Tumgik
#Lady Iridis
novaearts · 2 years
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| Empress of Light |
Piece I had a ton of fun with! I think it's actually the first one I've done of Lady Iridis since I made her concept art? I really should draw her more, it's wonderful playing with the colors
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ragazza-whintigale · 5 months
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𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊 𝕬𝖗𝖙𝖍𝖚𝖗 𝕻𝖊𝖓𝖉𝖗𝖆𝖌𝖔𝖓 𝖝 𝖗𝖊𝖆𝖉𝖊𝖗
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𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Four Knights of the Apocalypse
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento Yandere, sangue, rapimento, abuso di potere, ossessione, prigionia, giochi mentali 
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 3576
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Non credeva fosse possibile cambiare così tanto.
Questo era quello che pensava (nome), chiusa nella sua stanza con Arthur seduto davanti al camino aspettandosi forse una specie di spiegazione da parte sua. Ma ancora era scomparsa per 16 anni, chissà cosa sarà successo e cosa l’avrà cambiato, anche se in realtà non lo voleva davvero saperlo. Non quando ha ritenuto opportuno e di suo diritto, mandare diversi cavalieri a riprenderla con la forza e a portarla da lui.
Si sentiva alquanto inquietata e sospettosa sul modo rapido con cui l’hanno trovata. Solo 1 giorno di ricerche e Camelot era a 1 mese di distanza a piedi, contando che non avrebbero potuto sapere dove era, questo era decisamente sospettoso. Ma l’unica cosa che potevi distinguere oltre al terrore e al disgusto, era la delusione. Lui le aveva sempre detto che l’amore significava in qualche modo lasciare andare le persone affinché fossero felici, almeno prima di partire ti disse questo e forse eri diventata più romantica di quanto lo fossi a suo tempo.
Nessuno sguardo caldo e dolce che racchiude sempre un po’ della sua infantilità, nessuna considerazione allegra sulla crescita che la giovane di Camelot poteva aver dimostrato in 16 anni. Solo quello sguardo pieno di malvagia soddisfazione nel vederla difficoltà ed fuori luogo.
Questo non era decisamente amore.
❝ Dove sei stata in questi 16 anni? ❞La sua voce attraversò le silenziose mura della stanza, provocando un nodo di brividi lungo tutto il corpo di Lady (nome). Cosa poteva dire? Era attualmente imprevedibile. Mentire era rischioso, chissà cosa le avrebbe fatto se l’avesse scoperto e la verità era troppo complessa da spiegare, anche se avvolte (nome) si convinceva che non esisteva una spiegazione. ❝ In giro.❞ Forse lui avrebbe potuto anche rammentare come la sua amata non fosse mai stata una persona che amava le lunghe spiegazioni . Dalla sua espressione sembra ricordarlo ora.
Un sorriso più profondo unito al divertimento gli balló nelle iridi e sulle belle labbra. Distolse comodamente lo sguardo dalla figura tesa come corde di violino, per portarlo sulle fiamme del camino. Una volta , (Nome) avrebbe giurato che il riflesso del focolare nelle sue iridi, avrebbe in qualche modo dovuto portarle una sorta di calore e conforto, ma questo non avvenne. Forse era troppo cresciuta per definirsi ancora una immatura sognatrice, che non avrebbe mai capito la differenza tra affetto e ossessione, ma ora lo era. Lady (Nome) é abbastanza grande da capirlo, e semplicemente il nodo allo stomaco era l’ennesima tra le conferme. Doveva andarsene.
La ragazza si guardò attorno il più discretamente possibile, cercando di non far trapelare intenzioni che non avesse già esposto prima. Niente era davvero passato sotto i suoi occhi, che potesse esserle di aiuto. ❝ Sei molta carina così.❞ Si era distratta, o forse era meglio dormire che si era concentrata troppo; e non aveva notato che ora la stesse guardando. Lo sguardo era cambiato, come decine di volte in quell’ultima ora di imbarazzanti discorsi a senso unico.
In cui dalle labbra sottili di Lady (Nome) uscivano solo brevi frasi per accontentarlo. Era qualcosa di dolce e malinconico, come se si volesse scusare di cosa le aveva fatto, ma non si è lasciata ingannare. (Nome) abbassò lo sguardo verso la veste color cipria e non disse nulla. Prima che lui potesse venirla a vedere di persona, Alla giovane di Camelot era stato fatto un bagno, vestita, ed infine acconciata. Forse questa era una tradizione utilizzata a Camelot, tuttavia lei nata e cresciuta a Camelot e poteva vantarsi di conoscere abbastanza Arthur, almeno così aveva sempre creduto. Era tutto un trucco per metterla a disagio.
Un vestito rivelatore, che la metteva in mostra agli occhi del re, nessun segreto, segno o pensiero poteva essergli nascosto. I capelli acconciati abbastanza stretti da rendere difficile il corretto scorrere del sangue. Il forte profumo di incenso e fiori gelsomino era lo stesso che aveva odorato all’entrata di Arthur. Infine quei pesanti ornamenti legavano come un collare attorno al suo delicato collo, al pari di un animale al guinzaglio.
❝ Grazie… immagino sia opera tua.❞ Era stata scortese? Lo sperava sinceramente . Si è impegnata a mettere tutto il disdegno e il rancore possibile nella sua voce e sperava davvero che lo notasse. O prima o poi l’avrebbe fatto. Ma ancora sembrava velatamente farlo, dato che rise sommessamente alle sue parole. ❝ Perspicace come sempre, (nome). e questa situazione ti deve mettere così alle strette da renderti nervosa.❞ Non mosse un muscolo.
Non era come se lo stesse nascondendo in effetti, ma questo non voleva dire che lui potesse sottolinearlo. Era palese che quella situazione non le piacesse e il fatto che lui l’avesse detto non l’avrebbe dicerto cambiato, ovviamente. ❝ Non mi sembra di averlo mai nascosto.❞ Aveva risposto schietta e scortese, solo dopo un attimo di silenzio. Lui non parlò allora lo hai fatto tu, ma non sembrava turbato dalla tua impertinenza.
❝ Devo dire che sei cambiata molto in questi 16 anni.❞ Aveva premuto di nuovo il dito sulla ferita, forse il Re di Camelot voleva farla sentire in qualche modo in colpa. Non che ci fosse riuscito un granchè, e non avrebbe certo finto il contrario. Aveva continuato a divagare ancora in discorsi sul passato e sul tempo in cui era stata via. A volte erano domande retoriche che avrebbero dovuto farla sentire in colpa ma che non lo hanno fatto e altre volte invece erano innocenti ricordi che lei aveva deciso di dimenticare per tutto il tempo dell’incontro.
Anche se ad un certo punto aveva smesso ascoltarlo in verità, concentrandosi su una via di fuga. La sua presenza di Arthur era quello che più le rendeva difficile farlo, era ovvio non le avrebbe permesso di fuggire così tranquillamente, quindi doveva distrarlo.
Solo allora i suoi occhi caddero sul set da the in ceramica, che era posato su un tavolino in mezzo a loro. Strano, Lady (Nome) non ricordava che fossero mai stati là, e non deve essere da molto. La bevanda ambrata all’interno della tazzina fumava ancora intensamente, quindi era relativamente da poco tempo che è stata versa. Tuttavia non aveva visto nessuno entrare. Un’idea balenò nella sua confusa mente, forse non la migliore delle soluzioni che avrebbe potuto pensare per risolvere un problema, ma rimaneva l’unica idea che le era venuta in mente.
Con lenti movimenti si mossé lentamente e con eleganza, prendendo il manico sottile della tazzina e per poi lanciare il contenuto sul volto del Re. Grugnì piegandosi su se stesso cercando di alleviare almeno in parte il suo bruciore. La ragazza ne approfittó per correre verso la porta di uscita. Voleva andarsene il prima possibile.
(Nome) allungò la mano per afferrare la maniglia che però scomparve. Rimase pietrificata, come era possibile? Merlin non era presente e Arthur gli aveva chiesto di andarsene e di non intervenire in alcun modo. Quindi come era possibile? Cercò di spingere la porta nella vana speranza che si potesse aprire, ma non funziona. Lady (Nome) inizió a colpire ripetutamente il legno della porta con le mani strette in pugni. Era ovvio che non si sarebbe aperta, non aveva mai avuto un grande forza fisica, e solo ora poteva rammaricarsi con te stessa per non aver cambiato la cosa prima. I colpi, man mano che passa il tempo, si trasformarono in graffi. Neppure questo era di aiuto e osava dire fosse anche più doloroso per le sue mani. Le unghie raschiavano insistentemente il legno fino a consumarsi. Era doloroso ma non si é fermata nemmeno quando le sue ginocchia sono crollate a terra e il suo respiro divenne affannoso oscurando a poco a poco la sua vista. Per quanto (Nome) cercarse di tenere aperti gli occhi era tutto inutile. Si sentiva stanca e affannata, quando poi le mani di Arthur fermarono le sue era stato ancora più difficile, non caderci definitivamente. Alla fine lo hai fatto.
❝ Stai tranquilla (nome), passerà molto presto.❞ Non voleva sapere cosa intendesse, e scivolò nell’oscurità.
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Quando si svegliò, tutto era al suo posto tranne lei stessa. Il fuoco era ancora acceso e le poltrone erano rimaste lì, non erano state spostate. La porta era ancora chiusa e Arthur non era più lì. Un sospiro di sollievo lasció le labbra della giovane ricercatrice, era ovvio che non fosse un sogno. Tutto questo guardando le mani, prive di qualsiasi segno. Le sue unghie erano perfette, curate e dipinte di un tenue colore rosato. Identiche a come lo erano quando le domestiche le avevano curate per lei dopo il bagno. La porta non portava segni dei suoi graffi che era sicura di aver lasciato e la maniglia c’era. Era frustrante non sapere cosa stesse succedendo.
Questo posto avrebbe dovuto portare un calore famigliare e ricordi felici, ma non lo fece. Arthur avrebbe dovuto scherzarci sopra con dolci e innocenti battute. Questo posto non le ricorda niente di così piacevole come la sua infanzia e Arthur era visibilmente cambiato, in peggio ovviamente.
L’unica cosa positiva, che in questo momento poteva trovare era che Arthur non c’era. Sarebbe stato stupido da parte su non approfittarne per guardare meglio l'ambiente e cercare una via di fuga.
(Nome) ha spostato le coperte che avvolgevano il tuo corpo.
Nonostante il torpore dei sensi e la vestaglia leggera che indossava che non apportava molto calore. Il movimento alzò per l'ennesima volta un forte odore, però questa volta diverso. Sembrava un profumo che avrebbe usato un uomo e che sarebbe rimasto impresso sulla sua amata dopo aver passato del tempo con lui. Solo che in tutto questo, (Nome) non era la sua amata e non voleva passare del tempo con lui.
La giovane di Camelot raccolse velocemente una giacca trovata appoggiata sul bracciolo di una delle poltrone e la indossò. Era sua, lo sapeva eppure quella vestaglia era troppo rivelatrice e trasparente per non provare freddo nonostante il fuoco acceso. Raggiunse una delle grandi finestre coperte da pesanti tende per impedire alla luce di entrare, forse per lasciarla riposare. Guardando attraverso la superficie poteva dire con certezza che sarebbe stato impossibile fuggire da qualsiasi finestra di quella stanza.
Non era al pari di una di quelle principesse rinchiuse su una torre, ma comunque la torre é abbastanza in alto da assicurarti una morte rapida, non appena avrebbe toccato il suolo. Forse l’ennesima misura di sicurezza per impedirle di poter scappare, anche se pensavi fosse improbabile. Dalle fattezze e la grandiosità della stanza (Nome) poteva chiaramente dire che era quella dove Arthur dormiva, rendendo l’altezza casualmente strategica. Se davvero avessero temuto per questo, Merlin avrebbe avuto di sicuro qualche incantesimo per risolvere la cosa.
Scosse il capo, non era davvero tempo per pensieri tanto aggrovigliati. Presto sarebbe tornato alla riscossa con qualche altra conversazione, e lei avrebbe trovato un modo per tirarla a suo vantaggio.
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Era dura non trovare un qualsiasi motivo per scagliarsi contro di lui. Per questo aveva iniziato a evitarlo e la cosa era risultata più semplice da quando le era stato permesso di aggirarsi liberamente all’interno dei confini castello. Era quasi divertente, poteva quasi definirlo come un gioco se non fosse che perdere, non significa effettivamente perdere qualcosa, ma avere a che fare con colui che più temeva attualmente.
Questo però non lo ha fermato dal trovarla veramente quando voleva assolutamente vederla.
Quel castello non era normale. Non era un classico con torri e muri antiche. No.
O almeno, questi c’erano, ma non erano nel posto in cui dovrebbero essere. Torri e muro o semplici mattoni separati tra loro erano fermi nello spazio a mezz’aria. Senza fili o pilastri che potessero reggerli. Alberi e piante contorti o spezzati, si dividevano in forme mostruose, altri si alzavano in altezza con rami maestosi. No fiori, no frutti, no foglie. Niente di questi essere sembrava avere vita propria o ancora sembrano non avercela proprio una via.
Camelot era un'ombra assurda e oscura di quello che era stato una volta, e di quello che Lady (Nome) poteva ricordare così teneramente.
Ricorda ancora l’amaro stupore e il disgusto, quando l’ha portato fuori dal castello del re, sospeso su tutto quell’orribile spettacolo. La sua amata città natale sembrava un'accozzaglia di pattume ammassato dove lui governava con orgoglio.
(Nome) ricordò le lacrime che hanno minacciato di uscire e la disperazione mista a disgusto, ma non era arrivata ancora così in basso da concedergli le sue lacrime. Ma gli aveva gridato contro, nessuno ti avrebbe potuta trattenere dall’odiarlo apertamente. Era la cosa ti riusciva meglio in questo periodo è ne andavi fiere. Tutti i cavalieri presenti si erano fermati dalla propria marcia per guardare la favorita del Re di Camelot e temere pietosamente per la sua vita.
Lo aveva preso per il bavaglio e aveva continuato ad interrogarlo su questo.
Non ha detto niente.
Assolutamente niente riguardo a questo. Solo che lei avrebbe prima o poi capito che era anche per il suo bene.
Lady (Nome) decise segretamente a se stessa che lo avrebbe fermato. I loro occhi si scontrarono, mentre se lo sei promise e lui guardava solo con soddisfazione quello spettacolo straziante che ballava e vorticava mele iraconde iridi della sua amata. Conservava ancora quel fuoco che poteva ricordare e Arthur ne fu soddisfatto
(Nome) era sicura che il primo passo fosse capire quale assurda magia o maledizione lo affligge. Non ne sapeva molto di questo genere di cose, nessuno lì era disposto a darle più informazioni di quelle che aveva già. Ricordava amorevolmente che da qualche parte ci fosse una libreria. Almeno una volta c’era, ora non lo sapeva più. Annesso che potesse esserci dentro a quel chaos che era camelot e il suo castello.
Velocemente Lady (Nome) apprese che non sarebbe stato facile muoversi per quei luoghi. Le sale intricate e i corridoi infiniti portano a posti che non ricordava o che semplicemente non c’erano mai stati. Ogni ‘porta’ che attraversava portava a qualche punto diverso del castello e la maggior parte delle volte cambiava ogni giorno. La stessa porta non portava mai allo stesso luogo due volte consecutive.
Questo l’ha destabilizzato. Non sapere quale porta, con il quale una volta avrebbe familiarizzato, l’avrebbe portata nel posto che desiderava e sapeva ci fosse dietro, è in assoluto il modo più destabilizzante di torturarla. Annesso che Arthur la consideri una tortura. Anche gli alberi sono porte, o meglio dire portali, ognuno aveva il proprio incantesimo. Ma (Nome) non era una maga e di conseguenza non possedeva magia.
Solo qualche volta é riuscita a trovare la biblioteca, e il suo orgoglio si sarebbe comunque infranto l'istante successivo in cui Arthur ha sorpassato la stessa porta da cui era entrata ma che sospettava non fosse la stessa da cui era arrivata.
Non ha ricevuto nemmeno la possibilità di aprire un libro, nemmeno una di quelle due volte che era stata lì.
Astutamente, ha cercato un modo di dare un senso a questo posto, segnando su un taccuino quali porte portava in quali luoghi.
Ma era tutto inutile. Ogni giorno cambiava e non c’era un ciclo regolare con cui si sarebbe ripetuta quella sequenza di stanze.
Per questo era qui. Passando scale alla cieca e aprendo porte in vana speranza di un qualcosa. Forse lui poteva comandare anche questo susseguirsi di porte e stanze sempre diverse. Dargli un senso allora sarebbe inutile in ogni caso.
(Nome) incimpò sul tuo vestito ma non cade, è riuscita ad appoggiarsi al muro in tempo. Se si potesse chiamare ancora così ovviamente.
❝ TU non dovresti essere qua. ❞ Il suo viso si alzato alla frase sibilata con stupore. Un qualcuno che assomigliava ad una bambina decisamente graziosa e delicata per un posto come questo, era davanti a te. Voleva pensare che non fosse un posto per lei ma qui niente aveva davvero un senso.
Sembrava conoscerla visto la casualità con cui si è riferita a (Nome), tuttavia era sicura di non conoscerla.
Presupponendo fosse di Camelot era da sedici anni che non ci metteva piede, e lei non sembrava aver più di 10 anni ad occhi. Ma poteva sbagliarsi, é incredibilmente facile farlo in questo luogo. Invece se non fosse stata di Camelot non poteva dire con certezza dove si potessero essere incontrate prima.
❝ Ehm… Ciao piccola… ci conosciamo per caso? ❞ I suoi occhi sembravano stupiti di quanto le parole di (Nome) potessero essere delicate nei suoi confronti. La’ espressione della bambina le diceva questo ma ora come ora (Nome) non era sicura. Aveva un comportamento davvero strano.
❝No…❞ Prese una piccola pausa. Un piccolo respiro. Il tempo sembrava quasi scorrere più lentamente mentre la (colore) aspetta pazientemente che continuasse. ❝ Tu non mi conosci e non ci siamo mai incontrate prima. Ma io ti conosco. ❞ Ci capiva ancora meno ad essere sincera.
❝Non riesco a capire… ❞ Ha allungato una mano, piccola e minuta, adatta alla bambina che era. ❝ Non temere, avevo previsto un nostro incontro… ti spiegherò tutto.❞
Guinevere, questo è il nome della bambina, le ha spiegato tutto sul serio. Ogni cosa. Alcune cose erano vaghe altre decisamente dettagliate.
Da quello che (Nome) poteva supporre con il suo livello di compressione, la bambina poteva essere paragonata ad una qualche sorta veggente, anche se non era proprio così. Kaleidoscope. Si era riferita così in merito alla sua capacità.
Le ha spiegato che aveva previsto che loro si sarebbero incontrate. Non sapeva come, quando e dove ma lo aveva visto. Anche se non aveva mai pensato fosse in questo genere di situazione.
Poi le ha parlato di quello che è successo nei suoi più di 16 anni di lontananza da Camelot. Della guerra santa e del Chaos. Le ha rivelato i piani di Arthur, le ha rassicurato che tutto prima o poi sarebbe finito. Ma non aveva previsto il ritorno della stessa (Nome) - o rapimento -. Le ha spiegato in quale modo questi poteri funzionavano e come li controllava Arthur. Le ha rivelato il motivo per cui lei si trovata qua, e che Lady (Nome) non faceva parte del piano di Arthur. Era solo un capriccio che avrebbe tenuto per sé.
È stato straziante per molti versi ascoltarla e poteva quasi crollare su se stessa. Provò un minimo pietà per Arthur, ma non ha smesso comunque di odiarlo per quello che ha fatto.
❝ Cosa posso fare per fermarlo? ❞ Lady (Nome) giocó inconsciamente con le sue stesse dita, cercando di diminuire la tensione. I suoi occhi grandi la guardavano quasi sorpresa. (Nome) era palesemente impotente, lo sapeva già da sola ed era certa lo sapesse anche Guinevere. ❝ Niente... ❞ Stranamente non riuscì a sentire la delusione da questa affermazione pesare sullo stomaco. Si sentiva come una specie di principessa da salvare, anche se non era una principessa e non si vedeva nemmeno come tale.
❝ … dobbiamo aspettare. Ma ne usciremo di qui.❞ Ha giocato con le sue mani ancora, avvolte prendendo anche l’abito soffice insieme.
❝ E se le cose cambiassero…? ❞ Guinevere sbatté gli occhi con un'espressione accigliata. ❝ Hai detto che il fato non può essere modifica o ci saranno gravi conseguenze… ma se lui riuscisse ad evitare tutte le conseguenze…❞
(Nome) è una persona molto negativa e paranoica per natura, anche se la bambina non lo aveva visto questo, lo ha intuito. Ogni domanda che aveva posto durante la loro chiacchierata era qualcosa di assolutamente catastrofico.
❝ Delle conseguenza ci sono sempre… e lui le affronterà se decidesse di proseguire per questa stra-❞ ❝ Quali conseguenze? ❞
Una voce allegra, quasi al limite del fastidioso arrivó da dietro. Successivamente (Nome) venne avvolta da due braccia, rimase rigida anche quando appoggia il mento sulla spalle e le parlò. Un sussurro basso, ma non troppo, tanto che anche Guinevere lo aveva sentito. ❝La mia signora sta forse complottando contro di me? ❞
Il fianco le mancò o forse lo stava solo trattenendo, come se avesse qualcosa da nascondere. Ma ancora Lady (Nome) non aveva capacità, poteri o abilità straordinarie per poter essere utilizzata per i suoi scopi, era più un capriccio che si era concesso nei suoi piani.
Qualcosa dal passato che non era riuscito ancora ad abbandonare del tutto, nonostante fosse stato lui a permetterle di andarsene in primo luogo.
❝ Avrei qualche possibilità forse? ❞ Era retorica la domanda, con unica risposta. No. Ma lui sembrava quasi divertito. ❝No, mia cara… ❞ disse e poi si allontanò, andando a sedere in una poltrona che non ricordava fosse lì - o forse non c’era mai stata -. Congiunge le mani mentre i suoi gomiti sono appuntati sui bracciolo. ❝ Ma guarda qui… potremmo quasi sembrare una famiglia… ❞ Il primo sguardo fu rivolto a (Nome), con note amorevoli parlò ❝… la madre ❞ si voltò su Guinevere induro lo sguardo. ❝… e la figlia irrispettosa. ❞ Sapeva che le aveva raccontato tutto, non che avesse dubbi. Poi si voltò di nuovo verso la ragazza di cui era ancora innamorato, tornando calmo e rilassato. ❝ O ma giusto! Lei non è nostra figlia… Ma potrebbe essere un buon spunto.❞
Mai! Le guance della (colore) si tinsero e mentre le sue mani strinsero il tessuto già arricciato della gonna. ❝Toglitelo dalla testa, non accadrà mai!❞ Canticchia sommessamente. ❝ Non dare fretta al tempo (nome). C’è un tempo e un luogo per tutto. Quando saremo pronti accadrà senza che nemmeno te ne accorgerai…. ❞ Appoggia il viso al palmo della mano e avrebbe voluto spaccargli la faccia.
❝ …abbiamo tutto il tempo che vuoi. ❞
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hollyhockhund · 4 years
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SPOP Regency AU Thoughts/Headcanons/Ideas
This is based on the Regency au that @niuniente came up with! So credit for the orginal goes to them!
For now enjoy my thoughts and I might do some more later
~
Shadow Weaver:
-Head of a prestigious school for girls.
-Former governess for Micah, who is now prince consort. So she was in high demand.
-Despite the numerous young ladies that attend her school Adora is her favorite and most promising student (if only in Shadow Weaver’s own mind).
-Other ladies of note attending her school are Lady Catra, Lady Scorpia, and Lady Lonnie.
 Queen Angella:
-Ruler of the continent/empire of Eitheria (not sure which). A woman of class, intelligence, patience, and manners.
-Married duke Micah. It caused quite the scandal at the time, but Micah proved himself to be more than a valued asset.
-Mother of Princess Glimmer.
-Refused to let Shadow Weaver be Glimmer’s governess.
 Prince Consort Micah:
-Micah is Prince consort as the throne is Angella’s and he would not have it any other way.
-Trained in law so he knows the laws of the land as well as how to use those laws against political opponents, along with what laws he suggests need changes to his wife.
-Proud of Glimmer and thinks she’s going to be a great queen some day.
-Was the one who warned Angella about Shadow Weaver when she came to offer her services.
 Lady Prime:
-The deceased wife of Lord Horde Prime. She was the only person, aside from himself, that Prime loved.
-Despite being great niece to (insert Angella’s mother/father here) many did not court her due to suffering from Heterochromia iridis (one pure red eye and one pure yellow).
-Horde Prime actually married her due to her brilliance and anyone who mocked his wife’s perceived imperfection had a nasty habit of having ‘accidents’.
-Bore Horde Prime many sons and loved all her boys to bits, but very much wanted a daughter.
-A year or so after the birth of Imp she found herself pregnant again and went to tell her husband….only to find the Duke with his pants down quite literally with someone else. She was never the same after that.
-Died in child labor, child died a few days later….the daughter she had long wanted. Horde Prime took both very very poorly.
 Lord Horde Prime
-Do not bring up Lady Prime or remarrying.
-Still wears his wedding ring.
-Hard on Hordak for being the oldest and having eyes that are so close to his mother’s.
-All but abandoned Imp. Imp was pretty much raised by Hordak (Imp hisses at Prime).
-Knows where the bodies are buried and has buried a few himself.
-The Lord knows all kinds of people and they allow him to keep his hands clean.
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elegantclaw · 4 years
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«Ohn, così questo sarebbe un oscuro segreto?» il fatto di fumare anche se sembra invece una piccola damina molto perfetta e perfezionista. « E ne hai altri di più oscuri? » non che voglia saperne, ma a quanto pare c’è terreno fertile per farsi i bolidi altrui.
Ride, appena, in uno sbuffetto ilare dalle narici. «Sicuramente» Afferma, sempre con quell’aria divertita dipinta sul viso «Ma non sono da rivelare così, no?» Con tanto di sorrisetto condito da una punta di ironia.
«Nah, direi di no. Sono robe da tenersi per noi e al massimo tirare fuori tipo quando c’è da fare bella figura e cose così. Quando fa comodo.»
Tantissimi oscuri segreti per darsi un tono da blue lady, in realtà non sono troppo oscuri – soprattutto non così macabri – ma più che altro segreti.  «E tu che diresti per fare bella figura?» Dato che lei si è giocata la sua carta della fumatrice (?). L’espressione resta divertita, guardandolo in un pizzico di ironia nelle iridi e sugli angoli del sorrisetto.
«Ahn, io? Boh, dipende.» ammette con un colpettino di tosse «Se davanti c’ho il Ministro della Magia magari posso inventarmi qualche balla assurda per non mandarlo a fangramo. Però se devo dire un qualcosa di mio che non diresti è che… non so. Sto diventando obliviatore.»
«Sicuro interessante» Il mento picchietta sul dito, lo sguardo su di lui mentre gli allunga un mezzo sorriso «Magari prima o poi potresti insegnarmi qualcosa»  
#tj
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dreamerwriter18mha · 4 years
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CRONACHE DI YUUEI - GROUND ZERO Capitolo 8 - Insicurezza
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PAIRING: KIRISHIMA X BAKUGO   RATING: +18    GENERE: Fantasy AU
P.O.V. BAKUGO
Bakugo non riuscì a rimanere seduto sul trono per molto. Era troppo irritato e i pensieri continuavano a turbinare nella sua mente senza soluzione di continuità iniziando a dargli il mal di testa.
Senza troppe cerimonie mollò la corona sulla poltrona di Kirishima e puntò al cortile come un toro imbufalito. Prese le prime dieci guardie che riuscì a trovare e si mise a combattere.
Alla fine, stanco, sudato e affamato, si sentì molto meglio. L'energia che gli scoppiettava nelle vene si era placata insieme alla sua furia. Dopo un bagno rapido si diresse in sala da pranzo, ma appena varcò la soglia si accorse di una sedia che non avrebbe dovuto essere vuota.
"Ehi amico" esclamò Sero, agitando una coscia di pollo, con il mento sporco di sugo.
"Ciao" disse invece Uraraka, dopo essersi asciugata la bocca con un tovagliolo.
Praticamente due mondi diversi.
"Dov'è Kirishima?" chiese.
Sero tornò al suo pollo, offeso, mentre la mora lo guardò di sbieco.
"Come, non è attaccato al tuo culo come sempre?"
"Vaffanculo, Guance tonde. No, se lo fosse non avrei chiesto" brontolò, lasciandosi cadere sulla sua sedia.
"Buonasera Sire, Lady Uraraka. Ben tornato Lord Sero" tuonò il vocione di Amane, mentre entrava nella sala portando della carne appena arrostita.
"Grazie Amane, la tua cucina mi è mancata immensamente" rispose il cavaliere, drammaticamente.
"Adulatore" brontolò lei con un sorriso affettuoso.
"Ehi, Amane. Hai visto Kirishima?" le chiese il biondo, servendosi un paio di braciole di maiale.
"Sissignore. E' salito in camera sua verso le cinque del pomeriggio. Sembrava piuttosto sconvolto. Da allora non è più sceso" rispose la mezza-gigantessa, stringendosi nelle spalle.
Anche gli altri due si servirono di altra carne, mentre Bakugo fissava il suo piatto con occhi vacui.
Fu il tocco delicato della mano di Uraraka sulla sua che lo riscosse.
"Vai. Vi faccio mandare su qualcosa dopo" mormorò, con un sorriso gentile.
Katsuki le rivolse un mezzo sorriso e un cenno di ringraziamento, prima di volare verso la porta.
"Sto via un paio di settimane e il mondo va a rotoli" brontolò Sero, con la bocca piena di carne "prima Kacchan si mette a sorridere, adesso corre pure dietro ad un ragazzo. Non credevo che avrei vissuto tanto da vederlo"
P.O.V. KIRISHIMA
Dopo un breve sonnellino, si svegliò intontito e con la bocca asciutta.
Si raddrizzò stancamente nel letto e si versò dell'acqua dalla brocca che le cameriere lasciavano sempre vicino al suo letto e la bevve tutta d'un fiato.
Si rese conto di avere anche fame, ma non trovava la forza di alzarsi e andare a cena con gli altri. Non era pronto a vedere di nuovo la delusione sul volto del suo migliore amico, sapendo di non poter far nulla per aiutarlo.
Aveva tanto sperato di potergli essere utile. E invece aveva fallito miseramente, come sempre. Ora Bakugo si sarebbe reso conto che tenerlo al castello era solo uno sforzo inutile e l'avrebbe mandato via.
Un debole singhiozzò risuonò nella stanza vuota.
Non voleva andare via. Gli piaceva vivere al castello, gli piacevano i suoi nuovi amici, Uraraka, la signora Amane e tutte le simpatiche cameriere. Ma soprattutto, gli piaceva Bakugo. Il Re era così forte, determinato e coraggioso, ma allo stesso tempo così gentile e buono. Kirishima si sentiva realizzato dal solo fatto di poter stare accanto ad un uomo del genere. Si era affezionato a quella testa calda dalle mani esplosive. Adorava allenarsi con lui, adorava stargli accanto nella sala del trono, adorava leggere con insieme nel salottino in cui solo lui era ammesso.
I singhiozzi si moltiplicarono insieme alle gocce bagnate che scorrevano sul suo viso. Al solo pensiero di allontanarsi da Bakugo il suo cuore si stringeva in una morsa dolorosa.
Non era pronto a tornare alla vecchia vita. A vivere per strada o peggio, di nuovo in una gabbia, alla mercé di persone crudeli che volevano solo usarlo per i loro scopi. Non aveva mai avuto la forza di opporsi a quella gente, ne da bambino ne ora. Il solo pensiero di ciò che gli sarebbe capitato là fuori lo terrorizzava.
Se solo fosse riuscito ad essere più utile...
"Kirishima?" mormorò Bakugo, socchiudendo piano la porta, non volendo svegliarlo se fosse stato addormentato.
Eccolo, era arrivato. Ci aveva messo meno del previsto a decidere di liberarsi di lui.
Eijiro non si accorse di star singhiozzando ancora più forte finché il suo letto non si mosse e si trovò premuto contro quel solido muro di muscoli che tante volte aveva ammirato da lontano.
"Shh...respira..." mormorò Bakugo vicino al suo orecchio, accarezzandogli lentamente la schiena "va tutto bene"
Il dolce e fumoso odore di Bakugo, così intenso ora che lo respirava direttamente dalla sua pelle, e le sue braccia strette attorno a lui lo calmarono prima ancora che se ne rendesse conto, trasformando il dolore e la paura in un basso ronzio fuoricampo.
Bakugo lo tenne stretto contro di se finché i singhiozzi non si calmarono, godendosi la sensazione del corpo caldo stretto tra le sue braccia.
Ora che era così vicino, si rese conto anche dei cambiamenti fisici del suo amico. Vedendolo tutti i giorni non ci aveva fatto caso, ma con l'allenamento e le abbuffate di cibo il rosso aveva messo su un bel po' di peso e non era più il piccolo e gracile ragazzo che era entrato la prima volta a palazzo, ora era forte e robusto, le sue spalle erano più larghe di quelle di Bakugo e le sue braccia si stavano gonfiando di muscoli solidi. Anche la sua pelle aveva assunto un colorito più sano, passando dal pallore dei primi giorni alla sua naturale tinta lievemente ambrata. Ogni centimetro del suo corpo diventava sempre più allettante per il giovane Re.
"Che succede, Eijiro?" chiese, quando il ragazzo smise di tremare tra le sue braccia.
"Mi...mi dispiace" singhiozzò.
"Per cosa?"
"Ti ho deluso...sono un drago inutile..."
Gli occhi dii Bakugo si allargarono e il respiro gli si mozzò in gola. Che stupido era stato...aveva reagito senza pensare al peso che potesse avere sulla fragile autostima dell'altro.
"Non dire stronzate!" sbottò "non sei inutile e soprattutto non mi hai deluso, mai"
Kirishima tirò su col naso e si staccò per guardarlo con occhi acquosi.
"Ma hai detto..."
"Dimentica quello che ho detto. Non sono bravo a parlare con le persone, ok? Certo, il fatto che il tuo cervello vada a puttane quando ti trasformi in drago rende le cose più complicate, ma non ti rende inutile, nessuno è inutile. Datti un po' di credito" brontolò il Re imbarazzato.
"Quindi non mi caccerai via?" pigolò Eijiro.
Bakugo se lo staccò di dosso e lo guardò negli occhi. Sembrava...ferito.
"Quindi è questo che pensi di me? Pensi che io sia una specie di stronzo crudele che usa le persone e le getta via quando non gli servono? Tu sei importante Kirishima, fattelo entrare in quella cazzo di testa bacata. Anche se dovessi diventare la persona più inutile della terra, anche se non potessi fare assolutamente nulla per aiutarmi, tu resterai comunque in questo fottuto palazzo perché è qui che io voglio che tu stia, mi hai capito? Io ti voglio qui, con me e mai, per nessuna ragione, ti manderei via" sbraitò Bakugo, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime per la frustrazione "so di non essere una persona gentile o amichevole ma non sono un bastardo senza cuore"
"Lo so" mormorò Kirishima, asciugandogli il viso con dita tremanti "mi dispiace così tanto, Katsuki. Ho passato la maggior parte della mia vita a sentirmi dire che ero inutile e che non valevo niente"
"Vedi di dimenticartelo, idiota. Per me tu sei tutto" ribatté il Re.
Nei suoi occhi c'era una tale forza, una tale sicurezza e determinazione, che Eijiro non poté non crederci.
"Grazie Bakugo. Anche per me tu sei tutto" rispose con un sorriso.
Ora che le emozioni erano state buttate fuori, entrambi gli uomini si resero conto della posizione in cui si trovavano. Erano distesi entrambi sul piccolo letto di Kirishima, con Bakugo che ancora lo stringeva tra le sue braccia, anche se non forte come prima.
Il ragazzo dai capelli rossi si chiese se avrebbe dovuto allontanarsi, o spostarsi verso il muro, interrompere insomma quella posizione imbarazzante, prima che il Re se ne rendesse conto e si infuriasse. Un conto è tenersi la mano e un conto è...questo. Ma mentre la sua mente gli suggeriva ciò, una voce nel suo petto gli diceva l'esatto contrario. Era tra le braccia del suo rumag, anche se non aveva idea di cosa significasse quella parola, era esattamente dove doveva essere.
Fortunatamente, alla fine fu Bakugo a decidere per lui. Contrariamente alle sue aspettative, il Re lo strinse ancora più forte, annullando completamente il poco spazio tra loro, finché perfino i loro nasi si toccarono.
Kirishima deglutì agitato alla nuova posizione, sarebbe volentieri rimasto lì per sempre, stretto tra quelle braccia pallide e gonfie di muscoli, ma non poté non chiedersi perché Bakugo lo stesse stringendo così forte.
La risposta arrivò quando, dopo qualche istante di esitazione, le calde iridi color del fuoco scivolarono dalle punte dei suoi capelli rossi lungo il suo viso, fino a soffermarsi sulla sua bocca. La consapevolezza che il Re stesse guardando le sue labbra con quello sguardo caldo e affamato gli incendiò il sangue nelle vene, e quando il sovrano lasciò scivolare la punta della lingua sulle labbra in un lento movimento sensuale, Kirishima lo implorò con grandi occhi da cucciolo.
Con un sorriso arrogante, finalmente Bakugo colmò la microscopica distanza, unendo le loro labbra in un tenero bacio.
Fu totalmente diverso dagli insegnamenti che aveva ricevuto Kirishima. Al campo di addestramento gli avevano insegnato a baciare in modo famelico, passionale, sensuale, ma questo...questo semplice gioco di labbra che si cercavano e catturavano a vicenda, per poi allontanarsi e cercarsi ancora, questo era mille volte più bello. Il calore che si sviluppava nel suo petto era dolce e intenso, gli faceva venire voglia di sciogliersi.
Quando Bakugo si allontanò appena per guardarlo in viso, Eijiro si sentì così vuoto e abbandonato che piagnucolò disperato.
Bakugo spalancò gli occhi e una morbida maledizione gli sfuggì dalle labbra arrossate.
"Cazzo Eiji..."
Le bocche affamate si riunirono in un bacio caldo e appassionato, ma furono interrotti da una serie di forti colpi alla porta.
Bakugo si staccò con un lamento e si diresse lentamente verso la porta della sua stanza, che si scosse nuovamente.
"E che cazzo, sto arrivando!" sbraitò.
Nel frattempo Kirishima rimase sdraiato dov'era, con gli occhi fissi sul soffitto e il respiro accelerato.
Quando Bakugo tornò dopo qualche secondo, lo trovò ancora così, steso sul letto in una posa languida, con le gote arrossate, i capelli arruffati e lo sguardo annebbiato.
"Qualcosa non va?" mormorò Kiri timidamente, vedendolo là fermo.
"Amane ci ha portato su un po' di cibo" rispose il Re, per poi mordersi il labbro inferiore con aria famelica "sto decidendo se voglio prima mangiare la cena o te" ringhiò.
Kirishima si agitò sotto il suo sguardo bruciante, desideroso di continuare questo gioco sensuale ma al contempo spaventato dal possibile esito. Il ricordo del dolore intenso che aveva provato negli unici rapporti sessuali della sua vita gli fece salire la nausea.
"Ehi, va tutto bene Kiri, calmati. Non faremo niente che tu non voglia" sussurrò la dolce e rassicurante voce di Bakugo vicino al suo orecchio.
Non si era nemmeno accorto che era tornato lì.
"Mi dispiace...io..."
"Non hai nulla di cui scusarti, Eiji. Conosco quei bastardi malati che gestiscono il traffico di schiavi sessuali. Non posso nemmeno immaginare cosa ti abbiano fatto. Per quello che vale, penso che tu sia straordinariamente coraggioso ad essere sopravvissuto a tutta quella merda ed essere ancora la persona più dolce e disponibile del mondo" ribatté Bakugo, tendendo la mano verso di lui "vieni, mangiamo qualcosa"
Le dolci lodi di Bakugo causarono una inopportuna contrazione nei suoi pantaloni, ma si sforzò di nasconderla dietro una risata.
"Grazie, Kat. Sei davvero dolce" ridacchiò, afferrando la mano  e tirandosi su dal letto.
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hunnyb-san · 5 years
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Is it friendship or love?
#2 writober2019
Fandom: Miraculous Tales of Ladybug and Chat Noir
Pairing: Ladynoir (Ladybug x Chat Noir)
Prompt: Bacio (pumpINK) and Fluff (pumpFIC)
Other tags: a little bit OOC, fluff, thought, love, kiss, Ladybug's shy, Chat Noir's cool and tries things
@fanwriterit
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Ed eccomi tornata, in stra ritardo con la pubblicazione, con il secondo giorno di questo evento!
Dico solo che questa fanfiction è stata sfornata alla velocità della luce, quindi spero non ci siano orrori grammatici.
Trama: la nostra Ladybug è stata profondamente colpita dalla dichiarazione del compagno e ha quella magica serata incisa in testa.
La brezza autunnale le sfiorava il volto, carezzandole le guance e infiltrandosi tra i suoi capelli. Le ciocche che le ricadevano ai lati seguivano il flusso del vento, svolazzando prima dietro e poi di fronte, ostacolandole la vista.
Il suo corpo fluttuava leggero, fremendo e squarciando l’aria ogni qual volta il suo yo-yo si agganciasse ad un palazzo, dandole lo slancio per librarsi in aria e spostarsi, mano mano sempre di più, verso la sua meta: la Torre Eiffel.
Quella notte, il monumento simbolico della città brillava sotto la luce dei riflettori e del lieve bagliore lunare, rendendo il paesaggio ancora più suggestivo agli occhi di coloro che, desiderosi di godere di tale vista, avevano solcato l’edificio raggiungendo l’altezza massima consentita.
Ma uno dei privilegi di essere Ladybug era il vantaggio di poter raggiungere il vertice di qualsiasi cima con un minimo sforzo!
Così, quando, immersa nelle giocose luci della città e celata ad occhi esterni dalla notte, i suoi piedi aderirono alle travi di ferro del piano superiore, che, come si aspettava, era deserto, Marinette si adagiò al suolo, soffocando un sospiro stanco e sdraiandosi comodamente per ammirare il cielo stellato.
Mentre spostava lo sguardo da una stella all’altra, quasi cercando – sperando – di collegarle tra loro tramite linee invisibili, un volto, ormai fin troppo conosciuto, le apparve dinanzi: si sarebbe aspettata di riconoscere i capelli dorati, i tratti leggeri e morbidi e un paio di profonde iridi verdi che la squadravano dall’alto, regalandole un sorriso sincero.
Ma ciò che il suo cuore decise di mostrarle, invece, era una folta chioma bionda, un sorriso provocante e due grossi occhi felini messi in risalto da una maschera nera che le ammiccavano.
Il suo cuore smise di battere per un attimo, sigillando le sue vie respiratorie e privandole dell’aria: era sempre stato naturale, per lei, fare parallelismi tra i due biondi, come se cercasse di giustificare il suo amore non corrisposto per il modello.
Ma ultimamente, più che porli su una bilancia, la sua mente non poteva fare a meno di associare alla figura del partner tutti i momenti fraintendibili avvenuti tra loro. E, con essi, il suo primo bacio.
Inizialmente, per chiunque lo chiedesse, o per sé stessa, era solita giustificarlo dicendo che si era verificato in una situazione di totale emergenza, ovvero riportare dal suo lato Chat Noir, caduto nelle mani del nemico.
Il che era fondamentalmente vero.
Se non fosse per la poca credibilità che Ladybug dava ora a quella giustificazione, in seguito ad un certo evento.
Chat Noir le si era dichiarato, aveva espresso perfettamente i suoi sentimenti dopo aver scherzato e flirtato con lei in ogni singola battaglia contro gli akuma.
Ladybug era rimasta profondamente colpita da ciò, ma il pensiero di poter perdere l’amicizia con Chat per una simile faccenda le aveva dato il coraggio di rifiutarlo e di rivelare che il cuore dell’acclamata supereroina di Parigi batteva già per qualcun altro.
Ma sin da quando Chat aveva accettato ciò e le aveva donato quella rosa, salutandola con un bacio sulla guancia… egli era diventato un pensiero fisso.
Marinette continuava a pensare al loro prossimo incontro e a sperare - arrogantemente - con impazienza che si verificasse in città un evento che richiedesse la presenza dei suoi due protettori.
Eppure, allo stesso tempo, il pensiero di ritrovarsi davanti colui che aveva mandato in tilt il suo sistema nervoso e che aveva azionato una bomba ad orologeria nel suo cuore, la rendeva più nervosa e incapace di decidersi sul da farsi.
Cos’era dunque Chat Noir per lei, adesso?
E mentre si interrogava con domandi incentrate sulla relazione che condivideva col partner, la sua concentrazione sull’ambiente esterno venne meno e non udì, o riconobbe, il rumore di passi a qualche centimetro di distanza da lei.
- My Lady, sai che per una fanciulla è pericoloso girovagare a quest’ora della notte tutta soletta? - le disse provocante, alzando appena le sopracciglia.
Ladybug, colta completamente alla sprovvista e nel bel mezzo di una crisi adolescenziale, balzò sorpresa, arrossendo di colpo di fronte allo sguardo dannatamente penetrante del compagno.
- C-Chat! Mi hai spaventata a morte! - si lamentò, mordendosi il labbro e posando la mano sul petto, come a indicare che il suo battito accelerato fosse la conseguenza di essere stata colta all’improvviso, e non qualsiasi altri motivo.
- Davvero? Credevo mi avessi sentito. - disse lui sorpreso, inclinando il capo e squadrandola attento: se la posa non diritta, le labbra leggermente schiuse e gli occhi puntati su di lui non erano indizi sufficienti, allora lo era di sicuro il rosso accesso sulle sue guance.
Curioso di tale comportamento le si avvicinò, non potendo fare a meno di notare il modo in cui il corpo della ragazza si irrigidisse ad ogni suo passo.
Chat Noir sorrise beffardo e un po’ intenerito, trattenendo l’immensa eccitazione che una tale reazione dell’amata suscitava nel lato più timido e introverso di Adrien.
Che la sua Lady fosse stata colpita dalla sua dichiarazione fino a quel punto?
Beh, aveva solo un modo per scoprirlo.
- C-Che stai facendo? - chiese lei, osservandolo raggiungerla in pochi, ampi, passi che la costrinsero ad indietreggiare fino ad incontrare il muro alle sue spalle.
Chat Noir puntò un braccio su codesto muro, annullando le distanze fino a che le loro fronti si sfioravano appena, mandando intensi brividi lungo i corpi di entrambi - Non sarà mica che la coraggiosa Ladybug ha perso la sua determinazione per colpa della serenata di un gattino innocente -
Di fronte a quelle parole, il volto di Marinette esplose in mille sfumature di rosso, una più forte dell’altra, mente percepiva l’ansia della sua vita quotidiana farsi spazio in lei e riaffiorare.
- Ma cosa dici? - sospirò lei, scuotendo il capo a destra e sinistra con violenza, come se volesse convincere sé stessa di ciò, mentre cercava di spingere il compagno lontano.
Tuttavia, forse perché le sue parole l’avevano colpita al punto da privarla della sicurezza determinante nel suo ruolo di supereroe, o forse perché non voleva allontanarlo, Chat non si mosse di un centimetro, ma anzi, comprendendo che Ladybug non riusciva – o non voleva – allontanarlo da sè, egli si chinò su di lei, lasciando defluire il peso sul braccio poggiato al pilastro.
Il corpo di Chat chiuse il suo in una morsa e Ladybug, le cui mani erano ancora posizionate sul petto tonico dell’altro, non faceva alcun accenno a spingerlo via.
- Perché se così fosse, sarebbe una conquista fin troppo semplice -
Il secondo che seguì quelle ultime parole era immerso nel silenzio totale e la mente di Marinette era talmente buia e caotica da mettere in dubbio ogni certezza.
L’unica sua sicurezza, era che Chat Noir se n’era andato, lasciandola lì, da sola, sul vertice della Torre Eiffel, in quel vortice di emozioni incomprensibili.
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ilarywilson · 6 years
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There’s always something to look at, if you open your eyes and take a step back.
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Phoebe White Mayson è stata il paio di lenti attraverso cui ha visto chi sarebbe potuta diventare. A lei deve la scoperta di una femminilità che prima nascondeva eccessivamente sotto jeans, felpe e scarpe da ginnastica e che la signorina in questione, con leggiadrìa e delicatezza, ha fatto emergere a suon colpi di bacchetta facendo spuntare nel guardaroba qualche gonna in più, trasformando una maglietta in una camicetta e un rimasuglio di stoffa in un cerchietto per capelli. E il tutto senza stravolgere la sua propensione al colore o agli abbinamenti improbabili che non ha mai fatto segreto d’apprezzare, perché è in quelli che Illy si sente a proprio agio. Ma è più di questo. Phibelle è forse l'unica persona che abbia saputo andare incontro alla ragazzina incerta che era, tirandone fuori una giovane donna paziente e incredibilmente perspicace (per essere una Grifondoro), in costante affanno nel tentativo difficilissimo di fare un passo indietro quando l'impulsività urla di farne uno avanti: per fermarsi e considerare che prendersi del tempo, a volte, è la più saggia e lecita delle decisioni. Ha spesso la sensazione che solo Phoebe, oltre a Robert, abbia compreso nel profondo la sua scelta di restare al fianco di Sebastian, tanto che è sua la compagnia che ha ricercato nel momento più difficile, prendendo una Passaporta per volare oltreoceano e vedersi aperta la porta con la disinvoltura di chi non si stupisce poi troppo di trovarla lì. Phoebe ha saputo ascoltare senza chiedere e l'ha aiutata a capire di avere già tutte le risposte che le servivano. Questo è il motivo per cui s'è ritrovata ad indossare una gonna di chiffon rosa e a posare sotto una cascata di petali di ciliegio e flash fotografici; a una donnina cui devi così tanto è davvero difficilissimo dire di no. E ormai sospetta che Lady Mayson lo abbia perfettamente capito. E se ne approfitti con tutta l'innocenza che è in grado di mettere insieme su quel visino circondato di capelli rosa, ma che viene spesso tradito dalle iridi ambrate che luccicano sembrando sempre aver visto o intuito qualcosa che a lei è completamente sfuggito. Ma sta lavorando per tentare rubarle anche questa piccola grande abilità.
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ephemerael · 4 years
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Che si stesse riferendo anche a quello, mentre omaggiava le sue ciocche di rame con quello che, alle orecchie della Contessina, era assolutamente un complimento? Che ciò che avrebbe potuto incenerirlo non fossero degli innocenti capelli, ma i suoi occhi o le sue labbra, che sapevano essere taglienti come il suo vento alla scogliera? Forse la sua chioma, così simile a quelli della madre, persa quattordici anni addietro per via dei troppi obblighi che un’anima libera come lei non riusciva a sopportare, erano in realtà simbolo della loro natura simile: furente, indomita, selvaggia. Aggettivi che difficilmente sarebbero suonati adatti a Lady Saoirse Maebh Flanagan, per coloro che la osservavano da lontano, mentre sedeva composta dietro al banco che poco prima aveva ospitato le sue pergamene, il volto di porcellana disteso nei suoi colori tenui del più chiaro rosa, dell’azzurro delle iridi o di quello stesso rame che la faceva apparire appena uscita da un dipinto di Waterhouse. Ma Saoirse non era una modella per ritratti, tutt’altro, e dietro al suo portamento da regina viveva un animo in tumulto, lo stesso che si palesava con cocente gelo quando pronunciava parole ricolme di rabbia per chi osava offendere lei o chi amava, o, peggio ancora, per le ovvietà. Non era docile, Saoirse, ma fiera nel suo significato di aggettivo e di nome, come gli spiriti che abitavano le sue terre, come una fata Seelie, del tutto lontana dalla perfezione con cui si palesava.
Out of nowhere
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blueladyhogwarts · 7 years
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La trama castana delle ciglia ombra quasi con eleganza l`ambra luminosa delle iridi, ma nulla, nel suo sguardo basso, suggerisce d`una vergogna o fragilità da celare con pudore. Inevitabile al protendersi al Diadema rubato, una sfuggente alterigia è velo impalpabile di impenitente incuranza sui tratti femminili - v`è una freschezza vellutata sul viso chiaro e la primavera dei ciliegi in fiore sui lunghi capelli intrecciati morbidamente a sfiorarle la schiena. Sono passi leggerissimi, quelli che posa nudi sulla ghiaia. Un gelo rapace s'insinua sulla sporgenza delle clavicole, le intorpidisce le guance e risale a brividi sulle lunghe gambe affusolate che affiorano dal vestitino modellato sull`esile sinuosità del suo corpo soave. Continua a sembrare sotto Traccia.
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  Disperdersi caotico di pensieri come le correnti d`aria che s`infrangono su di lei: scivolano, sfiorano, invadono, sottraendo l`uno l`attenzione dell`altro, un perseguitarsi aritmico da cui rifugiarsi in lunghi silenzi. Resta il dolore, in tutto questo, aghi affilatissimi che pungolano al petto come fastidio di sottofondo perpetuo che contagia le punta delle dita fino alle guance ancora intorpite dal freddo. Il sole tra le nubi discende a ferire lo sguardo ambrato tra ciglia che proiettano spicchi d`ombra sulle guance femminili. V`è di nuovo dell`indisponenza nella blanda contrazione della fronte, quasi le fosse troppo faticoso accentuare l`espressività in qualcosa di più emotivo. Sono tantissimi i dettagli che lenti cliniche e legilimanti le evidenziano, suggerimenti come sussurri maligni o talvolta invitanti di cui lei vorrebbe per un attimo privarsi. 
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 ​ La Guerra imperversa, la sua famiglia si disintegra e nell`occhio del ciclone lei studia. « Ricordami perché ho deciso scegliere Drow? » « Il diverso, lady Mayson » « Phoebe » sbuffa contro il piccolo elfo, gonfiando le guance ma ancora senza abbandonare lo sguardo noisette dal libro che ora afferra con le mani sottili per tenerlo sospeso davanti a sé, braccia tese, come a fronteggiare un nemico. « Non serve parlare, l`importante è comunicare » Interviene la piccola pryxie nera che spia supponente le pagine del libro, scuote il capino altezzosa e torna a svolazzare vicino ad Aileen. Il caos serale, vivace in una casa abitata da una bimba di appena due anni, resta caldo e isolato in quella villa dispersa sulle coste fredde dell`Irlanda.  
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novaearts · 2 years
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Hidden away in the far northern mountains, an ancient wyrm has slept for centuries recovering from a bloody battle. Lady Iridis, goddess of Pale Light, the mother of the Pale King. While the God of no throne, this lone wolf was known in the past to be good natured and kind, surprisingly so for a Wyrm. Though no less fierce in the few battles she did chose; fearless facing foes equal in size, if not larger than even her true form. This brave tenacity earned her secondary known title, "The Unshakeable".
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lukeandersonharris · 7 years
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The agreement.
Lo studio era sempre stato il suo rifugio e il luogo nel quale raccogliere le idee quando era il momento di prendere una decisione importante che riguardasse l’amministrazione della cittadina o ciò che concerneva la vita familiare e l’educazione del figlio. Era anche il luogo in cui si dilettava, nel tempo libero, nella lettura e si dedicava alla fitta corrispondenza coi circoli letterari e filosofi che frequentava soventemente. Non quel mattino. Aveva ignorato la scrivania e i documenti, la pila delle nuove lettere ancora da consultare e lo sguardo azzurro stava seguendo le due sagome che si allontanavano a cavallo. Suo fratello e suo figlio. Il solco tra le sopracciglia ne testimoniava il cipiglio più pensieroso e preoccupato. Si riscosse al sentire i tonfi sulla porta. “Avanti”, pronunciò e si volse per incontrare il sorriso della moglie che doveva aver programmato un’uscita mattutina a giudicare dal completo di una bellissima tonalità di blu cobalto. Teneva tra le mani i guanti e il cappello che avrebbe insinuato da lì a poco. “Sto andando in città per degli acquisti”, gli annunciò. “E’ incredibile quanto Fred stia crescendo in fretta”, convenne e Luke sorrise per risposta, tornando a osservare i due che si allontanavano, le con le mani insinuante nelle tasche del panciotto allacciato in vita. “Hai bisogno che compri qualcosa anche per te?”, domandò. “Il mio guardaroba è pronto per l’estate”, la rassicurò con un sorriso, dopo essersi stretto nelle spalle.  “Benissimo”, sorrise la moglie in risposta, appoggiando delicatamente il cappello sui capelli, specchiandosi nel riflesso del vetro, attenta a non sgualcire la capigliatura. “Hai ragione, dovrei comprarti qualche camicia nuova e anche qualche cravatta”.  Lucas sorrise di quel modo del tutto personale di interpretare le proprie parole a suo piacimento e si volse in sua direzione, prendendone la mano ancora libera dal guanto e baciandone il dorso. “Mi rimetto al tuo sapiente giudizio, come sempre”. La moglie dondolò le spalle in un’espressione compiaciuta ma seguì il suo sguardo e gli strinse il braccio. “Puoi ammetterlo, almeno con me”, gli fece presente. Non si scoraggiò all'espressione interdetta del marito. “Sei il più eminente filosofo della tua discendenza, ma non sopporti che tuo figlio o tuo fratello non ti parlino per più di dieci minuti ed è ciò su cui fanno leva entrambi”, gli fece notare con un sorriso, realizzando ancora una volta quanto fossero simili caratterialmente e fisicamente. Luke emise uno sbuffo in risposta. “Se mi permetti di esprimere la mia opinione”, lo guardò di sottecchi. “Te ne prego”, la esortò il marito e non soltanto per amor suo, ma realmente interessato a quello scambio di pareri che li vedeva spesso impegnati anche prima di addormentarsi. “Non posso non essere solidale con tuo fratello”, ammise in tutta franchezza. “Tu e tuo padre lo avete sempre protetto da tutto, chiuso un occhio sulla sua… esuberanza, facendogli credere che non avesse alcuna responsabilità se non nei suoi stessi confronti. E’ naturale che adesso si senta tradito e in trappola”.  “Lo capisco”, annuì il marito in risposta. “E avevo previsto questa reazione e so che ha bisogno di tempo per assimilare il tutto. Non mi aspettavo francamente che avremmo dovuto affrontare così presto questa questione”, ammise in tutta onestà, per poi passarsi una mano tra i capelli. “Ti assicuro che in prima istanza ho posto le stesse remore quando mio padre me ne ha parlato la prima volta, ma l’accordo oltre a essere incredibilmente prezioso, non è affatto vincolante. Non vorremmo mai costringerlo a un’infelicità futura e perenne”, parlò con più fervore e il baluginio sincero delle iridi azzurre. Quinn annuì con aria comprensiva, ma il cipiglio preoccupato non si attenuò neppure dal suo volto. “Certo, tuo padre si sente tutelato e protetto dall'amicizia di antica data con Lady Derbyshire, ma non sappiamo nulla di sua figlia, se non che abbia appena compiuto quattordici anni”. “Non avevo neppure quattordici anni quando ho compreso che ti avrei sposata”, replicò in risposta, ritenendo che quello non fosse il dettaglio più rilevante ai fini dell’approvazione o meno di un simile accordo. “L’età non è indice di maturità”. “Ma non tutti sono come noi”, convenne la moglie con sguardo più suadente. “Comunque a parte la giovane età, non sappiamo nulla del suo carattere e delle sue inclinazioni. Per quanto ne sappiamo potremmo essere amici come lo erano tuo padre e sua madre o potrebbero essere completamente incompatibili e detestarsi vicendevolmente al primo sguardo”, ammise con tono perfettamente ragionevole. Lucas annuì, senza scomporsi. “Ecco perché l’accordo sancisce che la Marchesina abbia compiuto diciassette anni e siano entrambi considerati abbastanza adulti da prendere una simile decisione. E poi avranno tempo per potersi conoscere prima di stringere o meno una promessa realmente vincolante”, spiegò con voce composta.  La moglie gli sorrise con aria rassicurante, inclinando il viso di un lato e parlando con sincero trasporto, nel tentativo di alleviarne la preoccupazione.  “Non tormentiamolo per il momento. Te ne parlerà quando si sentirà pronto, ma se anche non volesse, dovrai rispettarlo. Ormai non è più un bambino”, soggiunse più delicatamente stringendone il braccio in un gesto più solidale.  Lucas sospirò per risposta. “Lo so”, sembrò ripetere a se stesso. “Mi è insopportabile l’idea che sia adirato con me, ma ne ha ogni diritto. Aspetterò”, si disse nuovamente tra sé e sé. “Bene”, sorrise la moglie che insinuò entrambi i guanti e si sollevò sulle punte a baciarne il viso rasato. “A più tardi, mio caro. Salutami i tuoi filosofi, per così dire”, accennò alla lettere con espressione suadente. Sembrava più che certa che quel mattino avrebbe ignorato il suo circolo di corrispondenti. Era sempre così quando c’era qualche preoccupazione concernente la famiglia d'altronde. La seguì con lo sguardo con un sorriso, estraendo l’orologio da taschino e rimirando l’ora. Tornò ad osservare il plico di lettere che sembravano in attesa, ma scosse il capo tra sé e sé e si diresse invece verso la camera degli ospiti che riservava al padre. Bussò e ne attese risposta.
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takenews-blog1 · 7 years
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Debunking 6 Myths Concerning the Fujifilm X-Trans Sensor
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Debunking 6 Myths Concerning the Fujifilm X-Trans Sensor
The Fujifilm X-Trans sensor is evil, its design is critically flawed, and it causes all types of points. No less than, that’s what pops up on the Web now and again.
Since a few of these “X-Trans sucks” feedback and articles sustain showing on the Net, I made a decision to take a position a few of my extraordinarily restricted free time with a view to handle a few of the points. Let’s get began.
One of the vital mentioned X-Trans flaws is the purple flare with grid artifacts in backlit photographs. Sure, it’s there, and never solely with X-Trans III cameras but additionally with all different Fuji X cameras. However Bayer sensor cameras like Olympus cameras have this difficulty too, each the flare and the grid.
I do know from sources that Fujifilm investigated the difficulty, discovered the trigger (and it’s NOT the X-Trans Coloration Filter Array, or CFA), and tried to repair it ranging from the X-T20 and X100F… and it appears that evidently they succeeded.
The fellows at mirrorlesscomparisons shot the X-T2 and X-T20 side-by-side in circumstances by which purple flare can seem and the X-T20 nearly by no means confirmed any purple flare with grid artifacts, in contrast to the X-T2. They write:
I personally skilled purple flare with grid artifacts on my X-T1, however it’s frankly so uncommon and really easy to repair with a minimal motion of the digicam that it has no impression on my actual world capturing. And now I do know that after I improve to newer X-Trans III cameras, Fujifilm has already mounted this difficulty.
No, X-Trans isn’t answerable for waxy pores and skin tones. It’s the processor. To be extra exact, waxy pores and skin tones are brought on by the noise discount that Fujifilm applies to JPEG photographs (the issue doesn’t exist with RAW recordsdata).
Within the Fuji world, the X-A line (Bayer sensor) provides far more waxy outcomes than any X-Trans digicam. It’s because Fuji desires it this fashion. The X-A line could be very standard amongst Asian ladies, and Fuji’s imaging engine is tailored to satisfy their style.
Again to X-Trans… Fujifilm has listened to suggestions and has fine-tuned noise discount in addition to given clients extra vary to regulate it in-camera with X-Trans III cameras just like the Fujifilm X-T2. Waxy pores and skin tones at the moment are higher managed.
One other extraordinarily standard assault on X-Trans sensor is that it creates wormy artifacts when sharpening Fujifilm RAW recordsdata.
Okay, X-Trans requires a distinct demosaicing in comparison with standard Bayer sensors. And out of the field, some RAW converters do a greater job (Iridient) than others (Adobe Lightroom). However the good factor is that we are in cost and we don’t need to stay with Lightroom default settings — we are able to optimize our sharpening to get good crisp photographs with out wormy artifacts, even with Adobe’s RAW converter.
There are numerous examples on the internet on methods to sharpen your X-Trans RAW recordsdata finest, with out getting wormy artifacts, and I’ll share a couple of right here.
Adrian Evans
In his “X-Trans Sucks Trilogy” (Half 1, Half 2, Half three) Adrian Evans recommends, amongst different issues, to push the “element” slider and never the “quantity” slider. It is a widespread advice and works nicely, particularly contemplating that “it’s a reasonably well-known indisputable fact that the X-Trans sensor can take pushing the small print slider more durable than common.”
Ming Cai
Ming Cai has an attention-grabbing video on methods to sharpen Fuji RAW recordsdata with out wormy artifacts:
Additionally, he recommends utilizing the “particulars” as an alternative of the “quantity” slider for sharpening photographs. This helps and doesn’t provide you with wormy artifacts. However if you’d like much more sharpness, open the file in Photoshop and sharpen it there. At 6m30s he reveals the settings that work finest for him and you will note that he doesn’t get any wormy artifacts in any respect.
In the event you simply need or want to make use of the “quantity” slider on Lightroom, Ming Cai recommends that you just convert your Fuji RAW picture right into a TIFF file. Then utilizing the “quantity” slider will now not provide you with wormy artifacts.
I’d additionally add that for those who don’t have Adobe Photoshop, you may as well use Iridient (as a standalone or as a plug-in for Lightroom) for final sharp and wormy-less outcomes.
Thomas Fitzgerald
Thomas has nice X-Trans conversion protection on his weblog. He additionally discovered his private settings to sharpen X-Trans recordsdata in Lightroom with out wormy artifacts or foliage smearing, and he’s sharing his sharpening presets free of charge.
Another factor: some Fujifilm customers have observed that when Fujifilm launched X-Trans III cameras, such because the X-T2 and X-Pro2, Adobe was all of a sudden doing a a lot better (default) job with demosaicing. The truth is, having extra megapixels squeezed into the identical ASP-C sensor (24MP as an alternative of 16MP) decreased the space between the repeating RGB patterns and this facilitated Adobe’s demosaicing.
However once more, the most important affect on artifacts is made by us and the way we selected to “play” with our recordsdata. Adapt your Lightroom sharpening habits to the X-Trans particular necessities and get good clear photographs with out artifacts.
A number of the flak Fujifilm will get comes from people who find themselves offended as a result of they are saying Fujifilm promised to eradicate moiré with the X-Trans, and but they’ll generally discover moiré of their photographs. However phrases are necessary, and Fujifilm by no means mentioned X-Trans eliminates moiré, they mentioned it “mitigates” it. And this can be a very correct assertion.
Much less moiré is without doubt one of the X-Trans benefits along with sharper photographs. Here’s what DPReview says in regards to the X-T1:
Notice that DPReview mentioned “no moiré“. That is technically flawed, however it’s true that it seems lower than on Bayer cameras.
One other “Fuji Fantasy”: Fuji is dishonest in relation to ISO. In brief: ISO is a roughly arbitrary idea*. Firms like Canon and Nikon use the REI commonplace whereas corporations like Fujifilm (and I feel additionally Olympus) are utilizing the SOS commonplace. I hear that within the trade, the SOS commonplace is taken into account extra “goal”.
reviewer is, in fact, conscious of those totally different requirements and can take them under consideration when evaluating cameras. So for instance, in Admiring Gentle‘s noise comparability, they in contrast the Sony a7II with the Fujifilm X-Pro2 and adjusted the digicam settings to convey the REI and SOS commonplace on the similar stage.
The outcomes? At ISO 25600, Admiring Gentle might see solely a slight distinction between the Sony a7II and the Fujifilm X-Pro2 (lower than half a cease in favor of Sony). At a excessive ISO, the Fujifilm X-Pro2 had higher coloration constancy and no seen banding in comparison with Sony’s FF sensor, which had extra false colours and banding.
So it appears that evidently having an X-Trans doesn’t negatively affect excessive ISO efficiency… one would suppose it even helps a bit. And no, I’m not right here to say that full body and APS-C are the identical… it’s as much as each one among us to guage if the distinction is negligible or not.
P.S.: Many Fuji X customers additionally suppose that the X-Trans sensor provides the grain at excessive ISO a extra pleasing film-like look in comparison with Bayer sensor cameras.
* FYI, “Dynamic vary” can be one thing of an arbitrary idea. Lately DPReview mentioned the Sony a7RIII doesn’t have the 15 stops of dynamic vary that Sony claims, however since DR is an arbitrary idea, Sony can declare what they need. It’s as much as reviewers to seek out requirements for a good comparability.
Earlier than you name me a fanboy, I’d identical to to say that:
1. DPReview says that the X-Trans sensor delivers sharper photographs with much less moiré in comparison with the Bayer sensor
2. Admiring Gentle congratulates Fujifilm on spectacular efficiency at excessive ISO with method much less banding and false colours than Bayer sensors.
three. MirrorLessons investigated the purple flare difficulty and noticed that it’s now principally mounted on the X-T20.
four. Thomas, Adrian, Ming and plenty of different unbiased and skilled X-shooters have proven how “wormy artifacts” aren’t brought on by the X-Trans sensor however by the best way we sharpen our photographs in Lightroom.
All I’m doing is reporting what respected websites and skilled and unbiased Fujifilm X-shooter have needed to say about these subjects, including some insights I’ve due to different sources I’ve by way of working Fuji Rumors.
Fujifilm X-Trans has benefits I get pleasure from each day once I take my footage, and I feel Fujifilm ought to persist with the X-Trans sensor of their APS-C cameras.
Concerning the creator: The creator of this text is the proprietor and operator of Fuji Rumors, one of many prime sources of Fujifilm information, rumors, and data. The opinions expressed on this article are solely these of the creator. Yow will discover extra of his writing on Fuji Rumors. This text was additionally revealed right here.
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novaearts · 2 years
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Whoopsies still playing catch up on this blog while posting new stuff- Lady Iridis has a gijinka design as well! (Tbh shows off the colors of the outfit better with the shading)
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