Tumgik
#Nella città più fredda
marcogiovenale · 1 year
Text
oggi, 28 settembre, a roma @ chourmo: "nella città più fredda", di elisa davoglio
il libro: https://ticedizioni.com/products/nella-citta-piu-fredda-elisa-davoglio _
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
scorcidipoesia · 2 months
Text
L'ultimo sguardo
Da lontano, e nel frastuono di voci anonime una silenziosa danza dei miei occhi nei tuoi, le mie pupille hanno navigato lente nel mare verde del tuo sguardo e ho sentito come se camminassi in un'erba dolce e odorosa di pioggia,intrisa di ogni aria passata e futura aria che non sentirò dentro,perchè era il nostro ultimo sguardo. Traboccanti i miei occhi hanno cercato un senso,una ragione a questo andarsene così, muti, come due cerbiatti impauriti da un fucile di un cacciatore spietato.Un dolore amaro e dolce insieme mentre per pochi istanti un mappamondo di poesie è intercorso con brividi e palpitazioni nel mio petto.Non avrei voluto alzarmi e muovermi e vivere, fare uscire il suono amaro della mia bocca, le mie parole inutili, perchè l'inesprimibile non si può tradurre, eppure ho impresso tutto nella memoria, quel codice a barre che non ci abbandona mai e ci designa come felici o finiti, ti ho sentito parlare, eri già lontano, non sei mai arrivato, e le immagini di un'isola sono corse veloci nei miei occhi insieme al blu più intenso e traditore del cielo immaginato.
Vattene, non tornerai, hai lasciato il parcheggio con a terra gli ultimi mozziconi prima che la città cambierà volto e sarà ripulita di ricordi e ombre, vattene, ci sono solo tracce di brevi camminate in cui siamo stati e non siamo stati, nessuna parola soltanto il cuore e una fiducia istintiva dentro.Ho sentito l'abbraccio, forse mi hai guardata abbracciandomi perchè ho avuto una sorta di male addosso, come se qualcosa stesse lasciandomi, e mentre voltavi le spalle dritte e fiere di un uomo che ha scelto, l'abbandono mi ha scossa sentendomi fredda e vuota.Guardando i tuoi occhi ballerini e dolci, occhi di un uomo che ha pianto e rinunciato e sognato molto, occhi sensibili che sanno il sapore amaro del dolore e della lontananza, mi sono rimpicciolita nelle tue pupille e mi sono fatta come una piccola scintilla di luce, una sfera lontana e finita, un fuoco estivo sulla spiaggia ormai accarezzato dalle maree dell'inverno e finito, salato, sfinito da alghe che sono state la disillusione.Ti ho consegnato alla porta mentre uscivi, e uscendo veloce con un saluto frettoloso con la mano, così come si salutano le persone che non rivedremo più, ti ho mandato una stretta di mano, quando le mani non vogliono stringere ma trattenere, e mentre ho provato a trattenerti ti sei voltato, e andando via ho strappato quel biglietto che tenevo aperto nell'anima, col numero di un volo verso un'isola che non vedrò mai ma che conosco come il palmo della mia mano, perchè è lì che sono stata con te.Tatiana Andena
2014-2016
3 notes · View notes
gregor-samsung · 1 year
Text
" I neocons si formano nella “Nuova Gerusalemme” della diaspora ebraica a New York City, la Lower East Side di Manhattan. Dallo shtetl alla Jewtown, dallo yiddish all’inglese, in un contesto bianco-anglosassone-protestante (Wasp) carico di veleni antisemiti, il passo è lungo. Fra i giovani figli o nipoti di immigrati si forma una esigua quanto ipercombattiva élite intellettuale marxista e filobolscevica che si batte per affermare il socialismo in America e nel mondo. Di quella New York si diceva fosse la città più interessante dell’Unione Sovietica*. Nel City College della metropoli gli squattrinati giovani destinati a formare la spina dorsale del neoconservatorismo a venire frequentano l’odorosa caffetteria studentesca occupandone l’Alcove 1, fortilizio dell’avanguardia trozkista in dissidio con la maggioranza stalinista, che governa l’Alcove 2. Durante la Guerra fredda, le origini ebraiche e comuniste di molti neocons li renderanno sospetti agli occhi di paleoconservatori e repubblicani mainstream anche dopo che il presunto tradimento sovietico dei loro ideali li avrà spinti verso un bellicoso anticomunismo associato al sostegno di principio per Israele, per niente scontato nell’America degli anni cinquanta. Dall’antistalinismo all’avversione totale per il comunismo, dalla contestazione all’adesione al sistema, contro le derive moderate e compromissorie di liberals e appeasers disposti al dialogo con i tiranni rossi, i neoconservatori già trozkisti faranno sentire la loro voce nel dibattito pubblico del dopoguerra. Nell’accademia come nei media alternativi e nelle anticamere del potere, eminenti neocons quali Leo Strauss e Irving Kristol, Max Schachtman e Irving Howe, Richard Perle e Kenneth Adelman, fino a Douglas Feith e a Paul Wolfowitz, influente vicesegretario alla Difesa sotto George W. Bush, avranno modo di promuovere il globalismo democratico. Fine della storia. Mai come strutturata corrente politica o intellettuale, sempre al loro combattivo, lacerante modo. Il moto perpetuo della rivoluzione come fine in sé – comunista o anticomunista – impedisce di superare lo stadio delle connessione informali, esposte a litigi pubblici e odi privati, conversioni e apostasie. Fino al disastro iracheno, che nel primo decennio del secolo marca il tramonto del neoconservatorismo di governo. Non del movimento. In attesa della prossima alba. Perché in America profeti e crociati non muoiono mai. "
* Cfr. J. Heilbrunn, They Knew They Were Right: The Rise of the Neocons, New York-Toronto 2009, Anchor Books, p. 27.
---------
Lucio Caracciolo, La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa, Feltrinelli (collana Varia), novembre 2022. [Libro elettronico]
7 notes · View notes
ninfettin · 1 year
Text
la persona a cui mi ero più affezionata che frequentava il bar si è licenziata. ho sentito mancarmi l'aria mentre me lo diceva sottovoce sorridendo. "tanto ci vediamo lo stesso. ora vado a fare un giro a Torino, poi là poi ancora più lontano là". sono felice che lui si sia liberato di quel lavoro per fare un salto di qualità, ma io sono un esserino egoista e mi sento abbandonata, ancora, per un'altra volta. mi sono messa a piangere mentre lavavo le tazzine di caffè. poi l'ho bloccato dappertutto, perché io funziono così, per proteggermi. è venuto a prendere un caffè ancora un paio di volte durante il mio turno, ma ho fatto finta di essere troppo impegnata anche solo per salutarlo. credevo davvero di avere trovato un'anima vicina, perché ci sembravamo l'uno il riflesso dell'altra. forse ho esagerato, come sempre, nella mia testa
ottico si comporta come sempre, io sto cercando di sembrare più amichevole ma anche lui è solo un memento della mia insufficienza.
ignoro i messaggi del 2000, non mi interessa che faccia finta di volere qualcosa di più di banale sesso. se e quando tornerà nella mia città ci penserò, ma ora non posso fare finta di volere comunicare con lui
oggi più che mai mi sento sola, abbandonata, fredda, arida. sento di essermi scavata nel centro del petto e non c'è rimasto più nulla, solo un dolore senza contorni. c'è solo la mia voce, lei c'è sempre e stasera più che mai sono tranquilla e serena nel darle ragione: morirò sola
11 notes · View notes
voracita · 10 months
Text
La festa dei morti di freddo.
Secondo i dati ufficiali, gli italiani considerati assolutamente poveri sono quasi 6 milioni, in pratica una persona ogni 10.
Sono tantissimi, specie in alcune zone dove si arriva quasi a 1 persona su 5 in condizioni di povertà. Eppure non se ne parla mai, i poveri sono invisibili dal punto di vista mediatico, a meno che non commettano reati, oppure non puzzino nei luoghi deputati al transito e allo svago delle persone non povere, o a meno che non disturbino la quiete pubblica morendo, come spesso succede, d'inverno.
Oggi nella città dove vivo è morto un uomo relativamente giovane, povero, sfrattato di recente. Viveva con la madre, che però era morta di recente, portandosi via probabilmente l'unica fonte di reddito. Fa molto freddo, in questi giorni, e l'uomo "viveva" nascosto nelle cantine di quello stesso condominio, all'insaputa di molti ma sicuramente non di tutti. Infatti, fra le altre cose, quel condominio si trova esattamente di fronte al palazzo comunale, davanti al parcheggio dove tutti i consiglieri, assessori e funzionari depositano le loro auto. Per due mesi quest'uomo ha vissuto in una cantina fredda e umida sotto gli occhi del sindaco e di tutti, senza che nessuno muovesse un dito.
Infine, è successo l'inevitabile, è stato ucciso dalla nostra indifferenza, proprio mentre a cinquanta metri di distanza il sindaco faceva innalzare luminarie e decorazioni natalizie.
Forse un giorno torneremo tutti più buoni, ma non sarà uno dei prossimi giorni, sicuramente.
3 notes · View notes
kyda · 2 years
Text
vorrei essere sotto le coperte a guardare bridget jones o un film di natale ridicolo, tipo di quelli in cui la ragazza di città va ad aiutare la sorella nella cittadina di campagna e il ragazzo più bello del villaggio si innamora di lei anche se lei lo ignora alla grande e poi alla fine si scopre che lui è un principe e lei rinnega tutto il suo passato perché si rende conto che lì le cose semplici le hanno permesso di ritrovare se stessa ed era stata cieca vuota e fredda e cinica per tutti questi anni e invece sono qua a fare il teatro elisabettiano e devo studiare le trame delle tragedie e delle commedie e tutti i travestimenti e gli intrecci di sessi ambigui di shakespeare e mi è seccato
15 notes · View notes
Text
Tumblr media
Per la serie: Grant e le giornate complicate. Una doccia fredda, quella delle dimissioni di Damian Bayley che lascia l’ufficio Hampton. Grant Senior non si è nemmeno sbilanciato a dare un suo parere sulla situazione e ha lasciato il figlio in balia di mille dubbi su come comportarsi. Chissà cosa deve esser successo per condurre Damian a compiere una scelta simile. Cosa fare? Cosa dirgli? Si interroga così, Grant, mentre quella mattina sta nella sala da pranzo di Villa Hampton mentre fa colazione, la televisione accesa che passa in rassegna notizie, a far da sottofondo ai suoi pensieri. A interrompere, però, quel flusso di coscienza ci pensa il campanello di casa. Un suono insistente. Seline sembra indaffarata a far altro, i suoi e sua sorella non li vede in giro, saranno usciti prima di lui. Quindi destino vuole che sia lui ad andare ad aprire la porta. Sulla soglia di casa trova il postino che gli recapita una busta con un sigillo in ceralacca e con su scritto: “per la famiglia Hampton”. Firma per certificare l’avvenuta consegna e rientra carico di curiosità di sapere di cosa si tratti. Quindi si accomoda sul divano e mette da parte le stampelle, di cui ogni tanto decide di far ancora uso, e si appresta ad aprire quella busta e… per poco l’invito al suo interno non gli cade dalle mani. È da parte di Rachel. Si laurea. Il 15 novembre. La sua Rachel si laurea. O quella che una volta aveva la pretesa di considerar tale, prima di voltarle le spalle, incapace di portare avanti una relazione, troppo codardo per esporsi oltre il suo orgoglio. Gli tremano le mani e la gola gli diventa improvvisamente secca, mentre i battiti nel petto si fanno più frequenti e incessanti. Non ha sue notizie da quanto? Un anno? Perché nonostante lei e Madison si sentano come sempre, non gli è mai passato per la mente di chiedere come stesse o cosa stesse facendo a Sydney, nonostante la curiosità e l’interesse per la vita di lei non sia mai scemato. Sempre perché Grant Hampton Jr non è nato con un cuor di leone. Si è solo crogiolato nella stupida convinzione che Rachel stesse meglio senza di lui. Perché Grant ha deciso così, per entrambi. E ora riceve quello schiaffo morale di essere incluso ad un evento tanto importante per la vita della Harris. Perché non c’è scritto: la famiglia Hampton tranne Grant. E questo lo fa sentire dannatamente sciocco. Perché con lei si è comportato da egoista e invece che ripagarlo con la stessa moneta, si è dimostrata nettamente superiore. E lo sa, lo sa che anche questo è un tratto fondamentale di Rachel: se deve mostrarsi sopra gli altri, non esiterà a evidenziarlo. E questo è sempre stato un aspetto di lei che ha apprezzato, che forse avrebbe voluto vedere meno legato alle rivalità di quella stupida città e alle sue differenze sociali. E lo sa che Sydney l’ha resa migliore di quanto potesse farlo Alice Springs. L’ha vista…
[ flashback ] — 𝟭𝟭𝘁𝗵 𝗷𝘂𝗹𝘆 𝟮𝟬𝟮𝟮
Ha appena finito di cenare con suo padre dopo quella lunga giornata di intenso lavoro. Sydney è una città mille volte più frenetica di Alice Springs e solletica sempre la sua voglia di trasferirvisi un giorno. Perché solo lontano dalle radici che lo tengono legato alla sua città natale sentirebbe di poter dare il meglio di se stesso. Ma fino a che non imparerà a spiccare il volo da solo, dovrà continuare a stare sotto l’ala protettrice di suo padre, che sarà il primo a capire quando sarà pronto. Fino a quel momento, il massimo che può fare è fantasticare sul proprio futuro, mentre si intrattiene a bere in un locale del centro, seduto davanti al bancone. Poco più in la sente ridere un gruppo di ragazze e ragazzi e per un attimo, mentre si volta a guardarli, immagina di essere in mezzo a loro. Nuove persone che entrano a far parte della sua vita. Un sogno! Ma la realtà lo richiama ben presto a sé, svegliandolo dal suo viaggio nella fantasia, facendogli notare in mezzo a quelle persone una chioma bionda e degli occhi azzurri che conosce fin troppo bene. È Rachel. Quasi non cade dallo sgabello su cui è seduto per lo shock di quella scoperta. E va bene che il mondo è piccolo, ma addirittura così tanto da trovarsela nel medesimo locale la stessa e unica sera che alloggia a Sydney gli sembra un po’ troppo. Che bella che è, mentre ride e scherza con i suoi nuovi amici. È quasi invidioso della sua nuova vita di cui non fa parte. Ma lo vede nel suo sguardo, nella sua risata, che Rachel sta bene. Sta bene via da Alice Springs e sta bene senza di lui. Difatti, questo stesso pensiero lo induce a restare nell’ombra a non farsi vedere. Ma al tempo stesso, prima di andar via, vuole lasciarle un segno d’esser stato lì, anche senza che lei lo veda. Chiama a sé uno dei camerieri del bar e gli chiede di portare al tavolo della bionda il drink che questa di più preferisce, assieme ad un biglietto, di cui suggerisce il contenuto al suo interlocutore, cui lascia una cospicua mancia per questo favore. Cosa le lascia scritto? “Sei la versione migliore di te stessa che potessi mai sognare di vedere. Sono fiero di te. G.H.” Detto ciò, riprende il suo orgoglio e la sua malinconia dell’aver visto l’unica ragazza per cui abbia provato sinceri sentimenti e per la seconda volta nella sua vita la lascia andare, mentre se ne esce dal locale con la coda tra le gambe. Consapevole che tra i due quella a crescere ed andare avanti è sempre lei.
[ 𝟮𝟴𝘁𝗵 𝗼𝗰𝘁𝗼𝗯𝗲𝗿 𝟮𝟬𝟮𝟮 ]
L’ha vista a Sydney quanto sembra diversa, anche solo per qualche istante. E si chiede se il suo gesto, quel biglietto dietro cui si è nascosto abbia smosso la scelta di Rachel a non tagliarlo fuori da uno dei momenti più importanti della sua vita. Rigira l’invito tra le mani, ancora incredulo, e quasi nemmeno si accorge della presenza di sua madre nella stanza. Lei che pare già essere consapevole di cosa turbi il figlio. Si fa passare il biglietto da Grant ed annuisce, sorridendo con l’aria di chi la sa lunga. Ma certo! Che sciocco?! Era ovvio che sua madre e sua sorella ne fossero al corrente. Solo lui era, anche giustamente, all’oscuro di cosa la sua ex ragazza e la sua storica migliore amica stesse facendo nella sua nuova vita. Che ingenuo a non pensarci prima.
“ Va tutto bene, Grant? ” « Non lo so. Secondo te dovrei venire? » “ Perché non dovresti? ” « Perché il fatto che lei mi abbia incluso non vuol dire che magari voglia vedermi. Magari è solo di facciata. » “ Sai anche tu che non è così. Rachel aveva tutto il diritto di non invitarti. Non lo ha fatto. Non pensi che forse voglia il suo migliore amico alla sua festa di laurea? ” « Il suo migliore amico forse si. Il suo ex ragazzo non credo. » “ Decidi tu in che veste vuoi presentarti. ” « Quindi mi stai dicendo che devo venire? » “ Io non ti sto dicendo cosa devi fare. Sei abbastanza adulto da capirlo da solo. Ti sto dicendo di seguire cosa vuoi fare, magari senza condizionarti con le tue stesse convinzioni. ” « Tu pensi che sia stato uno sciocco a lasciarla. » “ Non giudico la tua scelta, figlio mio, solo non ne capisco il motivo. Ma non tocca a me fare i conti con le conseguenze di questa decisione. ”
Segue un lungo minuto di silenzio al termine del quale Grant esala un sospiro ed accenna quel che sembra un vago sorriso. « Mi accompagnerai a scegliere un vestito nuovo per la sua laurea, quindi? » Domanda, calpestando la sua voglia di scappare da questa situazione . Priscilla Hampton gli rivolge un sorriso compiaciuto, annuisce e gli scocca un bacio sulla fronte, congedandosi prima di uscire dalla villa. Lasciandolo solo a fare i conti con questa nuova sfida. È davvero pronto a rivedere e rivivere una parte mai chiusa del suo passato?
8 notes · View notes
Text
Toxic - La sad 🎵
E sto nella sad
Lei non sa dire no
Se ha una droga sotto gli occhi
È ancora sotto shock da una relazione toxic
E piange fino a quando si rovina il makeup
E dice di star bene
Anche se non è mai la verità
E perde sangue
Le sue amiche la pugnalano alle spalle
Lontana da sua madre
Non parla con suo padre
Lei vuole tornare bambina
Perché ha perso l'autostima
E pensa a togliersi la vita
Quando è nel club vuole fare sex punks
Stare sola anche se la notte la spaventa
Perché lei ha troppa paura di se stessa
Quando prende in mano una lametta
E per scappare dalla depressione
Scopa un'altro anche se non è vero amore
Poi ci litiga per ore fino a perdere la voce
Ma lei non cambierà mai
Lei non sa dire no
Se ha una droga sotto gli occhi
È ancora sotto shock da una relazione toxic
E piange fino a quando si rovina il makeup
E dice di star bene
Anche se non è mai la verità
Con i tacchi e con le calze a rete
Si diverte solo quando beve
Lei ora è sola in una nuova città
Nel letto di qualcuno che le sta rubando l'anima
Daghe
E sua madre odia i posti in cui esce
E suo padre odia come si veste
Non sanno neanche che fuma sigarette
Ma rischia sempre l'overdose alle feste
Lei non vive senza la sua medicina
Ma sa che prima o poi sarà la sua rovina
Lei rimane a letto tutta la mattina
Perché le mancano le forze
Il plug non risponde,
Lei vorrebbe scrivere al suo ex
E anche se l'ultima notte
Hanno quasi fatto a botte
Come le altre volte
Lei non sa dire no
Se ha una droga sotto gli occhi
È ancora sotto shock da una relazione toxic
E piange fino a quando si rovina il makeup
E dice di star bene anche se non è mai la verità
Con i tacchi e con le calze a rete
Si diverte solo quando beve
Lei ora è sola in una nuova città
Nel letto di qualcuno che le sta rubando l'anima
E lei è bella, ma dentro
Si è spenta da tempo
Lei è fredda, sta peggio
Si è persa nel vento
Ha gli occhi rossi più del rossetto
Tutte le notti piange in silenzio
Prova a stare lucida
Ma sai che non ci riuscirà
Lei non sa dire no se ha una droga sotto gli occhi
È ancora sotto shock da una relazione toxic
E piange fino a quando si rovina il makeup
E dice di star bene anche se non è mai la verità
Con i tacchi e con le calze a rete
Si diverte solo quando beve
Lei ora è sola in una nuova città
Nel letto di qualcuno che le sta rubando l'anima
E sto nella sad
3 notes · View notes
Text
Al direttore del “Corriere di Chieri” Mirto Bersani
La lista Azione-ItaliaViva-Calenda ha superato al suo debutto il 10% dei voti validi ottenendo una risposta positiva dal Chierese-Carmagnolese.
Sono risultati eletti i due candidati capolista nel proporzionale sia al Senato che alla Camera dei Deputati Ivan Scalfarotto e Daniela Ruffino.
Alla Camera Il miglior risultato 17,54% si è registrato a Pino Torinese, il peggiore a Santena con il 6,87%. Risultati oltre la doppia cifra a Pecetto, Baldissero, Pavarolo, Lombriasco, Chieri, Marentino e Moriondo, in linea con la media nazionale a Carmagnola e Poirino. 
Si tratta di un ottimo risultato se consideriamo che la lista è nata dalla “fusione fredda” tra Azione e Italia Viva poco prima dell'avvio della campagna elettorale. Campagna che è stata un'esperienza entusiasmante, vissuta fra i cittadini nei mercati, nella quale abbiamo lavorato insieme, trottando e divertendoci, militanti di Azione ed Italia Viva, integrandoci al punto che ci siamo dimenticati delle rispettive provenienze. Abbiamo creato in modo naturale la casa dei riformisti, un progetto solido che dobbiamo far crescere, partendo dalla presenza sui territori, ascoltandone le istanze e condividendo le nostre idee improntate alla massima concretezza e fattibilità.
Dall’analisi del voto emerge che la fascia di elettori che ci ha scelto di più si colloca fra i 18 ei 24 anni e questo ci fa ben sperare per il futuro e premia la prospettiva della nostra proposta.
Non abbiamo fatto promesse mirabolanti, ma abbiamo indicato le riforme possibili a partire da scuola e sanità per migliorare la qualità della vita di tutti. Siamo certi che questo stile molto “sabaudo” e pragmatico ci premierà perché già nei prossimi mesi molti nodi verranno al pettine e le promesse mirabolanti che oggi hanno premiato i populisti dovranno fare i conti con la realtà.  
Ci attende un lungo cammino: il campionato inizia adesso per ora ci siamo qualificati a pieni voti.
27/09/2022
Cristina Peddis
Segreteria di "Azione" - Città metropolitana di Torino
Pier Antonio Pasquero
Referente Italia-Viva del Chierese-Carmagnolese
3 notes · View notes
thallie · 2 days
Text
Tumblr media
CAPITOLO SECONDO ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ LA FUGA.
l'aria fredda della notte era carica dell’odore d'olio bruciato e di fumo. le luci delle navi volanti tagliavano il cielo come meteore, tracciando scie luminose sopra le strade animate dai mercanti notturni e dai lavoratori di fabbrica stanchi. i meccanismi delle grandi gru sferragliavano incessantemente, sollevando container pieni di merce e materiali destinati a zaun. thalissa osservava il porto affollato dall’ombra di un vicolo. il cuore, uno dei pochi organi umani che le rimanevano, martellava poderosamente nel petto. ogni rumore, ogni passo alle sue spalle, sembrava essere il segnale d'un qualche pericolo imminente.
si strinse nel mantello scuro che aveva rubato dal guardaroba di una cameriera del castello. il tessuto era ruvido, ben lontano dagli abiti di seta e lana che era abituata a indossare, ma le forniva una copertura sufficiente per passare inosservata. scostò una treccina dal viso, cercando di calmarsi, ma il braccio meccanico le fece sentire il solito fastidio: il metallo freddo contro la pelle calda era un promemoria costante della sua condizione.
"devo farcela," si ripeté sottovoce. "non posso restare qui."
i ricordi della notte precedente, quando aveva lasciato il diario di jayce aperto sul suo letto, erano ancora freschi. aveva traversato i corridoi silenziosi del castello, sapendo che ogni passo la stava portando lontano da tutto ciò che aveva conosciuto finora. le guardie non avevano notato la sua assenza, abituate alla presenza silenziosa di thalissa nelle ore notturne. solo quand'era uscita dalla porta secondaria della torre, aveva sentito il vero peso della sua decisione.
una voce familiare la scosse dai suoi pensieri. "thalissa?"
si voltò di scatto e, dinanzi a lei, v'era milo, uno dei giovani apprendisti del laboratorio di jayce. i suoi occhi grandi e curiosi erano fissi su di lei, colmi di confusione.
"milo .. cosa ci fai qui?" sussurrò, cercando di non far trasparire il panico nella sua voce.
lui si strinse nelle spalle, ma il suo sguardo non la lasciò un secondo. "potrei chiederti la stessa cosa. sei uscita dal castello nel cuore della notte, e non è esattamente sicuro là fuori."
thalissa incrociò le braccia sul petto. "non sono affari tuoi. ho qualcosa da fare."
milo la guardò per un lungo momento, prima di sospirare. "stai scappando, vero? ho sentito jayce parlare di te con tua madre. dicevano che eri sempre più agitata. se hai bisogno di aiuto .. posso venire con te."
"no." rispose bruscamente, troppo in fretta. il pensiero di coinvolgere qualcun altro, di metterlo in pericolo, le colmò l'anima d'angoscia. "devo fare questo da sola."
milo fece un passo avanti, abbassando di qualche ottava il tono della voce. "cosa stai cercando, thalissa? è per il braccio?"
ella abbassò il guardo sull'arto meccanico che pulsava d'una flebile luce verde; pareva vivo. "non è solo il braccio, milo. è tutto. piltover, mia madre, jayce .. questa città mi sta soffocando. devo trovare qualcuno che possa aiutarmi davvero."
"e chi?” chiese il ragazzo dallo sguardo cagnesco. "chi potrebbe fare quello che jayce non è riuscito a fare?"
"il professor heimerdinger," rispose la giovane medarda. "so che sembra una follia, ma è l’unico che potrebbe capire cosa sta succedendo."
milo la fissò, rimanendo a bocca aperta. "heimerdinger? ma nessuno sa dove sia! è sparito da secoli, thalissa. è solo una leggenda.”
"non per me," replicò con fermezza. "so dove si trova. è alla nevermore, nel vermont. ho visto i suoi appunti, le sue ricerche, e so che c’è una nave diretta verso il continente questa notte. io .. devo andare."
il silenzio tra i due si fece pesante. milo abbassò lo sguardo, consapevole che non avrebbe potuto farle cambiare idea. “sei sicura di volerlo fare? non sarà facile. lì fuori non sarai una medarda ma solamente .. una ragazza con un braccio meccanico.”
thalissa annuì, sentendo la verità di quelle crude sue parole come un colpo allo stomaco. “non m'importa. è meglio essere nessuno che restare qui a marcire.”
con un ultimo sguardo all'amico, thalissa si allontanò, dirigendosi verso il porto.
non si voltò mai.
attraversò dunque il dedalo di strade secondarie, evitando i vicoli illuminati e le pattuglie delle guardie del consiglio. il porto di piltover era un luogo caotico e pericoloso, soprattutto di notte. i mercanti contrabbandavano merci, e le bande di zaun si nascondevano nell'ombra, pronte a sfruttare qualsiasi debolezza altrui.
finalmente, la nave cargo apparve dinanzi a lei quanto una massa scura e imponente ancorata al molo. thalissa scivolò tra le casse di metallo e legno, cercando un modo per salire a bordo senza esser notata. il ronzio delle macchine che scaricavano le merci copriva il suono dei suoi passi e, presto, si trovò davanti a una rampa laterale, poco sorvegliata. si guardò intorno, poi s'infilò nell’apertura della stiva.
l'odore di metallo arrugginito e carburante riempì le sue narici mentre si accovacciava tra i container. aveva immaginato quella fuga per settimane, ma ora che era lì, nascosta nella stiva di una nave diretta verso l’ignoto, la realtà della sua scelta la colpì con forza al centro del petto.
si rannicchiò in un angolo, appoggiando la schiena contro una parete della nave. il braccio di chemtech formicolava leggermente; tremore che pareva provenire dalle profondità della sua carne.
chiuse gli occhi, cercando d'ignorare il dolore.
quanto avrebbe voluto poter sfilare via quell’orrendo pezzo di metallo dal suo corpo e liberarsi finalmente del peso che la teneva incatenata a piltover .. s'addormentò cullata dalle ombre della stiva e dal rumore del mare che batteva contro lo scafo, il tutto accompagnato dal fastidio incessante del braccio chemtech. era sola, lontana da casa, ma per la prima volta si sentiva davvero libera.
0 notes
m2024a · 29 days
Video
youtube
Meteo, domenica rovente: temperature fino a 38 gradi, ma domani cambia tutto. Arriva la “goccia fredda” con temporali e grandine L'estate 2024 si piazzerà ai primi posti nella classifica delle estati più calde dal 1800, da quando cioè sono disponibili i dati delle rilevazioni meteorologiche in Italia. Dopo un giugno nono tra i più 'bollenti' e un luglio al terzo posto per le temperature medie più alte, infatti, agosto sembra confermare questo trend. Ma ora ci si avvia alla fine dell'estate e potrebbe cambiare tutto con l'inizio della settimana che per molti coincide con la ripresa delle attività lavorative.   Le previsioni meteo Anche in questo fine settimana clima a dir poco rovente e pure afoso. L’anticiclone africano in queste ore sta raggiungendo il picco di potenza di questa nuova avanzata sull’Italia. Ma questa situazione è destinata a cambiare con la prossima settimana. Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it ci spiega il tempo previsto nel weekend in corso e anche nei giorni successivi, ovvero per la fine di agosto. Anche oggi domenica il sole e il caldo saranno prevalenti. Basti pensare che le temperature diurne toccheranno punte di 35-37°C al Centro-Sud, come su Umbria, Lazio, Marche, punte di 38°C in Sardegna, sulle coste ioniche della Basilicata, in Puglia sul tarantino e in Sicilia sulle zone interne.   Caldo, ma ora cambia tutto: le previsioni Ma non ci saranno solo sole e caldo, nella giornata di domenica infatti la pressione inizierà lentamente a diminuire a partire dal Nord. E’ così che si svilupperanno dei temporali che potranno risultare localmente intensi sulle Alpi del Triveneto. Verso sera e notte tuoni e fulmini potrebbero raggiungere anche le Prealpi e le alte pianure del Veneto. Come annunciato, un cambiamento del tempo arriverà a partire da lunedì. L’abbassamento di latitudine delle spire perturbate del ciclone attivo tra Islanda e Regno Unito, favorirà il distaccamento di una “goccia fredda” in quota, ovvero, detto in maniera semplice, una zona dell’atmosfera più fredda rispetto a quelle circostanti. Questa goccia riuscirà a raggiungere il Mediterraneo e a influenzare il tempo sull’Italia. La prossima settimana vedrà i risultati di questa incursione nel campo di alta pressione africana. Già da lunedì 26, quindi, l’atmosfera diventerà via via più instabile a partire dal Nord. Rovesci temporaleschi piuttosto irregolari interesseranno dapprima le Alpi, poi la Pianura Padana (tra notte e mattina di martedì) e nei giorni successivi in maniera diffusa tutta la dorsale appenninica e le zone interne della Sicilia. Nonostante l’arrivo dei temporali le temperature non subiranno grossi scossoni, infatti a parte un contenuto calo, i valori massimi continueranno a mantenersi oltre i 30-33°C su gran parte delle città. NEL DETTAGLIO Domenica 25. Al Nord: sole, caldo e temporali sulle Alpi. Al Centro: soleggiato e molto caldo. Al Sud: sole prevalente, caldo intenso. Lunedì 26. Al Nord: molto nuvoloso, locali temporali. Al Centro: cielo molto nuvoloso, locali rovesci sui rilievi. Al Sud: bel tempo. Tendenza: temporali via via più frequenti, soprattutto al Centro-Sud.
0 notes
marcogiovenale · 1 year
Text
roma, 28 settembre: "nella città più fredda", di elisa davoglio
il libro: https://ticedizioni.com/products/nella-citta-piu-fredda-elisa-davoglio _
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
cinquecolonnemagazine · 3 months
Text
Ondata di calore: come sarà il mese di luglio
Un ondata di calore su tutta l'Italia sta accompagnando il passaggio da giugno a luglio. Tuttavia la prossima settimana si preannuncia piuttosto movimentata dal punto di vista meteorologico con un Paese letteralmente diviso in due. Vediamo cosa accadrà e come sarà il tempo nel mese di luglio. Ondata di calore sull'Italia L'ultimo anticiclone africano proveniente dall'Algeria, da giovedì, sta facendo sentire la sua forza su tutto lo stivale. Il termometro ha superato i 40° in Sicilia, raggiunto picchi di 35/36° al Centro e di 34° al Nord. Delle 27 città monitorate dal bollettino sulle ondate di calore del ministero della Salute, 16 sono state contrassegnate dal bollino arancione, equivalente al livello 2 di 3 per le allerte legate al caldo. Tra le città più vulnerabili sotto questo aspetto ci sono Ancona, Bolzano, Firenze, Palermo, Pescara, Reggio Calabria e Roma. Secondo gli esperti, la forza di questo anticiclone dovrebbe esaurirsi entro oggi per fare posto a una nuova fase temporalesca. Italia divisa in due Un nuovo fronte di aria fredda di origine atlantica, che sta attraversando Francia, Germania e Svizzera, è diretta verso l'Italia. Nella giornata di oggi dovrebbe già raggiungere il Nord-Ovest del nostro Paese dove porterà forti temporali con grandinate, nubifragi e forti raffiche di vento. E' già scattata, infatti, l'allerta in Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia. Si aprirà, così, una breve fase in cui l'Italia sarà letteralmente divisa in due da un punto di vista meteorologico. Le regioni del Nord vedranno temporali violenti considerata la presenza residua di aria calda. I primi temporali si avranno in Piemonte e Lombardia per poi spostarsi verso il Triveneto. Al tempo stesso, il Centro e il Nord continueranno a registrare gli effetti dell'anticiclone con tempo soleggiato e temperature tra i 35° e i 38°. Nel corso della settimana, la perturbazione attraverserà tutto il nostro Paese portando maltempo anche al Centro e al Sud. Temporali e venti forti sono attesi in Campania e in Puglia mentre in Sicilia e in Calabria proseguirà la siccità. Che tempo farà a luglio Se, dunque, il mese di luglio inizierà all'insegna del tempo instabile con temperature al di sotto della media stagionale per tutto il resto della settimana, cosa dobbiamo aspettarci nelle settimane successive? Secondo gli esperti, la tendenza del mese di luglio sarà quella dell'alternanza di periodi caldi e periodi più freschi. Il nostro Paese continuerà a essere il luogo di scontro tra correnti calde provenienti dal Sahara e correnti fredde in arrivo dal Nord Europa. Le temperature altissime (sempre immediatamente al di sotto dei 40°) renderanno più violento lo scontro con le correnti fredde e daranno origine a fenomeni temporaleschi molto accentuati. Molto spesso i temporali saranno accompagnati da grandine. Aumento delle temperature e fenomeni temporaleschi estremi, come ribadiscono gli esperti, sono due lati di una stessa medaglia: il cambiamento climatico. In copertina foto di Steve Buissinne da Pixabay Read the full article
0 notes
saltatempox · 4 months
Text
Assurdo come io e te continuiamo ad essere in ogni canzone che ascolto, ogni nuova canzone parla di noi. Forse succede così a tutte le coppie a Milano? Non abbiamo un’esperienza che sia unica?
Continuiamo ad esistere almeno in questi universi, quelli della mia musica e della mia poesia. Noi siamo ancora lì, nella metro che ci baciamo mentre dietro c’è il mega poster di Vasco Brondi e io ti spiego che ha scritto una canzone in cui c’è il tuo garage a Milano Nord. Tu mi rispondi che te lo hanno sfasciato.
Siamo ancora lì, che baciamo nel museo per bambini e io vorrei spogliarti ma mi dici che é meglio di no. E sopra di noi c’è la costellazione dell’albero di Natale, che é anche quella dell’unicorno se la guardi bene, ma non ci siamo io e te che siamo agli antipodi dello zodiaco. Tu sei la costellazione più piccola e io quello più grande, che chiude l’universo, mentre tu lo apri.
Esistiamo ancora in quel ristorante libanese a Buonarroti a tenerci per mano, mentre il cameriere porta a tavola i piatti. Il Duomo ci guarda mentre ci baciamo e mi chiedi se voglio una foto, ma io penso che tutto quello che voglio é lì davanti a me e lo sto guardando. In sottofondo sento Mésa chi mi dice di imparare a nuotare. Tu mi hai detto che hai paura di nuotare, io di crescere. Mi chiamavi stella marina.
Nella mia memoria camminiamo per sempre tra le vie della tua fredda, fredda città dove piove senza sosta e io non ho mai l’ombrello. Ha piovuto ogni volta che ci siamo visti, tranne quando ci siamo lasciati. E sotto il tuo ombrello non ci stiamo in due, ma era tutta una tattica per starti più vicino, però tu mica l’hai capito.
Avrei voluto guardarti meglio, fissarti più a lungo. Se solo avessi saputo.
0 notes
giardinoweb · 6 months
Text
Segreti della Cucina: Carciofo alla Romana
Tumblr media
Cari amici appassionati di gastronomia e buongustai incalliti, oggi vi delizierò con una delle mie ricette preferite della tradizione romana: il Carciofo alla Romana. Questo piatto, con le sue radici nel cuore della Città Eterna, è un trionfo di semplicità e sapore che conquista ogni palato. Ingredienti: - Carciofi (preferibilmente piccoli e teneri) - 4 pezzi - Limone - 1, succo - Prezzemolo fresco - 1 mazzetto - Aglio - 2 spicchi - Olio extravergine d'oliva - 4 cucchiai - Sale q.b. - Pepe nero q.b. - Acqua - 1 bicchiere Procedimento: - Iniziate preparando i vostri carciofi: eliminate le foglie esterne più dure, quindi tagliate via la punta e sbucciate il gambo. Aiutatevi con un coltello affilato e un cucchiaino per raschiare via le parti fibrose. - Man mano che pulite i carciofi, metteteli in una ciotola con acqua fredda e succo di limone per evitare che anneriscano. - Tritate finemente l'aglio e il prezzemolo fresco. - In una pentola abbastanza capiente, scaldate l'olio extravergine d'oliva a fuoco medio e aggiungete l'aglio tritato. Fate soffriggere per un paio di minuti, facendo attenzione a non farlo bruciare. - Scolate i carciofi dall'acqua e metteteli nella pentola con l'aglio e l'olio. Aggiungete anche il prezzemolo tritato. - Aggiungete un bicchiere d'acqua, sale e pepe nero q.b. Coprite con un coperchio e lasciate cuocere a fuoco medio-basso per circa 30-40 minuti, o fino a quando i carciofi non saranno morbidi. - Una volta cotti, servite i vostri carciofi alla romana caldi, magari accompagnati con una spolverata di prezzemolo fresco tritato per un tocco extra di freschezza. Carissimi lettori del mio blog, in questo Sabato Santo che precede la Pasqua, voglio inviare a ciascuno di voi i miei più affettuosi auguri. Che questa festività sia colma di gioia, serenità e, naturalmente, di buon cibo condiviso con coloro che amate. Che il profumo dei dolci tradizionali e il calore della famiglia riempiano il vostro cuore di felicità. Auguri di Buona Pasqua a tutti voi! Con affetto, Antonietta Read the full article
0 notes
alessiazeni · 6 months
Text
Capitolo Bonus Crescent City 3 in italiano Ember e Randall
Avviso: Partendo dal presupposto che non ho studiato per diventare traduttrice, quindi ci saranno SICURAMENTE dei possibili errori di traduzione, grammatica, punteggiatura e/o ortografia, questa è la mia versione tradotta in italiano dei capitoli bonus dei libri di Sarah J. Maas.
Certi termini NON saranno gli stessi utilizzati nel terzo libro di Crescent City, come Pugnale della Verità e Tesoro della Paura/Terrore (non ricordo quale termine viene usato, lol), invece ho preferito tenere la versione presente nei libri di ACOTAR, quindi StrappaVerità e Forziere del (di nuovo non mi ricordo, tanto non importa dato che usano solo la prima parte).
Detto ciò, buona lettura!
Ember Quinlan fissò la femmina Fae in piedi sull’ornato tappeto rosso davanti al caminetto scoppiettante. Per un attimo avrebbe potuto giurare che anche negli occhi della giovane femmina scoppiettassero delle fiamme argentee. Spaventò Ember abbastanza da farla fermare.
Solo  un istante, poi…
Ember si girò verso il punto in cui c’era stato il portale, dove c’erano stati la neve e il ghiaccio di Nena, i cui fiocchi si stavano ancora sciogliendo tra i suoi capelli neri.
Il fucile di Randall fece clic, la sicura tolta. Ember non ebbe bisogno di guardare il marito per sapere che aveva mirato contro la femmina che li monitorava con una tale immobilità.
Il portale non c’era più. Solo la stanza, quel mondo, erano rimasti. Una stanza con muri di pietra rossa, arredi in legno con imbottiture, e un’intera parete di libri. Delle finestre delineavano l’altro muro, tutte chiuse contro la notte, rivelando una luminosa città al di sotto. Non un’esageratamente illuminata città moderna, piuttosto una con bassi edifici e luci dorate. Lo sprazzo di un luccicante fiume che come un serpente ne attraversava il cuore.
Bryce l’aveva lasciata lì. Li aveva lasciati. Aveva buttato lei e Randall lì, poi aveva chiuso il portale.
E ora Bryce era…
La femmina Fae parlò, la voce fredda e piatta, in una lingua che Ember non riconobbe. Perché non era una delle lingue di Midgard. Era una lingua di un altro luogo, di un altro mondo…
“Apri quel portale” ringhiò Randall nella loro lingua ed Ember si girò per vedere il marito che stava ancora mirando il fucile contro il bel viso della femmina. Ma la femmina guardò verso la parete di finestre. Verso l’oscurità che giungeva dall’orizzonte.
Perfino il sangue mortale di Ember sapeva che non era una tempesta. Era qualcosa di molto, molto peggio.
La femmina parlò di nuovo, la voce ancora imperturbata. Indicò il fucile, facendo segno con la mano di metterlo giù.
Randall non lo fece. “Apri quel portale” ordinò nuovamente.
L’oscurità all’orizzonte si stava avvicinando a loro. I sottili peli sulle braccia di Ember si sollevarono.
“Abbassa il fucile” sussurrò Ember a Randall.
“Cosa?” Randall non abbassò il fucile mentre spostava lo sguardo verso di lei.
“Abbassa quel cazzo di fucile” espirò Ember mentre l’oscurità si faceva ancora più vicina, divorando le luci della città, le stelle, la luna…
Randall rimise la sicura, ma non fece in tempo ad abbassare l’arma prima che le tenebre esplodessero dalle pareti.
“Non avevi alcun diritto” un maschio Fae tuonò dietro una porta chiusa. Ember aveva sentito Nesta chiamarlo Rhysand. Lei e Randall ascoltarono da una sala in pietra rossa, sorvegliati da un solenne maschio con capelli scuri e ali da drago.
Ember capì le parole solo perché in quei primi momenti dopo che la tempesta oscura aveva distrutto le finestre irrompendo nella stanza, lei e Randall erano stati interrogati. Dato che era chiaro che non capissero la lingua, il maschio che era comparso dal cuore della tempesta punteggiata da stelle aveva dato a entrambi un fagiolo argentato, facendo segno di mangiarlo.
Ember l’aveva inghiottito, perché la femmina dagli occhi grigi, Nesta, aveva detto Bryce e aveva mimato di mangiare il fagiolo, per poi indicarsi la bocca. Ember ricordò che la figlia aveva menzionato di aver mangiato una specie di cosa magica lì che le aveva permesso di capire e parlare a quelle persone nella loro lingua. Quindi Ember lo inghiottì e Randall seguì il suo esempio.
Svennero, risvegliandosi lì, nella sala, proprio mentre le porte dello studio si stavano chiudendo. Ember aveva intravisto i nuovi arrivati, giusto in tempo per vedere Nesta circondata da Rhysand, una femmina con capelli corti, e un maschio con spalle larghe e ali da drago come il guerriero nella sala di fianco a loro.
Ember e Randall non avevano osato parlare. Non mentre sprazzi dell’accesa discussione filtrava dalla serratura.
“Non avevi alcun diritto” Rhysand ringhiò ancora, la voce che riverberava nella pietra. Il suo potere faceva sembrare il Re d’Autunno un bambino in confronto.
“Avevo ogni diritto” Nesta controbatté freddamente. “Il Forziere risponde a me, mi obbedisce.”
“Hai trasferito un’arma mortale proprio nel mondo dove i nemici che la stavano cercando si sono accampati per millenni, proprio nelle mani dell’unica persona che può aprire un portale verso il nostro mondo con mezzo pensiero. Che cosa stavi pensando?” Le ultime parole vennero ruggite.
L’altro maschio nella stanza mormorò: “Rhys.”
Un feroce ringhio basso fu l’unica risposta.
La voce dell’altra femmina, secca, tagliente, disse: “Prima di farla a pezzi, Rhysand, ascolterei le ragioni della ragazza per aver consegnato la Maschera.”
“Non ci sono scuse per questo” scattò Rhysand. “E quando arriverà Feyre…”
“Non rispondo a mia sorella o a te” ribatté Nesta. “Non sono una tua suddita da punire a piacimento.”
Ember guardò la loro guardia. Il bellissimo maschio dall’altro lato di Randall, l’armatura scura adornata con pietre blu, rimase impassibile.
“Hai messo a rischio questo intero mondo” urlò Rhysand. “Puoi non rispondere direttamente a me, ma risponderai a ogni essere qui per ciò che hai fatto.”
“Era disperata” disse Nesta, e il cuore di Ember le fece male. “Era disposta a lasciare i suoi genitori come garanzia, porca puttana.”
“Non mi importa un cazzo di chi ha lasciato o cosa ha detto. Le hai dato la Maschera…”
“Mi ha implorata di tenerli, anche se non le avessi dato la Maschera.”
Ember guidò Randall. Puro dolore e sofferenza riempirono gli occhi di suo marito. Bryce li aveva… scambiati. Per quella luccicante cosa d’oro che aveva visto passare da Nesta a sua figlia.
E oh, dei. Cooper…
Ember strinse l’amuleto d’argento dell’Abbraccio attorno al collo, chiudendo gli occhi e mormorando una preghiera.
Benevolente Cthona che dimori al di sotto, proteggi nostro figlio, prenditi cura di lui…
In quelle settimane, per quanto brevi, l’allampanato ragazzo quasi scheletrico che si era presentato alla sua porta con dei tali occhi inquieti e cupi era diventato un figlio. Dalla preoccupazione che ora riempiva anche gli occhi di Randall, Ember poteva solo immaginare che i suoi pensieri avevano preso la stessa direzione. Bryce aveva lasciato Cooper indietro. Aveva preso loro, ma aveva lasciato il ragazzo, lasciandolo vulnerabile e solo, ancora…
Ci vide rosso. Bryce aveva parlato con Cooper, aveva riso con lui ad Avallen. Si era comportata normalmente, eppure sapeva di aver pianificato di fare questo, di lasciarlo indietro.
Il bellissimo maschio alato guardò con sospetto verso Ember, percependo la sua ira.
Nello studio, Nesta stava dicendo: “Se c’è una possibilità di sconfiggere i Daglan, gli Asteri, perché non dare a Bryce ciò che le serve?”
“Perché la uccideranno e prenderanno la Maschera e il Corno e apriranno un cazzo di cancello verso questo mondo!” Urlò Rhysand. “Avresti dovuto uccidere Bryce nel momento in cui ha aperto quel portale” continuò lui. “Nel momento in cui è apparsa avresti dovuto colpirla alla sua cazzo di gola con Ataraxia…”
“Meritava l’onore di essere ascoltata” scattò Nesta di rimando. “Dopo tutto quello che ha passato, lo meritava.”
“Meritava di essere obliterata per averci messo in un tale rischio, una seconda volta!” Urlò Rhysand.
“Litigate dopo” consigliò l’altra femmina. “Prima dobbiamo occuparci dei genitori.”
Ember si irrigidì e Randall fece per prendere un coltello che non c’era più. Si erano svegliati senza il suo fucile e il suo coltello. Insieme a quello segreto che teneva negli stivali.
Le porte dello studio si spalancarono, sbattendo così forte contro i muri di pietra che Ember avrebbe potuto giurare che perfino la loro guardia sussultò. “Azriel.” La comandante voce di Rhysand tuonò da dentro lo studio. “Portali dentro.”
Azriel, il maschio con cui Bryce aveva viaggiato nelle caverne. Stava facendo loro cenno di andare avanti, il volto come il ghiaccio.
Ogni passo sembrava troppo lento mentre Ember e Randall, la loro guardia che li fiancheggiava, entravano nello studio. Era più piccolo della stanza in cui erano arrivati. Troppo piccolo, considerati gli imponenti maschi che ora lo occupavano. Anche Rhysand aveva ali, come Azriel e l’altro maschio, ma aveva anche le orecchie a punta dei Fae.
E l’altra femmina più bassa… il caschetto al mento ondeggiò mentre si girava, rivelando occhi argentei che marcavano ogni dettaglio di Ember, fino al fondo della sua anima.
Rhysand incombeva come una tempesta movimentata al centro della stanza.Perfino il fuoco sembrava intimorito da lui. Nesta era a diversi piedi di distanza, gli occhi azzurro-grigi sospettosi, nessuna traccia di quella fiamma d’argento. Strinse le mani, ma il volto rimase vuoto. Il bellissimo maschio dalle spalle larghe al suo fianco aveva le labbra strette dalla preoccupazione, o dalla rabbia. Forse entrambe.
Nessuno degli sconosciuti sembrava particolarmente… tranquillo. Gli occhi viola-blu di Rhysand si mossero verso Randall, poi Ember. Randall si irrigidì, come se sarebbe saltato tra Ember ed ogni minaccia, come aveva fatto molte volte nel corso della loro vita assieme.
Ma Ember fremette di rabbia contro Rhysand, “Non ti disturbare di obliterare mia figlia.” La furia le scorreva attraverso. “Quando tornerò a Midgard, lo farò io stessa.”
“Sapevi che Bryce aveva pianificato tutto questo?”
“Non so in quanti altri modi posso dirlo” rispose Ember a Rhysand cinque minuti dopo. “No.”
Randall aggiunse, con la mascella contratta: “Ci ha ingannati, ci ha fatto credere di essere diretti a Nena per una missione, ma era per scaricarci qui.”
Si erano dovuti togliere i pesanti cappotti invernali per via del calore della stanza, ma  ora, nella sua lunga t-shirt e jeans, Ember si sentiva un po’ scoperta, circondata da guerrieri armati fino ai denti. Solo la femmina bassa indossava abiti normali.
Sempre che la veste di fine seta potesse essere considerata normale. Se la collana di rubini attorno alla gola era una cosa comune.
“E dove sta andando ora?” Chiese Azriel con acredine. “Ora che ha la Maschera” -fulminò Nesta con lo sguardo, il cui viso era attentamente neutro- “dove sta andando Bryce?”
“Non lo so” insistette Ember. “Non sapevo nemmeno che volesse la Maschera, non ci ha detto di questo vostro Forziere. Lei e Hunt devono aver pianificato tutto questo in segreto.”
Perché era stato il vento di tempesta di Athalar che li aveva spinti lì. E se Ember avesse mai messo le mani sull’Umbra Mortis…
“Eppure avete portato uno dei vostri fucili con voi” disse Rhysand, il suo accento inciampò sul termine. “Dovete aver saputo di star andando incontro a dei guai.”
“Nena è… non è un bel posto” disse Randall. “Saresti un idiota ad andarci disarmato.”
Rhysand rimase in silenzio, rivolgendo lo sguardo verso la piccola femmina dai capelli scuri. Lei sospirò guardando il soffitto e disse: “Sono umani, Rhysand. Non possiamo tenerli qui.”
Randall lanciò uno sguardo ad Ember, come per avvertirla di restare in silenzio. Ma lei aveva passato l’intera vita a sentire quella stronzata, non l’avrebbe tollerato ora.
“Giusto” attaccò Ember. “Siamo solo patetici, deboli, stupidi umani. Poco più di schiavi per voi.”
Ember avrebbe potuto giurare che Nesta la stesse osservando incuriosita.
Ma Rhysand disse piano: “Se Amren ti ha offesa, non è stato fatto apposta. Qui nutriamo tutti un profondo rispetto nei confronti degli umani.”
Per qualche motivo, Ember gli credette. Amren inclinò il capo in segno di scuse.
“Non vi causeremo alcun problema” disse Ember, volgendo verso l’alto i palmi in quello che sperava si traducesse in un gesto implorante in quel mondo. “Non vorremmo nemmeno essere qui.”
“Non sono preoccupato della vostra presenza qui” disse Rhysand, qualunque accenno di quella calda sincerità si indurì in ghiaccio. “Sono preoccupato di vostra figlia. Se i nostri antichi nemici mettono le mani su di lei, sulle armi che porta, sulle persone che ama…” Scosse il capo, la luce del fuoco danzava sui suoi capelli nero-blu. “Quanto sarebbe difficile spezzarla?” Ha già dimostrato che farebbe di tutto per salvare i suoi cari.”  Indicò Ember, Randall. “Se i Daglan, gli Asteri, come li chiamate voi, catturano il suo compagno, suo fratello… non ci tradirebbe per salvarli?”
“Non conosci nostra figlia” disse fermo Randall.
Lo stomaco di Ember però si rivoltò al pensiero dei metodi che gli Asteri avrebbero usato per fare del male a Bryce. Era stato abbastanza brutto sentire da Fury  che Hunt e Ruhn erano nelle prigioni degli Asteri, nemmeno una parola su dove fosse andata Bryce. Ember non aveva dormito per giorni. Aveva a malapena mangiato fino a quando non le era giunta notizia che Bryce era riapparsa e li voleva ad Avallen immediatamente.
Rhysand disse calmo a Randall: “Non conosco vostra figlia, ma i miei compagni hanno passato abbastanza tempo con lei ultimamente per farmi un’idea. Ha il cuore tenero eppure è spietata. Intrigante, ma impulsiva. Determinata e testarda. E con una pericolosa tendenza alla spericolatezza.”
“È così da quando era una bambina” disse Ember, massaggiandosi le tempie. “Immagina tutto questo in una bambina di un anno.”
Randall si schiarì la gola in segno di avvertimento, ma avrebbe potuto giurare che la bocca di Rhysand guizzò verso l’alto. Come se riuscisse ad immaginare una tale cosa. Forse aveva passato qualcosa di simile.
Il maschio al fianco di Nesta, il suo compagno, se Ember doveva tirare a indovinare, disse con naturalezza, anche se la preoccupazione nei suoi occhi nocciola tradivano il tono: “È tardi Rhys. Lasciamoli riposare e ci riuniremo di nuovo di mattina.”
Rhys annuì senza guardare il guerriero e concentrò tutta la sua furia su Nesta. A suo credito, la femmina rimase con la schiena dritta e il mento alto. Imperiosa e inflessibile. Ember non riusciva a fare a meno di ammirarla.
Gli occhi viola-blu di Rhysand divennero pura oscurità alla sfida nell’espressione di Nesta, nella sua postura. Un predatore che riconosceva un degno avversario, sfoderando gli artigli. Le sue mani si chiusero ai suoi fianchi, come se invisibili artigli si stessero formando.
Il compagno di Nesta si avvicinò a lei, gli occhi che passavano da uno all’altra, diviso. Come se non sapesse da quale parte stare nell’imminente battaglia. “Sto bene, Cassian” mormorò Nesta.
Rhysand non tolse gli occhi da Nesta mentre ordinava: “Presentatevi nel mio ufficio all’alba. Finiremo tutto questo allora.”
Uscì dalla stanza, le porte che sbattevano dietro di lui su un vento notturno.
Nel successivo silenzio, Amren fece cenno a Nesta. “Trova una camera per i tuoi… ospiti, ragazza. E prega la Madre che tua sorella faccia cambiare idea a Rhysand, stanotte.”
Con ciò, uscirono anche loro dalla stanza, lasciando dietro di loro solo un pesante silenzio inquieto.
“Voi due potete stare qui.” Nesta aprì la porta di un’accogliente camera da letto che dava sulla piccola città al di sotto. “Ci sono protezioni su ogni centimetro di questo posto e la Casa è viva, quindi non potete uscire a meno che non ve lo permettiamo, ma… è meglio di una prigione.”
Avevano portato Bryce nelle loro prigioni. Furiosa come era con la figlia, un’altro genere di furia si impadronì di Ember al pensiero.
“Grazie” disse Ember un po’ rigidamente alla femmina. Randall non parlò mentre controllava ogni uscita e potenziale arma. “Aspetta” disse Ember. “Questa casa è viva?”
“In un certo senso” disse Nesta, agitando un’esile mano. “Risponde a me. Questa è casa mia.” Suonava sottile, fragile. Dopo la sfuriata verbale che si era beccata nello studio…
“Grazie” disse piano Ember. “Per essere stata dalla nostra parte.”
Nesta sollevò una spalla, girandosi per andarsene. “Se avete fame, vi basta chiedere ad alta voce alla Casa e del cibo comparirà.”
“Conveniente” mormorò Randall da vicino la finestra.
“Grazie” ripetè Ember. “Se ci fosse un modo per tornare indietro, ce ne andremmo, ma senza Bryce…” Scosse la testa. “Potrei ucciderla per questo, sai. Potrei ucciderla per questo.”
“Vostra figlia vi ama” disse roca Nesta. “Vi ama abbastanza da mandarvi via per tenervi lontani dai problemi.”
“Ci ha usati come moneta di scambio” la corresse Ember.
“No” fece Nesta. “Voleva la Maschera per combattere contro i vostri Asteri, ma penso che più che altro abbia aperto il portale per mandarvi qui. Lontano dai pericoli.”
“Ha lasciato indietro nostro figlio” ringhiò Randall con minaccia non da lui.
“Sono certa che abbia qualche piano per proteggerlo” ribatté Nesta. “Vostra figlia sembra… piena di risorse.”
Ember sbuffò. “Non ne hai idea. Prova ad imporre un coprifuoco per quella ragazza.”
L’ombra di un sorriso attraversò il viso di Nesta. “Verrò a trovarvi dopo colazione.” Le sue spalle si curvarono in avanti mentre si dirigeva verso la porta.
“Sei nei guai?” Domandò Ember. L’incontro tra Nesta e Rhysand come prima cosa di mattina chiaramente non sarebbe stato piacevole.
“Non più del solito” disse tranquillamente Nesta, ma Ember percepì la bugia.
“Veramente, non causeremo problemi qui” disse Ember, “come abbiamo promesso prima. Voglio solo tornare a casa a Midgard.”
“Non penso tornerete a casa, a meno che vostra figlia non abbia successo nella sua missione impossibile.”
Il cuore di Ember si sgretolò. Ma disse: “Se c’è qualcuno che può riuscire ad abbattere gli Asteri, quella è Bryce.”
Un’altra ombra di un sorriso. “Tendo ad essere d’accordo.”
Era confortante, in qualche modo, che questa sconosciuta di un altro mondo avesse fede nella sua selvaggia figlia ostinata. La selvaggia figlia ostinata che a volte le era sembrata uno specchio di sé stessa, se Ember doveva essere onesta.
“Bryce si è… comportata bene qui?”
“No” rispose Nesta. “Ha cercato di dare me e Azriel in pasto ad un verme troppo cresciuto.”
Randall si strozzò, ma non si girò dalla finestra mentre replicava: “Certo che l’ha fatto.”
Ember si massaggiò gli occhi. “Dei, deve avervi dato sui nervi.”
“Naturalmente.” Il sorriso di Nesta fu lento, a malapena un sollevamento dell’angolo delle labbra. Come se non fosse qualcuno che sorrideva facilmente o regolarmente. Una guerriera, sì, ma sembrava giovane, nonostante quelle orecchie da Fae. Nel modo in cui Bryce, con le sue orecchie a punta, sembrava giovane, anche se i Fae potevano sembrare venticinquenni quando avevano trecento anni. Gli dei lo sapevano che il Re dell’Autunno sembrava ancora giovane, sembrava ancora essere appena entrato nella trentina quando Bryce aveva…
Sua figlia aveva…
Era stato Ruhn, si ricordò Ember. Ruhn aveva dato il colpo di grazia.
Ma sembrava comunque che fosse stata Bryce a ucciderlo, in qualche modo. Aveva affrontato il Re dell’Autunno, sfidato tutto il suo odio e la sua miseria. Ember non aveva ancora idea di come processare il tutto.
Anche Nesta aveva quello sguardo. Come se stesse processando un sacco di cose.
E forse era un qualche istinto materno, ma Ember si trovò a dire: “Domani, se esci dal tuo incontro mattutino viva… mi piacerebbe sedermi e parlare con te, Nesta.”
Nesta rimase in silenzio per un attimo, senza dubbio soppesando la richiesta.
Alla fine, la sua bocca si curvò di nuovo verso l’alto in quell’ombra di un sorriso. “Anche a me piacerebbe.”
“Dovresti dormire, Em.”
La voce di Randall risuonò dall’altro lato del letto. Nonostante la chiara ambientazione non moderna, il letto era sufficientemente comodo da rivaleggiare qualunque materasso di Midgard. Ma comunque non offriva ad Ember l’occasione di trovare un oblio riposante.
“Non capisco come tu possa anche solo provare a dormire” sibilò lei, scalciando le pesanti lenzuola. “Siamo in un altro mondo, porca puttana.”
“Ecco perché dovremmo riposare finché possiamo, così avremo forza e concentrazione domani.”
Ember esalò un profondo respiro. “Ti fidi di queste persone?”
Randall rimase in silenzio per un momento, riflettendoci in quel suo silenzioso modo considerato e spietato. “Mi fido della fiducia che ha Bryce in loro. Non penso che nostra figlia ci avrebbe mandati tra le mani di brutali assassini, quando la sua intenzione era quella di tenerci al sicuro.”
Ember tirò su con il naso. “Ne sei sicuro? Ha minacciato di spingermi nella fornace una volta.”
Randall ridacchiò, girandosi su un lato e tenendosi su la testa con una mano. Dei, anche dopo tutti quegli anni, era ancora sufficientemente bello da farle arricciare le dita dei piedi. “Ti ricordo che sei stata te la prima a minacciare di gettare JJ in suddetta fornace se lei non avesse pulito la sua camera.”
Suo malgrado, Ember rise debolmente al ricordo. Ma il divertimento svanì mentre diceva: “La nostra bambina proverà ad affrontare gli Asteri, Randall.”
“Rigelus non saprà cosa l’ha colpito.”
Ember si tirò su a sedere, fulminandolo con lo sguardo.
Anche lui si mise seduto, prendendo una delle sue mani tra le sue, il volto serio. “Lo so contro cosa si sta mettendo. Ma so anche che se c’è qualcuno a Midgard che può farcela, questa è Bryce. E non lo sto dicendo come suo padre. Abbi fede in lei, Ember.”
Ember annuì, sospirando. “Lo faccio. Sono solo…”
“Terrorizzata.”
Ember annuì nuovamente, la gola che si chiuse. “Pensi che Cooper…”
“Sta bene. Quel ragazzo è intelligente e capace. E ha Fury Axtar e Baxian Argos che badano a lui.”
“Non perdonerò mai Bryce per questo.” Disse Ember trattenendo un singhiozzo.
Randall passò un’amorevole mano rassicurante lungo i capelli di lei. “Onestamente? Prego gli dei che riusciremo a dire a Bryce quanto incazzati siamo con lei.”
“Lo so.” Lacrime le pungevano gli occhi ed Ember non poté trattenere un rantolo tremolante. Un attimo dopo, le braccia di Randall si avvolsero attorno a lei, stringendola forte contro di lui. Le baciò la tempia. “La rivedremo.” La baciò di nuovo, delicatamente tirandola giù al suo fianco. “Te lo prometto. Li rivedremo entrambi.”
Ember e Randall si erano appena seduti per la colazione nella sala da pranzo, portati lì da un silenzioso Azriel, quando Rhysand atterrò sulla veranda oltre le porte in vetro. Le sue ampie ali erano come nuvole di tempesta nella luce mattutina. Un attimo dopo, Cassian atterrò, Nesta tra le braccia. Entrambi avevano il viso come la pietra. Incazzati.
Rhysand ringhiò qualcosa che fece irrigidire le spalle di Nesta, il capo che si abbassava.
Ed Ember si trovò a spingersi via dalla sedia, dirigendosi verso le porte. Randall provò ad afferrarla, ma fu troppo tardi. Ed Azriel non la fermò mentre Ember spalancò le porte in vetro per poi chiedere a Rhysand: “Non è un po’ presto per staccare a morsi la testa della gente?”
Il trio si immobilizzò. Rhysand si girò lentamente verso Ember. I suoi occhi erano pozzi neri. “Non ricordo di averti chiesto di unirti alla nostra conversazione.”
Ember tenne il mento verso l’alto. “Avete interrotto la mia colazione. Se volevate privacy avreste dovuto andare altrove.”
Era divertimento quello che brillava negli occhi di Cassian? Ember non osò distogliere la sua attenzione da Rhysand per confermarlo. Randall comparve al suo fianco, una mano sulla schiena in avvertimento mentre diceva: “Vi lasciamo soli.”
Ma Ember si rifiutò di muoversi, anche se una parte di lei tremava dal terrore, e disse: “Nesta ha deciso di accoglierci, ha deciso di dare a Midgard una possibilità per diventare libera. Per dare al mio mondo speranza. Che razza di persona sei per farla a pezzi per questo?”
“Em” la avvisò Randall.
Rhysand incrociò le braccia muscolose. “Mi stai definendo un mostro, Ember Quinlan?”
“Sto dicendo di farla finita” scattò Ember. Dietro di lei, avrebbe potuto giurare che Azriel si fosse strozzato. Ma lei indicò Nesta con il mento. “Lasciala in pace.”
Rhysand resse il suo sguardo.
Per un momento, un’eternità. Delle stelle sembrarono comparire negli occhi di lui. Come la vastità della notte che gli giaceva dentro, dolce e terribile, bellissima e straziante.
Ma Ember gli resistette. Aveva visto e affrontato il male vero. Ne avrebbe portato un segno sulla guancia per sempre a causa di esso.
Qualcosa sembrò ammorbidirsi nello sguardo di Rhysand, come se l’avesse visto. Lo sguardo di lui si spostò su Randall. “Con una moglie e una figlia come le tue, non so come fai ad essere ancora in piedi.”
Randall disse con fascino naturale: “Onestamente, il più dei giorni, non lo so nemmeno io.”
Rhysand sbatté le palpebre alla risposta di Randall, poi rise. Un attimo dopo, anche Cassian ed Azriel ridacchiarono.
Tipici maschi. Non importa su quale pianeta si trovino.
Ember però non sorrise. Il suo sguardò finì su Nesta. Nemmeno la femmina Fae rideva. I suoi occhi azzurro-grigi rimasero fissi su Ember. Pieni di emozione.
Sorpresa. Gratitudine. Desiderio.
E fu lo stesso istinto materno che l’aveva guidata la sera prima che fece estendere ad Ember una mano verso Nesta, dicendole: “Vieni. Fai colazione con me.”
Nesta le prese la mano, le dita sorprendentemente fredde. Come se il volo fin lassù le avesse raffreddate. Ember gliele strinse. “Non lasciare che ti maltratti” consigliò Ember alla femmina.
“Non preoccuparti” disse Nesta, anche se quello sguardo ferito rimase nei suoi occhi. “Mia sorella, la compagna di Rhysand, gli ha fatto la stessa identica ramanzina venti minuti fa.”
Ember sibilò: “Quindi ti ha riportata quassù per sgridarti lontano da lei?” 
Nesta sbuffò. “No. Feyre ha messo fine alla discussione. Non verrò giustiziata. Non oggi, almeno.”
All’espressione orripilata di Ember, Nesta continuò: “Non mi ucciderebbero. Non credo. Ma… è complicato. Dubito che qualcuno mi perdonerà molto presto.”
Ember fece cenno verso Cassian. “E il tuo compagno?”
Il dolore nel suoi occhi, la colpa, sembrarono intensificarsi. “Cassian è il più infuriato di tutti con me.” Un muscolo della sua mascella ebbe uno spasmo. Come se stesse trattenendo un’ondata di emozione pura. Solo un muro di acciaio la teneva alla larga.
Ember strinse ancora la mano di Nesta. “Se c’è qualcosa che posso fare per aiutare, qualunque cosa che io possa dire per togliere un po’ di colpa da te…”
Nesta le fece un mezzo sorriso. “Fare il culo a Rhys adesso mi è bastato.” Spinse Ember verso la colazione davanti a loro.
Ember si guardò oltre una spalla, verso Randall che era con Rhysand, Azriel e Cassian. Tutti i maschi ora stavano sorridendo, grazie agli dei. “Sembra che Randall stia facendo un buon lavoro nel conquistarli. Probabilmente raccontandogli di quanto io gli renda difficile la vita.”
Nesta sbuffò di nuovo. “Lamentarsi delle compagne: è praticamente uno sport competitivo per loro.”
Ember ridacchiò. “Sembra che Midgard e questo posto abbiano alcune cose in comune, allora.” Inclinò la testa, guardando la bellissima città dall’aspetto antico al di sotto, il fiume che serpeggiava lungo essa, e quello che sembrava essere il distante luccichio del mare. “Comunque, cos’è questo posto? E perché siete tutti così attraenti?”
Nesta fece un sorrisetto, prendendo a braccetto Ember prima di dire, con del calore che le era finalmente entrato nel tono: “Benvenuta nella Corte della Notte, Ember. Ti troverai bene qui.”
0 notes