#OSCILLANTE
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Dans l’âtre de la maison, le bois se consume lentement, Éclatant dans la fleur rouge en gerbes ardentes, crépitant, Enfumant la cheminée, quand le frimas, de sa poudre glacée, Magnifie la nature de ses éclats éphémères d’épines gelées. Peu à peu les bûches deviennent des braises incandescentes, Alors que les flammes continuent de danser, effervescentes, Flammèches ondulées aux couleurs oscillantes, souffle chaud, Le feu, brûlant baiser, nous enveloppe de son doux manteau, Embrasant les rondins qu’il inonde de larmes jaunes bleutées, Les faisant rougir jusqu’à les rendre poussières grises cendrées, Présage de son dernier soupir, le foyer s’essouffle doucement, Finissant par mourir, emportant avec lui l’apaisant scintillement.
Souricette
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LIEU D'HISTOIRE | Tour Jacquemart de Romans-sur-Isère (Drôme) ➽ https://tinyurl.com/Tour-Jacquemart-Drome La première horloge publique avec un poids pour moteur, une pièce oscillante pour régulateur, et un engrenage, fut placée en 1370, sous Charles V, sur la tour du Palais de Justice à Paris. S'ensuivit une émulation, des villes se piquant d'avoir des horloges monumentales accompagnées d’automates et de carillons
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Un bon feu de cheminée....
Dans l’âtre de la maison, le bois se consume lentement, Éclatant dans la fleur rouge en gerbes ardentes, crépitant, Enfumant la cheminée, quand le frimas, de sa poudre glacée, Magnifie la nature de ses éclats éphémères d’épines gelées. Peu à peu les bûches deviennent des braises incandescentes, Alors que les flammes continuent de danser, effervescentes, Flammèches ondulées aux couleurs oscillantes, souffle chaud, Le feu, brûlant baiser, nous enveloppe de son doux manteau, Embrasant les rondins qu’il inonde de larmes jaunes bleutées, Les faisant rougir jusqu’à les rendre poussières grises cendrées, Présage de son dernier soupir, le foyer s’essouffle doucement, Finissant par mourir, emportant avec lui l’apaisant scintillement.
Souricette
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Estate
e tutto ciò che uno desidera
fare
è sedere e fissare
(finché veloce
esce dal miele verde scuro
un'ombra oscillante) –
sedere e fissare (pomeriggi
troppo caldi
spesso
per qualsiasi altra cosa) –
sedere e fissare – finché
improvvisamente
un volteggio, piroettando
nell'aria azzurra striata d'oro
– ali punteggiate a pallini bianchi neri
gialli arancione rossorosse fiammeggianti –
una farfalla monarca
danza due passi di tip tap,
gaia, graziosa
ballerineggiante nell'aria
azzurra striata di lustrini d'oro...
sedere e fissare,
soltanto per ricordare
che il Prodigio
esiste sempre!
Irving Stettner
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Se anagraficamente parlando siete nati dalle mie parti, c’è un’altissima probabilità che i vostri genitori tenessero stabilmente nel bagagliaio della macchina un plaid.
Plaid che tipicamente aveva lo spessore di una fetta di pane da toast e una palette di colori oscillante fra il beige sporco e il marrone spento con qualche rara concessione all’arancione, quel tipico range cromatico che applicato ai tessuti trasmette istantaneamente l’assenza di gioia di vivere.
Ravanando fra i ricordi della mia infanzia ho, sì, memorie di giocosi pic-nic o di svaccamenti al sole, ma non in numero tale da giustificare la presenza permanente di un plaid in baule (che fra l’altro impegna circa ¼ della capienza del bagagliaio di un’utilitaria media).
Fra i 16 e i 20 anni (o secondo mia madre, dagli 8 ai 25) ho criticato vivacemente ogni aspetto dei miei genitori, ma il plaid no. Anzi, ricordo chiaramente all’arrivo della mia prima autovettura di proprietà di aver schiaffato in maniera felicemente acritica un plaid nel baule, recuperando credo da mia suocera un esemplare che rispettasse la corretta armocromia seventies.
Oggi che ho due figli e il baule della macchina è per metà un livello hardcore di tetris e per metà un generatore casuale di bestemmie ho iniziato a interrogarmi lungamente sul senso profondo del plaid in bagagliaio. Ogni tanto lo tiro fuori, lo scuoto liberando nuvole di sedimenti che farebbero felici un paio di geologi, lo guardo un po’, poi lo ripiego e lo rimetto dentro (perché come già detto se esistessero dei campionati sportivi di tirare fuori le cose per sgombrare, guardarle per un po’, ripensarci, e rimettere tutto a posto sarei a livello agonistico).
Non so se alla fonte di tutto ci sia stata la decisione di un trisavolo di mettere un panno su un qualche carretto a cavalli, ma mi piace pensare che fra una ventina d’anni i figliuoli si ritroveranno anche loro con un plaid nella loro macchina senza sapere bene perché.
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E adesso siamo veramente adulti, pensiamo, e ci sentiamo stupiti che essere adulti sia questo, non davvero tutto quello che da ragazzi avevamo creduto, non davvero la sicurezza di sé, non davvero un sereno possesso su tutte le cose della Terra. Siamo adulti perché abbiamo alle spalle la presenza muta delle persone morte, a cui chiediamo un giudizio sul nostro comportamento attuale, a cui chiediamo perdono delle passate offese: vorremmo strappare dal nostro passato tante nostre parole crudeli, tanti gesti crudeli che abbiamo compiuto quando pure temevamo la morte ma non sapevamo, non avevamo capito com'era irreparabile, senza rimedio la morte: siamo adulti per tutte le mute risposte, per tutto il muto perdono dei morti che portiamo dentro di noi. Siamo adulti per quel breve momento che un giorno ci è toccato di vivere, quando abbiamo guardato come per l'ultima volta tutte le cose della Terra, e abbiamo rinunciato a possederle, le abbiamo restituite alla volontà di Dio: e d'un tratto le cose della Terra ci sono apparse al loro giusto posto sotto il cielo, e cosí anche gli esseri umani, e noi stessi sospesi a guardare dall'unico posto giusto che ci sia dato: esseri umani, cose e memorie, tutto ci è apparso al suo posto giusto sotto il cielo. In quel breve momento abbiamo trovato un equilibrio alla nostra vita oscillante: e ci sembra che potremo sempre ritrovare quel momento segreto, ricercare là le parole per il nostro mestiere, le nostre parole per il prossimo; guardare il prossimo con uno sguardo sempre giusto e libero, non lo sguardo timoroso o sprezzante di chi sempre si chiede, in presenza del prossimo, se sarà suo padrone o suo servo. Noi tutta la vita non abbiamo saputo essere che padroni o servi: ma in quel nostro momento segreto, in quel momento di pieno equilibrio, abbiamo saputo che non c'è vera padronanza né vera servitú sulla Terra. Cosí adesso, tornando a quel nostro momento segreto, cercheremo negli altri se già è toccato loro di vivere un momento identico, o se ancora ne sono lontani: è questo che importa sapere. Nella vita d'un essere umano, è il momento piú alto: ed è necessario che stiamo con gli altri tenendo gli occhi al momento più alto del loro destino. Con meraviglia, ci accorgiamo che adulti non abbiamo perduto la nostra antica timidezza di fronte al prossimo: la vita non ci ha per niente aiutato a liberarci della timidezza. Siamo ancora timidi. Soltanto, non ce ne importa: ci sembra d'esserci conquistato il diritto d'essere timidi: siamo timidi senza timidezza: arditamente timidi. Timidamente cerchiamo le parole giuste in noi. Ci rallegriamo tanto di trovarle, di trovarle con timidezza ma quasi senza fatica, ci rallegriamo d'avere cosí tante parole in noi, cosí tante parole per il prossimo, che siamo come ubriacati di facilità, di naturalezza. E la storia dei rapporti umani non è mai finita in noi: perché a poco a poco succede che ci diventano fin troppo facili, fin troppo naturali e spontanei i rapporti umani: cosí spontanei, cosí senza fatica che non sono piú ricchezza, né scoperta, né scelta: sono solo abitudine e compiacimento, ubriacamento di naturalezza. Noi crediamo sempre di poter tornare a quel nostro momento segreto, di poter sempre attingerci giuste parole: ma non è vero che ci possiamo sempre tornare, tante volte i nostri sono falsi ritorni: accendiamo di falsa luce i nostri occhi, simuliamo sollecitudine e calore al prossimo e siamo in realtà di nuovo contratti, rannicchiati e gelati sul buio del nostro cuore. I rapporti umani si devono riscoprire e rinventare ogni giorno. Ci dobbiamo sempre ricordare che ogni specie d'incontro col prossimo, è un'azione umana e dunque è sempre male o bene, verità o menzogna, carità o peccato.
Natalia Ginzburg, I rapporti umani (da “Le piccole virtù)
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Amore, oggi il tuo nome al mio labbro è sfuggito come al piede l'ultimo gradino… Ora è sparsa l'acqua della vita e tutta la lunga scala è da ricominciare. T'ho barattato, amore, con parole. ti riconoscerò dall'immortale silenzio.
Moriremo lontani. Sarà molto se poserò la guancia nel tuo palmo a Capodanno; se nel mio la traccia contemplerai di un’altra migrazione. Dell’anima ben poco sappiamo. Berrà forse dai bacini delle concave notti senza passi, poserà sotto aeree piantagioni germinate di sassi… O signore e fratello! ma di noi sopra una sola teca di cristallo popoli studiosi scriveranno forse, tra mille inverni: “Nessun vincolo univa questi morti nella necropoli deserta”.
Ora che capovolta è la clessidra, che l’avvenire, questo caldo sole, già mi sorge alle spalle, con gli uccelli ritornerò senza dolore a Bellosguardo: là posai la gola su verdi ghigliottine di cancelli e di un eterno rosa vibravano le mani, denudate di fiori. Oscillante tra il fuoco degli uliveti, brillava Ottobre antico, nuovo amore. Muta, affilavo il cuore al taglio di impensabili aquiloni (già prossimi, già nostri, già lontani): aeree bare, tumuli nevosi del mio domani giovane, del sole.
È rimasta laggiù, calda, la vita, l’aria colore dei miei occhi, il tempo che bruciavano in fondo ad ogni vento mani vive, cercandomi… Rimasta è la carezza che non trovo più se non tra due sonni, l’infinita mia sapienza in frantumi. E tu parola che tramutavi il sangue in lacrime. Nemmeno porto un viso con me, già trapassato in altro viso come spera nel vino e consumato negli accesi silenzi… Torno sola… tra due sonni laggiù, vedo l’ulivo roseo sugli orci colmi d’acqua e luna del lungo inverno. Torno a te che geli nella mia lieve tunica di fuoco.
Ahi che la Tigre, la Tigre Assenza, o amati, ha tutto divorato di questo volto rivolto a voi! La bocca sola pura prega ancora voi: di pregare ancora perché la Tigre, la Tigre Assenza, o amati, non divori la bocca e la preghiera…
— Cristina Campo, da La tigre assenza
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Da: L’INEDITO CARAVAGGIO - di Gianpiero Menniti
IL DESTINO DELL'UOMO
«…Ricordi “L’incredulità di San Tommaso”, quel dito infisso nella carne di Gesù? La scena rivela lo spirito dell’uomo, diviso tra la percezione razionale e la fede nell’invisibile. L’alea, oscillante tra la ricerca esigente del vero e la speranza salvifica, rimane uno spazio insopprimibile. È il dramma dell’essere umano, è il buio che si staglia sullo sfondo della vita: il dubbio, anche nel credente più fervido, non si può scacciare. Nel tempo fa la sua comparsa, s’insinua, permane, fino all’ultimo istante, fino all’attimo estremo, quando il senso e il nulla sono di fronte e nessuna domanda può essere posta e nessuna risposta può essere invocata. Questo è il destino: attesa di giungere sulla soglia che è necessario attraversare. Nessuna esitazione. Nessuna certezza. Questo fato è la realtà. Poiché l’esistenza, qualunque sia la vicenda di ciascun essere cosciente, è un cammino segnato da un’attesa. Si vive per la morte. Per quanto la speranza possa essere forte, la morte è uno scandalo, il “perché” rimasto strozzato in gola: perché vivere per essere salvati? O essere nati per diventare nulla? Il buio è il nostro vero destino.»
- Caravaggio (1571 - 1610): "Incredulità di san Tommaso", 1601 - 1602, Bildergalerie, Potsdam
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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[…]
Il paradosso di Schrödinger
Il fisico austriaco Erwin Schrödinger si è servito di un esempio diventato poi famosissimo per illustrare questo paradosso, paragonando un sistema quantistico a un gatto chiuso in una scatola a cui è collegato un dispositivo potenzialmente letale: se una certa sostanza esegue un decadimento radioattivo, questo fenomeno rompe una boccetta di veleno che provoca la morte del gatto. Dal momento che il decadimento radioattivo è un fenomeno quantistico, in virtù di quanto dicevamo sopra il gatto si può considerare (paradossalmente) vivo e morto allo stesso tempo finché qualcuno non guarda dentro la scatola, ossia compie una misura sul sistema.
Ora, tutto questo è stato in realtà già riprodotto su scala macroscopica: lo scorso anno, un'équipe di ricercatori dell'Eth di Zurigo ha ricreato una versione dell'esperimento in cui il gatto è sostituito da un cristallo oscillante, la sostanza radioattiva è sostituita da un circuito superconduttore e il marchingegno che collega il gatto alla sostanza radioattiva è uno strato di materiale piezoelettrico in grado di generare un campo elettrico quando il cristallo cambia forma mentre oscilla. Con questo setting, i ricercatori hanno osservato che effettivamente il cristallo oscilla in due diverse direzioni contemporaneamente (ossia è in una sovrapposizione di stati, ossia è allo stesso tempo vivo e morto) finché non si compie una misura, facendo collassare il sistema su uno dei due stati.
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(...)
Io non prego mai per i morti, io prego i morti. L'infinita sapienza e clemenza dei loro volti – come si può pensare che abbiano ancora bisogno di noi? – Ad ogni amico che se ne va io racconto di un amico che resta; a quella infinita cortesia senza rughe ricordo un volto di quaggiù, torturato, oscillante.
Cristina Campo,"Diario bizantino e Lettere"
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Due mondi – e io vengo dall’altro.
Dietro e dentro
le strade inzuppate
dietro e dentro
nebbia e lacerazione
oltre caos e ragione
porte minuscole e dure tende di cuoio,
mondo celato al mondo, compenetrato nel mondo,
inenarrabilmente ignoto al mondo,
dal soffio divino
un attimo suscitato,
dal soffio divino
subito cancellato…
Io non prego mai per i morti, io prego i morti. L'infinita sapienza e clemenza dei loro volti – come si può pensare che abbiano ancora bisogno di noi? – Ad ogni amico che se ne va io racconto di un amico che resta; a quella infinita cortesia senza rughe ricordo un volto di quaggiù, torturato, oscillante.
Cristina Campo, da Diario bizantino e Lettere 1955-1976
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🔥Dans l’âtre de la maison, le bois se consume lentement...
Peu à peu les bûches deviennent des braises incandescentes, Alors que les flammes continuent de danser, effervescentes, Flammèches ondulées aux couleurs oscillantes, souffle chaud, Le feu, brûlant baiser, nous enveloppe de son doux manteau....
Extrait de ✍️ Souricette
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Nelle partiture abbandonate delle parole, ritrovo la musica che conservo racchiusa in una bolla del silenzio.
In questo mondo dei contrari, dove spesso la forza si articola sulla debolezza e la debolezza ti fa ritrovare la forza, sono ago oscillante, non più di tanto, per questioni di equilibri di castelli di carte pre-110%.
Intanto, quel che sento intorno è il procedere della guerra attraverso le parole, parole confezionate o snaturate per obiettivi precisi, da ripetere in monodose, fino ad avere la convinzione del pensiero in proprio.
Allora uno non dice più, si limita ad osservare con una nota amara in gola, come uno straniero che ritiene opportuno celare il livello di conoscenza della lingua parlata.
In fondo, tutto questo dire che è ormai coro, c'è qualcosa di fenomenale.
Generazioni di fenomeni.
I.S.A.
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Dans l’âtre de la maison, le bois se consume lentement, Éclatant dans la fleur rouge en gerbes ardentes, crépitant, Enfumant la cheminée, quand le frimas, de sa poudre glacée, Magnifie la nature de ses éclats éphémères d’épines gelées. Peu à peu les bûches deviennent des braises incandescentes, Alors que les flammes continuent de danser, effervescentes, Flammèches ondulées aux couleurs oscillantes, souffle chaud, Le feu, brûlant baiser, nous enveloppe de son doux manteau, Embrasant les rondins qu’il inonde de larmes jaunes bleutées, Les faisant rougir jusqu’à les rendre poussières grises cendrées, Présage de son dernier soupir, le foyer s’essouffle doucement, Finissant par mourir, emportant avec lui l’apaisant scintillement.
Souricette
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Le drame va commencer dans la nuit : le guide pour le décompte des urnes oscillantes lors des élections américaines
Le vote et le dépouillement des élections américaines atteindront leur apogée ce soir (entre mardi et mercredi), le rythme du dépouillement dépendant largement des lois de chaque État. Comme en 2020, les premières prédictions peuvent être trompeuses, en raison des différentes options de vote (par courrier, par correspondance). Selon la catégorie qui se présente en premier dans un État…
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