#Lezioni di piano
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A Jane Campion il Pardo d’Onore Manor della 77esima edizione del Festival
Il Pardo d’Onore Manor del Locarno Film Festival, dedicato alle eccellenze del cinema, andrà quest’anno a Jane Campion, regista e sceneggiatrice neozelandese di fama internazionale. La premiazione avverrà la sera del 16 agosto. Per l’occasione, il Festival presenterà due tra le sue opere più acclamate, scelte dalla stessa regista: An Angel at My Table (Un angelo alla mia tavola, 1990) e The…
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al momento sto seguendo due laboratori un progetto quattro corsi e un tirocinio sono al limite delle mie energie ma non posso rinunciare a niente perché sono tutte cose che mi piacciono e poi ho preso l'impegno e non posso neanche più tornare indietro
#ah e in più insegno da volontaria due ore la settimana. che giusto avevo tanto tempo a disposizione#però tirocinio domani ho l'ultima lezione con gli erasmus e poi lunedì mattina mi sparo 5 ore e ho finito#laboratorio 2 è da presentare settimana prossima quindi è quasi finito. la piaga è laboratorio 1 che non finisce più però sono in gruppo#con delle ragazze strabrave quindi se mi perdo mi recuperano loro e io sto facendo giusto lo stretto indispensabile#le lezioni stanno pian piano diminuendo#il vero casino sarà organizzarmi per la sessione#il progetto boh qua siamo allo sbaraglio perché decidiamo una cos le prof di riferimento sono tutte d'accordo finché non se ne esce una e#ci ridefinisce i parametri della ricerca 🙃 e quindi boh chi lo sa se riusciremo a fare quello che dobbiamo fare nel pochissimo tempo#a nostra disposizione. io veramente non ho mollato solo perché 1. mi piace ciò che vogliamo fare e 2. ci pagano il viaggio a Barcellona
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Nomen non omen
Il mio piano di studi universitario - mi sono laureato con il vecchio ordinamento - prevedeva cinque esami per anno. Cinque il primo anno. Cinque il secondo anno. Cinque il terzo anno. Cinque il quarto anno. Il primo anno non sapevo cosa cazzo mettere come quinto esame. Così ho ripiegato su una materia tappabuchi: Civiltà greca. Io, che non avevo mai studiato greco in vita mia. Ma non mi sono trovato male. Di greco abbiamo fatto giusto la trascrizione dell'alfabeto. E come testo abbiamo portato all'esame il De brevitate vitae di Lucio Anneo Seneca, filosofo spagnolo che - è risaputo - scriveva sostanzialmente in latino. Le lezioni erano abbastanza tristi. Eravamo quasi sempre in tre o quattro. All'esame ho preso trenta. Dev'essere stato allora che ho compreso appieno una grande verità. Spesso a un nome non corrisponde per nulla l'oggetto menzionato nel nome stesso. Soprattutto quando si tratta di istituzioni.
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Lo sto facendo crollare
I miei fanno lavori particolari. Non so molto, in verità. Mia madre si occupa di qualcosa di nicchia e molto riservata in magistratura. Mio padre lavora nell’altissima finanza. Mamma, per il ruolo che ricopre mi dice che ha molto potere, che però questa cosa la lacera dentro. Mentre papà invece è uno veramente figo, lui è sempre in giro per il mondo e guadagna un sacco di soldi. Si, hai immaginato bene: sono viziatissima e snob, oltreché bellissima. Non mi accontento di nulla che non sia il massimo. E voglio essere sempre obbedita, riverita e servita. All’istante. Non tollero incertezze o errori. Sono una stronza e neanche una di quelle adorabili, lo ammetto. Mi piace comandare, far soffrire; vedere che gli altri sopportano muti e a denti stretti tutti i miei capricci. Che invidiano la mia ricchezza e i miei giocattoli.
Forse sono un po’ sadica, certo. Ognuno è com’è: cazzo mi frega, a me. Voglio essere adorata, lo pretendo. Le voglio tutte vinte. Parlavamo dei miei: essendo entrambi esponenti di alto profilo e molto richiesti, di conseguenza lavorano tutta la settimana fino a sera tarda. Per cui, avendo mamma ricevuto di recente delle preoccupanti minacce, hanno deciso di ritirarmi da scuola fino agli esami di stato che sosterrò la prossima estate e di trovarmi un istitutore privato ad hoc. Pagato profumatamente, lui mi sorveglia e mi cura a tutto tondo, dalle otto del mattino alle sette di sera, dal lunedì al venerdì. Lezioni ed esercizio fisico. Torna dalla sua famiglia, in una città vicina, solo per il weekend. Se devo uscire, m'accompagna e mi protegge, mi guarda le spalle. Però si esce solo per cose brevi e mirate. Invece: amici, bar, la piazza, un cinema o il muretto... zero. Che cazzo di palle! Io però sono perfida e senza fare sesso non so resistere.
Lo voglio, ne ho bisogno. Mi bolle il sangue. Per cui, essendo lui un bellissimo quarantacinquenne e l’unico uomo a tiro, l’ho preso di mira e lo stuzzico, lo provoco, lo insulto, lo ferisco nell'onore. Di continuo. È molto paziente, maturo, saggio. Dotato di sense of humor. Ma è pur sempre un maschio, che ha di sicuro molto testosterone che gira nei suoi coglioni, con l’orgoglio e la passione che gli covano dentro. L’ho puntato ormai e lo voglio per me, sebbene i suoi figli siano miei coetanei o addirittura più grandi. E inoltre lo provoco sessualmente di continuo. Perciò un giorno lui esasperato, non sapendo come altro calmarmi, come mettermi a posto, ha perso completamente la pazienza, m'ha messa di forza sulle sue gambe e m'ha inflitto una bella sculacciata.
Molto forte. Quanto m'è piaciuta! Ed è stata un'illuminazione inattesa per entrambi. La cosa ormai si ripete ogni giorno dopo pranzo. Per una sorta di tacito accordo, io gli faccio un piccolo sgarbo, una minima mancanza di rispetto e... voilà partono le sberle sonore sul mio culetto indifeso, luogo del mio corpo nervoso e perfetto che lo attira come una calamita. Non vede l’ora che io lo provochi. Se tardo a farlo, è nervoso: lo percepisco chiaramente. Non aspetta altro, durante il giorno. Quando gli sono in grembo, posso chiaramente sentire che è eccitato, che ha sempre un'erezione notevolissima. Mi vuole, lo sento.
Sotto i suoi colpi io agito piano i fianchi, come se soffrissi da morire. Gemo. Mi muovo come fosse una danza ipnotica. Voglio farlo morire di passione. A volte vado in bagno più volte, durante la mattinata: non mi faccio il bidet per ore volutamente e quindi in grembo a lui per la mia umiliazione, lentamente roteo e alzo moltissimo il bacino, aprendogli le natiche davanti agli occhi. E il mio odore lo cattura. Sto diventando brava, come puttana: arrivo quasi a toccargli il viso, mentre ho la gonna alzata e indosso solo un ridottissimo perizoma. Che lascerebbe qualsiasi uomo senza respiro.
Gli faccio così intravedere il poco pelo che mi circonda la fica e la zona ambrata attorno all'ano. Il profumo del mio sudore dall’intimo non lavato arriva improvviso a violentargli le narici con forza e lo fa impazzire di desiderio; posso capirlo dal fatto che quando il mio culo quasi gli tocca le labbra, lui ammutolisce. Gli si secca la gola probabilmente, poverino. Non esiste un uomo che possa sopportare questo supplizio. Sono cattiva. Ma lo faccio sentire vivo, pieno di sensi di colpa e di voglia di peccare con me allo stesso tempo. Non desidera altro. E io lo voglio dentro di me.
Perciò suda freddo, poverino. Negli ultimi giorni però percepisco chiaramente che i suoi colpi si sono fatti più dolci, quasi simbolici. E dopo la sculacciata, con la scusa di ricomporre il rapporto, ormai mi accarezza il culo, m'aggiusta i capelli. Man mano ha ottenuto che per infliggermi la punizione io stia con la parte superiore del mio corpo completamente nuda, con lui. Tettine sode al vento. Capezzoli svettanti. Una gioia, per lui. E quando mi sculaccia con la destra, io intanto gli tocco molto il cazzo, sebbene solo sui pantaloni. Lui allora con nonchalance mi sostiene una zinna con la sinistra e me la stringe. Mi pizzica il capezzolo.
Godo da impazzire, al contatto con le sue mani forti. Poi, finito, mi coccola, mi tiene in braccio ogni giorno un po' di più. E mi bacia il collo con trasporto. Io lo lascio fare e mi apro tutta. Mi sorride e dice che sono una machiavellica, intelligentissima e molto attraente giovane donna. Che tra noi ci può pur essere qualche piccolo segreto; senza esagerare, però, ok? Comunque sia, ancora non si decide a varcare la soglia del dolcissimo, irresistibile, osceno, inconfessabile peccato che di sicuro ci unirà, prima o poi. Mi sogna sotto di lui: in un momento di estrema e delicata confidenza, diventando rosso in viso me l’ha confessato. Ma non osa ancora. Poi s'è scusato e s'è ricomposto.
Forse a causa del grande divario d’età, del fatto che ha una bellissima moglie e che le è assolutamente fedele. Me lo ripete sempre più spesso, quasi a volersene convincere lui per primo. Mi pensa, quando la scopa: ormai lo so per certo! La sessione punitiva quotidiana ormai dura molto: è arrivata quasi a un’ora di tensione erotica purissima, tra noi. Mi parla in modo suadente, mentre mi colpisce e poi mi supplica di non piangere, per favore. Anche se io francamente non verso una lacrima. È una nostra recita molto intima e coinvolgente, intrisa di sesso solo cerebrale. Un vero supplizio per entrambi.
Mi dice che lo fa per il mio bene. Io quindi da un po’ ho accelerato la manovra di seduzione e quando mi colpisce, per reggermi meglio ho preso ad aggrapparmi forte al suo arnese e vedo che gradisce molto. Allora glielo stringo di più e cerco di fare un po’ su e giù con la mano. Non si oppone, fa finta di nulla. Ma socchiude gli occhi e tra uno schiaffo e l’altro inizia a infilare le dita sotto il perizoma. Mi vuole. E comunque ha preso a indossare solo pantaloni di cotone leggerissimo. Senza mutande. Quanto lo voglio!
Lunedì prossimo sarò assolutamente “machiavellica”, come dice lui. All’una e mezza, dopo le lezioni e finito di mangiare, usciti dalla sala da pranzo, mentre la nostra anziana domestica rigoverna, gli dirò che voglio che nel primo pomeriggio mi porti con la macchina a prendere un gelato. Poi, una volta ripartiti dalla pasticceria, sbocconcellando e gustando il cono stracolmo di gusti, a bruciapelo gli dirò che è ora di smetterla con le sculacciate e di obbligarmi invece a succhiarglielo. Glielo chiederò spudoratamente, con la faccia più candida e pulita che riuscirò a trovare nel mio repertorio. Deglutirà; cercherà di rimanere impassibile, mentre pensa in fretta.
Voglio proprio vederlo morire di passione e struggersi di desiderio, intanto che gli parlo, lo guardo fisso e lecco la crema sulla cialda, con grandi movimenti di lingua e rumoroso risucchio. Mi pulirò di continuo le labbra... in attesa di assaggiare la sua sborra. Devo assolutamente conoscerne il gusto. Scommetto che ne tira fuori tantissima. La voglio sparata sulla faccia. Quindi, finito il gelato gli chiederò o meglio: gli ordinerò di andare in campagna, a fare una piccola gita. Io e lui soltanto.
Dimenticavo i dettagli: per l’occasione indosserò una microgonna, un tanga ridottissimo, sarò profumatissima e irresistibile. Voglio proprio vedere se riuscirà a dirmi di no. Devo proprio succhiarglielo, ingoiare il suo sperma. Farlo mio. Non resisto più neppure io. Ne ho bisogno. Poi, frantumata finalmente la cazzo di barriera dell’intimità e dei sani princìpi, glielo prenderò in corpo ogni giorno. Ovunque vorrà. E una mattina di queste infine lo ricatterò: gli imporrò di saltare tutte le lezioni e incularmi per tutta la durata teorica della didattica, sino a ora di pranzo.
Lo devo spompare: mi voglio far aprire la fica ma soprattutto spaccare il culo completamente. Me lo deve rompere, slabbrare, farmi sanguinare e strillare di dolore e piacere. Dovrò godere per ore di quest’uomo bellissimo nel mio corpo; un gran pezzo di maschio, dal cazzo notevole ormai in mio pugno. Completamente. Lui dovrà coprirmi la schiena di sborra. Altrimenti lo dirò a sua moglie. Potrà disporre del mio culo e dovrà farne buon uso. Si: potrà costringermi a fare tutto quello che voglio io.
RDA
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“Ti presterò un cane, te lo presterò per un tempo già stabilito ” mi sussurò una voce.
Lo amerai in vita e piangerai la sua morte.
Resterà con te per 12 o 14 anni , forse per molto più o forse per molto meno.
Lo farai? Ti prenderai cura di lui finchè non tornerò a prenderlo?
Farà cose che ti lasceranno a bocca aperta e del tempo che resterà con te si riempiranno i ricordi che alleggeriranno la sua perdita, quando sarà.
Non potrà rimanere per sempre perchè tutto cio che è terrestre è destinato a finire.
Ci sono lezioni che voglio che impari questo cane e per questo ho cercato in tutto il mondo un maestro per lui, ho scelto te.
Ripagherai il mio sforzo donandogli tutto il tuo amore?
Sarai in grado di non odiare la vita e il mondo intero quando me lo verrò a riprendere?
Risposi:
Si, sono pronto e saprò amarlo , la gioia e la tenerezza di cui mi riempirà la vita saranno in grado di colmare il dolore della perdita
quando lo vorrai di nuovo con te , di questo sempre gli sarò grato.
Spero che tu venga molto tardi, ma quando sarà, saprò capire.
Se attraverso il mio amore sarò riuscito a soddisfare il tuo piano per lui, allora aiutami ad essere forte quando piangerò mentre lo porti via.
E ricordandolo capirò che quello che ha imparato da qualcuno, sono io…
Dedicato a tutte le persone a cui lo stai venendo a prendere.
"Se passate del tempo con gli animali, correte il rischio di diventare una persona migliore"
Oscar Wilde.
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Lei è...
...una strana creatura e la sua musica è strana: cambia a seconda dell'umore.
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JANE CAMPION - Lezioni di Piano
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Conoscete la storia del "tempo che passa", vero?
Già. L'avrete sentito dire a tantissime persone, anche voi l'avrete detto molte volte.
Il tempo passa, anzi scorre fra le nostre dita e spesso non ce ne accorgiamo. Impegnati a vivere gli attimi della vita che, se sommati, formano il tempo.
Vivere, già... bisogna avere anche una buona dose di fortuna per vivere; diversamente si sopravvive.
"Il tempo passa" e lo sappiamo tutti, ma arrivano dei momenti nella vita in cui effettivamente ce ne accorgiamo. Ci rendiamo conto che il tempo è passato, come se tutto d'un tratto ci svegliassimo da un torpore. Come se ci fossimo assopiti sul treno, durante un viaggio, svegliandoci di soprassalto al sentire un voce gracchiante da un altoparlante di una stazione.
In questi giorni intensi ho avuto delle concrete prese di coscienza del tempo che passa.
Figli. Questo mese di settembre sono riprese le scuole, ho visto i ragazzi per le vie della città con i loro zainetti e cartellette avviarsi in lunghe file verso le proprie scuole. Ho visto genitori accompagnare i bambini con i loro piccoli zainetti verso le scuole dell'infanzia o di primo grado.
Così mentre li osservavo ho pensato ai miei figli. All'autonomia che hanno i ragazzi universitari.
Non hanno più bisogno di me, dei passaggi o dei trasporti. Dei colloqui con i docenti e delle presenze nello studio.
Santo cielo, sono uomini che si organizzano e hanno appuntamenti di studio e corsi, e lezioni.
Di pranzi o cene con gli amici, di viaggi nel fine settimana e di discussioni e pensieri. Hanno sempre fretta, come se avessero un cronometro messo nel cervello.
Vorrei dire ogni tanto a ognuno di loro: "Riposati"; poi penso a quando li esortavo a studiare e non "perdere tempo".
Ma il tempo non si perde, esso scorre. Sta a noi decidere se viverlo appieno o lasciarlo scivolare inerti.
Madre. Che la tua ragione sta sfumando, non averne a male se ti ho portato in un posto dove ti aiuteranno. Spero di riportarti presto a casa, per vederti ancora tra i tuoi ricordi e le cose a te care. Sistemo casa tua e vedo le foto in bianco e nero o con quei colori anni ottanta. Quante volte le ho viste, ma con la tua presenza andavano in secondo piano. Ora nel silenzio dell'assenza pesano come pietre miliari, segnando la strada del tempo passato.
Il tempo passa. Venticinque anni sono passati dalla sepoltura di mio padre. In questi giorni è stato riesumato.
Mio padre, non ha mai mollato nella vita. Testa bassa e lavoro, fino allo stremo.
Solo un cancro lo ha sconfitto prematuramente.
Così ho assistito alla sua esumazione, pensavano di trovare ossa i necrofori. Ma lo avevano assicurato per la loro esperienza nel settore: "Deve sapere che dopo venticinque anni saranno solo ossa"; mi hanno detto.
Mio padre invece non si è consumato, ha resistito.
Ho avuto pietà per quei resti umani, ho avuto pietà per me che sono restato umano.
Ho sussurrato "Scusa", a quei resti. Perché di scuse ne avevo tante da porgere a mio padre, usando la mia bocca. Perché di scuse me ne doveva anche lui, con la sua bocca.
Così in questi giorni mi sono svegliato a una stazione, a bordo di un vagone, per via di una voce gracchiante dal profondo della mia anima. Sono risvegli duri, che ti lasciano un po' stordito, con quel malessere diffuso.
Il tempo passa e lo sa solo il cielo di quanto ne ho sprecato.
Mi domando se riuscirò, per quanto mi rimarrà di vivere, di sentirmi completato. Ma poi penso al fatto che, ognuno di noi, ha più tempo che vita.
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Storia Di Musica #311 - Emily Remler, East To Wes, 1988
Il filo che lega le storie di musica di Febbraio me lo ha dato la radio: qualche giorno fa in un programma mattutino di Virgin Radio, alla domanda della presentatrice "cosa vorresti fare per diventare famoso?" una ascoltatrice ha risposto "vorrei diventare una virtuosa della chitarra, perchè non ve ne sono di famose". La presentatrice ha ribattuto che non era affatto vero, ma l'unico nome che le venne in mente al momento è quello di Sister Rosetta Tharpe, cantante e chitarrista statunitense, pioniera della musica gospel e conosciuta anche con il nomignolo di Madrina del Rock'n'Roll: sulle qualità storiche e tecniche di Rosetta Tharpe niente da dire, ma non è tra i primi nomi che vengono in mente pensando alla chitarra rock in generale. Il mio spirito da piccolo filologo musicale tende a dire che l'ascoltatrice avesse ragione, cioè che vi sono pochissime chitarriste famose, che allo stesso tempo non vuol dire che non vi siano state straordinarie chitarriste nella storia della musica. Per questo, ricordando che in questa rubrica già si è parlato di chitarriste (la sublime Joni Mitchell, le Runaways di Joan Jett e Lita Ford tra le altre), le storie di musica di questo mese verteranno su grandiose chitarriste.
Per iniziare ho scelto una storia emblematica di uno dei problemi di essere musiciste in un mondo, quello della musica pop, che è sempre stato per lo più maschilista: "Così tanti leader di gruppi mi hanno detto in faccia che non potevano assumermi perché ero una donna", lo diceva, in una intervista al magazine People nel 1982 una grandiosa musicista, Emily Remler. Originaria del New Jersey, la sua vita cambia quando ha 10 anni: al fratello maggiore venne regalata una chitarra, una Gibson Es 330 rossa, che Emily ogni tanto strimpellava. Si capì subito che riusciva a memorizzare i suoni e le veniva naturale suonarla, tanto che anni dopo fu ammessa al prestigioso Berklee College of Music di Boston, che è la scuola di musica più grande del mondo, i cui illustri ex alunni hanno vinto oltre 300 Grammy Awards. Si diploma a 18 anni, si appassiona al jazz e inizia a suonare nei locali. Nel 1978 va a New Orleans, dà lezioni, suona in pubblico in ogni occasione che trova, si mette deliberatamente in situazioni che la spingono a dare il massimo e a migliorarsi. Fa di tutto per incontrare quanti più musicisti può. Tra questi, nel 1978, incrocia Herb Ellis, che diventerà il suo mentore (gli dedicherà un bellissimo brano, di chitarra solo, di cui parlerò tra poco). Grazie a lui inizia ad essere una richiestissima sessionista, pubblica il primo disco da solista, Firefly del 1981 (in copertina una sua splendida foto con la chitarra rossa del fratello, strumento che non abbandonerà mai), partecipa alle musiche di un grande musical, Sophisticated Ladies, con le musiche di Duke Ellington e tra le cose più belle che vive c'è la sua partecipazione ai tour di Astrud Gilberto che le aprono le porte delle musiche sudamericane e caraibiche. Nel 1981 sposa il pianista Monty Alexander, con il quale farà un favoloso tour insieme prima di divorziare nel 1984. Remler è una grandiosa musicista, con un senso innato del tempo e della ritmica, e ha un carattere forte e lucido: nella stessa intervista a People disse "Posso sembrare una ragazzina carina del New Jersey. Ma dentro sono un uomo nero ben piazzato di 50 anni con un gran pollice, come Wes Montgomery».
E proprio il grande chitarrista di Indianapolis è il faro della musica di Emily. Gli dedica questo disco, del 1988, suonando insieme a tre colossi colossi, Hank Jones al piano (uno dei grandi pianisti del jazz, e passato alla storia anche perchè suonava lui il piano di accompagnamento quando Marylin Monroe cantò Happy Birthday Mr President nel 1962 a JFK), Buster Williams al contrabasso (che suonò nel gruppo di Herbie Hancock e nel gruppo Sphere specializzato nelle musiche di Thelonious Monk) e Marvin "Smitty" Smith, come lei allievo della Berklee e batterista per grandi musicisti, nonchè batterista della band dello show di Jay Leno per 14 anni. East To Wes è un tributo atipico, perchè Remler non riprende in toto brani famosi di Montgomery, ma ne sceglie alcuni che suona "come li avrebbe suonati lui", con la famosa maestria del suo pollice: leggenda vuole che Montgomery, che di giorno lavorava in fabbrica e la sera imparava a suonare la chitarra, per non disturbare moglie e vicini non suonava con il plettro, ma con il pollice, una delle caratteristiche che resero il suo suono unico e distinguibile per sempre.
Nel disco prodotto da Carl Jefferson, fondatore della Concord Records che era specializzata in famose chitarre jazz, Remler sceglie un repertorio memorabile, composto da standard e da tre sue composizioni. Tra gli standard, riprese spettacolari di Hot House di Tad Cameron (è stata la prima chitarrista a proporre il brano per chitarra jazz), uno dei picchi dell'era be-bop, Daahoud di Clifford Brown (una delle grandi promesse del jazz, morto nel 1956 in un incidente stradale a soli 25 anni), Snowfall, uno dei più grandi standard del jazz, scritta nel 1941 da Claude Thornhill e una ripresa di Softly, As In A Morning Sunrise dal musical New Moon di Sigmund Romberg (musiche) e Oscar Hammerstein II (testo). C'è anche una versione strumentale di Sweet Georgie Fame di Blossom Dearie, che nella sua versione originale aveva il testo scritto da Sandra Harris, e la canzone è una dedica alla cantante jazz inglese Georgie Fame, una canzone scritta da donne per una donna. Tra le proprie composizioni, tre gemme: Blues For Herb, dedicata all'amicizia con Herb Harris suo mentore, una Ballad For A Music Box e la canzone, delicato e sentito omaggio al suo mito, East To Wes. Il disco è un gioiello, consacrato anche dalla critica, uno degli apici creativi del talento di Remler.
Un talento che si è sempre scontrato con un grave problema: la sua dipendenza dall'eroina. Dipendenza che fu la causa, drammatica, di un attacco di cuore mentre era in tour in Australia nel 1990 che si porta via un talento della chitarra jazz a soli 32 anni. Una chitarrista fenomenale, che amava dire: Quando suono, non so se sono una ragazza, o un ragazzo, un cane, un gatto o altro. Sto solo suonando. Quando scendo dal palco, è lì che la gente mi ricorda che sono una donna.
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È successa una cosa strana. Un fatto che mi ha colto un po' di sorpresa, su cui mi sto facendo molte domande.
Devo premettere che ora è diventato abbastanza normale che Violetta si lasci vedere da me a seno scoperto. Per quanto non capiti molto spesso, ormai se ci troviamo insieme e si deve cambiare una maglietta o una felpa davanti a me, non si fa problemi se per qualche minuto le vedo il seno nudo. Ci si è arrivati pian piano. All'inizio erano delle viste fugaci rapidissime, ma quelle mi succedono anche con le altre ragazze e si risolvono coprendosi subito con un po' di imbarazzo. Con Violetta è diverso, dopo le prime volte che lo faceva anche lei velocissima e imbarazzata, ora invece lo fa in modo molto rilassato e disinvolto, senza badare al tempo che resta scoperta. A questo ci siamo arrivati senza neanche accorgercene, solo con lei.
Però ora è successa una cosa diversa: lei lo ha fatto in presenza di una delle altre coinquiline. Finora lo aveva fatto sempre e solo quando eravamo soli io e lei. Invece oggi eravamo in camera sua e c'era anche Annarita, insieme a noi. Ovviamente tra ragazze si vedono sempre, ma il fatto è che Annarita probabilmente non sapeva che Violetta avesse tutta questa confidenza davanti a me.
Mentre parlavamo delle nostre facoltà, di lezioni e di esami, Violetta, che era appena rientrata dall'università, si è tolta la maglia che indossava e, non avendo reggiseno sotto, è rimasta a seno scoperto mentre sceglieva indecisa una maglietta da indossare, che poi si è infilata con molta calma seduta sul letto, senza nessun tipo di problema o di disagio nello stare col seno a vista per tutto il frattempo, che non è durato poco. Continuando a conversare con noi due come se niente fosse.
Ora il punto è questo: io non voglio farmi troppe domande, ma mi chiedo se Annarita sapesse già che Violetta è così disinvolta nel mostrarsi a seno nudo davanti a me, o se lo abbia scoperto adesso. O forse in realtà per Annarita è una cosa così normale che ha assistito a quel momento senza trovarci nulla di strano e senza pensare a niente. Per come era tranquilla, per come erano tranquille tutte e due, forse è davvero così. Forse non devo farmi tante domande neanche io. Non lo so, davvero.
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Parasite (Bong Joon-ho, 2019)
Un film coreano che ha conquistato il grande pubblico in questi ultimi anni è sicuramente "Parasite" di Bong Joon-ho.
Autore di film validissimi come "Memorie di un assassino", thriller che mostrava l'inadeguatezza delle forze dell'ordine, oppure il malinconico "Madre", che mostrava la determinazione di una mamma che cerca in tutti I modi di salvare il figlio accusato di omicidio.
Ma con "Parasite" Bong Joon-ho raggiunse il vero successo tant'è che vinse 4 premi Oscar.
Ma di cosa parla esattamente Parasite? Il film ci mostra la famiglia dei Kim, composta da marito, moglie e due figli. Una famiglia povera, che vive in un malconcio seminterrato tirando avanti con piccoli lavoretti, finchè un giorno un amico di Ki-woo, il figlio, riceve una proposta da un suo amico e cioè sostituirlo per dare lezioni private alla figlia di una coppia facoltosa, i Park. Ki-woo approfitterà di questa occasione per cercare di far assumere anche il resto della famiglia e pian piano tutti i Kim si inseriranno nella villa dei Park.
Bong Joon-ho in questa pellicola mostra quanto possano essere enormi le differenze sociali nella societa coreana mischiando thriller, grottesco e ironia tagliente, il tutto messo in scena con grande maestria, una regia maniacale dove ogni dettaglio è inserito con precisione quasi geometrica.
Un film che va assolutamente visto e che può essere apprezzato anche da chi non ama particolarmente il cinema asiatico.
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È successo ho preso coraggio, ma in realtà nemmeno ci ho pensato su più di tanto, e mi sono alzata dalla sedia per fermare a metà strada quella che è stata la mia insegnante di canto, naturalmente non mi aveva riconosciuta nonostante in realtà qualche anno fa l'avevo già salutata ad un altro spettacolo ma quella volta mi ero limitata ad abbracciarla dando per scontato che sapesse chi fossi, stavolta no, stavolta le ho chiesto a chiare lettere ti ricordo di me? E la risposta ovviamente è stata il suo sguardo che cercava di identificarmi, le ho detto il mio nome e di immaginarmi piccolina e dopo un po' mi sono proprio sciolta dicendo sai continuo a cantare Disney e ho ancora la pennetta USB che mi avevi fatto "angioletta" con le tue tracce al pianoforte e guai chi me la tocca, abbiamo riso inizialmente entrambe imbarazzate dopodiché sono diventate risate vere e spontanee che mi hanno davvero riportata mentalmente e con il cuore a quelle lezioni con lei a scuola di musica, a me che non stavo zitta durante la registrazione della base al piano, alla mia risata registrata alla fine di una di quelle basi in cui aveva suonato una nota a caso, allo sguardo proprio da bambina che avevo guardandola come punto di riferimento ai saggi e la me bambina che correva con il quaderno delle canzoni in mano per il saggio e agli abbracci teneri e pieni di emozione, alla consegna dei fiori, all'esibizione in quel centro commerciale insieme a papà a cantare Nel blu dipinto di blu con lei che mi guardava e all'orgoglio con cui aveva chiamato il tenore della scuola per fargli sentire la mia Semplicetta Tortorella.
Ho davvero un sacco di bellissimi ricordi legati a quelle lezioni di canto ed è vero ho abbandonato la scuola di musica alle medie ma il canto non l'ho mai tradito e la musica continua e continuerà sempre a far parte di me 🎶 Mi ha invitata a riprendere le lezioni con lei a settembre o comunque a venire a trovarla portando con me quella pennetta tanto speciale :)
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#ricordi#scuola di musica#canto#lezioni di canto#insegnante di canto#incontri#abbraccio#risate#momenti felici#musica#emozione
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“ La violenza dei giorni del colpo di stato, la brutalità della repressione, l’avevano solo sfiorata. Anche quando ne parlava a anni di distanza; anche quando raccontava episodi sinistri o atroci le brillavano gli occhi, e diceva, sai, è strano, ma di quel periodo ho anche ricordi bellissimi. Aveva avuto fortuna. Nessun militare aveva sfondato la porta di casa sua o portato via membri della sua famiglia, non aveva visto cadaveri: il primo sarebbe stato quello di una ragazza, lanciato di notte dai militari dentro al recinto dell’ambasciata. Ma questo è successo quando Iris era già al sicuro, e anche mettersi al sicuro era stata un’avventura a lieto fine. Avevano preso un taxi, di notte, lei e una sua amica; l’amica era terrorizzata, lei no; erano scese a un paio di isolati di distanza; arrivate di corsa sul posto senza che nessuno le fermasse, Iris si era appoggiata con la schiena al muro dell’ambasciata, poco piú di due metri, e aveva unito le mani facendo scaletta; l’amica aveva preso lo slancio arrivando in cima, e con una gamba di là e una di qua l’aveva aiutata a tirarsi su. Dall’altra parte avevano rischiato di atterrare addosso a uno con un braccio al collo, seduto per terra proprio sotto il muro, a fumare; le aveva perdonate con un sorriso e si era raccomandato di far piano: all’interno dormivano. Sarà stata giovanile incoscienza, sarà stato per la tendenza delle persone per bene a negare il male se proprio non ci vanno a sbattere contro, ma Iris non ricorda di aver avuto paura in quei giorni.
Nell’ambasciata c’era di tutto: dirigenti socialisti e comunisti di mezz’età insieme a ragazzi finiti nei guai per aver scritto uno slogan su un muro; adolescenti soli e famiglie con bambini; i severi militanti di partito e i cosiddetti cani sciolti, che non facevano parte di nessuna organizzazione e le criticavano tutte. Qualcuno di loro era stato arrestato, qualcuno torturato. Tutti ce l’avevano fatta per un pelo, nessuno sapeva come sarebbe andata a finire; ma c’era anche allegria: si respirava, dice Iris, non tanto la sconfitta (a quella ci avrebbero pensato dopo), ma il profumo della vita che, a dispetto di tutto, va avanti. Ecco che non c’erano piú lezioni, serate noiose in famiglia, zie beghine che cautamente indagavano sulla sua vita sentimentale. Quasi tutti nell’ambasciata erano simpatici; tutti erano preoccupati, molto; e alcuni, i cosiddetti contagiosi, trasmettevano agli altri la loro agitazione; ma bastava spostarsi di venti metri per trovare un gruppetto dove si cantava una canzone o si discuteva di letteratura. In quei giorni Iris ha perso la verginità: probabilmente in simultanea e, dice, praticamente a contatto di gomito con un paio di altre ragazze. Si dormiva per terra, su materassi forniti dalla croce rossa, in tanti in ogni stanza. Il personale dell’ambasciata aveva cercato di mettere un po’ d’ordine, per esempio destinando a ragazzi e ragazze due piani diversi della palazzina, con in mezzo, a separarli, le famiglie. L’unica conseguenza era stata, ogni notte, un intenso traffico sulle scale. Ovviamente, arrivati a destinazione, di intimità neanche a parlarne; ma, dice Iris, a quell’età ci si adatta a cose ben peggiori. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 140-142.
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piano di studi
Oggi ho sentito uno strano rumore nel reparto dei libri fantasy, correndo ad accertarmi del misfatto mi è caduto un libro sulla fronte, Il Nuvolario di Cattabiani, e ho perso i sensi... Così eccomi "annuvolato". Ora mi ritrovo in una dimensione nuova, rilassato e sospeso... Ho intercettato persino un aereo di carta e leggendo tra le pieghe, una missiva, ho scoperto che mi aspetta una strana settimana: PIANO DI STUDI Per domani lezioni notturne di altalena: chi si avvicina di più alla luna sarà rapito dalle magie arcane di un cratere... Venerdì avrò "Aquiloni. La teoria" dovrò ripassare il moto dei venti di lago: la breva e il tivàn... Per sabato la lezione sarà di pura pratica: imparare ascoltando le conchiglie a riconoscere il nome delle onde... ma la materia più ostica è la carezzologia: dare e ricevere carezze. Speriamo non mi interroghino! da M. Fogliaresi, Il libraio annuvolato
#citazioni#fogliaresi#mauro fogliaresi#libraio annuvolato#piano di studi#altalena#aquiloni#breva#tivàn#conchiglie#carezzologia#carezze#problemi di squola#squola
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Prima esperienza omosessuale.
Sembra strano da scrivere e ancor più strano da ricordare.
Nulla di programmato, nulla di desiderato ma è accaduto.
Iniziamo dal fatto che mi reputavo e mi reputo tuttora etero sessuale ma il giorno del derby vedendo la partita con un collega è cambiato tutto, o meglio ha dato inizio a nuove mie fantasie, probabilmente ben nascoste nel mio inconscio.
Il mio amico con il quale condividevo il divano è gay, ovviamente ho tanti amici fra etero e omosessuali o bisesessuali, comunque non mi faccio problemi, siamo nel 2024 e al giorno d'oggi è tutto normalizzato fortunatamente.
Fatto sta che con una birra in più di troppo iniziamo a parlare come sempre di sesso e di varie esperienze , dicendo che appunto il didietro è uguale a tutti, maschi o femmine che siano e se ti piace la sensazione con una donna quella sensazione è più ampliata con un uomo e non solo a livello mentale, ma anche e sopratutto a livello fisico, perchè l'uomo appunto ha la prostata.
Comunque fatto sta, che questo argomento mi fomenta e sento un bel durello in mezzo le cosce , strano non mi è mai accaduto con un uomo, però dai è bello sentirsi il pisello bello duro.
Lui se ne accorge e ride, e mi prende in giro ironicamente ovviamente dicendo: ''Ooooh bello mio che vuoi provare una nuova esperienza?''
Io sorrido e gli dico: ''Chissà, non credo mi piacerebbe non sei il mio tipo''.
Lui sorride e mi fissa con occhi da perverso, fra me e me penso dio che brutto un uomo arrapato, chissà se lo sono anche io con la mia lei, si perchè la donna ha un viso più dolce ahahaha
Dopo un po' di silenzio nella stanza prende lui la parola e mi dice se volessi un altra birra, ovviamente non dico mai di no e accetto.
Va a prendere la birra, e io cerco di ''sistemarmi'' il pisello dato che quando è duro devo dargli la retta via per non avere fastidio.
Lui torna e mi becca con le mani in pasta , o meglio nelle mutande.
Non dice una parola, mi passa la bottiglia e sorseggia la sua.
Inizio a bere.
Mi guarda e mi fa: ''Dio, come la tieni bene la birra porcellino , prima ti volevi segare ora seghi la birretta??''
Io quasi spaventato dico: '' Ma nooooo, che dici stavo sistemando i gioielli di famiglia non volevo toccarmi e la birra mi piace si ma non penso sia un cazzo''.
Lui sempre più divertito mi incita : ''Dai fammi vedere come lo succhieresti un bel cazzo''.
Io un po' per l'eccitazione un po' per l'alcol in corpo lo assecondo e mimo un bel pompino con la bottiglia, su e giù e succhio, e risalgo sempre succhiando per 1 minuto bello pieno.
Lui non parla, probabilmente è eccitatissimo ma non si vede il bozzetto nei pantaloni, strano penso, ma continuo a ciucciarmi la birretta, ad un certo punto complice la mia poca esperienza e il mio non saperci fare scuotendo troppo la bottiglia la birra viene e mi spruzza la sua schiuma in bocca. Mi riempie fino a farmi uscire quasi del tutto la schiuma dalla bocca.
Ride di gusto e dice: ''Sei pessimo non sai fare per niente i soffocotti, però dai hai fatto venire la birra e ride a crepapelle''.
Vabbè dai smettiamola gli dico non voglio lezioni di bocchini da te e non mi serve farli.
Lui si fa serio tutto d'un tratto mi viene vicino mi bacia la guancia e mi sussurra di chiudere gli occhi.
Io ubbidisco.
Sento i pantaloni calarsi gli apro e cerco di dire qualcosa ma lui prima mi zittisce poi dice ad alta voce questa volta. Sssssh chiudi gli occhi ho detto.
Gli chiudo.
Sento un bocca calda, una sensazione paradisiaca, eppure di bocchini ne ricevo tanti dalla mia lei, ma stavolta sarà la situazione sarà lui bravo ma mi piace molto.
Ciuccia piano ma intenso, mi percorre cm dopo cm la cappella e succhia tutto ogni millimetro di cappella. Poi mi stupisce e se lo inbocca fino alle palle. Non soffoca nemmeno 'sto porco penso. Continua a ciucciarmi tutto poi riprende fiato dedicandosi un po' alle palline, le bacia le lecca le ciuccia.
Poi smette.
Mi esce un lamento ma volevo dire ''Nooo continua'', ma probabilmente lo capisce e mi dice ora puoi aprire gli occhi. Gli apro mi da un mezzo limone, io gli assecondo il bacio. Poi si allontana ma siamo ancora vicini di 1 cm bocca a bocca e mi guarda fisso negli occhi e mi dice, ora arriverai in paradiso preparati a sborrare tutto quello che hai nelle palle. Io gli dico ''Ma no, manca ancora un pochettino, 5 10 minuti e vengo''.
Sorride e riscende mi fa 10 succhiate di conto ma intensissime roba mai ricevuta prima. Dio santo non mi fa capire niente ed eiaculo in bocca e nel mentre urlo ''il miglior bocchino della mia vita''.
Lui ingoia tutto e nel mentre continua a succhiarlo.
Il pisello non sa se ammosciarsi o ridiventare durissimo come la pietra. Gli chiedo 5 minuti di pausa per riprendere fiato.
E lui smette e mi dice allora chi ha ricevuto il miglior bocchino della sua vita??? E non ho manco usato il tuo culetto ne' con dita ne con altro. Figurati pisellone bello.
Subito dopo lui ...
Volete che continui? scrivetemi in chat.
Grazie per la lettura.
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Solo con te io vivo davvero
Ti voglio. Ti penso tutto il giorno. Non riesco più a stare senza di te. Fino a pochi mesi fa ero solo una donna qualsiasi. Un po' spenta, forse anche insignificante: consumata dalla routine casa-lavoro-marito-figlia. E rari doveri coniugali, consumati di solito al sabato sera, solo per far venire veloce Alfredo e poi poter finalmente dormire un po’ di più all'indomani in santa pace.
A questo mondo la mia anima non nutriva più nessuna aspettativa per il futuro; avevo nel cuore soltanto amarezza e poi soffocavo in silenzio i forti rimpianti per la mia gioventù sfiorita, le occasioni non colte, i doni del cielo che ho aspettato, cose per cui ho pregato tanto e che purtroppo non ho mai ricevuto. Negli ultimi anni ho sempre avuto in tutto il mio essere una crescente ma regolarmente frustrata voglia di essere compresa, coccolata. Amata, in definitiva. Era un bisogno assoluto di piacere veramente, brama di tenerezza e di una qualche vera, preziosa intimità. Senza però farmi più illusioni. Figurati: le cose belle succedono solo nei film.
E invece sei arrivato tu, Adelmo: più giovane di me di quindici anni. Solo di qualche anno più grande di mia figlia tredicenne: a casa t'ha portato lei, perché voleva prendere lezioni di piano. E a scuola c'era quel tuo annuncio in bacheca. Il piano gliel'abbiamo comperato subito, sia pur con gran sacrificio; mio marito ha una merceria e io lo aiuto quando posso.
Quindi due volte a settimana - martedì e sabato - mi sono trovata ad aspettare il tuo arrivo di studente universitario squattrinato ma quasi diplomato al conservatorio. Scoprivo progressivamente in me stessa sempre di più una piacevole, malcelata impazienza. Ma tu guarda: alla mia età!
Finita ogni lezione, due chiacchiere cortesi di pochi minuti, che però man mano diventavano sempre più lunghe. Poi ho preso a prepararti il tè, per poterti mangiare con gli occhi e per strappare alla tua vita fuori dalla mia casa un ulteriore quarto d'ora solo per me. Tu eri veramente deliziato; da studente fuori sede, divoravi i miei ciambelloni e gustavi con morsi famelici le crostate.
Bevendo il tè, mi guardavi fissa e io toccavo il cielo con un dito. Sciogliendomi dentro. Ero totalmente istupidita. Vederti lì, vicino a me, mi rimescolava il sangue dentro. Era bellissimo. Anche se non ero capace di ammetterlo neppure con me stessa. Finché un giorno, nel salutarti col solito bacino sulla guancia, ho sentito entrambe le tue mani poggiarsi dietro di me, sul mio vestito leggerissimo e palparmi il culo per bene, a lungo fino ad entrare nel solco!
Non riuscivo a evitare di far battere forte il mio cuore… Imbarazzatissima che ero, ho fatto finta di nulla ma sono avvampata: sentivo di essere rossa in viso come un peperone. Ho solo detto improvvisamente il mio ciao a occhi bassi. Poi t'ho chiuso la porta in faccia e sono scappata in bagno. Stava succedendo e non sapevo che pesci pigliare. Piangevo.
E francamente non capivo bene se era per il rimorso nei confronti di mio marito, per la rabbia di essere stata toccata in modo improprio: “ma come cazzo s'è permesso, ‘sto stronzo di un pivello…” o invece piuttosto per la gioia di essere finalmente considerata sessualmente appetibile da un giovane, stupendo uomo e quindi per il grandissimo desiderio che tu lo rifacessi e osassi molto di più.
Da quel momento non ho fatto che pensarti. T'ho scritto la sera stessa dopo cena, come niente fosse successo, con una scusa scema: chiedendoti qualcosa sui quaderni pentagrammati per gli esercizi di scrittura e su alcune partiture da acquistare. Tu, giovane ma assolutamente non stupido, m'hai risposto dritto dritto con un: "Ti desidero anche io, tantissimo." e quindi…
"Basta adesso, Adelmo! Smettila immediatamente. Potresti essere mio figlio. Finiscila: per me sei solo l'insegnante di piano di Lucia. Oltretutto non sei il mio tipo, sai? (Mi fai morire, quando mi guardi. E poi quel tuo culo sodo! Che voglia di farti un pompino, poi sollevare le tue gambe e leccarti tra le chiappe a lungo!)"
"Mi vuoi anche tu, Adele. Lo so e non negarlo. Non ti sei opposta, quando t'ho massaggiato forte il culo. Non ho potuto proprio farne a meno e non mi scuserò per quello che ho fatto: il tuo profumo m'ha stregato. Ti adoro per come sei. Poi per dirla tutta: ti sei aperta subito, sotto il mio tocco. Il vestitino corto impalpabile che indossavi solo per me m'ha permesso per un secondo di sentirti chiaramente mentre divaricavi le natiche, per meglio godere del mio medio che premeva per entrarti dentro."
"È solo una tua falsa impressione. Non diciamo sciocchezze… non farti illusioni, ragazzino. Hai creduto di sentire qualcosa che invece non c'è stato. E non ti permettere mai più: ringrazia il cielo che come insegnante sei bravo, che Lucia progredisce, altrimenti… (Invece era tutto vero: mi sarei fatta inculare da te seduta stante! E pensare che a mio marito non l'ho mai permesso!)"
"Altrimenti non mi guarderesti come mi guardi: con una palese voglia di mangiarmi; l'ho capito guardandoti fissa negli occhi, sai? So che è così."
"Basta! Vaffanculo: cazzo credi... Ho altro da pensare io. (Oddio: questo ragazzo mi legge l'anima!)"
Per la miseria, se aveva ragione! Ma… allora è sempre così evidente quando una donna è innamorata cotta? La settimana successiva, il pomeriggio del martedì ero vestita, profumata e truccata da vergognarsi. Mia figlia m'ha pure detto: “mammaaa… ma dove cavolo devi andare stasera?” E al solito momento del commiato, approfittando del fatto che Lucia era andata in camera sua per prepararsi a uscire con gli amici, tremante t'ho dato il solito bacetto. Ma tu maledetto m'hai stretta a te, infilandomi una mano sotto la gonna.
Stavolta davanti. Sfrontato e adorabile bastardo: la mano tutta dentro le mutandine. Il medio dritto e senza esitare tutto nella fica… Ho allargato le gambe per soli cinque secondi senza più pudore ormai, per farti fare ciò che volevi. Non ho proprio saputo resistere. Ma poi te l'ho subito tolta via a forza, quella cazzo di mano santa! T'ho buttato fuori casa e dietro alla porta chiusa mi sono morsa le labbra… Messaggi dopo cena:
"È stato decisamente uno sbaglio, fartelo fare. Non si ripeterà più. Adesso chissà cosa penserai di me… Ti prego di credere che io sono una brava donna, timorata di Dio. Devi capire che non si induce in tentazione una tranquilla madre di famiglia. Non farlo mai più. In fondo, so che sei un bravo ragazzo… (Non desistere, ti scongiuro: non vedo l'ora di cedere. Ti voglio da non poterne più!)"
" Ti voglio, Adele..."
"Si, buonasera! Guarda: tu sei solo un ragazzino. Che futuro pensi potrebbe avere una nostra storia, se non la completa rovina della mia famiglia? È questo ciò che ti prefiggi? Per il gusto di una scopata con una vecchia come me? (Si, si: dimmelo, che mi vuoi scopare, sfondare, inculare fino a riempirmi e farmi dire basta… Dimmelo che vuoi sentire le mie labbra ingoiare senza fare un fiato tutto il tuo cazzo… )"
"Macché vecchia: sei la femmina più sensuale, provocante e calda che io conosca. Ti voglio. Dimmi solo quando potremo stare insieme… non mi interessa altro. Non riesco neppure più a studiare. Ti prego: se non altro, fallo… per il mio profitto!"
"Non pensarci più, per favore. Neppure per un istante. (Ti prego: insisti! Mi desideri davvero, mi vuoi: Dio ti ringrazio per questo.)"
"Ti voglio. Ti voglio… come te lo devo dire?"
(Dimmelo di continuo; in due o tre lingue, ti prego!) "Insomma: adesso basta. Non scrivermi più. (Non smettere mai di scrivere che mi desideri, ti prego! Leggo e rileggo di nascosto come una scema. Cerco di capire i significati reconditi di ogni tua sillaba.)"
"Ti voglio da impazzire..."
"Che il Signore mi perdoni: basta! Sabato pomeriggio prossimo, dopo la tua lezione, Lucia alle cinque andrà all'allenamento di basket. Mio marito chiuderà al solito il negozio alle otto e mezza e quindi prima delle nove entrambi non saranno a casa. Lo faremo una volta e poi dimenticheremo tutto, ok? Ti toglierai 'sto sfizio e vedrai che ti passeranno tutti i grilli per la testa, va bene? (Spero invece con tutta la mia anima che sia solo l'inizio di una nostra storia d'amore: impossibile, maledetta e segreta!)"
Da quel giorno, ovviamente, è stata solo una bellissima, irresistibile discesa all'inferno del puro peccato; t'ho concesso tutto il mio corpo. Sei ormai il mio padrone assoluto. Vuoi il mio culo? Te lo do. Vuoi farti succhiare l'uccello? Fino a che non mi dici basta io non smetto. A costo di slogarmi la mascella. Vuoi divorarmi i seni mentre mi fai godere con il cazzo e la tua mano infilati nella passera e nel culo? Fallo quando ti pare.
Vuoi venirmi dentro? A tua completa disposizione. Non esiste droga più forte di qualcuno che desideri il tuo corpo. È la più potente lusinga che ci sia. Iddio sa quanto aspetto soltanto il momento in cui mi rompi il culo, quando il tuo glande si poggia sul mio ano. E come desidero e gusto ogni secondo della tua spinta. Lentissima ma inesorabile e poderosa, ad esplorarmi le viscere!
E infine quanto mi piace sentirti felice mentre sborri liberamente dentro di me, quando gemi e sussurri al mio orecchio truci oscenità. In quei momenti sono solo una puttana. Niente altro desidero. Non so come finirà, ma per ora so che con te io godo, godo, godo e che sono… ringiovanita. Mio marito e mia figlia sono piacevolmente sorpresi, di questa nuova Adele. Jeanne Moreau ha detto che…
“La vecchiaia non protegge dall'amore ma l'amore, in qualche maniera, protegge dalla vecchiaia.”
Posso garantire che è così. Mi vesto solo per eccitarti. Quando mi vuoi, m'invento le scuse più assurde e corro immediatamente da te. Ci vediamo e ci amiamo nei posti più insoliti. Con te ho finalmente riscoperto la vera me stessa e il gusto dell'amore. Quello che ti fa diventare folle.
RDA
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E' stato facile.
Sarà il periodo, il momento, la mia voglia di completare un percorso iniziato anni fa (4 per essere precisi, dal lockdown, diciamo) e che poteva essere meno dispendioso in termini di tempo, ma che andava comunque fatto. Forse anche questo viaggio che mi sembra inutile alla fine fa parte di questo percorso di innovazione, rinascita e di crescita interiore. Ma il tutto era comunque bloccato e reso quasi difficile da molti fattori che erano al di fuori di me, e che in qualche modo mi trattenevano, ma adesso non ci sono più li ho lasciati andare e quindi ho smesso di fumare, eh si, lunedì ho fumato le ultime sigarette, 4 per la precisione di cui l'ultima ad un compleanno, appena spenta mi sono reso conto che non avrei più fumato e così è stato. Si lo so, sono solo due giorni ed è poco per cantar vittoria, ma messo in pratica un paio di accorgimenti che sembrano funzionare, il primo è niente caffè, si hai letto bene, la mattina non mi faccio il caffè e non mi metto assonnato da davanti (al pc) a leggere o a scrollare fino a quando il caffè fa effetto e poi mi chiama la sigaretta (tabacco non quelle normali), la mattina mi bevo due bicchieri di acqua, mi lavo la faccia energicamente e inizio la routine degli esercizi, anche solo la mobilitazione va bene. Il secondo ho iniziato a correre, certo non facendo la maratona, anzi, ci sto andando piano piano per evitare di farmi male. Pensavo peggio, Spock mi ha detto che è una mia fissa che sono un relitto, visto che da giovane giocavo a calcio e che ho fatto lavori dove bisogna muoversi tanto, tranne negli ultimi 4 anni ma questo è un dettaglio. Devo dire che mi sento già meglio anche se è poco. Era una cosa che volevo fare da anni e avevo il desiderio di prendere lezioni di canto per ampliare il mio spettro musicale e di resa dal vivo e nelle registrazioni, beh magari quando sono a casa vedo di trovarmi qualcuno che mi spieghi un pò come funziona.
Oggi quando mi sono svegliato dal riposino mi è balenata una cosa in testa, questo è perché sto leggendo Bauman, il mondo sta andando verso una catastrofe tra guerre e disastri ambientali causati dal fatto che si deve produrre per consumatori sempre più che in passato, ok, ma mi sono fatto delle domande visto che io non sono il consumatore classico compulsivo, non ho l'automobile e vado in bici o a piedi, non bevo, non fumo (questo da poco), non compro gadget e cazzate varie, mangio carne una volta massimo due al mese e non carne rossa (pollo o tacchino), il pesce non l'ho mai mangiato sono allergico eh oh gli scherzi della natura, non prendo farmaci dal 1996, forse mi dimentico qualcosa ma più o meno queste sono le cose che in qualche modo non faccio oppure non ho. Ho pensato ma se un giorno le cose che vengono vendute costassero troppo e la massa dei consumatori non potrebbe permettersele, cadrebbe tutto il sistema, oppure se le persone iniziassero a fare come me si potrebbe dare un forte colpo a questo sistema malato di denaro, no? Era così, giusto perché nel libro Sigismondo parla di consumismo e cose simili. Mentre scrivevo ho ascoltato sto tizio, più che altro per la curiosità di sentire cosa fa con tutto sto muro di roba, interessante.
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