#La casa del Granella
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Il mio ultimo articolo di commento pubblicato sul sito Pirandelloweb
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Sempre ansieme
Quando l'ansia prende il sopravvento l'unica cosa che riesco a fare è sparire, diventare una goccia di umano in un fiume di umani. Perdere ogni riferimento della persona che sono quando c'è luce, non esisto, la folla è la carne, sono uno di quei pesciolini che si fa forza insieme a mille altri pesciolini in un banco di miei simili indifferenti. Non voglio essere notato, il che è strano dato che ho dedicato la mia intera esistenza all'essere notato ma quando l'ansia sale e si mette al timone a comandare vince la corrente e andiamo dove capita. Sono finito ad una mostra di arte transmediale contemporanea e stavo messo così male che ho pure capito le opere. Cioè ho parlato con l'artista e gli ho posto delle domande e lui ha detto "Hai proprio compreso il mio lavoro non serve che io ti risponda" e io ho pensato che cazzo di paraculo dai, siamo tutti bravi a fare così. Però davvero i suoi video strani di esseri tridimensionali generati al computer mi hanno fatto sentire meglio. Ne avevo bisogno. I bar attorno alla galleria d'arte erano pieni di altri pesciolini e nessuno mi ha degnato di una parola se non l'artista che probabilmente sperava di vendermi una sua opera. L'ansia mi ha fatto fare un altro paio di migliaia di passi inaspettati e i piedi iniziano a fare male. Qualche settimana fa ero dentro al tubo della risonanza magnetica e io odio fare la risonanza magnetica perché penso sempre che troveranno qualcosa di nuovo nel mio cervello e che non saranno i resti di altrettante lampadine frantumate al suolo in un cimitero di idee geniali mancate, ma qualcosa di grave. O di nuovo. Odio le novità, basta una novità e vado in ansia. Mentre ero nel tubo e con gli occhi fissavo le mie dita e le facevo giocare ho pensato che se esiste una vita dopo la morte ecco, io spero non sia così. Spero che morire non voglia dire rendersi conto di essere in uno spazio piccolissimo e incapace di muoversi. Immagino di venire seppellito e di sentire ancora quello che accade attorno a me, qualcuno piange, qualcun altro mi rinfaccia i soldi che gli devo, poi prendono i chiodi, fissano la bara, mi calano nella fossa e poco alla volta, infarinatura di terra dopo infarinatura, resto lì, mente e anima attive, nel buio del nulla, finché i vermi non decidono di ricondizionarmi e immettermi nel mercato del concime. Nel bus ascoltavo i discorsi degli altri e immaginavo chi sarebbe andato a casa con chi, ho formato coppie casuali solo per non costringerli alla solitudine nelle mura domestiche. Ho pensato al male che ti ho fatto. In stanza mi aspetta la larva umanoide informe come sempre, questa volta però ha parlato, ha emesso un suono simile a un lamento, "Allora?" ha detto e una colata di bava gli è scesa dalla bocca priva di labbra. Ha aperto un locale a luci rosse sotto casa, qua a Vienna la prostituzione è legale, ha un nome impronunciabile e mi sono chiesto se posso fare come quando vado a mangiare il gelato ma non posso chiedere più di una pallina (due palline qua sfiorano i cinque euro) "Che mi puoi fare assaggiare cannella e granella di zolfo?" stessa cosa con le lavoratrici del locale a luci rosse "Posso assaggiare quella che sembra avere meno autostima?". Io non ho esperienza di locali a luci rosse, solo una volta ho assistito a uno spogliarello e mi sono addormentato davanti alla povera addetta ai lavori di smantellamento lingerie. Ero molto ubriaco, non era colpa sua. Sarei curioso di entrare e chiedere come funziona, è tipo prendere o lasciare o uno può scegliere? Ecco io sceglierei di finire annullato anche lì, perché l'ansia vince sempre e voglio diventare carta da parati, una di quelle figure appena abbozzate negli sfondi dei quadri impressionisti che non capisci se è un albero o un palo della luce o un uomo pieno di ansia.
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Iced coffee
Per lo sciroppo: una tazzina scarsa di latte di mandorla (in alternativa: mezza tazzina latte vaccino senza lattosio), tre cucchiaini di zucchero, un cucchiaino di aroma di mandorla amara. (Si ottiene, di fatto, un’orzata fatta in casa. In alternativa: sciroppo d’orzata del supermercato più vicino). Se proprio volete esagerare, aggiungete allo sciroppo una piccola grattugiata di noce moscata. Ghiaccio a cubetti fino al riempimento dello shaker (io uso una borraccia termica d’acciaio da 50 cl). Preparate il caffè in una moka per 3/4 persone. Versate nello shaker prima lo sciroppo e poi il caffè bollente. Infine, a corroborare, un filo d’acqua gassata per un’extra frizzantezza (uhuh! *°.•*.°). Se volete davvero strafare, inserite anche un rametto di rosmarino prima di chiudere bene. Agitate energicamente per un paio di minuti, versate il caffè freddo in un bicchiere di vetro filtrandolo con un colino a maglie larghe (i residui di ghiaccio e l’eventuale rosmarino non devono passare; la schiuma invece, sì), servite subito. Non arricchite con panna fresca appena montata, non spolverate con cannella (o cacao magro) e granella di amaretti la panna che non avete messo, non decorate (una bella schiuma compatta color nocciolina™ è tutta la guarnizione di cui avete bisogno), non aggiungete zucchero; e soprattutto, non date retta alla gente sul web che vi dice cosa fare e cosa non fare. Siate liberi, non fatevi fottere dal vezzo di aprire troppe parentesi (mi raccomando), infine ricordatevi che avete davanti a voi non un dilemma, bensì un semplicissimo bicchiere di caffè freddo. Tagliate corto, brindate con un commensale che non c’è (taac), dunque bevete prima che la schiuma svanisca. E buon pomeriggio.
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La mania del pesto: perché il pesto di pistacchi italiano dovrebbe essere sempre nella dispensa di casa tua
Se sei una persona a cui piace esplorare il vibrante e intenso sapore che il mondo culinario ha da offrire, allora sei pronto per una sorpresa. Oggi ci tuffiamo nel pesto italiano al pistacchio, una deliziosa fusione di sapori mediterranei che lascerà le vostre papille gustative frementi di gioia.
Dalle sue distintive sfumature di nocciola alla sua consistenza vellutata, il pesto di pistacchi italiano è un alimento base che non deve mai mancare nella dispensa d casa tua, eleverà i tuoi piatti allo status di gourmet. Quindi, allacciatevi le cinture e preparatevi a intraprendere un'avventura gastronomica come nessun'altra.
Scopri il mondo saporito del pesto di pistacchi italiano
Il pesto di pistacchi italiano è una deliziosa fusione di pistacchi verdi vivaci, basilico aromatico, parmigiano saporito, aglio e olio extra vergine di oliva. Questa combinazione unica crea una consistenza vellutata e un'esplosione di sapori che danzano sul tuo palato ad ogni boccone.
Perché Pesto Di Pistacchi Italiano?
● Profilo aromatico distintivo: a differenza del tradizionale pesto a base di pinoli, il pesto di pistacchio italiano offre un profilo aromatico più nocciolato e leggermente più dolce, questo grazie alla Granella di pistacchio italiana. Aggiunge un tocco delizioso ai classici piatti italiani.
● Versatilità nelle creazioni culinarie: il pesto di pistacchi italiano è incredibilmente versatile. Usalo come sugo per la pasta, spalmalo su panini o piadine, condiscilo sulle verdure grigliate o incorporalo in condimenti per insalate e marinate. Le possibilità sono infinite!
● Benefici nutrizionali: i pistacchi sono ricchi di sostanze nutritive come proteine, fibre, grassi sani e varie vitamine e minerali. Incorporando il Pesto di Pistacchio Italiano nei tuoi pasti, aggiungerai un sapore delizioso e aumenterai il valore nutrizionale dei tuoi piatti.
Come incorporare il pesto di pistacchi italiano nelle tue ricette
● Perfezione della pasta: condisci la pasta appena cotta con il pesto di pistacchi italiano per un pasto veloce e soddisfacente. Aggiungi alcuni pomodorini, spinaci e una spolverata di parmigiano per una sferzata di sapore in più.
● Pizza Gourmet: al posto della tradizionale salsa di pomodoro, spalma uno strato generoso di pesto di pistacchi italiano sull'impasto della pizza. Completalo con mozzarella, verdure arrostite e un filo di glassa balsamica per un tocco gourmet.
● Delizie alla griglia: marinare pollo, pesce o tofu nel pesto di pistacchi italiano prima di grigliarlo per una portata principale deliziosamente saporita e tenera. Servitelo insieme a verdure grigliate per un pasto completo ricco di sapori mediterranei.
Quando selezioni il pesto di pistacchi italiano, opta per marchi autentici e di alta qualità che utilizzano ingredienti di prima qualità. Cerca prodotti realizzati con veri pistacchi italiani possibilmente di Bronte (Sicilia) e olio extra vergine di oliva per il miglior sapore e consistenza.
Abbinamenti culinari innovativi
Il profilo aromatico unico del pesto di pistacchio italiano apre un mondo di abbinamenti culinari creativi. Sperimenta combinazioni dolci e salate incorporandoli in dessert come i Brownies (dolce americano) al pesto di pistacchio o usandoli come guarnizione per il gelato alla vaniglia per un delizioso contrasto di sapori.
La versatilità del pesto di pistacchio italiano si estende oltre i piatti italiani. Diventa creativo in cucina incorporandolo nella cucina fusion globale. Usalo come salsa per gli involtini primavera, mescolalo all'hummus per un tocco mediterraneo o mescolalo con lo yogurt greco per una salsa saporita.
Pensieri finali
Il pesto di pistacchio italiano non è solo un altro condimento; è un capolavoro culinario che ha il potere di trasformare i pasti ordinari in esperienze culinarie straordinarie. Quindi, perché aspettare? Che tu sia uno Chef esperto o un principiante in cucina, incorporare il pesto di pistacchi italiano nel tuo repertorio culinario, porterà i tuoi piatti a un livello completamente nuovo.
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FOOD/ LA DOMENICA IN CASA: TORTELLI ALLE ERBETTE E SALMONE AFFUMICATO E UN CALICE DI VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO BOSSONA RISERVA DELLA CANTINA TOSCANA DEI
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I grandi marchi: Cornetto Algida
«Un cuore di panna» è la frase simbolo del Cornetto, storico gelato dell’Algida, grazie agli spot televisivi e le campagne pubblicitarie, ed è parte della spensieratezza, degli amori nati in spiaggia, oltre ad essere un compagno irrinunciabile dell’estate. Se molti credono che il Cornetto sia nato grazie ad un brevetto dell’Algida, in realtà la sua storia parte a Napoli, grazie all’intuizione della gelateria Spica di via Emanuele Gianturco, ma ha origini che risagono agli Stati Uniti. Infatti il cono gelato nacque a New York alla fine dell’Ottocento, grazie a un italiano, Italo Marchioni, che lo brevettò dopo avere iniziato ad usarlo per contenere i gelati già dal 1896, allo scopo di risolvere il fatto che i bicchieri che usava per servire i gelati si rompevano o non venivano restituiti. Già nel 1912 i coni vennero prodotti su scala industriale in Oregon grazie a Frederick Bruckmann, che inventò una macchina capace di arrotolarli meccanicamente e negli anni successivi gelato si diffuse in tutto il mondo, sostituendo gradualmente i bicchieri e le coppe, ma non poteva essere impiegato nella produzione di gelati su scala industriale, infatti la crema finiva per impregnarlo, fino a renderlo fradicio. Le ricerche per creare un cono adatto a contenere un gelato congelato durarono anni ma si rivelarono infruttuose fino al 1959, quando Spica decise di ricoprire l’interno del cono con uno strato di cioccolato, in modo che la cialda si mantenesse croccante riempita di gelato. Formato da un’amalgama di olio, zucchero e cioccolato, il guscio all’interno del cono faceva che il gelato non entrasse in contatto con la parte in wafer, lasciandola asciutta e croccante. Spica associò il suo cono ad un gelato alla crema di latte , con copertura al cacao magro e granella di mandorle e nocciole. La commercializzazione del Cornetto iniziò nel 1961 e restò una esclusiva del marchio di Napoli per 15 anni. Nel 1976 la Spica venne acquisita da Unilever, che aveva già rilevato l’Algida due anni prima. Il Cornetto fu lanciato su scala mondiale, ottenendo risultati immediati in termini commerciali. Dopo pochi anni il nuovo arrivato per soppiantò il Cremino, il gelato più famoso di casa Algida, come simbolo dell’estate. Negli anni l’Algida ha commercializzato diciotto varianti del Cornetto, ma il più amato dagli italiani resta quello con wafer, cioccolato e crema al latte nato a Napoli, in una gelateria della periferia Orientale. Read the full article
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ALCUNE TORTE DELLA PASTICCERIA IRRERA DI MESSINA
Vorrei essere alto poco meno del suo cuore, così da potermi tuffare nella torta alla ricotta o scavare gallerie nella torta alla crema e meringhe o scalare la torta agli amaretti e crema e infine sciare sulla panna della torta con le fragoline, ricoperta di panna e con il cuore di crema chantilly. Vorrei esplorare la torta con le fragoline e le amarene candite, immerse nella crema e nella panna, sdraiarmi sul kiwi ricoperto di dolce gelatina e guardare seduto sulle fettine di pesca, l’enormità della torta ricoperta di crema.Vorrei essere piccolo piccolo e nascondermi sotto le scaglie di cioccolato o scavarmi una casa nella torta di fragola o in quella con la granella di nocciole e il cuore di gelato al torroncino. Vorrei scoprire tutta la torta alla frutta dove la crema si confonde con la pesca sciroppata e le fragole fanno da argine ai pezzettini di kiwi e banana o alle palline di mirtillo fresco. Vorrei tuffarmi da un trampolino dentro la crema al caffè e scendere nella sua profondità di panna e di cioccolato. Ma vorrei essere piccolo piccolo sopratutto per esplorare il suo corpo di notte, scendere dentro il suo senso, fammi cullare sul suo grembo saltare sul suo sedere ed addormentarmi al mattino nascosto tra i suoi capelli, a lei abbracciato tanto da sentire i suoi sogni e da donarle i miei fatti di crema e di desideri dolcissimi.
I would like to be a little less than her heart, so I could dive into the ricotta cake or dig tunnels in the cream and meringue cake or climb the amaretti and cream cake and finally ski on the cream of the strawberry cake, covered with milk cream and with the heart of chantilly cream. I would like to explore the cake with strawberries and candied black cherries, dipped in the vanilla cream, lie on the kiwi covered with sweet jelly and watch sitting on the peach slices, the enormity of the cake covered with cream.I would like to be small and small and hide under the chocolate chips or dig a house in the strawberry cake or in the one with the chopped hazelnuts and the heart of nougat ice cream. I would like to discover all the fruit cake where the cream is confused with the peach in syrup and the strawberries act as a leverage for the pieces of kiwi and banana or the fresh blueberry balls. I would like to dive from a diving board into the coffee cream and descend into its depth of chocolate cream. But I would like to be small, especially to explore her body at night, to descend into her sense, let me rock on her lap, jump on her ass and fall asleep in the morning hidden in her hair, embraced her so much to feel her dreams and give her dreams made my cream and sweet wishes.
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La ricetta dei Lokma
I Lokma sono delle piccole ciambelle fritte originarie della città di Izmir, ma sono diffuse in tutta la Turchia per la loro estrema semplicità di preparazione.
La Ricetta dei lokma.
Sciogliete 25 gr. di lievito per dolci in un po’ di acqua calda e un cucchiaino di zucchero. In una ciotola versate 500 gr di farina 00 e un pizzico di sale e aggiungete il lievito sciolto, unite con dell’acqua tiepida e impastate fino a quando non raggiungete un composto morbido e liscio. Coprite con un canovaccio e fate riposare in un luogo asciutto fino a quando l’impasto non raddoppierà di volume. Mentre attendete la lievitazione potete preparare lo sciroppo versando 110 gr d’acqua tiepida in 250 gr di zucchero, aggiungete anche un po’ di succo di limone e sciogliete lo zucchero, portate ad ebollizione la soluzione e fate sobbollire a fuoco basso per altri cinque minuti. Spegnete e lasciate raffreddare. Ora che l’impasto é lievitato con un cucchiaio staccate la quantità che vi serve per realizzare una ciambellina (potete optare anche nella versione “a pallina”). In una padella versate una generosa quantità di olio e fate riscaldare. Quando l’olio sarà ben caldo immergete le ciambelline e doratele su entrambi i lati. Dopo averle scolate bagnatele con il vostro sciroppo e mangiatele preferibilmente ben calde. Se volete potete aggiungere un po’ di cannella o della granella di pistacchio o nocciola.
Afiyet olsun! Buon Appetito!
Lokma ai funerali
Sulla costa egea turca quando muore una persona, davanti alla moschea viene chiamato dai familiari del defunto un venditore di lokma che servirà i dolci alla gente dopo il funerale. Un modo per “addolcire” l’amarezza dell’evento a tutti i partecipanti. Una circostanza che capita di vedere anche ad Istanbul se il defunto é originario della zona egea della Turchia.
La foto che vedete l’ho scattata vicino alla moschea di casa mia poco prima dell’inizio di un funerale.
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La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città. Scrivi una e-mail a: [email protected] Seguici anche su www.facebook.com/istanbulperitaliani
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Polvere a velo
Natalia, detta Lia, batte ritmicamente i piedi su una musica che non c’è. Sembra quasi un conforto, una nervosa ma rassicurante abitudine. Del resto, da quegli altoparlanti sfasciati, non possono che uscire parole stonate, inviti senza cornice ad andare a dormire, a mangiare, a respirare aria grigia nella corte del casamento.
Poco è cambiato in questi dieci anni, da quando è arrivata. La casa di riposo non è foriera d’entusiasmi, e lei non spende certo del tempo a cercarli. Passa le sue giornate ricurva su una poltrona morbida di velluto verde, rivolta verso il tavolo conviviale dove le altre giocano a canasta.
Si regge quel viso scavato e scabro con la mano fasciata da una garza bianca, e appoggia il gomito sul bracciolo consumato. È sottile come un giunco, Lia, i capelli neri peciati raccolti in una coda scomposta sembrano quasi il punto marcato a pennarello sopra la lettera i. Le labbra, truccate con cura, sono sempre piegate in un sorriso rassicurante, senza averne motivo.
“Cosa mai avrà da ridere, dico io” bofonchia con accento straniero la signora che ogni giovedì mattina fa le pulizie in quelle stanze fredde con l’eco, all’infermiera bionda sulla cinquantina che piega senza voglia una tovaglia sgualcita.
“Ha una cartella clinica che pare uno di quei libretti gialli allegati alle riviste scandalistiche d’estate” risponde, e continua “faceva la maestra in una scuola elementare in provincia di Ferrara, l’avevano nominata anche cavaliere della Repubblica per merito, insomma, era una di quelle che nel lavoro ci ha sempre messo una gran passione. Come si possa amare quello che si fa lo capirò forse nella prossima vita.“
S’interrompe con una risata grassa, scomposta ma soprattutto autocelebrativa, mentre l’altra la incalza.
“Dai, e quindi?” “E poi un giorno, mi pare fosse poco prima di Natale, l’anno esatto in cui è andata in pensione dopo una carriera impeccabile, ha fatto una delle sue merende, in casa, invitando i bambini della quinta elementare. “ “Un bel pensiero” “Sì, cioè no. Li ha fatti sedere, tutti con le gambe incrociate sul tappeto persiano, poi ha portato il succo di frutta alla pesca, i cioccolatini con la ciliegia e dei biscotti a forma di stella, con la granella di zucchero sopra.” “Ecco, e poi hanno intonato tutti insieme quelle melense nenie natalizie... Forza, sbrigati col racconto, ché ho tutti i bagni da pulire.” “In realtà è bastato il primo morso a non farli cantare più. Mai più, intendo. Quando le madri sono arrivate per riprenderli, la sera, li hanno trovati distesi, immobili, uno a fianco all’altro, mentre lei leggeva un libro alla luce tiepida dell’abat-jour.” “Non ci credo, quello scricciolo di donna con gli occhi che sembra un cerbiatto, ha fatto tutto questo?” “Pensa che nella deposizione, davanti al giudice, ha spiegato con quanta cura e dovizia avesse frantumato in mille pezzi la punta di vetro decorato dell’albero, fino a farla polvere, per unirla a stricnina e vx, un agente nervino potentissimo che usavano un tempo come insetticida.”
La donna delle pulizie si mette una mano davanti alla bocca, sgomenta.
“Sai che, ieri, quando abbiamo fatto l’albero, tutti i vecchi hanno messo su qualcosa: Nino e Antonio stavano in equilibrio instabile sul deambulatore, la Maria e quell’altro che ripete sempre il messaggio del treno, non ricordo mai il nome...” “Ah, Giuliano, il dipendente d’oro delle ferrovie” “Brava, lui. Insomma, tutti hanno attaccato qualche addobbo all’altezza consentita dall’artrosi delle loro braccia” “E la Lia?” “Le abbiamo dato una decorazione dorata, a forma di stella, ma non si è mossa dalla sedia.” “La mano gliel’hai fasciata tu, stamani?” “Sì, a un certo punto ha stretto quella stella così forte, e con una tale energia da ridurla in non so quanti taglientissimi pezzi. Più stringeva e più rideva, col fragore di un sghignazzo spietato e il sangue che le colava dappertutto: ti sembra sempre una dolce e innocua anziana signora?” “Parla piano, non vorrei sentisse” “Macché, son dieci anni che è qui, avesse mai aperto bocca. Quella non capisce più nulla.”
Dopo averla tenuta sotto il braccio per tutto il racconto, l’infermiera sistema finalmente la tovaglia nel cassetto. Lia la guarda dal suo angolo non distante, con le orecchie che ci sentono eccome, gli occhi che ridono e un sorriso feroce. Aveva giurato di non farlo più, ma a una maestra si porta sempre rispetto. Con le unghie laccate della sua mano fasciata, si batte due volte il petto all’altezza del cuore, proprio lì, dove una spilla dorata ben nascosta tra la spallina e la sottoveste, chiude una piccola busta di stoffa. Dentro, piegato bene, il suo segreto più dolce.
Ginevra Barbetti
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Il Bistrot familiare
Connor ha appena completato un corso di arti culinarie e ora sta visitando la sua cara nonnina. La nonnina ha preparato i suoi piatti speciali per dare il benvenuto a Connor. Connor, un aspirante cuoco, vorrebbe aprire un chiosco dove servire cibo e riproporre le deliziose ricette della nonnina. Aiuta Connor lo chef e la mitica nonnina a realizzare il loro sogno di gestire un bel chioschetto!
Il contenuto verrà sbloccato al livello 12. Riceverai un invito pop-up per unirti agli aiutanti temporanei Connor lo chef e la mitica nonnina, che sono appena arrivati alla fattoria per l'evento Bistrot familiare. Per visualizzare l'aggiornamento potrebbe essere necessario forzare la chiusura del gioco o riavviare il dispositivo.
Tocca il bistrot per avviare l'evento. Quest'area temporanea migliorerà in ogni fase mentre avanzi nell'evento.
L'evento Bistrot familiare inizia il 1 settembre e termina il 12 settembre 2021. L'evento è composto da 6 fasi, ciascuna con le sue ricompense. Hai a disposizione 12 giorni per completare l'evento e vincere l'aiutante temporaneo, Chip il cuoco per 30 giorni.
Dovrai raccogliere oggetti evento rari e produrre ricette a tempo limitato per completare ogni fase dell'evento. Completa la fase per vincere ricompense.
Puoi anche ottenere ricompense esclusive acquistando il Pass familiare:
Tema del bistrot, che resterà attivo per tutta la durata dell'evento.
Ricompense del livello raddoppiate.
L'aiutante temporaneo potenziato Chip il capocuoco
Il chiosco del cuoco è un'area temporanea dove puoi ottenere gli oggetti evento rari necessari per ogni ricetta. Ad esempio, vi troverai il colorante alimentare, che dovrai usare nella fase 1.
Aiutanti temporanei: Connor lo chef e la mitica nonnina
Puoi acquistare Connor lo chef e/o la mitica nonnina come aiutanti affinché ti diano una mano durante l'evento. Avrai maggiori probabilità di trovare oggetti rari dell'evento e molto altro ancora accettando il loro aiuto.
Potenziamento Caramelle
I tuoi aiutanti Connor lo chef e la Mitica nonnina possono raddoppiare gli oggetti evento che trovano usando il potenziamento Caramelle. Ottieni questi potenziamenti dai forzieri del tesoro o acquistali usando le chiavi.
Nota: il ritrovamento di oggetti rari non è garantito. L'effetto del potenziamento è quello di raddoppiare gli oggetti evento rari che trovi nelle ricerche.
Nuovi oggetti e dove trovarli:
Fase 1: Coni di carta - Presso la radura, il laghetto, la miniera, il molo, il mulino e gli animali da premio. Colorante alimentare - Presso il labopopcornio
Fase 2: Granella arcobaleno - Al laghetto, alla miniera, al molo, al mulino e presso gli animali da premio. Tavoletta di cioccolato - Alla cucina della nonnina
Fase 3: Gocce di cioccolato - Alla radura, al laghetto, alla miniera, al molo, al mulino e presso gli animali da premio Gelato alle mandorle - Alla cucina della nonnina
Fase 4: Lattuga - Alla radura, al laghetto, alla miniera, al molo, al mulino e presso gli animali da premio Tortilla - Presso il labopopcornio
Fase 5: Set di ferri da maglia - Alla radura, al laghetto, alla miniera, al molo, al mulino e presso gli animali da premio Set di fermamaglie - Presso il labopopcornio
Fase 6: Cotone - Alla radura, al laghetto, alla miniera, al molo, al mulino e presso gli animali da premio Tintura per tessuti - Alla casa-cucina di Connor
Ricompense:
Fase 1 - 8 semi lampo e 5 guanti dorati Fase 2 - 3 chiodi e 8 semi lampo Fase 3 - 2 lucchetti e 5 guanti dorati Fase 4 - 2 chiodi, 2 lucchetti e 5 guanti dorati Fase 5 - 10 chiavi e una scatola di bollini (3 di bronzo, 2 d'argento e 1 d'oro) Fase 6 - Aiutante temporaneo Chip il cuoco per 30 giorni
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I grandi marchi: Cornetto Algida
«Un cuore di panna» è la frase simbolo del Cornetto, storico gelato dell’Algida, grazie agli spot televisivi e le campagne pubblicitarie, ed è parte della spensieratezza, degli amori nati in spiaggia, oltre ad essere un compagno irrinunciabile dell’estate. Se molti credono che il Cornetto sia nato grazie ad un brevetto dell’Algida, in realtà la sua storia parte a Napoli, grazie all’intuizione della gelateria Spica di via Emanuele Gianturco, ma ha origini che risagono agli Stati Uniti. Infatti il cono gelato nacque a New York alla fine dell’Ottocento, grazie a un italiano, Italo Marchioni, che lo brevettò dopo avere iniziato ad usarlo per contenere i gelati già dal 1896, allo scopo di risolvere il fatto che i bicchieri che usava per servire i gelati si rompevano o non venivano restituiti. Già nel 1912 i coni vennero prodotti su scala industriale in Oregon grazie a Frederick Bruckmann, che inventò una macchina capace di arrotolarli meccanicamente e negli anni successivi gelato si diffuse in tutto il mondo, sostituendo gradualmente i bicchieri e le coppe, ma non poteva essere impiegato nella produzione di gelati su scala industriale, infatti la crema finiva per impregnarlo, fino a renderlo fradicio. Le ricerche per creare un cono adatto a contenere un gelato congelato durarono anni ma si rivelarono infruttuose fino al 1959, quando Spica decise di ricoprire l’interno del cono con uno strato di cioccolato, in modo che la cialda si mantenesse croccante riempita di gelato. Formato da un’amalgama di olio, zucchero e cioccolato, il guscio all’interno del cono faceva che il gelato non entrasse in contatto con la parte in wafer, lasciandola asciutta e croccante. Spica associò il suo cono ad un gelato alla crema di latte , con copertura al cacao magro e granella di mandorle e nocciole. La commercializzazione del Cornetto iniziò nel 1961 e restò una esclusiva del marchio di Napoli per 15 anni. Nel 1976 la Spica venne acquisita da Unilever, che aveva già rilevato l’Algida due anni prima. Il Cornetto fu lanciato su scala mondiale, ottenendo risultati immediati in termini commerciali. Dopo pochi anni il nuovo arrivato per soppiantò il Cremino, il gelato più famoso di casa Algida, come simbolo dell’estate. Negli anni l’Algida ha commercializzato diciotto varianti del Cornetto, ma il più amato dagli italiani resta quello con wafer, cioccolato e crema al latte nato a Napoli, in una gelateria della periferia Orientale. Read the full article
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Dalla mia tavola - Frittura di pesce (di Comare Antonella), Calamari ripieni al sugo (di La Moglie), pasta ncaciata ( di La Moglie), sarde in beccafico al sugo (di La Cognata), Caponata in agrodolce ( a cumari i me cumari), gamberoni freschi alla brace (di ferribotti), Castrato al forno (di Petru u jancheri), sasizza alla brace (di Petru u jancheri), bianco e nero (profitterol con panna immersi in una crema nocciola di Terranova), Cannoli alla ricotta e granella (di Terranova).
La nonna diceva sempre “Mancia c’ammazzi i mali” , “mangia che uccidi le malattie” e mi propinava piattia a mai finire con pastina nel brodo di 45 polpettine, o 150 gr di maccheroni fatti in casa con il sugo del coniglio di 5 chili cucinato per l’occasione e poi mi dava la coscia del coniglio, morbida di sugo e più grossa del mio braccio, oppure un piatto enorme con fagiolini e patate o la pasta fatta in casa con il sugo del pomodoro fresco o gli spaghetti con le zucchine fresche fritte, la pasta al pomodoro con le melanzane fritte, le braciole messinesi, il pescistocco alla ghiotta, le sarde fritte, i calamari ripieni, la salsiccia, la cotoletta, il falsomagro, il pescespada con la cipollata in agrodolce, i peperoni arrosto con le patate fritte, la cipolla cruda tenuta a bagno nell'aceto, la pasta con le fave, la pasta con i ceci, il minestrone, la verza con il maiale, il sugo di muso di maiale o di piedino di maiale, il fegato arrostito nel grasso del maiale, il pane fritto con i finocchietti selvatici saltati con aglio e peperoncino, il pane caldo con l’olio nuovo e lo zucchero, il pane caldo con il pomodoro fresco e le olive schiacciate tenute sott’olio con il sedano e il peperoncino, le melanzane fatte al forno con olio e peperoncino, l’insalata di limone, l’alonga al sugo, i totani ripieni al sugo, il sugo di salsiccia, le cozze bollite, le cozze ripiene, la pasta con le cozze, gli arancini, la granita fatta in casa con i biscotti di pane, le fraviole ripiene di ricotta e cioccolato, i rispeddi fritti con l’uvetta, la torta con il pan di spagna e il vermut tra strati di crema alla vaniglia, crema al cioccolato, crema di ricotta, la ricotta fresca con lo zucchero o il caffè macinato, la pasta con i broccoli, il torrone della zia, la torta al limone e ancora tutto quello che era commestibile e digeribile con lei che ripeteva “Mancia chi ‘mazzi i mali”, e allora io dico a voi mangiate che mazzate du figghiu i buttana du curona virus, manciati, manciati....
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Cheesecake COCCO e NUTELLA senza PHILADELPHIA La Cheesecake cocco e nutella senza formaggio spalmabile è un dolce fresco, goloso, super veloce e senza cottura! Una torta fredda a base di biscotti secchi, un ripieno cremoso, cocco grattugiato e vaniglia, senza Philadelphia, il tutto ricoperto da uno strato morbido di nutella: insomma una goduria per il palato! La cheesecake cocco e crema di nocciole senza Philadelphia mette insieme due ingredienti che formano un duo imbattibile, si prepara in poco tempo ed è di una golosità e di una leggerezza unica Ideale per gustare un dessert fresco, da preparare quando non si ha voglia di accendere il forno, una ricetta facile basta scegliere gli ingredienti giusti e seguire pochi e semplici accorgimenti. Potete utilizzare i biscotti secchi che avete in casa: frollini classici o al cioccolato, a patto che non siano farciti, il tempo di polverizzarli e la base è pronta. Per la farcia ho utilizzato al posto del Philadelphia la ricotta che si sposa perfettamente con la farina di cocco, ma potete utilizzare anche il mascarpone, il tempo di rassodarsi in frigo ed è pronta per essere arricchita da uno strato abbondante di Nutella e granella di nocciola. Perfetta da servire come dessert a fine pasto per pranzi e cene, ottima come merenda golosa per fare felici i vostri bambini. Per la ricetta completa vai sul mio blog a Tavola con Tea e scrivi dove trovi questo simbolo 🔍 Cheesecake COCCO e NUTELLA senza PHILADELPHIA oppure vai su Google e copia il seguente link https://blog.giallozafferano.it/atavolacontea/cheesecake-cocco-e-nutella-senza-philadelphia/. #chocolate #chocolatecake #cheesecake #recipes #recipeoftheday #picoftheday #followme #followforfollowback https://www.instagram.com/p/CNfzPjdhcE7/?igshid=xjts937i48k2
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{ New post } 🥳 Buongiorno e buon inizio settimana! come avete trascorso il week end? noi ci siamo rilassati a casa e fatto qualche lavoretto, quelli che rimandi sempre…e ovviamente ho preparato una torta! Ma di questa torta ve ne parlerò in un altro post😁 oggi nella mia cucina trovate i MUFFIN allo YOGURT, delle morbide tortine monoporzione. Prepararli è molto semplice e veloce. Sono perfetti per la colazione ma anche come merenda golosa! Ho utilizzato lo yogurt bianco, ma potete sostituirlo con il vostro gusto preferito e per la decorazione potete sostituire la granella di cioccolato con degli zuccherini o scaglie di mandorle🙌🙌🤩 . 📌Salva la ricetta📌 125 g di yogurt bianco 75 g di farina 50 g di fecola 1 uovo 70 g di zucchero 50 ml olio di semi 1 limone (scorza) 8 g di lievito per dolci 2 cucchiai di granella di cioccolato per decorare . Per prepararli insieme vi aspetto sul blog 👉 www.cookingwithjulia.it 🌎 link nella Bio del mio profilo @juls_cooking_with_julia . . . . . #newpost #cookingwithjuliaitaly #cookingwithjulia #muffin #yogurt #colazioneitaliana #colazione #breakfastlover #breakfast #buongiorno #goodmorning #bloggallineincucina #bloggaline #aifb #dolcidaforno #foodfotography #foodies #muffinrecipe #yogurtcake (presso Roma, Italia / Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/CKx5z8YnLMO/?igshid=1ti67e7cqq5sv
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FERRERO ROCHER FATTI IN CASA Avete mai pensato di fare voi a casa i Ferrero Rocher? Se non li avete mai fatti sicuramente almeno una volta nella vita vi sarà capitato di assaggiarli. Un prodotto bello da vedere e buonissimo da mangiare ed pensate uno dei regali più utilizzati al mondo per le feste del Natale. Diciamocelo, sono buonissimi, un cuore nutelloso che avvolge la famosa nocciola delle Langhe un guscio di croccante wafer ed un esterno di ottimo cioccolato e nocciola che Ferrero reputa la punta di diamante dell’azienda. Oggi vi insegnerò a fare la versione casalinga, veloce da preparare e che sicuramente entrerà a far parte delle vostre ricette di casa. FERRERO ROCHER FATTI IN CASA ▪️Ingredienti: ▫️150 gr di wafer bianchi ▫️150 gr di burro fuso ▫️300 gr di Nutella ▫️100 gr di nocciole ▫️200 gr di granella di nocciole ▫️200 gr di cioccolato al latte ▪️Preparazione: Mettere i wafer in un sacchetto e ridurli in polvere. Aggiungere il burro fuso e mescolare il tutto formando un impasto. All’interno di uno stampo a mezzesfere mettere l’impasto e foderare bene lo stampo. Nel centro mettere la nutella ed una nocciola intera. Accoppiare le due mezze sfere e metterle in frigorifero a rapprendere. A parte sciogliere il cioccolato, mescolarlo alla granella di nocciola. Con una forchetta prendere le palline e immergerle nel cioccolato e nocciola e riporli su un piatto. Far rapprendere il cioccolato e mangiarli. Se volete farli bianchi potete sostituire il cioccolato al latte con il Cioccolato bianco per averne una versione “limited edition” https://www.instagram.com/p/CG1t-EZAURb/?igshid=9w6b7ba05cqc
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066 – DICCIONARIO DE ENOLOGÍA.
CARRASVIÑAS. Vino blanco español, elaborado con cepas Verdejo y Viura. D.O. Rueda (Castilla y León). Producido por Félix Lorenzo Cachazo. Pozáldez (Valladolid) Dorado muy pálido, con vivos reflejos verdosos y limón. Aromático, intenso, con recuerdos de heno y flores blancas, fruta carnosa y matices minerales. Muy seco al paladar, con buen cuerpo y estructura. Final de boca amplio y potente con recuerdos a fruta madura.
CARRILERO. Con este apelativo se alude a los vinos que estando amparados por una denominación de origen, compiten por la franja más baja del mercado.
CARTA VIEJA. Viña chilena que inició sus actividades en 1825, en el valle del Maule. Sus propietarios la familia Del Pedregal, desde 1985, don Alberto Del Pedregal decide embotellar su propia marca Carta Vieja.Su producción en 1998 fue de 4 millones de litros. La viña posee 500 hectáreas donde se cultivan Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot y Sauvignon Blanc.
CARTA DE ORO. Vino tinto de la denominación de origen Rioja que pertenece a la bodega: Bodegas Berberana S.A.
CARTA DE PLATA. Vino blanco de la denominación de origen Rioja que pertenece a la bodega: Bodegas Berberana S.A.
CARTA DE VINOS. Lista de vinos que redacta un restaurante (el sumiller, si tiene) con los precios correspondientes y que definen la categoría del establecimiento.
CARTA NEVADA. Vino cava de la denominación de origen vinos espumosos que pertenecen a la bodega Freixenet S.A.
CARTIZZE. Es una joya de la región vitivinícola italiana, situada en la región del Treviso. El vino Cartizze es un vino claro y ligeramente amargo que se obtiene de uvas de la variedad Prosecco.
CASA CASTILLO. Vino tinto español, producido con cepas tempranillo. D.O. Jumilla (Murcia). Elaborado por Julia Roch e Hijos. Jumilla (Murcia). Destaca por sus aromas frutales de buena intensidad, con recuerdos de frambuesas, fresas, y de frutos negros del bosque, con un fondo ligeramente anisado. En boca es sabroso, maduro, con buen peso de la fruta, potente y alegre, con un tacto ligeramente punzante. Un buen vino joven, muy agradable para beber.
CASA DE LA VIÑA. Vino tinto crianza español, producido con cepas Cencibel. D.O. Valdepeñas (Castilla-La Mancha). Elaborado por Casa de la Viña. La Solana (Ciudad Real). Rojo picota muy cubierto con ribetes ladrillo. Recuerdos de violeta y frambuesa en nariz sobre un fondo de vainilla y algún eco balsámico. Suave en el paladar, con tanino muy pulido y una punta de acidez que mantiene enhiesto el conjunto. Un vino agradable, de persistencia media-alta.
CASA LA JOYA, CABERNET SAUVIGNON. Vino tinto chileno, de color rojo-rubí, con cuerpo y redondo al paladar. Un vino balanceado, presenta sabor a cereza. Este cabernet es excelente para acompañarlo con roast beef y carnes a la parrilla, pavo y pastas. Servir a temperatura ambiente.
CASA LA JOYA, MERLOT. Vino tinto chileno, de vibrante frutosidad, suave textura y suaves taninos que caracterizan este Merlot. Es ideal para acompañarlo con variadas comidas, especialmente carnes, pastas, guisos y comidas peruanas. Se sirve a temperatura ambiente.
CASA LA JOYA, SAUVIGNON BLANC. Vino blanco chileno, posee un sabor a manzanas verdes y peras. Maridaje: con mariscos, pescados, ensaladas y platos vegetarianos. Se sirve bien helado.
CASA RIVAS, SAUVIGNON BLANC 2000. Vino blanco chileno. Valle del Maipo. Sus aromas están claramente definidos por el grupo floral, muy limpio y fresco, sin llegar a ser elegante. Hay fruta blanca madura, como durazno. En boca es fresco y vivaz, simple y con buena acidez.
CASABLANCA. Viña chilena de propiedad de la empresa Santa Carolina, ubicada en el valle que le da su nombre. Siembran 166 hectáreas de viñedos de las cepas Chardonnay, Sauvignon Blanc, Merlot, Cabernet Sauvignon y Gewurztraminer.
CASAL DE MEÍN. Vino blanco español, elaborado con cepas Treixadura, Godello, Albariño, Loureiro y Torrontés. D.O. Ribeiro (Galicia). Producido por Viña Meín. Leiro (Ourense). Color amarillo muy pálido con destellos verdes, muy brillante. Intenso, fragante en nariz, con presencia de fruta fresca (manzana, albaricoque) y agradables notas balsámicas. Lleno y glicérico al paladar, rico en sensaciones gustativas. Muy aromático en vía retronasal.
CASAS DE GINER. CABERNET SAUVIGNON RESERVA 1998. Vino tinto chileno. Valle de Itata. Precio estimado: sin referencia. Manifiesta aromas poco frutales más bien quemado o que recuerda al cartón, demasiado tostado. En boca es ligero y aguado. Parece que el tiempo ha causado estragos.
CASAS DEL BOSQUE. MERLOT RESERVA 2000. Vino tinto chileno. Valle de Casablanca. Un vino simple de aromas, con insinuación de frutos silvestres del bosque, para hacerle honor a su nombre. En boca es agradable, de ataque dulce, pero corto y levemente astringente.
CASAS DEL TOQUI. Viña chilena en sociedad entre el Chateau del Médoc francés Larose Trintaudon y la familia Granella. Sus viñedos se encuentran en el valle de Cachapoal, cerca de Rancagua. En 1975 embotellaron 700,000 botellas. Utilizan Cabernet Sauvignon, Semillón y Chardonnay. [email protected]
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