#La Prima Notte del Giudizio
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Ieri sono andata di nuovo dalla mia amica giapponese.
Sono arrivata da lei nel pomeriggio di sabato e siamo andate insieme al 銭湯 (sentō), ossia i bagni pubblici giapponesi. Questa volta mi ha fatto meno effetto ma è sempre in qualche modo liberatorio essere letteralmente nuda assieme a tanta altra gente nella tua condizione. Ci si guarda però non c'è troppo giudizio, perché ci sono così tanti corpi diversi che il giudizio sembra perdere di senso.
Dopo essere stata a rilassarmi nella vasca super calda con le turbe idromassaggio (che relax madonna), la mia amica mi ha proposto di immergermi nella vasca fredda:"Vedrai che bella sensazione!". Io inizialmente le dicevo che avrei voluto evitare perché non mi sembrava troppo sensato far fare uno sbalzo di temperatura così forte al corpo; in più conosco la mia polla (ossia me stessa). Alla fine però mi sono lasciata convincere e l'ho fatto: Mix perfetto per un cazzo di capogiro che così forte penso di non averlo mai avuto nella mia vita. Fortuna che è passato dopo qualche minuto e quindi vabbè tutto a posto.
Poi mi chiede del lavoro e del perché ho cambiato: le spiego che ho il doppio delle ferie di prima e mi fa:"Vabbe ma 20 giorni di ferie sono normali no?". È la seconda volta che me lo ha detto e io ogni volta le dico, no, la normalità in Giappone è 10 e mi stupisce sempre che lei, giapponese, anche se anziana, viva così fuori dal mondo e mi rendo conto che chi lavora nella scuola pubblica è privilegiato non solo in Italia, ma pure qui.
A cena abbiamo mangiato 冷やし中華 (hiyashi chūka - foto 1) ovvero noodles freddi cinesi con verdure e carne e una salsa fatta di salsa di soia, aceto, zenzero e sesamo. Poi aveva preso anche dei salamini francesi: buoni, ma peccato fossero letteralmente dolci - poco sale e pochissimo pepe rispetto ai nostri. Da bere una lattina di birra e del vino bianco (scarso).
La notte un inferno: mi sono svegliata forse alle 4/5 con una nausea e un mal di testa fortissimo. Ho temporeggiato girandomi da un lato all'altro per ore e ore, svegliandomi e riaddormentandomi di continuo, finché non ho sentito la mia amica sveglia. Mi sono alzata e le ho detto:"Yuki che guaio, mi viene da vomitare...", mentre lei mi suggeriva di tornare a dormire, ho preso un sorso di acqua... tempo 2 sec e sono corsa al bagno a vomitare. La causa penso sia stata il fatto che sono stata troppo indulgente col vino, che secondo me era pure di scarsa qualità.
Sono tornata a dormire finché non era ora di pranzo, intorno alle 12.
Questa volta però non siamo andate a pranzo dai suoi genitori, ma la mia amica ha organizzato un pranzo a casa sua in cui ha invitato: la sua insegnante di italiano (che è di Salerno e io, quando l'ho saputo, le ho chiesto di presentarmela), suo marito giapponese, un suo compagno di classe (che frequenta la stessa insegnante), la moglie e una sua collega molto giovane che insegna inglese nella stessa scuola media dove insegna anche lei.
L'insegnante di italiano è simpatica, però è la tipica signora italiana con un carattere forte che sta sempre in mezzo a fare le cose al posto degli altri, un po' ignorante e banale (che cazzo mi vieni a dire a fare: che palle D'Annunzio, che palle Manzoni, che palle tutti - dì che non ti piace la letteratura senza fare sceneggiate, no?), insomma, tipica signora italiana. Però ha preparato la parmigiana di melanzane quindi un po' la perdono ahahah.
Il marito invece super tranquillo e straeuridito: prima della pensione era un professore di storia romana e ha vissuto in Italia per svariati anni. Conosce un sacco di aneddoti italiani che manco io sapevo (tipo sul palio di Siena, su Matera etc) ed è il tipo che una volta che parte non lo fermi più. Non ricordo come se n'è uscito con questo argomento, ma dopo aver detto che c'era stato un momento in cui era senza lavoro e senza soldi e che non poteva nemmeno tornare in Giappone, ha detto anche che mentre stava facendo un lavoro prendeva uno stipendio sia in Italia che dal Giappone, nello stesso momento. Io sempre più convinta che chi ha vissuto in quegli anni ha avuto un culo della Madonna perché i soldi si buttavano come non è mai più successo (esempio plateale: mio nonno baby pensionato che ha vissuto metà della sua vita in pensione... METÀ).
Detto questo, fortunatamente sono riuscita a godermi il pranzo nonostante la vomitata.
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DIETRO IL TRADIMENTO
Ormai ti sarà chiaro che non parliamo del classico concetto del tradimento, ma della sua radice, che è tutta un’altra cosa.
Quando uno tradisce veramente, nei fatti, o abbandona, è perché ormai è finita, ormai non ce la fa più, ormai è tagliato fuori dal rapporto, è tagliato fuori dal cuore.
Anche se succede a uno dei due e all’altro no, comunque ci si trova davanti a un muro del sistema familiare, a un muro delle paure dell’altro, a un muro di rabbia, un muro di tutto ciò che volete, fatto sta che il tradimento non è andare con un’altra persona, quello è l’ultimissimo dei passi.
Il tradimento comincia quando non si condividono i problemi, quando non si ha il coraggio di dire come stanno le cose. E non parlo del tradimento di per sé, ma dell’inizio, quando sento che inizia a venire a galla questa roba, le mie paure, le mie ferite.
Quando non si ha il coraggio di parlare dei propri bisogni, si dà tutto per scontato…
Uno tradisce quando non ha il coraggio di condividere i suoi bisogni, le sue paure, le sue ferite, quando non si apre all’altro.
Come fai a fidarti di uno che non comunica fin dall’inizio, non si apre, si apre relativamente, o solo in certi momenti e non a tutto il resto? Lì stiamo già tradendo l’energia dell’altro, stiamo tradendo il cuore dell’altro.
Dobbiamo vedere le cose da tutti i punti di vista, perché poi l’effetto macroscopico, che è “mi ha lasciato, mi ha tradito ecc.”, questo è facile da vedere.
Ma riusciamo a vedere anche da dove è cominciato? Spesso molto, ma molto prima. Cose che non vede nessuno. E lì nessuno dà ancora la colpa, perché nessuno vede niente.
E, come già detto più volte, non si tratta di dare colpe, ma di capire causa, condizione, effetto.
Una cosa che a me preme molto, avendo lavorato con i maestri orientali e anche occidentali, ma soprattutto orientali, è farvi sapere che in Oriente tutti fanno un percorso, tutti hanno un maestro, perché è così.
L’uomo ha bisogno di crescere e questa crescita non te la dà la famiglia, non te la dà la scuola, non te la dà nessuno.
È una crescita interiore e spirituale.
È soprattutto la capacità di vederti dentro: e questo non te lo insegna nessuno.
E come fai a vivere se non sai niente di te, se non sai come funzioni?
Ti butti nei rapporti che sei un casino e poi ti chiedi come mai soffri e come mai gli altri soffrono con te?
È come prendere la Ferrari, accelerare a 300/h e guidare bendati di notte, per poi schiantarsi, finire all’ospedale e chiedersi: “Come mai è successo?”
Ecco, i tibetani in questo caso parlano di ignoranza: non che non hai studiato, ma che non vedi assolutamente quello che stai facendo, né perché lo stai facendo.
Ignoranza in tibetano si chiama timuk, che vuol dire “mente annebbiata”, o tradotto nel nostro linguaggio, una mente piena di confusione, ma che nonostante la confusione vuole far questo, quello, dice di sentire quello, provare quell’altro, pretende che gli altri siano così o colà etc…
Questa è tutta ignoranza, confusione. Vogliamo delle cose dagli altri quando non siamo capaci di averle da noi stessi in primis.
Per concludere, penso tu abbia compreso che il tradimento e l’abbandono non accadono dall’oggi al domani.
Sì, l’aspetto fisico magari è evidente e immediato, ma in realtà è cominciato tanto tempo prima.
Di solito poco dopo l’inizio di una relazione, per i motivi spiegati.
Perciò, cerca di rileggere queste lezioni.
Rileggile più volte e cerca di studiarle.
Studiarle vuol dire osservarsi, senza giudizio, così da capire quali sono i tuoi meccanismi.
E, soprattutto, osserva dove menti: “Ah, no, questo non mi riguarda, questo riguarda mio marito etc”.
No: ti riguarda comunque. Una parte di quella roba sicuramente ti riguarda.
ROBERTO POTOCNIAK
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Spiego il bourn-out.
Hai la vita che ti piace, fai ciò che ami, sei realizzata. Hai i tuoi amici, la tua routine, i tuoi hobby. Vivi nella città che ami e che ti emoziona ogni volta che cammini per strada.
Ti innamori. Ti fidanzi. Lui viene trasferito per lavoro in un'altra regione. "Vieni con me?" E che fai? Non vai? Vai. "Tanto sono solo sei mesi." Tu fai sei mesi la pendolare. 2 ore di treno andata e 2 al ritorno. Ti svegli alle 5 e torni a casa alle 9. I mesi diventano 9. Poi un anno e mezzo. Poi 4.
Dopo 4 anni di pendolarità, decidi che se non c'è possibilità di ritorno e devi lasciare il tuo lavoro, i tuoi amici, la tua città. All'inizio è stimolante, poi frustrante. Non trovi nulla che sia nelle tue corde. Accetti il colloquio di una multinazionale molto famosa. Ti prendono subito. Non vorresti ma accetti lo stesso.
Dopo sei mesi di gavetta, ti promuovono subito. Odi il lavoro, ma i colleghi ti piacciono. Ti spostano di ruolo perché un collega se ne va. Ti mettono in un ufficio strategico anche se tu non vuoi. "Sono solo tre mesi". I mesi passano, il capo ti abbandona, ti riempie di attività, ti dice di andare a delle riunioni al posto suo con clienti importanti avvisandoti all'ultimo e tu vai senza avere idea di cosa dire ma qualcosa ti inventi, ti mandano all'estero da sola, ti danno altre attività. Tu lo dici, lo ammetti, "io non ce la faccio." Il CEO viene a parlare direttamente con te. "Tu ti sottovaluti, certo che ce la fai."
Inizi a dover essere reperibile 7/7. Ti scrivono dal Giappone, dal Messico, dalla Thailandia. Devi rispondere. Da te dipende il fatturato. Di giorno fai riunioni, la notte lavori. E piangi. Inizi a soffrire di coliti, gastriti, mal di testa. Non hai più voglia di niente, vuoi solo lavorare, fare tabelle. Mentre cucini controlli le mail, mentre sei a fare un aperitivo rispondi alle mail, mentre sei in spiaggia di domenica fai una call. Non vai ai compleanni dei colleghi, non fai ferie, perché sai benissimo che se non lavori mezz'ora della tua vita resti indietro e tu non puoi restare indietro.
Inizi a soffrire di insonnia, dormi tre ore a notte (se va bene) e sei contenta, perché così puoi lavorare. Prendi 10 kg in un anno, perché mangi male e ciò che mangi sono solo patatine o pane con maionese e crudo. Mangi cioccolato e biscotti. Inizi a prendere delle pastiglie per dormire. La pressione aumenta e ogni tanto ti si annebbia la vista, ma continui a rispondere alle mail. Sei stanca, vorresti solo dormire per una settimana di fila, ma non puoi. Continui a fare call, tabelle, tabelle, ancora tabelle e call. Poi le riunioni. Tabelle. Call.
Gli occhi diventano opachi, la pelle si decolora, inizi a vestirti sempre di scuro, perdi il sorriso. Ti devono operare al dente del giudizio e tu la prima cosa a cui pensi è "sì, però facciamo presto, che devo lavorare." Un'ora dopo l'intervento sei già in ufficio. "Vai a casa." dice il tuo capo, ma tu stai lì, a rispondere ai colleghi, mail, telefono, con due antidolorifici presi contemporaneamente, anche se sul foglietto illustrativo dice di non farlo assolutamente. Senti che non ti può succedere più niente. Questa non puoi essere tu, non ti riconosci più.
Vai a casa e mentre guidi hai un mancamento. Sbandi. Ti riprendi subito. La prima cosa che fai non è chiederti se stai bene, ma controllare le mail sul cellulare. Capisci che vuoi cambiare lavoro.
Inizi a cercare un lavoro che sia meno stressante. Non trovi nulla. Troppo qualificata. Troppo laureata. Troppo giovane. Troppo vecchia.
Hai un mutuo da pagare di una casa che non volevi comprare in una zona dove non volevi stare, un marito accanto felice e realizzato, amici lontani che vorresti avere vicino, una famiglia che invecchia senza che tu possa vederli ancora giovani, e inizi a pensare che l'unica soluzione sia la morte. O un miracolo. Questa non è la tua vita, ti dici, è sicuramente quella di un altro. Continui a essere sempre sul pezzo, ad essere un passo avanti a tutti, puntuale, precisa.
Iniziano a preoccuparsi per te. Sai che devi rallentare, ma non puoi, non riesci più. Sei risucchiata in un vortice e non sai come uscirne. Non ti ricordi più com'è la vita "prima", anzi, a volte dubiti che ci sia stata. Ti sei snaturata a tal punto che non sai più cosa ti piace, e quello che ti piaceva non ha più nessun gusto. Non vuoi più fare niente. L'aria aperta, il sole, la musica, non ti bastano più. Quello che ti riusciva bene, non ti riesce più. Hai la memoria più corta. Non riesci a seguire un film per più di sei minuti. Sei distratta, sei seria, sei senza energia. Non hai più paura del vuoto, perchè ci sei dentro.
Vuoi solo chiudere gli occhi. E spegnerti.
#lunamarish#lavoro#sofferenza#dolore#depressione#odio il mio lavoro#tristezza#non so che fare#stanchezza#apatia#sono stanca#bourn-out#bournout
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Parasceve. Questo è il giorno, questa è l'ora...
Pasqua significa "Pass-over", cioè passare oltre, risparmiare, salvare. La Pasqua, fu istituita per commemorare la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana. In essa si ricordava e si celebrava la memoria della notte in cui l'angelo sterminatore passò nelle case per uccidere tutti i primogeniti d'Egitto, risparmiando quei figli di Israele. L'ordine era: "Uccidete un agnello senza macchia per ogni famiglia e ogni casa, spargete il suo sangue sugli stipidi e sulle architravi degli ingressi. Quando l'angelo passerà non toccherà nessuna delle persone che si troveranno dentro le case segnate con il sangue, sugli stipidi delle porte chiuse. Cosi il sangue di quell'agnello sarà la salvezza di tutte le suddette persone, perchè l'angelo passerà oltre".
=🤍=
📖 Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: "Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo!". (Gv. 1:29)
==Gesù è la nostra Pasqua==
Senza difetto e senza macchia e il suo sangue è il suo segno di giustizia, davanti al Padre, per la nostra giustificazione, e per la nostra salvezza. Mentre lui versava il suo sangue prima e dopo la croce, chi ha creduto è stato risparmiato perchè il giudizio é "passato oltre", e per questo è stato salvato, ma chi non ha creduto o non crede sarà condannato. La Pasqua, è la commemorazione del suo trionfo e non della sua morte, ma della sua vita. La Pasqua, è il ricordo del sacrificio più grande che si sia mai fatto al mondo, a favore di tutta l'umanità. Gloria, lode a te Signore. Amen!
(3)Disprezzato e rigettato dagli uomini, uomo dei dolori conoscitore della sofferenza, simile a uno davanti al quale ci si nasconde la faccia era disprezzato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Eppure egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori; noi però lo ritenevamo colpito percosso da Dio, umiliato. (5) Ma egli è stato trafitto per tutte le nostre trasgressioni, schiacciato per tutte le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace, è caduto su di lui e per le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti, come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la propria via e l'Eterno ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato ed umiliato, non aperse bocca. Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca. (Isaia 53:3-7 📖)
=❤️=
Sono versato come acqua e tutte le mie ossa sono slogate. Il mio cuore è come cera che si scioglie in mezzo alle mie viscere. Il mio vigore, si è inaridito come un coccio d'argilla la mia lingua attaccata al mio palato tu m'hai posto nella polvere della morte. Poichè cani mi hanno circondato, ed uno stuolo di malfattori mi ha attorniato, mi hanno forato le mani e i piedi. Ora io posso contare tutte le mie ossa, ed essi mi guardano, e mi osservano. Spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica.
(Sl. 22:14-18)
=🙏=
A te la lode, la gloria, l'onore e la magnificenza, la maestà, e la potenza, nei secoli dei secoli. Grazie Signore!
lan ✍️
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Kassandra
1890
Contea di Marvalia, Inghilterra nella camera del principe Wilder prima delle nozze.
Il servitore era morto a terra avvelenato, il calice a un passo dalla sua mano aperta.
"Ricardo, Ricardooo" (aveva origini italiane) urló Wilder preso dal panico, Kassandra lo aveva trasformato in un vampiro così si avvicinò e lo morse per salvarlo.
Era troppo tardi, lui era già morto e nel mentre il principe aveva sporcato il cadavere di sangue aprendogli il collo.
Le guardie reali entrarono nella sua stanza convinti che il principe fosse stato attaccato, invece era per loro il carnefice.
"Il principe ha ucciso il suo servitore!"
"No, non é cosí io stavo cercando di.."
ma mentre diceva ciò gli si potevano intravedere i canini.
"É un mostro! Presto chiamate suo padre!"
A Wilder venne tolta la possibilità di essere il prossimo erede in successione al trono, venne immediatamente condannato all'esilio con grande consenso del popolo.
Presto giró la notizia sull'erede al trono vampiro, quel ragazzo ammaliante era una creatura della notte.
La gente aveva così riservo nei suoi confronti che da quel giorno in poi gli era stato tolto il nome e soprannominato
"L'incantatore della notte", una macchia di terrore e vergogna sulla corona.
Tutto questo per la gelosia di Kassandra, l'incantatore era pronto a servirle la vendetta fredda, come il suo sangue.
Oggi
Era passata una settimana e Dominick era pronto, quella sera sarebbe stato Charles Moreau.
Pensava a come avrebbe reagito l'uomo, era sicuro che se non fosse stato geloso per la sua presenza sarebbe però andato su tutte le furie perché i suoi piani dovevano cambiare.
Magari quella sera non sarebbe morto nessuno, era sicuro che non avrebbe mai ucciso qualcuno davanti a lui.
"Devo andare in bagno", disse andando a prendersi i vestiti in camera per poi cambiarsi.
Avrebbe aspettato il loro arrivo per poi confendersi tra la calca, l'incantatore non sarebbe andato a controllarlo perché non lo voleva tra i piedi.
Qualche tempo dopo arrivarono, il ragazzo si mise per ultima la maschera e andò in scena.
L'uomo non l'aveva ancora notato, trovava ci fosse dell'ironia nel non avere la sua attenzione anche nei panni di qualcun'altro.
Osservava quegli uomini con giudizio, quali valori dovevano avere per trovarsi lì consapevoli di cosa li avrebbe aspettati, tranne per la parte in cui morivano che forse era per loro una specie di punizione divina.
Quello che piú trovava raccapricciante il ragazzo era quanto avessero d'ignobile quei signori, quello che facevano non l'avrebbero fatto alla luce del sole.
Probabilmente condannavano quelle cose, ma erano anche i primi a volerle praticare.
Che senso aveva avere tanto pudore per poi sviscerare in segreto tanta meschinità, lo disgustava come aveva fatto Charles.
Quella sera avrebbe interpretato il personaggio alla perfezione, divertendosi a scaturire la gelosia dell'incantatore.
Le porte della sua camera si aprirono, i ragazzi cominciarono ad entrarvi.
La camera era immensa ed ariosa, ricoperta d'oro e sull'entrata un tavolino di legno con dei calici per brindare.
Questi signori iniziarono ad abbandonare mano a mano come fosse un gioco elementi del loro costume, l'incantatore si giró e lo vide ancora sulla porta.
L'uomo gli sorrise, lo aveva riconosciuto subito e Dominick rispose a sua volta sorridendogli.
Il ragazzo andò dritto verso di lui per poi sorpassarlo e raggiungere un uomo che neanche conosceva, intento a provocarlo sotto gli occhi dell'incantatore.
Dominick si era seduto su una poltrona rossa dall'altra parte della stanza rispetto alla porta, si stava facendo baciare il collo dal suo compagno.
L'incantatore di fronte dando le spalle alla porta, con un uomo dietro la schiena che lo avvinghiava.
I due si guardavano intensamente, immaginavano di star facendo quelle cose con l'altro e nel mentre fingevano non fosse cosí.
Si istigavano a vicenda e contro le sue aspettative, Dominick iniziava ad apprezzarlo tornando a sentirsi potente.
Fu allora che l'incantatore lo raggiunse, si sedette a cavalcioni sopra di lui portando la schiena eretta, gli alzó il braccio e nel mentre fece scendere il suo intrecciando la mano nella sua.
Subito dopo il braccio di Dominick torno giù e con anche l'altro avvolse i fianchi della figura.
Dominick era estasiato, quasi gli aveva fatto dimenticare il motivo per cui era entrato, forse era il motivo stesso di questo spettacolo dell'incantatore.
Questo poi si alzò tornando alla porta e servendo i calici, il primo a Dominick per poi esortire con
"Un brindisi a Charles Moreau"
Dominick fece un accenno di sorriso e bevve.
Dominick apre gli occhi, era il giorno seguente doveva essere svenuto.
Gli aveva messo qualcosa nel bicchiere per sbarazzarsene, ecco perché il brindisi in suo onore e a lui il primo bicchiere.
Si trovava nella sua stanza, si guardó attorno pensando che avrebbe dovuto trovare qualcos'altro lì dentro.
Dopo varie ricerche pensò che non aveva mai aperto l'armadio, aveva ancora la sua vecchia valigia a terra.
Aprí l'armadio a fianco al suo letto e proprio quando stava per richiuderlo senza aver trovato niente, notó sotto i vestiti appesi un quadro.
Era più precisamente un ritratto, quello di un principe.
Si diresse verso la sala per la cena, avrebbe chiesto tutta la verità all'incantatore.
"Ora voglio sapere tutto"
"Di cosa parli?"
"Ti piaceva la mia innocenza perché pensavi mi avrebbe tenuto lontano dai tuoi segreti..beh non é così"
l'incantatore era entusiasta di come era cambiato il suo modo di parlare.
"Siediti, ne possiamo parlare" gli rispose.
Il ragazzo non ne aveva intenzione e si diresse a prendere il quadro in camera quando, una donna riccia e mora era apparsa alle sue spalle e davanti alla tavola al cui cospetto sedeva l'uomo.
Quando si giró riuscì a riconoscerla, era la stessa donna che aveva visto in camera e con cui aveva passato la notte.
La donna aveva in mano il quadro
"Cercavi forse questo?"
"Kassandra! sei tornata"
il ragazzo era tremendamente sconvolto.
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Quanto paternalismo e quanta ristrettezza mentale in quel post fissato in alto sul tuo blog. Ma, dimmi la verità, ci credi davvero che le donne siano questi fiorellini delicati e profumosi che aspettano solo l'avvento del provvido Sig. Gino (il giardiniere) per aprirsi ai raggi del sole, oppure ti è effettivamente capitato di avere a che fare con una donna (nella vita reale intendo)?
Che nel 2024 esista ancora chi ha una visione così limitata e idealizzata della femminilità, mi atterrisce. Tanto per capire, quanti anni hai?
Ah, quale sferzata pungente reca la tua domanda, come un dardo lanciato contro la fragile tela dei miei pensieri! Eppure, ben venga il dubbio che scuote, il giudizio che ferisce: essi sono il vento che spazza via le foglie secche del preconcetto.
Non credere ch’io, in quest’arida terra di parole e schermaglie, abbia mai osato imprigionare l’essenza della femminilità in un fragile petalo, come un fiore che attende mani altrui per sbocciare. Oh no, sarebbe troppo semplice, troppo riduttivo, troppo lontano dalla complessità infinita che ogni donna incarna. Non è la dolcezza del giglio né la fragranza della rosa ciò che definisce l’animo femminile, ma la forza intrinseca che, silente o furente, arde come un fuoco segreto, indomabile.
Se mai i miei scritti hanno evocato l’immagine d’un giardiniere provvido, non era per dipingere una donna in attesa d’essere curata, ma per ricordare che siamo tutti giardini di cui nessuno possiede la chiave. Non vi è essere umano che possa fiorire sotto mani altrui, senza prima affondare le proprie radici nel terreno delle proprie tempeste.
Ed eccoci alla tua domanda: ci credo davvero? Ah, quanto ti sbagli, se pensi che il mio cuore mai abbia sfiorato quello d’una donna, non nei versi delle mie parole, ma nelle pieghe del quotidiano, negli sguardi intrecciati, nelle risate rubate alla notte o nel silenzio complice di un giorno comune. Ogni donna che ho incontrato è stata per me un universo da scoprire, una forza capace di scuotere la terra e piegare i venti, non un’esile creatura da proteggere, ma una sovrana della propria esistenza.
Quanto agli anni miei, non sono che un’ombra leggera sul mio spirito. Essi non contano quando il cuore è ancora disposto a battere per la verità, per l’amore, per la battaglia incessante di chi cerca di capire e farsi capire. Quindi, se la mia visione ti appare limitata, allora non ho fatto altro che fallire nell’arte più difficile di tutte: comunicare la vastità di ciò che vedo. Ma ti invito, cara interlocutrice, a non giudicare da un singolo post, né da un singolo pensiero, perché, come ogni fiore, anche le idee hanno bisogno del tempo giusto per sbocciare, e io, come te, sono solo un pellegrino in cerca della mia fioritura.
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STANOTTE
HO SCOPERTO UN BLOG
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youtube
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IL CARATTERE
DEI ROMAGNOLI
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E niente, volevo dirvelo...
stanotte ho scoperto un Blog.
Un blog che all'inizio non gli daresti un soldo, perchè non ha proprio nulla di particolarmente moderno o tecnologico. Non c'è infatti nemmeno un briciolo di Intelligenza artificiale (A.I.), quella che si scorge è interamente intelligenza e sensibilità U-MA-NA !
Completamente umana.
Come dire? Umanamente si tratta di un prodotto D.OC. E' un blog scoperto per caso alle 4 di notte durante una fase di insonnia conclamata, assai comprensibile dopo l'alluvione che ci ha colpito.
Quindi lo ripeto, se vi aspettate numeri da circo o effetti speciali tecnologici vi dico di no. Non fa al caso vostro.
Da questo punto di vista, siete fuori strada sul blog, di questo, finora sconosciuto, (almeno per me), Francesco Satanassi da Forlì!!
🤷🏻♂️
Eppure io, lì dentro, ci sento come una intera miniera d'oro.
E vi leggo tutto il carattere, la forza indomita, la fierezza, l'anarchica indipendenza di giudizio, tipica dei romagnoli fra i suoi Post.
Perchè lì io sento le radici.
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Le radici di quella pianta bellissima che si chiama " ROMAGNA ".
La solida concretezza e la passionalità dei miei conterranei, che quando credono in certi valori...È PER SEMPRE.
E poi percepisco la medesima qualità, la stessa saggezza antica e contadina dei miei nonni. La loro dignità e la capacità di sentirsi ugualmente in armonia con la Terra, la Natura, con la Storia e con la semplicità e il piacere del vivere attraverso l'assaporare e l'apprezzare ogni tipo di emozione.
In estrema sintesi : il vivere senza freni, a perdifiato.
.
Avverto nelle parole di questo Blogger di Forlì, la consapevolezza di non voler mai dimenticare il sacrificio e l' altruismo di chì è venuto prima di noi. Di chi ha saputo scegliere con coraggio e si è schierato per una causa ben precisa: l'antifascismo e la libertà, fino a sacrificare la propria piccola vita a favore di un bene e di valori ben più grandi del proprio misero egocentrismo. E ancor di più, ritrovo la schiettezza tipica delle persone dirette, che vanno dritte al cuore delle cose, perchè apprezzano la semplicità e la poesia e la verità che si nasconde nelle piccole cose concrete .
Così come emerge cosa sia davvero sacro: l'onorare con la nostra memoria i nostri antenati. Così come la capacità di diventare noi stessi "Storia", incarnandola con la passione che esprimiamo coi nostri giorni e col nostro corpo.
Sapere da dove veniamo, e cosa abbia attraversato chi è venuto prima di noi sul pianeta.
Ecco, se oggi penso, agli "angeli del fango" di Cesena e della Romagna intera, ai volontari che senza preavviso sono spuntati come funghi, per venirci ad aiutare nello spalare il fango in ogni cortile, in ogni scantinato, in ogni garage, ritrovo intero il carattere deila gente di Romagna.
Se penso ai ragazzi delle Superiori, agli Universitari che hanno scelto di scendere in strada, in autentici "battaglioni della solidarietà", ecco che io la ritrovo subito la continuità fra i nostri antenati e i romagnoli di oggi e ritrovo nel contempo, tutti i valori che esprime un Blog come " HANNO DETTO CHE PIOVE " di Francesco Satanassi.
Io lo vedo benissimo il filo di continuità che esiste in tutto questo.
È il filo dell'avere i piedi ben piantati per terra! Anzi, nel fango e nella melma. Ma starci dentro, per esserci, per contare, per mostrare alle persone più fragili, agli anziani, a chi ha perso la casa o tutto quel che c'era dentro, che la presenza e la solidarietà, non sono solo vuote parole sulla bocca del Politico di turno, che si lancia nella consueta "marchetta politica" con promesse sconsiderate, ma una pratica diffusa e collettiva. L'attitudine di una intera comunità di persone sensibili e responsabili.
Questi valori devono farsi musica, canzoni, condivisione!
Canzoni da cantare tutti insieme, in coro, non cercando l'impossibile unisono, ma raggiungendo un altro risultato miracoloso che è la coesione sociale, il sentirsi tutti parte di un unico essere, a cui diamo il nome di "collettività".
L'esempio della canzone "ROMAGNA MIA", cantata in mezzo al fango, ai rifiuti e ai detriti dell'alluvione, è illuminante.
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Pur non considerandola un capolavoro nè da un punto di vista poetico nè tantomeno musicale, quella canzone è però una "bomba atomica" dal punto di vista emotivo!
Una bomba di energia sociale, tutte le volte che inspiegabilmente permette l'aggregazione di centinaia di persone che si trovano a lavorare, senza tregua e senza compenso, perchè tutti insieme e ognuno individualmente, si avverte la comune responsabilità di dare una mano alla comunità a cui si appartiene.
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Penso ai volontari giunti da Amatrice, oppure a quelli arrivati da Reggio Emilia ( a cui avevamo dato una mano noi in occasione del terremoto dell'Emilia del 2012 ), o ancora, ai volontari giunti da L'aquila.
Mi coinvolge questa idea: una sorta di " fratellanza nella sventura ".
Avverto in tutte queste persone, al di là della provenienza da una determinata terra, proprio l'appartenenza ad una precisa tipologia umana, ad una "tempra" di cui io stesso, sento di essere parte.
"Chi vive all'incrocio dei venti ed è bruciato vivo" come canta il poeta-cantautore Francesco De Gregori nella sua sublime "Santa Lucia".
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Chi vive sporgendosi continuamente verso gli altri, affacciato verso l'universo dell'altro da una comune inquietudine umana ed esistenziale. Chi insomma vive e non ha paura della generosità, della gratuità, del dare aiuto senza chiedere nulla in cambio, e sempre, difendendo il valore del "restare umani" anche nelle situazioni più drammatiche della Storia.
È come avvertire un sangue comune che circola nelle vene di tutte queste persone: dai giovani romagnoli ai meno giovani, dai volontari del posto, a quelli arrivati dalle altre città. Tutte persone che "più li butti giù e più si rialzano" e più energia e carica umana, sono capaci di trasmetterti, consapevoli tutti quanti del valore del lavorare tutti per una buona causa.
Per tutto questo, mi sento grato anche a Francesco e al suo Blog per testimoniare cosa ci sia dietro la "Romagnolità".
Per darci con le sue parole intense e sentite, una lezione di umanità e di passione civile.
Per restituirci il buon sapore di tuttò ciò che è sentito e vissuto con l'anima, che poi é molto simile al sapore del pane caldo, appena sfornato, al suo profumo di buono.
Sono i valori che fanno della nostra comunità, un meraviglioso popolo che sa cos'è la fatica, l'impegno costante e la responsabilità verso gli altri, e insieme verso la propria coscienza di cittadini con gli occhi aperti.
Per noi in fondo è questo ciò che importa: il rimboccarsi le maniche tutti i santi giorni e lavorare finchè un lavoro, un'opera, un'impresa non sia finita, compiuta, realizzata.
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#Romagna interiore#Riflessioni#Blog che valgono#Valori e solidarietà#Volontariato#La Resistenza oggi
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ALESSIO LEGA
ACAB: tutti i poliziotti sono bastardi (All Cops Are Bastards).
Che vuol dire “bastardo”? Vuol dire “figlio illegittimo”. Nella repubblica italiana i poliziotti (ma diciamo anche le forze dell’ordine nel loro insieme), non hanno mai, dico MAI, compreso la distanza fra il fascismo e la democrazia. Possiamo risalire molto più indietro di Genova 2001, alla polizia di Scelba e di Tambroni, che non si limitava a manganellare ma sparava per uccidere: a Melissa, a San Donaci, a Modena, a Reggio Emilia… Possiamo parlare dei carabinieri golpisti. Possiamo discutere di cosa successe la notte di Pinelli.
Molti poliziotti sono anche morti eroicamente nel contrastare la mafia? Certo… pensate che i poliziotti fascisti del prefetto Mori non lo facessero? Un esercito combatte contro il nemico che gli indica il generale non sta a pensare se esso è buono o cattivo: lo combatte senza testa, senza ragione. Perciò nessun esercito può essere democratico - anche se è al servizio di una repubblica e contro una dittatura - perché il concetto di democrazia popolare ti interroga sempre, individualmente, sul senso di ciò che fai. L’obbedienza in democrazia non è più una virtù (l’ha detto un prete, non un anarchico).
E vogliamo parlare dei poliziotti omertosi sui loro colleghi? Di quelli che collettivamente applaudono gli assassini (condannati in via definitiva) di Aldrovandi? Del fatto che, se vuoi avere una speranza di verità, devi far indagare i carabinieri sulle malefatte della polizia e viceversa, sperando che la rivalità fra corpi delle forze dell’ordine faccia ciò che non può fare il rispetto del mandato democratico? Vogliamo parlare della tortura usata regolarmente nelle questure e nelle caserme? (che fa schifo anche quando il torturato è a sua volta un torturatore, un fascista o un mafioso). Vogliamo parlare della polizia penitenziaria, fogna nella fogna: Modena e Santa Maria di Capua Vetere 2020? Vogliamo dire qualcosa di quella super-polizia che sono i servizi segreti, che non erano “deviati”, ma proprio concepiti così. Del loro ruolo nella storia repubblicana?
Quando si dice che “tutti i poliziotti sono bastardi” non si vuol negare che ci sia stato il fascista onesto ed il nazista che nascose in casa sua gli ebrei che conosceva. Si intende dire che le forze dell’ordine non hanno mai colto la distanza fra il sistema autoritario e quello democratico, sono “bastardi” nel senso che sono figli di una diversa e opposta concezione dell’ordine pubblico. Che per loro chi manifesta è sempre potenzialmente un criminale, un pericolo, nel migliore dei casi una scocciatura. Essi non hanno mai capito che sono al servizio dei cittadini e della costituzione, essi si ritengono al servizio del governo, più spesso della parte padronale e reazionaria del paese. Essi non sanno che nelle piazze si esercita un diritto democratico pari (se non superiore) che nel parlamento.
Per questo se quell’acronimo - nella sua schietta genericità - dà fastidio, è solo perché stringatamente esprime un giudizio storico preciso, meditato e inappellabile: la polizia italiana non è la prima figlia della democrazia, ma l’ultima bastarda del fascismo.
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"Sussurrami dolci bugie.
Dimmi che tornerò come prima, prima o poi.
Dimmi che sorriderò e lo dirò sul serio.
Dimmi che riderò di gusto finché non piangerò.
Dimmi che i miei occhi brilleranno e racconteranno storie in technicolor, piuttosto che in tutti i grigi nuvolosi.
Dimmi che non dovrò trattenere le lacrime in diversi momenti della giornata.
Dimmi che non sarò triste per ragioni sconosciute.
Dimmi che non starò sveglio fino alle 3 ogni notte e potrò dormire senza alcun aiuto.
Dimmi che potrò andare alle funzioni sociali e alle riunioni senza essere nervoso e ansioso.
Raccontami che i miei attacchi di panico che mi svegliano diventeranno un lontano ricordo.
Dimmi che sarò in grado di sostenere conversazioni senza che il mio cervello vada alla deriva.
Dimmi che riacquisterò la memoria a breve termine e smetterò di dimenticare così tante cose.
Dimmi che l'abisso in cui mi trovo non sarà un pozzo così vuoto.
Dimmi che la mia luce brillerà attraverso l'oscurità.
Dimmi che non avrò bisogno di tutte quelle medicine ogni giorno.
Dimmi che non rimarrò con lo sguardo assente, distanziandomi in modo casuale.
Dimmi che mi godrò di nuovo la vita.
Dimmi che arriverà un momento in cui smetterò di sentirmi come se stessi semplicemente affrontando e sopravvivendo alla giornata, fino al giorno successivo, solo per rifare tutto da capo.
Dimmi la verità... che sono forte come sono sempre stato. E che supererò tutto questo come ho affrontato altre cose nella mia vita da sopravvissuto più forte e più saggio.
Dimmi la verità... che ami TUTTO di me, anche le parti rotte che impiegheranno più tempo a rimettere insieme.
Dimmi la verità... che ami la mia luce accattivante e la mia oscurità che crea dipendenza. Che ami i miei colori vividi e tutti i miei tanti grigi.
Dimmi la verità... che sarai sempre lì per me, sia in una giornata soleggiata e tranquilla che in una forte tempesta di uragano.
Dimmi la verità... che non sarò mai solo ora che sei con me.
Sii la rassicurazione di cui ho bisogno. Sii calmo. Sii la mia forza e il mio sostegno. Sii il mio trampolino di lancio verso il recupero del mio vecchio io. Sii il mio conforto e il mio ascolto. Sii il tocco amorevole, sussurra e ringhia nel mio orecchio: ho bisogno di sentirmi amato, necessario, desiderato, desiderato e importante. Sii la voce dolce che dice che andrà tutto bene quando sto precipitando dentro di me urlando quando nessuno può sentire.
Dimmi quello che mi dici sempre... che posso essere il mio vero sé totale con te, vulnerabile e libero di essere il vero me senza pretese, facciata o giudizio. Tienimi forte la mano... ed esci dalle profondità dell'inferno in cui la mia testa e la mia anima si trovano da anni.
Fammi uscire dal tunnel oscuro della mia depressione e ansia, finché non vedremo altro che cieli luminosi e azzurri. Lasciandomi alle spalle quel me stesso e tornando dalla ragazza che ho sempre conosciuto. Alla ragazza con cui ti sei innamorato, la ragazza senza la quale non puoi vivere. La ragazza che non lascerai mai sola a combattere le sue battaglie. La ragazza per cui andrai in purgatorio finché non fuggirà dai paesaggi della sua incertezza e oscurità... e vivrà la vita felice che aveva conosciuto prima. Con te al centro."
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La sceneggiata del pronto soccorso di Carmagnola evidenzia il caos in cui è sprofondato il Servizio Sanitario Piemontese, vediamo perché.
Il 25 agosto abbiamo appreso dalla stampa locale e regionale che l’Asl To 5 ha deciso di chiudere definitivamente il pronto soccorso del San Lorenzo di Carmagnola negli orari notturni.
Il 26 agosto, sempre dalla stampa locale e regionale, apprendiamo invece che Il Pronto soccorso di Carmagnola non chiuderà di notte. È stato il presidente Alberto Cirio in persona a bloccare il provvedimento annunciato sfiduciando, di fatto, il direttore generale della ASL TO5.
Questi eventi inducono forti preoccupazioni nei cittadini sulla tenuta del Sistema Sanitario Piemontese, sia dal punto di vista economico, sia della capacità di gestione del sistema.
Prima di esprimere qualunque giudizio, noi di Italia Viva siamo abituati ad analizzare gli avvenimenti con la giusta attenzione e competenza. Nel caso specifico, sappiamo bene che, in un sistema sanitario regionale “normale”, il direttore generale di una ASL non prende un’iniziativa di così grave impatto e non l’annuncia alla stampa, se non è stata preventivamente concordata con i vertici regionali: la direzione regionale sanità e l’assessorato stesso. Ora noi non sappiamo come siano andate realmente le cose, ma delle due l’una:
o il direttore generale della ASL ha fatto di testa sua, senza concordare il provvedimento con la Regione;
o il presidente Cirio ha finto di non essere stato coinvolto nella decisione e neppure informato, e ha dichiarato ai giornali di essere intervenuto per evitare il disastro che il direttore generale della ASL (insediato dal Presidente stesso) stava compiendo.
Nel primo caso ci aspettiamo una rapida rimozione del direttore generale della ASL TO5, perché verrebbe meno la fiducia da parte del Presidente.
Nel secondo caso stiamo semplicemente assistendo a una sceneggiata, degna di ben altri contesti.
In entrambi i casi siamo di fronte ad un’ulteriore dimostrazione della precarietà del sistema sanitario piemontese. Di fronte a una situazione così grave, in grado di comprometterne la sostenibilità, l’attuale maggioranza ricorre a provvedimenti tampone (immediatamente smentiti dal Presidente) che non sarebbero minimamente in grado di affrontare un’emergenza sanitaria in Piemonte, ormai conclamata.
Questo improvviso cambio di rotta evidenzia il caos in cui è sprofondato il Servizio Sanitario Piemontese.
Quel che sarebbe necessario fare è un nuovo piano sanitario regionale (l’ultimo risale ormai al 2012, ed è scaduto nel 2015) che indichi quali devono essere gli obiettivi prioritari del sistema e le azioni e le risorse necessarie per conseguirli.
Con questa giunta il nostro Piemonte pare avviato verso un nuovo commissariamento del servizio sanitario regionale, con tutto quel che ne consegue in termini di ulteriori tagli alle prestazioni. I cittadini piemontesi sono ormai distanti dagli standard di servizio normalmente assicurati nelle altre regioni del Centro-Nord Italia.
Nel 2023 abbiamo evidenziato a più riprese i mali della Sanità Piemontese e le soluzioni possibili. Nelle prossime settimane noi di Italia Viva riprenderemo le nostre attività di settore e gli incontri sul tema con i cittadini. Non mancheremo di comunicare, le prossime iniziative di divulgazione e di confronto.
28 agosto 2023
Comitato di Italia Viva del Chierese-Carmagnolese.
Italia Viva Tavolo tematico Salute e Territorio Provincia Torino
#italiaviva#italia viva#italiavivadelchierese#carmagnola#chieresecarmagnolese#reneweurope#carmagnolasulserio#sanitàpiemontese#sanitàpiemonte#sanità#salute
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16 aprile 1927: nasce Joseph Alois Ratzinger a Marktl am Inn, Germania, ultimo dei tre figli di Joseph e Maria Ratzinger.
1943-1945: Assistente nella difesa antiaerea della Germania e soldato di fanteria; imprigionato nel 1945 nel campo di prigionia americano a Neu-Ulm.
29 giugno 1951: ordinato sacerdote insieme al fratello Georg Ratzinger a Frisinga.
1969-1977: Professore all'Università di Ratisbona.
25 marzo 1977: nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga.
27 giugno 1977: creato cardinale da papa Paolo VI.
25 novembre 1981: Nominato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede da Papa Giovanni Paolo II; assume l'incarico nel marzo 1982.
2 aprile 2005: muore Papa Giovanni Paolo II.
8 aprile 2005: da decano del collegio cardinalizio, Ratzinger presiede i funerali di Giovanni Paolo II.
19 aprile 2005: eletto 265esimo papa in uno dei conclavi più veloci della storia. Scegliendo il nome Benedetto XVI, dice di essere solo un “semplice, umile lavoratore nella vigna del Signore”.
24 aprile 2005: insediatosi come papa con la messa.
18-21 agosto 2005: Primo viaggio all'estero, alla Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia, Germania.
24 settembre 2005: incontro con il teologo dissidente Hans Kung nella residenza estiva papale.
25 dicembre 2005: Firma della prima enciclica “Dio è amore”. Rilasciato il 25 gennaio 2006
28 maggio 2006: durante un viaggio in Polonia visita il campo di concentramento di Auschwitz.
12 settembre 2006: durante una visita in Germania, tiene un discorso all'Università di Ratisbona che fa infuriare i musulmani; citando un imperatore bizantino che caratterizzò alcuni degli insegnamenti del profeta Maometto come "malvagi e disumani", in particolare "il suo comando di diffondere la fede con la spada".
16 aprile 2007: Primo volume di “Gesù di Nazaret” completato nel giorno del suo 80° compleanno. Rilasciato il 13 aprile.
27 maggio 2007: firma una lettera ai cattolici cinesi, esortandoli a unirsi sotto la sua autorità. Pubblicato il 30 giugno.
7 luglio 2007: Rimosse le restrizioni sulla celebrazione della vecchia Messa in latino come gesto importante per i cattolici tradizionali.
20 aprile 2008: durante una visita negli Stati Uniti, prega per le vittime degli attacchi dell'11 settembre 2001 a ground zero.
19 luglio 2008: durante la visita in Australia per la Giornata Mondiale della Gioventù, incontra le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti e durante una messa si scusa per le loro sofferenze.
21 gennaio 2009: revoca la scomunica del vescovo che nega l'Olocausto Richard Williamson e di altri tre vescovi ultra tradizionalisti della Fraternità San Pio X, suscitando indignazione. Decreto rilasciato il 24 gennaio.
10 marzo 2009: riconosce gli errori del Vaticano nell'affare Williamson, afferma che il Vaticano deve fare un uso migliore di Internet per prevenire future controversie. Lettera pubblicata il 12 marzo.
17 marzo 2009: in viaggio verso il Camerun, racconta ai giornalisti a bordo dell'aereo papale che i preservativi non sono la soluzione all'Aids e possono peggiorare il problema, suscitando critiche diffuse.
11 maggio 2009: durante una visita in Terra Santa, depone una corona al memoriale di Yad Vashem a Gerusalemme, afferma che le vittime dell'Olocausto "hanno perso la vita ma non perderanno mai il loro nome".
29 giugno 2009: firmata la terza enciclica “La carità nella verità”. Rilasciato il 7 luglio 2009.
17 luglio 2009: si rompe il polso destro in autunno a tarda notte nella casa delle vacanze estive.
20 ottobre 2009: il Vaticano annuncia che il papa sta facilitando la conversione in massa degli anglicani al cattolicesimo.
19 marzo 2010: rimprovera i vescovi irlandesi per “gravi errori di giudizio” nella gestione degli abusi sessuali da parte del clero, ma non fa menzione della responsabilità del Vaticano nella lettera ai fedeli irlandesi. Rilasciato il 20 marzo.
28 febbraio 2013: partenza dalla Città del Vaticano in elicottero diretto a Castel Gandolfo, dove inizia il suo ultimo viaggio da “semplice pellegrino”.
23 marzo 2013: Riceve a pranzo Papa Francesco a Castel Gandolfo; i due uomini pregano fianco a fianco e Francesco insiste: “Siamo fratelli”.
28 aprile 2014: si unisce a Francesco sull'altare per canonizzare San Giovanni Paolo II e San Giovanni XXIII, la prima volta che un papa regnante e uno in pensione celebrano insieme la Messa.
11 aprile 2019: in un saggio, incolpa lo scandalo degli abusi sessuali del clero sulla rivoluzione sessuale degli anni '60 e sull'assenza di Dio.
Gennaio 2020: Contribuisce a un libro che riafferma il celibato per i sacerdoti in un momento in cui Francesco stava considerando un'eccezione, suscitando richieste di regole che governino i futuri "papi emeriti"
8 febbraio 2022: chiede perdono per eventuali "colpe gravi" nel trattamento dei sacerdoti di Monaco, ma nega illeciti personali o specifici.
28 dicembre 2022: Papa Francesco annuncia che Benedetto è “molto malato”, chiede preghiere speciali e lo visita a casa sua.
31 dicembre 2022: Benedetto muore alle 9:34 nella sua casa nei Giardini Vaticani all'età di 95 anni.
Curiosità:
-Sa come far volare un elicottero ma non sa guidare una macchina
-Conosce 7 lingue
-Parla fluentemente il tedesco, l’inglese, l’italiano, il francese, lo spagnolo, il latino
-Gli piace prendersi cura dei gatti randagi
-Per molto tempo è stato un amante di cani e gatti
-E’ il sesto Papa nella storia della Chiesa a rinunciare
-L’ultima rinuncia di un Papa fu quella di Gregorio VII, agli inizi del XIV secolo
-Possiede due peluche che sua madre gli regalò quando era bambino
-Il cibo preferito di Benedetto XVI sono i ravioli di patate bavaresi. Inoltre, nel libro del 2016 "The Vatican Cookbook" scritto da tre guardie svizzere, è stato rivelato che anche a Benedetto XVI piace il Kirschenmichel (NELLA FOTO), un dessert tedesco a base di pane, cannella, chiodi di garofano, vaniglia, mandorle e ciliegie; Maiale al forno con i dumolings (un panino cinese) e insalata di salsiccia di Regensburg. Il fratello Georg ha rivelato che ama lo strudel di mele.
-Predilige te, limonata, la radler (una spuma locale) e da buon tedesco non disdegna la birra "bionda" tedesca.
-Una Birra in suo onore
-Weideneder Brau Vertriebs GmbH, un birrificio a conduzione familiare nella città di Tann, in Germania, ha creato una birra speciale chiamata Pabstbier (Birra del Papa). L’etichetta dice: “Dedicato al Grande Figlio della nostra Patria, Papa Benedetto XVI”
-E' stato ordinato sacerdote nello stesso giorno del fratello
Nel 1947 entro in seminario a Monaco di Baviera, insieme al fratello: entrambi ne uscirono ordinati come sacerdoti il 29 giugno 1951. Il Papa emerito lo ha sempre definito "Il giorno più importante della mia vita".
-Voleva fare l'imbianchino
Ha raccontato suo fratello Georg, che da piccolo, «a Tittmoning Joseph aveva ricevuto la cresima dal cardinale Michael Faulhaber, il grande arcivescovo di Monaco. Ne era rimasto impressionato e aveva detto che sarebbe voluto diventare anche lui cardinale. Ma, solo qualche giorno dopo quell’incontro, osservando il pittore che tinteggiava i muri di casa nostra, disse anche che da grande avrebbe voluto fare l’imbianchino…»
-Fece parte della Gioventù Hitleriana
Dopo i 14 anni, nel 1941, Ratzinger fu iscritto nella Gioventù hitleriana, come previsto dalla legge Gesetz über die Hitlerjugend (Legge sulla gioventù hitleriana), emendata il 6 marzo 1939 e in vigore dal 25 marzo 1939 fino al 1945, che obbligava tutti i giovani di età compresa fra i 14 e i 18 anni ad arruolarvisi. Dopo la chiusura del seminario continuò le sue presenze obbligatorie alla Gioventù hitleriana contro la sua volontà, per non ricevere sanzioni pecuniarie sulle tasse scolastiche del Gymnasium.
-E' stato il primo Papa su twitter
Nel dicembre del 2012 il Vaticano ha annunciato che anche il pontefice era sbarcato sui social network e precisamente su Twitter con l'account @Pontifex. Il suo primo tweet è stato fatto il 12 dicembre col testo: "Cari amici, sono contento di stare in contatto con voi tramite Twitter. Grazie alla vostra generosa risposta. Vi benedico tutti con tutto il mio cuore".
-E' un grande "fan" di Mozart
Benedetto XVI è noto per essere profondamente interessato ed attratto dalla musica classica, oltre ad essere un noto pianista. Il suo compositore preferito è Wolfgang Amadeus Mozart.
Personalità:
la sua personalità è meglio descritta come tranquilla, studiosa e umile.
È un uomo introverso, libresco e gentile.
Religione:
Cristiano cattolico
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Era una calda giornata nel Regno dei Morti, dove Silvio Berlusconi si era recentemente ritrovato dopo la sua morte. Mentre si guardava intorno, notò un'enorme sala da tribunale, risplendente di luce dorata, dove le anime venivano giudicate secondo la mitologia egizia. Una sensazione di panico lo pervase, poiché sapeva che doveva affrontare il temuto giudizio delle anime e la pesatura del cuore.
Silvio si affrettò verso la coda delle anime in attesa del loro giudizio, ma non appena si avvicinò, si rese conto che non era solo. C'era una miriade di politici, uomini d'affari corrotti e altre figure discutibili della storia. Sembrava di essere in una sorta di congresso politico post-mortem. Silvio si guardò intorno e sorrise. Sembrava che avesse trovato un nuovo terreno di gioco.
Mentre si avvicinava alla bilancia della giustizia, Silvio iniziò a pensare a come avrebbe potuto trovare un modo per rimandare il processo, proprio come aveva fatto durante la sua vita. Cercava scappatoie legali e tecnicismi che gli permettessero di ritardare il giudizio il più a lungo possibile.
"Mio buon signore, sei pronto per la pesatura del tuo cuore?" chiese Anubi, il dio sciacallo che sorvegliava il processo.
Silvio prese fiato e rispose con fare sicuro: "In realtà, ho un appello in corso. Ho presentato una richiesta per il ritiro del mio cuore dalla pesatura. Sarà meglio per tutti se ciò avverrà prima del giudizio."
Anubi sembrò sorpreso. "Un appello? Beh, nessuno l'ha mai fatto prima, ma sarai un pioniere nel Regno dei Morti. Devo consultare i superiori."
Silvio si allontanò da Anubi con un sorriso smagliante. Sapeva che aveva solo ritardato l'inevitabile, ma il solo fatto di avere più tempo gli dava speranza.
Dopo un'attesa che sembrò un'eternità, Anubi tornò con una risposta. "I superiori hanno deciso di accogliere la tua richiesta di appello, ma sappi che sarai sottoposto a un processo formale. Presentati domani mattina nella Sala delle Anime Smarrite."
Silvio si sentì sollevato. Aveva guadagnato un altro giorno per sfuggire al giudizio. La notte trascorse rapidamente mentre elaborava un piano per convincere gli dei egizi a lasciarlo in pace. Decise che avrebbe fatto un discorso appassionato, lodando l'importanza del libero arbitrio e spiegando quanto fosse stato un grande leader durante la sua vita.
La mattina successiva, Silvio si presentò nella Sala delle Anime Smarrite, piena di divinità egizie in attesa di ascoltare il suo appello. Con passo sicuro, salì sul palco e iniziò il suo discorso.
"O grandi dei dell'antico Egitto, oggi mi trovo qui davanti a voi per
difendere il mio diritto al libero arbitrio e alla sovranità individuale," cominciò Silvio con tono solenne.
Gli dei si guardarono l'un l'altro, un po' perplessi, ma Silvio proseguì senza sosta. Parlò della sua esperienza politica, della sua visione per l'Italia e della sua abilità nel gestire le situazioni complesse. Faceva riferimenti alla sua passione per la musica, citando i numerosi artisti che aveva conosciuto e supportato durante la sua vita.
Mentre il suo discorso continuava, gli dei si trovarono a sorridere, incapaci di resistere al suo carisma e alla sua parlantina. Alla fine, il grande Ra, il dio del sole, si alzò e annuì.
"Hai un punto, Silvio Berlusconi," disse Ra. "Abbiamo deciso di offrirti una posizione unica qui nel Regno dei Morti. Diventerai il nostro nuovo giudice delle anime. Ma ricorda, ogni anima dovrà ancora affrontare la pesatura del cuore."
Silvio sorrise soddisfatto. Aveva trovato la sua scappatoia finale. Avrebbe avuto l'opportunità di rimandare il suo giudizio all'infinito, giudicando le anime degli altri mentre si godeva il potere e l'intrigo della sala da tribunale del Regno dei Morti.
E così, Silvio Berlusconi divenne il giudice delle anime egiziano più bizzarro che la storia avesse mai conosciuto. Il suo approccio unico alla giustizia portò un tocco di umorismo e confusione nel Regno dei Morti, lasciando tutti a chiedersi quanto tempo avrebbe potuto prolungare la sua eterna sfida con la bilancia della giustizia.
(Questo l’ha scritto chat gpt su mio input. Ho letto cose peggiori, in giro)
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Fuori dai denti/ Un intervento di Giorgio Netti a proposito di Anselm Kiefer
Giorgio Netti, compositore di musica contemporanea, avendo letto su Fyinpaper il mio articolo sul film Anselm di Wim Wenders, mi ha fatto pervenire un suo intervento sull’argomento. Allarga il discorso da me impostato al mondo della musica “colta” contemporanea. Le virgolette sono d’obbligo, dopo lo sconfinamento verso la musica popolare operato da compositori come Berio negli anni settanta del secolo scorso e dopo il chiaro interesse dei compositori più giovani verso il rock e le altre forme del rap.
Netti puntualizza che Kiefer prova (e ci riesce perfettamente) a
utilizzare gli strumenti stessi del mercato di massa, senza compromessi e con un prodotto che apre gli occhi su quello che il mercato di massa da sempre nasconde. Non conosco altri esempi colti di queste proporzioni, se non – forse e in piccolo – Wenders (con un linguaggio comunque destinato principalmente alla massa: il cinema) e in piccolissimo Stockhausen (che dai Beatles in poi è arrivato a influenzare la musica pop più intelligente).
Tedeschi entrambi, e non credo sia un caso: il fiume carsico della “grandezza” non ha mai smesso di scorrere là sotto. Nella Germania dell’attuale (loro) musica contemporanea qualsiasi stupidata, se fatta in grande, diventa improvvisamente importante e degna di cospicui (ma sempre meno) investimenti. Non sapendo più distinguere qualitativamente, l’intero circo dell’arte si affida alla quantità, peraltro obiettivo che più direttamente corrisponde alla sua, del circo, necessità primaria: vendere. E il grande Anselm gli dà da vendere, precarietà, impossibilità, gigantismo, in quantità prima di lui inimmaginabili. Grande rispetto.
Riportato il pensiero di Giorgio Netti, sento il bisogno e il dovere di fare presente quanto segue.
Caro Giorgio Netti, il mio articolo è stato una presa di posizione personale a difesa di una poetica post pop, la mia, che non è contro il popolo (basta pensare alla materia che uso, le bocche spalancate della gente senza sovrastrutture culturali che capita nel mio studio, ecc), ma contro l’inquinamento in senso lato, visivo in particolare (quindi il vuoto!). Lo scomodo opposto di Kiefer. Parlo anche di costume, di epoca: tutti da Wenders il sabato sera!
Comunque concordo con la sua analisi pangermanica. Dalla guerra persa hanno tratto vantaggio spirituale: il fiume è tornato fuori, forse non proprio gioioso, ma impetuoso sì. È già molto dopo Auschwiz (ricorda il giudizio di Adorno sulla impossibilità di una qualsiasi speranza, anche quella che possono eventualmente fornire le utopie creative?). Ma nella sua dotta citazione si è dimenticato di Beuys e di noi italiani, Mauri, Berio, Nono ecc, che in qualche modo esprimono la speranza. Certo, a che punto è la notte? Scuretta, tutte le vacche sono nere. Lumicino: tabula rasa.
Capisco e sono d’accordo con la presa di posizione. Non mi sono affatto dimenticato di Beuys e dei vari antecedenti, parlavo dello specifico uso degli strumenti del mercato di massa che Kiefer fa come nessuno prima di lui e senza compromessi. Mauri è quanto di più distante ci sia dagli strumenti del mercato di massa, Nono non ne parliamo nemmeno e Berio in parte sì, ci ha tentato nel 1972 con la sua bellissima serie di 12 puntate televisive. C’è musica e musica, ma erano altri anni e non se ne è fatto più niente. L’ovvia stima che ho di loro non c’entra con il discorso precedente. Citavo Stockhausen per la produzione sterminata: 106 cd: niente di paragonabile a nessun altro compositore contemporaneo (e nemmeno barocco, i romantici si sa, erano stitici).
Quanto alla “Tabula rasa”, come dice Lei, la memoria (e io aggiungo: elaborata) è fondamentale. La tabula rasa è sempre stata un tragico episodio all’interno della barbarie: barbarie prima, barbarie dopo, per secoli. Io rimango interessato al costruire, differentemente ma costruire. La massa, e di conseguenza il mercato di massa, non mi ha mai interessato. Leggo in Kiefer il vero artista, e questo è l’importante, che è riuscito attraverso gli strumenti del mercato di massa a realizzare opere impossibili per chiunque si fosse affidato alle sue sole forze (i casi precedentemente nominati e tutti gli altri non nominati). In questo senso dicevo che la sua unica vera opera, della quale tutto quanto ha prodotto sono più o meno preziose variazioni, è il cambio di scala senza compromessi.
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Vercelli, furto ai danni di un candidato sindaco: individuato 30enne marocchino
Vercelli, furto ai danni di un candidato sindaco: individuato 30enne marocchino La Polizia di Vercelli ha deferito in stato di libertà un trentenne cittadino marocchino, gravato da numerosissimi reati contro il patrimonio, resosi responsabile del reato di furto in abitazione perpetrato ai danni di un noto avvocato vercellese la notte del 25 maggio scorso. In particolare l’interesse degli investigatori della D.I.GO.S. veniva catturato da alcune esternazioni del professionista vittima dell’assalto, che a caldo aveva commentato il fatto riconducendolo alla sua attività politica, che lo vede attualmente in corsa alle prossime tornate elettorali come candidato Sindaco del capoluogo vercellese. L’attività di indagine posta in essere ha permesso di ricostruire le varie fasi dell’azione predatoria, immortalate dalle numerose telecamere presenti nelle strade adiacenti all’abitazione sita in pieno centro, che ritraggono l’autore dell’effrazione di corporatura robusta, indossante un giubbotto scuro, un berretto con visiera ed uno zaino sulle spalle, intento a colpire con numerosi calci il portone d’ingresso dello stabile fino a sfondarlo e fare ingresso all’interno del cortile del palazzo ove viene poi ripreso a frugare all’interno di un’automobile. Dopo aver inutilmente cercato all’interno del complesso residenziale di approfittare di qualche altra auto o porta lasciate incautamente aperte, le telecamere ritraggono l’uomo mentre si allontana a mani vuote alla ricerca di nuove occasioni di bottino, circostanza che effettivamente si è concretizzata pochi minuti dopo, allorquando lo stesso ha fatto irruzione all’interno del bar Wine Cafè Rialto sito poco lontano dal luogo del primo reato, ma è stato subito intercettato dalle volanti della Questura, che lo hanno rintracciato in uno scantinato con ancora il registratore di cassa trafugato dall’esercizio commerciale. Arrestato e trattenuto presso le camere di sicurezza della Questura, l’uomo è stato raggiunto al termine del giudizio di convalida dalla misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Vercelli e contestualmente gravato dal foglio di via obbligatorio dal capoluogo emesso dal Questore per la durata di due anni. Grazie quindi al prezioso strumento della videosorveglianza, è stato quindi possibile attribuire al giovane anche l’azione delittuosa commessa poco prima del reato per il quale è stato arrestato.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Domani vado a farmi togliere l'ultimo dente del giudizio (🫡) e ho appena preso la prima pastiglia di antibiotico e niente, non sono riuscita a mandarla giù tutta intera. L'ho dovuta rompere e mandare giù tutti i pezzettini appuntiti bevendo un quintale d'acqua. Prevedo già una notte interrotta da pause pipì frequenti, me tapina! 🫠
Ma perchè gli antibiotici devono essere COSI' 🫸🏼----------------🫷🏼 e non così 👌🏻? Siamo nel 2024, ecchecaz.
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Sergio Strizzi: The perfect moment è alla Estorick Collection of Italian Modern Art
Di Silvia Pellegrino Ha preso il via ieri 15 maggio alla Estorick Collection of Italian Modern Art di Londra "Sergio Strizzi: The Perfect Moment", una mostra di 80 scatti che testimoniano il lavoro del grande fotografo nel cinema italiano. Sergio Strizzi, The perfect moment è alla Estorick Collection of Italian Modern Art Ha preso il via il 15 maggio e prosegue fino all'8 settembre "Sergio Strizzi: The perfect moment", la mostra fotografica ospitata dalla Estorick Collection of Italian Modern Art di Islington a Londra che presenta 80 scatti realizzati dal grande fotografo e dedicati al mondo del cinema italiano. La mostra presenta per la prima volta nel Regno Unito una panoramica pressoché completa del lavoro di Sergio Strizzi (1931-2004) che ha lavorato come fotografo di scena su alcuni dei più importanti set cinematografici sia in Italia che all'estero dagli anni '50 ai primi anni 2000. Il suo lavoro include fotografie iconiche di Monica Vitti, Marcello Mastroianni e Sophia Loren. L'esposizione che ha preso il via mercoledì scorso è il risultato di un progetto ambizioso nato circa un anno fa, frutto della collaborazione tra la Fondazione Sergio Strizzi e la Direttrice della Estorick Collection of Modern Italian Art, Roberta Cremoncini. Pensato per il pubblico inglese, il progetto ha avuto una prima fase di selezione di 120 foto, fino alla scelta delle 80 in mostra, principalmente in bianco e nero, che raccontano la carriera del famoso fotografo cinematografico. Come ci confermano Vanessa e Melissa Strizzi, le figlie del grande fotografo che abbiamo incontrato alla serata per la stampa, la scelta delle foto dei set cinematografici e dei ritratti non è stata così "indolore": "Avrei voluto anche la barriera...", confida Melissa. Ci spiegano che la foto in questione fa parte del set del film Fuga per la vittoria (Escape to Victory), presente in mostra in diversi scatti, ma senza la foto dei giocatori allineati sul campo, quella che loro chiamano affettuosamente "la barriera". Risulta altrettanto difficile trovare la loro foto preferita tra quelle in mostra: tra le più amate da Melissa, quella con Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau, presente nel set "La Notte" e nella stessa locandina della mostra, perchè in questo scatto il padre è riuscito a cogliere qualcosa di iverso: "Nella foto l'attrice sorride, mentre nel ruolo che interpreta nel film di Michelangelo Antonioni è sempre triste". Per Vanessa la preferenza cade sul set del "Giudizio Universale" (The Last Judgement), con due foto in bianco e nero: un ritratto di Silvana Mangano che sembra avvolta dalla luce e quella corale del ballo di sala. Per la direttrice della Estorick Roberta Comencini sono i ritratti del servizio fotografico realizzato alla Torre Galfa di Milano che hanno come protagonista un'altra icona del cinema italiano: Monica Vitti. Ma è lo stesso Strizzi che l'occhio attento riesce a scorgere nello sfondo di una foto di scena con l'attrice de "La Ragazza con la Pistola" (cercate in galleria 1) e così pure negli scatti di altri attori di cui divenne amico e che ci vengono indicati dalle sorelle Strizzi. "Ce ne sono diversi, sicuramente Stanley Baker...quando morì fu una delle poche volte che vedemmo papà piangere". L'amicizia con il leggendario attore non è l'unico legame che il fotografo strinse fuori dal set con attori inglesi e non. Oltre a Baker, prematuramente scomparso a 48 anni, ci raccontano dell'amicizia con Sir Michael Cane (in esposizione nelle foto di Escape to Victory) e con l'attore americano Ben Gazzara, immortalato da Strizzi con Audrey Hepburn sul set del film Bloodline. Tra gli italiani, il regista Francesco Rosi e Marcello Mastroianni, che erano di casa quando Vanessa e Melissa erano piccole. Nella bella video intervista di Luigi Abramo che vi suggeriamo di vedere all'entrata in galleria, Sergio Strizzi dice di Mastroianni: "Non amava farsi fotografare e non riusciva a distinguere tra una buona ed una cattiva foto, ma sempre disponibile sul set.. sempre collaborativo". Quello che per il visitatore è un viaggio nel mondo fantastico del cinema dei tempi d'oro, per Vanessa e Melissa bambine era la normalità. Entrambi i genitori lavoravano in quel settore, quindi giocare con i props del film Lo Squalo o vestirsi con costumi di scena delle Avventure del Barone Munchausen (in esposizione ci sono foto del set con Robin Williams) era il nostro equivalente di giocare con le bambole. Un po' meno facile spiegare il lavoro del padre agli amichetti e compagni di scuola, ci spiegano, perchè a quei tempi il fotografo cinematografico era una professione praticamente nuova. Niente a che vedere con la figura del paparazzo, sebbene alcune testate giornalistiche l’abbiano erroneamente associata al fotografo romano. ... Continua a leggere su
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