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"La finestra sui tetti e altri racconti con Martin Bora" di Ben Pastor. Recensione di Alessandria today
Otto racconti tra giallo e guerra con l'eroe tormentato Martin Bora
Otto racconti tra giallo e guerra con l’eroe tormentato Martin Bora. La finestra sui tetti e altri racconti con Martin Bora è una raccolta di racconti che ruota attorno al personaggio di Martin Bora, ufficiale della Wehrmacht, investigatore solitario e tormentato protagonista delle opere di Ben Pastor. In questi otto racconti, Ben Pastor esplora ancora una volta i dilemmi morali del suo…
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Era l’anno del mio diploma
Avevo compiuto diciotto anni a novembre e circa un mese dopo, dalla Francia venne a darci una mano in casa Claudine, un’amica d’infanzia di mia madre Margot e sua compagna di liceo. Una donna di poco sopra i quaranta, come mamma appunto. Lei era piccolina, ma perfetta. Molto proporzionata. Una francesina bella, pulita, colta e piena di fascino. A differenza di mamma, che s’era sposata giovanissima ed era venuta subito in Italia, lei invece era convolata a nozze un po' più tardi, ma purtroppo era rimasta vedova pochi anni dopo il matrimonio, a causa di un incidente stradale in cui era rimasto coinvolto il marito. S'era trovata per questo, dopo neppure un anno, completamente a terra economicamente. Pur se laureata in lettere moderne, appena sposata avevano deciso di comune accordo col marito che lei avrebbe lasciato l’insegnamento, si sarebbe occupata della casa e avrebbero subito messo al mondo dei figli, che però non fecero a tempo ad arrivare.
Per cui erano ormai già diversi anni che campava di stenti arrangiandosi e che soffriva da morire nel sentirsi sempre poco considerata, dovendo svolgere tutti i lavori più umili pur di sopravvivere. Per giunta, non riusciva a tenersi un lavoro per più di qualche mese. Infatti essendo veramente una bella donna, peraltro vedova e bisognosa, doveva regolarmente respingere le avances aggressive dei vari datori di lavoro. Che si sentivano in diritto di approfittarsene. Per questo, doveva ricominciare ogni volta daccapo a cercare. Con mamma comunque si era sempre tenuta in contatto. Dopo tanto tempo di continua e ininterrotta consuetudine, ebbe un chiarimento finale e risolutivo con mamma via e-mail. Aveva sempre rifiutato l’aiuto che mamma Margot le offriva, ma dopo l’ultimo scambio, evidentemente esasperata e stanca, accettò senza più esitare l’offerta genuina dei miei genitori di poter venire in Italia a casa nostra: un po’ colf, un po’ dama di compagnia e infine, visto l’approcciarsi del mio Esame di Stato, anche quale mia temporanea istitutrice. Arrivò e passò finalmente un Natale sereno con noi. Forse il primo, dopo tanto tempo.
Mio padre è un capace industriale. Mia madre invece è un’insegnante. Di francese, ovviamente. In famiglia abbiamo un discreto agio. Le due donne avevano ritrovato l’antica, intima confidenza e Claudine finalmente era tornata rilassata. Quando sorrideva, illuminava la stanza. Margot passava alla sua amica del cuore un sacco di suoi vestiti ancora nuovi; uscivano spesso insieme per la spesa o per un caffè. Claudine percepiva un regolare stipendio, oltre ad alloggiare e mangiare con noi. Intanto, i miei si ingegnavano per trovarle una sistemazione dignitosa, un vero lavoro. Ma senza troppa fretta, perché intanto in casa si respirava un’aria di novità e maggior serenità. Poi, lei aveva anche questo compito di aiutarmi al pomeriggio coi compiti e guidarmi verso l’esame di stato che ci sarebbe stato di lì a pochi mesi. Era veramente uno spettacolo di femmina: intelligente, spiritosa ed effettivamente sotto la sua guida, per me era divenuto un vero piacere studiare, ripassare e organizzarmi per bene le materie e le interrogazioni.
Prendemmo subito molta confidenza. Io capìì subito che lei era solo un’anima bisognosa di tanto affetto e aveva necessità di tornare a essere finalmente riconosciuta e apprezzata: soprattutto come donna. Gradiva di sicuro essere corteggiata, ma anche rispettata, considerata nei suoi valori. Però intuivo come dentro bramasse essere desiderata, oggetto di genuina passione. Io per parte mia le morivo letteralmente dietro. Sbavavo. Con assoluta discrezione, ovviamente. Nel correggermi i compiti, lei si alzava dalla normale posizione al tavolo ‘a squadra’, avvicinava la sua sedia alla mia e mi si metteva di fianco, sullo stesso lato. Ero letteralmente stordito e rapito dal suo profumo, dal suo fascino di donna matura e sensuale. Diffondeva inconsapevolmente bellezza ed erotismo tutt’attorno a sé. Io ero abbagliato da tanta grazia. Inevitabilmente se ne accorse e prese a provocarmi. Come il gatto col topo. Veniva in camera mia col golfino oversize; se lo toglieva e potevo così ammirare le sue camicette trasparenti o quei top mozzafiato scollatissimi. Poi, le gonne corte che, ritirandosi sulla coscia, quando lei si sedeva, lasciavano intravedere le calze autoreggenti. Tutti indumenti che riconoscevo essere stati in passato di mamma. La sua pelle candida e profumata di pesca reclamava, assetata, delle labbra che la baciassero al più presto ovunque. Mi guardava negli occhi e scherzando mi stuzzicava, mi mandava dei bacini in punta di dita e poi mi toccava, mi accarezzava tenera.
Con me avevo l'impressione sincera che tornasse diciottenne. Non mancava di salutarmi con un dolcissimo bacino sulla guancia, sia entrando in camera che uscendone. Un bacino che durava sempre di più. Alla fine al bacino aveva aggiunto l’abbraccio stretto. La camera degli ospiti dove lei dormiva era vicina alla mia, giù nel seminterrato e vicino al grottino; mentre la stanza da letto dei miei era ben distante, al primo piano e nell’altra ala della villa. Un pomeriggio, dopo che avevamo pranzato, mamma era tornata a scuola per il ricevimento dei genitori. Mio padre come sempre era in azienda. Nel silenzio totale della casa, prima dell’ora stabilita per i compiti - le tre - ognuno di noi due era in camera sua per un breve riposino. Io avevo i sensi acuiti dal folle desiderio di lei, per cui notai comunque un lievissimo mugugnare provenire dalla parete in comune. Non resistetti e andai a sbirciare dalla sua porta. Che aprii appena, senza farmi sentire: c’era una vera Dea nuda, sul letto. Con indosso solo un perizoma. A occhi chiusi, con una mano sul seno e un'altra negli slip, si toccava il basso ventre e si muoveva sospirando, piena di evidente passione erotica. Udì qualcosa, si girò di scatto e s’accorse di me! Però non urlò: dapprima si coprì col lenzuolo. Poi però, rossa in viso e adorabile, mi sorrise e senza rimproverarmi mi fece cenno di avvicinarmi a lei. Ero paralizzato, da tanto spettacolo. Mi disse:
"vieni qui vicino; ormai sei un adulto e potrai ben guardare una donna che si dà piacere. In fondo, è anche questo parte dell’educazione di un giovane uomo, no?" "posso vederti da vicino e sentire il tuo odore, Claudine?" "si, certo. Ma… non mi toccare, capito? Non vorrei mai litigare con Margot: dovrà essere proprio un nostro assoluto segreto, ok?"
E così assistetti allo spettacolo più bello del mondo: una donna che infila le sue dita nella fica e si dà godimento. Lentamente. Quell’aroma, il sudore delle sue ascelle, dell’inguine misto al suo profumo preferito e la vista di quel vero paradiso mi si stamparono in mente. Venne in silenzio, inarcando la schiena. Che cosa meravigliosa. Ogni tanto si girava su un fianco, allargava le natiche, scostava il filetto e mi faceva vedere il suo buco del culo mentre lo contraeva e lo rilassava. Infine, quando fu contenta di essere stata adorata da me per diversi minuti, sorrise soddisfatta.
Poi mi chiese di uscire e di andare a prepararmi per i compiti. Da quel giorno, la sua presenza vicino a me ogni pomeriggio alle tre divenne una vera, dolcissima tortura. Non aspettavo altro. Non desideravo altro. Un pomeriggio si sedette al mio tavolo da studio, al solito a squadra rispetto a me; tolse il golfino e sotto aveva la camicetta di tulle molto trasparente, ma… non portava il reggiseno! Spavaldi e troneggianti in alto sul pianale del tavolo, le sue mammelle erano le protagoniste principali in commedia. Sudavo freddo! Non potevo staccare il mio sguardo da quei trionfi di bellezza, dalla magnetica attrazione sessuale. Lei si accorse del mio stato e mi chiese, finto-stupita: “che c’è, tesoro?” Le risposi che avrei tanto desiderato vederle nuovamente i seni completamente nudi. Non si fece pregare: chiuse a chiave la porta, tolse la camicetta e si sedette di fianco a me a torso nudo. Le chiesi di poter adorare ancora una volta e magari toccare le sue stupende e sode mammelle, di poterle annusare, drogarmi d’amore per lei… arrossì ma alla fine disse: “Ma che dici, stupido! Va bene. Toccale, per alcuni secondi soltanto però, eh?”
Come iniziai a carezzargliele teneramente, i suoi capezzoli istantaneamente crebbero. Smisi, spaventato. Ma lei disse: “no, no: va tutto bene non ti preoccupare. Una donna fa così, quando è eccitata; continua, ti prego…” e io continuai a lungo, altro che secondi! A un tratto mi disse: “vabbè tanto vale che me li baci, no?” Quindi risoluta mi prese la testa, se la premette su un seno e mi mise un capezzolo in bocca. “Succhia, mio piccolo tesoro. Leccami e succhia” stetti una mezz’ora buona in quel paradiso di sapori, odori e perfezione femminile. Le leccai, succhiai intensamente e carezzai entrambi i seni. Riuscii anche a metterle una mano tra le cosce. Sulle prime lei le allargò anche: potetti così sentire inequivocabilmente che era bagnata, da sopra le sue mutandine. Ma poi di colpo mi tolse la mano, si rimise la camicetta, il golfino, si ricompose e cominciammo a studiare. Quel pomeriggio faticai non poco a mantenere un comportamento civile.
Da quel momento, tutti i giorni alle tre passavamo dapprima una mezz’ora in assoluta intimità: lei ad allattarmi e a godere delle mie labbra; io a torturarle, leccarle i seni e a cercare di arrivare con le mani alla sua fica. A volte mi faceva stare anche un minuto, con la mano a coppa sulla sua passera, che sentivo gonfia e calda; ma regolarmente dopo un po’ me la toglieva e la sessione di studio doveva iniziare. Era inflessibile. Un pomeriggio la sentìì più languida del solito: appena arrivata in stanza e chiusa la porta mi prese la testa tra le mani e mi baciò a lungo, lingua in bocca. Potetti subito toglierle facilmente la camicetta e iniziare a leccarle i seni e le ascelle depilate e profumatissime. Cercai di portarla al solito verso il tavolo da studio, dove avevo già disposto le sedie aperte strategicamente, ma lei invece stavolta volle sedersi a bordo letto!
Mentre succhiavo ingordo i suoi capezzoli, stavolta fu lei stessa a prendere la mano e mettersela appena sotto la gonna. Io un po’ esitavo, perché sapevo ormai che il mio arrivare a toccarle le mutandine in genere sanciva la fine del ‘preambolo’ e l’inizio dei compiti. All’orecchio con voce dolcemente roca mi disse: “che fai, mio giovane studente, esiti? Oggi non vuoi salire?” e io presi a salire piano lungo il suo interno coscia. A un tratto il mio cuore sobbalzò… non indossava gli slip!!! Ero impazzito di gioia: potetti infilarle senza che si opponesse dapprima un dito, poi due e infine riuscii con un minimo sforzo a farle entrare tutta la mano! Lei ormai coricata sulla schiena, gonna sollevata completamente e a cosce allargate gemeva, godeva, si muoveva e mi carezzava la testa, mentre le succhiavo i seni. Le baciavo il collo e la bocca. Venne… mordendomi piano un orecchio per non urlare! Mi sarei lasciato divorare tutto, da lei. Quindi al solito, d’improvviso si staccò e ci ricomponemmo.
Siccome da un po’ di tempo il pomeriggio passavamo sempre più tempo a ‘intrattenerci’ e sempre meno a fare i compiti, lo studio soffriva. Quindi lei d’un tratto decise che: "basta! Di pomeriggio si studia e niente altro più." Ci rimasi molto male, ma capii che per lei stava diventando forse qualcosa di imbarazzante. Io, sebbene giovanissimo, ero pur sempre un gentiluomo. Che mai avrebbe voluto forzare la volontà di una signora stupenda e raffinata come lei. Quella stessa notte però, attorno alle undici e quaranta, dormendo ma socchiudendo un occhio per un lieve rumore, vidi aprirsi piano la porta della mia camera e una figura adorata in controluce venire verso il mio letto. In silenzio si mise sotto le coperte con me, mi baciò schiaffandomi mezzo metro di lingua in bocca e poi mi sussurrò all’orecchio: “fottimi, mio giovane stallone. Fammi tua per tutto il tempo che riuscirai a resistermi dentro duro.”
Mi si mise sopra a cavalcioni. Prese l’uccello e se lo infilò dentro. Cavalcò fino a godere una prima volta. Quindi mi mise un seno in bocca e stesa a pelle su di me mi comandò di succhiarla e leccarla a lungo. Dopo che venne di nuovo, si mise a pancia sotto sul letto. Cuscino sotto i fianchi, sollevò il culo in alto a natiche larghe e mi disse: “non vuoi leccarmi ed esplorarmi tutta?” Non me lo feci ripetere: la leccai nell’ano a lungo e per questo lo sentivo aprirsi sempre di più, fino a che mi intimò con una sola parola: “sfondamelo.” Ordine perentorio che mi fece impazzire di gioia e desiderio. La inculai e stantuffai per un’ora almeno: giuro! Sono sicuro che le feci male lavorandola nel culo perché ogni tanto gridava ‘ahia’ però mi diceva di non preoccuparmi e di continuare a cavalcarla, che mi voleva tantissimo. Che sborrassi pure quanto volevo, nel suo culo. La tenevo per le zinne. Non poteva scappare. Né lo desiderava.
Il giorno dopo era più bella che mai. E se a colazione, a pranzo e insieme a mamma Margot era la Claudine di sempre, facendo i compiti con me alle tre era invece diventata castigata e rigorosissima: un’insegnante che non tollerava rilassamenti. Ma non mi dispiaceva. Perché a mezzanotte, quasi tutte le notti, Claudine era mia e potevo incularmela e scoparmela di dritto e di rovescio. Mi faceva dei pompini che mi mandavano in estasi e regolarmente ogni volta, subito dopo ingoiato il mio seme, aveva il vezzo di baciarmi a lungo in bocca. Poi mi infilava un dito nel culo, così mi dava lo stimolo e il tempo di eccitarmi di nuovo. Di ritrovare la voglia insopprimibile di lei e quindi voleva che la inculassi, per ‘punirla’ di quel suo ardire. La prima volta fui sorpreso di conoscere questo suo giochino per stimolare un uomo. Ma poi glielo chiedevo io. Ero innamoratissimo di lei. Dopo l’Esame di Stato, superato da me col massimo dei voti, mio padre riuscì a trovarle finalmente un impiego decoroso in città, in un punto vendita legato alla sua azienda, che aveva filiali e punti vendita in tutta Europa. E ovviamente anche in Francia, per cui in futuro forse avrebbe potuto tornarvi. Si stabilì in un appartamentino poco distante da casa nostra.
Se ne tornò in patria dopo tre anni. Nel frattempo, mentre era ancora in Italia, regolarmente l’andavo a trovare perché "solo un ventenne come te sa farmi sentire la vera donna che sono." Per parte mia mi laureai ed entrai a lavorare in azienda con papà. Mi sposai a ventiquattro anni con Luisa, la donna che amo, di dodici anni più grande di me. Forse ho scelto lei per il mio inconscio e grande desiderio di replicare la storia con Claudine. Ma comunque spesso per lavoro devo andare in Francia, nell’azienda collegata alla nostra e di cui abbiamo delle quote, dove ormai lavora anche lei. Non manco mai di andare a trovarla in ufficio, con la scusa di portarle un souvenir d’Italie. Per poterle invece poi, nel tardo pomeriggio, godere della sua bocca, succhiarle i seni, la fica e incularmela a lungo. Naturalmente, dopo che m’ha fatto il suo giochino preferito post pompino con quelle dita birichine. Ci vediamo invariabilmente nell’albergo dove alloggio. Anche perché lei s’è risposata con un suo collega ed è ormai serena nel suo ménage. Ha una figlia. Con Claudine ci scriviamo tuttora in gran segreto delle porcate assurde, perché ci desideriamo veramente, malgrado la differenza d’età notevole. Mia moglie non l’ha mai saputo. Né lo saprà mai. Mia madre forse lo sa. O molto più probabilmente addirittura le aveva dato lei stessa l’incarico di svezzare e far diventare un vero uomo suo figlio. Un giorno Claudine me lo confesserà! Continuo ad adorarla, nell'intimo del mio cuore. Un amore segreto è l'unica cosa che ti saprà dare un'ottima ragione per vivere, quando sarai soffocato dalla routine.
RDA
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Se NFCV fosse ambientato in Italia:
Trevor e Alucard sarebbero napoletano e piemontese rispettivamente. Sai perché
Sypha sarebbe fiorentina perché "in mezzo " alle 2 estremità
Isaac sarebbe Siciliano perché la Sicilia fu occupata in passato da forze islamiche (tbf avrebbe senso)
Hector sarebbe del Molise perché lo dobbiamo umiliare sotto ogni punto di vista
Lenore sarebbe Veneta perché si stava ubriacando col vino prima di morire
E ovviamente tutti i bestiality jokes sono diretti a cittadini sardi
Ma Isaac siciliano sarebbe geniale, anche se purtroppo non ci siamo con i tempi per l'Emirato di Sicilia. In realtà Isaac sarebbe nato nella Sicilia aragonese :P
Un altro botto di genio sarebbe Hector calabrese, perché sai, Magna Grecia. E perché sai no, noi dell'estremo sud siamo già marroni secondo i progressisti razzisti :^)
E ti concedo Lenore veneta, ma Carmilla milanese razzistona contro i meridionali non me la puoi togliere. Dai, guardala e dimmi che non chiamerebbe tutti terroni :P
Ci manca solo la Morte che parla in romanaccio. Così, per essere originali.
#huh praticamente abbiamo reso gli umani meridionali e i vampiri settentrionali#commentario sociale più tagliente di nocturne
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L'AMBIENTALISMO NASCE A DESTRA, IL BENECOMUNISMO SE NE APPROPRIA LO STRAVOLGE E LO DEGRADA
Storicamente la destra europea (è molto) sensibile alle questioni ambientali, (considerando la natura parte fondamentale dei propri) presupposti identitari. (...)
Le trasformazioni nei settori produttivi e nella società dovuti alla transizione energetica sono da anni al centro delle campagne elettorali, in particolare per quanto riguarda le idee su chi dovrebbe sostenerne i costi (non) inevitabili, legati per esempio a licenziamenti di massa in certi comparti e all’innalzamento del costo di certi beni (...). Se i partiti di sinistra sostengono la necessità di portare avanti questo processo (ad ogni costo), proteggendo (ma senza esentare) le fasce più povere della popolazione e facendolo pagare a(lla vasta maggioranza dei cittadini cosiddetti) "più ricchi", quelli di centro ripongono fiducia nell’iniziativa privata e nella capacità del mercato di adattarsi. Ma spesso le proposte di costoro su come gestire la transizione energetica sono poco concrete e convincenti e la (...) destra ha deciso di (rispondere) alle preoccupazioni di chi teme di impoverirsi (e che anche la natura ne risulti impoverita: vedi aree collinari e pedemontane abbandonate, con susseguente dissesto idrogeologico etc.) (...).
Stéphane François è uno storico che insegna scienze politiche all’Università belga di Mons e nel 2022 ha pubblicato un libro intitolato Les verts-bruns – L’écologie de l’extrême droite française in cui racconta come l’estrema destra non si sia a un certo punto “riappropriata”, come spesso si sente dire, delle questioni ecologiste, ma se ne sia di fatto sempre occupata. Alla fine del XIX secolo (...) comparve per primo l'ecologismo conservatore, che intendeva preservare l’ambiente in un senso che lo storico definisce rousseauiano (...): la natura, semplificando, era concepita come condizione originaria del genere umano, una condizione di innocenza e felicità.
Questi concetti si svilupparono soprattutto in Germania quando, tra il 1860 e il 1880, la associazione di stati tedeschi (...) si unificò intorno alla Prussia, (...) diventando la seconda potenza economica europea dietro al Regno Unito. Questa modernizzazione venne contestata in diversi ambienti dell’epoca e, in particolare, dal movimento völkisch, termine (...) che significa popolo inteso come comunità di sangue e di suolo, folklore, storia locale, desiderio di ritorno alla terra e alla conseguente ribellione contro la Rivoluzione Industriale (...).
Questo movimento fu il primo in Europa a sottolineare la necessità di proteggere l’acqua, l’aria e la terra e a porre questioni ambientali (...). Le ideologie völkisch (...) influenzarono (...) i regimi autoritari che proliferarono in Europa a partire dagli anni Trenta. Basti pensare all’idea di una nazione proletaria, rurale e virile enfatizzata dal fascismo in Italia o al mito del ritorno alla terra propagandato in Francia dal regime di Vichy (...). (...)
Nel dopoguerra l’ambientalismo di destra ebbe diversi ideologi (...): Maurice Martin, conosciuto con lo pseudonimo Robert Dun, Henry Coston e Alain de Benoist, tra gli altri, fondatore negli anni Settanta del movimento della Nouvelle Droite che coniugò i temi tipici della destra con l’ecologismo e il comunitarismo, una concezione che si oppone all’individualismo, non concependo l’individuo indipendentemente dai suoi legami culturali, etnici o religiosi con la comunità di appartenenza. L’ambientalismo di destra si fonda su una concezione delle popolazioni come gruppi etnici radicati sul proprio territorio che il contatto con altri gruppi, le migrazioni, il cosmopolitismo, l’universalismo ma anche la modernità, la tecnologia e il progresso metterebbero in pericolo.
Di conseguenza, l’ambientalismo di questa area politica consiste nel proteggere la biodiversità (che include) la diversità e la specificità identitaria dei singoli popoli. I gruppi ambientalisti della destra radicale promuovono insomma una visione olistica del mondo, il rispetto della natura e a uno stile di vita autarchico.
Il Front National, nato nel 1972 e rinominato Rassemblement National nel 2018, appartiene a questa tradizione politica e ha avuto tra le proprie fila degli esponenti dell’ambientalismo identitario. Da decenni sostanzialmente irride la questione ambientalista per come è stata (stravolta e appropriata) dai (...) “bobos”, cioè l’élite intellettuale di sinistra urbana e globalizzata. (...). (I cittadini che spiegano ai contadini come si convive e preserva l'ambiente, a pensarci è davvero ridicolo).
L’ambientalismo di RN ha a che fare con la gestione delle risorse naturali (senza) prevedere radicali cambiamenti del sistema economico e produttivo: coincide con una forma di sviluppo sostenibile (...) e intende aumentare la produttività migliorando ed espandendo l’utilizzo delle nuove tecnologie. Marine Le Pen prima e Jordan Bardella poi hanno costruito un modello ambientalista che definiscono «positivo» o «di buon senso» che si oppone a quello che chiamano «terrorismo climatico» e «ambientalismo punitivo» portato avanti dalle élites del paese o dell’Unione Europea. «L’ideologia degli ambientalisti» ha detto Le Pen lo scorso primo maggio, «non è altro che una lotta contro gli esseri umani» che mette in pericolo «l’indipendenza della nazione e, soprattutto, il tenore di vita dei francesi». (...)
Théodore Tallent, ricercatore e docente a Sciences Po, ha spiegato che all’epoca del movimento dei gilet gialli (nati nel 2018 (...) contro le politiche anti auto di Macron) «RN capì che la questione climatica poteva cominciare a stravolgere la vita quotidiana delle persone creando in loro un profondo malcontento». (...) La maggioranza dei francesi, secondo i sondaggi, non nega il cambiamento climatico ma ampi settori di popolazione «hanno spesso l’impressione che le misure previste per contrastarlo siano portate avanti dai cosiddetti “circoli dei bobos” sconnessi dalla realtà, opinione condivisa proprio da RN» ha spiegato Brice Teinturier dell’istituto Ipsos. (...)
Nel programma per le elezioni legislative presentato da RN, accanto alla volontà di smantellare gradualmente i parchi eolici esistenti perché deturpano i paesaggi, c’è la proposta di eliminare alcune norme ambientali considerate eccessive. Tra cui quelle che impedirebbero (alle) case ad alto consumo energetico di essere messe sul mercato da qui al 2034. RN dice poi di voler lanciare un nuovo piano per l’energia nucleare e di voler rivedere il divieto votato dal Parlamento Europeo di vendere automobili a benzina o diesel dal 2035. (...) Durante la campagna per le europee, Bardella ha infine detto di voler superare il Green Deal, la serie di misure per (imporre dall'alto con la scusa della sostenibilità) (...) modi di produzione e stili di vita ai cittadini europei. (...)
L’ambientalismo è dunque presente nei programmi di RN, ed è un anti-ambientalismo (rispetto a quello della sinistra urbana e elitaria); l’insistenza delle destre sul localismo (nulla è "locale" e identitario quanto l'unione di natura e persone) secondo le sinistre urbane non è sinonimo di difesa dell’ambiente. (Il che la dice lunga su cosa sia in realtà l'ambientalismo di sinistra). (...)
Adattato o meglio stravolto (ma senza grandi interventi, solo un po' di pulizia: puntini = tagli e parentesi =aggiunte) da https://www.ilpost.it/2024/07/05/rassemblement-national-ambientalismo-destra/
Basta depurare dall'ipocrisia superficiale i post de il Post ed emerge chiara la realtà con cui i sinistri confliggono regolarmente.
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“Case occupate? Ho visto gente piangere”. Una Rita Dalla Chiesa affranta e arrabbiata al tempo stesso commenta le parole di Ilaria Salis e degli ospiuti in studio da Nicola Porro a “Quarta Repubblica”. La discussione sulla rivendicazione dell’occupare abitazioni popolari come lotta politica sta scatenando polemiche ogni giorno di più. “Non sempre quel che è giusto è legale”, è stata una delle prime dichiarazioni dell’ europarlamentare di Avs. In studio ra gli ospiti del talk del lunedì sera di Rete 4 c’è Annamaria Addante, presidente dell’associazione inquilini e proprietari Ater Roma, che incalza: “La legalità non significa prendere qualcosa a un altro che ha più diritto di te ad averla. Questa è rapina!”.
Salis e le case da occupare: la rabbia di Rita Dalla Chiesa
A difendere la Salis c’è un agguerrito Piero Sansonetti: “Vai a denunciare la Salis – la provoca il direttore dell’Unità -. Perché ce l’hanno con lei? Sai quanti deputati hanno una condanna definitiva? Non ha carichi pendenti in Italia, non ha denunce né condanne. Se mi porti la prova che ha commesso una illegalità ne discutiamo”. Una posizione che che fa perdere la calma al conduttore e non solo. Rita Dalla Chiesa è incredula: “Io credo sia sbagliato anche stare qui a parlarne. Per molti anni ho parlato di case abusive: ho sentito storie, visto lacrime di gente che aveva impiegato tutta la vita per mettere in piedi una casa. E poi gli è stata occupata e nessuno ha fatto nulla”. La parlamentare di FI e popolare conduttrice ha poi fatto notare una strana coincidenza che ha riguardato Ilaria Salis.
Secondo lei l’ex insegnante avrebbe portato alla luce il tema delle case libere solamente dopo che si è saputo della sua occupazione abusiva. “La Salis non ha puntato i fari sul problema delle case. Siamo venuti a scoprire che lei aveva occupato abusivamente una casa e da allora ha tirato fuori questa cosa delle case libere”. In trasmissione ci sono molti nervi scoperti, in primis quelli di Amedeo Ciaccheri di Alleanza Verdi Sinistra che zittisce in malo modo la Addante: la presidente dell’associazione inquilini e proprietari Ater Roma non avrà il tempo di intervenire in quanto blocccata da Ciaccheri. Il tutto mentre Porro mandava in onda un reportage inequivocabile sul modus operandi della Salis.
Il reportage di “Quarta Repubblica” sulle case occupate da Ilaria Salis
Concetta, storica residente del palazzo in zona Navigli in cui ha abitato l’attuale esponente di Alleanza Verdi e Sinistra ha rilasciato dichiarazioni agli inviati di “Quarta Repubblica”: L’ex vicina ha affermato che in quello stabile la Salis avrebbe abitato in due diversi appartamenti in due scale differenti: uno al secondo piano della Scala E e poi al piano terra nella scala A. “Lei era qui già quando sono arrivata io nel 2010”, racconta, e nella seconda casa “è stata per tutto il tempo direi”. E dal servizio si ricava che non è l’unica a ricordarla. “Un conto è essere in ritardo con gli affitti. Un’altra è che tu, scientemente, tra l’altro pur essendo di famiglia benestante, mi vai ad occupare una casa”. Il rappresentante di Avs perde il senso dell’equilibrio e aggredisce Vannacci, ospite in collegamento: il generale aveva affermato banalmente che le leggi vanno rispettate, mentre Ciaccheri gli ha dato dell’antidemocratico. In questo delirio anche Porro ha perso la pazienza.
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Il discorso di Mattarella
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"Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.
È Piero Calamandrei che rivolge queste parole a un gruppo di giovani studenti, a Milano, nel 1955.
Ed è qui allora, a Cuneo, nella terra delle 34 Medaglie d’oro al Valor militare e dei 174 insigniti di Medaglia d’argento, delle 228 Medaglie di bronzo per la Resistenza.
La terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste.
È qui che la Repubblica oggi celebra le sue radici, celebra la Festa della Liberazione.
Su queste montagne, in queste valli, ricche di virtù di patriottismo sin dal Risorgimento.
In questa terra che espresse, con Luigi Einaudi, il primo Presidente dell’Italia rinnovata nella Repubblica.
Rivolgo un saluto a tutti i presenti, ai Vice Presidenti del Senato e della Camera, ai Ministri della Difesa, del Turismo e degli Affari regionali. Al Capo di Stato Maggiore della Difesa. Ai parlamentari presenti.
Saluto, e ringrazio per i loro interventi, il Presidente della Regione, la Sindaca di Cuneo, il Presidente della Provincia. Un saluto ai Sindaci presenti, pregandoli di trasmetterlo a tutti i loro concittadini. Un saluto e un ringraziamento al Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza.
Stamane, con le altre autorità costituzionali, ho deposto all’Altare della Patria una corona in memoria di quanti hanno perso la vita per ridare indipendenza, unità nazionale, libertà, dignità, a un Paese dilaniato dalle guerre del fascismo, diviso e occupato dal regime sanguinario del nazismo, per ricostruire sulle macerie materiali e morali della dittatura una nuova comunità.
“La guerra continua” affermò, nella piazza di Cuneo che oggi reca il suo nome, Duccio Galimberti, il 26 luglio del 1943.
Una dichiarazione di senso ben diverso da quella del governo Badoglio.
Continua - proseguiva Galimberti - “fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella contro la tirannia mussoliniana…non possiamo accodarci ad una oligarchia che cerca, buttando a mare Mussolini, di salvare se stessa a spese degli italiani”.
Un giudizio netto e rigoroso. Uno discorso straordinario per lucidità e visione del momento. Che fa comprendere appieno valore e significato della Resistenza.
E fu coerente, salendo in montagna.
Assassinato l’anno seguente dai fascisti, è una delle prime Medaglie d’oro della nuova Italia; una medaglia assegnata alla memoria.
Il “motu proprio” del decreto luogotenenziale recita: “Arrestato, fieramente riaffermava la sua fede nella vittoria del popolo italiano contro la nefanda oppressione tedesca e fascista”; ed è datato, con grande significato, “Italia occupata, 2 dicembre 1944”.
Dopo l’8 settembre il tema fu quello della riconquista della Patria e della conferma dei valori della sua gente, dopo le ingannevoli parole d’ordine del fascismo: il mito del capo; un patriottismo contrapposto al patriottismo degli altri in spregio ai valori universali che animavano, invece, il Risorgimento dei moti europei dell’800; il mito della violenza e della guerra; il mito dell’Italia dominatrice e delle avventure imperiali nel Corno d’Africa e nei Balcani. Combattere non per difendere la propria gente ma per aggredire. Non per la causa della libertà ma per togliere libertà ad altri.
La Resistenza fu anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per affermare il riscatto nazionale.
Un moto di popolo che coinvolse la vecchia generazione degli antifascisti.
Convocò i soldati mandati a combattere al fronte e che rifiutarono di porsi sotto il comando della potenza occupante tedesca, pagando questa scelta a caro prezzo, con l’internamento in Germania e oltre 50.000 morti nei lager.
Chiamò a raccolta i giovani della generazione del viaggio attraverso il fascismo, che ne scoprivano la natura e maturavano la scelta di opporvisi. La generazione, “sbagliata” perché tradita. Giovani ai quali Concetto Marchesi, rettore dell’Ateneo di Padova si rivolse per esortarli, dopo essere stati appunto “traditi”, a “rifare la storia dell’Italia e costituire il popolo italiano”.
Fu un moto che mobilitò gli operai delle fabbriche.
Coinvolse i contadini e i montanari che, per la loro solidarietà con i partigiani combattenti, subirono le più dure rappresaglie (nel Cuneese quasi 5.000 i patrioti e oltre 4.000 i benemeriti della Resistenza riconosciuti).
Quali colpe potevano avere le popolazioni civili?
Di voler difendere le proprie vite, i propri beni? Di essere solidali con i perseguitati?
Quali quelle dei soldati? Rifiutarsi di aggiungersi ai soldati nazisti per fare violenza alla propria gente?
L’elenco delle località colpite nel Cuneese compone una dolorosa litania e suona come preghiera.
Voglio ricordarle.
Furono decorate con Medaglie d’oro, d’argento o di bronzo, o con Croci di guerra: Cuneo, l’intera Provincia, Alba, Boves, Borgo San Dalmazzo, Dronero; Clavesana, Peveragno, Cherasco, Busca, Costigliole Saluzzo, Genòla, Trinità, Venasca, Ceva, Pamparato; Mondovì, Priola, Castellino Tanaro, Garessio, Roburent, Paesana, Narzòle, Rossana, Savigliano; Barge, San Damiano Macra, Villanova Mondovì.
Alla memoria delle vittime e alle sofferenze degli abitanti la Repubblica oggi si inchina.
Questo pomeriggio mi recherò a Boves, prima città martire della Resistenza, Medaglia d’oro al Valor militare e Medaglia d’oro al Valor Civile.
Lì si scatenò quella che fu la prima strage operata dai nazisti in Italia.
Una strage che colpì la popolazione inerme e coloro che avevano tentato di evitarla: Antonio Vassallo, don Giuseppe Bernardi, ai quali è stata tributata dalla Repubblica la Medaglia d’oro al Valor civile; don Mario Ghibaudo. I due sacerdoti, recentemente proclamati beati dalla Chiesa cattolica, testimoni di fede che non vollero abbandonare il popolo loro affidato, restarono accanto alla loro gente in pericolo.
E da Boves vengono segni di un futuro ricco di speranza: la Scuola di pace fortissimamente voluta dall’Amministrazione comunale quasi quarant’anni or sono e il gemellaggio con la cittadina bavarese di Schondorf am Ammersee, luogo dove giacciono i resti del comandante del battaglione SS responsabile della feroce strage del 19 settembre 1943.
A Borgo San Dalmazzo visiterò il Memoriale della Deportazione.
Borgo San Dalmazzo, dove il binario alla stazione ferroviaria è richiamo quotidiano alla tragedia della Shoah.
Cuneo, dopo Roma e Trieste, è la terza provincia italiana per numero di deportati nei campi di sterminio in ragione dell’origine ebraica.
Accanto agli ebrei cuneesi che non riuscirono a sfuggire alla cattura, la più parte di loro era di nazionalità polacca, francese, ungherese e tedesca. Si trattava di ebrei che, dopo l’8 settembre, avevano cercato rifugio dalla Francia in Italia ma dovettero fare i conti con la Repubblica di Salò.
Profughi alla ricerca di salvezza, della vita per sé e le proprie famiglie, in fuga dalla persecuzione, dalla guerra, consegnati alla morte per il servilismo della collaborazione assicurata ai nazisti.
Dura fu la lotta per garantire la sopravvivenza dell’Italia nella catastrofe cui l’aveva condotta il fascismo. Ci aiutarono soldati di altri Paesi, divenuti amici e solidi alleati: tanti di essi sono sepolti in Italia.
A questa lotta si aggiunse una consapevolezza: la crisi suprema del Paese esigeva un momento risolutivo, per una nuova idea di comunità, dopo il fallimento della precedente.
Si trattava di trasfondere nello Stato l’anima autentica della Nazione.
Di dare vita a una nuova Italia.
Impegno e promessa realizzate in questi 75 anni di Costituzione repubblicana. Una Repubblica fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista.
Le Costituzioni nascono in momenti straordinari della vita di una comunità, sulla base dei valori che questi momenti esprimono e che ne ispirano i principi.
Le “Repubbliche” partigiane, le zone libere, nelle loro determinazioni e nel loro operare furono anticipatrici della nostra Costituzione.
È dalla Resistenza che viene la spinta a compiere scelte definitive per la stabilità delle libertà del popolo italiano e del sistema democratico, rigettando le ambiguità che avevano consentito lo stravolgimento dello Statuto albertino operato con il fascismo.
Se il decreto luogotenenziale del 2 agosto 1943 - poco dopo la svolta del 25 luglio – prevedeva, non appena ve ne fossero le condizioni, l’elezione di una nuova Camera dei Deputati, per un ripristino delle istituzioni e della legalità statutaria, fu il decreto del 25 giugno 1944 – pochi giorni dopo la costituzione del primo Governo del CLN - a indicare che dopo la liberazione del territorio nazionale sarebbe stata eletta dal popolo, a suffragio universale, un’Assemblea costituente, con il compito di redigere la nuova Costituzione. Per questo quel decreto viene definito la prima “Costituzione provvisoria”.
Seguirà poi il referendum, il 2 giugno 1946, con la Costituente e la scelta per la Repubblica.
La rottura del patto tra Nazione e monarchia, corresponsabile, quest’ultima, di avere consegnato l’Italia al fascismo, sottolineava l’approdo a un ordinamento nuovo.
La Costituzione sarebbe stata la risposta alla crisi di civiltà prodotta dal nazifascismo, stabilendo il principio della prevalenza sullo Stato della persona e delle comunità, guardando alle autonomie locali e sociali dell’Italia come a un patrimonio prezioso da preservare e sviluppare.
Una risposta fondata sulla sconfitta dei totalitarismi europei di impronta fascista e nazista per riaffermare il principio della sovranità e della dignità di ogni essere umano, sulla pretesa di collettivizzazione in una massa forzata al servizio di uno Stato in cui l’uomo appare soltanto un ingranaggio.
Il frutto del 25 aprile è la Costituzione.
Il 25 aprile è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo.
È nata così una democrazia forte e matura nelle sue istituzioni e nella sua società civile, che ha permesso agli italiani di raggiungere risultati prima inimmaginabili.
E qui a Cuneo, mentre la guerra infuriava, veniva sviluppata un’idea di Costituzione che guardava avanti.
Pionieri Duccio Galimberti e Antonino Rèpaci.
Guardava a come scongiurare per il futuro i conflitti che hanno opposto gli Stati europei gli uni agli altri, per dar vita, insieme, a una Costituzione per l’Europa e a una per l’Italia. Dall’ossessione del nemico alla ricerca dell’amico, della cooperazione.
La Costituzione confederale europea si accompagnava alla proposta di una “Costituzione interna”.
Obiettivo: “liberare l’Europa dall’incubo della guerra”.
Sentiamo riecheggiare in quello che appariva allora un sogno, il testo del preambolo del Trattato sull’Unione Europea: “promuovere pace, sicurezza, progresso in Europa e nel mondo”.
Un sogno che ha saputo realizzarsi per molti aspetti in questi settant’anni. Anche se ancora manca quello di una “Costituzione per l’Europa”, nonostante i tentativi lodevoli di conseguirla.
Chiediamoci dove e come saremmo se fascismo e nazismo fossero prevalsi allora!
Nel lavoro di Galimberti e Rèpaci troviamo temi, affermazioni, che sono oggi realtà della Carta costituzionale italiana, come all’art. 46: “le differenze di razza, di nazionalità e di religione non sono di ostacolo al godimento dei diritti pubblici e privati”.
Possiamo quindi dire, a buon titolo: Cuneo, città della Costituzione!
Galimberti era stato a Torino allievo di Francesco Ruffini, uno dei docenti universitari che, rifiutando il giuramento di fedeltà al fascismo, fu costretto ad abbandonare l’insegnamento.
Accanto a Galimberti e Rèpaci, altri si misurarono con la sfida di progettare il futuro.
Silvio Trentin, in esilio dal 1926, nel suo “Abbozzo di un piano tendente a delineare la figura costituzionale dell’Italia”, dettato al figlio Bruno nel 1944, era sostenitore, anch’egli, dell’anteriorità dei diritti della persona rispetto allo Stato.
E Mario Alberto Rollier, con il suo “Schema di costituzione dell’unione federale europea”. Testi, entrambi, di forte ispirazione federalista.
Si tratta, nei tre casi, di esponenti di quel Partito d’Azione di cui incisiva sarà l’influenza nel corso della Resistenza e dell’avvio della vita della Repubblica.
La crisi della monarchia e quella del fascismo apparivano ormai irreversibili, tanto da indurre un gruppo di intellettuali cattolici a riunirsi a Camaldoli, a pochi giorni dal 25 luglio 1943, con l’intento di riflettere sul futuro, dando vita a una Carta di principi, nota come “Codice di Camaldoli”, che lascerà il segno nella Costituzione. Con la proposta di uno Stato che facesse propria la causa della giustizia sociale come concreta espressione del bene comune, per rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo di ogni persona umana, per rendere sostanziale l’uguaglianza fra i cittadini.
Per tornare alla “Costituzione di Duccio”, apparivano allora utopie alcune sue previsioni come quella di una “unica moneta europea”. Oggi realtà.
O quella di “un unico esercito confederale”. E il tema della difesa comune è, oggi, al centro delle preoccupazioni dell’Unione Europea, in un continente ferito dall’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina.
Sulla scia di quei “visionari” che, nel pieno della tragedia della guerra e tra le macerie, disegnavano la nuova Italia di diritti e di solidarietà, desidero sottolineare che onorano la Resistenza, e l’Italia che da essa è nata, quanti compiono il loro dovere favorendo la coesione sociale su cui si regge la nostra comunità nazionale.
Rendono onore alla Resistenza i medici e gli operatori sanitari che ogni giorno non si risparmiano per difendere la salute di tutti. Le rendono onore le donne e gli uomini che con il loro lavoro e il loro spirito di iniziativa rendono competitiva e solida l’economia italiana.
Le rendono onore quanti non si sottraggono a concorrere alle spese pubbliche secondo la propria capacità contributiva.
Il popolo del volontariato che spende parte del proprio tempo per aiutare chi ne ha bisogno.
I giovani che, nel rispetto degli altri, si impegnano per la difesa dell’ambiente.
Tutti coloro che adempiono, con coscienza, al proprio dovere pensando al futuro delle nuove generazioni rendono onore alla liberazione della Resistenza.
Signor Presidente della Regione, lei ha definito queste colline, queste montagne “geneticamente antifasciste”.
Sappiamo quanto dobbiamo al Piemonte, Regione decorata, a sua volta, con la Medaglia d’oro al merito civile
Ed è alle donne e agli uomini che hanno animato qui la battaglia per la conquista della libertà della Patria che rivolgo il mio pensiero rispettoso.
Nuto Revelli ha parlato della sua esperienza di comandante partigiano e della lotta svolta in montagna come di un vissuto di libertà: di un luogo dove era possibile assaporare il gusto della libertà prima che venisse restituita a tutto il popolo italiano.
Una terra allora non prospera, tanto da ispirargli i racconti del “mondo dei vinti”.
Una terra ricca però di valori morali.
Non c’è una famiglia che non abbia memoria di un bisnonno, di un nonno, di un congiunto, di un alpino caduto in Russia, nella sciagurata avventura voluta dal fascismo.
Non c’è famiglia che non ricordi il sacrificio della Divisione alpina “Cuneense” nella drammatica ritirata, con la Julia. Un altro esempio. Un altro monito alla dissennatezza della guerra.
Rendiamo onore alla memoria di quei caduti.
Grazie da tutta la Repubblica a Cuneo e al Cuneese, con le sue Medaglie al valore!
Come recita la lapide apposta al Municipio di questa città, nell’ottavo anniversario dell’uccisione di Galimberti, se mai avversari della libertà dovessero riaffacciarsi su queste strade troverebbero patrioti.
Come vi è scritto: “morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza”.
Viva la Festa della Liberazione!
Viva l’Italia!
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I nuovi nati stranieri dal 2012 al 2021 sono diminuiti del 28,7%, passando da quasi 80 mila a meno di 57 mila. Dopo i picchi di crescita registrati nel primo decennio del 2000 (+45,2% fra il 2003 e il 2004, +22,3% fra il 1999 e il 2000) è ormai da un decennio che il numero di nuovi nati stranieri diminuisce costantemente e sempre più (-5% negli ultimi due anni). Il maggior numero di nuovi nati è rumeno (19,4%), seguito da marocchini (13,3%) e albanesi (11,8%). Le acquisizioni di cittadinanza, pur avendo raggiunto la soglia del milione negli ultimi 6 anni, sono in progressiva diminuzione, e solo fra il 2020 e il 2021 sono scese del 7,5%. Un'acquisizione su cinque è appannaggio dell'Albania, seguita dal Marocco. Significativa è la terza posizione occupata dal Bangladesh, che assomma il 4,7% delle acquisizioni totali, o la quarta e la quinta, in cui troviamo rispettivamente l'India e il Pakistan: segno di nuove tendenze, spesso sottovalutate.
Dall'articolo "5 milioni gli stranieri residenti in Italia, 1 milione 600mila vivono in povertà assoluta" su RaiNews.it
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Ossigeno - 7
7. Logan
Sveva rientrò a casa dopo essere stata a cena da Ignazio. Non aveva detto al fratello che Logan fosse venuto in Italia e che le avesse chiesto di perdonarlo. Per tutto il giorno non aveva fatto altro che pensare a quelle parole. Aveva cercato in tutti i modi di tenere la mente occupata ma non c'era stato nulla da fare. Non poteva ignorare quello che era successo. Ora sentiva il bisogno di una doccia rinfrescante e di una bella dormita. Magari con un po' di fortuna si sarebbe addormentata subito e il giorno dopo sarebbe stata più lucida. Invece... Uscendo dall'ascensore si ritrovò Logan sul pianerottolo di casa con un enorme mazzo di rose rosse in mano. Lo fissò a lungo e scosse la testa. Il cuore le batteva fortissimo.
‹‹Sei ancora qui?›› ‹‹Sveva... voglio solo parlarti. Tieni, questi sono per te›› le porse i fiori accennando un sorriso. ‹‹Non li voglio.›› ‹‹Ti prego, concedimi cinque minuti. Solo cinque.›› ‹‹No.›› ‹‹Resterò qui tutta la notte se necessario.›› ‹‹Buona fortuna allora.›› ‹‹Cazzo. Sveva, lo so che sono stato uno stronzo e tu hai perfettamente ragione, ma ho capito che ti amo veramente.›› Sveva gli lanciò un'occhiataccia. ‹‹Troppo tardi›› prese le chiavi dalla borsa ed aprì la porta del suo appartamento. ‹‹No, non è troppo tardi. Lo so che anche tu provi ancora qualcosa per me.›› ‹‹Sparisci, Logan›› entrò e gli chiuse la porta in faccia. Lo sentì implorarla, ma si diresse subito in bagno, sotto la doccia. Mentre l'acqua le scorreva addosso cominciò a farsi dello domande: e se Logan l'amava ancora? Dopotutto era venuto dall'America solo per chiederle perdono. Le sarebbe bastato questo? Avrebbe trovato la forza di perdonarlo e di superare tutto?
Dopo aver fatto una lunga doccia, Sveva si prese del tempo per coccolarsi. Si spalmò la crema idratante su tutto il corpo, mise lo smalto e fece un impacco rivitalizzante ai capelli. Mentre li pettinava si chiese se Logan fosse ancora lì fuori. Di sicuro non lo sentiva più. Probabilmente era andato via. Probabilmente. Quasi sicuramente. E se invece fosse rimasto lì tutto quel tempo? Doveva controllare. Con il cuore che batteva forte si avvicinò alla porta, scalza, cercando di fare meno rumore possibile. Appoggiò l'orecchio alla porta e cercò di captare qualche segnale della sua presenza. Non udiva nulla. Decise di aprire la porta. Se lo avesse trovato fuori lo avrebbe fatto entrate, non poteva lasciarlo lì... Fece scattare la serratura ed aprì. Logan si alzò e le sorrise. Raccolse il mazzo di rose e glielo porse. ‹‹Almeno queste le accetti?›› Quindi... era rimasto. Sveva aveva un'espressione dura sul volto. Incrociò le braccia. ‹‹Ti avevo detto di andartene.›› ‹‹Sveva, questa è l'unica possibilità che ho di parlarti. Domani pomeriggio torno a New York.›› ‹‹Ci siamo già detti tutto un po' di tempo fa, ricordi? Hai detto che ti eri innamorato di un'altra e che non provavi più nulla per me. Non c'è nient'altro da aggiungere, mi sembra.›› Logan fece un passo verso di lei e la guardò dritto negli occhi. ‹‹Non è vero che non provo più nulla per te. Sono stato uno stupido, Sveva. Ho creduto che tu non fossi la persona giusta per me perché ho avuto paura. Sai, noi stavamo per sposarci... mi sono fatto prendere dal panico.›› ‹‹Logan, ti prego. Non offendere la mia intelligenza rifilandomi queste stronzate.›› ‹‹Non sono stronzate. Ho fatto una cazzata, un'enorme cazzata, ma sono qui adesso e ti sto chiedendo di perdonarmi perché ho capito che sei la donna della mia vita.›› ‹‹E' troppo tardi adesso, te l'ho già detto prima. Cosa credi, che stia qui ad aspettare i tuoi comodi? Prima mi butti via come uno straccio vecchio, vai a divertirti con la tua bambolina, poi quando ti sei stancato di lei pensi che venire qui, portarmi un mazzo di rose e fare l'accampato davanti casa mia possa risolvere le cose? Non è così che funziona.›› Logan rimase per un po' in silenzio poi disse: ‹‹Guardami negli occhi, dimmi che non mi ami più e che oggi non hai provato assolutamente nulla quando ci siamo baciati e io me ne vado.›› Sveva esitò e distolse lo sguardo da lui, facendolo vagare per il pianerottolo. Logan insistette. ‹‹Fallo Sveva. Dimmelo e io me ne andrò.›› Lei incontrò il suo sguardo. ‹‹Non ti amo più.›› ‹‹Stai mentendo.›› ‹‹No.›› ‹‹Ho sentito come mi stringevi oggi, come mi baciavi... tu mi vuoi ancora›› si avvicinò fino a rubarle l'ossigeno. ‹‹Smettila Logan›› il suo era poco più che un sussurro. Si sentiva la gola secca e le gambe molli. Logan le accarezzò la guancia e si chinò per baciarla. Lei si ritrasse un poco. ‹‹Ti prego Logan, vai via.›› Lui le afferrò la nuca e la baciò. ‹‹Dimmi che non mi vuoi›› le passò l'altro braccio intorno alla vita e l'attirò a sé, divorandole la bocca, facendole perdere il fiato. ‹‹Non ti voglio›› disse Sveva, ma non si ritrasse e infilò le mani tra i capelli per baciarlo con più foga. Ardeva di desiderio, voleva fare l'amore con lui e sentirlo di nuovo suo. Voleva che la desiderasse ancora, che l'amasse con tutto sé stesso. ‹‹Ripetilo›› le mordicchiò il labbro inferiore. ‹‹Non... ti... voglio.›› Logan la spinse dentro casa e richiuse la porta alle spalle, poi la prese in braccio e la portò in camera da letto. Gettò il mazzo di rose sul comò e si distese sul letto con lei. Le sfilò la magliettina che aveva indossato per la notte e prese a baciarla dappertutto. ‹‹Ti amo Sveva. E ti voglio. Adesso. Voglio fare l'amore con te...›› Lei gemette e chiuse gli occhi. Le labbra di Logan scivolavano sul suo corpo facendola rabbrividire di piacere. ‹‹Logan...›› Lui alzò lo sguardo dal suo ombelico e la fissò. Nei suoi occhi lesse un desiderio forte come il suo. Gli accarezzò i capelli. ‹‹Che c'è, amore?›› chiese Logan, alzandosi fino a raggiungerle le labbra. La baciò dolcemente, le prese le mani e intrecciò le dita alle sue. ‹‹Non posso.›› Sveva voleva fare l'amore con lui ma non riusciva a liberarsi del pensiero che lui era stato con un'altra donna. Che l'aveva tradita. ‹‹Non posso farlo, non ce la faccio.›› Si mise a sedere sul letto e si passò le mani tra i capelli ancora umidi. Logan si sedette accanto a lei. ‹‹Sveva...›› ‹‹Perché?›› chiese lei ‹‹perché mi hai tradita? Perché hai dovuto rovinare tutto? Eravamo felici, Logan. Ci amavamo. Io ti amavo... perché lo hai fatto?›› la voce le si incrinò e prese un bel respiro. Logan le prese una mano e gliela strinse. ‹‹Cosa vuoi che ti dica, Sveva... Non lo so. Non lo so perché l'ho fatto. So solo che me ne pento amaramente perché hai ragione, noi eravamo felici e io ti amo ancora. Vorrei solo che tu mi perdonassi, che tornassi a vivere con me›› fece una pausa. ‹‹Mi manchi. Mi mancano i nostri piccoli rituali di tutti i giorni... mi manca prepararti la colazione la mattina, mi mancano i nostri discorsi, le nostre sciocche litigate, le tue carezze, i tuoi sorrisi... e mi manca fare l'amore con te. La sera, prima di addormentarci, la mattina appena svegli... mi manca il tuo odore su di me...›› Sveva deglutì più volte prima di parlare, le lacrime le pizzicavano gli occhi e non voleva piangere. Il momento che stava vivendo lo aveva sognato più volte nel corso di quei lunghi mesi. Aveva sempre sperato che lui tornasse da lei, che le chiedesse perdono. E nel profondo sapeva che lo avrebbe perdonato. Però era difficile dimenticare. Nulla sarebbe stato più come prima. ‹‹Hai idea di come mi sono sentita quando te ne sei andato?›› Logan le accarezzò la guancia e infilò le mani tra i suoi capelli. La guardò a lungo negli occhi. ‹‹Non mi perdonerai mai, vero?›› scosse la testa ‹‹Sono un coglione, me lo merito›› si alzò dal letto e cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza. ‹‹Logan ascolta, anche se ci riprovassimo sai meglio di me che non sarebbe più come prima.›› Lui si inginocchiò ai suoi piedi e le prese le mani. ‹‹Quindi potresti perdonarmi?›› Sveva non rispose. Si guardavano. Logan fece scivolare le mani sui suoi fianchi e accennò un sorriso triste. Sveva gli infilò le mani tra i capelli e lo baciò. Dolcemente, lentamente. Logan la tirò giù dal letto, mettendosela a cavalcioni. Le accarezzò la schiena esplorando la sua bocca con avidità sempre più crescente fino a quando lei non si ritrovò con la schiena sul soffice tappeto, schiacciata dal peso di lui. Gli sfilò la maglietta e gli sbottonò i pantaloni mentre Logan le toglieva le mutandine. Sentì la sua erezione premerle tra le gambe e lentamente entrare dentro di lei e riempirla completamente. Si inarcò sotto di lui, assecondando le sue spinte lente. Fecero l'amore lì, sul tappeto bianco e poi nel letto. Si addormentò con la testa poggiata sul suo petto, mentre Logan le accarezzava i capelli e le sussurrava dolci parole.
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Come Mazzini alterò il concetto tradizionale di religione e agì contro la Chiesa Cattolica
Mazzini si rappresenta il papato e la monarchia come due spettri brancolanti nelle tenebre, che si danno appoggio a vicenda per non precipitare nel baratro, e occupata Roma, raccomandava agli amici di agire in modo da «rendere impossibile ogni vita al papato fra le sue mura». PREMESSA La principale obbedienza italiana, l’unica attiva all’epoca del Mazzini in Italia, il Grande Oriente d’Italia,…
#Angela Pellicciari#apostasia#Chiesa#giuseppe mazzini#massoneria#papato#risorgimento#rivoluzione francese
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«L’Iran accoglie con favore qualsiasi passo verso la giustizia e che contribuisca a porre fine all’impunità del regime israeliano per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nella Palestina occupata e altrove».
Lo ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri di Teheran Esmail Baghaei, riferendosi alla decisione della Corte penale internazionale di emettere mandati di arresto per il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e l’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant.
Che l’Iran gioisca per il mandato d’arresto emanato nei confronti della leadership israeliana è la migliore riprova di quanto grave e scellerata sia l’iniziativa della Corte penale internazionale.
E allora è bene ricordare a coloro i quali, al pari dell’Iran, si rallegrano per il mandato d’arresto nei confronti di Netanyahu e Gallant, qual è il ruolo dell’Iran nella vicenda che prende avvio con il massacro di 1194 persone fra civili israeliani e militari, e conclusa con il rapimento di circa 250 di questi, catturati e portati prigionieri in nascondigli entro la striscia di Gaza molti dei quali risultano già morti. Era il 7 ottobre del 2023.
l’Iran è il mandante di gran parte delle attività di destabilizzazione terroristica del Medioriente. Hezbollah, Hamas e gli Houthi agiscono per conto dell’Iran e grazie al supporto in soldi, armi e logistica fornito dall’Iran. Come ha scritto Kevin Carboni su Wired, “senza il sostegno dell’Iran, Hamas non avrebbe mai potuto attaccare Israele il 7 ottobre 2023. I mortai, i lanciarazzi, le mine anticarro, i parapendii e i fucili usati dai miliziani sono quasi tutti di fabbricazione iraniana o prodotti all’interno della Striscia di Gaza secondo indicazione che arrivano dalla Repubblica islamica”.
Senza mai dimenticare, come ha osservato il docente e analista di geopolitica Giorgio Cella, il processo innescato dai Patti di Abramo, “qualcosa che l’Iran del regime degli Ayatollah non vedeva certo di buon occhio, insieme ai suoi alleati sciiti”. […] “L’assalto del 7 ottobre di Hamas, oltre alla mera resistenza a oltranza verso Israele, ha rappresentato anche un tentativo di fare crollare lo sviluppo dei rapporti in corso tra Israele e i Paesi del Golfo coinvolti in minore o maggiore misura nelle intese di Abramo, Arabia Saudita in primis, con la quale la dirigenza di Israele aveva cominciato ad intessere rapporti diplomatico-commerciali promettenti”. (cfr 7 Ottobre un anno dopo. Il forum di Med-Or)
E va da sé che il considerevole arsenale in dotazione agli Hezbollah, ampiamente usato all’indirizzo d’Israele, è il frutto di finanziamenti iraniani per circa 700 milioni di dollari all’anno che consente al “partito di Dio” libanese di possedere una dotazione tra missili e razzi superiore a quella di molti Stati sovrani. (cfr. Heavy missiles and-rockets in Hezbollah’s arsenal)
Nonostante queste evidenze, cui naturalmente si accompagna la natura di regime repressivo, teocratico e oscurantista, l’Iran continua a godere di una stampa sorprendentemente generosa, almeno in Italia. Analisti e commentatori, così intransigenti e indignati a tempo pieno nei confronti d’Israele, sembrano non interrogarsi sulla circostanza che le loro opinioni sulla natura e i motivi del conflitto mediorientale coincidano con quelle del regime iraniano.
Solo pochi giorni fa, il 18 novembre scorso, l’Unione europea ha deciso di ampliare l’ambito di applicazione del quadro di misure restrittive dell’UE nei confronti dell’Iran, in considerazione del sostegno militare dell’Iran alla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina. La cronistoria delle sanzioni UE all’Iran, quasi tutte concernenti la violazione di diritti umani, è talmente lunga che vi rimando al sito del Consiglio dell’Unione europea che l’elenca tutte. Ebbene, avete mai letto o ascoltato nei confronti dell’Iran la sollevazione di scudi suscitata da Israele?
So che a pensar male si fa peccato ma non posso non concludere citando un’inchiesta congiunta tra Iran International e Semafor che ha rivelato che l’Iran è da anni, in particolare dal 2013, attivo in una politica di soft power. Dal report emerge l’esistenza di una rete affiliata al governo iraniano denominata Iran Experts Initiative. (cfr. Il soft power dell’Iran di Silvia Cegalin)
Un piano, questo dell’Iran Experts Initiative, istituito dal Ministero degli Esteri iraniano nel 2013 con il fine di:
– espandere il soft power
– rilanciare l’immagine del regime a livello internazionale
– promuovere le posizioni di Teheran sulle questioni di sicurezza globale, in particolar modo sul suo programma nucleare
– costruire rapporti con accademici e ricercatori stranieri influenti.
Il dossier si basa su migliaia di email scambiate, soprattutto nel 2014, tra diplomatici iraniani e membri della rete con particolare riferimento agli Stati Uniti ma non solo.
Ma l’ho già detto. A pensar male si fa peccato.
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Nell’estate del 1943 la Sicilia occupata dalle truppe alleate vide la nascita del primo governo militare interalleato della storia. L’obiettivo dell’amministrazione militare era di stabilizzare il territorio dopo i combattimenti e soccorrere la popolazione, contribuendo al riavvio delle attività civili e favorendo la transizione verso la democrazia. Questa missione fu affidata all’AMGOT (Allied military Government of occupied territory) che venne impiegato in Italia, durante la campagna in Europa in Germania e Austria; e successivamente in Giappone. In Sicilia l’AMGOT ebbe il suo battesimo del fuoco. Un test su un prototipo organizzativo ancora da perfezionare nella struttura, negli organici e negli strumenti di governo. Un grande esperimento creato alla vigilia dell’operazione Husky, un’istituzione militare dedicata agli affari civili costituita da personale statunitense, britannico e canadese. Si trattava di personale proveniente dai ranghi militari e dalla società civile che portava esperienze e competenze che furono asservite alla causa alleata. Questi uomini furono nominati civil affairs officers, costituendo la spina dorsale dell’attività di governo.
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L'italiana Fuzzy Marketing lavora all'ecommerce in 3D, quello del prossimo futuro
Come sarà l'ecommerce del 2030, ovvero il commercio elettronico del futuro? Che esperienza sarà provarsi un capo d'abbigliamento in 3D a casa o in viaggio, senza recarsi in negozio?
C'è chi sta lavorando da tempo a tutto questo. In Italia, prima di tutto Fuzzy Marketing, primo partner mondiale di Shopify, realtà da 1.7 milioni di negozi elettronici in 175 paesi. Con i suoi 30 dipendenti, Fuzzy Marketing supporta già oggi l'ecommerce di tanti clienti, circa 750 aziende, soprattutto italiane.
"Mentre continuiamo ad occuparci del presente, attività non facile perché tanti eccomerce non funzionano davvero, continuiamo ad investire molte risorse in innovazione", spiega Gabriele Della Croce, Strategic Director di Fuzzy Marketing che in azienda si occupa proprio di questo e di nuove tecnologie. "Si calcola che i visori 3D in tutto il mondo oggi siano circa 20 milioni, ovvero rappresentano un mercato molto piccolo. Presto però diventeranno 500 - 600 milioni ed essere presenti nel modo giusto nel nuovo web a tre dimensioni sarà fondamentale. Credo che tutto questo succederà entro 5 anni, ovvero è dietro l'angolo".
La realtà del commercio elettronico in 3D non sarà, probabilmente, solo virtuale. Ovvero non compreremo soltanto abiti digitali per i nostri avatar. "I visori del prossimo futuro saranno probabilmente simili a normali occhiali, grazie ai quali metteremo insieme senza difficoltà la realtà fisica e quella 'virtuale'. Non credo passeremo tutta la vita online", continua Della Croce. "Provarsi un abito a casa sarà facile come provarlo in camerino in negozio, ma per farlo avremo bisogno di modelli 3D accurati di ogni capo. Realizzarli però non è facile".
Fuzzy Marketing sta infatti digitalizzando, con scanner 3D oppure ridisegnandoli da zero, tanti prodotti. Per farlo collabora con tanti talenti digitali. Alcuni lavorano a Lucca, dov'è basata l'azienda, altri sono sparsi per il mondo. "Chi sa lavorare con queste tecnologie ha un futuro assicurato perché il mondo va verso queste innovazioni", continua Della Croce. "Saper modellare e creare in 3D non è da tutti. In un certo senso, si deve essere artisti per poter riuscire in questo lavoro."
Quando si compra online in 3D è fondamentale anche l'ambiente digitale, non solo la qualità del prodotto, ovvero è importante creare e-shop in cui sia piacevole comprare o anche solo dare un'occhiata. "Stiamo lavorando molto anche a questo, sul creare ambienti digitali accoglienti", conclude Della Croce. "Un giorno ognuno di noi avrà un dispositivo indossabile che gli consentirà di vedersi allo specchio con una maglietta "virtuale", oppure vedere in anteprima come quel tavolo si integra con il proprio salotto".
COS'E' FUZZY MARKETING
Fuzzy Marketing è il primo partner mondiale di Shopify, piattaforma ecommerce che supporta 1.7 milioni di negozi in ben 175 paesi. Essere i più attivi in un contesto tanto grande è davvero un riconoscimento importante per questa giovane azienda italiana, che conta ormai 30 dipendenti. Con il suo metodo eCom a Risposta Diretta, il team di Fuzzy non fa miracoli ma fornisce soluzioni e un percorso preciso ad ogni cliente, ovvero a ben 750 aziende, soprattutto italiane.
"Ben il 99% degli ecommerce italiani affoga entro il primo anno di vita. Spesso le aziende non vendono abbastanza online per coprire i costi", spiegano Gabriele della Croce, Filippo Lotti e Niccolò Amodio di Fuzzy Marketing. Tutti under 35, hanno creato una solida realtà basata a Lucca, una realtà da 30 dipendenti, giovani e non solo, che semplifica la vita a chi vuol avere davvero successo con il proprio ecommerce.
Fuzzy Marketing tra gli altri, collabora con Leonardo Shoes (Leonardoshoes.com), ecommerce dedicato alle calzature di grande successo e con Alysi (Alysi.com). Per quest'ultimo partner, si è occupata dell'internazionalizzazione del brand, unendo i tre mercati di riferimento, USA, Europa ed Italia in un unico sito. Tutto questo ha fatto crescere le vendite del partner del 47% rispetto alla precedente soluzione.
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L'italiana Fuzzy Marketing lavora all'ecommerce in 3D, quello del prossimo futuro
Come sarà l'ecommerce del 2030, ovvero il commercio elettronico del futuro? Che esperienza sarà provarsi un capo d'abbigliamento in 3D a casa o in viaggio, senza recarsi in negozio?
C'è chi sta lavorando da tempo a tutto questo. In Italia, prima di tutto Fuzzy Marketing, primo partner mondiale di Shopify, realtà da 1.7 milioni di negozi elettronici in 175 paesi. Con i suoi 30 dipendenti, Fuzzy Marketing supporta già oggi l'ecommerce di tanti clienti, circa 750 aziende, soprattutto italiane.
"Mentre continuiamo ad occuparci del presente, attività non facile perché tanti eccomerce non funzionano davvero, continuiamo ad investire molte risorse in innovazione", spiega Gabriele Della Croce, Strategic Director di Fuzzy Marketing che in azienda si occupa proprio di questo e di nuove tecnologie. "Si calcola che i visori 3D in tutto il mondo oggi siano circa 20 milioni, ovvero rappresentano un mercato molto piccolo. Presto però diventeranno 500 - 600 milioni ed essere presenti nel modo giusto nel nuovo web a tre dimensioni sarà fondamentale. Credo che tutto questo succederà entro 5 anni, ovvero è dietro l'angolo".
La realtà del commercio elettronico in 3D non sarà, probabilmente, solo virtuale. Ovvero non compreremo soltanto abiti digitali per i nostri avatar. "I visori del prossimo futuro saranno probabilmente simili a normali occhiali, grazie ai quali metteremo insieme senza difficoltà la realtà fisica e quella 'virtuale'. Non credo passeremo tutta la vita online", continua Della Croce. "Provarsi un abito a casa sarà facile come provarlo in camerino in negozio, ma per farlo avremo bisogno di modelli 3D accurati di ogni capo. Realizzarli però non è facile".
Fuzzy Marketing sta infatti digitalizzando, con scanner 3D oppure ridisegnandoli da zero, tanti prodotti. Per farlo collabora con tanti talenti digitali. Alcuni lavorano a Lucca, dov'è basata l'azienda, altri sono sparsi per il mondo. "Chi sa lavorare con queste tecnologie ha un futuro assicurato perché il mondo va verso queste innovazioni", continua Della Croce. "Saper modellare e creare in 3D non è da tutti. In un certo senso, si deve essere artisti per poter riuscire in questo lavoro."
Quando si compra online in 3D è fondamentale anche l'ambiente digitale, non solo la qualità del prodotto, ovvero è importante creare e-shop in cui sia piacevole comprare o anche solo dare un'occhiata. "Stiamo lavorando molto anche a questo, sul creare ambienti digitali accoglienti", conclude Della Croce. "Un giorno ognuno di noi avrà un dispositivo indossabile che gli consentirà di vedersi allo specchio con una maglietta "virtuale", oppure vedere in anteprima come quel tavolo si integra con il proprio salotto".
COS'E' FUZZY MARKETING
Fuzzy Marketing è il primo partner mondiale di Shopify, piattaforma ecommerce che supporta 1.7 milioni di negozi in ben 175 paesi. Essere i più attivi in un contesto tanto grande è davvero un riconoscimento importante per questa giovane azienda italiana, che conta ormai 30 dipendenti. Con il suo metodo eCom a Risposta Diretta, il team di Fuzzy non fa miracoli ma fornisce soluzioni e un percorso preciso ad ogni cliente, ovvero a ben 750 aziende, soprattutto italiane.
"Ben il 99% degli ecommerce italiani affoga entro il primo anno di vita. Spesso le aziende non vendono abbastanza online per coprire i costi", spiegano Gabriele della Croce, Filippo Lotti e Niccolò Amodio di Fuzzy Marketing. Tutti under 35, hanno creato una solida realtà basata a Lucca, una realtà da 30 dipendenti, giovani e non solo, che semplifica la vita a chi vuol avere davvero successo con il proprio ecommerce.
Fuzzy Marketing tra gli altri, collabora con Leonardo Shoes (Leonardoshoes.com), ecommerce dedicato alle calzature di grande successo e con Alysi (Alysi.com). Per quest'ultimo partner, si è occupata dell'internazionalizzazione del brand, unendo i tre mercati di riferimento, USA, Europa ed Italia in un unico sito. Tutto questo ha fatto crescere le vendite del partner del 47% rispetto alla precedente soluzione.
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L'italiana Fuzzy Marketing lavora all'ecommerce in 3D, quello del prossimo futuro
Come sarà l'ecommerce del 2030, ovvero il commercio elettronico del futuro? Che esperienza sarà provarsi un capo d'abbigliamento in 3D a casa o in viaggio, senza recarsi in negozio?
C'è chi sta lavorando da tempo a tutto questo. In Italia, prima di tutto Fuzzy Marketing, primo partner mondiale di Shopify, realtà da 1.7 milioni di negozi elettronici in 175 paesi. Con i suoi 30 dipendenti, Fuzzy Marketing supporta già oggi l'ecommerce di tanti clienti, circa 750 aziende, soprattutto italiane.
"Mentre continuiamo ad occuparci del presente, attività non facile perché tanti eccomerce non funzionano davvero, continuiamo ad investire molte risorse in innovazione", spiega Gabriele Della Croce, Strategic Director di Fuzzy Marketing che in azienda si occupa proprio di questo e di nuove tecnologie. "Si calcola che i visori 3D in tutto il mondo oggi siano circa 20 milioni, ovvero rappresentano un mercato molto piccolo. Presto però diventeranno 500 - 600 milioni ed essere presenti nel modo giusto nel nuovo web a tre dimensioni sarà fondamentale. Credo che tutto questo succederà entro 5 anni, ovvero è dietro l'angolo".
La realtà del commercio elettronico in 3D non sarà, probabilmente, solo virtuale. Ovvero non compreremo soltanto abiti digitali per i nostri avatar. "I visori del prossimo futuro saranno probabilmente simili a normali occhiali, grazie ai quali metteremo insieme senza difficoltà la realtà fisica e quella 'virtuale'. Non credo passeremo tutta la vita online", continua Della Croce. "Provarsi un abito a casa sarà facile come provarlo in camerino in negozio, ma per farlo avremo bisogno di modelli 3D accurati di ogni capo. Realizzarli però non è facile".
Fuzzy Marketing sta infatti digitalizzando, con scanner 3D oppure ridisegnandoli da zero, tanti prodotti. Per farlo collabora con tanti talenti digitali. Alcuni lavorano a Lucca, dov'è basata l'azienda, altri sono sparsi per il mondo. "Chi sa lavorare con queste tecnologie ha un futuro assicurato perché il mondo va verso queste innovazioni", continua Della Croce. "Saper modellare e creare in 3D non è da tutti. In un certo senso, si deve essere artisti per poter riuscire in questo lavoro."
Quando si compra online in 3D è fondamentale anche l'ambiente digitale, non solo la qualità del prodotto, ovvero è importante creare e-shop in cui sia piacevole comprare o anche solo dare un'occhiata. "Stiamo lavorando molto anche a questo, sul creare ambienti digitali accoglienti", conclude Della Croce. "Un giorno ognuno di noi avrà un dispositivo indossabile che gli consentirà di vedersi allo specchio con una maglietta "virtuale", oppure vedere in anteprima come quel tavolo si integra con il proprio salotto".
COS'E' FUZZY MARKETING
Fuzzy Marketing è il primo partner mondiale di Shopify, piattaforma ecommerce che supporta 1.7 milioni di negozi in ben 175 paesi. Essere i più attivi in un contesto tanto grande è davvero un riconoscimento importante per questa giovane azienda italiana, che conta ormai 30 dipendenti. Con il suo metodo eCom a Risposta Diretta, il team di Fuzzy non fa miracoli ma fornisce soluzioni e un percorso preciso ad ogni cliente, ovvero a ben 750 aziende, soprattutto italiane.
"Ben il 99% degli ecommerce italiani affoga entro il primo anno di vita. Spesso le aziende non vendono abbastanza online per coprire i costi", spiegano Gabriele della Croce, Filippo Lotti e Niccolò Amodio di Fuzzy Marketing. Tutti under 35, hanno creato una solida realtà basata a Lucca, una realtà da 30 dipendenti, giovani e non solo, che semplifica la vita a chi vuol avere davvero successo con il proprio ecommerce.
Fuzzy Marketing tra gli altri, collabora con Leonardo Shoes (Leonardoshoes.com), ecommerce dedicato alle calzature di grande successo e con Alysi (Alysi.com). Per quest'ultimo partner, si è occupata dell'internazionalizzazione del brand, unendo i tre mercati di riferimento, USA, Europa ed Italia in un unico sito. Tutto questo ha fatto crescere le vendite del partner del 47% rispetto alla precedente soluzione.
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Salvo Castagna e Italiacom a Striscia la notizia
Stefania Petyx si è occupata di Salvo Castagna e di Italiacom ieri a Striscia la notizia e se ne parlerà anche oggi.
L’Italia intera si è chiesta chi fosse Salvo Castagna dopo aver visto lo spot durante Italia – Repubblica Ceca l’altroieri. È un palermitano, è amministratore delegato di Italiacom e domani uscirà il suo singolo Due bandiere al vento prodotto da Paolo Vallesi. Nel clip c’è Anna Falchi.
Evidentemente c’è un bel budget sul progetto musicale. Scalerà le classifiche? Nel frattempo un altro video più “privato” per comprendere meglio ciò che gira attorno a Castagna…
Ero presente all’intervista: 40 minuti e sempre le stesse domande per poi fare un abile lavoro di taglia e cuci.
Di cosa stiamo parlando, di disservizi telefonici? Io ho avuto Fastweb, Vodafone e Teledue e ho sempre avuto problemi. Sono passato a Telecom e sono rimasto soddisfatto. Ma ci sono molti utenti che potrebbero smentirmi e dire che Telecom fa schifo e che Fastweb (o un’altra) è la migliore compagnia telefonica.
E poi, scusate… ma dove s’è visto mai che si fa un “processo” all’amministratore delegato per dei disservizi? Perché la Petyx non va da Aldo Minucci, da Stefano Parisso o da Alberto Calcagno (se non sapete chi sono, cercateli)?
Aggiungo: tutti questi trasparentissimi professionisti (pubblicitari etc…) che avanzerebbero soldi, non ce l’hanno un nome? Cosa hanno da nascondere se hanno ragione? Il tenore di vita? Forse la Petyx è un po’ invidiosetta? A proposito della Petyx: quando ha finito l’intervista, le ho detto che ancora aspetto 120 euro da Fastweb, e l’inviata di Striscia mi ha risposto “E che vuoi da me?”
Infine: sulla carriera di cantante, quando per lui scrivono autori importanti e viene prodotto da uno dei più grandi discografici, significa che al di là del gusto musicale, ci si trova davanti ad un professionista che, ripeto, può piacere o non piacere. Se a me non piace Salvo Castagna come cantante o come imprenditore, non lo ascolto e non compro i suoi prodotti.
E vi parla uno che prima di parlare di una persona o di una cosa, ne viene a conoscenza. Ho conosciuto Salvo Castagna, come uomo e come cantante. E con me, personalmente, e con tutti quelli che io conosco, non s’è mai comportato male.
Scusate la filippica (che ovviamente a chi ha il paraocchi perché Striscia è la verità assoluta), ma ripeto: conosco la persona. I problemi si risolvono. Un po’ meno facile è lavare via il fango gettato addosso.
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