#Odoya Edizioni
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queerographies · 2 years ago
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[Trans*][Jack Halberstam]
. In questo libro, Jack Halberstam racconta la differenza. La differenza fra i trans* del passato e le nuove generazioni, fra i trans* “privilegiati” (bianchi e benestanti) e le esperienze queer nelle comunità nere e latinoamericane
Nell’ultimo decennio le discussioni pubbliche sulle questioni transgender sono aumentate in modo esponenziale. Ciò che una volta era considerato un disturbo o addirittura una sfortuna è diventato un’articolazione accettata dell’embodiment di genere, nonché un nuovo spazio per l’attivismo e il riconoscimento politico. Eppure a una maggiore visibilità si è accompagnata anche una grande…
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stilouniverse · 6 months ago
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Richard Gorer "Guida agli alberi", presentazione
Traduzione di Gina Bosisio, Paola Signori Odoya Edizioni Un viaggio su come riconoscere dalla forma delle foglie e dai solchi del tronco i nostri alberi, capire come sono arrivati vicini a noi, come si sono adattati al territorio, ma anche come curarli e proteggerli dagli agenti atmosferici e dai cambiamenti climatici. Richard Gorer è un esperto che si è reso conto che il punto di vista…
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personal-reporter · 1 year ago
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Elba Book Festival 2023
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L’edizione 2023 di Elba Book Festival ha lo scopo di spronare gli editori indipendenti a confrontarsi sul futuro dei libri e tracciare nuove rotte mentali.  Da martedì 18 a venerdì 21 luglio, tra vicoli e piazzette, il borgo di Rio nell’Elba ospiterà il momento di confronto estivo della piccola e media editoria italiana e il tema di quest’anno sarà  Mappe. Le mappe sono di varie tipologie, ma spiegano, uniscono, concorrono a creare una comunità e sono una ventina gli editori che hanno sposato la visione dell’iniziativa toscana, come Odoya, La Vita Felice, Exòrma, Marcos y Marcos e Wom. Ogni sera i laboratori ElbaKids si prenderanno cura dei più piccoli, grazie alla dedizione del Sistema Museale dell’Arcipelago Toscano, focalizzandosi sul concetto di orientamento, specialmente del singolo nei confronti di una società complessa e diversificata. Sia Elba Book sia I fumi della fornace,  a Valle Cascia dal 24 al 27 agosto si sono costituiti nei loro territori, rendendosi condivisibili nell’approccio e nell’ascolto del genius loci di appartenenza. Il gemellaggio tra i due festival si concretizzerà durante la kermesse elbana, attraverso una performance poetica di rifondazione semantica di un luogo, a partire dal libro La specie storta, e curata da Giorgiomaria Cornelio, Lucamatteo Rossi e Valentina Compagnucci. Entrambe le realtà sono rivolte ai fantasmi dei rispettivi paesaggi per colmare un’identità industriale perduta e rimediare a diversi dissesti ambientali dove, se il versante orientale dell’Elba ha subito l’abbandono delle miniere ferrose, la provincia di Macerata ha la dismissione dell’imponente fornace di mattoni. Il programma di Elba Book verrà inaugurato martedì 18 luglio alle 18:30 nella terrazza mozzafiato del Barcocaio con la cerimonia di assegnazione del premio Lorenzo Claris Appiani, nato con l’Università per Stranieri di Siena per celebrare la memoria del giovane avvocato ucciso nel Palazzo di Giustizia di Milano e il legame con la sua terra d’origine. L’obiettivo è dare luce alle figure quasi invisibili di traduttori e traduttrici, attori insostituibili nel delicato processo di mediazione linguistica e antropologica. Quest’anno la vincitrice sarà Francesca Lazzarato con la traduzione del romanzo argentino Le cugine di Aurora Valentini e la menzione d’onore andrà a Valerio Nardoni per la traduzione di La voce a te dovuta di Pedro Salinas. Inoltre entra nel vivo la terza edizione del Premio Demetra, riconoscimento dedicato ad autori e editori indipendenti che mettono al centro delle loro opere le tematiche ambientali, concepito da Elba Book Festival e da Comieco – Consorzio per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica. La giuria ha selezionato 12 finalisti dopo aver vagliato 53 opere che, sommate a quelle candidate nelle due edizioni precedenti, portano a 150 i titoli presentati in rassegna in tre anni. I vincitori di ciascuna categoria verranno premiati nel corso della cerimonia di chiusura del 21 luglio, alle 18:30, sempre nella terrazza del Barcocaio ed è previsto un premio speciale della giuria,  consistente in un’opera dell’artista Elena Marengoni. Lo staff di Elba Book, sostenuto dal Consorzio Comieco, riconoscerà pubblicamente al fotografo Hans Georg Berger un encomio per il recupero dell’Eremo di Santa Caterina d’Alessandria, orto botanico di origine medievale nell’arcipelago toscano. Grazie all’associazione fondata dal filantropo tedesco nei primi anni Ottanta, dopo l’incontro con l’intellettuale parigino Hervé Guibert, che lo scelse come luogo ideale per la genesi delle sue opere, l’Eremo è diventato un centro culturale deputato all’incontro tra arte e scienza. Situato sul monte Serra e in cima a una periferie depauperata dal sistema capitalista del proprio passato prossimo, quello minerario, l’Eremo ha mantenuto le fondamenta più remote, quelle legate a un passato religioso e valoriale, rimanendo ancora oggi meta di pellegrinaggi e cammini spirituali. Read the full article
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pangeanews · 6 years ago
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A 80 anni dalla morte, ci vergogniamo di D’Annunzio. Per leggerlo come si deve bisogna andare in Francia o sfogliare una rivista a Londra
Va a finire che tocca arpionarsi alle bianche scogliere di Dover per capire chi è stato. In life, he played. E giocò bene, va detto. Su Granta, che non è esattamente una fanzine reazionaria ma una delle più importanti riviste letterarie d’Albione (nata nel 1889 dall’entusiasmo di un pugno di studenti di Cambridge, risorta negli anni Settanta, ha la fama di far esordire i futuri campioni delle patrie lettere, tra i tantissimi ha pubblicato Martin Amis e Kazuo Ishiguro, Hanif Kureishi e Salman Rushdie, Zadie Smith e Jeanette Winterson), Rebecca Watson firma un appassionato reportage dal Vittoriale degli Italiani, Five are the fingers, and five are the sins. Interessante il sobrio finale. “L’uomo che è stato il prototipo del fascismo, che ha sperimentato, in profonda apatia, gli effetti della fama e del potere, si indebolì. I discorsi si interruppero, ma la scrittura continuò. A 74 anni è morto di emorragia cerebrale, dopo vent’anni passati al Vittoriale, un tempo sufficiente per riposare, per perfezionare la sua già stravagante dimora, per camminare, per leggere, per traviare, ma non, a quanto pare, per rimpiangere”.
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Gabriele D’Annunzio ha giocato la vita, se l’è giocata tutta – e ora è diventato una macchietta, un fumetto. Parto da un dato di fatto. D’Annunzio muore nel 1938, 80 anni fa. L’editoria, dell’anniversario, se ne è voluttuosamente fottuta. Piccole cose per tenaci editori (Il fastello della mirra. Autobiografia, per Bibliotheka; L’uomo che rubò la ‘Gioconda’ per Solfanelli; Italia o morte per Idrovolante; Temperino Rosso ripropone Il piacere mentre Salerno pubblica la Francesca da Rimini), qualche studio eccentrico (Chez D’Annunzio di Marcel Boulenger per Odoya; D’Annunzio. Tra le più moderne vicende di Gianni Oliva per Bruno Mondadori; D’Annunzio e il piacere della moda di Giordano Bruno Guerri per Rubbettino), poco altro. Dove sono i testi inediti, gli studi clamorosi, le antologie divulgative? Cosa è successo? C’è che ci vergogniamo del poeta-soldato, del poeta romanziere, del poeta vertiginoso, dell’uomo che scrisse come un dio (meglio di Oscar Wilde), volle essere onorato come una divinità e oggi è pigliato a uova in faccia. Già. Se negli Usa ogni peto di Hemingway – saggio spurio, lettera prepuberale, racconto osceno nel cassetto – è venduto come un diamante, da noi Hemingway è usato per stigmatizzare il guerrafondaio D’Annunzio (“Chi meglio ha sintetizzato questi sentimenti è stato Ernest Hemingway: ‘Capito il figlio di puttana?/ Mezzo milione di mangia spaghetti morti/ E lui se ne fotte’”, così Andrea Cortellessa nella ‘riveduta’ Antologia dei poeti italiani nella prima guerra mondiale).
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Poco giova, d’altronde, misurare il grado di candida purezza dei poeti – che tali sono perché hanno l’anima lurida, per altro, e sempre qualcosa da farsi perdonare. L’Ungaretti che scrive a Mario Puccini del “D’Annunzio che fa ‘le pose plastiche’ in ginocchio davanti ai feretri… ‘eterna modella’ che mentre in ogni casa d’Italia c’è il lutto… fa il fatuo esteta”, è quello che adorna l’edizione 1923 del Porto sepolto con una Presentazione di Benito Mussolini (che ne scrive come di “una testimonianza profonda della poesia fatta di sensibilità, di tormento, di ricerca, di passione e di mistero”), al quale, si sa, il protagonismo del Vate non andava giù. Così, nell’anno dell’anniversario della morte, chi vuole leggere di D’Annunzio si deve nutrire delle 700 pagine che gli dedica Maurizio Serra nella biografia, D’Annunzio le Magnifique, edita in Francia, da Grasset; oppure fa un giro al Vittoriale leggendo Granta, a Londra. Il resto, sono gli articoli didascalici usciti per il centenario dal ‘volo su Vienna’. D’Annunzio, appunto, ridotto a puro gesto, a ornamento inane, a macchietta.
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Il punto non è cosa ti piace, ma chi sei. Parlare di D’Annunzio – per chi ancora lo conosce – è roba da bar: c’è chi ne difende l’etica, l’egida dell’estetica, chi lo fa a fette con il tagliaunghie – meglio Alcyone, ché il resto è fuffa retorica – chi lo interpreta come virus fascista, con lenti politiche. D’Annunzio, genio lirico totale – fece poesia anche facendo pubblicità – è inafferrabile: ci fosse qualcuno, oggi, a condurci verso la grande sbornia di Fiume (per altro, rileggetevi la Carta del Carnaro, please: “La Repubblica del Carnaro è una democrazia diretta che ha per base il lavoro produttivo e come criterio organico le più larghe autonomie funzionali e locali. Essa conferma perciò la sovranità collettiva di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di classe e di religione; ma riconosce maggiori diritti ai produttori e decentra per quanto è possibile i poteri dello Stato, onde assicurare l’armonica convivenza degli elementi che la compongono”), chi ha il coraggio di dar fede alle fole di un poeta?
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Per carità, colpa sua: D’Annunzio è l’icona della contraddizione, a forza di voler piacere risulta insopportabile, non possiamo semplicemente leggerlo?
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Vorrei dire un’altra cosa, ora. D’Annunzio fonda l’identità italiana moderna. Letteraria, eroica, ironica, anarchica. Sta nelle nostre vene anche quando vorremmo tagliarcele. Esempio. Il padre di mio zio, piemontese, comunista, ha raccolto i giornali che censiscono la morte di D’Annunzio. Lo zio li ha conservati, per donarli a me, anche se di reliquie m’importa nulla. Mio zio è cresciuto a casa della zia, partigiana onorata dallo Stato, affittava una parte della casa alla sede del PCI locale, gli veniva il conato in gozzo solo a sentir parlare di D’Annunzio. Eppure, in casa custodisce le prime edizioni di molte sue opere. E i giornali. Di cui mi ha fatto dono il Natale scorso. Perché? Perché si fa, perché la poesia si eleva sulle convinzioni politiche, perché D’Annunzio è D’Annunzio. L’elzeviro di prima pagina de La Stampa, 2 marzo 1938, dal titolo vertiginoso (Poeta dei nostri destini), recita: “Gabriele d’Annunzio è morto! D’un tratto, la notizia coglie e percuote le fantasie e i cuori, come alcunché di assurdo e inverosimile. Così immedesimato era quest’Uomo nello spirito di nostra gente, e così vivo; da cinquant’anni era la sua presenza nella storia nostra, e nel pensiero e negli affetti, così sovrastante ed eccelsa, che se non l’idea stessa di perennità, certo, oscuramente, misteriosamente, pareva legata ormai alla sua immagine, eroica, l’idea della necessità”. Alla faccia dei tromboni retorici, poi rimproverano Gabriele… Poco più avanti, a pagina 5, un titolo che ancora turba: Le vibranti giornate che l’Italia prepara a Hitler. Si cita, nel grand tour nazista, anche “La sosta artistica di Firenze”. Intorno a quella ‘gita’, un altro poeta, antidannunziano, Eugenio Montale, scriverà una delle sue poesie più grandi, La primavera hitleriana. D’Annunzio muore, la Storia va avanti. Anche quella letteraria. (d.b.)
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brizia92 · 8 years ago
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Bottino al Salone del Libro: . 📚 Da 001 edizioni due cose che desideravo da un po': la grapic novel L'eternauta e Niente panico. La guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams secondo Neil Gaiman . 📚 La Guida alla letteratura degli Stati Uniti pubblicata da #Odoya . 📚 Lo Scuru di Orazio Labbate made in @tunue . 📚 Hannah Coulter di Wendell Berry dagli amici di Lindau . 📚 Da @minimumfax Future sex di Emily Witt, che era un po' l'obiettivo del salone . 📚 Dovevano comparire i racconti con Una coltre di verde di Eudora Welty, da poco pubblicato da @raccontiedizioni . Ma del Salone porterò con me le chiacchiere con gli editori e gli amici blogger (Il giro del mondo attraverso i libri ha accompagnato i miei vagabondaggi con tanta pazienza e poi righe vaghe che era una supereroina e continuava a fare giri per salutare tutti gli editori che le stavano a cuore) . #SalTo17 #salonedellibro #torino #bookstagram #bookworm #daleggere #bookpic #bookoftheday #bookblogger #books #daleggere #racconti #prossimeletture #stoleggendo #inlibreria #nowreading
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Odoya Edizioni presenta il saggio “Conan la Leggenda”
Odoya Edizioni presenta il saggio “Conan la Leggenda”
Fumetti – comics – manga, anime, videogames, cartoon, film Odoya Edizioni presenta il saggio “Conan la Leggenda”
Dal 2 marzo sarà disponibile nelle migliori librerie d’Italia e su tutti i principali e-store Conan la leggenda, il saggio dedicato al barbaro più famoso del mondo, scritto da Enrico Santodirocco e pubblicato da Odoya edizioni.
Amanti del cimmero gioite, in libreria è arrivato il libro…
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matteorossini · 8 years ago
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Guida ai super robot: la filosofia di Mazinga
Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Ma soprattutto era più forte Manzinga Z o Jeeg? E Koros capiva veramente le indicazioni di Don Zauker? A queste e ad altre domande tenta di rispondere la Guida ai super robot di Jacopo Nacci
La mia generazione, figlia degli ultimi anni ’70, è cresciuta con poche certezze: l’Unione Sovietica era cattiva, Giulio Andreotti era immortale, ma soprattutto per combattere un’invasione di mostri giganti provenienti dallo spazio l’unica soluzione era costruire un super robot da combattimento.
Il Giappone, fiancheggiato da una programmazione compiacente delle televisioni italiane, è colpevole di aver diffuso anche a casa nostra quest’ultima bizzarra convinzione stabilendo, allo stesso tempo, un curioso ponte culturale tra due nazioni così distanti nello spazio e nella sensibilità.
Comunque l’okonomiyaki ormai è fatto e non si può certo dire che non sia gustoso o che i ragazzi del Bel Paese non l’abbiano apprezzato tanto quanto i loro coetanei del Sol Levante.
Arrivati fin qui è importante fare il punto della situazione per capire e capirsi, sfruttando come testa di ponte verso la conoscenza una delle tante mostruosità tecnologiche partorite dal mare, dalla Fortezza della Scienza o prestato con benevolenza da qualche lontano pianeta.
Ma i super robot, ben accasati da qualche parte nel nostro immaginario collettivo, possono diventare strumento di riflessione e non solo divertimento fine a se stesso? Ci prova Jacopo Nacci con la sua corposa Guida ai super robot (Odoya edizioni, 295 pagine, 17 euro) che non è, come potrebbe erroneamente pensare qualcuno, solo una guida ragionata ai super robot dell’animazione e dei manga.
    Koros, l’enigmatica nemica di Haran Banjo e del Daitarn 3
    L’autore
Jacopo Nacci, per chi non lo conoscesse, è romanziere e saggista, ha firmato Dreadlock! e Sangue. Negli anni ’90, l’epoca d’oro dei blog letterari in Italia, era tra i pionieri dell’utilizzo delle licenze Creative Commons ed era molto attivo in Rete.
Sul suo blog Yattaran.com aveva cominciato da tempo una disamina critica del genere super robot giapponesi. Mi domandavo come avrebbe “tradotto” nel formato più istituzionale di una guida le sue riflessioni.
Quale linguaggio avrebbe usato? Come avrebbe trattato il tema per una platea di lettori inevitabilmente più vasta degli appassionati che già lo seguivano in Internet? E qui le acque del mare di Pesaro, città natale di Nacci, si aprono, il robot gigante esce pronto alla battaglia ed entra in campo un provetto e insospettabile pilota, alter ego del nostro: lo Jacopo Nacci filosofo.
    Jeeg robot d’acciaio
    In principio c’era l’atomica
Qual era il rapporto tra Hiroshi, il pilota di Jeeg, e sua madre Kikue che vuole emanciparsi trovandosi un lavoro? Perché Haran Benjo guidava un’auto della polizia e chi erano veramente i cattivi in Daitarn 3? Che significato aveva il sacrificio di Musashi Tomoe nell’ultimo episodio di Getter Robot? Chi era il nemico da cui il Giappone fantasticava di difendersi con l’uso di robot giganti?
Per prenderla alla lontana, potremmo dire che in principio, forse, ci sono i due bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. La tecnica e la scienza americana avevano annientato, senza alcuna possibilità di appello, qualsiasi speranza del Giappone di uscire vincitore dalla Seconda Guerra Mondiale. Già, perché all’epoca per i giapponesi c’erano solo due scelte da fare: combattere e vincere oppure combattere e morire. Come suggeriva l’Hagakure, testo di riferimento per ogni samurai che si rispetti, “quando arriva il momento di scegliere tra la vita e la morte, è meglio scegliere subito la morte”.
Ma per fortuna le cose sono andate diversamente e, una volta ricostruita la nazione, il vuoto lasciato nell’immaginario collettivo giapponese dal fallimento della morale militarista andava colmato. Comincia così una rielaborazione culturale che ci ha consegnato in primo luogo autori come Yasunari Kawabata e Yukio Mishima, poi, a partire dal 1972 e su un diverso piano narrativo, i super robot di Gō Nagai, Yoshiyuki Tomino e dei loro colleghi. Già perché forse quando l’abisso in cui hai curiosato comincia a scrutarti dentro, è meglio essere seduti in un robot di venti tonnelate pronto a difenderti.
Il classico robottone giapponese, con le sue caratteristiche tipiche, è ormai un personaggio stabile dell’immaginario collettivo: è un gigante di metallo di notevole potenza distruttiva; è pilotato dall’interno dall’eroe della storia; quando l’eroe attiva specifiche armi ne grida il nome; l’eroe e il robot difendono la Terra da un nemico che vuole conquistarla; questo nemico invia sulla Terra diversi mostri, anch’essi giganteschi, che puntualmente il robot annienta; i mostri vengono mandati sulla Terra uno dopo l’altro, uno per ogni episodio.
    Il libro
La Guida ai super robot parte dal 1972 perché in quell’anno viene trasmesso per la prima volta Mazinger Z, considerato da Nacci l’anime su cui si fonda il genere dei super robot.
Seguirono Getter Robot, Jeeg, il Grande Mazinga, eccetera, eccetera. Una fiumana di storie che avevano caratteristiche comuni come la volontà giapponese di dominare la tecnica e la scienza (ricorda qualcosa?), la critica al militarismo, il conflitto generazionale, il rapporto tormentato con i genitori, e non è un caso se molti piloti di super robot erano orfani.
Nacci mette in fila i momenti fondamentali di questa lunghissima epopea culturale con schede dettagliate degli anime presi in esame. Sviscera, servendosi anche degli strumenti analitici della filosofia, significati più o meno nascosti e meccanismi di storie per ragazzi solo all’apparenza innocue.
Siamo di fronte a un’operazione nostalgia? È un libro per adolescenti mai cresciuti? È un libro didascalico? La risposta a queste domande per una volta c’è ed è un secco no. Non è da tutti scrivere quasi trecento pagine di guida ai super robot senza mai annoiare il lettore. Nacci c’è riuscito in pieno, la Terra è salva.
  Guida ai super robot. L’animazione robotica giapponese dal 1972 al 1980 (amazon.it)
Guida ai super robot: la filosofia di Mazinga è stato pubblicato per la prima volta su Lega Nerd. L’utilizzo dei testi contenuti su Lega Nerd è soggetto alla licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Altri articoli dello stesso autore: Andrea Cattaneo
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meridianozero-blog · 13 years ago
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Corsi di Formazione Odoya Edizioni
Iscrivetevi numerosi!!! Trovate tutte le informazioni nei seguenti link: http://www.odoya.it/index.php?main_page=page&id=47&chapter http://www.odoya.it/index.php?main_page=page&id=60&chapter http://www.odoya.it/index.php?main_page=page&id=109&chapter
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queerographies · 4 months ago
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[Vite inarrestabili][Claudio Gargano]
L'omosessualità femminile ha plasmato la letteratura del Novecento inglese in modo significativo. Il libro "Vite inarrestabili" di Claudio Gargano esplora opere di nove scrittrici, rivelando il tema come riflesso dei cambiamenti sociali.
Oltre le apparenze: come l’omosessualità femminile ha plasmato la letteratura del Novecento Titolo: Vite inarrestabili. L’omosessualità femminile nella letteratura inglese del NovecentoScritto da: Claudio GarganoEdito da: OdoyaAnno: 2024Pagine: 224ISBN: 9788862888752 La sinossi di Vite inarrestabili di Claudio Gargano Leggere le opere di queste nove scrittrici significa gettare uno sguardo su…
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queerographies · 5 months ago
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[Come capire il tuo genere][Alex Iantaffi][Meg-John Barker]
Alex Iantaffi e Meg-John Barker hanno realizzato una guida per tutti gli individui che sono alla ricerca di una mappa e di una bussola nel panorama di genere attuale, vasto e in continua evoluzione.
Smaschera i miti, esplora le identità, celebra la diversità Titolo: Come capire il tuo genere. Una guida pratica per esplorare chi seiScritto da: Alex Iantaffi e Meg-John BarkerTitolo originale: How to Understand Your Sexuality: A Practical Guide for Exploring Who You AreTradotto da: Valentina MisgurEdito da: OdoyaAnno: 2024Pagine: 272ISBN: 9788862888714 La sinossi di Come capire il tuo genere…
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queerographies · 1 year ago
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[Scream Queer][Javier Parra]
Oltre a essere entrati a far parte dell’immaginario collettivo, i mostri cinematografici della letteratura gotica come Dracula, la creatura di Frankenstein o Mr. Hyde sono stati alcuni dei primi esempi di rappresentazioni queer sul grande schermo, sempre legate al diverso, a tutto ciò che veniva percepito come strano e che andava contro l’eteronormativo. Questo sguardo queer è stato spesso…
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queerographies · 1 year ago
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[Teoria Crip][Robert McRuer]
Più interessato a porre domande che a trovare risposte, in Teoria Crip Robert McRuer sceglie una strada pericolosa, determinato a scuotere il sistema dalle fondamenta.
Analisi sulla disabilità e sulla queerness ormai sono al centro del dibattito in ogni società. Entrambi i campi di studio si occupano d’altra parte di corpi, piaceri e identità, eppure il modo in cui questi due ambiti disciplinari si intrecciano e si scambiano informazioni è ancora tutto da scoprire. Attingendo alla teoria femminista, alle teorie culturali afroamericane e latinoamericane, alla…
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stilouniverse · 3 years ago
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William Viney "Gemelli", presentazione
William Viney “Gemelli”, presentazione
In copertina Klimt, particolare di “Le tre età della donna” Traduzione: Irene Micheli Amodeo Dall’antica mitologia alle odierne biotecnologie, l’autore esplora la storia culturale dei gemelli che definisce figure tanto miracolose quanto minacciose. Superstizioni e prodigi, ma anche fantasie ed esperimenti caratterizzano la gemellarità Non solo nella mitologia e greca e latina, i Dioscuri e…
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brizia92 · 8 years ago
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Bottino del Salone del libro: 📚Da 001 edizioni: Niente panico. La guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams secondo Neil Gaiman e la grapic novel "L'eternauta" . 📚 Guida alla letteratura degli Stati Uniti pubblicato da #Odoya . 📚 Lo Scuru di Orazio Labbate made in @tunue . 📚 Hannah Coulter di Wendell Berry, preso da Lindau . 📚 Una coltre di verde di Eudora Welty da @raccontiedizioni . 📚 Challenger da @erisedizioni (c'è ma non si vede) . . #SalTo17 #salonedellibro #torino #bookstagram #bookworm #daleggere #bookpic #bookoftheday #bookblogger #books #librisulibri #instareading #prossimeletture #inlibreria
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