#La Grande Ruota
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Ogni tanto ti raddrizzi, e cammini dritto. Ma io ti amo a notte fonda, quando sei debole, inciampi, ti pieghi.
#Agota Kristof#agota kristof#citazioni#citazione#citazioni libri#citazione libro#poesie#poesia#La Grande Ruota#amore#amare
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Una forza e una generosità straordinarie sono il dono di ogni madre, e sono la base di quell’amore incondizionato che solo una madre sa offrire e che tutti dovremmo avere la possibilità di assaporare. Un vecchio proverbio napoletano recita: «Chi tene ‘a mamma, nun chiagne» (chi ha la mamma, non piange), ed è vero. Le madri sono scudo pronto a difenderci da ogni dolore, a volte persino esagerando.
La verità è che l’amore può tutto, che un sorriso, uno sguardo sincero, una carezza sono sorsi di eternità, che nel dolore la fiducia nel domani può soltanto diventare più grande.
Una terribile battaglia da combattere “un lungo addio”.. “un addio rubato..un addio mancato.. un addio finto”.
Perché tra di noi, mamma, non può esserci addio.
La mia persona più amata si dissolve lentamente in piccoli pezzi, ed è impossibile andare a ripescare quale sia stata l’ultima conversazione. Struggente ed emozionante, «il segreto della vita».
Tutto ruota intorno ai ricordi e alla memoria, al loro disperdersi e riemergere continuo e imprevedibile, trasportando tutti in una sorta di infinito presente. Una storia di cui non conosco né l’inizio né la fine, ma di cui ho vissuto e vivo intensamente ogni giorno con dolore, paura, rabbia, fatica, solitudine, curiosità, ostinazione. Facile perdersi in questo guazzabuglio di emozioni. Non so dire con precisione quando quel processo abbia avuto inizio. Sono stata incapace di cogliere i primi segnali quotidiani. E mi sono trovata direttamente a decidere quanti scatoloni avrebbero occupato i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza, riempiendoli ad una velocità molto superiore a quella delle mie emozioni, che mi soffocavano la gola. “Questo è il momento più difficile”, mi racconto ma intanto sto tatuando il mio cuore. In maniera indelebile.
Figlia unica di un genitore non autosufficiente, come la definisce la USL.
Il muro che ho dovuto attraversare per trovare il mio binario è fatto di rifiuto, disoriento.
Dovevo combattere con i fantasmi del mio passato, guardare negli occhi una persone che non mi riconosceva piu e specchiarmi nelle sue paure. Una micidiale danza di emozioni contrastanti: l’eterno presente senza ieri e senza domani il passato remoto improvvisamente prende vita catapultandoti in una dimensione surreale e spiazzante. Mi trito il cuore cercando di cogliere un’espressione diversa sul volto, un lampo negli occhi, un gesto, ma lei ė in un'altra dimensione e questo fa male. Come tenere tutto dentro.
Ecco come vedo, assisto e vivo questo lento perdersi. Un lento svanire. Spegnersi poco a poco, spettatore di questa surreale esibizione della vita. Dove il regista è il tempo e la trama è composta dalla memoria, dai ricordi, che a tratti riemergono da quel luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Sono sempre lì. Sono sempre loro. Solo nascosti in qualche angolino. Basta aspettare il momento giusto... ed eccoli.
Un viaggio nei legami affettivi più forti, nelle nostre paure e nei nostri bisogni di amare, alla ricerca della felicità anche nelle situazioni apparentemente più avverse.
A 52 anni proprio non me lo aspettavo. Di figli ne avevo già uno, ormai grande, proiettato verso un futuro luminoso insieme alla famiglia che si era creato.
Ed io, invece, ecco che mi ritrovo, inaspettatamente, a dover fare i conti con la dolorosa esperienza di diventare “madre di mia madre", nel suo lento declino fisico e mentale.
Eppure il suo sguardo, di tanto in tanto, torna per un fugace momento (tanto fugace che, a volte mi chiedo se sia veramente successo) a fissarsi su di me, limpido e cosciente. Come se davvero fosse tornata a vederMi...tornata ad essere mia madre. Quella che si preoccupava per me. E si prendeva cura di me, sempre con un sorriso sulle labbra. Non so bene come spiegarmi. C’è da non trovare le parole quando hai a che fare con una persona che se ne sta andando lontano, sempre più, suo malgrado. C’è da augurarselo di non trovarle, mettere in fila i pensieri richiederebbe di voler vedere quello che si ha davanti e io non voglio.
“Mamma, sono io, sono Francesca”. Te lo ricordo, te lo ripeto, non perderlo il mio nome. Non lasciarmi andare. Nei tuoi pensieri troncati, assillanti, confusi non sei persa, perché non si può affogare in una pozzanghera, e non sei rinchiusa finché fai di tutto per stare a galla. Attaccati a me, aggrappati all'amo, salda più che puoi, con le mani e con lo sguardo, che ti tiro verso di me, non smettere di respirare.
Quanto fa male trasformarsi. “Sono io, mamma, sono Francesca”. “Lo so,” mi rispondi. Sei arrabbiata. In te c’è ancora forza...non molli, non cedi, ti ribelli. Mi prenderesti a schiaffi. Ti vedo, seduta sul divano. Ti stringi, ti rimpicciolisci, scompari, eppure io ti trovo sempre. So dove cercarti. So dove trovarmi. Anche se potremmo essere il gioco dei contrari io e te. Tu, che sei tanto diversa da me eppure ti assomiglio. Ho paura..e nello stesso tempo ho Il bisogno di non far vedere agli altri che sto male.
Ho tanti sensi di colpa: sono una mamma, come te. Quanta malinconia c’è, quanto mi ricordo di te..ricordi che si diluiscono. All’inizio mi concentro sul come fare per catturarti e quando ti ho catturata penso a come trattenerti; quando sto per perderti cerco di invogliarti a restare con un nuovo stratagemma; quando ti ho persa iniziano i propositi per fare meglio la volta dopo. Ricomincio, riprovo, non mollo mai. I tentativi si susseguono senza sosta. Non c’è fine, non c’è pausa. Ci pensi anche quando non lo fai. Ci deve essere da qualche parte una linea di confine che, se oltrepassata, è un cambio perenne di stato. E ci pensi mentre fai la spesa o sei in fila dal dottore, mentre parli al telefono con un’amica e perfino mentre ti fai la doccia. Quando sei sotto il getto dell’acqua tiepida piangi per il fallimento: non importa quanto poco ti consoli l’esserci per accudirla. L’acqua si miscela alle lacrime nel gorgo dello scarico e dovrebbe andare giù, lasciarti, non tornare, giusto? No, non va giù. La lacrima stagna, imputridisce. Si deposita. È l’acqua delle pozzanghere. Non conosce colore, non conosce fine. Non riflette tutto il cielo, non è nemmeno una finestra. Non bisogna scoraggiarsi.. ma mi mancano le forze o forse il coraggio. A volte ricordo i tempi piu felici che sono anche i più taglienti.“Eccomi! Ciao, come stai oggi? Hai visto che è arrivata l'estate???....
Guardami,
"sono Francesca, mamma
Mamma❤”.
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Ogni tanto ti raddrizzi, e cammini dritto.
Ma io ti amo a notte fonda, quando sei debole, inciampi, ti pieghi.
Ágota Kristóf - La grande ruota
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La luna d'agosto
"La luna d'agosto è forte e bisogna lasciarla passare", si dice.
Stanotte siamo sotto la terza luna stagionale che, essendoci ancora la quarta prima dell'Equinozio, è una luna blu...che inoltre è anche la più grande di questo 2024 💙
È il tempo di canicola, tutto è esagerato, godiamoci questa luna più forte e poi lasciamola andare, la Ruota dell'Anno gira e
passerà questo mese di sole e di caldo, di città vuote e cicale, di spiagge e rumore, e troveremo un tempo più quieto che prelude già all'Equinozio d'Autunno... l'inverno bambino sta per nascere
Fuochi nella nebbia
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La biopazzia al potere
Ma che razza di società sta sorgendo? E’ un tam tam quotidiano che colpisce la vita, la morte, la nascita, la famiglia.
C’è una Grande Fabbrica dell’Opinione che marcia a senso unico, in un corso accelerato di demolizione dell’umanità come l’abbiamo finora conosciuta. E impone a tappe forzate la corsa verso un mondo capovolto.
La mamma diventa un ente superfluo, da sopprimere o da ridurre a utero in affitto per la gioia delle coppie omosessuali che vogliono comprarsi un figlio.
E i magistrati, smentendo la legge, confermano la piena legittimità dei loro desideri e aggiungono che non c’è bisogno di geni per chiamarsi genitori.
Ma la parola genitori, guarda un po’, deriva proprio dalla parola geni.
Si può accettare la dizione “genitori adottivi” perché padre e una madre suppliscono ai genitori biologici ma due uomini dello stesso sesso che per un loro desiderio decidono di farsi il loro figlio non sono genitori in alcun senso. Al più sono tutori.
La madre non è un accessorio sostituibile.
L’abolizione della mamma segue a ruota la soppressione del papà, ente inutile in una società senza padre.
La società parricida e matricida è una società senza figli, salvo quelli nati in provetta.
Si deplora la politica che non segue subito l’onda emotiva e non legifera in materia come ordina l’Onda, coi suoi artefici e i suoi magistrati.
E invece passa inosservato il silenzio assordante e imbarazzante, di Papa Bergoglio che di fronte allo stravolgimento della vita e della famiglia, dagli uteri in affitto ai suicidi assistiti, parla d’altro, fa finta di niente… Una generazione sta demolendo in poco tempo l’esperienza di tante generazioni che l’hanno preceduta, con una presunzione assoluta.
Cosa c’è alle origini di questa follia?
C’è la perdita dei confini, del senso della misura, della natura e del limite.
Sono io, solo io, a decidere quando morire e come; sono io a decidere, senza il concorso di una donna, di avere un figlio, affittando un utero o facendo shopping oltreoceano.
Sono io a decidere se interrompere o meno una gravidanza non desiderata, anche se va di mezzo la vita di una persona.
La libertà e la modernità si riducono a non porre limiti ai miei desideri. Non conta nulla il resto, gli altri, i legami affettivi, la paternità, la maternità, la responsabilità di essere al mondo e di mettere al mondo.
Non conta altro che la mia volontà. Questa è la follia del nostro tempo, il potere smisurato dei propri desideri che viene presentato come Diritto, Libertà e Autonomia.
E chi si oppone viene accusato di vivere nel medioevo.
Dimenticando che anche noi, nati in famiglie da padri e madri, siamo nati e cresciuti in quel medioevo.
Se difendere la maternità, la paternità, la famiglia e la vita sono segni di medioevo, allora cos’è la modernità, il trionfo del disumano, la perdita del limite, la dittatura dell’Ego, l’abolizione della natura? No, signori, questo non è il futuro, questa è la fine della civiltà e la fuoruscita dall’umanità nel nome di un transumano geneticamente modificato, dove l’identità è sostituita dal desiderio, l’umano dal mutante e il noi siamo dall’Io voglio.
Non confondete la fine con un inizio.
Marcello Veneziani - 28 Marzo 2023
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"Di fronte alla cattiveria gratuita e l'invidia, devi sorridere e pensare che prima o poi la ruota gira per tutti. Non sprecare il tuo tempo in discussioni inutili. Regala indifferenza...."
Luna Del Grande
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"Una delle tante chiavi di lettura di Parthenope è che Parthenope non esista. Cioè, tutta la storia, tutta la vicenda ruota intorno a questa figura che non è altro che una sorta di sogno collettivo. E perché non esiste? Perché non esiste una ragazza così giovane che parla solo con le frasi dei film e dei romanzi, che è così bella e allo stesso tempo così clamorosamente intelligente ma ancora allo stesso tempo così ingenua. Parthenope esiste neglì occhi di chi la guarda, anzi, di chi la desidera e basta. E allora diventa l'amore impossibile di Sandrino. E diventa il sogno erotico del fratello. E diventa l'oggetto da esporre alla famiglia del camorrista. E diventa il desiderio irraggiungibile del miliardario. Diventa la santa di Napoli, diventa lo scudetto dei tifosi. Parthenope è una grande illusione collettiva. Ognuno ci vede quello che vuole, quello che desidera. Quello che spera di essere. Quando si parla di Napoli si parla di un dolce amaro perenne, come la sua bellezza e i suoi occhi tristi. Il suo profumo e la puzza di quella sigaretta sempre sulla sua bocca. E Parthenope accoglie i mostri fatti acqua salata, dove lei è nata. E forse pure lei è il mostro, bello o brutto, di questa grande fiaba che ha raccontato Sorrentino." @giuseppedorsi6332
"A me è piaciuto molto. Sicuramente è un film paraculo per mirare a dei premi, ma ho capito il messaggio, mi è arrivato quello che voleva trasmettere. Questo è un film su napoli e su come la vede lui. Partenope è napoli, i napoletani la amano alla follia, ma lei non si concede a loro, se la tira, si sente più in alto, è crudele con chi la ama davvero, mentre si concede alla mafia e alla superstizione del clero, che infatti sono gli unici che non la amano davvero e dopo averla avuta " tranquilla ti chiamo io". Il napoletano che è costretto a emigrare perché è un amore non corrisposto che finché uno è bambino va bene ma poi da grande vuole quagliare , lei gli ricorda che pure se va a milano e gli andrà bene, quando avrà un momento di debolezza, penserà che tornare da lei sia la soluzione, ma sarà troppo tardi ed è perfettamente il sentimento di chi ha lasciato Napoli, la mia ragazza è napoletana e il sentimento è quello, vai via da un luogo che ami, ma non sei ricambiato nella stessa maniera. Il dissing a sofia loren che dissa i napoletani è lo specchio di questo sentimento di amore odio con questa città . Si sono discorsi fatti più per il pubblico che tra i personaggi, ma a me piace la poetica decadentista di Sorrentino che dipinge una la dea napoli che nasce in una ricca casa e che poi va verso il declino tanto è bella che gli frega? Ma non basta la bellezza, serve la cultura per mantenere bella una società." @valerioivrelao6724
“Io non so niente, ma mi piace tutto” Parthenope
“Un napoletano non va mai a Capri in vacanza: o è troppo povero o è troppo pigro” Pranzo con il miliardario
“Il mistero è desiderio ed il funerale è il sesso” Discorso della Diva
“Alla fine della vita resterà solo l’ironia” Cardinale
“Che cosa ti piace di una donna? La schiena. Tutto il resto è pornografia” Cardinale
“Dio non ama il mare” Cardinale
“Sei bella ed indimenticabile”
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Alfa Castaldi
Progetto grafico/ Graphic design Claudio Dell'Olio assistito da Alessandro Marchesi
testi di Giuliana Scimé e Susan Bacheider, foto di Paolo Castaldi
Carla Sozzani Editore, Milano 2013, copia n.0313, 50 pagine, ISBN
9788879428507
euro 60,00
email if you want to buy [email protected]
Stampato da NAVA Milano in occasione della mostra "Alfa Castaldi" Galleria Carla Sozzani Febbraio 2013
Fotografo curioso e completo, Alfa Castaldi nella sua carriera professionale ha esplorato vari generi e tutti con grande passione e competenza. La mostra alla Galleria Carla Sozzani è un’esauriente retrospettiva arricchita da una sezione di ritratti alla moglie, la giornalista Anna Piaggi.Ad Alfa Castaldi, brillante allievo dello storico dell’arte Roberto Longhi, risultano fatali i tavolini del bar Jamaica in quel di Brera. Rientrato a Milano all’inizio degli anni ’50 dopo gli studi a Firenze, prende a frequentare l’ambiente intellettuale ed artistico che ruota attorno all’Accademiadi Belle Arti, soffermandosi spesso nel locale che, ancor’oggi, è punto di ritrovo per artisti ed intellettuali. In quegli anni, nelle sale del Jamaica piene di fumo e modelle in cerca di ingaggio, il giovane Alfa conosce Cesare Peverelli, Gianni Dova e Piero Manzoni ma anche un gruppo di fotoreporter – Ugo Mulas, Mario Dondero e Carlo Bavagnoli: per inciso, quelli che si sarebbero poi rivelati i migliori della loro generazione – che si struggono per essere considerati artisti alla stessa stregua di pittori e scultori.
Stimolato da queste nuove conoscenze, Castaldi si avvicina alla fotografia ed inizia a fare sperimentazioni, indagando il mondo attraverso l’obiettivo. Tra gli anni ’50 e ’60 viaggia moltissimo, soprattutto all’estero, documentando stili e movimenti culturali; attingendo al ricordo dei viaggi nell’Italia del dopoguerra, ancora povera e rurale, nel 1980 realizza per Uomo Vogue il servizio Compagnia di Stile Popolare, passato alla storia del costume come un reportage antropologico sulle radici popolari dello stile maschile piuttosto che come mero servizio di moda.
15/04/24
#Alfa Castaldi#Anna Piaggi#photography exhibition catalogue#Galleria Carla Sozzani 2013#photography books#fashionbooksmilano
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La Ruota di Fortuna.
"La Navicella Spazio-Tempo"
Alla Vigilia di avvenimenti di enorme portata per l'intero Genere Umano, si risveglia dentro di noi l'urgenza di indirizzare il nostro Viaggio verso una nuova Direzione.
Molti passaggi sono stati completati e restare ancorati a frequenze dissonanti, ci inizia a risuonare come stonato, oramai estraneo all'intento iniziale.
Le trasformazioni interiori avvenute in questi giorni, seppur particolarmente sofferte a livello fisico e psichico, segnano un passaggio epocale.
Con quest'ultima ondata magnetica, i Codici di Nuova Generazione hanno completato la loro "installazione", togliendo spazio e ossigeno all'Antico Assetto cellulare.
Ma non è sufficiente disporre di un'auto di nuova generazione per porsi nelle condizioni di guidarla.
E' necessario iniziare il nuovo "training".
E stavolta ci viene chiesto di "tornare dentro" non per ripulire, creare spazio o purificare, ma per osservare e apprendere il nostro innovativo e ipersensibile assetto di strumentazione.
Non saperci destreggiare tra le funzioni di nuova Generazione equivale a "stare fermi", percepire quel senso di paralisi e immobilità che non ci permette di proseguire verso i nuovi sentieri inesplorati.
Ed allora qualcuno magari sospirerà affranto, sprofondando nella consueta tristezza e impotenza pre-cambiamento. Si percepirà bloccato, confuso e demotivato.
E trarrà conclusioni fuorvianti, borbottando tra i gemiti dell'inedia che era meglio l'assetto precedente, quello Antico e Stereotipato, poiché almeno ci offriva la distorta sensazione di movimento e di azione. Perché almeno lo maneggiavamo con destrezza e sicurezza.
All'oggi questi "sistemi di bassa frequenza" sono in fase di destrutturazione e rottamazione. Il "mercato" ritirerà presto anche "gli ultimi modelli".
Vedremo molte persone abbandonare la Terra senza alcun apparente motivo. Ma per chi oramai "vede" e "vede oltre", sa esattamente cosa sta accadendo.
Non è necessario che "restino tutti". Inizialmente sarà una porzione di popolazione ad essere coinvolta nella nuova Dimensione.
E' il ciclo della Terra a chiedere questo.
E' l'Universo che si sta trasformando nella sua Frequenza Base. E noi insieme a lui.
Chi dovrà lasciare questo piano di Coscienza, avrà comunque vissuto una delle esperienze più straordinarie e piene che si possa sperimentare attraverso la Multidimensionalità.
Se ancora spaventa tutto questo, se ancora la paura della Morte domina questo piano di Coscienza, allora è bene lavorarci con grande Amore e Dedizione.
Se l'Essere Umano ancora si terrorizza per la sua illusoria "precarietà" o si "attacca" all'idea della perdita di qualcosa o di qualcuno con senso di ingiustizia, allora è bene togliere ancora qualche incrostazione prima di attivare la nuova Strumentazione.
La Coscienza non ha spazio e non ha tempo. E' ovunque. E' nella Multidimensione. Il Corpo è un contenitore del Viaggio. E' la nostra Navicella Spazio-Tempo. Quando non servirà più cambieremo forma e struttura.
Tutto qui.
Nulla di più.
E non c'è niente di triste, angosciante o sbagliato in questo.
E' ciò che è.
Come sempre d'altronde ....
Con Amore.
Mirtilla Esmeralda
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MOHAWK ( Core ) Movie Studio Series *THE LAST KNIGHT*
Con un leggerissimo ritardo di soli 7 anni il piccolo MOHAWK ha finalmente un suo modellino ufficiale grazie alla filologicità di Movie Studio Series, essendo stato escluso ai tempi di The Last Knight insieme ad un altro paio di Decepticon, anche se va detto che effettivamente la loro apparizione nel film fu quantomeno effimera.
Ciononostante, il piccoletto aveva le sue potenzialità ( a parte il nome banale ), bene espresse in questo Core, con un ROBOT fedelissimo a come appare nel film, a parte magari la posizione delle ruote non adagiate a mo' di coprispalle, ma ci si può soprassedere.
Mantiene l'aspetto smilzo e dinoccolato del lungometraggio, e magari forse è troppo grande rispetto alla scala media generale dei Bayformer, ma quella dei Core è la taglia minima per quei Transformers che diventano moto, come la recente Arcee di RotB, e meglio così che non avere banale Battlemaster o giù di lì'; è tutto grigio brillante con sprazzi di verde a caso come vuole il suo modello in CGI, tranne che nella cresta, vabbè.
Ha balljoint su caviglie, anche, spalle e gomiti, più un'altra articolazione per piegare questi e sulle ginocchia, ma sopratutto può spalancare le fauci! Inoltre, citando la sua "fine" nel film, dove resta solo la testa a parlare dopo esser stato colpito da Bee, la testa può appunto staccarsi tranquillamente.
Infine, non visto nel film ma presente nei concept art, il nostro è armato di un semplice coltello, che però è talmente piccino che si ha paura di perderlo, anche se si può sistemare a riposo dietro il bacino ( che tra l'altro non ruota, ma ok, glielo si perdona, dai. ^^ )
La TRASFORMAZIONE non è malvagia per un Core class così, con la ruota destra che si abbassa, la testa che si ripiega all'indietro e quindi si alza la ruota sinistra, che viene "afferrata" dalle braccia ripiegatevisi. Le gambe infine si ribaltano all'indietro e si uniscono aderendo al corpo, con i piedi che diventano il sellino della MOTO.
Questa è un tipo di motocicletta quantomeno bizzarro ed esclusivo, una Confederate Motorcycles 2016 P51 Combat Fighter, e nonostante le licenze poetiche di alcune parti poco in disguise ( per dirne una, le braccia ripiegate alla buona ), alla fine è riprodotta abbastanza bene, sempre pensando di aver in mano un semplice Core.
Senza contare che l'hanno riprodotta senza licenza, quindi alcuni particolari sono cambiati apposta, come i due fari anteriori invece che uno, ed il particolare dipinto di rosso dei freni messo davanti ai sostegni delle ruote invece che dietro, vabbè.
Il coltellino si può sistemare su un perno in basso a destra della moto, e complessivamente è soddisfacente ed una buona rappresentazione del personaggio, finalmente diventato un modellino anche se il carisma del nostro Mohawk è purtroppo appena accennato vista la poca attenzione datagli ai tempi del film de L'ultimo Cavaliere, ma per il prezzo che ha è un ottimo acquisto a chi vuol completare la collezione dei Decepticon di quel film, anche se ancora mancano Onslaught e Dreadbot all'appello.
-Video recensione
#transformers#hasbro#generations#decepticon#recensione#review#core#mohawk#distructor#transformers 5#the last knight#l'ultimo cavaliere#studio series
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raccontami dettagliatamente il tuo sogno erotico più perverso
Oddio, qui andiamo indietro di parecchi anni (non sto più avendo dei grandi sogni erotici ultimamente 🥲). Parto dal presupposto che era un po' BDSM quindi siete avvisatɜ.
Ricordo che ero legata a una specie di ruota (tipo quelle dei mulini ad acqua ma più piccola) sul lato, non davanti come le assistenti di un trucco di magia. Sotto di me c'era una specie di sex machine con un dildo abbastanza grande (size queen anche nei sogni 🙈) collegato ai movimenti della ruota. Davanti al mio viso, avevo una specie di alzata in legno dove c'era un mio amico dell'epoca (prima e ultima volta che l'ho sognato 🙈). L'altezza decisa faceva in modo che avessi il suo inguine davanti al volto. Quando ha iniziato a far oscillare la ruota avanti e indietro, il dildo ha iniziato a penetrarmi fino a farlo eccitare visibilmente. A quel punto si è slacciato i pantaloni e mi ha bloccata in una doppia penetrazione senza via d'uscita, scandita solo dai movimenti della ruota. 🙈
Mi sono svegliata moooolto su di giri 🙈🙈🙈
#ask box#ask me#oops ✨#sogni monelli e dove trovarli#ora vado a rinchiudermi nell'angolo piu buio della stanza perché sono un sacco timida#🙈🔥✨
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Appena provato la divisa da lavoro e la AMO (ho pure gli occhiali in tinta✨)
In questo specifico contesto mi fa sentire come se facessi parte di qualcosa di grande (che è proprio quello che è crocerossa italiana ahaha).
Boh mi sento come se fossi un ingranaggio fondamentale della ruota finalmente, e poi fare del bene agli altri mi fa bene al cuore.
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La missione dei Mayans Galacticos ha origine dalle stelle. I diversi sistemi stellari comprendono una federazione integrale. Questa missione è iniziata molto tempo fa (per gli standard terrestri) ed è ancorata alle Pleiadi con diversi punti di partenza, tra cui Arturo, Antares e Sirio. Le Pleiadi sono anche conosciute come "l'ancora luminosa", che come il nostro sistema solare ruota intorno ad Alción (il Gran Sol Centrale), la stella principale delle Pleiadi, in un ciclo di 26.000 anni. La missione è multidimensionale, anche se con un'enfasi particolare sul settore Velatropa. Questa regione della nostra galassia è definita dalla pulsar Vela, situata nel braccio di Orione di quella che chiamiamo galassia della Via Lattea, più specificamente vlatropa 24: il nome in codice intergalattico del nostro Sole, Kinich Ahau. Il nostro sistema solare si trova al centro di un'area di 6.000 anni luce di diametro definita dalla pulsar Vela (V), un residuo di una supernova ad una velocità incredibile. Una pulsar è uno stato avanzato tardivo evoluto di quella che una volta era una supernova. Ricorda che Vela è solo un piccolo (ma potente) "microbo" nella galassia. Questa missione ha come oggetto la supervisione del sistema planetario Velatropa 24, con particolare attenzione sui cinque pianeti interni: Mercurio, Venere, Terra, Marte e Maldek (ora cintura di Asteroidi). La Sonda di Arturo descrive come questa zona di Velatropa 24, inclusa la Terra (Velatropa 24.3), sia diventata la zona di quarantena della libera volontà. Questa è anche l'area di un programma di sviluppo noto come "la caduta" 0 "peccato originale". Era conosciuto da esseri provenienti da altre parti diverse del sistema galattico, che all'interno della zona di quarantena della libera volontà ci sarebbe stato un processo di apprendimento che avrebbe focalizzato i rifiuti karmici di molti sistemi di mondi in una struttura che, inevitabilmente, avrebbe raggiunto un punto in cui il processo non sarebbe potuto andare oltre l'intero sistema di Kinich Ahau. Una volta messo in quarantena il problema nel settore Velatropa, gli "angeli custodi" potevano tenerlo d'occhio e con l’avvicinarsi dell'ora indicata, avrebbero aumentato la sorveglianza. Perché è necessario questo? Nel processo di evoluzione di questo sistema stellare, il pianeta Terra (V. 24.3) si è allontanato dalla frequenza del tempo naturale che funziona nel resto della vita nell'universo. La ragione per quella che è conosciuta come la civiltà dei Mayans e il sistema di astronomia e calendari matematici dei Mayans era aiutare a ristabilire il giusto corso del tempo sulla Terra. La matematica Mayans è il gioiello di questo sistema di conoscenza galattico portato sul nostro pianeta. L'Alto Mano di Sirio ha iniziato ad assistere a questa marcia degli eventi comprendendo la battaglia disputata nella mente umana collettiva. Un rimedio noto come l'Incantesimo del Sogno è stato inviato da Sirio attraverso il campo di forza di Arturo per aiutare gli esseri umani ad attraversare le dimensioni e riallinearsi con il loro destino dimensionale. I codici dell'Incantesimo del Sogno trasmessi a José Argüelles/Valum Votan descrivono in realtà il registro armonico dei movimenti per la stabilizzazione del sistema di Kinich Ahau (Sol o V. 24). I registri armonici delle orbite planetarie rispetto alle altre creano nel tempo cicli di sincronizzazione chiamati "Incantesimi del sogno" - il codice specifico dell'Incantesimo del sogno per questo tempo è noto come la nave del Tempo Terra. I codici matematici per la ristrumentazione della specie umana secondo una frequenza di tempo galattico/armonico. Questi codici sono stati ridotti al formato pratico del calendario di 13 lune e 28 giorni (sincronari) e si basano sui cicli di Sirio. Tutto questo fa parte della missione Maya Galactica. I Maya Galacticos sono navigatori e cartografi planetari del grande campo psichico terrestre, del sistema solare e oltre la galassia. Ciò significa che le loro percezioni, i loro modi di conoscere e comunicazione provengono da un alto grado di sintonia telepatica con il cosmo. Il calendario dei Maya galattici non è quello che sembra. Lo scopo di questo calendario (13 lune di 28 giorni) è in definitiva assicurarsi che la Terra sia sintonizzata con il nuovo raggio galattico. Come ingegneri sincronici, i Maya Galacticos hanno prima depositato questi codici sotto forma di quella che chiamiamo civiltà Maya e poi, come nuova dispensazione planetaria, sono arrivati i codici dell'Incantesimo del Sogno. Dopo che l'Incantesimo del Sogno è stato pubblicato, molti altri regali quadri/quintidimensionali sono seguiti per definire una via terrestre verso le stelle, conosciuta come ordine sincronico (sincrono). Da un lato, l'obiettivo di questi strumenti è impedire l'autodistruzione del pianeta, dall'altro è stabilizzare la coscienza del pianeta in una risonanza cosmica con la galassia locale, in modo che questo abbia un effetto sul Sole. Mentre il sole attraversa le sue crisi interne, si crea una stabilizzazione della frequenza solare che cambia la coscienza su questo particolare pianeta. Questa è una situazione unica nella fase finale dell'esperimento nel settore Velatropa, con la stella V. 24 (il nostro sole) e V. 24.3 (pianeta Terra) come i punti di interesse centrale. Pacal Votan è il capo della squadra di ingegneria di questo esperimento”. Lamat Estrella Maya 🙏🏼 La Legge del Tempo 13:20 Raffaele Capasso 💕
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Fine
Sono io, vecchio Padre dagli Occhidipesce che procreò l’oceano, il verme al mio orecchio, il serpente che si avvolge intorno a un albero,
siedo nella mente della quercia e mi nascondo nella rosa, so se qualcuno si sveglia, nessuno tranne la mia morte,
venite a me corpi, venite a me predizioni, venite tutti profetizzanti, venite spiriti e visioni,
io ricevo tutti, morirò di cancro, entro nella bara per sempre, chiudo gli occhi, scompaio,
cado su me stesso nella neve d’inverno, rotolo in una grande ruota nella pioggia, guardo le convulsioni di quelli che scopano
la macchina stride, le furie gemono la loro musica di basso, la memoria svanisce nel cervello, gli uomini imitano i cani,
io godo nella pancia di una donna, gioventù che tende i seni e le cosce al sesso, l’uccello ritto in avanti
a gettare il suo seme sulle labbra di Yin la danza di bestie nel Siam, cantano l’opera a Mosca,
i miei ragazzi vanno in calore al crepuscolo sui gradini, io entro a New York, suono il mio jazz su un Clavicembalo di Chicago,
L’amore che mi ha creato lo riconduco alla mia Origine senza perdita, galleggio sopra chi vomita
esaltato dalla mia immortalità, esaltato da questa eternità che gioco ai dadi e seppellisco,
vieni Poeta taci mangia la mia parola, e assaggia la mia bocca nel tuo orecchio.
Allen Ginsberg, Tr. Fernanda Pivano, New York, 1960
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Parole a ruota libera con Cesare Pavese:
"Hai meditato a fondo su Dio, Gesù, la natura della realtà, le sue leggi sottese, a partire dai Greci fino ai più recenti filosofi cristiani. E inoltre hai una sensibilità speciale che ti fa entrare in contatto con una coscienza superiore: sei quasi un mistico, che però porta alla luce il proprio lavorio interiore anziché esplodere nella "visione", come accade a coloro in cui i meccanismi psichici restano inconsci, celati a sé stessi.
Sei una di quelle persone che rendono chiaro il significato della frase che "Dio è dentro di noi".
L'intelletto dell'uomo che si sforza di conoscere Dio, è già Dio. Tu accenni alle profonde leggi della realtà e del fato, alla permanenza eterna delle azioni e dei pensieri nell'etere, fai presente il tuo anelito alla dimensione al di fuori del tempo, che è un serbatoio e una sorgente dell'arte, come un grande mistico o un sensitivo che parli con gli spiriti disincarnati. Tu arrivi a noccioli di verità attraverso la ragione e la riflessione, e non per "illuminazioni". Onesto. I tuoi pensieri terreni erano già celesti.
Da ciò che ho letto finora, tu mi sembri più portato alla fede di Leopardi, forse perché la tua intelligenza è più calda, intendo scaldata dal sentimento. Leopardi soffriva di lunghissimi periodi di apatia sentimentale e freddezza, quindi per lui l'assenza di un Dio-amore, paradossalmente, era più sopportabile. Giacché secondo me non è la paura della morte la molla per la scoperta dell'eternità, ma il desiderio d'amore. Gli unici momenti in cui Leopardi, da adulto, parlò esplicitamente dall'aldilà e di un "raggio divino", furono quelli riscaldati dalla speranza dell'amore. E se gli rimase uno sfilaccio di pallida credenza nell'aldilà, fu grazie al pensiero di trovare in esso la sua donna ideale, che ogni tanto balenava nei suoi sogni o fantasticherie. Per il resto, non aveva la minima paura di morire."
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Un giorno qualunque ti viene la voglia Di andare a vedere, di andare a scoprire se è vero Che non sei soltanto una scatola vuota O l'ultima ruota del carro più grande che c'è
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