di adorazione, con lunghe soste a contemplare il Santissimo Sacramento, da cui attingeva la grazia per parlare secondo il cuore di Dio. Solo Lui sa quante anime si sono convertite grazie a questo Suo figlio prediletto, che portò o riportò in seno alla Chiesa cattolica anche diversi personaggi famosi. Presentando alla società, che si allontanava progressivamente da Dio, la ragionevolezza e insieme la bellezza della fede. Ci fu molto merito suo se la parte di America cattolica, in tempi ormai di sottile persecuzione ed emarginazione culturale, si sentì fiera di essere, davvero, cattolica.
PASTORE FEDELE. E PROFETICO
Lo stesso clero, si sa, viveva in quegli anni una vasta crisi di fede, con molti consacrati volti a inseguire il mondo e dimentichi del trascendente. Ma Sheen, che fu vescovo ausiliare di New York e poi arcivescovo di Rochester, ricordava ai sacerdoti che il loro primario compito è santificare attraverso i sacramenti e unirsi al sacrificio di Gesù «offerto sulla croce e sull’altare. Non basta alleviare le necessità materiali dei fratelli, occorre annunciare Gesù, farlo conoscere e amare». Da lucido profeta, lesse i nostri tempi come apocalittici, in cui le forze che combattono con Cristo e quelle che combattono con Satana «stanno cominciando a elaborare le linee di battaglia per la fine». E osservò: «La terza tentazione in cui Satana chiese a Cristo di adorarlo e tutti i regni del mondo sarebbero stati suoi, diventerà la tentazione di avere una nuova religione, senza una Croce, una liturgia, senza un mondo a venire, una religione per distruggere una religione, o una politica che è una religione - quella che rende a Cesare anche le cose che sono di Dio».
NELLA GLORIA CON LO SPOSO
Il 20 settembre 1979, alla Messa per il 60° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, disse: «Non è che io non ami la vita, ma ora voglio vedere il Signore. Ho passato tante ore davanti a Lui nel Santissimo Sacramento, ho parlato a Lui nella preghiera e di Lui con chiunque mi volesse ascoltare. Ora voglio vederlo faccia a faccia». Due mesi e mezzo dopo, era il 9 dicembre, Fulton Sheen fu chiamato per sempre a contemplare il Volto di Colui al quale aveva anelato per tutta la sua vita terrena.
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anticattocomunismo · 3 years ago
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Chiesa tedesca, i punti forti di una fede debole
Chiesa tedesca, i punti forti di una fede debole
Torniamo sull’intervista rilasciata da mons. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca. Ovviamente si parla anche di celibato ecclesiastico, di ordinazione sacerdotale delle donne e di omosessualità. Punti su cui la Chiesa tedesca mostra tutta la sua debolezza, come disse Benedetto XVI. (more…)
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padrepiopietr · 3 years ago
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Il Sacerdozio di Padre Pio: alter Christus
Il Sacerdozio di Padre Pio: alter Christus
La sublime esperienza sacerdotale di san Pio può essere letta come una naturale conseguenza della sua piena corrispondenza alle grazie speciali legate alla sua Ordinazione sacerdotale, con il valore aggiunto di carismi particolari che gli hanno permesso di mettere a frutto tali grazie con ancora maggiore efficacia. (more…)
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retegenova · 3 years ago
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Sabato 11 settembre 2021: ordinazione sacerdotale di Don Davide Sormirio – IN DIRETTA STREAMING
Sabato 11 settembre 2021: ordinazione sacerdotale di Don Davide Sormirio – IN DIRETTA STREAMING
Arcidiocesi: Sabato 11 settembre 2021: ordinazione sacerdotale di Don Davide Sormirio – IN DIRETTA STREAMING Sabato 11 settembre alle ore 16 in Cattedrale Don Davide Sormirio sarà ordinato sacerdote nella celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Marco Tasca. L’accesso alla Cattedrale è libero, fino all’esaurimento dei posti disponibili. Per chi lo desidera, è possibile seguire la…
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michelemarongiu · 4 years ago
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25°
Un messaggio su Wathsapp di una persona cara ieri mattina mi ha ricordato che ricorreva il 25° della mia ordinazione sacerdotale. Non sono patito di anniversari e mi ero svegliato senza minimamente pensarci. Molti altri amici poi durante la giornata mi hanno fatto gli auguri, compresa mia mamma che il 7 settembre di ogni anno non manca mai di telefonarmi. Voglio cogliere questa occasione per…
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ultimenotiziepuglia · 4 years ago
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donato33 · 5 years ago
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IL GRANELLINO🌱 (Gv 20,19-23) In quel tempo ci fu la Pentecoste. Ma anche oggi ci può essere la Pentecoste. Dio è lo stesso ieri, oggi e domani. Quello che lo Spirito ha compiuto in quel tempo lo può compiere anche oggi se accogli Gesù con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze. Cosa ha compiuto lo Spirito Santo nei riuniti nel cenacolo con Maria? Ha dato ai discepoli la verità su Gesù. Gesù non era solo un uomo come gli altri ma era ed è il Figlio unigenito del Padre, cioè era ed è Dio che è morto e risorto per il perdono dei nostri peccati. Ricolmi dello Spirito Santo, Terza Persona della Trinità, i discepoli hanno avuto il coraggio di annunciare Cristo come Salvatore del mondo, senza guardare in faccia a nessuno e con il desiderio di dare la vita a Gesù. Ricolmi di Spirito Santo, tra di loro si creò un legame forte di amicizia. Si sentivano intimamente uniti l'uno con l'altro. Il mondo ebreo e pagano, vedendoli così uniti nell'amore vicendevole, eslamavano: "Vedete come si amano!". Per questo motivo la comunità dei cristiani si moltiplicava a vista d'occhio. Cos'altro aveva operato lo Spirito nei discepoli? La sapienza della predicazione. Quando annunciavano il Risorto le folle si convertivano e si battevano il petto per i peccati commessi per ignoranza. La parola dei discepoli andava diritto al cuore degli ascoltatori. La loro predicazione era di fuoco che riscaldava il cuore degli ascoltatori. Essi parlvano al cuore degli ascoltatori. Infine la cosa più grande compiuta dallo Spirito Santo in loro fu l'amore verso i nemici. Molte altre cose ha compiuto in te e nella vita dei discepoli. Dimmi: Cosa ha compiuto lo Spirito Santo in te? Sarebbe bello se oggi tu mi scrivessi dicendo: "In questa Pentecoste lo Spirito Santo mi ha dato la gioia di salutare il mio nemico dopo anni di rancore”. Amen. Alleluia. (P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti) PS ieri mi e arrivato un diluvio di telefonate e di messaggi per il mio 50mo anno di ordinazione sacerdotale. Un abbraccio forte di grazie. (presso San Severo) https://www.instagram.com/p/CA1qJ3JixKo/?igshid=1b7xi376gtxbc
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news247worldpressposts · 5 years ago
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#13dicembre nel giorno del 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, #PapaFrancesco presenta gli Scritti di padre Angel #Fiorito Source: Twitter
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dontresal · 7 years ago
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Diocèse de Butembo-Beni : Cinq nouveaux prêtres ordonnés par l’Evêque Antonio Stagliano de Noto | radiomotofm.info
Le diocèse de Butembo-Beni a donc accueilli ces 5 nouveaux prêtres dans sa famille sacerdotale jeudi 21 janvier 2016 en la cathédrale de Butembo-Beni. La messe d’ordination sacerdotale a été présidée par Mgr l’évêque de Noto. Monseigneur Antonio Stagliano était accompagné de Monseigneur Sikuli Paluku Melchisédech de Butembo-Beni. Dans son homélie, monseigneur Stagliano a invité les heureux du…
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