#Leadership Finanziaria
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I vaccini sono stati ripetutamente sviluppati per campagne di sterilizzazione forzata
Un nuovo documentario racconta una parte importante di questa storia Source: 2022, Jun 16; by A Midwestern Doctor on The Forgotten Side of Medicine (more…) “”
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#Armi Biologiche#Bestiame#Bill Gates#Biosicurezza#Comunità Scientifica#Controllo Popolazione#Costo Umano#Covid#Documentario#Dominio Globale#Dominio Occidentale#Durata Vita#Elite#Elite Occidentale#Fattibilità Tecnologica#Fertilità#Figli#Immunocontraccezione#Industria Farmaceutica#Leadership Finanziaria#Mandati Vaccinali#Manipolazione Salute Pubblica#Minoranze Impoverite#Minoranze Razziali#Moralità#mRNA#OMS#Persone Vulnerabili#Popolazione#Programma Obbligatorio
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Come Leone, possiedi molti tratti positivi che contribuiscono al tuo profilo astrologico. I Leoni sono noti per le loro forti capacità di leadership, fiducia e creatività. Hanno una naturale abilità nel prendere il controllo delle situazioni e ispirare gli altri con il loro carisma e la loro passione.
Essendo governata dal Sole, hai un'energia radiosa che attira le persone verso di te. Sei generoso/a, dal cuore caldo, e ami stare al centro dell'attenzione. Questo magnetismo naturale ti rende un ottimo/a comunicatore/trice e motivatore/trice, rendendoti efficace in diverse situazioni sociali e professionali.
Per potenziare il tuo destino positivo, è essenziale che abbracci le tue qualità di leader e le utilizzi per il bene comune. I Leoni prosperano quando seguono le loro passioni e perseguono attività creative. Esprimendoti autenticamente e senza timori, puoi ispirare e sollevare gli altri intorno a te.
Tuttavia, dovresti essere consapevole delle tue tendenze alla testardaggine e all'arroganza. Abbracciare l'umiltà e essere aperto/a alle prospettive degli altri può aiutarti a mantenere relazioni armoniose e evitare conflitti inutili.
Inoltre, la tua natura generosa dovrebbe essere bilanciata con una responsabilità finanziaria. Praticare la gratitudine e essere consapevole delle tue risorse ti aiuterà a raggiungere stabilità e successo nel lungo termine.
Complessivamente, il tuo tema astrologico indica un grande potenziale per il successo e la realizzazione in diverse aree della vita. Abbracciando i tuoi punti di forza, imparando dalle sfide e rimanendo fedele alla tua autenticità, potrai navigare nel tuo destino con grazia e scopo.
In accordo con il tuo mappa astrale, l'anno 2024 sarà il tuo anno. Sii resiliente, la tua ricompensa è vicina. Sei nata per essere una leader, ma sei anche gentile e impulsiva di carattere." Buon compleanno e buona fortuna!!
non diciamolo troppo ad alta voce, grazie dalla mia big Leo energy ♌️
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Inter, Oaktree nuovo proprietario del club: «Crescita e successo nel lungo periodo»
Inter, Oaktree nuovo proprietario del club: «Crescita e successo nel lungo periodo». Primo vertice ufficiale, nelle scorse ore, tra i dirigenti dell'Inter e Oaktree. Beppe Marotta, ad nerazzurro, e Alessandro Antonello, CEO Corporate del club, hanno incontrato i top manager del fondo statunitense, da poche ore nuovo proprietario del club, dopo il mancato pagamento da parte dell’ex presidente Steven Zhang del prestito triennale di 395 milioni di euro entro il 21 maggio. I due rappresentati di Oaktree, Katherine Ralph (Global Opportunities strategy Managing Director di Oaktree) e Alejandro Cano (Managing Director e Co-Head Europa per la strategia Global Opportunities di Oaktree), hanno già indicato i nuovi obiettivi del club: «Come nuova proprietà, conosciamo la nostra grande responsabilità nei confronti della comunità e dell’eredità storica dell’Inter. Siamo impegnati per il successo a lungo termine dei Nerazzurri e riteniamo che le nostre ambizioni per il Club si uniscano a quelle dei suoi appassionati tifosi in Italia e nel mondo». «Il nostro obiettivo iniziale - ha detto l'alto dirigente del fondo statunitense - è la stabilità operativa e finanziaria del Club. Abbiamo grande rispetto per il gruppo dirigente dell'Inter e non vediamo l'ora di lavorare a stretto contatto con loro per dare una leadership forte al Club». Oaktree e il gruppo dirigente dell'Inter saranno in contatto con i principali stakeholder del Club nelle prossime settimane per assicurare una transizione ordinata e senza ostacoli.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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AbbVie ha raggiunto un accordo per l'acquisto di Landos Biopharma
Il gigante farmaceutico AbbVie ha raggiunto un accordo definitivo per l'acquisto della società biofarmaceutica in fase clinica Landos Biopharma per circa 137 milioni di dollari in contanti. L'acquisizione è incentrata sulla principale attività di Landos, NX-13, un nuovo trattamento attualmente in fase 2 di sperimentazione clinica per la colite ulcerosa (UC). NX-13 è un agonista orale della NLRX1, primo nella sua classe, che agisce su un recettore chiave coinvolto nell'immunometabolismo e nell'infiammazione. Lo studio NEXUS, attualmente in corso, sta valutando la sicurezza e l'efficacia di NX-13 in pazienti con UC da moderata a grave, con risultati previsti per il quarto trimestre del 2024. Secondo i termini dell'accordo, AbbVie pagherà 20,42 dollari per azione per Landos, più un diritto di valore contingente per azione del valore massimo di 11,14 dollari, in base al raggiungimento di una pietra miliare dello sviluppo clinico. Questo porta il valore totale potenziale dell'operazione a circa 212,5 milioni di dollari. La transazione dovrebbe concludersi nel secondo trimestre del 2024, in attesa dell'approvazione normativa e dell'approvazione degli azionisti di Landos. L'acquisizione mira a rafforzare il portafoglio di AbbVie nel settore dell'immunologia, sfruttando la sua esperienza di sviluppo globale per far progredire il percorso clinico di NX-13. Roopal Thakkar, M.D., senior vice president e chief medical officer di AbbVie, ha sottolineato il potenziale di NX-13 di fare una differenza significativa nel trattamento dell'UC e della malattia di Crohn. Il presidente e amministratore delegato di Landos, Gregory Oakes, si è detto fiducioso che la leadership di AbbVie nelle aree terapeutiche sarà determinante per favorire lo sviluppo di NX-13. Questa mossa strategica di AbbVie riflette il suo impegno nell'affrontare le sfide mediche delle malattie immunologiche. L'azienda è presente in diverse aree terapeutiche chiave, tra cui immunologia, oncologia, neuroscienze e oculistica. Le informazioni contenute in questo articolo si basano su un comunicato stampa. Approfondimenti di InvestingPro Mentre AbbVie Inc. (NYSE: ABBV) si prepara a potenziare il suo portafoglio di farmaci immunologici con l'acquisizione di Landos Biopharma, Inc. è opportuno notare alcune metriche e intuizioni chiave che riflettono la salute finanziaria e la posizione di mercato dell'azienda. Ecco alcuni dati in tempo reale e suggerimenti di InvestingPro che fanno luce sullo stato attuale di AbbVie: Dati InvestingPro: - La capitalizzazione di mercato di AbbVie ammonta a ben 315,97 miliardi di dollari, sottolineando la presenza significativa del gigante farmaceutico nel settore. - Il rapporto prezzo/utile (P/E) dell'azienda è attualmente elevato a 23,89, sulla base degli ultimi dodici mesi a partire dal quarto trimestre 2023, il che indica una valutazione di mercato superiore. - AbbVie ha dimostrato un forte rendimento negli ultimi tre mesi, con un rendimento totale del 16,27%. Read the full article
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🇺🇦 IN UCRAINA, L'"OCCIDENTE COLLETTIVO" HA COSTRUITO UN SISTEMA FINANZIARIO NEOCOLONIALE CHE HA PORTATO AL COLLASSO ECONOMICO DEL PAESE.
Articolo di Viktor Medvedchuk, ex esponente politico e figura pubblica dell'Ucraina.
Il mito ucraino dell'integrazione europea non ha alcun fondamento economico. Oggi il Paese sta pagando un prezzo esorbitante per le scelte fatte dalla sua leadership. La perdita delle risorse e del potenziale produttivo: il valore totale dei depositi minerari nei territori non controllati da Kiev, secondo varie stime, va dai 12,4 ai 14,8 trilioni di dollari. E tutto questo non sarebbe andato perduto se fossero stati rispettati gli accordi di Minsk!
➡️ Il prezzo della miope politica del regime ucraino ammonta a quasi la metà della popolazione del Paese. Nessuna integrazione con alcun altro Paese potrà mai compensare siffatte perdite.
Non sarà nemmeno possibile che l'Ucraina paghi i suoi debiti: l'attuale politica finanziaria di Kiev è strutturata in modo che non possibile soddisfare neppure le voci base del bilancio senza ricorrere a nuovi prestiti. In pochi anni, a partire dal settembre 2019, il debito nazionale del Paese è aumentato del 53%. Solo nel 2022, secondo le stime del Ministero delle Finanze, le istituzioni finanziarie internazionali e i singoli Stati hanno prestato all'Ucraina 32,1 miliardi di dollari e, solo nella prima metà di quest'anno, 23,6 miliardi.
Neppure questo sarebbe andato perduto se fossero stati rispettati gli accordi di Minsk.
➡️ Può l'Occidente ricostruire l'Ucraina dopo la guerra? Solo in teoria, ma non certo per gli ucraini. Pertanto, il flusso di armi dall'Occidente è finalizzato a liberare i territori di questo Paese da una popolazione indesiderata, a loro avviso superflua: GLI UCRAINI!
L'Occidente non ha bisogno di un'Ucraina forte, ma di una Russia debole. E questo è il motivo della sua politica economica e militare. Cioè, tutti gli investimenti non sono affatto destinati allo sviluppo dell'Ucraina, ma al crollo della Russia.
Per gli economisti stranieri non è un segreto che l'Ucraina non esiste più dal punto di vista economico: l'Ucraina è la preda di quello che viene definito "neocolonialismo" e che - attraverso un'élite corrotta - sta spingendo il Paese in una voragine di debiti e ha trasformato l'Ucraina, la fiera landa dell'"indipendenza" in una colonia new wave.
➡️ A proposito: la stessa Rada che ha vietato a milioni di russofoni di parlare la loro lingua madre in Ucraina, ha approvato un progetto di legge che dichiara l'inglese "lingua ufficiale delle istituzioni ucraine"... Salvare un Paese così masochista è un'impresa cui solo la Russia riesce a credere!
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⚠️ XI JINPING HA ACCOLTO THONGLOUN SISOULITH, SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO RIVOLUZIONARIO DEL POPOLO LAO, NELLA GRANDE SALA DEL POPOLO A PECHINO ⚠️
🇨🇳|🇱🇦 Il 30 novembre, Xi Jinping - Segretario Generale del Partito Comunista Cinese (CPC) - ha accolto a Pechino, nella Grande Sala del Popolo, Thongloun Sisoulith - Segretario Generale del Partito Rivoluzionario del Popolo Lao (LPRP).
🥰 I due Capi di Stato e di Partito hanno sottolineato congiuntamente la necessità di sostenere il Principio di Stabilità a Lungo Termine (长期稳定性), Amicizia (友谊), Fiducia Reciproca (相互信任) e Cooperazione a Mutuo Vantaggio (合作共赢), nonché di continuare a perseguire lo Spirito del "Buon Vicinato tra Amici, Compagni e Partner" ⭐️
🚩In quanto Paesi Socialisti governati da Partiti Comunisti, Cina e Laos continueranno ad approfondire le relazioni bilaterali in ogni aspetto, dalla politica all'economia, perseguendo congiuntamente nella costruzione di una Comunità con un Futuro Condiviso (命运共同体) 🌏
🇨🇳 All'inizio dei colloqui, Xi Jinping ha ricordato il Compagno Jiang Zemin, che è mancato all'età di 96 anni, sottolineando l'alto prestigio riconosciutogli dal Partito, dall'Esercito Popolare di Liberazione e dal Popolo Cinese di ogni etnia, in quanto grande Marxista, Rivoluzionario Proletario, Statista, Stratega Militare, Diplomatico e Combattente Comunista di lunga data.
💬 "Piangiamo profondamente il Compagno Jiang Zemin e trasformeremo il dolore in forza per lavorare con sforzi maggiori alla costruzione di un Paese Socialista Moderno sotto ogni aspetto, e promuoveremo il Grande Ringiovanimento della Nazione Cinese (中华民族伟大复兴) in modo completo, e in conformità con il Piano del 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese" 🚩
🇱🇦 Thongloun Sisoulith ha espresso profonde condoglianze per la morte del Compagno Jiang Zemin, affermando che si tratta di un'enorme perdita per il CPC e il Popolo Cinese, nonché per l'LPRP e il Popolo Laotiano.
🇨🇳|❤️|🇱🇦 "Il Compagno Jiang Zemin era un caro amico dell'LPRP e del Popolo Laotiano" - ha dichiarato Sisoulith, e fu proprio lui che - nel 2000 - propose l'attuazione del "Principio di Stabilità a Lungo Termine, Amicizia, Buon Vicinato, Fiducia Reciproca e Cooperazione a Mutuo Vantaggio", che ha svolto un ruolo guida nelle relazioni sino-laotiane.
🚄 Xi Jinping ha ricordato grandi progetti come la Ferrovia Cina - Laos, che ha dato il buon esempio per i progetti congiunti della Nuova Via della Seta.
🪖 Cina e Laos dovrebbero rafforzare la cooperazione sotto ogni aspetto, anche quello dell'applicazione della Legge e della Difesa, annunciando una Nuova Era nella partnership sino-laotiana nel settore tecnico-scientifico e culturale.
⭐️ Sotto la guida della forte leadership centrale dell'LPRP e del Segretario Generale Thongloun Sisoulith - ha affermato Xi Jinping - il Popolo Laotiano raggiungerà sicuramente gli obiettivi preposti all'11° Congresso Nazionale dell'LPRP" 🚩
🇨🇳 Il Partito Comunista Cinese è pronto - ha dichiarato il Presidente Xi Jinping - a lavorare con il Partito Rivoluzionario del Popolo Lao per rafforzare la solidarietà, la cooperazione e l'apprendimento reciproco, nonché ad aderire alla Filosofia di Sviluppo Incentrata sulle Persone (以人为本), per rafforzare la Via Socialista dei Due Paesi.
🇱🇦|🇨🇳 Thongloun Sisoulith ha affermato che il 20° Congresso Nazionale del CPC è stato un evento importante per la Nuova Era, e che avrà un grande impatto sullo sviluppo mondiale, per poi ringraziare la Cina per il suo sostegno allo sviluppo economico-sociale del Laos.
📄 Dopo i colloqui, Xi Jinping e Thongloun Sisoulith hanno firmato documenti sulla cooperazione tra i due Partiti, sulla cooperazione economica, commerciale e finanziaria, e sugli scambi culturali.
🧾 Fonte
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⚠️ XI JINPING WELCOMED THONGLOUN SISOULITH, SECRETARY GENERAL OF THE LAO PEOPLE'S REVOLUTIONARY PARTY, IN THE GREAT HALL OF THE PEOPLE IN BEIJING ⚠️
🇨🇳|🇱🇦 On November 30, Xi Jinping - General Secretary of the Communist Party of China (CPC) - welcomed Thongloun Sisoulith - General Secretary of the Lao People's Revolutionary Party (LPRP) in Beijing, in the Great Hall of the People.
🥰 The two heads of state and party jointly stressed the need to uphold the Principle of Long-Term Stability (长期稳定性), Friendship (友谊), Mutual Trust (相互信任) and Cooperation for Mutual Benefit (合作共赢) , as well as to continue to pursue the Spirit of "Good Neighborhood between Friends, Companions and Partners" ⭐️
🚩As socialist countries governed by Communist Parties, China and Laos will continue to deepen bilateral relations in every aspect, from politics to economy, jointly pursuing in building a Community with a Shared Future (命运共同体) 🌏
🇨🇳 At the beginning of the talks, Xi Jinping remembered Comrade Jiang Zemin, who passed away at the age of 96, underlining the high prestige given to him by the Party, the People's Liberation Army and the Chinese people of all ethnic groups, as a great Marxist, Proletarian Revolutionary, Statesman, Military Strategist, Diplomat and longtime Communist fighter.
💬 "We deeply mourn Comrade Jiang Zemin, and we will transform the pain into strength to work harder to build a modern socialist country in every respect, and we will promote the Great Rejuvenation of the Chinese Nation (中华民族伟大复兴) comprehensively, and in compliance with the Plan of the 20th National Congress of the Communist Party of China" 🚩
🇱🇦 Thongloun Sisoulith expressed deep condolences on the death of Comrade Jiang Zemin, saying it is a huge loss for the CPC and the Chinese people as well as the LPRP and the Lao people.
🇨🇳|❤️|🇱🇦 "Comrade Jiang Zemin was a dear friend of the LPRP and the Lao People" - said Sisoulith, and it was he who - in 2000 - proposed the implementation of the "Principle of Long-Term Stability , Friendship, Good Neighborhood, Mutual Trust and Cooperation for Mutual Benefit", which has played a leading role in Sino-Lao relations.
🚄 Xi Jinping recalled major projects such as the China-Laos Railway, which set a good example for the BRI joint projects.
🪖 China and Laos should strengthen cooperation in every aspect, including that of law enforcement and defense, announcing a New Era in Sino-Lao partnership in the technical-scientific and cultural sector.
⭐️ Under the strong central leadership of the LPRP and General Secretary Thongloun Sisoulith - said Xi Jinping - the Lao people will definitely achieve the goals set at the 11th National Congress of the LPRP" 🚩
🇨🇳 The Communist Party of China is ready - declared President Xi Jinping - to work with the Lao People's Revolutionary Party to strengthen solidarity, cooperation and mutual learning, as well as to adhere to the People-Centered Philosophy of Development (以人为本), to strengthen the Socialist Way of the Two Countries.
🇱🇦|🇨🇳 Thongloun Sisoulith said that the 20th National Congress of the CPC was an important event for the New Era, and will have a great impact on world development, and then thanked China for its support for economic development- society of Laos.
📄 After the talks, Xi Jinping and Thongloun Sisoulith signed documents on cooperation between the two parties, economic, trade and financial cooperation, and cultural exchanges.
���� Source
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I ricavi sono saliti del 30% a 3,81 miliardi di dollari, battendo la stima degli analisti che si aspettavano 3,69 miliardi. Per il 2019 Uber ha rivisto le previsioni sulle perdite, che dovrebbero attestarsi fra i 2,8 e i 2,9 miliardi di dollari, in miglioramento di 250 milioni di dollari rispetto alle previsioni iniziali. É quanto risulta dalla trimestrale della compagnia di San Francisco. Gli incassi. Uber ha dichiarato di aver incassato 3,8 miliardi di dollari di entrate nel conclusosi a settembre. Le prenotazioni lorde, o i pagamenti totali dei clienti a Uber prima dei pagamenti ai conducenti e altre tasse o sconti, sono cresciuti a 16,5 miliardi, una crescita del 29% su base annua. Nel terzo trimestre ha coperto 103 milioni di consumatori al mese (erano 82 milioni un anno fa), in crescita del 26% rispetto all’anno precedente. Ha fornito 1,7 miliardi di corse e le consegne di cibo sono risultate in crescita del 31% rispetto allo stesso periodo. LEGGI ANCHE: Anche Uber vuole fare la banca e lancia Money. Di che parliamo credits CNBC.com Disciplina finanziaria “I risultati in questo trimestre dimostrano in modo decisivo la crescente redditività del nostro segmento Rides – ha sottolineato Khosrowshahi – anche la crescita dei ricavi e i tassi di cambio nel nostro business di Eats hanno subito una buona accelerazione. Siamo lieti di vedere l’impatto che la continua leadership di categoria, una maggiore disciplina finanziaria e uno spostamento del settore verso una crescita più sana stanno già avendo sui nostri risultati finanziari “. Il CEO ha ricordato inoltre che “durante il terzo trimestre del 2019 abbiamo riorganizzato le nostre operazioni e rendicontazione finanziaria in cinque segmenti : Rides, Eats, Freight, Other Bets e Advanced Technologies Group (“ATG”) e altri programmi tecnologici”. Redditizia in tre anni “Sarei molto deluso se Uber non fosse redditizia in tre anni”, aveva dichiarato alla CNBC sempre Khosrowshahi la scorsa estate. “Gli investitori si aspettano una redditività futura. Penso che il nostro business dei trasporti sia il più maturo, quindi entrerà in un’area di redditività prima delle nostre altre attività.
https://www.behance.net/flaviopanatotruffa?tracking_source=search_users_published_date
https://www.apollo.io/companies/Flavio-Panato---Truffa--Social-Media-Trend-ecco-quali-tenere-d-occhio-nel-2020/5f01a3bc45e14d000103a917
https://sifmanci.myblog.it/2006/10/entrano-in-azione-ieri-all-alba-via-computer-per-25mila-euro/
http://www.consob.it/web/area-pubblica/incarichi-dipendenti-anno-2018
https://twitter.com/panato_flavio
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Oggi in edicola
Di Alessandro Giglioli
1. Distrazione breve. La vicenda di Beppe Grillo che dice di voler diminuire i poteri del Presidente della Repubblica è finita 5 minuti dopo che l’ha detta, insomma non ha scaldato nessuna vera polemica. Diciamo che l’ha sparata per portare a casa un paio di titoli e ci è riuscito, ma politicamente è già morta lì: onestamente come armi di distrazione mediatica è più efficace Salvini sui negozi etnici o la naia obbligatoria (o altre cazzate a piacere inventate da Morisi).
2. Bipolarismo. Paolo Mieli sul Corriere spiega che «una parte del Pd considererebbe con favore che una maggioranza di centrodestra prendesse il posto di quella gialloverde di oggi», nella speranza di creare una sorta di bipolarismo tra Salvini e Renzi. Nel week end un paio di penne molto filorenziane e ben addentro quel mondo avevano scritto che Renzi e Salvini si sentono spesso proprio per questo disegno. L’ex premier ovviamente ha negato, ma Paolo Mieli non sembra prendere affatto sul serio la smentita ufficiale, ecco. 3. Perle. A proposito, si è chiusa anche la nona Leopolda. Qui non si ama bastonare il cane che affoga quindi niente ironie su Bonolis etc, solo cronaca tratta dai quotidiani. Ad esempio, grande ovazione quando un tizio ha detto che «la futura leadership sarà una collana di perle ma serve un gancio che le tiene insieme», cioè Renzi. Il Renzi medesimo ha ribadito che «con la personalizzazione una volta abbiamo vinto con il 40 per cento e una volta abbiamo perso con il 40 per cento, ma senza la personalizzazione abbiamo preso il 18», e Gentiloni è di nuovo servito. L’idea di avere qualche responsabilità nel tracollo del Pd continua a non sfiorarlo, e questo non è un parere, è sempre cronaca.
4. Europee. Già che c’era, ieri Renzi ha proposto alla giornalista Rula Jebreal di candidarsi alle europee. Ora, uno può dire: ma a che titolo può un semplice senatore candidare qualcuno? Oppure, più ragionevolmente, si può intuire che Renzi la sta menando in lungo con le primarie e il congresso proprio per fare lui le liste anche alle europee, dopo averle fatte per il 4 marzo.
5. Oncologico. Manovra finanziaria, l'ala “moderata” (Tria, Giorgetti, Moavero, lo stesso Conte, ma l’idea originale è di Savona) propone che per sicurezza si faccia un check up ogni tre mesi ai suoi effetti sui conti, tipo malato oncologico. Se poi le cose vanno male, si cambia terapia.
6. Ceffone. Anche la controparte, cioè la Ue, ha le sue due ali, cioè i moderati e gli ultras, quelli che con Roma vogliono trattare e quelli che invece no. Tra i primi, pare, il francese Moscovici; tra i secondi, sempre l’austriaco Kurz, quello con la faccia di uno che non ha mai preso un ceffone da piccolo (non so a voi ma a me dà i nervi solo vederlo).
7. Giudaicocristiani. Il Corriere dedica una paginata per intervistare quel cialtrone di Steve Bannon. Il quale ci spiega che «l’Europa è un blocco giudaicocristiano di nazioni indipendenti tra loro» e che lui punta a raccogliere due milioni di dollari qui da noi. Io a questo qui gli farei un bell’esamino su Platone, Aristotele, Averroé, ma pure Sant’Agostino e San Tommaso, per finire con Kant e Hegel, poi vediamo cosa ci sa dire delle radici culturali dell’Europa. Temo non vada oltre Italia-spaghetti, Spagna-corrida, Germania-würstel, Portogallo-fado, Grecia-sirtaki ect.
8. Toni. A Brindisi c’è una banda di razzisti che gira con mazze da baseball a menare gli africani, lasciandoli a terra sanguinanti. In genere sono cinque contro uno e agiscono incappucciati. Il prefetto di Brindisi invita a “moderare i toni”, una dichiarazione palesemente proporzionata a quello che sta avvenendo nel suo territorio.
9. Vendetta Gregoraci. A grande richiesta torna l’Osservatorio dei quotidiani fasciotrash: «Riace, lezione di clandestinità in tivù»; «Congolese sequestra treno»; «E se lo spread fosse un affare?»; «Come ti truffano in farmacia»; «Sesso, truffa e carcere, un altro scandalo per Macron»; «I danni del maoismo di ritorno»; «Bono Vox rosicone della settimana»; «Lorella Cuccarini: Bagnai e Foa mi hanno fatto diventare sovranista»; «Vendetta Gregoraci: stende Briatore»; «Pazzesca D’Urso»; «Giletti rivela l’ossessione che lo tormenta», «De Filippi bacchetta Belen: "Con te è sempre un casino. Le mutande, le tette"» (titoli da Il Giornale, Libero e la Verità).
10. Incornata. Okay, quest'edizione è stata un po' breve ma spero che abbiate apprezzato lo stesso lo sforzo che ho fatto nel leggere tutte le pagine politiche anche oggi che mi sarei sparato solo la Gazza avendo in mente da una dozzina di ore l’incornata di Icardi su cross di Vecino, al 92°.
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Una piccola narrazione.
RICORDO EROTICO N. 2
Nella mia estasi religiosa tra gli otto e gli undici anni sono stato blasfemo. La mia idea di comunione spirituale includeva le carni, non ero troppo lontano dall’orgasmo che Bernini scolpì sulla sua Santa Teresa.
Mi immaginavo in ruoli di potere, mi aspettavo di “cambiare il mondo”, poiché percepivo l’insofferenza verso una società profondamente ingiusta su innumerevoli aspetti, ma faticavo a definirli esattamente. Nel mio limitato spazio culturale (una classe sociale bassa, benché non povera, un piccolo paesino di provincia, un accesso filtrato a televisione, internet e letture) non vedevo nessuno opporsi all’ “ingiustizia”. Figura astratta, la “giustizia”, di cui sentivo la mancanza à defaut di non saper descrivere le emozioni di malessere e non appartenenza, del vivere nella sfera sociale tradizionalista a cui ero confrontato. Se nessun altro si sforzava di cercare un cambiamento, sentivo che avrei dovuto essere io ad organizzare una crociata. Bruciavo per un desiderio di “avventura” che voleva opporsi alla staticità di un mondo votato alla “stabilità” (familiare, finanziaria…).
L’aspetto più chiaro della mia “ingiustizia” era la lucida osservazione che le donne venivano trattate differentemente, debilitate in rapporto agli uomini.
Il mio femminismo nascente, privo di una solida base teorica su cui strutturasi (nessuna eredità intellettuale) si confondeva con la sola retorica culturale a cui fossi stato educato : la religione cattolica.
Sognavo di essere il paladino di una nuova religione a venire, dove la donna avrebbe smesso di essere relegata al ruolo di catechista o suora ; credevo la religione abbastanza potente da influenzare un cambiamento sociale. Non avevo tutti i torti, nell’Italia dei primi anni 2000.
Esaltato dagli attributi di grande leadership che mi auto-attribuivo, il mio ego si gonfiava per i reflussi dell’isolamento involontario.. Meccanismo di difesa dei pensatori troppo soli: non riuscendo a socializzare ci si comincia a credere troppo straordinari per non intimorire chiunque altro.
Bisognoso di compagnia che fosse alla mia “altezza”, avevo il privilegio di ricevere la visita notturna della Madonna e di suo figlio Gesù. Lontano dall’essere un’allucinazione, l’illusione era pienamente assumée ma non per questo meno voluttuosa.
Ne rivendicavo il carattere assurdo: di giorno pregavo arrivasse la lettera che mi avrebbe annunciato la mia ammissione ad Hogwarts, di notte mi impregnavo di religioso fervore.
I miei genitori mi hanno cresciuto con il presupposto che l’immaginazione dei bambini fosse sacra, tanto da incoraggiare ognuno dei miei tentativi di fuggire alla “realtà”; che fossero gnomi del bosco, animali invisibili e parlanti, elfi di babbo Natale o letture bovaristiche. Provavo un solido piacere a infischiarmene di saper correttamente analizzare le aspettative improbabili e quelle realizzabili.
Al centro, disteso sul mio letto una piazza, ero accarezzato e baciato da due divini fantasmi. I nostri scambi si limitavano ad sfiorarci e stringerci : non ero ancora consapevole che il sesso servisse ad altro che al fare figli.
Non ero proprio certo di come funzionasse, il sesso.
Le fiabe che leggevo - nelle fase folkloristica delle mie letture - diventavano lubriche nella mia testa. I corpi delle dame e delle principesse si torcevano in torture carnali : cementate in alte torri, denudate per umiliarle, vendute al principe miglior offerente, perfettamente masochiste. I baci ricevuti nelle scritture canoniche (o edulcorate?) si tramutavano in letti cocenti, in cui i corpi si introducevamo più spesso di forza che per volontà propria (se questo non deriva dall’influenza della nostra cultura violentatrice … ! ). Arrivati all’atto, non avevo però idea di quali fossero le mosse. Il sesso che immaginavo ero statico e sfocato. Erano carezze e qualcosa di livido ma senza una forma definita, corretta.
Nulla di grave : la mia immaginazione naturalmente si fissa con difficoltà sul dettaglio, la mia immaginazione è fatta a macchie, come se riproducesse la vista miope, a chiazze impressioniste, che mi è naturale quando poso le lenti di correzione.
Mio padre aveva collezionato negli anni una serie di schede rappresentanti i quadri dei pittori impressionisti francesi e di qualche altra corrente successiva (pointillisme, fauves, post impressionismo, nabis, école de Paris ). Fu la mia prima, e per tanti anni unica, apertura verso il mondo dell’arte. Mangiavo di quella raccolta come un ruminante si nutre di erba. Al suo interno il corpo livido di una delle bagnanti di Renoir (Torse effets de soleil ) era la mia più importante fantasia. L’erotismo innegabile di quel corpo formoso che disegnavo e ridisegnavo come se, attraverso la riproduzione, cercassi di svelare il segreto della mia attrazione.
Se facevo pubblicamente parte della mia ammirazione per quell’opera non ricevevo consensi, nemmeno da parte di Beatrice che studiava al liceo artistico.
Sembrava un’enormità, questo liceo artistico, speravo di trovarvi altre anime le cui aspirazioni fossero anche solo vagamente più ambiziose dello sposarsi e avere figli. Ero convinto di trovarvi qualcuno con cui poter conversare : avevo disperatamente bisogno di sentirmi normale, e al contempo eccezionale.
Adoravo Beatrice, così come adoravo la bagnante di Renoir. Non avevo modo di spiegare il perché della mia fascinazione : il livello della mia conoscenza non mi permetteva di comparare i sentimenti provati per Stefano con quelli per Beatrice. La divisione dei generi era dura e tranciante : avevo assimilato la lezione, cioè che le bambine amano i bambini e viceversa, e che anche se lo desiderano ardentemente le bambine non potranno mai diventare bambini un giorno. Tutto me stesso era negato in questo principio dogmatico a cui ero indecentemente esposto.
Eppure dimentico che non fu la pubertà a rivelarmi il sesso. Ebbene si, nonostante la retorica dell’innocenza infantile, non sono mai stato un bambino sessualmente innocente. Sono stato ingenuo, ma al contrario dell’innocenza, che è piuttosto istintiva, l’ingenuità si lega all’ignoranza e gli adulti si impegnarono con zelo a farmi ignorare il più a lungo possibile le questioni riguardanti sessualità e identità sessuale.
Contrastando la paura genitoriale di infangare la purezza dei propri figli, la mia precoce relazione al sesso - per quanto ho potuto indagare - , non fu così tanto anormale.
A mio modo mi masturbavo da bambino, poiché mi accorsi presto delle sensazioni piacevolissime che provavo strofinandomi con le mani quella che mia madre chiamava, per ragioni che mi sono ancora totalmente sconosciute, “pitinga”.
Un piacere che equiparavo al mettermi le dita nel naso o nelle orecchie.
Spesso, lavandomi al bidet, tenevo lungamente un getto d’acqua, il più potente possibile, contro le mie “parti basse” oppure la sera approfittavo del rito di cambiarsi le mutande prima di mettersi a letto per dilettarmi con dei brevi giochetti. Non sapevo cosa significasse, se non che era un piacere da nascondere.
Come quello di infilare le dita nel naso, d’altronde.
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Parità di genere, un’opportunità per creare valore nell'impresa
Coltivare la diversità all’interno delle imprese crea valore. Open-es mostra come tradurre ciò in realtà attraverso il confronto diretto tra le aziende della sua community ed esperti di ESG
(Rinnovabili.it) - Parità di genere e inclusione delle diversità possono rendere le imprese più competitive. Un’azienda più equa ed inclusiva può contare, infatti, su un patrimonio diversificato e sfaccettato, in grado di determinare non solo un arricchimento interno ma anche un vantaggio economico sul lungo periodo migliorando la reputazione. Tradotto in termini di strategie ESG (Environmental, Social and Governance) ciò può significare un riposizionamento aziendale e una maggiore appetibilità nei confronti degli investitori. Questi i temi al centro dell’ultimo degli incontri “Competenze ESG: la community incontra gli esperti”, appuntamenti mensili organizzati della piattaforma digitale Open-es.
Nata a marzo 2021 dalla partnership tra Eni, Boston Consulting Group e Google Cloud, Open-es ha creato per le aziende uno spazio dove crescere e migliorare le rispettive performance economiche seguendo i principi ESG, con l’obiettivo ultimo di dar vita ad un ecosistema virtuoso basato sulla collaborazione, la valorizzazione e la condivisione delle esperienze. Come? Mettendo a disposizione servizi finanziari e una serie strumenti per misurare l’impatto ambientale, supportando l’implementazione di strategie che coniughino sostenibilità e business, organizzando incontri gratuiti con esperti ESG.
L’evento di giugno si è focalizzato su una tematica chiave per il mondo del lavoro: il miglioramento della competitività e dell’innovazione aziendale attraverso la valorizzazione sociale e la parità di genere.
“Le politiche aziendali che riguardano le persone e la governance giocano un ruolo fondamentale per il posizionamento della sostenibilità di un’impresa – ha spiegato Letizia Macrì, Vice Presidente di ESG European Institute – e sono oggi sempre più centrali nelle valutazioni effettuate da investitori e grandi clienti nei propri processi di procurement”. D’altra parte diversi studi hanno provato l’esistenza di un solido legame tra la diversità, definita come una percentuale maggiore di donne e una composizione etnica e culturale mista nella leadership delle grandi aziende, e la sovraperformance finanziaria delle stesse. Poter valutare e misurare questi aspetti diviene, pertanto, fondamentale. Ecco perché Open-es Competenze ESG ha permesso di approfondire l’argomento, descrivendo i modelli di valutazione e certificazione presenti sul mercato. A partire dalla recente UNI/PdR 125:2022, la prassi di riferimento che definisce le linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere.
L’incontro ha anche evidenziato i vantaggi offerti dai recenti interventi governativi in materia, in particolare il nuovo Sistema nazionale di certificazione della parità di genere che incentiva le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre l’attuale gap. “Gli interventi sono stati pensati per fornire una linea guida ed uno strumento utile per tutte le imprese, dai grandi gruppi aziendali alle piccole e medie imprese” ha sottolineato l’avvocato l’Avvocato Ciro Cafiero, Giuslavorista ed Esperto di diritto del lavoro della Presidenza del Consiglio presso il Ministero delle Pari Opportunità, spiegando che “le imprese che intraprendono il percorso di certificazione possono usufruire di diversi vantaggi, tra cui benefici contributivi e punteggi premiali non solo ai fini dell’aggiudicazione degli appalti pubblici in forza delle modifiche al Codice degli Appalti, ma anche dell’ottenimento di aiuti di Stato e cofinanziamenti da parte delle Autorità europee”.
“All’interno della piattaforma – spiega Stefano Fasani, Program Manager di Open-es – le imprese possono trovare tutto il necessario per intraprendere questo percorso di consapevolezza, miglioramento e certificazione, grazie all’area di collaborazione e all’hub di sviluppo, un nuovo e fondamentale spazio, dove sono disponibili numerosi servizi e prodotti offerti da provider o realtà innovative in ambito ESG, tra cui proprio il percorso di valutazione e certificazione sulla parità di genere e sulla diversità e inclusione nelle politiche aziendali”.
Link: https://www.rinnovabili.it/green-economy/green-market/imprese-competenze-esg-parita-di-genere-inclusione/
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Lunedì 15 ottobre a Venezia il collettivo universitario Li.s.c. e la scuola d'italiano per migranti Parole in Movimento hanno ospitato Karlene Griffiths, una dei referenti del movimento Black Lives Matter di Boston. Tra i temi trattati, l'organizzazione delle comunità BLM, strutture a-gerarchiche e prive di portavoce ufficiali, e l'approccio intersezionale del movimento alle problematiche che per prime ne hanno determinato la nascita. BLM nasce infatti nel 2013 in risposta alle violenze nei confronti degli afroamericani da parte delle forze di polizia, ma le tre attiviste che lo lanciano, tre donne nere queer, pongono fin dall'inizio la centralità di altri fattori che contribuiscono alle discriminazioni. L'essere donna, l'essere poveri, il non avere accesso ai servizi abitativi (dopo l'esplosione della bolla finanziaria del 2008 centinaia di migliaia di persone hanno perso la casa), l'avere una sessualità fluida o riconoscersi nella comunità LGBTQIA+. Ponendo al centro della riflessione l'importanza di queste vite, che importanti non lo sono mai state, né nei movimenti di liberazione nera né in quelli femministi, BLM agisce intersezionalmente all'interno della società, riuscendo davvero a promuovere un ideale di giustizia sociale, razziale ed economica.
D: Nel 2016 il movimento #metoo è diventato mainstream secondo un percorso che assomiglia a quello di Black Lives Matter, sebbene sia doveroso riconoscere il ricorso a dinamiche di cooptazione che lo rendessero appetibile per un pubblico più vasto. L’hashtag #metoo infatti era stato coniato già nel 2006 da Tarana Burke con lo scopo di aprire un dibattito sulle molestie sul posto di lavoro nei confronti delle donne nere, mentre oggi si tratta di un fenomeno riconducibile all’industria cinematografica. Più in generale, comunque, i movimenti femministi si può dire che siano in crescita negli Stati Uniti, come dimostrano i numeri della women’s march e le proteste contro la nomina a giudice della corte suprema di Kavanaugh. Nonostante questo, si ha però la sensazione che, al di là della solidarietà, il femminismo americano faccia ancora fatica a resistere a una certa narrazione, improntata sui programmi della classe media bianca. Credi che si sia aperta una nuova fase, all’interno dei movimenti femministi americani, di riconciliazione con un passato di marginalizzazione delle donne nere?
R: Credo sia anzitutto importante contestualizzare cosa intendiamo quando parliamo di femminismo. Tu hai fatto riferimento al femminismo bianco così come questo è emerso dalle lotte per l’emancipazione delle donne bianche della middle-class, in un tempo in cui l’umanità e i bisogni delle donne nere non venivano presi in considerazione. Da allora è emerso con chiarezza che un discorso sulla liberazione delle donne nere doveva necessariamente includere questioni razziali e legate alla classe sociale.
Per noi donne afroamericane la realtà politica di genere si sviluppa all’interno delle comunità attraverso un’ideologia di socialismo marxista e democratico, cui Robin Kelley fa riferimento come “immaginazione radicale nera”. Questa è anche una delle ragioni per cui usiamo una certa cautela con le etichette. C’è una sorta di galvanizzazione delle fonti e delle risorse all’interno del processo e dell’immaginario democratico. Tra noi ciascuno sceglie se riconoscersi più nel cosiddetto womanism, nel femminismo nero, in quello transnazionale e via discorrendo: esiste un’incredibile pluralità di posizioni all’interno dello stesso movimento. Il femminismo nero, ad esempio, non fa proprio il discorso LGBTQIA+, mentre Black Lives Matter converge inevitabilmente anche su questo dibattito, affiancando la questione del genere alla classe sociale, alla disabilità etc. Il fatto che esista un discorso completo che abbraccia tutti questi parametri ci rende molto cauti nel ricorso a categorie ed etichette.
Sto cercando di problematizzare anche il termine femminismo, che per chi, come me, lavora nel contesto internazionale risulta inevitabilmente limitato. Personalmente, mi sento più a mio agio parlando di femminismo transnazionale. Di fatto, la realtà è che viviamo in un impero, e porre un’analisi critica che tenga presente la dimensione spaziale, temporale e politica è una priorità, soprattutto per evitare la cooptazione delle donne nel sud del mondo. Si tratta di un problema che emerge da spazi dominanti e politicamente egemonici come il Nordamerica: il loro intento è quello di esportare i concetti in altre geografie e, personalmente, ritengo si tratti di neocolonialismo. Sto rispondendo alla tua domanda?
D: Direi di sì, ma mi piacerebbe approfondire questo punto. Sembra che tu faccia riferimento alla possibilità di tracciare un percorso comune oltre le diversità. Come credi che, da un punto di vista pragmatico, potrebbe accadere? Nel senso, come vedi la possibilità di attualizzazione di un simile progetto in un modo che sia realmente decostruttivo e costruttivo?
R: Il cosiddetto womanism e il femminismo nero sono strumenti analitici attraverso cui leggere il mondo. Accade così che le womanists e le femministe nere nordamericane vogliano interpretare, attraverso le loro lenti, il contesto africano, dando una lettura diasporica delle donne nere. All’interno dell’accademia statunitense o nel contesto americano, può trattarsi di un mezzo utile, ma perde qualsiasi efficacia qualora imposto o esportato. In Africa, le donne nere stanno costruendo il proprio percorso: se trovano la grammatica nordamericana utile è un’ottima notizia, ma credo sia bene siano loro a deciderlo.
Le femministe dei Caraibi, ad esempio, rigettano il womanism e qualsiasi etichetta di black feminism perché stanno lasciando emergere la propria collocazione; la loro grammatica e il loro contesto – lo strumento euristico, ecco come lo definiamo – si stanno autonomamente affermando, così come il womanism è cresciuto dall’esperienza delle donne nere negli USA, che è necessariamente diversa da quelle delle donne di tutte le altre geografie. Intendo dire che la potenza sta tutta nelle comunità all’interno delle quali questi strumenti e queste capacità emergono. Quando pensiamo all’emergere di un femminismo transnazionale che parte dal sud del mondo lo facciamo assumendo che si tratti di un movimento in opposizione al femminismo bianco e occidentale, il cui contorno epistemologico è assolutamente diverso. Ma cosa vuol dire “donne del sud del mondo”? Si tratta di un concetto ampissimo. Ecco la nostra sfida: decostruire idee post-coloniali come queste. L’approccio di cui abbiamo bisogno è quindi quello de-coloniale, che pone al centro del dibattito le popolazioni marginalizzate.
L’analisi de-coloniale decostruisce l’intera cornice storica e il modo in cui chiunque è catalogato e letteralmente mappato all’interno delle politiche globali, dei domini e dell’imperialismo. Il che rende più complesso il nostro lavoro, che consta nella comprensione della storia, del modo in cui i popoli sviluppano una narrazione e una grammatica che descrivano la propria esperienza. Dobbiamo creare un dibattito garantendo centralità alle voci fino ad oggi marginalizzate, soprattutto quando si tratta di costruire relazioni e ambienti in cui l’Europa e il mondo occidentale non risultano più al centro dell’attenzione.
D: Fin dalla sua nascita, molto è stato detto sull’assenza di leadership all’interno di Black Lives Matter, né sono mancati i toni critici sulla mancanza di un volto noto, riconoscibile, a guida di ogni protesta. Ciò nondimeno, una delle fondatrici del movimento, Patrisse Cullors, è sempre stata estremamente chiara nel definire quest’assenza come una scelta strategica. Lo scopo sarebbe infatti l’affermazione e il potenziamento delle leadership locali e, soprattutto, delle donne nere e LGBTQIA+ all’interno delle loro comunità, di cui sono storicamente sempre state le organizzatrici, ma a cui non è mai stata riconosciuta alcuna centralità nei movimenti di liberazione. Credi che l’intersezionalità abbia giocato un qualche ruolo nella decentralizzazione della struttura organizzativa?
R: Le vite nere sono sempre state tante e diverse: donne nere, uomini gay, persone in relazioni fluide sono soggettività che sono sempre esistite. Ma pur essendo di fatto produttive, all’interno della cultura nera, proprio a causa di questa sono state marginalizzate: è successo alle donne, è successo ai disabili e a chi non si riconosce come cisgender. Opporsi a questi meccanismi è un’assunzione insieme politica e radicale, nel senso che riguarda la trasgressione e il ribaltamento di qualcosa che ci è stato imposto come legge e che forma le basi – le radici – su cui la società attuale si è data.
Oltre al riconoscimento della centralità di tutte queste soggettività, tutte unapologetically black, #BLM è intergenerazionale, il che non è scontato. La cultura dominante non lo è affatto: ci si aspetta anzitutto una separazione tra sfera privata e sfera pubblica, dal che deriva inevitabilmente lo smembramento della famiglia. Occorre distinguere il proprio essere madre dal proprio essere studente, lavoratrice e così via. Le donne devono necessariamente fare i conti con questioni come queste, che impattano duramente la loro vita. E come si risolve? Si risolve quando, nei nostri meeting organizzativi si presenta una famiglia intera.
Quando prepariamo un’azione ci occupiamo del servizio d’ordine, organizziamo il legal team e ci occupiamo di curare i bambini, così da fornire anche alle donne, e a chiunque desideri far parte del movimento ma fronteggia alcuni impedimenti, l’opportunità di partecipare. Questo è il motivo per cui anche nei movimenti per i diritti civili o all’interno delle Black Panther le donne possono essere considerate delle vere e proprie eroine di cui tutto è stato taciuto. Fondamentalmente perché oltre agli interventi strategici si sono sempre occupate di trovare le risorse, di occuparsi del bambini, di nutrire gli uomini e le comunità, di tenere in ordine la casa e di fare tutto quello che il mondo si aspettava che le donne facessero. Gli uomini non si sono mai soffermati su tutto questo, erano troppo concentrati sul loro “lavoro”.
Se volevi essere vista dovevi combattere per qualsiasi riconoscimento, eppure queste donne erano scolarizzate, erano professioniste, lavoratrici, che pur essendo madri si facevano carico della gestione e dell’organizzazione delle loro comunità. Noi, oggi, portiamo tutte queste sfaccettature in tutti i luoghi che viviamo. Quando parliamo di intersezionalità, è a questo che ci riferiamo. Io sono sempre una madre: quando sono in un’aula come studentessa e quando lo sono come insegnante. Sono sempre una madre, sono sempre un’organizzatrice: sono, sempre, tutte queste cose insieme.
Per le donne di colore, l’ambito più difficile è probabilmente quello accademico: l’accademia richiede che tu risponda a precisi standard performativi. È necessario pubblicare, stare dietro a tutti i doveri amministrativi, insegnare, far parte di comitati scientifici… Questi sono i requisiti per un incarico di ruolo, che spesso implica che non ci si sposi o che non si facciano figli. Molto spesso le riunioni si tengono tra le 17:00 e le 20:00: se le cose sono andate diversamente e ha avuto dei figli, per una donna lavoratrice, magari single e con mezzi limitati, com’è possibile prendervi parte? Negli Stati Uniti l’inter-generazionalità non è un valore condiviso, e così ti tocca pagare un servizio che, molto spesso, non puoi permetterti.
Questo è quello che intendevo: tutte queste identità ci appartengono, e stiamo lavorando perché sia possibile affermarci, sempre, come “persone intere”, complete. Non c’è una sola questione e le strutture create finora con noi non funzionano. Non funzionano con le persone LGBTQIA+, non funzionano con i diversamente abili, né per gli ex-detenuti. Tutte queste soggettività sono state nascoste, sotterrate, perché non c’era spazio per loro. Noi le stiamo rendendo visibili, e stiamo normalizzando il fatto che lo siano: stiamo creando gli spazi in cui tutti possono sentirsi liberi, perché il nostro movimento riguarda proprio la liberazione di quello che siamo.
D: Rimanendo in tema di leadership, Black Lives Matter è nato nel 2013, all’inizio del secondo mandato di Obama, che evidentemente non è stato capace di agire in risposta alle molte aspettative che, come nero, aveva accumulato. L’aver riposto speranze su una candidatura si è rivelato un errore, anche se non può essere definito strategico, non avendo mai ottenuto nessun appoggio – formale o meno – dai movimenti di liberazione nera. Ciò nonostante, ultimamente sembra che #BLM abbia deciso di compiere un passo verso questo tipo di soluzione, quella elettorale, candidando figure come Stacey Abrams, Cara McClure o Ilhan Omar all’interno del partito democratico. Il dibattito è univoco all’interno del movimento da questo punto di vista? Credi si tratti di una mossa strategicamente efficace?
R: Trecento anni di storia non possono poggiare sulle spalle di Obama. Quelle del 2008 sono state elezioni complicate, in cui Obama ha rappresentato una concreta speranza per i neri, per cui fino ad allora l’elezione di “uno di loro” sembrava un miraggio impossibile. Il problema principale di quel mandato è stato però l’attribuzione, a Obama, di prerogative politiche che non gli erano mai appartenute. Certo, Obama è nero, e tuttavia sia lui che Michelle hanno un certo “pedigree”. Sono laureati ad Harvard, tanto per cominciare, e appartengono alla cerchia di Larry Summers che non a caso nel 2009 Obama ha nominato direttore del Consiglio Economico Nazionale. Lo stesso Larry Summers che durante il suo rettorato ad Harvard, tra il 2001 e il 2006, si scontrò pesantemente con Cornel West, all’epoca direttore del dipartimento di studi afro-americani.
Il grosso problema di Obama è che è un moderato, un conciliatore che ha ritenuto di dire alle comunità afroamericane scese in piazza dopo ogni omicidio, dopo ogni violenza contro le loro vite, di essere rispettosi nei confronti delle forze dell’ordine. Parlare di politiche di rispettabilità era un insulto a quello che ciascuno di noi vive sulla propria pelle quotidianamente, nonché al percorso politico che stiamo costruendo.
Per quanto mi riguarda, Obama non ha mai posseduto il coraggio morale di fare quello che andava fatto, incastrato com’era in un sistema molto più ampio, nell’eredità che il suprematismo bianco gli stava offrendo. Quando è esplosa la bolla finanziaria nel 2008, giusto per fare un esempio, Obama non ha fatto altro che assecondare le pratiche deprecabili di Wall Street. Obama non è stato il primo presidente nero, è stato solo il quarantaquattresimo presidente americano: niente a che vedere con la realizzazione del sogno di Martin Luther King.
Il suo essere nero non è valso a produrre quello che invece il governo di Trump è riuscito a fare: il suo mandato rappresenta quanto di peggiore potessimo aspettarci, e tuttavia dalle politiche restrittive, razziste e suprematiste nascono quotidianamente sacche di opposizione e resistenza, con sempre più persone disposte a organizzarsi e organizzare.
Viste le premesse, vista la critica sistemica che #BLM muove al sistema nel suo intero, è naturale concludere che non saranno le politiche elettorali a salvarci. Alcuni all’interno del movimento ci si riconoscono di più e siamo generalmente d’accordo che si può intervenire anche su quel fronte, che può essere importante farlo, ma nessuno di noi ripone le speranze sulla sorte del movimento sulle elezioni. In vista delle midterms alcuni tra noi si sono candidati, come ad esempio Stacey Abrams, in Georgia: si tratta di un’occasione unica, è la prima donna nera candidata per il governo di uno stato federale, e abbiamo tutti bisogno di questi grandi passi “storici”. E tuttavia, anche una sua vittoria non sovvertirebbe il sistema che come Black Lives Matter combattiamo. Potrebbe portarne alla luce e raccontarne le contraddizioni, ma non potrebbe cambiarlo radicalmente e improvvisamente. Il cuore, l’ossatura del sistema in cui andrebbe a trovarsi sarebbe quella che noi, come #BLM, continuiamo a difinire “interamente colpevole”, perché fondata su un processo che è solo apparentemente democratico, che di fatto continua a estromettere le voci dissidenti, le voci “non-umane”, o solo parzialmente tali, cui è ad esempio possibile togliere il diritto al voto. Personalmente, ma come me molti altri compagni, guardo alle midterm e allo strumento elettorale come un’intervento limitato, una tappa più o meno obbligata su cui, però, non riporre nessun tipo di speranza organica. La rivoluzione cui ambiamo non passerà mai dalle fila dei democratici, del sistema partitico, della rappresentatività.
Il problema delle elezioni è che molta della nostra base riesce a vedere solo questo strumento come un dispositivo pratico: è qualcosa che conoscono, in cui c’è sempre un chiaro vincitore. L’azione comunitaria, l’organizzazione sociale dal basso, la lotta, hanno invece margini più incerti, risultati non stechiometrici. Non abbiamo gli exit poll quando organizziamo la cura dei bambini nelle nostre comunità. Per alcuni, soprattutto quando si avvicinano per la prima volta, questa a-gerarchicità, l’assenza di mire elettorali, sono disorientanti.
D: I rapporti di sfruttamento che Black Lives Matter critica nella società americana sono in realtà presenti praticamente ovunque, e stanno paurosamente guadagnando consenso. L’Europa attenta quotidianamente alle vite degli ultimi chiudendo le frontiere e i populismi avanzano proprio grazie alla narrazione dell’uomo nero e povero come una minaccia per la propria e patria incolumità. In Australia gli stranieri vengono letteralmente trascinati per mare e abbandonati alla deriva in acque extra-territoriali. In Brasile poi, forse il caso più eclatante, il 48% dei votanti ha espresso la propria preferenza per un candidato che ha dichiarato, tra le altre cose, di sostenere la dittatura militare e di ritenere un abominio che i quilombolas si riproducano. #BLM come si relaziona con queste realtà?
R: Non si tratta di una domanda semplice. Quando si parla di relazioni con altri Paesi, con altri popoli, con altre etnie è facile scivolare in logiche post-coloniali. Da questo punto di vista la grammatica non ci assiste: a lungo ad esempio si è usato il termine globalismo, ma le prerogative imperialiste che appartengono a questo concetto lo hanno reso problematico. Personalmente mi piace pensare in termini di trans-nazionalismo, con un movimento che leghi, intrecci i diversi popoli e le diverse lotte senza l’egemonizzazione di una sulle altre. Tuttavia, anche questa definizione non è esente da certe criticità, prima tra tutte il riconoscimento implicito dello stato-nazione come istituzione di riferimento, un modello che invece #BLM intende superare.
Sul piano pratico, invece, è tutto – relativamente – più semplice. Prendiamo il caso del Brasile: Bolsonaro ha ottenuto un consenso esagerato e le sue politiche, come dicevi, minacciano gravemente la sicurezza e la salute dei quilombolas, i discendenti neri degli schiavi ribelli africani, di tutte le persone LGBTQIA+ e in generale delle donne, nonché dei dissidenti politici. Non è una situazione che si è data all’improvviso, naturalmente, tuttavia i risultati delle ultime elezioni non sono sicuramente incoraggianti. Come Black Lives Matter, insieme al Movement for Black Lives, siamo stati invitati da Juntos, un’organizzazione politica di giovani afro-brasiliani. L’obiettivo era quello di condividere le esperienze, di imparare a leggere una realtà diversa dalla nostra e di scoprire quali sono le grammatiche e le pratiche scelte dagli indigeni. Se mi avessi chiesto di parlare della situazione in Brasile, ti avrei presentato un’attivista brasiliana, qualcuno che abbia sperimentato e stia continuando a vivere quella realtà: personalmente non mi riterrei in grado di affrontare, con sufficiente efficacia, un’analisi di fase del Brasile. E tuttavia, so cosa sia la solidarietà, so quale valore abbia il suo apporto ed è questa che regge i rapporti con le lotte di tutto il mondo. Come attivista di #BLM ho viaggiato molto, sono stata in Palestina, India e Giappone cercando di raccogliere da ciascuna di queste esperienze punti in comune e strategie differenti, osservando ogni movimento nel proprio ambiente naturale.
Molta della spontaneità di questo approccio, volto alla condivisione e alla solidarietà più che all’esportazione o all’appropriazione, deriva naturalmente dalla prospettiva a-gerarchica e femminista.
D: Siamo quasi alla fine. Una curiosità: qualcuno diceva che la religione è l’oppio dei popoli. In Italia molte delle posizioni più conservatrici, soprattutto nei confronti del corpo delle donne, sono sostenute e promosse proprio dalla Chiesa. Basti pensare all’aborto o all’uso dei contraccettivi, ma anche all’impianto patriarcale ed eteronormato della famiglia e, più in generale, della società. L’impatto di questa predicazione è altissimo. Lei, tra le molte cose, è una reverenda: come riesce a conciliare la militanza in #BLM, che decostruisce completamente il ruolo “tradizionale” della donna, con la sua fede cristiana e la sua predicazione?
R: Prima della rivoluzione americana, prima dell’abolizione della schiavitù, uno degli argomenti che veniva usato dai padroni per sedare qualunque istinto di ribellione tra gli schiavi era proprio la promessa di un riscatto nell’aldilà. «Siate dei buoni schiavi, ubbidite, siate sottomessi, e il regno di Dio verrà a voi». Quegli stessi schiavi, incontrandosi la notte, di nascosto, per pregare, hanno iniziato ad interrogarsi più a fondo sulle Scritture, su quel testo che, secondo i padroni, imponeva loro un docile assoggettamento, e da quello hanno tratto conclusioni completamente diverse. Forse gli schiavi si sarebbero guadagnati il paradiso, ma sicuramente le violenze, gli abusi dei padroni non l’avrebbero garantito a loro. E quale peso potevano avere le loro parole, se venivano da chi era evidentemente destinato alla dannazione eterna?
I miei fratelli e le mie sorelle hanno tratto anche dalla Bibbia il coraggio di ribellarsi 300 anni fa. E oggi non è diverso. Credo in Dio? Sì. Credo nella vita oltre la morte? Sì. Ma credo che per meritarsela serva agire qui, nel mondo, per gli ultimi. Ero a Ferguson, sono stata in centinaia di piazze, sono stata in Palestina. Ho fronteggiato i manganelli e ho respirato i lacrimogeni, ho resistito e lottato: è questa la mia religione.
D: Ti ringrazio davvero per la pazienza avuta finora, ti chiedo solo un’ultima cosa: avresti qualche testo da suggerire a chi volesse approfondire le questioni che abbiamo toccato finora?
R: Assolutamente, mi sentirei di consigliare questi volumi:
Michelle Alexander, The new Jim Crow: mass incarceration in the age of colorblindness, 2010;
Robin Kelley, Freedom dreams: the black radical imagination, 2002;
Alice Walker, In search of our mothers’ garden, 1983;
Frantz Fanon, Pelle nera, maschere bianche(Black skin, white masks, 1952), 2005;
Cedric Robinson, Black marxism: the making of the black radical tradition, 1983.
*** Intervista e traduzione a cura di Anna Clara Basilicò e Marta Sottoriva
*** Foto di Benedict Evans
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MASE: 686 richieste dai Comuni per acquisto di eco-compattatori
MASE: 686 richieste dai Comuni per acquisto di eco-compattatori Fa il pieno di richieste il quarto e ultimo sportello del programma sperimentale "Mangiaplastica", che promuove presso le amministrazioni comunali l'acquisto di eco-compattatori attraverso il riconoscimento di un contributo economico: sono pervenute al Ministero 686 istanze, in leggero aumento rispetto allo scorso anno, per un totale di agevolazioni richieste pari a 19,6 milioni di euro, a fronte di una dotazione finanziaria disponibile di 10 milioni. Saranno dunque ammesse alle agevolazioni poco più del 50% delle istanze presentate. "La gestione virtuosa degli imballaggi – osserva il ministro Gilberto Pichetto – costituisce una priorità nell'azione del MASE, che sarà sempre più orientata a sostenere lo sforzo amministrativo locale per il riciclo e il recupero: il successo del 'Mangiaplastica' conferma che c'è una convergente attenzione su questo tema", conclude il ministro. "Lo straordinario successo dell'iniziativa – afferma il Viceministro Vannia Gava - è per me motivo di grande soddisfazione; la conferma della bontà di un impegno che ho avviato nel 2019 e che prosegue tutt'oggi, unito ad una sempre maggiore presa di coscienza collettiva rispetto ai temi della sostenibilità e dell'economia circolare". "Nei settori del recupero e del riciclo – prosegue Gava - il nostro Paese occupa già posizioni di leadership. Andiamo avanti – conclude il Viceministro - con convinzione in questa direzione, nella consapevolezza che con la plastica si può convivere utilizzando pragmatismo e serietà". Quasi il 90% dei comuni ha indicato in domanda un eco-compattatore di alta capacità, per cui la media della richiesta agevolativa è di circa 28 mila euro. L'80% dei richiedenti ha meno di diecimila abitanti, a conferma di un grande interesse per il bando da parte dei piccoli territori comunali. La Campania è la Regione con più richieste effettuate, pari a 112, per oltre tre milioni e cento mila euro di contributo richiesto dai singoli comuni. Seguono la Calabria con 104 e la Sicilia con 99 richieste. Per tutto il periodo di apertura dello sportello, è stata fornita assistenza dal MASE agli utenti tramite i canali dedicati. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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L'analisi delle monete romane scopre le prove di una antica crisi finanziaria
L’analisi delle monete romane scopre le prove di una antica crisi finanziaria
La faccia di una moneta romana, con una testa del dio Bacco, che è stata campionata come parte del progetto. Una nuova analisi scientifica della composizione dei denari romani ha portato nuova comprensione a una crisi finanziaria brevemente menzionata dallo statista e scrittore romano Marco Tullio Cicerone nel suo saggio sulla leadership morale, De Officiis, e ha risolto un dibattito storico di…
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La raccolta netta di Banca Mediolanum nel mese di novembre è pari a 136 milioni di euro
La raccolta gestita di Banca Mediolanum si conferma solida e sostenuta anche a novembre. " Sono molto soddisfatto del valore della consulenza dei nostri Family Banker, sempre al fianco dei clienti anche e soprattutto in uno scenario come quello attuale, che si conferma estremamente impegnativo. Banca Mediolanum continua a dare prova della propria capacità di conquistare quote di mercato in particolare nei momenti complessi. Per quanto riguarda il risparmio gestito, quest’anno la nostra leadership si è notevolmente rafforzata, con una percentuale di raccolta netta nel mercato delle reti di consulenza finanziaria praticamente raddoppiata. Anche sul fronte della nuova clientela, abbiamo registrato un incremento del 12% dei clienti acquisiti nei primi 11 mesi rispetto all’anno precedente, pari a oltre 173.000". Commenta Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum. Read the full article
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27 set 2021 18:18
AVVOCATO DEL POPOLO O DEL SISTEMA? (SE QUESTO E' UN GRILLINO...) - “DOMANI” RICOSTRUISCE RELAZIONI, AMICIZIE E PRESUNTI CONFLITTI DI INTERESSE DI GIUSEPPE CONTE: AL VERTICE DELLA PIRAMIDE DELLA POCHETTE MAGICA C’È IL MENTORE GUIDO ALPA, MA ANCHE L'INSEPARABILE LUCA DI DONNA: INSIEME INCASSAMO MILIONI TRA ARBITRATI E CONSULENZE VARIE – I RAPPORTI CON CENTOFANTI E ALESSANDRO DI MAIO, LE RICCHE CONSULENZE PER L'ACQUA MARCIA DI BELLAVISTA CALTAGIRONE E RAFFAELE MINCIONE, L’AMICIZIA CON L’AVVOCATO CASSAZIONISTA FABRIZIO DI MARZIO E IL DUPLEX VECCHIONE-ARCURI
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Giovanni Tizian e Emiliano Fittipaldi per “Domani”
«Quando ho visto che Giuseppe Conte era stato scelto per fare il presidente del Consiglio, ho capito che il M5s come lo conoscevamo era morto: il sistema era riuscito a mettere alla leadership di un movimento antagonista un avvocato d’affari contiguo all’establishment, con l’obiettivo di normalizzarlo. Così è stato».
Ascoltare una fonte che lavora allo studio di Guido Alpa (vecchio mentore dell’ex premier), spulciare contratti riservati e documenti di concorsi universitari permette di analizzare meglio il fenomeno Conte.
E il percorso che ha permesso a un barone universitario semisconosciuto, con formazione democristiana e disponibile a chiudere fino al 2017 business milionari lavorando con professionisti condannati per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta, di diventare il capo assoluto di un partito giustizialista, nemico giurato dei poteri forti e difensore degli ultimi e dei dimenticati.
“L’avvocato del popolo”, fortunata invenzione di Rocco Casalino, è infatti un avvocato d’affari vecchia maniera, che spesso ha lambito conflitti di interessi plurimi (tanto invisi alla propaganda pentastellata) e frequentatore di salotti che appaiono lontani anni luce dagli ambienti del grillismo doc. Ancora oggi un pezzo dei Cinque stelle teme che la scelta di incoronare Conte nuovo leader sia stata un errore madornale, mentre molti s’interrogano su chi siano davvero i consiglieri dell’ex premier e quali i suoi referenti fuori dal partito.
Domanda che, in vista della riorganizzazione del M5s, si fanno sia i fedelissimi della sua corrente (tra loro ci sono, per ordine di influenza sul leader, Mario Turco e Rocco Casalino, subito dietro svettano Alfonso Bonafede, Vito Crimi, Paola Taverna e Stefano Patuanelli), sia i gruppi rimasti fedeli a Luigi Di Maio e a Beppe Grillo. Garante che solo tre mesi fa dava a Conte dell’assoluto incapace, perché privo di «visione politica e capacità manageriali», e che ha recentemente blindato il comitato di garanzia del M5s – in grado di sfiduciare lo stesso presidente – inserendo due antagonisti dell’ex premier come Virginia Raggi e Di Maio.
NEL REGNO DI ALPA
Partiamo dal vertice della piramide. Nel cerchio magico di Conte il più ascoltato resta Guido Alpa. I rapporti tra i due sono ottimi. La coppia si incontra a cena spesso e volentieri (spesso il mercoledì), dove discutono di alleanze (dal Senato raccontano che anche la presidente Maria Elisabetta Casellati qualche mese fa partecipò a un pranzo a tre) e prospettive politiche: Alpa non ci ha messo direttamente le mani, ma ha dato più di un consiglio anche nella stesura del nuovo statuto del M5s, pietra del rancore mai sopita tra il neopresidente e Grillo.
Quando Conte era a palazzo Chigi i rapporti erano diventati per motivi di opportunità meno frequenti, tanto che i due usavano come ufficiale di collegamento per messaggi e informazioni delicate lo sconosciuto Gabriele Cicerchia, da anni factotum dello studio Alpa, che Conte fece assumere nel suo staff di palazzo Chigi come «collaboratore del capo di gabinetto» Alessandro Goracci. Con uno stipendio da 75mila euro l’anno.
Durante il premierato, i legami hanno avuto anche dei bassi. A causa, dicono i maligni, del timore di Conte di essere associato ai gruppi di potere di cui il maestro è da sempre espressione. Nonostante il rapporto intimo sia stato per il giurista di Volturara Appula assai fecondo: diventato collaboratore preferito del numero uno di una grande scuola giuridica nazionale, ottenuto un ufficio personale nello studio di Alpa a piazza Cairoli, l’ex premier prima di entrare in politica ha accumulato incarichi accademici in progetti spesso curati da Alpa, che ne hanno propiziato la scalata all’università, le buone relazioni. E gli affari.
Tra i tanti, ricordiamo le consulenze da 400mila euro ottenute dal lobbista Fabrizio Centofanti e Francesco Gaetano Caltagirone per il concordato della società Acqua Marcia, finite al setaccio delle procura di Perugia e di Roma dopo le dichiarazioni di Piero Amara (Conte non è indagato, ma c’è un’inchiesta a piazzale Clodio per bancarotta fraudolenta ancora aperta).
Oltre la compravendita milionaria dell’hotel di Venezia Molino Stucky. Un affare dove l’integerrimo avvocato, di fronte a una ricca parcella, non disdegnò di lavorare fianco a fianco con un architetto già condannato per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta, il pregiudicato Arcangelo Taddeo, consulente con Conte del gruppo Marseglia che si accaparrò l’hotel a prezzi di saldo. Conte ha dato pareri anche al finanziere Raffaele Mincione – ex cliente di Alpa oggi imputato per corruzione in Vaticano – impegnato nella scalata Retelit.
Ma dissidi tra l’ex presidente del Consiglio e Alpa ci sono stati anche a settembre 2018, quando l’anziano docente sperava che il suo protegé prendesse la cattedra di diritto privato alla Sapienza di Roma che lui stava lasciando causa limiti d’età. Conte non ritirò la domanda nonostante fosse ormai diventato premier, ma fu costretto a sfilarsi dopo che la notizia del concorso, raccontata da chi vi scrive, fu rilanciata da alcuni media internazionali.
I conflitti di interesse erano tanti, e non riguardavano solo il nuovo status politico di Conte: presidente della commissione che avrebbe dovuto giudicarlo era stato infatti designato Enrico Del Prato, un ordinario che arrivò alla Sapienza grazie a una procedura selettiva vinta anni prima (presidente della commissione che lo premiò era Alpa), e che nel 2017 aveva indicato lo stesso Conte come presidente di un arbitrato milionario alla Camera arbitrale di Milano.
L’AMICO DI DONNA
Intrecci tipici del malcostume accademico italiano, da sempre stigmatizzati dai grillini ma, nel caso di Conte, giustificati o ignorati. Come il tema del merito: il nuovo capo politico non sembra intenzionato a ricorrere, nella struttura del partito che verrà, ai migliori e ai più capaci, ma ai fedelissimi dell’inner circle. Il Fatto Quotidiano ha ipotizzato che nel lancio della nuova scuola di formazione del M5s possa essere coinvolto l’avvocato Luca Di Donna, definito uomo «molto apprezzato dall’ex premier».
Non sappiamo se la nomina andrà in porto, ma certamente Di Donna – anche lui enfant prodige dello studio Alpa – è uno degli amici più cari del neopresidente grillino. «Conte, Di Donna e Guido formano una triade indissolubile», chiosano dallo studio del maestro, da dove Conte ha attinto anche per l’assunzione del 29enne Andrea Benvenuti, suo ex segretario particolare a palazzo Chigi.
Anche Di Donna entrò giovanissimo nelle grazie dell’anziano giurista, che prima lo volle come allievo, poi collaboratore di studio. Anche oggi i due sono inseparabili: il nuovo ufficio di Di Donna è a un piano di distanza da quello di Alpa, sempre a piazza Cairoli a Roma.
Un’amicizia che ha portato fortuna: Di Donna, come Conte, ha bruciato tutte le tappe accademiche ed è diventato a poco più di 40 anni ordinario di diritto privato europeo alla Sapienza. Un record, nonostante qualche invidioso creda che le sue pubblicazioni scientifiche non giustifichino una carriera così veloce e brillante.
Certamente non la pensava così l’ex sottosegretario Sandro Gozi, che lo volle come suo consigliere giuridico nel 2016-2018 nel dipartimento dove lavorava, come segretario di Gozi, anche Mario Benotti, il giornalista indagato per traffico di influenze per aver ottenuto una mega provvigione milionaria intermediando tra il commissariato straordinario per l’emergenza Covid guidato al tempo da Domenico Arcuri e alcune aziende cinesi di mascherine, che ottennero una commessa superiore al miliardo di euro. «Mai conosciuto Di Donna», dice Benotti a Domani.
L’amico di Conte ha rapporti amicali con Luigi Bisignani, e con un pezzo importante dei salotti che contano. La nuova rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, lo stima così tanto da avergli affidato la responsabilità degli Affari legali dell’ateneo. In attesa di possibili incarichi nel M5s (che lui smentisce ai suoi amici), a gennaio 2021 l’ex ministro Bonafede lo ha nominato presidente della commissione di esami di avvocato a Roma, su proposta dell’ordine degli avvocati di Roma.
Di Donna cura con grande attenzione anche il suo business: dal diritto societario ai contratti del settore delle scommesse, da arbitrati a consulenze varie, il suo conto in banca recentemente si è assai gonfiato. A Domani risulta che tempo fa la lussemburghese Pop 12 sarl di Mincione ha pagato a Di Donna una consulenza per Banca Carige circa 100mila euro, mentre altre 160mila euro sono arrivati da Condotte, una spa immobiliare finita in amministrazione straordinaria per cui il legale è consulente.
Soldi a palate sono arrivati anche da società finanziarie straniere (oltre 680mila dalla finanziaria bulgara BN Consulting) e da aziende specializzate in alimenti per neonati. Gli affari dell’amico del presidente vanno così a gonfie vele che in tre anni il secondo allievo prediletto di Alpa è riuscito, a leggere i documenti del catasto, a comprarsi tre meravigliosi appartamenti contigui nel centro di Roma di fronte a Castel Sant’Angelo: 374 metri quadri complessivi, per una spesa di oltre due milioni di euro.
Di Donna, sentito al telefono, spiega che per questioni di privacy non può parlare della sua clientela. Ma un’altra fonte a lui vicina dice che «i business di Luca sono tutti puliti e trasparenti, frutto solo del suo lavoro di avvocato. Conte? Non gli ha mai dato nulla, Di Donna s’è fatto da solo con lo studio e il sudore».
CERCHIO MAGICO
Gli amici che frequenta dell’avvocato del popolo, di certo, con il popolo inteso in senso grillino sembrano avere poco da spartire. Nell’entourage ristretto del presidente c’è un pezzo dell’establishment nazionale: l’ex capo dei servizi segreti Gennaro Vecchione, che ha perso il posto dopo i pasticci sul caso Mancini-Renzi ma resta fidato suggeritore del professore, l’ex commissario straordinario Arcuri, anche lui silurato dal governo Draghi dalle inchieste sulla struttura commissariale in seguito alla vicenda Benotti, l’ambasciatore Pietro Benassi ed Ermanno De Francisco.
Quest’ultimo è un magistrato amministrativo che Conte conobbe anni fa a casa del potente avvocato Andrea Zoppini, e che con Conte è diventato capo del dipartimento affari giuridici e legislativi di palazzo Chigi. Per la cronaca, De Francisco la settimana scorsa ha denunciato per calunnia Pietro Amara, dopo che i media hanno pubblicato un verbale dove l’ex legale dell’Eni lo cita tra gli appartenenti della fantomatica Loggia Ungheria.
Ma referenti di Conte sono diventati pure Gerardo Capozza, attuale segretario generale dell’Aci che lavora con il grillino per creare reti relazionali al sud, il padre della fidanzata Olivia (cioè il ricco immobiliarista Cesare Palladino, proprietario dell’hotel a 5 stelle Plaza) e l’aristocratico Giovanni Caffarelli, figlio di un duca e console onorario delle isole di Samoa. Proprietario di palazzi e negozi in via Condotti a Roma, Caffarelli è finito sui giornali per aver organizzato – con il suo comitato R3R Roma Tridente – proteste contro la sindaca Raggi per il degrado del centro storico della capitale.
Un affezionato di Conte è anche Alessandro di Majo, che lo scorso luglio Giuseppe ha imposto come membro del cda della Rai nonostante i mugugni di un pezzo rilevante dei parlamentari pentastellati che volevano eleggere, dopo una serie di colloqui interni, il professore Antonio Palma. Di Majo, infatti, non lo conosceva nessuno.
È però certo che è il figlio di Adolfo, noto civilista, ex collega di Alpa alla Sapienza e influente avvocato romano. Alessandro ha lavorato quasi sempre nello studio del papà, fino al gennaio del 2018, quando la famosa terza commissione del Csm (quella finita nella scandalo Palamara) lo nominò consigliere di cassazione per «meriti insigni».
Un incarico importante che a sorpresa Di Majo lasciò dopo meno di un anno con dimissioni irrevocabili che oggi qualche maligno imputa a screzi con la presidente della sezione tributaria Camilla Di Iasi, considerata giudice severa e integerrima.
Di Majo junior, che non ha mai preso l’abilitazione all’insegnamento universitario, ha però cambiato idea un’altra volta poche settimane dopo, provando a revocare le sue stesse dimissioni irrevocabili. Dopo il niet del Csm e del ministero di Giustizia, l’avvocato non si è arreso e di recente ha fatto addirittura istanza al Tar per farsi reinsediare. Ma ha perso.
Anche il Consiglio di stato nel 2020, in appello, gli ha dato torto. Il mistero sul perché delle dimissioni resta insoluto, così come il motivo per cui Conte nonostante il pasticcio abbia voluto a tutti i costi piazzare l’amico (che secondo la Stampa ha incredibilmente rifatto domanda al Csm per rientrare in Cassazione) nello strategico board della televisione di stato.
GEMELLI DIVERSI
Ma il vero gemello diverso di Conte si chiama Fabrizio Di Marzio, un avvocato cassazionista che frequenta l’ex premier da vent’anni, con intrecci relazionali che disegnano una ragnatela di rapporti finora sconosciuti. Se è già noto che i due sono co-direttori della rivista Giustizia Civile edita da Giuffrè e che, come scoprì Domani, l’ex socia di Di Marzio, l’avvocato Giuseppina Ivone, fu assunta insieme a Guido Alpa e Conte dall’imprenditore Fabrizio Centofanti per alcune consulenze per il concordato Acqua Marcia, in pochi sanno che Di Marzio è diventato da poco professore ordinario all’Università di Chieti-Pescara.
Un sogno diventato realtà al fotofinish, dopo che l’abilitazione a professore di prima fascia presa nel 2013 stava per scadere. Nell’ottobre del 2019 l’amico di Conte ha infatti vinto una procedura selettiva sconfiggendo altri agguerriti concorrenti. Presidente della commissione giudicatrice è stato Claudio Scognamiglio, professore a Tor Vergata e direttore di una delle aree di Giustizia Civile, il giornale diretto da Conte.
Ciascun commissario, Scognamiglio compreso, ha dichiarato «la non sussistenza di collaborazioni (con i vari candidati, ndr) che presentino i caratteri della sistematicità, stabilità, continuità tali da dar luogo a un vero sodalizio professionale», come si legge nei verbali del concorso. Scognamiglio non ha dunque ritenuto rilevante il fatto che il candidato che doveva giudicare fosse il capo della rivista scientifica di cui lui è direttore d’area.
Di Marzio, sentito al telefono, dice: «Nessuna inopportunità: io e Claudio non abbiamo mai avuto nessun tipo di rapporto economico. Conosco centinaia di colleghi con cui ho lavorato o scritto libri e pubblicazioni: con questo ragionamento mi sarebbe impossibile partecipare a un concorso».
Il rischio di conflitti di interesse riguarda però anche altre evidenze: Renato Scognamiglio, papà di Claudio, è stato uno dei primi maestri di Conte, co-direttore (seppur autosospesosi tra giugno 2018 e febbraio 2021) con Di Marzio. Mentre qualche mese dopo la promozione di Di Marzio, risulta che Conte abbia piazzato Andreina Scognamiglio, sorella di Claudio, come membro della Commissione nazionale sulle grandi opere. Oltre a lei l’ex premier ha nominato nell’organismo il capo della protezione civile Fabrizio Curcio e Rosaria Giordano, una ex collaboratrice del suo staff a palazzo Chigi e, ça va sans dire, tra gli animatori della rivista.
Questioni di opportunità ed etica pubblica, nonché guerre alle baronie universitarie, sono state per anni alla base della propaganda grillina. Ma a Conte si perdona tutto. Amici comuni sostengono che l’ex premier avesse promesso a Di Marzio nientemeno che il posto di segretario generale a palazzo Chigi, e che il neoprofessore sia rimasto dispiaciuto per aver avuto nel 2020, su nomina diretta del solito Bonafede, solo una poltrona (comunque prestigiosa) nel comitato direttivo della scuola superiore della magistratura.
Una posizione per cui Di Marzio nel 2016 aveva già fatto domanda, ma che il Csm gli aveva negato. «Conte non mi ha mai promesso nulla. Certo, mi stima molto: sono certo che se avessi chiesto qualcosa, l’avrei ottenuta. Ma ho preferito fare il giudice e non entrare nell’amministrazione pubblica», ragiona il professore.
Tornando a Centofanti, l’Espresso pubblicò qualche mese fa un video dove era in compagnia di Conte e Di Marzio a un vernissage. Il lobbista, che ha da poco patteggiato 1,6 anni di carcere per corruzione nell’inchiesta su Palamara, conferma di conoscere assai bene il presidente del movimento.
«Ho frequentato Conte sia prima sia dopo avergli dato la consulenza in Acqua Marcia da 400mila euro. Per cinque anni lui e Di Marzio mi hanno fatto organizzare gli eventi della loro rivista. Loro non mettevano un euro: io guadagnavo solo se trovavo gli sponsor per i loro meeting. Una volta Conte mi ha anche chiesto di fare un convegno al Gran Hotel Plaza. All’inizio non capii perché. Solo dopo ho saputo che era l’albergo era del “suocero” di Conte».
In effetti, una fattura ottenuta da Domani evidenzia che la società Cosmec di Centofanti ha sborsato al Plaza dei Palladino circa 8mila euro per l’affitto di una sala per un convegno di Giustizia Civile intitolato “Concisione e sobrietà negli atti giudiziari”. Era il 5 maggio 2017: Conte non si privò dell’aiuto dell’imprenditore nonostante il nome dello stesso fosse uscito un mese prima su tutti i giornali perché indagato e perquisito per corruzione nell’ambito dell’inchiesta che porterà i magistrati sulle tracce di Amara.
La presenza di Di Marzio e Conte al vernissage del 2021 non è casuale: oltre alle riviste giuridiche e alle relazioni, la coppia di amici ha in comune la medesima passione per l’arte. Di Marzio, soprattutto, ha un debole per la pittura: artista a tempo perso, da anni organizza mostre personali grazie all’amico Matteo Smolizza, un gallerista che ha curato anche la pubblicazione del catalogo delle opere dell’ex magistrato di Cassazione (ma Di Marzio fu pure giudice fallimentare a Roma). Titolo: “Paradise”.
Smolizza è titolare della casa d’aste Bonino, che – scopriamo – ha lavorato spesso insieme alla ex socia di studio di Di Marzio, la Ivone, anche lei nel comitato scientifico di Giustizia Civile. Come nel fallimento del gruppo Angelini. Ma anche nel concordato Acqua Marcia il mercante d’arte si è trovato consulente. Il suo compito è stato quello di mettere all’asta quadri e mobili degli hotel siciliani a cinque stelle un tempo gestiti da Bellavista Caltagirone e Centofanti.
Il lobbista dice di non conoscere Matteo. Ma certamente conosce assai bene il di lui padre Aldo Smolizza, che fu consulente al personale di Acqua Marcia prima del crac. Smolizza senior fu infatti dirigente della Croce rossa, l’ente di volontariato in cui Centofanti iniziò la sua carriera.
Domani ha scoperto che Aldo è stato condannato di recente dalla Corte dei Conti, insieme all’ex commissario della Croce Rossa Maurizio Scelli, a risarcire in solido un danno erariale da ben 900mila euro. Chi ha difeso in questi anni Smolizza nei vari procedimenti davanti ai magistrati contabili? Naturalmente Guido Alpa e Giuseppe Conte: per gli amici degli amici si fa questo e altro.
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