#Marzo è stato uno stronzo
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ross-nekochan · 2 months ago
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Dopo mesi e mesi di peripezie, rifiuti di ogni genere, delusioni e bestemmie....
HABEMUS APPARTAMENTOOOOOO!!!!! 🥹
Trasloco previsto: 1 maggio 2025
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kon-igi · 5 years ago
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Se I focolai sono una buona cosa, ed erano previsti, dobbiamo aspettarci anche la seconda ondata invernale simil Spagnola che prevedono?
Chiariamo due cose su quello che questi due termini specifici, oramai ricorsivi nei media, hanno preso d’aspetto nell’immaginario collettivo...
ONDATA
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SPAGNOLA
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Prima di tutto ‘ondata’ è un termine che in epidemiologia non esiste e usato in questo contesto è troppo semplificativo da una parte e minatorio dall’altra (e forse è proprio per questo viene usato... scemi e spaventati, il non plus ultra).
Facciamo che utilizzeremo il termine PICCO DI INCREMENTO, questo:
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Non so nemmeno che gif ho utilizzato (in matematica sono una merda) ma il concetto è quello di uno statistico e inevitabile aumento del numero di:
Nuovi contagi 
Nuovi malati di Covid-19
Replicheremo, quindi, quanto avvenuto a Marzo e Aprile?
NO, CAZZO!
E per i motivi che andrò a elencare:
Intanto non siamo più la ragazza scema e bionda dalle tette grosse che nei film horror anni ‘80 deve andare a fare sesso nella stalla ed essere così la prima vittima rappresentativa dell’invulnerabile serial killer di turno.
1 - CONOSCIAMO LO STRONZO TAGLIAGOLE
SIAMO LA FINAL GIRL
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Sappiamo dell’esistenza del Sars-Cov2, come si trasmette, i sintomi del Covid-19, il suo decorso, le complicazioni e i trattamenti, sia farmacologici che di supporto vitale. Miga bae!
2 - ABBIAMO IMPARATO L’IMPORTANZA DI APPIATTIRE LA CURVA
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Cioè di prevenire quel numero eccessivo di pazienti con Covid-19 che saturerebbero prima gli ospedali e poi le terapie intensive, sottraendo posti letto e cure a tutti, col rischio che si finirebbe col fare triage di catastrofe (curi solo chi ha più possibilità di sopravvivere e lasci morire gli altri).
Questo LASCIANDONE A CASA UN BUON 80% (poco più di una banale influenzae™) e OSPEDALIZZANDO IL RESTO (di cui solo un 4,7% in terapia intensiva, con età superiore ai 70 anni e malattie cardio-vascolari, respiratorie e diabete gravi).
3 - STIAMO UTILIZZANDO MASCHERINE E FACENDO DISTANZIAMENTO SOCIALE
Che per quanto possa essere motivo di scherno riderone sulle vostre bacheche facebook, in cui fate a gara a postare foto di gente meno intelligente di voi con la mascherina storta o di gruppi di persone che sono felici in gruppo e voi invece no (ma qua il virus non c’entra nulla), è sempre un passo più avanti rispetto a Gennaio, momento in cui le maschere erano solo quelle di Carnevale e si limonorgiava alle apericene.
4 - ORA ABBIAMO LA PSEUDO-IMMUNITÀ DI GREGGE
Dico ‘pseudo’ perché la verà immunità di gregge si avrà solo con un vaccino che faccia sviluppare gli anticorpi (le IgG, immunoglobuline G) in modo totale e completo in una predeterminata percentuale di popolazione (50-83%), però intanto questi contatti non-sviluppanti Covid-19 stanno indebolendo l’infezione circolante (non il virus... il virus è tale e quale. Solo che adesso le infezioni sono deboli o non riescono a far sviluppare Covid-19).
FEBBRAIO-MARZO
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OGGI
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Siamo di sicuro più preparati rispetto a Gennaio-Febbraio-Marzo, quando il virus si è abbattuto su di noi come una motosega in fiamme su un panetto di burro.
Per ciò che riguarda LO STUPIDO PARAGONE CON L’INFLUENZA SPAGNOLA DEL 1918 mi stupisce che per spiegare il fenomeno della recrudescenza virale invernale si sia usato 
Un virus della famiglia Orthomyxoviridae che è imparentato col Sars-Cov2 (Coronaviridae) tanto quanto un gatto con una medusa (urla di disappunto di @thec8h10n4o2 e @firewalker). Gli unici punti in comune sono le modalità di trasmissione e che entrambi sono diventati pandemici.
Un virus di cento anni fa che ha flagellato una popolazione indebolita dalla guerra e dalla fame, in un periodo in cui la virologia era all’età del bronzo, non esistevano antibiotici per le complicazioni sovrainfettive e il 95% della popolazione si puliva il culo ancora con le foglie.
Un virus che ha ucciso principalmente per il fenomeno della tempesta citochinica, quindi persone giovani e in buona salute, a differenza del Covid-19 in cui questo fenomeno è stato più blando e ha interessato una popolazione anziana e già compromessa.
Un virus che non si sa quanto sia stato direttamente responsabile delle centinaia di migliaia di morti, occorse in buona parte per la succitata immaturità della scienza medica e delle pessime condizioni ambientali.
PIUTTOSTO
Se proprio avete bisogno di un po’ di pepe al culo della vostra smodata voglia di essere persone prepperate in un mondo popolato di zombie, distogliete l’attenzione da questo virussetto del cazzo e ponetela su altri patogeni ben più minacciosi...
TIPO IL VIRUS DELLA FAMIGLIA ORTHOMYXOVIRIDAE G4 EA H1N1 CHE STA TENTANDO IL SALTO DI SPECIE DAI MAIALI ASIATICI ALL’UOMO oppure IL NUOVO LYSSAVIRUS DELLA RABBIA, PER CUI NON ESISTE VACCINO O CURA (X), TROVATO IN UN GATTO MORSO DA UN PIPISTRELLO AD AREZZO...
Non per essere ridondante e melodrammatico ma con questa frenetica antropizzazione forzata dell’ambiente per avere allevamenti e colture intensivi e vedere sulle nostre tavole carne, pesce, frutta e verdura a buon mercato, stiamo dando ragione a uno dei più grandi filosofi del ventunesimo secolo
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Grazie dell’attenzione.
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venice-world · 4 years ago
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1 PENSIERI 1
Mai nella mia vita avrei mai pensato di scrivere un libro. Spesso ci sottovalutiamo, noi esseri umani siamo strani, vogliamo una cosa e poi una volta ottenuta perdiamo l’interesse. Oggi 29 marzo 2021 provo qualcosa di inedito dentro me, una sorta di solitudine, voglia di alienarmi da tutto. Adoro le cose scritte di getto senza pensarci, sono le più sincere, la sincerità è fondamentale. Mi ritengo diverso da tutti, ho una personalità inquietante, in un momento potrei scalare l’everest, nell’istante successivo sono apatico, privo di senso, mi chiudo in camera spengo il cervello e attendo che il mostro vada via. Il bello di questo libro è che non ha nessun senso logico, come ogni cosa che faccio. Vorrei stare bene con me stesso, sentirmi libero, essere sereno. É la cosa che desidero di più. Vorrei vivere in una casa in campagna, nel silenzio, immerso nella natura, sarebbe la cosa più appagante del mondo. La pandemia sta rovinando la mia stabilità mentale. Mi fa stare male fingere di essere felice, ma è necessario perché nessuno può darmi la soluzione al problema, solo io posso. Pensiamo tutti di essere brave persone, ma dentro ognuno di noi, chi più chi meno, c’è del marcio, l’uomo è un peccatore per natura. L’estate è un periodo bellissimo, perché vado quella settimana a Giulianova a vivere quella spensieratezza che durante il resto dell’anno non ho. Mi ricordo una volta che tornato a casa dopo quella settimana, piansi, al solo pensiero che sarebbe tornata la normalità. Piangere credo sia una delle sensazioni più liberatorie che si possano provare. Oggi avrei dovuto studiare, non l’ho fatto, sono andato a pranzo da mia nonna e poi sono stato sul letto per 6 ore a guardare il vuoto, la sera ho visto la nazionale, che ha vinto 2-0 e forse a pasquetta nonostante la zona rossa riesco a uscire. Raccontare la quotidianità fa bene dicono, è un modo di sfogarsi. Faccio lo stronzo e sono freddo ma in realtà voglio amare, proprio ieri mentre parlavo con un’amica le ho confessato che il periodo più felice della mia vita è
stato il periodo in cui sono stato fidanzato, dal 2014 al 2017, un periodo fantastico; mi sentivo invincibile, senza problemi a cui pensare, innamorato della vita. Un altro momento speciale che ricordo sempre con emozione, ero sul treno che facevo velletri-roma termini avanti e indietro aspettando l’ora di pranzo per tornare a casa e far credere a mia mamma che stavo a scuola, e mentre ero su quel treno ascoltavo “dove gli occhi non arrivano” l’album di rkomi appena uscito e guardavo il panorama sognando un futuro migliore. Già lo so che in questo libro ci saranno errori verbali o altro ma me ne sbatto il cazzo, i pensieri vanno presi al volo e incollati qui, come vengono vengono. É incredibile come riesco ad innamorarmi di tutte le ragazze che incontro sui mezzi, come fate a esse tutte fighe, tacci vostra. Riuscirò un giorno ad essere totalmente me stesso con le persone? Penso sia difficile come rimorchiare in discoteca :)
Vorrei scrivere una canzone e registrarla, quando avrò qualcosa di vero da dire forse la farò. Altro momento che voglio raccontare, 1 gennaio 2020 ore 6:10, buio, io alla stazione di Velletri aspettando di tornare a casa, un freddo boia e un sonno incredibile; prendo le cuffiette e metto “NO PROBLEM” di bresh, non so mi ha dato delle vibes uniche, mi sentivo leggero, correvo sulle nuvole, che sensazione! O forse ero fatto come una pigna e ho enfatizzato troppo. Mi diverte osservare le persone, fare delle teorie su cosa pensano, come sono fatte, ognuno di noi ha quella cosa che lo differenzia dall’altro. Spesso mi lamento del fatto che non riesco a godermi niente, sono dipendente dal futuro, spezza ogni mia aspettativa, su tutto, però la vita è uno schiocco di dita, oggi ci sei domani non si sa. La musica mi tiene in vita, è alla pari del respirare; adoro associare le canzoni ai momenti importanti. Quando mi sono lasciato nel 2017, è stato uno dei periodi più bui della mia vita; lo stesso giorno uscivano 3 dischi che ancora oggi a sentirli provo quel malessere che mi riporta indietro nel tempo. I 3 dischi erano “fenomeno” di fabri fibra, “DAMN” di kenrick lamar e “zzala” di lazza. Christian è il mio migliore amico, il fratello che non ho avuto, vorrei parlare di più con lui, fare discorsi seri, sapere cosa prova, cosa pensa ma rispetto il suo essere timido. Elisabetta ti voglio bene, sei mia sorella, ma una cosa te la devo dire, evita il più possibile di stare a metà nelle
situazioni, non rimanere nel limbo, sii decisa e vivrai molto meglio ogni cosa. Elisa, invidio il tuo modo di vivere con estrema gioia ogni cosa che fai, sei contagiosa nel senso buono del termine. Alessia, sono felice che ci siamo riavvicinati, sei migliorata sotto tutti i punti di vista, ora sei più matura e consapevole. Croce, una persona vera, genuina che ogni volta viene travolto dalla vita; un giorno troverai la tua identità e sarai realizzato, spero di esserci. Sentivo il bisogno di dire queste cose che forse già saprete ma che ribadisco con piacere. Non avere segreti è la base di ogni rapporto. Le novità mi terrorizzano. Soffro di disturbo bipolare, lo sanno poche persone perché tanto se gli altri sapessero non farebbe differenza. Alessia mi distrugge il fatto che non ho avuto il coraggio di dirtelo, mi dispiace tanto, è difficile. Mi pesa parlarne, infatti credo che concluderò quest’argomento con una citazione tratta dal mio film preferito, “Joker”: “la parte peggiore di avere una malattia mentale è che le persone si aspettano che ti comporti come se non l’avessi”. Che fastidio quando il giorno dopo hai una cosa importante da fare e vorresti che la notte durasse per sempre. Sono diventato moderatore di un canale twitch, mi fa sentire parte di qualcosa. Non mi frega niente di come mi vesto, se potessi mi vestirei con le stesse cose ogni giorno. Quando esco con alcuni amici, mi prendono per il culo su questa cosa, all’inizio ci stavo male, poi ho capito che devo essere me stesso sempre, a prescindere da tutti. Ho prodotto beat e ora sono a 921 visualizzazioni totali, punto a 1000, sarebbe una grande soddisfazione. Non sono ancora pronto a dirlo ai miei amici, forse un giorno si. Ora sono le 2:27 ed è una di quelle notti che vorrei durassero per sempre, perché il domani mi spaventa, non sono pronto a viverlo, prendo tempo facendo altro, provo a fregarlo ma lui non ne vuole sapere di fermarsi. Non produco da tantissimo, ormai faccio uscire solo vecchi progetti credendo sia abbastanza, non è così. Sono andato da solo al cinema a vedere “Joker”, è stato uno dei momenti più intimi della mia vita. Quando sono da solo è come se ci fossero tante versioni di me nella stanza che conversano, è il modo migliore che ho per spiegare cosa sento. Prima o poi imparerò a suonare la chitarra, strumento affascinante. Voglio andare a Venice Beach, comprarmi uno skate e chillarmela godendomi ogni singolo
attimo. Vorrei imparare a surfare, credo che sia una figata, una sensazione di onnipotenza in cui domini il mare. Faccio tantissima autocritica, sono estremamente razionale. Credo che quello che sto facendo qui su questo foglio sia qualcosa che non tutti sarebbero in grado di fare; e non parlo di scrittura, parlo di avere il coraggio di esternare ogni nostro pensiero, emozione, sensazione. Questo è solo il primo capitolo di questo mio flusso, fatto per necessità e non per convenienza, col cuore. Non abbiate paura di vivere. Lo dico a voi così magari ci credo un po’ anch’io.
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chiamatemefla · 5 years ago
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«Ancora non ci credo che sei del Novantadue.» Antonio si rigira tra le mani la sua carta d’identità, stranamente poco interessato alla foto da quindicenne con i capelli flosci, incredibilmente preso dalla sua data di nascita scritta storta sulla carta marroncina.
È marzo, sono le quattro del mattino, Giacomo dorme scomposto su una delle poltroncine della sala d’aspetto dell’aeroporto di Ciampino e Gabriele sta giocando, con poca fortuna e ancor meno coordinazione, a qualcosa sulla sua PSP.     
«Non capisco perché ti fa così strano.»
Antonio gli restituisce il documento, affonda il naso nella sciarpa che tiene stretta intorno al collo e fissa le insegne per il bagno di fronte a lui.
«È che avrei dovuto saperlo prima, se non altro chiedere, no che lo scopro quando mi inviti ai tuoi diciott’anni.»
«Se ti consola dovevo nascere l’anno prima ma ho deciso di farmi quindici giorni di vacanza in più. Poi, giustamente, mi madre s’è rotta er cazzo e s’è fatta fa il cesareo.»
«No, per carità, a dicembre no che poi nascevi sagittario.»
«Mo te ne intendi di oroscopo?»
«Vivici te con mia madre, poi vedi come te ne intendi di oroscopi.»
«E cos’hanno i sagittario che non va?»   
«Ma che ne so, so solo che non si reggono.»
«La Fra è nata a dicembre.»
«E che me lo dovevi di’...»
Gabriele impreca a bassa voce, schiaffeggiandosi la coscia con frustazione e svegliando un alquanto confuso Giacomo seduto nel sediletto accanto.
«Hanno aperto i banchi per il check-in?»
«Seh, lallero, dormi Giacomì che qua ne abbiamo ancora per un’ora e mezzo.»
Giacomo, neanche a dirlo, si è riaddormentato prima che finissero di parlare.
Il padre di Gabriele li ha scaricati nel parcheggio deserto dell’aeroporto nel freddo pungente delle mattine di fine febbraio, ha tirato fuori dal bagagliaio della sua gip le loro quattro valigie, e se n’è andato dicendo in tutto tre parole assonnate e uno “State attenti” bisbigliato da sotto alla sua barba scura.
Il padre di Gabriele sembra un po’ Hagrid se Hagrid fosse stato un carabiniere abruzzese con i capelli tirati indietro per nascondere i primi cenni di calvizie. Come Hagrid, però, era probabilmente l’uomo più buono e disponibile che conoscesse, talmente paziente da offrirsi per fargli lezioni di guida oltre che aiutarlo con la teoria.
Sua nonna continua a dire che, oltre al cesto, dovrebbero fargli un monumento. Suo nonno continua a chiederle quando lo farà anche a lui, che ha insegnato a guidare non solo a lei ma anche a quel gran pericolo della strada di zio Giulio, ma ogni volta viene zittito con un’occhiataccia.
Sotto ai giacconi, buttati addosso alla rinfusa con la scusa di non volerli dimenticare in giro, Antonio gli tiene la mano, gioca un po’ con le sua dita, a volte gliela stringe appena un po’ seguendo il flusso di pensieri che gli fa aggrottare le sopracciglia.
Gabriele li guarda, perplesso, prima di tornare al suo videogioco, Antonio ne approfitta per inspirare a fondo.
Secondo lui avrebbero dovuto dirglielo prima di partire, mettere le carte in tavola fin da subito e poi che arrivasse quel che doveva, avrebbero tranquillamente potuto passare la vacanza separati se l’idea fosse loro sembrata intollerabile.
Flavio aveva fatto il codardo.
«Jà, Fla’, ma ti conosce da quando siete bambini ma ti pare che ti smette di parlare?» aveva concluso Antonio, esasperato, appena poche ore prima, mentre tornavano a casa dopo essersi casualmente incontrati durante la passeggiata serale di quella bestia immonda del cane di Antonio che lo odia visceralmente e vuole la sua pelle.
«E se lo fa Giacomo?»
«E allora è un coglione e se se ne va lontano c’abbiamo guadagnato.»
La conversazione era andata così per i successivi cinquecento metri per finire quasi in lite proprio davanti al portone di casa sua dove Antonio aveva semplicemente sospirato, scosso la testa, e guardato negli occhi con la stessa espressione che ha ad ogni compito di latino riconsegnato con un bel quattro sopra.
«E mo cinque giorni come facciamo?» era stata la sua domanda, fatta con le mani in tasca e un po’ di imbarazzo nella voce, e Flavio aveva realizzato che non aveva pensato a quel dettaglio, che nel grande piano escogitato per non farsi scoprire non aveva messo in conto il modo in cui era diventato spaventosamente normale scambiarsi piccole attenzioni quando gli altri non guardavano.
«E mo cinque giorni so cazzi e solo metaforici, me sa.»
Sente la spalla di Antonio urtare la sua, si guarda intorno spaesato e lo vede solo ammiccare verso Gabriele che ha finalmente ceduto al sonno e si è addormentato, praticamente piegato a metà, abbracciato al suo zaino.
«Me lo dai l’ultimo bacio per il resto della settimana?» Antonio si è appoggiato sulla sua spalla e glielo sta praticamente soffiando nell’orecchio, lo stronzo, è sicuro che se potesse vederlo lo troverebbe a ghignare con una certa soddisfazione.
«Ma te facevi l’infame così pure co’ quello che t’ha mollato male?» 
«No, quello l’ho trattato fin troppo bene.»
«E allora il contrappasso ‘o devo pagà io? Famme capì.» 
«No, tu devi solo dare un bacio al tuo ragazzo.»
«E se ci vedono?» 
«Ma come se ci vedono? Mi baci dietro alla chiesa ad orario di messa e ti preoccupi se ci vede la signora delle pulizie di Ciampino? Abiti a un’ora buona da qua, ma chi ti conosce? E poi gli amici tuoi in coma stanno, mica possono svegliarsi mo mo. Che sono, i belli addormentati pe’ corrispondenza? Qualcuno si bacia e loro si alzano? E dai!»  
*
Ha spedito tre cartoline: una ai suoi nonni, una a Chiara, una a zio Giulio. Sono belle cartoline, foto nitide nella luce aranciata del tramonto, tutte simili, con la stessa vista del centro storico preso da Ponte Carlo.
Poi ha comprato una cartolina anche per sé, per scriverci su l’itinerario ed infilarla in quello che, in principio, doveva essere un album fotografico ma stava diventando, pian piano, il suo atlante personale. Aveva iniziato a farlo da bambino, quando visitava un posto nuovo ogni domenica e non aveva una macchinetta per immortalare le colline toscane o il mare azzurro azzurro di Gaeta, aveva continuato dopo il suo viaggio in Francia con la scuola al terzo anno di liceo, dopo la gita in Inghilterra in quarto e per la trasferta in Sicilia dell’estate scorsa.
La cartolina che compra in uno dei tanti negozietti di souvenir di Praga ha stampato sopra un disegno stilizzato della piazza centrale, poche linee nere su fondo bianco, ché non ha voglia di una foto che gli ricordi di quel viaggio — ne ha già tante, più o meno belle, e l’unica che vorrebbe stampare la può, purtroppo, solo tenere impressa nella mente.
Un quadretto di un bianco asettico che ha come protagonisti una moquette polverosa, Antonio, due trolley azzurri, la chiave magnetica per una camera doppia e il ghigno che si apre sul viso del suo ragazzo alla vista di quel letto matrimoniale senza spalliera e con le lenzuola ancora da mettere.
Non è la prima volta che dormono insieme. Lo hanno fatto in tempi non sospetti, quando Antonio aveva troppo da fare col suo telefono che non prendeva nella casa tra i monti abruzzesi in cui Gabriele li aveva trascinati per pasquetta. Lo hanno fatto a capodanno, tra mille imbarazzi per un bacio dato due settimane prima e di cui nessuno dei due aveva fatto parola, una notte che, per quanto breve, era stata passata a prendere le misure.
Era arrivato febbraio, erano diventati “una cosa”, ed ora che è fine marzo si chiede se abbia senso imbarazzarsi così al solo pensiero di condividere il letto con qualcuno che ha dormito con te più di quanto tu non abbia fatto con te stesso.
Antonio sembra genuinamente brillare all’idea.
«Sul sito facevano vedere due letti separati.» dice, senza smettere di sorridere, abbandonando il trolley accanto all'entrata per piazzarsi al centro della stanza tutto spettinato e col cappello di lana in mano. 
Flavio si sente estremamente fortunato e, fosse anche meno emotivamente costipato, lo direbbe.
Praga era stata un'idea di Gabriele, una scusa per partire tutti insieme ed un portare avanti la tradizione che vuole i futuri diplomandi in viaggio per l'Europa in quell'unica settimana di fine marzo che i professori, un po' contrariati, fingono di concedere visto il veto della preside a qualsiasi uscita didattica durante l’ultimo anno.
Il biglietto era stato prenotato a ottobre, le stanze a novembre, e mentirebbe se dicesse che non ci sta pensando da allora — ma a novembre era diverso, a novembre dopo infiniti tira e molla Antonio aveva rotto definitivamente con chiunque fosse la persona che lo faceva essere perennemente imbronciato e lui non riusciva ad essere altro che arrabbiato.
Pensava di essere protettivo nei confronti del suo amico e a quanto pare, invece, era solo geloso.
La loro camera, in ogni caso, doveva essere una semplice doppia, due lettini separati da un comodino che già stavano pensando a come spostare, e invece si erano ritrovati con una matrimoniale vista cortile. Il ragazzo al banco della reception si è scusato dieci volte, loro dieci volte con un inglese zoppicante hanno risposto che non importa.
In ascensore Antonio non aveva fatto altro che dargli spallate, Giacomo era riuscito ad addormentarsi in piedi, Gabriele aveva solo aggrottato le sopracciglia come se stesse cercando di mettere a fuoco qualcosa nell’aria calda di quella stanzetta semovente.
Ma non ci vuole pensare.
Lo specchio alla sua destra gli restituisce un’immagine che, si accorge, non ha mai visto prima - ed anche quella sarebbe una bella cartolina, si dice, ma sa che ne sarebbe geloso, che non permetterebbe a nessun altro di guardarla.
Due ragazzi abbracciati, fronte contro fronte, le labbra che sanno ancora di baci e i capelli schiacciati dai berretti che hanno indossato fino a poco prima — sembra quasi la scena di un film, di quelli che non guarderebbe se passassero in tv ma che andrebbe a cercare quand’è solo per piangerci in silenzio.
Si sporge di nuovo per sfiorargli le labbra ancora una volta, lo sente sorridere, accarezzargli le guance come fa ogni volta che lo bacia e sanno di avere un quarto d’ora prima di uscire di nuovo, imbacuccati e col naso nelle sciarpe, a cercare di sfiorarsi casualmente e passarsi la birra con fare distratto.
Sente il naso di Antonio solleticargli il collo, un bacio che si posa lì dove comincia la spalla e la vibrazione leggera di una risata silenziosa contro la pelle.
«Che dici, è il momento sbagliato per dirti che ho portato il pigiama del Napoli?»
*
Non è successo a Praga, non è successo a pasquetta, non è successo neanche al compleanno di Giacomo quando tutti intrisi di alcol come neanche i vecchi stracci con cui pulivano le scale del suo palazzo né in uno dei qualsiasi momenti in cui poteva succedere e non è successo.
Di notte il belvedere è bellissimo, i paesi vicini sono laghetti di luce su un mare pieno di onde, ma ora è autunno e sono le cinque del pomeriggio. 
D’estate quel posto è sempre pieno, soprattutto di coppiette e famigliole con bambini che si godono il panorama mentre i pargoli scendono cento volte dallo stesso scivolo.
Ma è fine settembre, ha da poco smesso di piovere, e sul colle non si avventurano neanche le coppiette in cerca di intimità, ci sono solo lui, che è salito a piedi dal paese e inizia ad aver caldo nella sua felpa, e Antonio che fuma nervoso appoggiato al cofano della macchina.
Quella sigaretta è solo un apostrofo tra la conversazione che hanno avuto appena qualche ora prima sulla strada di casa e quella che avranno tra poco, aspettando che i lampioni si accendano e il parapetto di metallo nero si affacci direttamente sulla vallata sottostante pinticchiata di stelle.
«Sono venuto con te alla cresima di Chiaretta.» ecco il primo colpo, una parola e un tiro di sigaretta mentre lo fissa dritto negli occhi con aria affranta, arrabbiata, chissà cos’altro.
«C’ero al matrimonio di tua madre, ai settant’anni di tuo nonno, alla festa di pensionamento di tua nonna.» si passa una mano sul viso, tra i capelli la tuffa nella tasca del giacchetto di jeans e guarda altrove.
«E ogni volta mi sono vestito bene, sono venuto in un posto in cui non c’entravo un cazzo, ho stretto mani e firmato bigliettini d’auguri e sorriso a tutta una serie di parenti che mi guardavano giustamente perplessi e sono stato il tuo amico.»
«Antonio…»
«No, adesso ti stai zitto.» stende un braccio in avanti, come se non volesse farlo avvicinare, e Flavio si chiede se davvero lo conosce così poco da non sapere che, no, fare un passo avanti è l’ultima cosa che gli passa per la testa.
Antonio va fatto sfogare da solo, come un temporale.
«E non ti sto dicendo che devi dirlo a casa, fossero tutti come i miei a quest’ora non ci starebbero più guerre, ma capisci dove sbagli?»
«Lo sai che lo capisco.»
«E invece no, non lo so. Ma sai chi lo sa? Alessandro. E Francesca, cazzo. Lo sa Francesca ma non lo sanno i tuoi migliori amici. Lo sanno due stronzi che ci possono rovinare la vita ma non lo sa chi ci potrebbe parare il culo.»
Sposta il peso da un piede all’altro, lo sguardo a terra e Antonio che tossisce qualche passo più in là, colpetti secchi e stizzosi come ogni volta in cui è nervoso.
«Lo sa Nicandro, Fla’...ma quanto ti credi che siamo furbi? Quanto credi che sono stupidi gli altri?»  
È successo tre giorni prima a casa di Gabriele, tra le mille occhiate che il suo migliore amico e le mille espressioni perplesse di Giacomo. Nicandro aveva cenato con loro, aveva assaggiato un sorso di birra al limone avanzata dall’estate, e guardando lui e Antonio parlare vicini sul divano aveva chiesto ad alta voce «Ma voi due state insieme?».
Gabriele lo aveva praticamente trascinato fuori dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle, Giacomo non aveva parlato prima di aver tirato giù gli ultimi sorsi della bottiglia di vino che avevano aperto per l’occasione, piantando i gomiti sulle ginocchia con fare meditabondo, accarezzandosi sovrappensiero la cicatrice lasciata da una marmitta incandescente sul suo polso destro.
«Ah, ecco perché il gatto di Flavio odia Antonio…» aveva mormorato, con un sorriso vittorioso sulle labbra, parlando più con se stesso che con loro due e Gabriele era uscito dalla cucina trascinandosi dietro un imbarazzato Nicandro e una serie di domande che stanno per piovere loro addosso.
Quello sarebbe stato un momento perfetto per farlo, sospirare esasperato e chiedere “Ma possibile che Nicandro c’è arrivato prima di voi?”, scoprire le carte in tavole e farli sentire nauseati dall’idea di aver passato del tempo con una coppietta, proprio quello che evitano da sempre, proprio quello che evitano accuratamente di fare.
E invece non l’aveva fatto.
Non era successo neanche in una sera di inizio autunno dopo una bottiglia di rosso forte. 
Prima ancora che chiunque di loro potesse parlare, Antonio aveva riso di gusto, poi si era alzato lentamente e se n’era uscito senza neanche salutare. La serata era finita in un silenzio di tomba, lo stesso nel quale era tornato a casa e che l’aveva colpito, pesante come un macigno, durante la domenica che era passata e lo aveva trovato solo, sdraiato sul suo letto a chiedersi cosa c’è che non va in lui.
Non gli piace parlare di sé.
Anzi, no, Flavio adora parlare di sé finché il discorso va solo dove vuole lui, finché può scegliere, finché può tenere qualcosa per sé — e se da una parte sa che questo può solo far male a chi gli sta intorno, dall’altra non riesce a smettere.
«Non è quello, Anto’.» sospira, tirando la testa indietro. «E che poi penso: e se succede un casino? E se non trovo il modo di riaggiustarlo sto casino? E non dico casino che, boh, la gente dice “che schifo” e non ce parla più, de quello sticazzi, dico...altro. Vivemo in un buco de mondo, quanto ce mette a diffondese la storia? Tu non c’eri quando è venuto fuori di Alessandro.»
«E quindi la tua idea sarebbe?»
«Non ce l’ho un’idea. C’avessi un’idea staremmo a discute su un cazzo de belvedere co’ un’unimidità del trecento percento?»
Da qualche parte nella campagna sotto ai loro piedi due cani stanno litigando quanto loro, e si chiede se almeno uno di loro sia ragionevole e non stiano tentando, come lui e Antonio, di fare a gara e chi c’ha più voglia di rovinarsi la vita a suon di prese di posizione.
«Ti sta bene così?» chiede Antonio, buttando la sigaretta a terra e pestandola con un po’ troppa veemenza. 
«Non che non mi sta bene! Ma con chi cazzo sei stato gli ultimi sette mesi? A me me rodeva er culo quando parlavi con lo stronzo di giù, stavo male quando Salvatore faceva le battutine del cazzo sulle ragazze e te le presentava, mi viene voglia di spaccare le cose ogni volta che nonna caccia fuori la storia che, boh, ci sperava proprio che zio Giulio le avrebbe fatto almeno un nipotino.»
Si avvicina un paio di passi, Antonio gli fa spazio sul cofano perché possa appoggiarsi anche lui, ma Flavio rimane un po’ distante, aspetta di dire tutto quel che ha da dire prima di sentirsi l’altro addosso. 
«Io lo vorrei dire a tutti che sei il mio ragazzo. Soprattutto perché sei più figo di metà dei fidanzati di quelle che conosco.»
«Lo so.»
«Quale delle due cose?»
Antonio non risponde, si passa solo entrambe le mani sulla faccia con una risata bassa e stanca e rimane così, coi palmi sul viso, come quando cerchi di tirarti via il sonno dagli occhi o la tristezza dalla bocca.
«Tu l’hai capito che io non è che ce l’ho con te perché non sei pronto ma solo perché continui a dire il contrario quando non è vero e poi ci stiamo di merda tutti e due?»
«In realtà no.»   
«Marò, ma chi m'ha cecato a me?» chiede, senza smettere con quella risata che sembra più un sospiro, come se tutta quella situazione fosse una commedia pessima e non una tragedia annunciata, causata da promesse non mantenute, tempistiche storte e segreti grandi come case.
Ma Antonio non sembra più arrabbiato, ora, sembra solo stanco e Flavio sa che è sbagliato ma lo vede come un traguardo.
*
Semplicemente non succede. 
Non tutto insieme, almeno, non c’è alcun momento catartico o grande ammissione di intenti, non da parte sua perché Flavio è codardo ma anche estremamente testardo ed ha deciso di farlo, certo, ma a modo suo.
Cominciano con piccoli tocchi casuali, sguardi un po’ più lunghi, l’azzardo di tenersi per mano quando sono insieme a persone di cui si fidano.
Continuano con un bacio fugace mentre cucinano davanti a tutti, il dormirsi addosso sul sedile posteriore della macchina di Giacomo mentre tornano da qualche serata di bagordi, mangiare dallo stesso piattino al compleanno di Chiara.
Poi c’è sua nonna che per il suo compleanno, ancora un po’ tentennante, gli dice di invitare “il tuo ragazzo” a pranzo, suo nonno che gli chiede di spiegarsi meglio e gli chiede di avere pazienza perché, per un po’, cercherà di ignorare l’elefante nella stanza.
Quando Gabriele presenta loro la sua ragazza, stretta in un leggerissimo vestitino rosa nonostante i venti gradi e con le spalle coperte dai capelli più lunghi che abbia mai visto, Flavio fa altrettanto presentando il suo ragazzo. E se Rosa non capisce, e si tocca un orecchio per nascondere l’imbarazzo, Gabriele li abbraccia stretti stretti ed è, se possibile, ancora più felice — dallo schermo in cui Giacomo è in videochiamata arrivano parole che non capiscono nel chiasso generale, la connessione cade a metà cena, e alla fine il povero esule in terra marchigiana invia un messaggio che leggono solo a fine serata.
Ed è strano potersi baciare nell’androne del suo palazzo, vedere com’è la faccia di Antonio sotto alla luce aranciata che c’è sopra al portone e dura solo il tempo di farsi una rampa di scale — l’accendono sette volte prima di prendere strade diverse, e a Flavio piace anche l’idea di sapere ogni volta quanto durano i loro baci.
E gli piace poi salire le scale nella penombra che i lampioni gettano sulla via per evitare di accendere la luce altre due volte, entrare in casa felice, accarezzare un sempre più pingue ed aranciato Cicerone che, davvero, sembra essere l’unico a non aver preso bene la storia. (È davvero il compleanno di Anna se io non arrivo in scivolata, in tarda sera e con i capelli dritti, per postare cose? Eh? Lo è? No? Quindi: TANTI AUGURI ANNA DEL MIO CUORE QUEST’ANNO SEI FORTUNATA CHE POSTO DA PC E NON HO TUTTI I FASTIDIOSI CUORICINI CHE AVREI AVUTO NORMALMENTE <3) (come sempre taggo both account perché che ne so @putesseessereallero @blogitalianissimo)
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luposolitario00 · 5 years ago
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CORONAVIRUS !
E pensare che guardando le storie di Instagram ho visto alcuna gente che se ne frega. Fidanzati che vanno uno a casa dell’alto...
Una che conosco continua a mettere storie di lei che va al campetto di calcio e gioca a calcio con i suoi amici. Poi lei che passa le giornate in casa insieme al suo ragazzo. Lui viene da lei o lei da lui.
Sta ragazzina avendo 16anni pensa di esser figa invincibile.
Però ricordate che anche se il virus non è grave per noi giovani lo può essere per i nostri nonni. Più le persone deboli con malattie.
Se noi prendiamo il virus, non solo mettiamo in pericolo le persone in generale, ma possiamo anche mettere in pericolo i nostri cari.
Allora.... centomila volte è stato detto che non si va nemmeno da parenti, amici, fidanzati ma si sta a casa !!!
Anch’io vorrei andare da un mio amico che sta a Roma, però ora rimango qua a Napoli e non vado da nessuna parte. Per il bene di tutti. In più per ora non lavoro. Quindi rimango a casa !
Ora magari direte che sono stronzo... ma io auguro alle persone che non rispettano le regole di essere beccate dalla polizia. Quella ragazzina per esempio, lei e il suo fidanzato..
Chi non rispetta le regole fa male al prossimo.
E qui si tratta di una cosa seria!
RIMANETE A CASA !
Piuttosto guardiamoci Harry Potter che da lunedì 16 marzo ci sarà ogni sera su Italia 1!!
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Luposolitario00 🐺
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app-teatrodipisa · 5 years ago
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Tossite nel gomito — Giuseppe de Pinto
Tossite nel gomito.
Non perdete l’aggiornamento della Protezione Civile alle 18.00.
Grazie ai sindaci avete imparato a dire “Restate a casa” in ogni dialetto.
Il primo ministro britannico ha detto che la Gran Bretagna non farà come tutti e proverà a perseguire l’immunità di gregge. Che ve ne pare?
31 Marzo. Scendo le scale di corsa, il corriere di Amazon tiene il portone aperto con un piede, gli occhi spalancati sopra la mascherina celeste, mi indica con la mano inguantata il pacco coricato sul marmo del primo scalino. Lo raccolgo, mi saluta. Scarto subito il pacco. L’ho tracciato online ieri sera, è passato anche per Bergamo. Stando ai giornali, quello che passa per Bergamo in questo momento non si dovrebbe nemmeno sfiorare con lo sguardo. Esco dal portone, estraggo dall’involucro il secondo pacchetto, faccio qualche passo per raggiungere il cassonetto dell’indifferenziato, mi libero dell’involucro che è passato per Bergamo. Torno indietro, apro il portone, salgo a piedi le sei rampe di scale, apro la porta di casa, lascio il pacchetto sul mio scrittoio, vado a lavarmi le mani. Torno allo scrittoio, mia figlia m’insegue, spalanca gli occhi per la curiosità mentre apro il pacchetto. “Che cos’è papi?” Scuoto le spalle, mi dispiace deluderla ma non è niente di speciale, è solo inchiostro per la stampante che serve per i compiti.
Compilate l’autocertificazione.
Compilate l’autocertificazione un’altra volta, perché nel frattempo è cambiato il modulo.
31 Marzo. Scendo a fare due passi, di sera. Pisa è avvolta in un silenzio innaturale, gelida e morta come un cratere lunare. In tempi normali oggi scatterebbe l’assalto delle gite scolastiche. Non ci sarà scuola per molto tempo ancora. Nessuno verrà a Pisa per molte settimane ancora. La casa all’angolo della strada ha le luci del primo piano accese, una figura sosta dietro la finestra illuminata. Mi segue con lo sguardo. Sento che è uno sguardo ostile, sento che avrebbe voglia di aprire la finestra e dire “ma cosa cazzo ci fa in strada,
per Dio! Senza mascherina, con le mani in tasca, al centro della strada, un vero incosciente, ora chiamo la Polizia, voglio vedere se è fuori per un valido motivo!” Esci, stronzo, lo sfido con lo sguardo, puntando la sagoma e continuando a camminare al centro della strada. Esci, ho da dirti due parole.
“Sai cosa ha fatto mia figlia, stamani, quando le ho mostrato l’inchiostro della stampante? Ha detto Wow papi, quanti colori!, ha allargato le mani, ha voltato le spalle ed è tornata in terrazza a saltare la corda, con suo fratello che la stuzzicava sfiorando la corda con un rametto. E lei urlava ma daaaai!!! Ero arrivata a trentasette salti!! Me ne mancavano tre per il record!!!”
Quindi? Quindi, eravamo rimasti che le regalavo un orologio per il suo compleanno e poi all’improvviso si è fermato il mondo e ora cerco l’orologio su Amazon che mi risponde “stiamo dando priorità ai prodotti di cui i clienti hanno più bisogno. Alcuni articoli potrebbero non essere disponibili”. E lei ha visto un pacchetto bianco, lucido, in cuor suo ha sperato che fosse l’orologio, del quale nessuno le ha più parlato.
Starnutite nel gomito, per favore.
Il primo ministro britannico ha cambiato idea sull’immunità di gregge e ha fermato la Gran Bretagna. Ora vi torna?
Il contagio è al picco, la discesa è vicina, possiamo quasi toccarla con mano, una discesa liscia e morbida e che desideriamo tanto come la schiena di una donna, nuda, seduta su un letto, curva su un libro che legge con le gambe incrociate. Stando ai giornali, bisogna tenere duro ancora per molto. Dopo Pasqua, no dopo il 25 Aprile, liberazione dal nazifascismo e dal Coronavirus, meglio dopo il primo Maggio, forse più sicuro il due Giugno, anniversario della Repubblica. Da qui, fratelli miei, si vede l’estate in quarantena. Vedo già mia figlia che salta la corda in terrazza, suo fratello la stuzzica sfiorando la corda con un rametto e lei urla “ma daaaai!!! Ero arrivata a trentasettemila salti!! Me ne mancavano tre per il record!!!” Nel quartiere si sente solo l’urlo di mia figlia e, con un po’ di attenzione, lo sciabordare dell’acqua nella piscina di gomma che il nostro vicino di casa ha installato sulla sua terrazza.
Sta per iniziare una recessione mondiale, la peggiore della Storia. Per ora siamo diventati tutti obesi. Fra poco, però, perderemo tutti il lavoro. No, che dico, avremo tutti l’opportunità di reinventarci. Avvocati e psicologi avranno un bel daffare.
Il contagio è al picco, la discesa è vicina, ma restiamo con i piedi per terra. Non è ancora scoppiata la primavera. Fa un freddo cane la sera, altro che. Mio fratello pubblica su Facebook una ricetta ogni settimana, ricette non pugliesi, non baresi, ricette “di casa nostra”, dice. Fate come mio fratello. Comprate tonnellate di farina e quintali di lievito di birra, mettete in forno tanto pane, focacce, taralli, brioche e pizze, friggete gnocchi e panzerotti, se vi avanza ancora del lievito, foderate le pareti di casa, già che ci siete piastrellate di lievito di birra anche la porta di casa, non vi sarà consentito di aprirla ancora per molto tempo, a meno che non possediate un cane.
Dicono che nei supermercati non si trovi più il lievito di birra. Andate pure a controllare di persona. Siete autorizzati ad andare a fare la spesa una volta a settimana. Un solo membro per famiglia.
Quando vi soffiate il naso, buttate il fazzoletto di carta nella tazza, abbassate il coperchio, tirate lo sciacquone. Non usate fazzoletti di stoffa, per la miseria.
Il primo ministro britannico è stato contagiato dal Coronavirus.
In Spagna il contagio cresce molto più che in Italia. Negli Stati Uniti cresce più che in Spagna e in Italia messe insieme. Che fortuna, non siamo i peggiori. Nelle Filippine il governo ha dato ordine di sparare a vista sui cittadini che escono di casa, non autorizzati. In Svezia i cittadini sono lasciati liberi di fare la solita vita.
Nel pomeriggio una donna fuori di testa ha attraversato il quartiere barcollando, urlava frasi senza senso e bestemmie orribili, concludeva ogni brano del suo sconclusionato discorso gridando “siete voi la pandemia, la pandemia siete voi, merde!!!”
3 Aprile. Scendo a fare due passi, di sera. Pisa è avvolta in un silenzio innaturale, gelida e morta come un cratere lunare. La finestra della casa all’angolo della strada è illuminata ma la sagoma non è dietro la finestra. Le antiche mura pisane che hanno visto assalti e pestilenze dormono nell’abbandono della strada buia. Mi fermo, attendo qualche minuto al centro della strada. Non passa un’anima. Prima o poi dovrà comparire, la sagoma dietro la vetrata al primo piano. Irritata, spalancherà la finestra e urlerà, diretto a me, “ma la vuole smettere di uscire senza motivo?! Ma guardi che la chiamo davvero la Polizia!!”
Gli dirò che in Svezia i cittadini sono lasciati liberi di fare la solita vita.
Mi risponderà “Sì, bona Ugo! Allora vada in Svezia, qui in Italia c’è la regola che si sta in casa, zio cane!” “Sono uscito per buttare la spazzatura, ho fatto due passi, avevo bisogno di prendere una boccata d’aria”.
“Apra la finestra, come faccio io!” “Vada la finestra per l’aria, ma per fare due passi, cosa faccio, cammino sulla facciata del palazzo?” “Ma pensi se ognuno di noi domattina decidesse di uscire a fare due passi, si riempirebbe la città di gente! Basta che uno di questi faccia un colpo di tosse, pensi!! Costui si dimentica di tossire nel gomito! Ma lo sa che il virus cammina nell’aria??! Dieci persone contagiate con un colpo di tosse!! Tutto vano, i sacrifici fatti finora, ma lo capisce o no? E si metta almeno la mascherina!”
Per favore, non smettete di tossire nel gomito.
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frasidicartavelina · 6 years ago
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Quando spezzi un’anima a metà
Oggi, 2 Aprile
Ho cominciato a scrivere, a raccontare di me perché sento che solo così potrò affrontare tutta realtà, la verità. Sono qui seduta sul pavimento di camera mia, con il computer sulle ginocchia, pronta a fare i conti con me stessa. Ho finito la simulazione di seconda prova con due ore di anticipo e per una volta mi sono sentita realizzata, confesso ho scritto tante cose sbagliate ma ero e lo sono tuttora convinta di aver dato il meglio, e poi infondo è solo una simulazione.
Ti chiederai che cos’ho da raccontare di così importante? Bene, ora comincia il viaggio.
Fine novembre, 2018
Esattamente 10 giorno dopo mi hai riscritto con una scusa inutile, mi hai stupita, tu che mi cerchi ma sai non ci ho fatto caso. È cominciato tutto quella sera, assurdo, da quel messaggio, stupido, quasi inutile, ci siamo scritti giorni e giorni. Tu che mi dici che c’è una ragazza io contenta per te, io che ti dico che non va bene nulla con il mio ragazzo, ma fossero quelle le cose importanti, parlavamo di stupidate, con frasi frecciatina ci raccontavamo di noi, delle nostre giornate. Quanta poca attenzione ci ho posto, quel modo che io sottovalutavo, ribadivo a me stessa ‘è solo un amico’; come no.. i giorni passano, come al solito, solo che c’eri tu e io ti rispondevo solo quando ero da sola. Chissà perché.
8 Dicembre 2018
Dopo due anni abbiamo finalmente deciso di vederci, dopo che la tua super bionda ha deciso di lasciarti da solo su due piedi tu piombi da me a chiedermi se mi va di fare un giro. E perché no? Organizzo tutto in modo tale che mia madre non scopra che usciamo, il tuo ritardo abnorme quasi mi fa saltare il piano ma c’è il mio amore, di quel tempo che mi regge il gioco. Sorrido ancora se ci penso, a noi due. Così strano è stato vederti, dopo due anni, nessun cambiamento anzi tu eri sorpreso a vedermi, come se fosse la prima volta che mi vedevi, in effetti dopo due anni e poco più era così. Direzione paesino carino, tu guidi io che cambio canzoni, ma tutto di una naturalezza inimmaginabile. Io che chiedo di te e tu che ti stupisci del mio interesse, dico un’amica ti chiede di te, di come ti vada. Un pomeriggio come tanti se non fosse stato per le domande scomode, per tutte le varie frecciatine e l’invito a cena che ho declinato causa fidanzato che mi aspettava da un’ora sotto casa. Non mi è piaciuto, quel giorno mi hai fatta sentire strana, come fuori posto. Mi hai talmente scossa che alla sera pensavo a te, il mio ragazzo non mi interessava. Il mio problema di aver dato peso alle parole mi ha fregato ancora una volta. Accipicchia a me e maledetto che mi hai fregata.
Esattamente una settimana dopo io lascio il mio ragazzo tu che fai? Mi dici che se ho bisogno di parlare mi chiami o usciamo, io ero già fuori con le amiche a divertirmi. La mia storia era arrivata al capolinea ma non perché eri arrivato tu, mi hai solo aiutato a capire che avevo bisogno di altro.
23 Dicembre 2018
Come previsto, usciamo. Si va a comprare i regali per natale insieme, indeciso se portarmi fuori a cena o meno alla fine ceniamo insieme. Mia madre che pensa che sono fuori con le mie amiche e invece no, sono con te a cercare di capire a che punto vuoi arrivare. Mi guardi il culo, mi scruti come se ti stessi analizzando, ed era così sì, mi offri la cena e ti soffochi quasi appena accenno che io a te ci tengo. Un’uscita come tante altre direte, ed è vero, non è successo nulla di che, se non cose che solo io e lui sapremo e che forse solo io ricorderò, come uno scherzo beffardo del destino.
Ci sentivamo ogni giorno, che voi ci crediate o meno ogni giorno ci si sentiva. Dopo capodanno, dopo che lui insisteva nel trovarsi usciamo. E ora la vita, aveva deciso di farmi un bruttissimo scherzo, e anche lui ne era complice.
3 Gennaio 2019
Finalmente, direte. Il tutto parte come al solito lui che viene a prendermi a casa, io che scelgo la meta e la musica. Ad essere sinceri si intravedeva già che lui era titubante, ma io non ci facevo caso, lo ritenevo solo una possibile persona con cui uscire, mi era stato vicino insomma, nulla di chè, di certo non credevo in un reale interesse nei miei confronti. Lui che mi dice che ha chiuso con l’altra ragazza, e io che penso? A nulla se non, vediamo qual è il tuo prossimo passo. Giretto in un altro paesino carino, l’uscita che mi è meno piaciuta, forse perché lo stavo già iniziando a capire che tutto quello che mi stava capitando sarebbe stata la più grande fregatura. Come due anni fa, quando mi piaceva. Ebbene sì signori, io ero follemente persa di lui, chissà che aveva di così particolare, mica me lo ricordo. La serata si conclude andando a vedere le stelle. Il freddo che faceva, e proprio lì chiusi in macchina, uno accanto all’altro lui mi prese la mano, la strinse, come se volesse dire io ci sono, la strinse così forte che mi scaldò il cuore. Giuro io ero immobile, mi stavo assaporando la pelle d’oca, mi stavo gustando la soddisfazione. Ebbene sì, vi chiederete e dopo? E dopo mi baciò, mi baciò in modo semplice, in quel momento capii che non lo sentiva, certo ero sbalordita perché non me lo aspettavo anche se lo avevo pensato 2 minuti prima, assurdo. Ma lui non sentiva quello che sentivo io, non era un gesto sentito. Nemmeno a negarlo, mi mandò un messaggio in cui diceva di averlo sforzato e che comunque ce la saremmo vissuta con calma. Niente di strano, direte, se non fosse che mi ha baciata anche quando sono scesa dalla macchina, mi ha chiesto se andavo via con lui la mattina seguente, mi ha riempita di parole come ci sei sempre stata, che è verità assoluta, che mi ha abbracciata, che mi ha fatto scoppiare l’anima, mi ha fatta sentire in un altro posto, che ha scavalcato quel muro che nemmeno io riuscivo a superare. Come mi è entrato lui nell’anima nessuno l’ha fatto mai, come ho abbassato la guardia con lui non l’ho fatto mai, avessi solo ascoltato il mio sesto senso.
Dopo una settimana circa mi scarica, con un semplice sento solo attrazione fisica, fosse quello il problema. Confesso dopo quella sera avevo pensato di interessargli, come non pensarci? Ma il culmine di questa storia arriva ora con lui che prima mi accusa di essermi costruita castelli con successivo vittimismo informandomi che è uno stronzo incallito ed egoista e ci sono altri ragazzi che mi faranno stare bene e che persone come lui devono essere lasciate perdere. Un discorso degno di premio della dialettica se non fosse che ogni singola parola era una bugia, se non fosse che io, ragazza, donna, dalle palle , ho speso una settimana per farlo ragionare e fargli capire che si stava sbagliando, che tutto era partito da lui e l’unica cosa che doveva fare era quella di assumersi le sue responsabilità. Maturità a parte la sottoscritta ci ha perso troppo tempo, non contenta ha deciso di andare fino in fondo.
Passano i mesi, ci si sente a stento, quasi come se fossimo sconosciuti, si litiga di più ci si parla di meno. Due mesi dopo, lo rivedo, mentre si allena, assurdo, come il caso mi fotta ogni volta. Gli mando un messaggio e lui con una serenità di quelle ‘sei qualcuno di importante per me’ chiede se voglio un passaggio, la fortuna ha voluto che fossi già a casa. Non contenta, gli lancio una frecciatina e lui mi risponde dicendomi che nel weekend ci saremmo visti. Punto a mio favore penso, per una volta ha abbassato l’orgoglio. Non ci sentiamo quasi mai per tutta la settimana se non che arriva venerdì e con un messaggio, dicendomi che non gli sembra il caso, che mi rispetta e che non vuole ferirmi preferisce non uscire. Lasciami sulle spine e poi rifiutami che scateni un terremoto. Terremoto fu, litighiamo, e con vari riferimenti a un interesse reciproco mi dice che io e lui a litigare faccia a faccia non riusciremmo mai. Tento, come mia ultima volta, anche se non fu così, di vederlo, lui mi rifiuta dicendomi che ha parenti. Incasso il colpo ma lui sembra aver cambiato atteggiamento ma ciò non cambia nulla, qualche messaggio e poi ognuno ritorna agli affari suoi. Entrambi d’accordo decidiamo di uscire la domenica. Vado incontro alla disfatta di me stessa, per sempre.
17 Marzo
Usciamo, all’inizio un imbarazzo da parte sua e le mie continue frecciatine perché chi non avrebbe voluto tirargli uno schiaffo e chiedergli che gli passa per la testa? Ma la realtà è che nemmeno lui sa che cosa vuole, non lo sapeva e non lo saprà mai. Si dilunga in discorsi raccontandomi di lui, privilegiandomi con qualche aneddoto, lo becco a guardarmi più di qualche volta, sempre di nascosto. Mi dice frasi che fanno pensare a un ennesimo interesse, ti penso, ma come va con i ragazzi e varie inutili frasi a cui la sottoscritta non facevano nessuno effetto se non schifo. La perla è stata il ci vediamo ci sentiamo andiamo dove vuoi e facciamo qualche guida insieme prima di fare l’esame di patente. Come no. Dopo avergli spiattellato in faccia per l’ennesima volta che deve prendersi le sue responsabilità, dopo averlo massacrato, giustamente, era il minimo. Mi ha sottovalutata, già. Non ci sentimmo più se non per me che gli provai a scrivere, sbagliai sì ma testarda come sono dovevo provarci, non volevo avere rimorsi. Inutili furono le persone che mi dissero che dovevo lasciar perdere, io ci provai comunque perdendo e ritrovando me stessa.
Vi dico, non rincorrete nessuno, no fatelo nemmeno se siete i più testardi. Sprecate forze, la parte migliore di voi per persone che non vi meritano, persone che sono riuscite a strapparvi il sorriso, che vi hanno fatto sentire inutili. Chi ti riempie di tante parole , ricordatelo, non sa mai bene ciò che vuole. E non dipende dal carattere, dal’età, se tu vuoi qualcosa te la vai a prendere. Non importa se tu ritieni che ci sia qualcosa, non importa quanto tu ci spera, se quella cosa deve essere tua, lo sarà. Lo potrò ringraziare, lo so già perché mi ha fatto capire che di persone come lui io non ne ho bisogno, nonostante i bei momenti che ricordo con un sorriso, nonostante le passioni in comune che mi hanno fatto pensare che lui era quello giusto, il modo con cui mi sfiorava, chi se lo scorda più. Sono però consapevole che merito di meglio, merito chi mi porterebbe in capo al mondo, merito una persona a cui piaccia fuggire, dal mondo con me e non da un futuro noi, non merito chi deve essere convinto per stare con me, non merito chi se ne approfitta della mia rara gentilezza, del mio essere empatica, del mio altruismo, della mia testardaggine, del mio modo di amare. Perché io sono così, io ci scommetto su di te, se tu mi dimostri che ne vali la pena io ci scommetto, mi gioco fino al’ ultima carta e la mia carta, l’ultima, la più importante, era proprio me stessa. Non l’avevo giocata mai, chissà che hai fatto per convincermi, e le notti passate a chiedermi come potevi farmi questo, a me, che sono sempre stata presente anche quando tu stesso ti voltavi le spalle, come hai fatto, tu, a non apprezzare la sincerità, come hai fatto a mollare tutto. Egoismo o meno, non meriti nulla, non meriti nemmeno di trovare la persona che ti sfiori l’anima, non meriti di trovare un amore incondizionato, di quelli che non te li scorderai mai. Tu prendi tutto e poi scappi via,lasciando un vuoto enorme. Sono cambiata, sono più forte, sono più me stessa tu rimani il solito stronzo senza anima. Riderò a vederti morire dentro quando non potrai più parlarmi, quando io non mi metterò più in gioco per scorticarmi l’anima, per scoprirti il cuore, quando tornerai da me e con una scusa mi dirai ‘ci facciamo un giro questo weekend’.
Tutto è bene quel che non è mai cominciato, io da oggi in poi vivo però.
@frasidicartavelina
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itachi-with-a-chicken · 7 years ago
Note
Since you're on the roll.. What about a metamoro soulmate au? (You wrote it yourself in the tags) one when maybe is involved a particular mark on their backs somewhere that links them?
Hey you
You wanted a soulmates au?
And that’s what you’re gonna get
Prima di tutto, mettiamo delle linee guida base
E cioè come funziona questo mondo
Tutti nascono con una strana voglia sulla parte destra del petto
(Si ad altezza della tasca destra in alto)
Questa strana voglia rimane informe fin quando non incontri la tua soulmate
Which is all fun and games ma essendo un punto piuttosto coperto in genere e si incontrano millemila persone ogni giorno diventa problematico se magari è qualcuno con cui hai scambiato un “buongiorno” al supermercato
Which is why la gente che si cosa con le proprie vere soulmate non dico che è rara ma non sono neanche così tanti
Anche perché molti avvertono un formicolio sulla pelle, quando la voglia assume un significato preciso, ma that’s not necessarily true e dipende dalla sensibilità della persona quindi, metti che succede davvero una mattina mentre sei di turno al supermercato, come fai a ricordare e capire chi sia la tua soulmates?
A onor del vero, se sono soulmates di solito le ribecchi in altre occasioni, ma non è scontato e insomma si tiene in considerazione anche della capacità e della volontà individuale
e sopratutto, se è la tua soulmates davvero -eccetto in alcuni casi- la ribecchi in giro
veniamo a Ermal e Bizio
Fabrizio aveva rinunciato alla cosa dell’anima gemella da quando aveva circa 25 anni ed era già molto se ci voleva stare lui con se stesso, figuriamoci dover costringere un altra persona che magari poteva vivere una vita meno incasinata senza un peso simile
ora, a 43, ha una considerazione un po’ migliore di se stesso, ma rimane il fatto che per se non vuole manco considerare l’ipotesi
Con Giada era andata come era andata e okay, alcune cose potrebbero essere gestite meglio, ma aveva due figli bellissimi e una famiglia che funzionava a modo suo, quindi chi era per lamentarsi?
Ermal credeva alle anime gemelle…… ma per gli altri. Non del tipo “ah non troverò mai la mia oh no” (nonostante abbia passato un periodo così)(da hipsterino edgy nsomm), però non era neanche la sua preoccupazione massima
I mean, se non era Silvia - per cui era stato disposto a mandare al diavolo tutto quel sistema di credenze - chi altri avrebbe potuto?
quindi no, si occupava del suo lavoro, della sua musica, e stava benissimo così
jump to Sanremo 2017
e tutto il teatrino con Fabrizio che è antipatico eccetera eccetera
certo è che se lo becchi appena finisce le prove e sta spompato tipo dopo una maratona la colpa è anche un po’ tua, Ermalì
però a difesa di Ermal, lui stava tutto emozio-eccitato di incontrare uno degli artisti che seguiva da una vita figherrimo che solo gesù lo sa quanto ha rotto i coglioni a tutti e lui è—-kttv.
però va beh non è che ha il tempo mo’ per mettersi a vedere cose ha un festival a cui arrivare terzo, un Albano da cui farsi fregare i fiori e sopratutto il TOUR
il bello del tour, dei tour con gente che conosci e a cui vuoi bene, è che pare sempre di essere in gita di quinto
e lui amava da morire i suoi compagni di viaggio
sopratutto quando lo appoggiavano nelle puttanate 
come fare i turni per dare fastidio a Marco ogni volta che la notte la passava a russare
o decidere di rubare lo spazzolino a Vige a ogni tappa, così che debba ricomprarselo ogni santa volta
e i cappellini di Emiliano. SU COSA SONO STATI QUEI CAPPELLINI.
O fermarsi vicino alla costa a fare i tuffi incuranti del fatto che potesse spezzarsi l’osso del collo
e esattamente in quella situazione i nostri magici amycy e in particolare Ermal hanno finalmente notato che la voglia sul petto di Ermal aveva smesso di essere un blob informe e !!!!!!!!!!!!! era qualcosa
“è una mela” “una spazzola” “un ragno” “SEH, SUPERMAN”
la forma poteva anche essere chiara ma in realtà non lo era manco per il cazzo
però di base è una cosa uguale per i due membri della coppia, quindi nel loro caso saranno confusi in due
EH MA CHI SARA’ MAI si domandano in coro i nostri ometti
“qualcuno che hai conosciuto di recente, no?” “Grazie al cazzo, Ma’, sai quanti cristiani ho conosciuto in stì mesi?” “ma scusa quando è l’ultima volta che ci hai fatto caso” “…” “marzo?” “…” “febbraio?” “..” “..”
Pure Vige ha un po’ pietà per lui. Deeno se la rideva
Ermal non rideva popo pe’ niente che cazzo
quindi con un tacito accordo tutti decisero ovviamente di non far uscire la roba da là che già così era un macello, immagina se la gente si fosse fatta prendere dal fanatismo
“vuoi dire, di più?” commenta saggiamente Emiliano, mentre Roberto era impegnato ad aiutare Paolino negli spergiuri e le preghiere perché già così stavano messi male 
quindi la vita fluisce tra i soliti casini, i concerti e le canzoni da inserire nel nuovo album e ora pure quest’altra roba
che si Ermal poteva pure dire che non gliene fregava niente e gne gne gne
ma in realtà gliene fregava a s s a i
almeno abbastanza da passare le notti con Macco, che tanto la sleep schedule era andata a farsi benedire da quando Anna era a NY
e manco le ragazzine nei peggio teendrama americani anuwanawei si mettono a vagliare le possibilità tra la gente che Ermal potrebbe aver incrociato
“ma possibile che non hai  sentito proprio niente?” “none” “ma manco un bruciore? un solletico? un fricciorio?” “seh, so’ fatto Nino Manfredi”
“oh, io stavo per avere un infarto quando ho conosciuto Anna” “quello era il colpo di calore nel girare a Bologna a luglio a mezzogiorno”
E a Marco era venuto il pensiero di Bizio, si insomma, scorrendo i nomi della gente a Sanremo, sperando che non fosse l’assistente dell’assistente
però lui ci stava quando Ermal c’era rimasto male, e je dispiaceva ad aumentare il carico 
però, però, PERO’
quando una sera Ermal si ritira sulla group chat #guessthatpockemon tutto gnegnino perché “no raga non indovinerete mai chi è vento stasera a parlare, roba da non crederci, pazzesco” perché Fabrizio Moro proprio lui proprio Bizio si era avvicinato a scambiare due chiacchiere, a Marco il dubbio gli ritorna
ma per bene placido se sta zitto che campa 100 anni
nel frattempo Ermal gestisce il fatto che nella sua già bella che incasinata vita si è aggiunto Fabrizio Moro che, a quanto pare, voleva a tutti i costi diventare suo amiketto
(mo’, cì, ci sono problemi più gravi da avere suvvia)
mentre i suoi amici se ne escono ogni giorno con spiegazioni più fantasiose al simbolo perché in teoria è legato a qualcosa di importante per le persone
ma il destino è stronzo quindi è “iMpOrTaNtE” a cazzi suoi, tipo per Marco e Anna era l'ombrellino del cocktail che Marco le ha regalato dal suo drink per fare il dolcino e nessuno dei due se ne sarebbe mai reso conto se non fosse stato iper ovvio
dicevo, il destino è stronzo
così stronzo che non solo Fabrizio vuole essere amiketto suo, ma deve pure essere BELLO DIVERTENTE SIMPATICO AFFASCINANTE SENSUALE TALENTUOSO E DEVE PURE SAPER CANTARE nello spazio vitale di Ermal
il disrispetto purissimo
ma a Fabrizio frega un cazzo di essere cortese buon giorno e per favore, visto che si stava insinuando nella vita del più piccolo sempre di più
e non è che Ermal “è chiuso, fa il calabrese di testa” E’ CHE GLI PIACE FINGERE DI AVERE UN CONTEGNO e non fare la scolaretta alla prima cotta che “prendimi, sono tua”
ma te faccio vedè come il contegno passa in settordicesimo piano quando Fabri gli propone la canzone assieme e “ah e pensavo di chiedere anche a —” “NON SERVE BASTIAMO NOI”
da scolaretta delle medie a ragazzina di quarto liceo che SA di dover sfruttare tutte le occasioni per stare con la sua crush è n'attimo eh
quindi via il contegno e indossiamo i nostri abiti più vulnerabili che vuoi che sia una canzone che tratta le ferite di entrambi e la loro vittoria su di esse per spiegarle al mondo, un giro di giostra proprio
e raga, Ermal davvero se potesse evitarlo lo farebbe, chiuderebbe baracca e burattini e andrebbe a Honolulu a vendere noci di cocco, tutto pur di non affrontare il fatto di starsi invaghendo per Fabrizio
Fabrizio così paziente e dolce, ma anche stronzissimo quando vuole
Fabrizio che gli ha aperto casa e vita come se non fosse manco la sua (beh, considerando che ci era appena andato ad abitare, quasi quasi manco lo era)
Fabrizio che era tantissime cose, ma sicuro non ne era due: innamorato di lui, ad esempio. E la sua anima gemella sorella vitasnella, per dirne un'altra.
e questa cosa sarebbe bello usarla per farsi passare la cotta, no? per stare bene
e invece ogni volta che si incontrano Ermal deve fare training mentale per non sospirare grandemente come la dramaqueen che è nell'anima
quella sciocchissima cotta non andava da nessuna parte ed avevano ancora tutto Sanremo davanti, e “oh il 16 canto all'Olimpico” “fantastico mettimi da parte un biglietto” “ma scusa a sto’ punto sali a cantare”
e le serate passate a parlare e scambiarsi idee su quel mondo così pazzesco e incasinato, ma che sembrava meno spaventoso con Fabrizio affianco
Ermal non era mai stato una persona particolarmente fisica, ma stava riscoprendo il piacere di essere stretti al punto che quando non succedeva per giorni di seguito cominciava a sentirne la mancanza
Però stava tenendo botta bene.
Se per bene intendiamo il momento più awkward della storia stile Rossana con la neve che scendeva e loro due che si salutano sulla porta di casa di Ermal a Roma e l'aria fredda che fa arrossare le guance e nessuno dei due che vuole tornare a casa
“Ermal te sei.. insostituibile” “insostituibile?” “Si. Perché non è che solo sei unico, o necessario, o importante, ma proprio che o sei tu o non se ne fa niente” “io… grazie.”
Macco and Vige singing kiss the girl in the background
Ermal vorrebbe dirgli quanto è anche lui insostituibile. Miracoloso. Vero. Tutte le cose belle del mondo e dell'universo.
“sai cos'è la galassia di Hoag?” dice invece, perché le cose semplici ci fanno schifo e no, Ermal, nessuno lo sa. “è un corpo celeste visto da questo tipo, Hoag, assolutamente assurdo, con un anello attorno, un centro luminoso e pulsante e il buio nel mezzo. Nessuno sa cosa ci sia dentro. Ecco, tu sei così - spettacolare, fuori. E hai permesso di far vedere al mondo parte del tuo io interiore, che è luminosissimo. Ma per sapere cosa ci sia tra le due cose uno deve stare con te, deve viverci, deve essere così fortunato che tu glielo permetta. Ma sono convinto ne valga la pena”
e dopo una dichiarazione del genere, chi ha la forza di biasimare Fabrizio se decide di baciarlo e far collassare tutti i sistemi e il cosmo di Ermal, roba che tutte le sue stelle sono diventate cadenti e i desideri se li era fregati tutti quel bucchino di Bizio
Ermal torna a casa quella sera che grazie al cielo erano due scale da salire che se avesse dovuto guidare sarebbe sicuro andato a sbattere
Fabrizio Moro!!!! aveva baciato!!! lui!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
“ma quindi ora state assieme?” chiede una assonnato Marco al telefono. Erano le tre del pomeriggio.
“figurati, chi si mette assieme dopo un bacio. Anzi, probabilmente per lui non ha avuto neanche tutta sta importanza, insomma”
come volevasi dimostrare, Ermal ha torto marcio perché Fabrizio gli scrive quella sera per cenare assieme e “ma guarda che è un appuntamento, capito?” “si si, capito”
si guarda lo strano simbolino sul petto, e pensa che il destino possa allegramente andarsene a importunare altri se proprio ci tiene
Una parte di lui, che suona stramaledettamente come Paolino, lo avverte di non far scoppiare casini prima o durante Sanremo e loro sono iper mega bravi a non far trasparire niente
così niente che al party pre-robe metà della gente aveva capito che gatta ci covava ma hey, è lo showbiz, tutti se la fanno con tutti and all your faves are gay
ma almeno non fanno gli infami e bisogna dare qualche credito a entrambi, nei primi tempi sono quasi professionali
poi, la COSAtm succede: pochi giorni prima di Sanremo, vanno a fare quella specie di intervista a Radio Italia (da cui sono uscite foto di esibizioni ad oggi mai viste grrrrrrr ma che sono così soft che mi sento a disagio a guardarle) e li becca una degli speaker con le solite domande di routine e Fabrizio dice una cosa MARIA MANDA L’RVM 
#ATUPERTU 
e appena l’intervistatrice sparì, Ermal capì. Capì la strana forma sul suo petto, capì perché con Fabrizio era tutto giusto come doveva essere, capì TUTTO.
BEH tutto, capì quello che doveva capire e fu abbastanza da prendere Fabrizio per infilarsi nel primo bagno disponibile a domandare spiegazioni 
spiegazioni che a quanto pare Fabrizio non voleva dare visto che aveva cominciato a levarsi la maglia e ora si vedeva giusto la canotta e oh mucho calor vero Ermal? perché non ti spogli pure tu e maga—AH E’ PER VEDERE LA VOGLIA SCUSA FABBRì QUA SIAMO MENTI DEBOLI
“quindi.. tu lo sapevi?” “l’avevo capito dar primo momento” “dall’inizio?” “dar giorno in cui ce siamo conosciuti, dal momento stesso proprio” “e perché non mi hai detto niente scusa potevamo risparmiare un sacco di tempo”
“è che, cè, io ‘nme ce so voluto buttà subbito perché volevo prima capì se ce stavamo a amà perché sì o pe sta cosa de quattro segnacci su'a pelle, capito?” (cit. @chiamatemefla grazie amò)
E Ermal non gli poteva dar torto eh, cioè di base è pure il suo pensiero
però una cosa è sapere la roba IN POTENZA e magari pensare a come sarebbe andata la sua storia con Fabrizio, un conto è sapere che quella persona meravigliosa era stata messa al mondo solo per te
roba da rimanerci secchi
e ora guardava il simbolino gemello al suo, un trapezio con delle striscette sotto ed era perfettamente consapevole di cosa fosse, e si sentiva un enorme cretino a non aver riconosciuto la versione stilizzata di un diffusore
ma poi il suo sguardo si perse nel resto del petto dell’uomo davanti a se, le braccia, la barba e le labbra dolcissime, i capelli scombinati e gli occhi che lo scrutavano per capire se fosse arrabbiato o meno
e forse avrebbe dovuto, forse non gli sarebbe dovuta andare a genio la cosa tanto facilmente
ma quel bucchino birbante di Fabrizio ormai era tanto così al centro del suo cuore che l’unica cosa che sentiva era il bisogno impellente di stringerlo e ribadire ancora una volta che si erano trovati e amati e perché volevano, non perché qualcuno aveva deciso per loro, e un amore libero è un amore condannato a durare.
a few things:
-ho cercato di renderla più light possibile perché con me le soulmates!au sono sempre un peso micidiale boh roba epocale ed impossibile da racchiudere in un bullet point
-also sono pienamente consapevole di essere meno divertente del solito ma boh, oggi va così
-l’oggetto di Hoag (non galassia, Ermal, lo so che volevi fare il carino ma no.) esiste davvero ed è bellissimo
- nel caso qualcuno non ci fosse arrivato, è esattamente questo il simbolo sul petto di Ermal e Bizio ed è tutta la notte che ridacchio per sta cosa perdonatemi tutti (ovviamente nel mio fantastico mondo immaginario è disegnato meglio ma come la metti e come la volgi rimane un: diffusore)
(capirò se nessuno mi vorrà più promptare nulla e direi che me lo meriterei anche sorry)(ma non ho davvero resistito scusate il destino è stronzo ma io di più)
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armoniaprivata · 4 years ago
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È uno stronzo. Mi ha lasciato per quella troia di Marisa. Ma come ho fatto a non capirlo prima. Poi Marisa. Un nome osceno anni cinquanta. Chi chiama Marisa una figlia. Accendo la televisione per cercare di distrarmi perché questa casa mi ricorda tutto di lui. Là c'è "Il bacio" di Klimt comprato a Vienna oppure, di fronte a me c'è "La persistenza della memoria" di Dalì. E, sotto, c'è quell'orribile mobiletto comprato da IKEA dove ci ho sbattuto mille volte il mignolo maledicendo lui e le sue voglie di bricolage. Ci sono le nostre foto appese in salone. Dal divano guardo quelle sopra la libreria. Le foto dei nostri viaggi. Quella scattata davanti al Tesoro di Petra. Il nostro primo viaggio insieme. Sono passati cinque anni. Tra i libri di Coelho, invece, c'è il nostro sorriso a Oia, a Santorini due anni fa. Proprio mentre il sole infuocato si tuffava nel blu dell'Egeo, lui, mi disse a bruciapelo: "Mio zio parte per lavoro e starà sette anni in Messico a lavorare all'ambasciata. Mi ha detto se voglio il suo appartamento a via Turati. Vuoi venire a viverci con me?" Sorrisi come non avevo mai fatto in vita mia. Il cuore in petto batteva all'impazzata per la felicità. Gli buttai le braccia al collo e strillai L E T T E R A L M E N T E  il mio si. Mi sembrava un sogno: abitare in un appartamento vicino al centro di Milano, con un affitto ridicolo e tutto questo dividerlo con Samuele. Suggellammo il momento con un calice di champagne, un bacio e la foto del tramonto più bello del mondo. "Ed ora il momento dell'ultimo Big in gara. Ecco a voi Bugo." No dai Bugo no. Spengo la tv e, mentre mi dirigo al frigorifero, chiedo ad Alexa della musica dance italiana. Apro il reparto congelatore ed estraggo un vasetto di Haagen-Dazs al cioccolato belga e nocciola. "Questa notte dormo sul divano Altro che pensare a te Tanto qui resta la Musica e il resto scompare" Sorrido, ironicamente, due volte. La prima perché, Elettra Lamborghini che Alexa mi propone, è peggio di Bugo, la seconda perché odio questi vasetti di gelato. Sono dolcissimi e piccoli ed io, in questo momento, ho voglia di coccole al cioccolato, possibilmente fondente e soprattutto una confezione gigante di gelato così che mi si congeli il cervello in modo da non pensare più a nulla. Prendo il cucchiaino dal cassetto della cucina e l'affondo prendendone un po'. Lo metto in bocca lo riscaldo tra la lingua e il palato e lo mando giù. Sarà anche dolcissimo, però, è fottutamente buono. Mi riavvicino al divano, mi siedo incrociando le gambe e, nonostante i primi caldi di marzo, mi copro col plaid a tinte scozzesi. Il "nostro" plaid che sa ancora di te. Sento ancora il tuo stramaledetto profumo che mi pervade il cervello e mi penetra fino in fondo. Quante volte ci siamo accoccolati qui sotto mentre vedavamo un film e, prima della fine dello stesso, sempre la solita storia. Fine del film no, far l'amore si. Tu dentro di me e io dentro la tua testa. Ecco. Meglio prendere un'altra cucchiaiata di gelato e cercare di non pensare alle arrabbiature di questi ultimi tre mesi. Di quando tu mi passavi vicino e di quanto sembrassi trasparente ai tuoi occhi. Nelle ultime settimane ero così arrabbiata che ti avrei tradita con chiunque. Anche con Andrea, il tuo migliore amico, anche se non l'ho mai sopportato. Chissà quante volte ti avrà coperto per andare da quella. Sospiro. Mi passo i capelli dietro l'orecchio e riaccendo la TV. Ho voglia di vedere uno di quei film melensi, strappalacrime. Perché noi donne quando stiamo male facciamo di tutto per stare ancora più male? Deve essere colpa del nostro DNA oppure, Dio, dopo la cacciata dall'Eden, ci ha riservato anche questa prerogativa. Se rinasco, voglio essere un uomo. Meno pensieri, meno responsabilità e, soprattutto, loro, il cuore riescono a gettarlo oltre l'ostacolo. Noi, invece, lo teniamo sempre con noi. Lo accudiamo e lo coccoliamo come un tenero gattino appena nato. Loro invece pensano solo con quello che si trovano in mezzo alle gambe. Sono senza spina dorsale. Io sarei capace di esserlo? Altro cucchiaino di cioccolato e, dopo aver collegato il mio smartphone alla televisione apro l'applicazione Netflix. Scorro le commedie romantiche. Ce ne sarebbero da guardare... Vediamo. "Notting Hill" no. Visto troppe volte e non fa piangere. "La verità è che non gli piaci abbastanza" potrebbe andare se non fosse che è troppo scontato ed io non ho un Alex che mi aiuti a capire quanto siano stronzi gli uomini. Ecco "L'amore non va in vacanza" è il film giusto visto che il mio cuore non va in ferie da ben cinque lunghissimi anni. E poi diciamola tutta... Quanto è sexy Jude Law? Quegli occhi cerulei che ti penetrano. Mamma mia. Jude è veramente tanta roba. Blocco Alexa che mi stava proponendo una canzone di Fedez ed, un attimo prima di schiacciare il tasto play di Netflix, vedo il simbolo delle notifiche di Instagram. Apro l'app e vedo che ci sono tanti messaggi direct. Prima di aprirli, però, seguo il consiglio della mia amica Valentina. Apro l'applicazione SpyIG e vado sul profilo di Samboy89, il profilo di Samuele. Vedo le sue storie in perfetto anonimato così non vede che lo sto stalkerando. La rabbia mi pervade fin dentro le narici appena lo vedo sorridere sottobraccio con quella zoccola. Marisol99. Zoccola proprio. Pure il suo profilo. Con le foto in costume e col culo di fuori. Cosa ha più di me? Forse dieci anni di meno aiutano. Certo se una persona aprisse il mio profilo vedrebbe solo citazioni di Coelho e Allende. Oppure qualche frase d'amore di Baricco e Caramagna. Certo i miei quasi quattrocento followers non sono nulla contro i diciottomila di "M a r i s o l 89" tutto culo e tette. Certo, se rimanessi lucida, lei è bella ma, una foto col culo in bella mostra e sotto la didascalia "Noi donne, oltre i glutei c'è di più" cosa vuol scatenare? Gli ormoni di qualche mortodifiga solamente. Samuele non lo è mai stato. Perché è stato attratto da lei? Perché sta con lei e non con me? Io non ho le sue forme, o più precisamente, le mie forme sono diverse dalle sue e non in meglio... Raffaellaconsoli89. Anche il mio nome utente è anonimo. Forse è per questo che mi ha lasciata. Sono anonima e passo inosservata. Chiamata in arrivo. Numero sconosciuto. Chi è che mi chiama alle undici e mezzo di sera? "La signora Raffaella Consoli?" "Si. Chi parla?" "Buonasera sono Enea di Eni gas e luce e ho da proporle una super offerta gas per Lei che è già cliente del nostro ramo elettricità" Scoppio a piangere a dirotto e premo il tasto per chiudere la chiamata e lascio cadere il telefono accanto a me sul divano. Avrei voluto che fosse stato lui, Samuele. Che mi chiamasse da un nuovo numero. Che mi dicesse di avere sbagliato tutto e che solo io posso essere la donna della sua vita. L'avrei perdonato e accettato nuovamente. Allungo le mani sul tavolino di fronte al divano per prendere i fazzoletti. Asciugo le lacrime e mi soffio il naso. Mi volto verso lo specchio alla mia destra e il mio volto mi fa quasi paura. Sono struccata, gli occhi rossi di pianto ed, i miei favolosi capelli ricci color vermiglio, mi fanno sembrare Medusa invece che Julia Roberts. Ecco forse avrei dovuto scegliere "Pretty Woman" come film. E vorrei anche io il mio Richard Gere che mi viene a prendere e portare via. Il telefono trilla nuovamente. Altro numero sconosciuto. Se è di nuovo pubblicità questa volta li insulto. "Pronto?" "Raffaella?" "Si. Sono io. Chi sei?" "Scusami se ti sto chiamando. Di solito non faccio mai queste cose a lavoro ma l'ho sentita piangere e mi sono preoccupato per te. Tutto a posto?" Era di nuovo il ragazzo di prima. Mi asciugo nuovamente occhi e naso e lo rincuoro anche se la voce è singhiozzante. "Si grazie. Tutto a posto. Sei stato gentile a richiamare" "Scusami se te lo chiedo. Ma tu sei Raffaella Consorti di Rho e andavi al liceo scientifico Majorana in via Ratti? Sezione C?" "Si sono io perché?" "Sono Enea Raimondi. Non ti ricordi di me vero? Tu eri la più bella della classe e io ero il più brutto e secchione..." "Enea. Quanto tempo. Come stai?" "Tutto bene o quasi. Senti devo tornare a lavoro. Posso chiamarti in settimana e ci andiamo a prendere un caffè in Galleria?" "Va bene. È stato un piacere risentirti. Ciao." Chiudo la comunicazione e un piccolo sorriso fa capolino dallo specchio. Enea Raimondi. Primo banco a sinistra. Lo prendevamo tutti in giro perché stava sempre a testa china a studiare. Enea Lowhead Raimondi. Che stronzi che eravamo a scuola a prenderlo in giro. Mi trilla il telefonino. Notifica IG. "Lowhead93 ha chiesto di seguirti" Ha tenuto quel soprannome come nick. Ironico. Confermo il segui e faccio altrettanto. Entro nel suo profilo. Ci sono citazioni di Marquez, Coelho e tanti altri. Anche scritti suoi. E delle sue foto. È diventato anche carino Enea. Scorro i suoi post a ritroso. E questa? "Rossi vermigli capricci, mossi da gentil vento come fronde di salici piangenti. Abbracciami con le tue foglie ondeggianti, cullami d'amor perduto sicché il cuor tuo batta meco" Clicco sul cuore facendolo diventare rosso. E in un battibaleno un uno mi appare sull'aeroplanino in alto a destra. Apro i direct. È Enea. "Grazie Rossa Vermiglio. Ti va di prenderci quel caffè domani alle 15 da Camparino in Galleria?" "Si, certo che mi va." https://www.instagram.com/p/CMt4VDYLWj2iTMitOdrhqWPXsfWok1kTgRdfeY0/?igshid=1frdbwnvw7x21
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sangha-scaramuccia · 5 years ago
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Sesshin – dicembre 2019
Riporto i brani estratti dal notiziario N. 42  ANNO 10  MAGGIO 1985/2514 utilizzato dal maestro Taino per il teisho.
Il testo parla dei vari tipi di maestri che ci sono in circolazione, di come ognuno si cerca quello che gli va bene e che degli adulti credano alle favole che si raccontano intorno a certi maestri. Egli ha sottolineato che quanto definisce il maestro di questa scuola è che la pratica è solo per la realizzazione dell'illuminazione e non per stare meglio.
Il notiziario da cui è stato tratto il brano è stato scritto all'origine interamente a mano. Taino ha parlato del maestro di Scaramuccia, della sua storia e di come abbia dovuto e deve ancora inventarsi uno stile e un modo per trasmettere l'insegnamento agli allievi italiani, che è materia della nostra scuola, di ieri e di adesso e questa storia si può leggere nelle centinaia di notiziari pubblicati in quasi cinquanta anni.
Nel tè mondo Taino è tornato al discorso sulla decadenza di cui tratta anche nell'ultimo notiziario (n.217 dicembre 2019). A come provare a vivere l'oggettivo deterioramento del corpo e del cervello senza lasciarsi schiacciare e sopraffare.
Paolo Shōju
*** *** *** *** *** ***
Notiziario di SCARAMUCCIA  n. 42 Anno 10 Maggio 1985/2514
Devo dire di pochi giorni fa, della lettera di un allievo il quale dopo aver letto un libro di favole, perché sono favole come quelle che io racconto ai figli, ma i bambini sanno sappiamo bene che si tratta di favole, in cui parla dei guru indiani che vivono sollevati da terra.
Mi accorgo che non se ne sa mai abbastanza: persone di trentanni ancora credono alle favole di questi che vivono appunto in levitazione, e che sono così eterei che non vanno al gabinetto, forse non mangiano, non bevono, si cibano del profumo dei fiori e sono tutti rilucenti come gli UFO che vedono quelli che di notte vanno sulle colline a cercarli nel cielo.
Qui a Scaramuccia gli UFO spirituali non ci sono, ci sono persone che nella normalità, nel fatto che quando hanno fame mangiano, che quando hanno sonno dormono, che quando sono stanchi si riposano, e se non possono continuano a lavorare. In questa semplicità c'è Dharma, c'è Budda, c'è Sangha, i tre gioielli, si possono salvare tutti gli esseri e trovare la natura di illuminazione. Al di fuori di questo non c'è altro. Ricordo le parole di un maestro il quale proprio a una persona di quelle innamorate dei fenomeni rispose: “Il maestro zen se deve costruire una casa chiama il muratore e se ha male si consiglia col medico”.
...
del “maestro”
* scrive Fabio, da Genova, il 2 marzo 1985 ore 3:34
“Bravo Taino! Quando leggo qualcosa come sui minatori inglesi o come il tuo discorso al congresso Buddista io veramente mi commuovo o mi immedesimo (lo so che iniziare una lettera al proprio maestro con un “Bravo!” può sembrare irriverente ma spero proprio che non lo sia, ti pare?) ...
*Allievi di Scaramuccia incontrando e parlando con un praticante di un'altra scuola zen, hanno detto di me, delle nostre attività, dell'insegnamento che si segue, eccetera. Ciò che ha stupito l'interlocutore è stato sapere che io guido la macchina per viaggiare [e non sa come la guido].
* È da due anni giusti da che sono stato chiamato in Giappone da Taitsu roshi per farmi la ramanzina. Quando gli risposi come sapete ricordo bene le prime parole che mi disse: “In Giappone di veri maestri zen sposati non ce ne sono!” [Strano che non abbia sentito di un certo Omori Soghen, o anche Seki Bokuo …].
* Qualche anno è passato dal giorno in cui un'anziana allieva di Scaramuccia, passando per la Francia, si recò a visitare un monastero di scuola tibetana diretto da un lama belga. Chiese di parlare al maestro e le dissero che non si poteva perché stava meditando e sarebbe durato tre giorni [avrei capito di più tre giorni con la propria moglie!].
* Luciano da Bergamo, dopo avermi scritto che non mi ritiene più suo maestro, pur riconoscendo di aver ricevuto del bene da Scaramuccia, mi ha spedito due libri del suo nuovo maestro il quale si chiama Omraam Mikhaël Aïvanhov. Cerco sempre di leggere i libri che mi regalano o imprestano, e l'ho fatto anche con questi due: “Lo yoga della nutrizione” - “Armonia”. Certo le sue parole accarezzano le orecchie e anche i cuori, quelli sensibili, che vogliono lasciarsi accarezzare. E poi siccome c'è la sua foto, barba e capelli lunghi e bianchi, con lo smoking pure bianco, così elegante, nella vita può fare solo il maestro [o il portiere d'albergo].
* Anche Gianni dalle Canarie mi ha scritto una lettera. Dice che tra i suoi amici ha trovato un grande entusiasmo verso le pratiche spirituali, e a Las Palmas, la sua città, è un vortice di iniziative, conferenze, gruppi. “... Con mio grande sollievo ho trovato la mia scelta di vita molto più semplice, virile, sincera e autentica di tutte queste (mi riferisco allo Zen). Ho assistito, più per gentilezza nei confronti di amici che mi avevano invitato che per autentico interesse, a diverse conferenze di gruppi esoterici vari. Parlavano molto bene, ma gli mancava la forza, e sorridevo pensando a cosa avrebbe detto Rinzai se uno di questi avesse provato a fare un grido. Ormai non posso più stimare un uomo per ciò che dice, se in lui non c'è quella intensità, quella forza che ho trovato in lei...”.
* Altri scrivono nei bollettini che ci spediscono, e che noi ricambiamo, che il loro lama è un Tulku, ovvero la reincarnazione di uno che era lama pure prima [e chissà quando finisce questa “lamazione”].
* Un altro dice: “Ma come, se uno è maestro di zen che centra mettersi pure a fare la guida alpina, che rapporto può esserci tra queste due attività così diverse ...”.
* E chissà quanto potrei continuare su questo problema del “maestro”.
Insomma, un maestro come "deve” essere?
A parte che sia bello o brutto, italiano, europeo, americano o orientale, Tulku oppure la reincarnazione di un tassinaro, guidi la macchina da solo o abbia il monaco autista, sposato o scapolo, meditante o sui muri arrampicante, rasato o coi capelli e la barba belli lunghi, apolitico o comunista, laureato o con la terza media. Ricapitoliamo: deve essere come gli allievi se lo sono sognato, immaginato, desiderato, bramato, immedesimato, proiettato, eccetera, eccetera, oppure può essere come lui, il detto maestro, decide, momento per momento, con sofferenza/gioia, di essere?
Io sostengo che il praticante zen, se è un maestro, non ha scopo. Forse è uno sciabolatore, anche se si rende conto che a tagliare la testa degli stronzi ce ne sarà sempre altrettanti che risorgeranno. Come l'erba che sto falciando in questi giorni. E poi, uno stronzo come può cambiare?
Capisco bene gli allievi di Scaramuccia, che guardano alla mia persona (?) come alla propria guida spirituale, come spesso possano essere spiazzati da ciò che dico e faccio. Qualcuno può provare un senso di ammirazione/frustrazione, magari nel vedere che io riesco in qualcosa che lui/lei invece non conclude. Come la telefonata di chi si sente in crisi perché lui, che fa solo lo studente, dopo dieci anni di università, ancora non ne vede la fine. Invece il suo maestro dopo 4-5 anni già (?) finisce. Certo la colpa non è del maestro però non si sente di venire alle sesshin. Capisco che possa sembrare questo mio dedicarmi a tante attività come un bisogno di dimostrare la mia bravura, però se non vado in montagna Scaramuccia muore di fame. Lo sapete bene che qui non arrivano soldi da finanziatori occulti e nemmeno scoperti! Come si può restringere in un unico nome la molteplicità dell'essere umano?
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becomixdatabase · 5 years ago
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[Rileggendo Cerebus (Issues 1-6)](https://blog.becomix.me/rileggendo-cerebus-issues-1-6/ "https://blog.becomix.me/rileggendo-cerebus-issues-1-6/")
Per chi non lo sapesse…
Cerebus una serie del fumettista canadese Dave Sim (con l’aiuto di Gerhard per gli sfondi dal numero 65 del 1984). È composta da trecento numeri autoprodotti e autopubblicati dal dicembre del 1977 al marzo 2004. Tutta la serie viene raccolta in sedici volumoni (più uno spillato) stampati su carta di bassa qualità; per questo vengono chiamati phonebooks, guide del telefono. In Italia non è un autore molto conosciuto: dei volumi sono usciti solamente il secondo Alta Società e il terzo Chiesa e Stato (1). Ma, per certi versi, non possiamo prendercela esclusivamente con gli editori “che non ci hanno creduto abbastanza” oppure ai lettori troppo disattenti. Cerebus sta al fumetto come l’Ulisse di Joyce e La ricerca del tempo perduto di Proust stanno alla letteratura. Le posizioni controverse dell’autore (chi seguirà Cerebus vedrà un giovane mezzo fricchettone autore di fumetto alternativo diventare un credente reazionario), lo spessore letterario, le continue sperimentazioni, l’unione di diversi piani tematici (la storia di Cerebus, quella dell’autore, la critica al comic-dom, alla società, ecc ecc), ovvero la richiesta di molto sforzo del lettore per apprezzare le più raffinate derive artistiche del fumetto, scoraggia sicuramente molti lettori. Sommando che l’inglese utilizzato da Sim, che stropiccia la lingua mischiando toni bassi e alti senza distinzione, tra dialetti e giochi di parole, è molto complesso, al limite dell’intraducibilità, è uno scoglio ulteriore ai lettori italiani.
È difficile raccontare in poche righe il perché Dave Sim sia tra i più grandi autori di fumetti e più influenti di sempre (almeno, per quel che riguardano i comics): basti dire che sotto il motto di «Romperò ogni legge dei fumetti» nella sua lunga epopea pseudo fantasy ha portato al limite tutte le caratteristiche grammaticali del fumetto: dall’impostazione delle griglie e della lettura, a un utilizzo tirato all’impossibile delle inquadrature, al linguaggio strapazzato o con lunghe digressioni letterarie (in Cerebus troveremo Oscar Wilde, Fitzgerald, Hemingway, i Rolling Stone), dalla cura maniacale per il lettering, alle onomatopee. Bisogna aggiungere che i trecento numeri di Cerebus sono stati autoprodotti, e verso la fine degli anni a tirare 35.000 mila copie tra il numero 100 e 125 (per poi scendere rovinosamente e essere dimenticato da quasi tutti nel numero 300).
Per un lavoro critico serio su Dave Sim, non solo bisogna prendere in considerazione il lavoro fumettistico di Cerebus, ma anche una impressionante molte di carteggio verso i lettori, saggi, interviste. Un lavoro di ricerca impegnativo e arduo, per un autore che si è recluso ed è considerato un paria del fumetto.
Probabilmente, per alimentare la Cerebus culture in Italia, andare a esaminare uno ad uno i phonebook per disquisire sulle caratteristiche tecnico e artistiche di ogni volume, può essere un tentativo. E così partiamo.
La spada di Cerebus
I numeri dall’1 al 25 vennero raggruppati in un phonebook. Sono stati anche raggruppati in sei volumi chiamati Sword of Cerebus. A differenza dei successivi, questi venticinque numeri non formano un arco narrativo coerente, la maggior parte di episodi sono autoconclusivi. Andiamo a vedere nel dettaglio cosa succede.Nella breve introduzione scritta nel 1987 Sim ci dice: «Although crude, I hope the dedication of a rookie taking his first steps unburdened by editorial interference still shows through». Credo che gli autori dell’underground dovrebbero anche loro fieramente mostrare un astio verso le interferenze degli editori. Probabilmente oggi come oggi non è così forte perché si crede ancora che un editore possa portare l’autore al successo. Ma non è così: il compito dell’editore è sfruttare economicamente il lavoro dell’autore, e nella maggior parte dei casi, sono gli editori sono incapaci addirittura in quello. Diciamo che oggigiorno in Italia ci si accontenta della “narrazione del marketing”. Poco importa se il libro venda 300 copie, l’importante è far credere che sia un titolo imprescindibile. Sim dimostra che non è l’editore a rendere popolare un’opera, ma è l’opera stessa. Quindi, cari ragazzi, seguite Dave Sim e sbattetevene il cazzo di sedicenti editori, che vi possono dare mille o duemila euro per un libro di duecento pagine destinato al macero dopo un paio d’anni. Pensate solo a far un bel fumetto.
Episodio uno – The Flame Jewel
È impressionante notare quanto in questa primissima storia si vedano tre elementi che caratterizzeranno tutta la serie: – Sim sceglie un genere, in questo caso il fantasy eroico à la Conan il barbaro, ne apprende tutti canoni e li applica al racconto, partendo dallo stile della lingua; potremmo definire questa caratteristica “dedizione all’arte”; – Sim presta attenzione al dinamismo spezzando in maniera libera le tavole. Queste creano uno spazio “altro”: non è realismo o rappresentazione di realtà, non è neanche il movimento cinematografico: è il vero e proprio spazio fumettistico. Sim in Cerebus riesce arrivare ad una dimensione unica, dove la geometria dello spazio e dell’azione narrata vive virtualmente in geometrie non euclidee. Mind games; – si capisce chiaramente che Cerebus l’oritteropo è uno stronzo.
Cosa succede? Cerebus è un mercenario, alto cinque mani (circa mezzo metro), un muso lungo, coda coperto da una pelliccia grigia. In taverna si unisce a due ladri per rubare il gioiello delle fiamme ad un mago. Una prima sfida contro un mostro di ombre, contro uno scheletro, contro un incantesimo botanico, fino l’illusione finale del mago cerebus combatte con gli occhi chiusi. Cerebus è un barbaro? Forse. Cerebus ha i piedi su due mondi: nonostante sia nato per essere un guerriero, le vie della stregoneria non gli sono sconosciute (Cerebus has his feet in two worlds: though i was born to be a warrior, the ways of sorcery are not unknow to me).
Episodio due – Captive in Boreala
In questi numeri e per un po’, si rimane nell’heroic fantasy. Quindi combattimenti tra barbari (dove viene sottolineata la crudeltà di Cerebus), montagne innevate, grotte con gemme stregate.
Episodio tre – Song of Red Sophia
Molti fanno partire da qui la vena “anti-femminista” dell’autore – altri ancora lo vedono addirittura con il succubus del secondo numero, ma è un’altra storia – Red Sophia, protagonista del numero, è la parodia di Red Sonja, già Red Sonya in Howard. Un gioco di riflessi e distorsioni (dalla letteratura al fumetto, alla parodia del fumetto) che vedremo, sarà fondamentale nella poetica di dave Sim. La Red Sophia di Sim sarà uno dei personaggi centrali nella storia di Cerebus, e verrà approfondita psicologicamente nelle saghe a venire, pur non toccando le vette di tragicità che toccano ad altri personaggi femminili come Jaka o Astoria. Ma se Jaka è il dramma, Astoria l’arrivismo, Sophia incarna la superficialità femminile. Certo, non siamo ancora nel sardonico antifemminismo di Glamourpuss, la rivista parodia di riviste femminili pubblicata da Sim dal 2008 al 2012, ma piuttosto nella caratterizzazione di Cerebus, così duro da disprezzare le donne.
Episodio quattro – Death’s Dark Tread
Anche in questo numero compare uno dei comprimari ricorrenti per buona parte della serie, e analogamente si tratta di una parodia. Ecco infatti Elrod L’albino, caricatura dell’Elric di Michael Moorcock. Ma poco in comune hanno il mentecatto albino di Sim con il Campione Eterno di Melniboné: il personaggio di Sim sembra modellato anche su Foghorn Leghorn (Garlo il gallo dei cartoni Warner) e sul senatore Claghorn del programma radiofonico The Fred Allen Show. Tuttavia secondo Sim l’invenzione del personaggio è stato un caso: nell’introduzione scritta per Sword of Cerebus, l’autore rivela di non aver mai letto i romanzi di Moorcock, è stata Wendy Pini a fargli notare le analogie tra Erlod ed Erlic, ovvero che sono entrambi albino che straparlano. L’autore ha creato questo personaggio inconsapevolmente, ma non riuscendo di smettere di ridere.
Episodio cinque – The Idol
Sim, influenzato da una intervista di Gil Kane letta nel Comics Journal 38, dice:
After I finished the first issue I embarked on a extremely lengthy process of applying adult sensibility to each issue of Cerebus, trying to approach every plot problem on as mature level of communication as i could.
In realtà questo processo è già in atto da questo numero, specialmente in questo numero, in cui la componente umoristica è meno presente. L’unica gag è la puzza della pelliccia di Cerebus bagnata. In The Idol il nostro oritteropo preferito si imbatte in una popolazione selvaggia, i Pigts, guidati da Bran Mak Mufin (riferimento al barbaro di Howard) che lottano per rovesciare l’impero (quale impero? chiede Cerebus, qualsiasi impero, risponde Bran). I Pigts venerano un idolo rassomigliante al nostro, che decide di distruggere a suon di scazzottate. Non fare di me un idolo o mi brucerò.
Un particolare molto curioso che non sono ancora riuscito a spiegarmi: Ban Mak Mufin tornerà in seguito come assistente di Cerebus, ma non più nelle vesti di capo di barbari, ma in quelle di consigliere borghese. Fedelissimo quindi tragico. Inoltre, nella grafia del nome, la K muta nella più morbida C.
Episodio sei – The Secret
Quando questo numero andava in stampa (fine ’78), Sim e Deni Loubert si sposavano. Deni è stata co-fondatrice e editrice di Aardvark-Vanaheim, seguì le pubblicazioni per i primi settanta numeri, fino all’83. Lo dico non per pettegolezzo, ma per sottolineare quanto sono intrecciate vita e opera di Sim. Qui compare Jaka, l’eterno amore di Cerebus. Ma che amore può avere un oritteropo, se non funesto e crudele? Jaka per Sim rappresenta in qualche modo tutte donne che i bassi (come Cerebus e Sim) considerano inavvicinabili. Cerebus, drogato da dei briganti, si infatua della ballerina dai capelli di seta bianca e dalle movenze di gatto Jaka. È il primo personaggio a cui l’oritteropo rivolge parole gentili. L’intreccio della trama porta ad una intensificazione dell’attrazione tra Jaka e Cerebus drogato, che si conclude amaramente quando l’effetto della droga termina. Ultime tre vignette indescrivibili.
[continua]
L'originale è stato pubblicato su [https://blog.becomix.me/rileggendo-cerebus-issues-1-6/](https://blog.becomix.me/rileggendo-cerebus-issues-1-6/ "Permalink")
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davidtytopuente · 7 years ago
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Twitter inizia a rimuovere gli account sospetti? A quanto pare nelle prossime settimane potremmo osservare un ulteriore calo dei followers. Bene perché ci vuole pulizia e correttezza, ma non benissimo perché certe volte mantenere online gli account sospetti o falsi può essere utile per fare analisi e scoprire eventuali botnet. Chissà quanti utenti falsi mi seguono, sarei ben felice di levarmeli di dosso (qualche bot che mi seguiva me lo sono levato a manina dai follower), ma in questo articolo voglio parlarvi di un esempio molto curioso del panorama italiano per farvi comprendere come l’operato di Twitter sia un po’ inutile.
L’account Twitter di @franco_sala
  Dicono di lui
L’account twitter di Franco Sala (@franco_sala), ritenuto giornalista de Il Giornale, è stato citato in qualche occasione negli ultimi anni in maniera tutt’altro che positiva. Per fare un esempio recente, in un articolo di Wired del 22 giugno 2017 dal titolo “Fenomenologia dei mitomani da tastiera” viene riportato un estratto del libro “Non avrai altro Dio all’infuori di te” di Chiara Lalli dove si parla di lui:
C’è Franco Sala, ossessionato dalle celebrities – cioè da chiunque abbia più di 2.000 follower – e il cui obiettivo è quello di essere seguito da loro. “Sei bellissima.” “Bravo.” “Nessuno è come te.” E poi l’implorazione: “Mi segui? Eddai, per favore, mi segui?”. La frustrazione delle sue richieste è insopportabile e la sua reazione rancorosa: ma allora sei proprio stronzo… Deve sentirsi soddisfattissimo quando la questua ha successo. La sua raffinata strategia è: appena mi segui, io smetto (ha più di 94.000 incauti che lo seguono, e lui ne segue meno di 500, che è il massimo della vittoria per il mitomane da tastiera).
Il 26 maggio 2017 la cantante Emma Marrone dedicò un post sulla sua pagina Facebook (anche su Instagram) contro Franco Sala per averla definita “razzista” in un tweet del giorno prima:
Parto da questo tweet scritto da un giornalista o forse da uno che si spaccia tale… quindi in realtà non ho la percezione esatta a chi devo rispondere ..so solo che nelle ultime 48 ore ho letto il mio nome associato ad una parola : RAZZISTA.
[…]
Ho la coscienza pulita, chi invece ha scritto queste cose tremende è l’esempio del degrado dell’umanità al quale stiamo andando incontro… mettetevi una mano sulla coscienza, se ne avete una e rendetevi conto del male che generate con le vostre parole… non mi abbasserò mai a certi livelli… la mia famiglia mi ha insegnato ad essere una persona migliore!
Il primo febbraio 2015 la bolognese Federica Caladea, avvocato e scrittrice, aveva scritto nella sua pagina Facebook un lungo post con un elenco delle dieci categorie di utenti, l’ultimo era lui:
10) FRANCO SALA* (*per chi non fosse su Twitter: Franco Sala è una sorta di “stalker dei vip” (politici, cantanti, attori, giornalisti e altri vari ed eventuali) genuflesso ai limiti del possibile pur di essere seguito dalla “gente che conta”, innocuo come un Trudy ma fastidioso come l’herpes labiale al primo appuntamento.
La sua propensione a corteggiare i vip arriva fino alla puntata di Gazebo del 28 febbraio 2016, leggermente preso in giro da Zoro.
L’account @franco_sala citato a Gazebo nel 2016
  Cosa dice Twitter
Incuriosito dalla sua ampia presenza su Twitter, dove quello che pare essere il giornalista Franco Sala iscritto all’ordine dal 1983, anche per via di diversi tweet contenenti bufale e disinformazione (1–2–3).
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Nel 2016, come si nota dal video di Gazebo, aveva 44 mila e 500 follower. Niente male per un account creato nel 2011, ma qualcosa è cambiato e ad oggi, 12 luglio 2018, sono più che raddoppiati arrivando a toccare i 98 mila e 300 follower. Ciò che però sfugge è che a partire dal 2017 ci sono stati dei movimenti molto strani rompendo di fatto una crescita che poteva essere definita “normale“:
L’andamento dei follower di @franco_sala dal 2014 ad oggi
Nel grafico sopra riportato possiamo notare l’andamento dei follower a partire dal gennaio 2014 ad oggi, ma fate attenzione ai primi sei mesi del 2017 e soprattutto da maggio a luglio 2018 dove troviamo dei picchi improvvisi e delle discese catastrofiche.
L’andamento da novembre 2016 a marzo 2017
Notiamo erano improvvisamente aumentati con grossi numeri tra il novembre 2016 e il marzo 2017, con particolare attenzione dal 27 febbraio al 7 marzo dove si è passati da 60.054 a 94544, mentre tra il 6 erano 79663.
L’andamento dal 27 febbraio al 12 marzo 2017
Dopo circa un anno di stabilità e una crescita fino a 102810 followers in data primo aprile 2018, il 2 aprile diventano 91536 per poi risalire a 115804 il 20 maggio con uno scatto improvviso durato 4 giorni toccando il 24 maggio la vetta dei 151090. Un sali e scendi successivo lo riporta a 106499 il 29 maggio, a 146549 il 23 giugno per poi crollare vertiginosamente a 96514 il 28 giugno.
L’andamento da aprile a luglio 2018
Stiamo parlando di numeri importanti, non di 1000 follower in una settimana o un giorno, ma addirittura di cifre che vanno sull’ordine delle decine di migliaia. Approfondendo notiamo che la lingua predominante dei suoi follower (ad oggi 12 luglio 2018) è l’inglese (60,9%) seguita dall’italiano (il 18,1%, 17862 account) e lo spagnolo (11,7%).
Le percentuali della lingua impostata dai follower di Franco Sala
Nel seguente grafico notiamo che buona parte degli account suoi follower abbia impostato la propria localizzazione geografica:
Le zone più scure presentano il maggior numero di follower: Stati Uniti, Italia, Brasile.
    Gli 88 e la banda dei 145
Al momento della raccolta dei dati notiamo che nelle ultime 6 ore (sono le 00:42 del 12 luglio 2018) ha ottenuto 88 nuovi follower con una crescita anomala di circa 6907 il primo luglio 2018:
I nuovi follower nelle ultime 6 ore e l’andamento dal primo marzo ad oggi
Tra questi 88 troviamo numerosi account appena creati, come @akilahfranks9 (creato il 10 luglio 2018) e @teshatate13 (creato l’undici luglio 2018). Non sono due account scelti a caso, ma presi a campione aventi entrambi delle immagini profilo legate al mondo dei fumetti giapponesi:
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Di questi 88 follower abbiamo 9 creati prima del 2018, tutti gli altri tra il 10 e l’undici luglio 2018 (PDF–CSV):
Alcuni degli 88 follower nuovi con il loro ID, sceen name, lingua, i loro followers, i loro following e la data di creazione dell’account.
“Scrollando” i follower di Franco Sala notiamo diversi aventi foto profilo identico, ma con nomi diversi:
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Negli screen sopra riportati abbiamo con le stesse foto:
@AmberlynnCreger e @GrygielNoemi
@BeltreSamari e @HaaniKanary
@FlorineMirasola e @AnalisaEisenhu1
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In questi utenti notiamo qualcosa di interessante, ossia il numero degli account che seguono: 145.
Il numero è lo stesso anche per altri account che usano come immagine profilo la stessa prelevata dal mondo dei fumetti giapponesi: @AtaraRiekenberg, @RachelleannBet1 e @HoriLexi (creati tutti il 9 luglio 2018 a distanza di poche ore l’uno dall’altro, ma ce ne sono molti di più).
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Facendo un’analisi e un confronto dei following di 3 account precedentemente citati (@RachelleannBet1, @GrygielNoemi e @FlorineMirasola) riscontriamo per prima cosa che sono stati creati tre giorni fa:
I tre profili messi a confronto e qualche loro dato
In secondo luogo, scopriamo che ne hanno 128 in comune mentre due di loro tutti e 145:
I following in comune sono 128, ma @GrygielNoemi e @RachelleannBet1 tutti e 145.
Esportando l’elenco dei follower di Franco Sala con meno di 5 follower, tra i 40 e i 150 following, creati nell’ultimo mese, ne troviamo ben 2964 (CSV). Riportandoli in ordine di creazione notiamo i tempi trascorsi tra la nascita di uno e l’altro account:
Una parte dei followers creati il 6 luglio 2018
Come possiamo notare ci sono pochi secondi dalla creazione di uno e l’altro account. Ad esempio, tra @JareckeMarilynn e @GlodoskiLannie un solo secondo mentre @BahnsonRosenda e @KierstynnBreaz1 nello stesso momento.
  Conclusioni
Per questi utenti non vale l’uso della stessa email per la loro creazione, il sistema è molto più complesso di quelli riscontrati in passato. Individuarne l’origine di creazione risulta difficile, ma come possiamo vedere molti sono gli elementi per riscontrare la presenza di numerosi account appositamente creati e che seguono specifici utenti come Franco Sala e tanti altri.
Twitter potrà anche rimuovere migliaia e migliaia di utenti, forse milioni, ma rendiamoci conto che quelli da me riportati in questo articolo sono solo una goccia rispetto alla marea di account che vengono ogni giorno creati con le stesse modalità. Direi che questo video sintetizza, al momento, l’operato nella lotta contro questo fenomeno:
  Twitter rimuove gli account sospetti, inutilmente e vi spiego perché con Franco Sala Twitter inizia a rimuovere gli account sospetti? A quanto pare nelle prossime settimane potremmo osservare un ulteriore calo dei followers.
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jimmuzzu · 8 years ago
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Il Mio Gabbiano e le Sue Scogliere
Sì, ok, è fascista e tutto quello che volete. Ma non si può pretendere apertura mentale da una che chiude sistematicamente tutte le vocali. E poi anche Picasso era, umanamente parlando, un pezzo di merda. Marcella non è un pezzo di merda, ma una povera crista. Un po’ come Mariah, sia pure con sfumature diverse. Da qualche giorno mi frulla ossessivamente in testa Dopo la Tempesta, e solo adesso ho realizzato che questa canzone venne presentata esattamente vent’anni fa a Sanremo proprio in questi giorni. Me lo ricordo perché allo scoccare del mio 15° anno mia madre mi prelevò dal simpatico liceo che frequentavo alle falde dell’Aspromonte e mi disse "dai, andiamo a Bologna, ci facciamo una settimana lì". Ero già con la valigia pronta. Fanculo latino e matematica. Quello che non sapevo era che sarei stato senza tv per tutto il tempo. Mio fratello, che viveva a Bologna dall’autunno precedente, ha sempre avuto una mentalità un po’ rigorosa. Ai limiti del trappismo in effetti. A questa peculiarità doveva ricondursi la decisione di ridurre al minimo il possesso di beni personali in terra bolognese e quindi straniera. Il concetto era che in caso di trasloco tutto avrebbe dovuto stare comodamente in due valigie di media portata. Questo voleva dire niente televisore, bene superfluo per eccellenza. Al momento di partire non diedi peso alla cosa, ma una volta lì le lunghe sere senza tv si profilarono drammatiche. Neanche fossimo stati negli anni 30, riscoprii la radio, questo oggetto sconosciuto. E con essa Sanremo. Da sempre, cosa abbastanza inconsueta per un frocetto in erba degli anni 80, avevo snobbato la simpatica e fiorita manifestazione. Eh sì, mi sono perso tante cose, I must confess. Per la verità le intenzioni c’erano. Tutti gli anni io e mia nonna ci piazzavamo volenterosi davanti alla tv. Dopo i primi cinque minuti però, lei piombava in un sonno smemorante e io mi perdevo negli anfratti più bui dei suoi appartamenti. Anche in quei primi giorni del marzo 88 il Festival, seguìto per radio mentre facevo altre cose, non ebbe su di me una gran presa. Del resto durante il giorno ero bombardato dalla continua visione di bonazzi in giro per la città, e la sera ero intento a rielaborare il tutto. In effetti non mi ricordo più un cazzo, se non la canzone di Marcella e quella della Oxa, poveraccia. La canzone di Marcella ebbe la fortuna di diventare un tormentone a scuola. Tutte le volte che venivamo cazzìati o prendevamo voti di merda era fatale sibilare tra i denti "tu cuore non hai". E così mi entrò piano piano in testa. E’ proprio l’inno della povera crista, tradita e trattata di merda, che però se ne sta in casa ad aspettare il suo uomo. Lui sarà pure un grandissimo stronzo, ma si vede che qualche attrattiva di rilievo deve avercela se lei continua ad aspettarlo, ad aspettarlo da una vita, in questa casa solitaria in riva al mare dove non vengono a trovarla neppure le sorelle o uno straccio d’amica. I tentativi di cercarsi un altro sono fiacchi, nel corpo è lui che vuole e dopo la tempesta è quiete e di lui ha di nuovo sete. Chissà che manzo. Tantissimi anni fa, e per qualcuno che non lo meritava, sono stato anch’io così, prima di cambiare tattica e di passare inconsapevolmente dall’altra parte. Sarà da qui che nasce la mia sympathy for ste povere criste. Un sentimento dolceamaro, da tenere sotto chiave e tirar fuori all’occorrenza, a ricordo di un masochismo piacevole solo in quanto lontano nel tempo. Anche perché, onestamente, il mio gabbiano e le sue scogliere da un bel po’ si sono rotti di contemplare un mare immenso e laggiù una vela.
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paoloferrarocdd · 8 years ago
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129 G IL COLPO DI STATO STRISCIANTE E LA GRANDEDISCOVERY from CDD2 on Vimeo.
Nel lontano giugno 2011, e riprodotta in rete, una esilarante performance comica che indicava per linea di massima il vero golpe strisciante e sembrava "curiosamente" mandare una sorta di critica allarme. Si noti l'accento camorrista e campano del comico : una scelta lucida ed evidentemente correlata alla vera matrice eversiva del tutto , esattamente ricostruito e denunciato dal CDD. Da tre mesi ( marzo 2011) il dott. Paolo Ferraro stava allora "sperimentando" e cercando la via per portare a conoscenza dell'opinione pubblica fatti concreti, dinamiche e realtà scoperte, oggetto di nuove adeguate prove vagliabili, di immediata percezione ed ascolto. Il tutto partendo da un grumo e da una vicenda emblematica e ricostruendo passo passo il resto . Nel Giugno 2011 in contemporanea verrà effettuata la lunga conferenza stampa che viene sintetizzata in un breve ma incisivo servizio di TGSKY su un punto solo, focale, facendo intendere però il respiro reale più amplio della medesima conferenza e denuncia pubblica ..... La commistione nello sketch tra metodologie e la sola indicazione della strategia ancient squisitamente pidduista lasciano però aperto il varco a varie ipotesi . IL CDD si è occupato delle metodiche obiettivi finali e composizione psichiatrico giudiziaria e militare della strategia che ha preso il governo ombra ( surclassando inglobando e piegando la vecchia P2 nelle sue sacche di resistenza ) . Al cui nucleo strutturato abbiamo "evocativamente " dato la definizione di "SUPER GLADIO". Far capire che si trattava di un cemento di potere comune ma superante le dinamiche pidduiste è la nostra scommessa sul piano storico culturale vinta . Le differenze cromatiche e la dialettica interna ai poteri forti tra sovranità/mondialismo spiegano meglio di ogni altro approccio di cosa si tratti . Riflettete ... vimeo.com/110023726 facebook.com/media/set/?set=a.737119776382010.1073741887.100002519841658&type=1 ADESSO CAPISCI PERCHE' IL PROSSIMO ARTICOLO SI INTITOLERA' "TANGENTOPOLI CLONE E LA GRANDEDISCOVERY, UN PERCORSO STORICO DI VENTITRE ANNI SCOPERTO E SPIEGATO NEI MINIMI DETTAGLI. IL GOLPE CHE STRISCIA" ?! 1. Hai letto il verbale delle dichiarazione che fece Saviotti sui nostri incontri tra febbraio e marzo 2011 e hai capito quale fu "la intuizione" e cosa spiegai?! E hai intuito perchè Solange Manfredi mi chiese se esapevo di tre telefonate fatte da Saviotti allora ?! Hai capito perchè Saviotti per la cordata deviata della procura di Roma era uno "stronzo" da eliminare ( Frase di Stefano Pesci magistrato deviato della procura romana in gemellaggio con Guseppe Cascini ?! 2. Hai letto su Antonio A. In realtà mandatomi sotto dalla Procura di Reggio Calabria dall'agosto 2012 e che cosa sapeva e faceva e su come fu incastrato da me ?! 3. Hai visto la prova clamorosa sulla natura criminale della istanza di amministrazione di sostegno firmata da Pignatone ex Procuratore di Reggio Calabria ?! Hai letto nei blog di cosa disse Alberto Caperna a Paolo Ferraro e che lesse una relazione che incastrava le operazioni volte a infiltrare ed incastrare Paolo Ferraro, il giorno prima di morire di infarto per "cause da accertare" ?! Hai letto gli articoli di stampa sul riciclaggio inernazionale i flussi monetari gestiti da militari e riconvertiti da "MAFiA CAPITALE" ?! Hai letto del clamoroso sequestro in Sardegna di 51 KGR di cociana e della reazione sdegnata dell'indagato " Adesso parlo " ?! Hai letto dei traffici gestiti dal mondo miitare e delle indagini della procura militare ?! Hai letto ascoltato e valutato le prove sul ruolo della psichiatria e sul controllo di magistrati politici e ministi negli articoli con prove video audio del CDD ?! Hai letto ed ascoltato cosa fanno in trasmissioni radio come tentatno di diffamare e disinformano e tentano di manipolare travestendo lezioni di masoneria come controninformazione ?! E TI RICORDI DELLE MOVENZE STRISCIANTI DI FERRARA GIOVANNI, AGNELLO ROSSI E STEFANO PESCI ?! E TI RICORDI DI COME APPARATI DEVIATI EMASSONERIE DEVIATE UTILIZZINO LO SCHERNO LA DIFFAMAZIONE E LA DENIGRAZIONE SECONDO PROTOCOLLI E HAI LETTO L'ARTICOLO DEL CDD SUI PROTOCOLLI ?! Hai letto IL PROTOCOLLO DEI SAVI DI SION che illustra il metodo di distruzione degli Stati occidentali e della democrazia svuotandola , irretendola e corrompendola prima per poi intervenire azzerando tutto e legittimando un nuovo potere che si è lentamente costruito sull'inganno e le attività segrete?! Ricordi cosa disse John Firzgerald Kennedy sin dal 1961 "ripudio della segretezza" e sul potere che lavorava sotterraneamente ed hai ascoltato e valutato le sue parole alla luce della grandediscovery in Italia?! ADESSO CAPISCI PERCHE' IL PROSSIMO ARTICOLO SI INTITOLER"TANGENTOPOLI CLONE vimeo.com/110023726
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ennyloveangelperillo · 8 years ago
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Buona domenica lettori, sono sempre di più i libri che stanno, finalmente, prendendo vita sul grande schermo ! Questa volta tocca a Hollywood Dirt di Alessandra Torre *___________* I’m so happy! Ad annunciare il grande evento è stata proprio l’autrice che, durante il mese di Febbraio, ha scritto ai suoi lettori annunciando l’inizio delle riprese del film nel mese di Marzo. Abbiamo atteso un po’ prima di darvi la notizia per avere più materiale su cui potervi informare :D Ecco a voi qualche dettaglio sul libro, prima di elencarvi le innumerevoli foto e informazioni che l’autrice ha dispensato per i suoi fan sui suoi attivissimi social network :D
Titolo: Hollywood Dirt Autore: Alessandra Torre Genere: Contemporary Romance Trama: Cole Masten. Abbandonato dalla moglie superstar, il marito ideale di Hollywood è ora diventato lo scapolo più sexy di Hollywood: organizza delle feste da sballo e scopa alla grande. Dimenticate Colin Farrell, c’è un nuovo bad boy che domina Los Angeles. Summer Jenkins. Mi presento, sono una ragazza di una piccolo cittadina del Quincy, in Georgia. So cucinare un eccellente pollo e un delizioso fagottino alle mele, sono in grado di cavarmela con l’inganno ad una partita di pocker, e sono stata votata Most Friendly nel mio ultimo anno scolastico. Oltre a questo…non c’è molto da dire. Appartenevamo a due mondi differenti. Le nostre vite non avrebbero dovuto entrare in collisione. Ma quando il jet privato di Cole Masten atterrò nell’aeroporto del mio paese, tutti ci sedemmo sulle nostre sedie a dondolo e guardammo. E quando un’opportunità incrociò il mio cammino, la colsi al volo. Ma non mi sarei mai aspettata ciò che è successo. Non mi aspettavo che Cole Masten fosse uno stronzo, o che mi perseguitasse, o di rimanere invischiata nei set cinematografici, nei cavi delle telecamere, nelle spalline del reggiseno e nelle corde del cuore. Talvolta, gli opposti non sono destinati ad attrarsi.
Allora, cosa ve ne pare? :D
L’autrice ha annunciato tempo fa che il team dietro alla creazione di Hollywood Dirt è la PassionFlix , uno studio che lavora sul mercato del romance per portare i romanzi preferiti dei lettori sul grande schermo. Hollywood Dirt è il primo adattamento che si trasforma in film. Una cosa che contraddistingue sicuramente la PassionFlix è la fedeltà nei confronti del romanzo: il loro obbiettivo è riflettere in maniera fedele i sentimenti e le emozioni dei libri, riportando anche le stesse battute.
La storia di Cole e Summer, protagonisti del libro, sarà girata a Clarksdale, Mississippi!
I due attori che interpreteranno Cole Masten e Summer Jenkins sono Johann Urb & Emma Rigby ! *.* (SONO BELLISSIMI !)
Il nome dell’attore che era stato scelto precedentemente per interpretare il ruolo maschile è Antonio Cupo, sostituito poi da Johann Urb.
Le riprese del film sono iniziate a Marzo e Alessandra Torre, autrice molto attiva sui social, ha iniziato a dispensare foto del set per la gioia dei suoi lettori :D . Della serie che li stalkera sul set anche durante pranzo, trucco e parucco ahahahah Eccovene alcune!
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  Segui Alessandra Torre su Instagram per visionare le foto! Clicca qui
Da Become a movie di Love is in the books è tutto!  Alla prossima :P <3 
https://www.instagram.com/p/BSXpNebjaeJ/?taken-by=alessandratorre4
Become a movie: Hollywood Dirt di Alessandra Torre| Love is in the books Buona domenica lettori, sono sempre di più i libri che stanno, finalmente, prendendo vita sul grande schermo !
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becomixdatabase · 5 years ago
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[Rileggendo Cerebus (Issues 1-6)](https://blog.becomix.me/rileggendo-cerebus-issues-1-6/ "https://blog.becomix.me/rileggendo-cerebus-issues-1-6/")
Per chi non lo sapesse…
Cerebus una serie del fumettista canadese Dave Sim (con l’aiuto di Gerhard per gli sfondi dal numero 65 del 1984). È composta da trecento numeri autoprodotti e autopubblicati dal dicembre del 1977 al marzo 2004. Tutta la serie viene raccolta in sedici volumoni (più uno spillato) stampati su carta di bassa qualità; per questo vengono chiamati phonebooks, guide del telefono. In Italia non è un autore molto conosciuto: dei volumi sono usciti solamente il secondo Alta Società e il terzo Chiesa e Stato (1). Ma, per certi versi, non possiamo prendercela esclusivamente con gli editori “che non ci hanno creduto abbastanza” oppure ai lettori troppo disattenti. Cerebus sta al fumetto come l’Ulisse di Joyce e La ricerca del tempo perduto di Proust stanno alla letteratura. Le posizioni controverse dell’autore (chi seguirà Cerebus vedrà un giovane mezzo fricchettone autore di fumetto alternativo diventare un credente reazionario), lo spessore letterario, le continue sperimentazioni, l’unione di diversi piani tematici (la storia di Cerebus, quella dell’autore, la critica al comic-dom, alla società, ecc ecc), ovvero la richiesta di molto sforzo del lettore per apprezzare le più raffinate derive artistiche del fumetto, scoraggia sicuramente molti lettori. Sommando che l’inglese utilizzato da Sim, che stropiccia la lingua mischiando toni bassi e alti senza distinzione, tra dialetti e giochi di parole, è molto complesso, al limite dell’intraducibilità, è uno scoglio ulteriore ai lettori italiani.
È difficile raccontare in poche righe il perché Dave Sim sia tra i più grandi autori di fumetti e più influenti di sempre (almeno, per quel che riguardano i comics): basti dire che sotto il motto di «Romperò ogni legge dei fumetti» nella sua lunga epopea pseudo fantasy ha portato al limite tutte le caratteristiche grammaticali del fumetto: dall’impostazione delle griglie e della lettura, a un utilizzo tirato all’impossibile delle inquadrature, al linguaggio strapazzato o con lunghe digressioni letterarie (in Cerebus troveremo Oscar Wilde, Fitzgerald, Hemingway, i Rolling Stone), dalla cura maniacale per il lettering, alle onomatopee. Bisogna aggiungere che i trecento numeri di Cerebus sono stati autoprodotti, e verso la fine degli anni a tirare 35.000 mila copie tra il numero 100 e 125 (per poi scendere rovinosamente e essere dimenticato da quasi tutti nel numero 300).
Per un lavoro critico serio su Dave Sim, non solo bisogna prendere in considerazione il lavoro fumettistico di Cerebus, ma anche una impressionante molte di carteggio verso i lettori, saggi, interviste. Un lavoro di ricerca impegnativo e arduo, per un autore che si è recluso ed è considerato un paria del fumetto.
Probabilmente, per alimentare la Cerebus culture in Italia, andare a esaminare uno ad uno i phonebook per disquisire sulle caratteristiche tecnico e artistiche di ogni volume, può essere un tentativo. E così partiamo.
La spada di Cerebus
I numeri dall’1 al 25 vennero raggruppati in un phonebook. Sono stati anche raggruppati in sei volumi chiamati Sword of Cerebus. A differenza dei successivi, questi venticinque numeri non formano un arco narrativo coerente, la maggior parte di episodi sono autoconclusivi. Andiamo a vedere nel dettaglio cosa succede.Nella breve introduzione scritta nel 1987 Sim ci dice: «Although crude, I hope the dedication of a rookie taking his first steps unburdened by editorial interference still shows through». Credo che gli autori dell’underground dovrebbero anche loro fieramente mostrare un astio verso le interferenze degli editori. Probabilmente oggi come oggi non è così forte perché si crede ancora che un editore possa portare l’autore al successo. Ma non è così: il compito dell’editore è sfruttare economicamente il lavoro dell’autore, e nella maggior parte dei casi, sono gli editori sono incapaci addirittura in quello. Diciamo che oggigiorno in Italia ci si accontenta della “narrazione del marketing”. Poco importa se il libro venda 300 copie, l’importante è far credere che sia un titolo imprescindibile. Sim dimostra che non è l’editore a rendere popolare un’opera, ma è l’opera stessa. Quindi, cari ragazzi, seguite Dave Sim e sbattetevene il cazzo di sedicenti editori, che vi possono dare mille o duemila euro per un libro di duecento pagine destinato al macero dopo un paio d’anni. Pensate solo a far un bel fumetto.
Episodio uno – The Flame Jewel
È impressionante notare quanto in questa primissima storia si vedano tre elementi che caratterizzeranno tutta la serie: – Sim sceglie un genere, in questo caso il fantasy eroico à la Conan il barbaro, ne apprende tutti canoni e li applica al racconto, partendo dallo stile della lingua; potremmo definire questa caratteristica “dedizione all’arte”; – Sim presta attenzione al dinamismo spezzando in maniera libera le tavole. Queste creano uno spazio “altro”: non è realismo o rappresentazione di realtà, non è neanche il movimento cinematografico: è il vero e proprio spazio fumettistico. Sim in Cerebus riesce arrivare ad una dimensione unica, dove la geometria dello spazio e dell’azione narrata vive virtualmente in geometrie non euclidee. Mind games; – si capisce chiaramente che Cerebus l’oritteropo è uno stronzo.
Cosa succede? Cerebus è un mercenario, alto cinque mani (circa mezzo metro), un muso lungo, coda coperto da una pelliccia grigia. In taverna si unisce a due ladri per rubare il gioiello delle fiamme ad un mago. Una prima sfida contro un mostro di ombre, contro uno scheletro, contro un incantesimo botanico, fino l’illusione finale del mago cerebus combatte con gli occhi chiusi. Cerebus è un barbaro? Forse. Cerebus ha i piedi su due mondi: nonostante sia nato per essere un guerriero, le vie della stregoneria non gli sono sconosciute (Cerebus has his feet in two worlds: though i was born to be a warrior, the ways of sorcery are not unknow to me).
Episodio due – Captive in Boreala
In questi numeri e per un po’, si rimane nell’heroic fantasy. Quindi combattimenti tra barbari (dove viene sottolineata la crudeltà di Cerebus), montagne innevate, grotte con gemme stregate.
Episodio tre – Song of Red Sophia
Molti fanno partire da qui la vena “anti-femminista” dell’autore – altri ancora lo vedono addirittura con il succubus del secondo numero, ma è un’altra storia – Red Sophia, protagonista del numero, è la parodia di Red Sonja, già Red Sonya in Howard. Un gioco di riflessi e distorsioni (dalla letteratura al fumetto, alla parodia del fumetto) che vedremo, sarà fondamentale nella poetica di dave Sim. La Red Sophia di Sim sarà uno dei personaggi centrali nella storia di Cerebus, e verrà approfondita psicologicamente nelle saghe a venire, pur non toccando le vette di tragicità che toccano ad altri personaggi femminili come Jaka o Astoria. Ma se Jaka è il dramma, Astoria l’arrivismo, Sophia incarna la superficialità femminile. Certo, non siamo ancora nel sardonico antifemminismo di Glamourpuss, la rivista parodia di riviste femminili pubblicata da Sim dal 2008 al 2012, ma piuttosto nella caratterizzazione di Cerebus, così duro da disprezzare le donne.
Episodio quattro – Death’s Dark Tread
Anche in questo numero compare uno dei comprimari ricorrenti per buona parte della serie, e analogamente si tratta di una parodia. Ecco infatti Elrod L’albino, caricatura dell’Elric di Michael Moorcock. Ma poco in comune hanno il mentecatto albino di Sim con il Campione Eterno di Melniboné: il personaggio di Sim sembra modellato anche su Foghorn Leghorn (Garlo il gallo dei cartoni Warner) e sul senatore Claghorn del programma radiofonico The Fred Allen Show. Tuttavia secondo Sim l’invenzione del personaggio è stato un caso: nell’introduzione scritta per Sword of Cerebus, l’autore rivela di non aver mai letto i romanzi di Moorcock, è stata Wendy Pini a fargli notare le analogie tra Erlod ed Erlic, ovvero che sono entrambi albino che straparlano. L’autore ha creato questo personaggio inconsapevolmente, ma non riuscendo di smettere di ridere.
Episodio cinque – The Idol
Sim, influenzato da una intervista di Gil Kane letta nel Comics Journal 38, dice:
After I finished the first issue I embarked on a extremely lengthy process of applying adult sensibility to each issue of Cerebus, trying to approach every plot problem on as mature level of communication as i could.
In realtà questo processo è già in atto da questo numero, specialmente in questo numero, in cui la componente umoristica è meno presente. L’unica gag è la puzza della pelliccia di Cerebus bagnata. In The Idol il nostro oritteropo preferito si imbatte in una popolazione selvaggia, i Pigts, guidati da Bran Mak Mufin (riferimento al barbaro di Howard) che lottano per rovesciare l’impero (quale impero? chiede Cerebus, qualsiasi impero, risponde Bran). I Pigts venerano un idolo rassomigliante al nostro, che decide di distruggere a suon di scazzottate. Non fare di me un idolo o mi brucerò.
Un particolare molto curioso che non sono ancora riuscito a spiegarmi: Ban Mak Mufin tornerà in seguito come assistente di Cerebus, ma non più nelle vesti di capo di barbari, ma in quelle di consigliere borghese. Fedelissimo quindi tragico. Inoltre, nella grafia del nome, la K muta nella più morbida C.
Episodio sei – The Secret
Quando questo numero andava in stampa (fine ’78), Sim e Deni Loubert si sposavano. Deni è stata co-fondatrice e editrice di Aardvark-Vanaheim, seguì le pubblicazioni per i primi settanta numeri, fino all’83. Lo dico non per pettegolezzo, ma per sottolineare quanto sono intrecciate vita e opera di Sim. Qui compare Jaka, l’eterno amore di Cerebus. Ma che amore può avere un oritteropo, se non funesto e crudele? Jaka per Sim rappresenta in qualche modo tutte donne che i bassi (come Cerebus e Sim) considerano inavvicinabili. Cerebus, drogato da dei briganti, si infatua della ballerina dai capelli di seta bianca e dalle movenze di gatto Jaka. È il primo personaggio a cui l’oritteropo rivolge parole gentili. L’intreccio della trama porta ad una intensificazione dell’attrazione tra Jaka e Cerebus drogato, che si conclude amaramente quando l’effetto della droga termina. Ultime tre vignette indescrivibili.
[continua]
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