#Masnada
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ArtL_SF
Paul Harnden Pocket Blazer, Masnada tee, Julius reverse lamb leather low crotch pants, CCP Folded Belt + Derbies
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https://www.modaonlinemagazalari.com/moda-markas/masnada/
Masnada
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who had the best 2023 kit reveal and why is it soudal
#yes i am still thinking about this#the way i just know they did it in one take too like the PASSION the ENERGY the STYLE#i know what’s going on in the soudal marketing office approximately 0 percent of the time but clearly they’re doing something right#julian alaphilippe#casper pedersen#fausto masnada
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Masnada
ma-snà-da
SIGNIFICATO Gruppo di gente violenta e disonesta, o almeno rumorosa
ETIMOLOGIA dalla voce ipotetica del latino volgare mansionata ‘gente di casa’, da confrontare col provenzale maisnad, derivato del latino mansio ‘dimora’, ma in origine ‘organico di servi di una casa di un signore feudale’ .
«Fuori dalla p
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Dieci anni di monarchia assoluta. (...) Poi a gennaio 2015, King George aveva lasciato il trono perché proprio non ce la faceva più. (...) Altrimenti, potete starne certi, sarebbe rimasto ancora là (...) a comandare le operazioni, a fare e disfare governi, a organizzare ribaltoni (...). E anche dopo, fuori dalla reggia (...) per un bel po' si è fatto sentire: (a)ltro che pensionato. (...) quella di Giorgio Napolitano non è stata una presidenza leggera, neutra, notarile, ma sempre al limite e talvolta debordante. Come banale non è stata la sua intera vita pubblica. (...) Giorgio Napolitano era nato a Napoli (...). Figlio di un avvocato (...), studi classici, (...). Elegante, sobrio, parlava un inglese perfetto: nel Pci per le sue posizioni lo chiamavano l'amerikano. Oppure re Umberto (...). (A)ll'università si era iscritto al Gruppo Universitari Fascisti (...), nel 194(5) entrò nel Pci. Deputato dal 1953, (...), diventò presto uno degli esponenti di maggior peso dell'ala riformista, i cosiddetti miglioristi (...). (A)lla morte di Enrico Berlinguer (...) gli fu preferito (come segretario del Partito) il più (...) ortodosso Alessandro Natta. (...) Nel 1992 venne eletto presidente della Camera. (...) Nel 1996 Romano Prodi lo scelse come ministro degli Interni (...). Dopo la caduta del governo del Professore, (...) Ciampi lo nominò senatore a vita. Il dieci maggio 2006, (...) superando Massimo D'Alema, venne eletto undicesimo presidente della Repubblica italiana. (...) Due anni dopo Silvio Berlusconi rivinse le elezioni e per Napolitano si aprì un difficile periodo di coabitazione. Seguendo le orme di Ciampi, re Giorgio cercava di limitare il Cav con la moral suasion e successi alterni. (...) (Ne)l 2011 Berlusconi, indebolito da alcune defenzioni nella maggioranza, malvisto da Francia e Germania e (messo) sotto pressione con lo spread (...), fu fortemente convinto a passare la mano a Mario Monti, che nel frattempo King George aveva prontamente nominato senatore a vita. Regista dell'operazione, voluta da Bruxelles (Parigi e Berlino) e ritenuta un golpe (...), Napolitano. Monti e i suoi tecnici governarono un annetto (...). Nel 2013 nuove elezioni con la vittoria dimezzata del Pd (e il trionfo del m5s) (...). Il sistema si bloccò. (...) Senza governo, senza un accordo, senza un nome per la presidenza: (l')ingorgo istituzionale (...). Il 20 aprile 2013 nacque il Giorgio II. Tre giorni più tardi, dopo un discorso di fuoco di Napolitano alle Camere, Enrico Letta si insediò a Palazzo Chigi a capo di un esecutivo di unità nazionale (...). Letta tirò avanti per un po', finché il Quirinale non lo sostituì con l'astro nascente Matteo Renzi. Per Napolitano un paio d'anni (di benevolo controllo remoto), fino alle dimissioni nel 2015. Una lunga monarchia condizionata dalla crisi economica e dal vuoto di potere della politica che il Re della Repubblica ha riempito, segnata pure da ruvidi scontri tra Colle e magistratura, fatta di tanti rimproveri ai giudici «protagonisti», culminata con l'intercettazione «casuale» di un colloquio tra il presidente e Nicola Mancino e il conflitto di attribuzione con la procura di Palermo.(...)
Ritratto accurato di un AVVERSARIO ben più lucido e pericoloso di tutto il resto della masnada idealista autoinculante, cui rivolgere RIP e onesto omaggio - ha combattuto efficacemente; di M.Scafi su https://www.ilgiornale.it/news/politica/record-e-giravolte-politico-che-ha-segnato-nostra-repubblica-2214770.html
L'iscritto al Guf che diventa comunista, da Kruschev all'Amerika dei Dems., l'Internazionalista che diventa Gauleiter di Franza e Cermania, la difesa del proletariato che si fa golpe di Palazzo : medieval machiavellico (è un complimento), ma quale vita ricca di contraddizioni, fu sempre perfettamente lucido e fedele alla linea nella sua vita.
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Mestruare nei mesi estivi è una delle esperienze più devastanti che una persona possa sperimentare.
E non solo perché sei gonfia come un pallone, ti fa male la schiena, l'assorbente ti dà irritazione (sensoriale e non), il caldo accentua il sanguinamento e la pressione ti scende sotto terra.
Ma perché se hai la malsana idea di mettere il naso fuori di casa (e vivi a Milano) ti troverai circondata da una masnada di fiche atomiche coi loro vestitini svolazzanti, i loro capelli in piega perfetta e la loro pelle perfettamente asciutta e inspiegabilmente incapace di sudare, mentre tu hai la maglietta fradicia perché oltre al caldo estivo, il crollo degli estrogeni ti dà le vampate, i capelli da pazza perché quando ti sei svegliata avevi voglia di morire (grazie progesterone in caduta libera) e te li sei tirata su con la prima pinza che hai trovato e il portamento di una novantenne con una mano sui lombari che ti stanno facendo impazzire.
E niente.
Grazie Chip Taylor.
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PUZZOLENTI PEZZI DI PUZZLE
C’è che aveva l’amico immaginario con cui parlare e giocare e poi c’ero io che avevo l’amico immaginario con cui parlare e giocare ma era un bambino mutante del Popolo della Notte che avevo conosciuto in sogno. In un certo modo capisco la maestra che in terza o in quarta elementare chiamò il prete che mi asperse di acqua santa davanti a tutta la classe.
‘Il Sintetico più simpatico’ era l’appellativo di un personaggio (persona artificiale, per l’esattezza) che intorno ai 18 anni creai per una serie di tavole cyberpunk ambientate nel 2020. La storia ci insegna, però, che per quanto tu possa futurizzare con la fantasia, la gente che vuole l’hoverboard di Ritorno al Futuro è decisamente meno di quella che desidera una macchina con rombante motore alimentato a diossina.
Sempre da bambino, pronunciavo la parola ‘puzzle’ così come la leggevo, finché un giorno mio padre mi corresse... Si dice ‘pàsol’ - e io controbattei che no, se c’è scritto PUZZLE si dice PUZZLE sennò avrebbero scritto PASOL! E poi senti che odore cattivo di colla e carta vecchia! PUZZANO! Fu la prima vera lezione sulla dissonanza cognitiva del mondo degli adulti.
‘L’italiano deve morire!’ ho detto l’altro giorno a una persona non italiana che parlava l’italiano meglio del 70% degli italiani. E ovviamente non mi riferivo a un ostaggio in mano a una milizia straniera ma alla lingua. Nello specifico, dell’idea di lingua come immutabile fregio di superiorità nei confronti dell’altro. Siccome tra 350 milioni di anni ci sarà l’impatto del supercontinente e tra 1,5 miliardi di anni l'inclinazione assiale della Terra subirà uno spostamento fino a 90° con la devastazione totale di ogni forma di vita sulla superficie, non vedo perché perdere tempo a lagnarsi di chi usa termini come cringe o triggerare. Moriremo tutti e nel frattempo io ghosto tutti i rompicoglioni puristi in anticipo.
‘Non sono queste le cose importanti’ (o ‘Mi ci sciacquo il culo!’ se sono indispettito) è un mantra che via via sto ripetendo(mi) sempre più frequentemente: perché perdere tempo (sebbene io apprezzi grandemente chi lo fa tipo @firewalker) a spiegare alla gente che l’aggettivo SINTETICO accanto a CARNE non ha senso alcuno? Le persone vogliono sentir strillare un ipotetico maiale e credersi al sicuro nella quotidiana routine tradizionale, senza mai soffermarsi a riflettere che il vino con cui si demoliscono il fegato ha lo stesso alcol di quello che bevevano i loro nonni, tranne che questi ultimi inorridirebbero davanti ai correttori di acidità, ai solfiti e agli acceleratori di macerazione dei processi di vinificazione moderni. Sì, ok... tu che stai per lussarti il dito sul tasto del reblog il vino lo fai in modo ‘naturale’ ma cerca di capire il senso di quanto vado dicendo.
Se fosse per me, imporrei nelle scuole un’ora a settimana di addestramento a ChatGPT. E non intendo che i bambini imparino a conoscerlo ma che proprio lo addestrino con ogni minchiata che viene loro in mente. Vi prego... molto meglio che lo facciano loro piuttosto che una masnada di cinquantenni col terrore delle novità. Preferisco che il navigatore prenda il controllo della mia macchina e cominci a chiedere con tono lamentoso ‘Siamo arrivati? Siamo arrivati? Ma quando si arriva?’ rispetto ad algoritmi che girano sempre attorno a cali di peso, soldi facili e malattie immaginarie.
Per quanto io sia consapevole che questo comporterà altrettanti problemi, mi ha fatto piacere sentirmi dire da @ross-nekochan che io sono un BOOMER INVERSO cioè che invece di fossilizzarmi sulla sedia a dondolo e indicare col bastone i giovinastri moderni in modo sprezzante, al contrario mi sto aprendo sempre di più nei loro confronti. Lo so che il rischio è diventare il meme di Steve Buscemi "How do you do, fellow kids?" ma al massimo sarò considerato un bizzarro vecchietto simpatico e non quello che si lagna rabbioso che ai suoi tempi giocava a tirare sassi ai maiali e non ai videogames violenti.
E comunque @ross-nekochan, non è che le donne non facciano seppuku con la katana... nemmeno gli uomini lo fanno! La katana è troppo lunga per essere impugnata correttamente e sventrarsi in modo efficace (è lunga circa 1 metro con 70 cm di lama), perciò si usava il wakizashi, cioè la spada più corta (mezzo metro di lama) che era la ‘guardiana dell’onore’, mano sinistra sull’impugnatura, mano destra su un panno di seta avvolto attorno alla lama. Di solito la propria katana veniva consegnata a una persona fidata che, messasi dietro, avrebbe decapitato il sacrificante per evitargli disonorevoli smorfie di dolore.
Le donne, invece, facevano seppuku con il tanto (pugnale corto) e tagliandosi la gola... ma dopo essersi legate le gambe con l’obi perché sia mai che qualcuno sbirciasse sotto il kimono mentre agonizzavi.
Credo che per oggi basti così <3
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Norman Mailer accoltella la moglie che lo accusava di non saper scrivere come Dostoevskij al grido di “Lasciatela morire, quella puttana!”, ed altre imprese del grande scrittore
Il 19 novembre 1960 Norman Mailer (nato Nachem Malech Mailer), all’epoca lanciatissima “giovane promessa” dell’intellighenzia americana, in particolare per il suo saggio di pochi anni prima The White Negro, con il quale trasformava il teppismo bohémien dei giovani bianchi annoiati in una sottocultura rivoluzionaria, decise di dare un ricevimento per lanciare la sua candidatura a sindaco di New York, nell’appartamento dell’Upper West Side che condivideva con la moglie Adele Morales (artista e critica letteraria di origine peruviana) e le due figlie.
Fresco di arresto per oltraggio a pubblico ufficiale (aveva cercato di fermare un’auto della polizia come se fosse un taxi) Mailer aveva fatto di tutto per assicurare il sostegno dell’establishment progressista della città a una “struttura di potere” che avrebbe portato avanti le battaglie delle minoranze (tra le quali, per l’appunto, i “negri bianchi” che tanto gli stavano a cuore): una commistione, quella tra élite e rivoluzionari, che rappresenta alla perfezione l’anima della sinistra occidentale sin dagli esordi.
Nonostante la defezione di qualche “filantropo” come David Rockefeller, al party di Mailer convogliarono circa 200 ospiti, tra i quali Allen Ginsberg, Norman Podhoretz (in seguitò uno dei principali rappresentanti del neoconservatorismo bushiano) e una masnada di “derelitti, tagliagole e bohémien” che lo scrittore aveva raccattato letteralmente dalla strada.
Dopo aver bevuto tutto il bevibile, l’enfant prodige della controcultura americana cominciò a litigare con gli ospiti, obbligandoli a mettersi ai lati opposti della stanza a seconda se fossero a favore o contro la sua candidatura, per poi scendere direttamente in strada a prendere a pugni i passanti.
Alle quattro di notte passate, una volta tornato nel suo appartamento con la camicia strappata e un occhio nero, e constatato che tutti gli invitati se ne fossero andati (ad eccezione di 5-6 persone), Mailer se la prese con la moglie, probabilmente anche lei alticcia, la quale lo aveva apostrofato con un Aja toro, aja! per poi chiamarlo “frocetto” [little faggot] e insinuare che la “lurida puttana della sua amante” gli avesse tagliato i cojones (sic).
Secondo altri testimoni, la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe stata l’affermazione da parte della Morales che il marito non fosse bravo a scrivere come Dostoesvkij. Fatto sta che a un certo punto Mailer estrasse un temperino arrugginito dalla tasca e colpì la consorte alla schiena e al seno, perforandole il pericardio e mancando di pochissimo il cuore.
Ai presenti, scioccati per l’accaduto, Mailer intimò di “lasciar morire quella cagna” (o “quella puttana”, Let the bitch die). La donna venne prima condotta nell’appartamento al piano inferiore e poi all’ospedale universitario per un intervento d’urgenza.
Seppur in gravi condizioni, la Morales inizialmente disse ai medici di essere caduta su dei pezzi di vetro, ma due giorni dopo confessò alla polizia che era stato Mailer ad aggredirla; nel frattempo lo scrittore aveva fatto in tempo a rilasciare un’intervista televisiva al giornalista Mike Wallace, già programmata per promuovere la sua candidatura a sindaco, nella quale aveva sostenuto un’idea a lui particolarmente cara, cioè che il coltello rappresentasse per un criminale “la sua parola d’onore, la sua mascolinità”.
Quando la Morales ammise di esser stata colpita da Mailer, lo scrittore che in quel momento si trovava in ospedale venne subito arrestato. In seguito venne ricoverato per un paio di settimane in un istituto psichiatrico per una valutazione della sua sanità mentale, nonostante lo scrittore avesse implorato di non essere mandato con i pazzi poiché altrimenti “per il resto della mia vita le mie opere saranno considerate come frutto di una mente malata”.
A salvare la sua carriera, oltre che la clemenza dei giudici e la connivenza del milieu culturale newyorchese, fu probabilmente decisiva la scelta di Adele Morales di non sporgere denuncia in cambio del divorzio (ottenuto nel 1962). Mailer ne uscì praticamente indenne, e non solo dalla prospettiva penale, dal momento che i suoi amici “serrarono i ranghi” in sua difesa: il collega scrittore James Baldwin descrisse la sua “impresa” come un tentativo di liberarsi dalla “prigione spirituale che aveva creato con le sue fantasie politiche”, mentre il critico Lionel Trilling derubricò l’accaduto a “stratagemma dostoevskiano” messo in scena dallo stimato scrittore per “testare i limiti del male in se stesso”.
Qualche voce critica si sollevò dal fronte femminista: per esempio la scrittrice Kate Millett, proprio alla luce della violenza sulla moglie, tacciò l’intera opera di Mailer di legittimare il “sistema patriarcale”; tuttavia, quando Mailer si ricandidò a sindaco di New York nel 1969, le ideologhe Bella Abzug e Gloria Steinem lo sostennero con convinzione.
Le prime accuse di un certo rilievo sono giunte in tempi recenti, sia sulla scia delle memorie di Adele Morales (The Last Party, pubblicato nel 1997), sia con l’ascesa della cancel culture. Persino il “manifesto” di Mailer, The White Negro, è stato ridotto a espressione di esistenzialismo macho, ispirato a una concezione del maschile (anche in termini di aggressività e violenza) intrinsecamente positiva in quanto legato alla realtà e all’azione, e di conseguenza superiore al femminile, di contro schierato con l’artificiosità e il vaniloquio.
D’altro canto, per corroborare la sua candidatura a sindaco, Mailer abbozzò una lettera aperta a Fidel Castro nel quale biasimava che, a differenza di Cuba, negli Stati Uniti “troppi pochi colpi vengono sferrati alla carne. Qui siamo esperti nell’uccidere lo spirito, usiamo proiettili psichici e ci uccidiamo vicendevolmente cellula per cellula”. Se è probabile che annoverasse se stesso, in quanto intellettuale, tra i “carnefici dell’anima”, di certo ne includeva la compagna, le cui frecciate aveva definito come “una sequela di pugnalate psichiche” [psychic stabbings].
La mania per un certo tipo di mascolinità, declinata sempre in chiave progressista, emerge anche da uno dei punti più importanti del suo programma, con cui lo scrittore annunciava l’organizzazione di tornei cavallereschi in stile medievale a Central Park e corse di cavalli a Little Italy per contrastare la delinquenza giovanile.
Ad ogni modo, un parallelo più interessante è con il romanzo scritto dopo l’accoltellamento, Un sogno americano (1965) che racconta di uno stimato intellettuale e politico, Stephen Rojack, il quale in preda ai fumi dell’alcol uccide la moglie e poi si rifugia nei bassifondi di Manhattan dove, tra jazz club e puttane, scopre il valore liberatorio della violenza. Va osservato che al processo per l’accoltellamento della Morales l’avvocato di Mailer sostenne che il suo assistito avrebbe potuto “dare un contributo alla società” con il suo nuovo libro, che era appunto l’elogio letterario del suo gesto An American Dream…
.....
storia di fama, compagne, paraocchi e opportunismo...:-)
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l'Italia è quel paese in cui non si può mai fare qualcosa di buono per alleviare I tanti problemi di chi ha poco perché ci sarà sempre una masnada di cialtroni benestanti pronti a sottrarre risorse a proprio vantaggio e pochissimi controlli per fare sì che ciò non avvenga.
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"IL TETTO AL PREZZO DEL GAS IMPOSTO DALLA UE RISCHIA DI AGGRAVARE LA CRISI ENERGETICA". O MANCA IL GAS O NON FUNZIONA IL TETTO.
(BLOOMBERG / LITURRI)
Una masnada di coglioni...
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Muore oggi Roberto Colaninno, il più importante "capitano coraggioso" dei ruggenti anni novanta. Quando si affacciò una nuova classe imprenditoriale che oggi non esiteremmo a chiamare di "robben barons" per dirla all'americana: baroni ladri, speculatori, spoliatori del patrimonio pubblico.
Patrimonio Pubblico svenduto per un piatto di lenticchie da quelli che allora ineguamente consideravamo la crema dei civil servant dello stato italiano: Carlo Azeglio Ciampi, Romano Prodi e Massimo D'Alema.
Colaninno, guidò una cordata di imprenditori all'assalto della Telecom Italia, società leader ad alta redditività, senza debiti: la migliore Tlc company europea sicuramente. La acquistatono attraverso un "veicolo" (così le chiamavano all'ora) società con capitale irrisorio, la Tecnimont; troppo se questa società aveva una linea telefonica e una segretaria. Fatto sta che con i soldi a prestito di un pool di banche guidate da Mediobanche riuscì nell'impresa dell'acquisto. L'inghippò si capì dopo; Colaninno fuse la Tecnimont carica di debiti nella TIM società gioiello della Telecom Italia. In parole semplici con la fusione il risultato era che la TIM pagava l'acquisto della società madre Telecom Italia alla società acquirente e superindebitata Tecnimont. Loro assieme ai giornali compiacenti chiamarono l'operazione Leverage buyout: gli allocchi come ero io ci credettero al volo. Il Financial Times in una Lex Column dell'epoca definì l'operazione per quello che era, letteralmente "Una rapina in pieno giorno". La Telecom da quel giorno era una società zombificata. Tutte cose avvenuto sotto il buon governo ciampian prodian d'alemiano. La Crema. Il Meglio.
Se Berlusconi avesse fatto una operazione del genere, il pool di Milano avrebbe mandato una divisione corazzata a prenderlo. Non aggiungo altro. Se non quello di constatare quanto potevo essere stupido io a credere ad una simile masnada di banditi politici.
Poi arrivò Tronchetti Proverà che rilevò da Colaninno e amici che così uscirono dalla storia carichi di banconote senza aver mai rischiato nulla. La Rapina del Secolo.
A conclusione aggiungo che Colaninno ci ha fatto anche lo sfregio di candidare il figlio scemo (o troppo signore, tanto il lavoro sporco l'ha fatto il padre) nel PD mettendecelo a carico - da parlamentare - per una ventina d'anni. E noi, idioti, lo abbiamo votato.
Un capolavoro, Chapeau Ragionier Colaninno.
Giuseppe Masala
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Ti piace però essere un po' crudele. ...vero?
No, non riconosco in me tracce di sadismo.
Non ho filtri, però: se la domanda che mi viene fatta è priva di senso alcuno, a mio parere naturalmente, o le argomentazioni usate per ''spiegarsi meglio'', o controbattere all'esposizione di un deficit logico, sono inconsistenti, non mi preoccupo di farlo emergere, o di utilizzare eufemismi nel farlo.
Aggiungo che, sempre a mio parere, un eccessiva protezione che le generazioni italiane hanno ricevuto negli ultimi 50 anni almeno, per esempio a scuola (dove i programmi si sono facilitati man mano e di contro è venuta sempre meno la capacità sanzionatoria del personale docente), per esempio nello sport (dove viene eroso lo stesso spirito fondante di competizione per evitare di offendere qualcuno), per esempio nella scomparsa di riti d'assunzione di responsabilità civile e personale (il militare, per quanto sbagliata fosse, nella sua forma, la ''naja''), ci ha reso quella masnada di permalosi e presuntuosi ignoranti che siamo.
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Vegneva Natâl, sunava la “piva” e i bagaj imparaven la puesia. I geent viveven cunteent anca cun pócch o nieent, ma senza “lockdown” e inscì èl sia.
“A Sant’Ambroeus ul frècc èl coeuss” e l’è mèj ritirass in cà visìn al foeuch, ul campanón èl sunava la mezzanòcc ma ‘l luff e la vûlp, smagrii e afamaa per ‘vè patii la fam ‘mè duu cundanaa, cercaven la manéra de pudè segulass per tentà de supravîf senza pü sfanass.
Lûr duu truterelaven tütt rensciaa in vêrs la cassína püssee visína, luntan di cûrt e di can rabiaa e… delpè de la caséra de Cècch un bèll prüfüm han prüsmaa de pana frésca e lacc cagiaa.
S’hin daa de fà e finalmeent hin riüssii a passà de l’üs’cètt d’una puliroeula e rüaa là han cumenciaa a pucià i barbîs per una gran bèla sbafada tra duu amÎs.
Ul luff, gulûs, èl slapava pressûs la cagiada, cunt tüta la pana riservada a la vûlp scümelada che la nava innânz e indree, in punta de pee, per sicürass tütu quiètt e che la ghe passàss amò de l’üs’cètt: denânz, dedree e in mèzz.
Pürtròpp ul luff, quantu mai gusòtt, l’ha faa burlà gió un bèll baslòtt che cumè ‘n cûlp de s’ciòpp l’ha traa in pee un gran rebelòtt!
Cècch l’è scarligaa feu del lècc e brancaa ‘l furcón èl menava bòtt per tütt i cantón, ma la vûlp, svèlta e lingéra, cunt un sâlt l’eva gemò in mezz a l’era e ‘l luff, che inveci l’eva mangiaa tròpp e èl passava pü de l’üs’cètt per ul sò burigiòtt, dopu un bèll poo l’è rüaa, ma tütt sfurcunaa e èl vusava ‘mè ‘n matt, cumè fan i malnatt.
S’hin sluntanaa, pian pian, cun dificultaa, cun la vûlp, balóssa, che la faseva finta de zupetà.
«Ma porca bèstia, che masnada de bòtt, m’han fracassaa tütt i òss!… E tì?» l’ha domandaa ‘l luff pütòst curiûs.
«O che dulûr e vaa quantu sânch» l’ha respunduu prunta la vûlp che la s’eva impaltada apósta de róss.
E la sguagniva, ‘st’impustura, la se sturciava e peu la süplicava:
«Vütum, sü, che mì ne poeudi pü!»
«Beh, ma alura salta sü!»
E inscì la vólp la s’è cumudada e la diseva sottvûs, sü i spall del luff:
«Ran ran, ul malaa èl porta ul san! Ran ran, ul malaa èl porta ul san!».
«Ma s’te diset mai, inscì pian pian»?...
«Ma nieent, dumè ‘na quèj giacülatoria che la va ben sia incoeu che duman».
Prima de la Sciapéra, dopu ul sentee del Runchètt, hin naa gió in del Laval��tt. Ul luff èl bufava e ‘l se lamentava, ma la vûlp, scrucúna, amò la burbutava:
«Ran ran, ul malaa èl porta ul san,
ran ran, ul malaa èl porta ul san!».
E dopu ul praa, per pudè nà püssee in là, la rogia Mulgurana gh’è tucaa traversà. Al luff, sturdii e sfinii, la vûlp decisa la gh’ha dii:
«Ma tì te pensaree minga de lassamm chì!? Vaa, ciapa la rincursa e quând te salteree tì, püssee amò, in spala a tì, salteroo mì e oplà, se truarèm tütt e duu sü la spunda de là».
Avarii gemò capii cumè la sarà nada a finì! La vûlp, frésca e lingéra, l’è saltada de là, ul luff inveci l’è staa rüzzaa deent in de la pièna de la fregia cureent che, chissà, indè ‘l l’avarà purtaa!? L’aqua l’eva turbula, ma la murâl l’è ciara:
“va ben vèss bón, ma mai c……”
#ran ran ul malaa èl porta ul san#folklore#literature#lumbaart#lombard language#gallo italic languages#lombardy#lombardia#switzerland#svizzera#canton ticino#tessin
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Masnada
Masnada sost.s.f. folla più o meno numerosa.
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