#Mezzopieno nelle scuole
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NASCE LA BANCA DATI CHE SALVA I DIALETTI ITALIANI
Per non perdere i dialetti, un tesoro nazionale ancora radicato in Italia ma a rischio di estinzione, è nata la più grande banca dati digitale dedicata allo studio, alla documentazione e alla ricerca sui dialetti e le lingue minoritarie parlate nelle regioni del Nord Italia.
Una raccolta di migliaia di registrazioni audio in 18 dialetti e lingue minoritarie, registrata dalle persone comuni, nelle scuole e attraverso il sistema del crowdsourcing che incoraggia la partecipazione attiva dei residenti nei territori. Il progetto “AlpiLinK – Lingue Alpine in contatto” coinvolge cinque università italiane: Torino, Valle d’Aosta, Verona, Trento e Bolzano.
Sono 201mila le registrazioni raccolte nel primo mese, dal 31 dicembre 2023, grazie al contributo di 1731 persone. L’obiettivo è dare un contributo significativo alla conoscenza dei dialetti e sperimentare un nuovo modello partecipativo di ricerca che si basa sul coinvolgimento dal basso. “Tutte le persone che parlano un dialetto possono infatti contribuire direttamente alla ricerca attraverso il sito di AlpiLinK partecipando in pochi minuti all’audio-sondaggio dedicato in cui viene proposto all’utente di utilizzare il proprio dialetto o la propria lingua per descrivere cosa accade in una scena o per tradurre le frasi o parole indicate”. Le varietà linguistiche interessate dal progetto sono friulano, veneto, trentino, ladino, lombardo, piemontese, francoprovenzale, occitano, walser, cimbro, mòcheno, sappadino, saurano, timavese, tirolese, resiano, tedesco e sloveno della Val Canale. I dati raccolti sono elaborati e catalogati da 26 ricercatori degli atenei coinvolti nel progetto e resi accessibili in modo gratuito online.
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Fonte: AlpiLink; foto di Ron Lach
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MENO ABUSIVI E IRREGOLARI IN ITALIA: RECORD NEL 2023
La componente di presenze irregolari in Italia è in calo ed è accompagnate da un minore abusivismo lavorativo e precarietà socioeducativa.
Nel 2023 sono 5 milioni e 775mila gli stranieri presenti in Italia, 55mila in meno rispetto alla stessa data del 2022, 458mila sono irregolari contro i 506mila dell’anno precedente. Il calo degli irregolari è dovuto a diversi fattori legati alla disponibilità di più lavoro e all’avanzamento delle regolarizzazioni attuate nel 2022 a completamento delle procedure di “emersione 2020”. Particolarmente significativa la riduzione dei regolari non residenti il cui numero è sceso da 293mila a 176mila (-117mila).
Il 2023 ha segnato il record storico delle assunzioni di personale immigrato nel nostro Paese, con 1.057.620 nuove persone inserite nel mondo del lavoro dalle imprese italiane. Sul fronte scolastico, il numero degli alunni provenienti da famiglie immigrate nelle scuole italiane è tornato a crescere con 872.360 presenze nell’ultimo anno scolastico censito. Il ritmo di scolarizzazione di figli di stranieri in Italia lascia presumere che, in circa 10 anni, si giungerà ad avere un milione di alunni facenti parte di nuclei famigliari stranieri. Tra questi, i nati in Italia rappresentano oggi il 67,5% degli alunni con cittadinanza non italiana. I dati sono riportati nel XXIX Rapporto sulle migrazioni 2023, elaborato da Fondazione ISMU ETS (Iniziative e Studi sulla Multietnicità).
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Fonte: Fondazione ISMU; Anpal; foto di Tima Miroschnichenko
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SCUOLE, ARRIVA L’ORA DI EDUCAZIONE ALLE RELAZIONI
Arriva nelle scuole italiane l’ora di ‘educazione alle relazioni’. Un percorso per gli studenti delle primarie e secondarie di primo e secondo grado che introduce la creazione di gruppi di approfondimento, discussione e confronto in classe, guidati da un docente e con il coinvolgimento dell’Ordine degli psicologi e degli esperti dei centri anti violenza.
Questo progetto vuole essere un invito a far entrare la cultura del rispetto e dell’educazione alle relazioni tra gli insegnamenti e coinvolgere gli studenti in prima persona per accompagnarli a prendere consapevolezza nel modificare atteggiamenti e rappresentazioni nelle interazioni con gli altri. Nell’iniziativa sono coinvolte anche le famiglie e le associazioni tramite il Fonags (Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola) che raccorderanno le modalità di attuazione dei percorsi progettuali concernenti l’educazione alle relazioni con le esigenze e le osservazioni delle rappresentanze dei genitori.
Il percorso di 30 ore sarà svolto in orario extracurricolare, per tre mesi l’anno e l’adesione degli istituti potrà essere inizialmente facoltativa. Nel progetto è previsto il supporto occasionale di avvocati, assistenti sociali, organizzazioni attive nel contrasto alla violenza di genere e il coinvolgimento di testimonial vicini ai giovani come influencer, cantanti e attori. «Confrontarsi, far emergere i problemi e cercare di superarli. La scuola si occupa del fenomeno culturale e di combattere quel maschilismo ancora imperante nella nostra società che si manifesta a scuola, sul lavoro, per strada», ha affermato Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, promotore dell’iniziativa.
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Fonte: Ministero dell’Istruzione e del Merito; foto di Olia Danilevich
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A SCUOLA SI STUDIA SUI TESTI DI DE ANDRÈ, GUCCINI E BATTIATO
I cantautori italiani entrano nelle scuole e i loro testi diventano materia di studio.
De Andrè, Dalla, Vecchioni ma anche Venditti, Battiato e De Gregori e le loro parole cantate sono i nuovi strumenti didattici adottati dal liceo Lorenzini di Pescia, in provincia di Pistoia, per un progetto che riscrive l’antologia della lingua e della cultura contemporanea italiana. I promotori di questo progetto sono i professori Francesco Bargellini e Silvia Pagni che hanno preparato un programma di incontri dove le canzoni prenderanno il posto dei libri. “Alcuni testi sono patrimoni da salvare. La riflessione è sul significato artistico di questa forma d’arte composita. L’uguaglianza canzone-letteratura è corretta oppure no?” spiega Bargellini.
Le lezioni iniziano con l’ascolto di un brano, seguito dalla discussione in classe, evidenziando i caratteri fondamentali, le peculiarità e il processo creativo del brano insieme all’aiuto di un esperto, autore o musicista. In seguito è portata una panoramica sulla vita dell’autore e sulla sua opera, i motivi e i valori che lo hanno ispirato e l’ascolto di brani emblematici della sua carriera. Infine, l’analisi del testo, un esame retorico e letterario per capire il senso profondo del brano. Le lezioni sono aperte e on-line in modo che tutti possano seguirle e si concludono con la creazione di una compilation con i brani più belli e significativi che viene creata dai ragazzi e caricata sul sito della scuola, in modo che possa nutrire la conoscenza di altre persone e prolungare l’effetto ispirante della musica il più possibile, magari dando nuovi spunti anche ad altri e moltiplicando questa pratica anche in altre scuole.
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Fonte: Istituto Lorenzini Pescia; immagine Rodnae Production
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IL CANADA RICONOSCE GLI ABUSI SUI POPOLI INDIGENI E LI RISARCISCE
Il Canada ha riconosciuto gli abusi effettuati e un risarcimento di 2,8 miliardi di dollari canadesi (1,93 miliardi di euro) alle popolazioni indigene métis e inuit, sottoposte ad una assimilazione forzata per quasi un secolo nelle scuole residenziali governative.
“E ora della riconciliazione” ha dichiarato Marc Miller, ministro per le relazioni corona-indigene. L’accordo è il risultato di un’azione di ammissione e di reintegro nei confronti di 325 gruppi indigeni, avviata da decenni dal governo. Il suo obiettivo è affrontare il danno collettivo causato, inclusa la perdita di lingua, cultura e patrimonio avvenuto tra il 1884 e il 1998, anno in cui fu chiusa l’ultima di queste scuole.
La somma, una delle più alte mai versate nel Paese per questo genere di programma, sarà utilizzata per finanziare l’istruzione, la cultura e la lingua indigena. Dall’inizio del XIX secolo, il governo di Ottawa ha sottratto circa 150 mila bambini indigeni alle loro famiglie per crescerli in 139 istituti residenziali con lo scopo di assimilarli forzosamente nella società, spogliandoli di fatto della loro identità. Molti hanno subito abusi fisici e sessuali, mentre si ritiene che migliaia siano morti a causa dell’incuria, della malnutrizione e delle malattie. Dal 2021, centinaia di resti di bambini indigeni in tombe anonime sono state scoperte nei siti di ex scuole, con la commissione nazionale per la verità e la riconciliazione che ha denunciato il “genocidio culturale”. Oggi circa 1,7 milioni di persone in Canada si identificano come aborigeni, la popolazione in più rapida crescita nel Paese.
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Fonte: Primo ministro Justin Trudeau; CBC Radio Canada; immagine Cres Thomas
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RINUNCIANO ALLO SMARTPHONE PER GODERSI LA VITA: I LUDDISTI
Tutto è iniziato durante i lockdown quando Logan Lane, una studentessa allora quattordicenne del liceo Murrow a New York, ha deciso di chiudere il suo smartphone in un cassetto dopo essersi imbattuta nell’ennesima foto perfetta su Instagram. Qualche tempo dopo, ad un concerto punk Logan incontra Jameson, anche lei passata ad un vecchio telefono a conchiglia e insieme si ritrovano a passeggiare per Prospect Park, a Brooklyn, sorseggiando sidro di mele e discutendo della loro dipendenza dai social media. È la prima riunione del Luddite club, il nome scelto dalla madre di Logan ispirandosi alla protesta operaia nell’Inghilterra del XIX secolo che considerava la meccanizzazione dell’industria tessile la causa dell’abbassamento dei salari.
Da allora, ogni domenica, un gruppo di adolescenti determinati a liberarsi della dipendenza dai social si incontra nel grande parco di fronte alla biblioteca centrale di Brooklyn per trascorrere il tempo insieme, portando con sé dei libri, quaderni per disegnare, una chitarra e delle amache in caso di bel tempo. Non hanno chat di gruppo né presenza on line; si danno semplicemente appuntamento da una settimana all’altra. “Quando sono passata al telefono a conchiglia la mia vita è cambiata all’istante”, dice Lola, anche lei membro del club. E aggiunge “Ho iniziato ad usare il cervello. A vedere me stessa come una persona. I social media e gli smartphone non rappresentano la realtà”. Il luddite club del liceo Murrow conta circa 25 membri ma il movimento sta diffondendosi velocemente nelle scuole vicine… rigorosamente per passaparola.
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Fonte: The New York Times; immagine Gustavo Fring
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LO SPORT COME SCUOLA D’INFANZIA: PARTE LA SPERIMENTAZIONE
È partita ai primi di marzo in Emilia Romagna la sperimentazione per portare l’attività sportiva all’interno delle scuole dell’infanzia.
Sono 2.500 i bambini emiliano-romagnoli dai 4 ai 5 anni che verranno coinvolti nel progetto con l’obiettivo di anticipare l’avvio della pratica sportiva già nei primi anni di vita. In quella fascia di età infatti, secondo gli ultimi dati Istat relativi al 2022, solamente il 21,5 percento dei bambini svolge sport con regolarità. Ma praticare un’attività sportiva non è importante solamente per lo sviluppo fisico. Lo sport infatti è anche socializzazione, inclusione, integrazione sociale, rispetto delle regole, strumento di emancipazione e di crescita. Praticare uno sport fin dall’infanzia è quindi fondamentale per lo sviluppo fisico, sociale, cognitivo ed emotivo dei bambini; “il movimento – si legge nel progetto – aiuta i più piccoli ad aumentare la coordinazione, la forza muscolare, l’equilibrio, le abilità motorie e ha un impatto positivo sullo sviluppo cognitivo e la capacità di apprendimento, come dimostrato da diversi studi. È proprio durante l’infanzia che il bambino costruisce le basi della motricità consapevole e del relazionarsi con l’ambiente, le cose e le persone”.
La sperimentazione, che si inserisce nel progetto “Scuola Attiva Kids per l’Emilia-Romagna inclusiva, prevede dapprima un ciclo di incontri di formazione dei tutor sportivi che avranno il compito di andare nelle oltre 100 sezioni delle scuole dell’infanzia della regione emiliana e avvicinare, già nei prossimi mesi, i bambini e le bambine all’attività motoria svolgendo 20 ore di pratica sportiva per ogni classe.
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Fonte: Regione Emilia Romagna; Istat; Scuola attiva; foto di Pexels
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LA PRINCIPESSA DI SVEZIA VA A LAVORARE IN OSPEDALE
La principessa Sofia di Svezia, moglie del principe Carlo Filippo, ha deciso di abbandonare le sue funzioni reali e di mettersi al servizio dei malati, entrando in ospedale come volontaria.
La 35enne Duchessa di Värmland ed ex-modella ha iniziato a fare i turni come assistente sanitaria nell’ospedale Sophiahemmet di Stoccolma, dopo aver completato un corso di formazione tre giorni, per affiancare le risorse sanitarie in crisi nel suo Paese in seguito alla pandemia di coronavirus. "Mi hanno collocata in uno dei reparti di cura dell'ospedale dove insieme ad altri colleghi appena formati supporto il personale sanitario con compiti diversi", ha scritto sul suo account Instagram. "Avere l'opportunità di aiutare in questo momento difficile è estremamente gratificante". Le sue mansioni consistono nell'assistenza nella cura dei pazienti. La moglie del principe è la presidente onoraria dell'ospedale di Stoccolma e in questo momento, invece di presenziare eventi benefici o serate di gala, è diventata una comune dipendente all'interno della struttura.
La Svezia non ha imposto le straordinarie misure di blocco osservate in tutta Europa, sollecitando invece i suoi abitanti ad assumersi la responsabilità e seguire le raccomandazioni ufficiali. Secondo il portavoce dell'ospedale, la principessa assisterà i medici e gli infermieri in compiti come la disinfezione delle attrezzature, la pulizia mattutina e i turni di cucina.
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Fonte: AFP Press; Straight Times - 17 aprile 2020
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MALAWI: LA DONNA CHE HA FATTO NASCERE 8000 BAMBINI IN CASA SUA
A Lilongwe, capitale del Malawi, una ostetrica in pensione, Charity Salima, ha aperto un piccolo reparto maternità nella propria abitazione. Dal 2008 ad oggi nella clinica Achikondi ha fatto nascere 8.000 bambini. Finora nessun neonato e puerpera sono morti.
Nata alla fine degli anni ’50, Charity è stata cresciuta dalla nonna ed è riuscita a diplomarsi infermiera professionale e ostetrica. Per molti anni ha lavorato nel più grande ospedale del Paese, il Queen Elizabeth Central e in seguito in altri due nosocomi statali. Già prima del pensionamento molte giovani le avevano chiesto aiuto. Nel 2002 ha fatto nascere una prima bimba a casa sua.
“Era notte e pioveva a dirotto – racconta Charity – . La donna e suo marito non sapevano come raggiungere l’ospedale. Sono venuti da me e l’ho assistita durante il parto. Da quel momento in poi ho capito che dovevo agire, fare qualcosa per la mia gente. E’ stata come una chiamata”.
Una volta raggiunta l’età della pensione, anche se con poche risorse, Charity ha affittato una casa, trasformandola in una piccola clinica nella periferia della capitale. La Norwegian Nurses Organization ha fatto una donazione di 2.650 dollari. Grazie alla generosità di un amico britannico ha potuto poi completare l’opera.
In Malawi la percentuale delle morti neonatali è tra le più alte al mondo: 23 bimbi su mille. Molte madri non hanno accesso al servizio sanitario nazionale perché abitano in villaggi remoti.
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Fonte: Africa ExPress - 30 agosto 2019
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ROTTERDAM: I RIFIUTI RACCOLTI DIVENTANO UN PARCO GALLEGGIANTE
La città olandese di Rotterdam ha avviato nel 2014 un progetto, che si è recentemente concluso, per recuperare i rifiuti plastici presenti nel fiume cittadino e trasformarli in un grande parco galleggiante. Apposite reti galleggianti, posizionate lungo il corso del fiume, hanno “pescato” tonnellate di plastica prima che raggiungessero il Mare del Nord. I rifiuti plastici così recuperati sono stati convertiti in piattaforme esagonali collegabili tra loro in grado di ospitare piante, animali acquatici e panchine a disposizione degli abitanti della città.
Il progetto, che ha inaugurato i primi 140 metri quadrati di piattaforme galleggianti, si propone come una soluzione locale al problema del riscaldamento globale e intende dimostrare che la plastica recuperata nei fiumi e nei mari può ancora essere riciclata e diventare una valida risorsa. Promosso dalla Recycle Island Foundation in collaborazione con la municipalità di Rotterdam, il parco mira ad ampliare la superficie galleggiante nei prossimi anni, favorendo una maggiore consapevolezza nella gestione comunitaria dei rifiuti plastici.
Fonte: Recycled Island Foundation - 18 gennaio 2019
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ISABELLA FRANCO
per la campagna per la Parità di Informazione Positiva #mezzopieno
Giornalista esperta in strategie di comunicazione. Ha collaborato tra gli altri con Il Messaggero, Il Piccolo e Tele4. Ha sviluppato la sua carriera nella gestione della notizia a livello giornalistico, riconoscendo tempi ed esigenze della carta stampata e dell’informazione televisiva ai fini della divulgazione di qualità.
Qual è per lei il ruolo dell'informazione sul benessere della società?
Credo che stiamo vivendo un periodo davvero contraddittorio dal punto di vista della comunicazione. I giovani e giovanissimi dedicano pochissimo tempo alla propria informazione e all'approfondimento, con una soglia di attenzione che si abbassa proporzionalmente all'età. Per questo è davvero facile, per chi comunica attraverso slogan, fare breccia nelle anime e nei pensieri. Purtroppo, visto che quasi mai si tratta di messaggi positivi, verrebbe da pensare che, chi volesse invece dare buone notizie e contrastare la tendenza ad appropriarsi di concetti populisti e spesso miseri, deve giocare sullo stesso piano. Ma è impossibile! Le buone azioni, gli esempi positivi, ciò che davvero c’è di buono nella nostra società, non sono concetti riassumibili in un post o in un titolo, meritano un approfondimento. Sono però convinta che valga l’idea dell’emulazione in positivo e che si debba tutti fare uno sforzo per non cadere, appunto, nell’abbruttimento e nella meschinità di messaggi diretti ed efficaci ma spesso privi di contenuto positivo e reale.
Cos'è per lei una buona notizia?
Una buona notizia è spesso una notizia vera. C’è l’abitudine a creare scalpore, con frasi e titoli a effetto per catturare l’attenzione e ossequiare scopi commerciali. La quotidianità è piena di buone notizie e di esempi meritevoli di persone che fanno azioni o intraprendono esperienze positive. Spesso sono quelle che non “fanno notizia” e quindi abituano gli utenti a registri comunicativi falsati. Del resto, da giornalista, non credo nel buonismo o nell’edulcorazione delle notizie. Credo nella valorizzazione degli aspetti positivi e a messaggi che non lascino spazio a polemiche sterili.
Può il giornalismo rappresentare uno strumento per aumentare la fiducia e ridurre la conflittualità?
Certo, proprio nell'ottica di non alimentare attacchi e provocazioni. Questo vale soprattutto nel rendere i termini della dialettica politica perché, per quanto riguarda il riportare fatti di cronaca, purtroppo non c’è spazio per la fantasia. E non deve esserci né in positivo né in negativo, anche se, essendo i giornalisti persone e non macchine, è previsto sempre un margine di interpretazione. Chi ha la responsabilità dell’informazione, quindi, può scegliere se dare o no una notizia. Ribadisco che la censura come concetto non mi appartiene.
Qual è il suo contributo per una buona informazione?
Non so se si possa parlare di contributo alla buona informazione, piuttosto di un percorso professionale che mi ha portata a occuparmi di temi più lievi, legati al turismo, alla cultura e all’enogastronomia, argomenti sui quali sarebbe pretestuoso fare polemica! Mi piace molto cercare di coinvolgere il lettore nell'esperienza positiva, parlare di luoghi e far nascere la voglia di visitarli, raccontare una mostra o un libro interpretando l’entusiasmo di chi li ha realizzati. Mi colpiscono sempre la passione, l’impegno e la creatività delle persone e cerco di valorizzarli e farli percepire ai lettori.
Cosa vuol dire per lei vedere il bicchiere mezzo pieno?
Vuol dire fare un quotidiano sforzo per non cedere al pessimismo e trovare sempre un aspetto positivo anche nelle situazioni più complicate. Non è fatalismo, ma un modo per non essere sempre arrabbiati, posto che ci sarebbero più motivi per esserlo che non. Tutto inizia dalla gentilezza e da un sorriso che dovremmo essere in grado di offrire per ridare un po’ di ciò che abbiamo ricevuto.
Leggi le altre testimonianze per la campagna Parità di Informazione Positiva #mezzopieno
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FARE POLITICA IN CLASSE PER CAPIRE IL MONDO
Mezzopieno nelle scuole - Giornalisti gentili
La nostra professoressa di storia e di italiano ci lascia sempre cinque minuti che usiamo per poterci confrontare sulle questioni che riguardano la politica attuale e la cronaca. Questo permette a noi e ai professori di creare dei dibattiti riguardanti non solo la scuola, ma anche l’attualità.
La nostra classe è molto attiva e partecipe, infatti durante una semplice lezione di storia abbiamo cominciato a parlare di cronaca ed in particolare dell’attacco terroristico di Strasburgo, fino ad arrivare ad una discussione su Matteo Salvini. Qualcuno diceva che tutto quello che dice è giusto, altri invece sostenevano di non pensarla come lui. Abbiamo parlato di molti argomenti, tra cui il razzismo, ed è emerso che essere razzisti è una cosa odiosa, soprattutto nei confronti di chi arriva da un Paese in cui c’è la guerra, la povertà e la fame e non ha un posto dove vivere.
Poi, il giorno seguente, un nostro compagno è arrivato in classe dicendo che aveva riflettuto tutta la notte sugli argomenti trattati e ha deciso di non pensarla più come Salvini. Ormai siamo quasi adolescenti e parlare di questi argomenti ci aiuta a crescere e a socializzare con i nostri compagni e a poter dire finalmente dire la nostra!
Articolo scritto dai piccoli giornalisti della 1^A - Scuola Sibilla Aleramo (TO) - 8 gennaio 2019
❑ Guarda il progetto https://goo.gl/S5m3hw
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VENEZIA APRE LA CICLABILE SULL’ACQUA PIÙ LUNGA D’EUROPA
Una pista ciclabile inserita in un contesto ambientale e naturalistico estremamente ricco e singolare, quello della Laguna di Venezia, offre la possibilità di visitare un territorio così delicato senza alterarlo.
La Pordelio è una nuova tratta della ciclabile che collega Cavallino Treporti, comune della città metropolitana di Venezia, con la parte finale della lunga pista Venezia-Monaco, percorribile interamente in bicicletta. Il nuovo tratto, appena inaugurato, di 7 km, di cui 5 sospesi a sbalzo sulla laguna, è una nuova infrastruttura studiata per integrarsi con l’ambiente, tra i moli e le barene (terreni di forma tabulare tipici delle lagune periodicamente sommersi dalle maree) e scoprire la sua flora e la sua fauna. Un’arteria che permette di ricevere un nuovo tipo di visitatori e di turisti, attenti alla natura e alla sostenibilità e che contribuirà allo sviluppo economico ed ecologico del territorio.
La nuova pista sull’acqua è la più lunga d’Europa, secondo i dati del Comune di Cavallino Treporti, e adotta soluzioni tecnologiche innovative, come l'operazione di posa della struttura ciclabile in acciaio e legno lungo via Pordelio, sospesa sull’acqua, che non ricopre il terreno, né modifica l’assetto idrogeologico dell’area. La ciclabile è illuminata con led a basso impatto ed è utilizzabile in sicurezza anche in orario notturno.
____________________ Fonte: Parco Cavallino Treporti - 9 luglio 2021
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IL SANTUARIO SOSPESO NELLA ROCCIA: L’ITALIA CHE MERAVIGLIA
Un santuario incastonato in una montagna, raggiungibile solo a piedi con un lungo pellegrinaggio che si inerpica su una parete a strapiombo sulla valle d’Adige, come aggrappato sulla roccia a 774 metri di altezza sul mare.
Si trova sul monte Baldo in provincia di Verona ed è dedicato alla Madonna della Corona. Il santuario è un luogo di silenzio e di meditazione sospeso tra cielo e terra, custodito dalle rocce e integrato completamente nella natura. Documenti medievali attestano che già intorno all’anno Mille nell’area del Baldo vivevano degli eremiti e che dalla seconda metà del 1200 esistevano un monastero ed una cappella dedicata a S. Maria di Montebaldo accessibili attraverso uno stretto e pericoloso sentiero nella roccia. Si tratta di uno dei luoghi di pellegrinaggio più suggestivi in Italia e si può raggiungere attraverso un sentiero che parte dal paese di Brentino Belluno. Un sentiero anticamente percorso solo dai pellegrini che oggi è meta di numerosi visitatori che affrontano i 2 chilometri e mezzo del percorso con un dislivello di circa 600 metri.
Nel 1437 la piccola chiesa di Maria di Montebaldo, su cui fu poi edificato il santuario, divenne proprietà dei Cavalieri del Santo Sepolcro. La nascita del Santuario della Madonna della Corona viene collocata nel 1522, anno in cui la scultura che dà il nome al luogo sacro fu traslata dall’isola di Rodi per sottrarla alle mani dell’armata musulmana. Nel Santuario sono custoditi centinaia di ex-voto donati dai pellegrini nei secoli per testimoniare le grazie ricevute.
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Fonte: Madonna della Corona - 17 luglio 2021
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IN EUROPA TORNANO I BISONTI E SALVANO LE FORESTE
Sono tornati i bisonti selvatici in Europa e la loro presenza sta riequilibrando l’ecosistema.
Questi animali si erano estinti nel 1919 in Europa e in seguito alla loro reintroduzione, avviata con 12 capi, oggi il loro numero si avvicina a 9mila esemplari. Le loro abitudini alimentari consistono nel mangiare l’erba e la loro presenza sta aiutando la Spagna a limitare i grandi incendi estivi che negli ultimi 10 anni hanno distrutto circa 741mila ettari di foresta. Ripulendo il sottobosco, i bisonti limitano il rischio che prenda fuoco. Secondo Fernando Morán, veterinario e direttore del Centro europeo di conservazione dei bisonti: “Questo animale è un potatore vivente, riesce a ripulire le parti più fitte della foresta permettendo alla luce di entrare e far crescere l'erba al posto del sottobosco secco”. Secondo il veterinario questo “riduce il rischio di incendi".
Gli ingegneri forestali spagnoli sono rimasti colpiti dal primo progetto iniziato nel 2010, quando sette esemplari furono liberati in 20 ettari di foresta di querce: questi animali stavano facendo il lavoro che avrebbero dovuto fare le guardie forestali, tagliando il sottobosco. “Il disboscamento di questo tipo costa circa 3mila euro per ettaro e il bisonte lo fa gratuitamente”, ha affermato Morán”. Inseguito alla diminuzione della pastorizia che riduceva i rischi di incendi, l’arrivo dei bisonti è un antidoto naturale che ridà speranza.
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Fonte: The Guardian - 14 aprile 2021
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I BOSCHI IN CITTÀ: QUANDO LA NATURA CI SALVA
Dall’inizio della pandemia di Covid-19 il mondo è cambiato e così la possibilità di spostarsi. Le limitazioni sono diventate ovunque barriere che hanno descritto nuove aree in cui vivere e muoversi, rendendo sempre più fondamentali gli spazi, soprattutto per chi abita in città.
La grande riscoperta di questo periodo storico sono stati i parchi cittadini. Nati nel 19° secolo con le grandi urbanizzazioni, i parchi pubblici sono un successo della pianificazione di re e regine lungimiranti o di amministratori visionari che già nei secoli passati avevano capito l’importanza di mantenere il contatto con la natura anche in mezzo alle grandi metropoli.
I parchi cittadini sono nati in seguito al cosiddetto movimento igienista nato al culmine della rivoluzione industriale, quando la popolazione delle città aumentava rapidamente e la vita di molte persone diventava sempre più malsana, con un accesso limitato alle aree verdi.
Nel 1843 Liverpool, in Inghilterra, progettò il Birkenhead Park, il primo parco urbano al mondo ad uso pubblico. Subito dopo a Parigi, Napoleone III ordinò che il Bois de Boulogne e il Bois de Vicennes fossero aperti alla cittadinanza. Carlos III concesse l'accesso pubblico ai giardini del Palacio del Buen Retiro per scopi ricreativi e il parco di Madrid divenne comunale. Dall'altra parte dell'Atlantico, a New York, nasceva Central Park.
Oggi ogni città ha i suoi spazi per stare nella natura e di questo dobbiamo ringraziare i pianificatori che duecento anni fa decisero di salvare queste grandi aree verdi dal cemento e dalla speculazione edilizia.
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Fonte: Ufficio studi Mezzopieno - 20 febbraio 2020
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